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Capitolo 3. La sfida delle differenze

3.3 Teoria delle controversie

Dalla dimensione individuale di ciascun essere umano a quella globale, la conflittualità attraversa le dinamiche e i fenomeni che si sviluppano nella società contemporanea. Alla base dei conflitti ci sono le incomprensioni che, nelle varie forme, si sviluppano tra gli esseri umani, indicando assenza di ascolto e mancanza di comunicazione. Assodato che il conflitto non può essere eliminato e che la sua percezione, in genere, è connotata negativamente, come origine di ostacoli che si vorrebbero risolti e superati, è comunque possibile approcciarsi al conflitto con uno sguardo differente, dal quale si originano riflessioni che lo inseriscono in una dimensione più edificante e produttiva piuttosto che distruttiva. Nonostante il

106 Cfr. Rigotti F., La verità retorica. Etica, conoscenza e persuasione, Feltrinelli, 1995, p. 135. 107 Dascal M., ‹‹Towards a dialectic of tolerance.››, cit., p. 532.

conflitto sia causa di tensioni e possa anche comportare rischi per la nostra esistenza, è uno degli indicatori più significativi della originale e autentica tensione della vita stessa, e come tale, è indispensabile. Mancanza di armonia, disaccordo, incompatibilità, ostacoli, sono le forme più evidenti attraverso le quali i conflitti si manifestano, ma allo stesso tempo, toccando la sfera della vita interiore di ogni individuo e quella che con cui ci relazioniamo con gli altri, essi possono rivelare differenze di approcci e opinioni, il che costituisce un valore di per sé indispensabile. È questa la situazione paradossale che sembra caratterizzare il conflitto, i cui opposti sono la cooperazione, la collaborazione e l’accordo. In linea con l'insegnamento di Marcelo Dascal, le cui analisi sui conflitti costituiscono dei punti di riferimento in tale ambito di ricerca, lo studio delle controversie non può essere considerato un mero esercizio individuale, ma un contributo che ciascuno può apportare al fine di un miglioramento del mondo in cui viviamo.108

La teoria delle controversie si fonda sulla distinzione fatta da Dascal fra tre diverse tipologie di dibattito: discussione, disputa e controversia. Il contributo importante di questa tricotomia è l’introduzione della controversia che, oltre a mostrare l’insufficienza della dicotomia tradizionale discussione-disputa, dimostra anche che, nel dibattito produttivo dove emerge l’innovazione, il motore essenziale è costituito da un’altra razionalità rispetto alla logica pura. È qui che riscontriamo l’importanza della razionalità mite nella teoria delle controversie ed anche il concetto di tolleranza massimalista, come attitudine positiva e necessaria verso l’altro. Entrambi questi concetti costituiscono lo sfondo teorico per la

108

Cfr. Colonna Ilenia, Paradoxes of Conflicts, ‹‹H-ermes. Journal of Communication››, Comm. 3 (2014) p. 185-190.

realizzazione e lo sviluppo di tale teoria che cercherò, in questo paragrafo, di descrivere evidenziando, successivamente, il contributo portato da tale teoria nell’ambito del progresso del sapere e in quello del superamento dei conflitti.

Tradizionalmente si distinguono due principali tipi i dibattiti che si identificano rispettivamente nella discussione e nella disputa. Sistematicamente possono essere descritti come tipologie ideali di dibattito che si differenziano tra loro nelle seguenti caratteristiche: scopo, estensione, mosse preferite, forma di conclusione e guadagni cognitivi.109

La discussione è la forma idealizzata del dibattito scientifico. Il suo scopo è determinare quale delle posizioni che si stanno confrontando è vera e di conseguenza l’altra risulterà per forza falsa. L’obiettivo è quindi quello di scoprire la verità e i contendenti devono accettare l’autorità di un procedimento di decisione obiettivo a cui essi si sottomettono. La procedura accettata dalla comunità dei partecipanti alla discussione è in grado di produrre una decisione indiscutibile alla quale sia il vincente che il perdente, come dibattenti razionali, sono dediti, e la mossa argomentativa privilegiata in questa procedura è logica matematica.110 Nella discussione non c’è la compresenza di razionalità distinte, ma non vi è neppure un dialogo vero e proprio perché non c’è posto per le differenze. La disputa è, invece, la forma di dibattito tipica dei conflitti di interessi, dove prevalgono lotte di emozioni e di potere. Il suo scopo è la vittoria sull’avversario e tutto ciò che interessa in questa tipologia di dibattito è, infatti,

109Cfr. Dascal M. (2005), ‹‹Debating with myself and debating with others››, in Dascal M. e P.

