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Il territorio trentino e la Baviera

Il placito trentino è preso in considerazione dagli studiosi che si interessano alla storia del regno dei Franchi orientali in età caro- lingia e postcarolingia, per molti dei quali, come abbiamo accen- nato e torneremo ad accennare, l’espressione Teutisci si inserisce, oltre che nelle vicende del termine theotiscus e della lingua theoti- sca, nel processo che porta all’affiorare di una autoconsapevolezza del ‘popolo tedesco’ e, in generale, in quello della formazione della ‘nazione’, processi nel cui ambito, ovviamente, i documenti italici assumono un ruolo e un rilievo valutati diversamente, in relazione alle interpretazioni specifiche.

In tale complessa prospettiva la distinzione fra Teutisci e Langobardi, sia per gli studiosi che, in maggioranza, seguendo un’opinione tradizionale, attribuiscono all’appellativo Teutisci una valenza più ampia in ambito etnico-politico, sia per coloro che, meno numerosi e in tempi più recenti, attribuiscono ad esso un significato puramente linguistico, sarebbe motivata dalla presenza degli uni e degli altri tra i vassi dominici. I vassi Teutisci andrebbe- ro accostati a quelli tra gli scabini e i testimoni che proverrebbero dalle zone esterne al Regno Italico, ove si parla theotisce, come

regionem»; p. 151: «... tunc suos nuncios denuo Teutonicam mittere disposuit»; p. 152: «Hac tempestate inter Veronensium cives et Teutonicorum exercitum exor- tum fuerit iurgium, sed Teutonici a civibus interemti per civitatis platheas nonnul- li occubuerunt»; p. 155: «... dehinc munitissimum sancti Angeli castellum omnes Romani cives una cum Teutoniquorum exercitu expugnare caeperunt»; «... regnum visitavit Teutonicum». I passi si riferiscono ad avvenimenti del periodo di Ottone II ed Ottone III: cfr. Müller-Mertens, Regnum Teutonicum cit., pp. 44-53. Per un inquadramento generale dell’opera di Giovanni diacono, la cui composi- zione è attribuibile all’inizio del secolo XI, si veda G. Fasoli, I fondamenti della

storiografia veneziana, I ed. 1970, poi in G. Fasoli, Scritti di storia medievale,

testimonierebbe, appunto, la presenza, fra gli scabini e i testi chia- mati a testimoniare, di persone provenienti de Baovarius, località che viene identificata senza incertezze con la Baviera, regione che confina con il territorio trentino e, quindi, con il Regno Italico: si tratterebbe nei fatti di Bavari (390), ipotesi che abbiamo dimostra- to non sostenibile, poiché Baovarius va identificata con una loca- lità ubicata presso Mori, nella stessa zona abitata dagli uomini chiamati in giudizio (391).

L’identificazione con la Baviera del luogo di provenienza di uno almeno tra gli scabini, Launulfo de Baovarius, e di due fra i tre autori delle deposizioni testimoniali – Launulfo, omonimo e dello stesso luogo dello scabino, se non è la stessa persona, e Giovanni, entrambi de Baovarius –, diviene essenziale per pro- spettare la provenienza dalla Baviera anche di alcuni vassi domini- ci, denominati vassi Teutisci per distinguerli dai vassi Langobardi.

I primi sarebbero stati designati Teutisci perché si esprime- vano nella lingua theotisca, in uso nelle regioni di provenienza, distinta da quella Romana, parlata nelle regioni appartenenti al regno già longobardo. I vassi Langobardi sarebbero stati definiti tali, dunque, non tanto per designarne una tradizione etnico-giu- ridica ‘indigena’, distinta da quelle dei gruppi di immigrati tran- salpini nel regno, quanto per distinguerli dagli abitanti delle regioni meridionali del regno del carolingio Ludovico, come la Baviera (392).

(390) È quanto afferma, ad esempio, Brühl, Deutschland - Frankreich cit., p. 203, circa i Teutisci menzionati nel placito trentino: “Daß es sich bei diesen

teutisci konkret um Baiern handelt, zeigen Namen wie Launulfus de Baovarius

(sic im Umstand und Johannes de Baovarius als Zeuge”). (391) Cfr. sopra, par. 8.3 e par. 11.

(392) Sul lungo regno di Ludovico il Germanico (817/826-876), conosciuto nella storiografia come Ludovico il Germanico o Tedesco, fratello di Lotario I e zio dell’imperatore Ludovico II, si vedano Reindel, Bayern vom Zeitalter cit., Die

Difficile anche accettare l’ipotesi che i vassi dominici del giovane re Ludovico II, incoronato l’anno prima re dei Longobardi (393), provengano tuttora dalla Baviera, inclusa nel regno dello zio Ludovico il Germanico, che fino a pochi anni prima aveva duramente contrastato il padre di Ludovico II, Lotario I, così che si erano approfonditi i contrasti fra i due regni (394). Nello stesso periodo le aristocrazie, che si stavano radicando nel- l’ambito dei tria regna, se non dei minori ducati-regna, tendevano a organizzarsi intorno ai singoli re (395).