Barotta, Controversies and subjectivity, John Benjamins Publishing Company, Amsterdam, p. 51.

110

Cfr. Dascal M. (2008), ‹‹Dichotomies and types of debate››, In F. H. van Eemeren and B. Garssen (eds.), Controversy and Confrontation: Relating Controversy Analysis with

sconfiggere l’opponente. Non c’è qui interesse ad accrescere la conoscenza e a persuadere l’avversario. La disputa non è caratterizzata da una procedura stabilita e accettata dai discutenti, capace di decidere l’argomento di discussione e di deliberare una conclusione a cui i partecipanti alla disputa sottostanno. Non vi è, inoltre, nessuna regola che limita i tipi di stratagemmi argomentativi designati per raggiungere la desiderata vittoria.111 In questo caso abbiamo la presenza di razionalità distinte che non riescono a dialogare tra loro e nessuno dei contendenti alla fine della disputa cambia la posizione sostenuta fin dal principio.

Dascal riassume la dicotomia classica discussione – disputa attraverso il seguente schema, nel quale emergono le differenze fondamentali tra le due tipologie di dibattito.

Discussione

Scopo: scoprire la verità.

Estensione: problema o argomento definito.

Procedure decisionali: applicazione di un preciso metodo decisionale. Mossa preferita: prova.

Possibile conclusione: soluzione definitiva e vittoria assoluta di una parte. Possibile guadagno cognitivo: eliminazione della convinzione sbagliata.112 Disputa

Scopo: vittoria dell’avversario

Estensione: contenuto definito e divergenza attitudinale.

Procedura decisionale: non esiste un metodo interno riconosciuto da tutti i partecipanti. Mossa preferita: stratagemma.

111

Dascal M., ‹‹Dichotomies and types of debate››, cit., p. 12.

112

Possibile conclusione: dissoluzione della disputa per intervento esterno. Possibile guadagno cognitivo: scoperta dell’inconciliabilità delle posizioni.113

La dicotomia discussione – disputa è percepita di solito come esaustiva, così che i contendenti tendono ad identificare un particolare dibattito in una di queste due tipologie, ma questi due modelli non sono sempre sufficienti per le varietà di dibattiti che ci troviamo ad affrontare. Dascal, infatti, identifica nella sua ricerca sui confronti intellettuali filosofici, scientifici e teologici un’altra tipologia di dibattito che egli chiama controversia.

Nella controversia il fine primario non è la decisione, intesa come la determinazione della verità o del vincitore, ma piuttosto la costruzione o l’emergere di una soluzione attraverso la cooperazione dialettica dei dibattenti. In una controversia, a differenza della disputa, l’obiettivo non è la vittoria, ma la razionale persuasione dell’avversario e della comunità per mezzo di argomenti ragionevoli seppur non imbattibili. I contendenti di una controversia non credono a priori che l’avversario abbia completamente torto e che loro abbiano completamente ragione, non abbandonando così dall’inizio ogni speranza di persuadere razionalmente l’altro a cambiare idea. 114

Le caratteristiche della controversia sono così schematizzate da Dascal:

Controversia:

Scopo: persuasione dell’avversario o di un pubblico competente.

Estensione: inizia con un problema definito e si estende intorno a tale problema. Procedure decisionali: i metodi dei contendenti sono messi in discussione.

113

Dascal M., ‹‹Debating with myself and debating with others››,cit., p. 50.

114

Mossa preferita: argomenti, ragioni. Possibile conclusione: risoluzione.

Possibile guadagno cognitivo: chiarificazione della divergenza; conciliazione delle parti

opponenti; l’emergere d'idee innovative. 115

La soluzione a cui è possibile giungere alla fine di una controversia è caratterizzata da una ragionevolezza che può sempre essere rimessa in discussione laddove si presentano ragioni per farlo. I partecipanti al dibattito che ne escono vincitori riconoscono, quindi, la possibilità di una futura vittoria dell’avversario. Nella disputa, invece, si può giungere al massimo al suo scioglimento attraverso un intervento esterno di un tribunale, ad esempio, che generalmente non cambia la convinzione dei contendenti della correttezza e giustizia che sembra caratterizzare rispettivamente solo la propria posizione. Inoltre, mentre la disputa è talvolta irrazionale, poiché ogni contendente è convinto di aver ragione qualsiasi sia la tesi dell’altro, la discussione e la controversia si muovono sempre sul piano della razionalità, sebbene non con la stessa modalità; nella controversia emerge la possibilità di un dialogo tra razionalità diverse e benché sia basata sulla possibilità di una persuasione razionale, essa non assume che questa possa essere ottenuta solo attraverso l’accettazione, da parte dei contendenti, dei risultati indiscutibili dell’applicazione di un metodo stabilito come, invece, avviene nella discussione. Nella controversia è sempre possibile mettere in dubbio le supposizioni basiche, la metodologia e la modularità degli argomenti, inoltre, la persuasione razionale, non ha il potere della rivelazione della verità come, invece, ha nella discussione.

L’attitudine che i contendenti decidono di mettere in atto durante un dibattito determina la natura di quest’ultimo. Infatti, oltre a condizionare il

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risultato ottenibile, ha importanti implicazioni: essa è intrinsecamente connessa con la tipologia dei dibattiti e le loro tipiche mosse argomentative. Se l’attitudine di uno dei due contendenti, ad esempio, non è predisposta al riconoscimento dell’altro e all’ascolto delle tesi altrui, il dialogo nel suo senso più profondo non ha luogo. Queste attitudini sono espresse dai contendenti attraverso le rispettive scelte argomentative e queste a sua volta possono portare al riconoscimento di un dato dibattito.116

Quando i contendenti vedono gli argomenti del dibattito in una modalità radicalmente opposta e ognuno di loro vede solo la sua posizione come l’unica corretta, sono costretti a identificare il particolare dibattito in cui sono coinvolti in una discussione o in una disputa e questa scelta determinerà le aspettative, le interpretazioni e l’atteggiamento da assumere durante dibattito.

Un contendente può rimanere fermo nella sua scelta iniziale di categoria o, alla luce di un'eventuale violazione delle sue aspettative da parte dell’avversario, cambiarla, e questo cambio repentino non è inusuale, poiché i dibattiti sono scambi comunicativi che evolvono nel tempo. La loro minima unità consiste in almeno due interlocutori, un ponente P e un opponente O, che intervengono in un modello botta e risposta. I dibattiti importanti generalmente si estendono oltre quest'unità minima attraverso interventi di altri partecipanti. Più lunga è la sua estensione temporale più il dibattito ha possibilità di evolversi tematicamente, dato che si possono aggiungere temi nuovi che si allontanano dal nucleo iniziale. Le discussioni, le dispute e le controversie che differiscono nei loro comportamenti dinamici intrinsechi, si differenziano anche nella loro espansione

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tematica e conseguentemente in quella temporale. Entrambe, discussione e disputa, tendono a rimanere strettamente focalizzate nell’argomento specifico che le ha accese; le controversie, invece, sono caratterizzate da cambi tematici netti riguardanti sia l’oggetto che il meta-livello.117

Quando abbiamo cambiamenti tematici, spiega Dascal, i criteri per l’identificazione del dibattito non sono sempre precisi e possono richiedere l’elaborazione di alcune nozioni come quella dell’affinità tematica. Dascal specifica anche che l’identificazione della tipologia di un dibattito non è cosa facile, poiché spesso troviamo più tipologie durante un solo confronto.

Le tipologie dei dibattiti, quindi, non sono sempre così nette da rientrare in una precisa categoria e non sono statiche dato che variano da uno dei tre tipi ideali ad un altro in base all’attitudine dei contendenti e alle scelte argomentative. Così una discussione può evolvere in una controversia quando i contendenti cominciano a mettere in discussione le supposizioni di tutti gli altri o in una disputa quando essi vedono l’irrazionalità degli altri opponenti nel fatto di essere messi in discussione. Ovviamente se un tipo di dibattito cambia, anche i modi nei quali può essere concluso mutano. Come già accennato, i risultati ottenibili sono diversi in ogni tipologia di dibattito. Ad esempio, tipicamente le discussioni possono essere risolte e le dispute possono essere sciolte, senza arrivare ad una conclusione accettata all’unanimità. La possibilità di questi cambiamenti può, infatti, fare anche da base per una strategia di risoluzione di un conflitto.

Un esempio noto di questo fenomeno di cambiamento, riportato da Dascal,

117Cfr. Dascal M. (2002), ‹‹The Dynamics of Controversies››, International Conference on the

Controversy Explanation vs. Understanding in the Human Sciences, University, Libre de Bruxelles, Marzo 2002, p. 2.

è il confronto tra I. Newton and R. Hooke. Questi scienziati, entrambi rinomati membri della Royal Society, si sono impegnati in un violento dibattito sull’interpretazione teoretica dell’esperimento del prisma di Newton, che diventa presto un confronto su molti fronti. Secondo Newton non ci possono essere dubbi che le sue osservazioni dimostrano la verità della sua teoria sulla composizione della luce. Hooke dall’altra parte non mette in discussione le osservazioni di Newton, ma mette in dubbio la sua affermazione che tutte le teorie al di là della sua sono sbagliate per i risultati da lui ottenuti, sostenendo, infatti, che le proprie ipotesi sono compatibili con i risultati ottenuti dal collega. Newton deride le ipotesi di Hooke e giudica gli argomenti di quest’ultimo non scientifici.

L’attitudine di Newton trasforma la discussione in un’amara disputa, dove la razionalità passa in secondo piano e non si discute più rispondendo ad un metodo scientifico prestabilito, perdendo così il fine della discussione che è quello di raggiungere una verità scientifica condivisa.118

La controversia differisce dalla disputa e dalla discussione nel suo scopo e nei dettagli di ognuno dei suoi parametri chiave, come abbiamo visto, ma la differenza fondamentale risiede nella natura non dicotomica dei suoi parametri caratteristici contrariamente ai suoi partner nella triade.

Le dicotomie sono particolarmente in evidenza nei dibattiti e negli scambi argomentativi dialogici caratterizzati dalla loro natura agonistica, dove si discute contro le posizioni dell’altro e ci si difende dagli attacchi dell’altro. Alcune attitudini che portano alla dicotomizzazione radicalizzano un dibattito rendendolo difficile e a volte impossibile da risolvere; altre attitudini, invece, creano

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possibilità di soluzione del dibattito e non portano alla vittoria netta di una parte con la conseguente sconfitta dell’altra. L’identificazione del tipo di dibattito, delle sue regole, assunzioni, procedure e mosse vincenti sembrano essere strettamente correlate anche alle strategie che sono legate alle attitudini messe in atto. La dicotomizzazione o la de-dicotomizzazione sono la scelta strategica che organizza e va a determinare il tipo di dibattito.

A questo scopo, Dascal propone le definizioni delle strategie di dicotomizzazione e de-dicotomizzazione e porta l’esempio della loro attuazione nei dibattiti contemporanei. Egli utilizza un approccio pragmatico e costruttivo, dove il fine non è determinare cosa sono le dicotomie, ma piuttosto di studiare gli scopi e le mosse argomentative che mirano sia al costruire che al distruggere un’opposizione come dicotomia.

Dicotomizzazione: radicalizzare una polarità evidenziando l’incompatibilità

dei poli e l’inesistenza di alternative intermedie.

De-dicotomizzazione: mostrare che l’opposizione tra i poli può essere

diminuita e che vi è la possibilità di alternative intermedie; sviluppando o esternando queste alternative. 119

Le dicotomie, evidenzia Dascal, non sono assolute e dipendono dai costrutti che possono essere sempre de-dicotomizzati, se i contendenti hanno la giusta quantità di energia e interesse per realizzarlo. La strategia di dicotomizzazione appartiene alla disputa e alla discussione, mentre la controversia

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è caratterizzata dalla volontà dei discutenti di de-dicotomizzare le parti, riconoscendo nella posizione dell’altro, oltre ciò che li separa, anche un filo comune che li unisce. Questa caratteristica garantisce alla controversia una flessibilità senza limite, un’attitudine stimolante, una razionalità non dogmatica che spiega il suo contributo speciale alla crescita della conoscenza e alla creazione di uno spazio dove l’innovazione radicale tra confini razionali diventa possibile.120