La considerazione, pur sommaria, delle relazioni tra Baviera e regioni dell’Italia settentrionale, particolarmente del Veneto, può rafforzare il giudizio da noi espresso.

Nonostante la vicinanza della Baviera, i cui confini con il regno longobardo o italico correvano nella zona del Tirolo, com- prendendo la prima il territorio di Bolzano, certamente in modo stabile dalla seconda metà del secolo VIII, come sopra abbiamo accennato (396), dopo la conquista carolingia del regno longobar- do e la sconfitta successiva del duca Tassilone, accusato di tradi- mento e deposto (397), l’immigrazione nelle regioni italiche avvenne in proporzioni assai limitate (398), ancora minori verso le regioni settentrionali più vicine: come ha notato il Wolfram (399), F. Prinz, Grundlagen und Anfänge. Deutschland bis 1056, München, 1985, pp. 1171-119; Hlawitschka, Vom Frankenreich cit., pp. 82-83.

(393) Cfr. sopra, t. c. nota 157. (394) Cfr. sotto, t. c. note 406 ss. (395) Cfr. sopra, t. c. nota 124. (396) Cfr. sopra, t. c. note 130-132.

(397) Cfr. sopra, t. c. nota 133; per la fonte, sopra, nota 376.

(398) Hlawitschka, Franken cit., p. 46, ha contato per l’età carolingia circa trecentosessanta Franchi, centosessanta Alamanni, quindici Bavari e due Burgundi.

i Carolingi avevano maggior fiducia, all’inizio, negli Alamanni, dei quali era noto il ‘patriottismo’ franco (400), che nei Bavari.

La presenza dei Bavari nei comitati veneti fu, invero, un po’ meno scarsa di quanto possa apparire dallo schizzo delineato dal Hlawitschka (401), che indica una sola presenza a Verona (402), mentre le ricerche dello Störmer, dedicate specificatamente alla nobiltà della Baviera, hanno permesso di ascrivere il conte di Verona Adumaro, che è attestato nell’806 e la cui origine dal Hlawitschka era stata definita genericamente nordalpina, alla Sippe bavara del conte Helmun, di cui risulta figlio (403); alla medesima Sippe sono ricollegati due vescovi di Vicenza, Andrea e Franco, e un conte della medesima città, Cuntardo, attestati tra il secondo e il terzo decennio del secolo IX (404). In seguito le

Früh- und hochmittelalterliche Adel in Schwaben und Bayern, a cura di I. Eberl,

W. Hartung, J. Jahn, Sigmaringen, 1988, p. 191; anche Hlawitschka, Franken cit., p. 47, che ravvisa la motivazione della scarsa presenza bavara in Italia settentrio- nale nel tardo incorporamento del ducato nel regno franco.

(400) Hlawitschka, Franken cit., p. 48; Fried, Alemannien cit., p. 353. (401) Hlawitschka, Franken cit., pp. 40-41: cartina della distribuzione degli immigrati in Italia nel periodo carolingio; per i Bavari in Italia, in rapporto alla situazione lucchese e al duca Bonifacio, attestato all’inizio del secondo decennio del secolo IX (cfr. sopra, t. c. nota 107), e alla situazione toscana si veda Schwarzmaier, Lucca cit., pp. 171-174.

(402) La presenza segnalata nella cartina citata alla nota precedente di un Bavaro a Verona proviene da un placito veronese-gardense dell’856 (cfr. sopra, t. c. note 206-207), ove contendono un Alamanno e un Bavaro: assistono alla fase finale del placito numerosi Alamanni, ma nessun Bavaro, il che conferma in via indiretta la scarsa presenza dei Bavari.

(403) W. Störmer, Adelsgruppen im früh- und hochmittelalterlichen Bayern, München, 1972, pp. 51-52.

(404) Ibidem, pp. 56 e 59; si vedano i documenti in Bitterauf, Die

Traditionen cit., I, n. 400a, 818 agosto, Vicenza: il conte Cuntardo sottoscrive un

atto del vescovo vicentino Andrea concernente beni di questo in alcune località della Baviera, Baiouuaria, alla chiesa di Frisinga, donazione confermata dal

presenze bavare sembrano arrestarsi (405).

Le lotte di ‘successione’, che dopo la morte di Ludovico il Pio coinvolsero milizie bavare e italiche in schieramenti contrapposti, contribuirono ad approfondire i contrasti tra i due regni, anzi, secondo lo Schmid (406), fra i due ‘popoli’. I contrasti si concre- tizzarono anche in un’organizzazione territoriale-militare di difesa dei confini, se nell’865 il re Ludovico il Germanico concede al figlio Carlomanno la Norica, cioè la Baioaria, con le «marchae contra Sclavos et Langobardos» (407).

Altra documentazione della metà del secolo IX testimonia che gli appartenenti ai regni carolingi franco-orientale e longobardo o italico andavano acquisendo una consapevolezza anche politico- territoriale, dal momento che sono qualificati, nell’intento di diffe- renziare gli uni dagli altri, Langobardi i primi, Baiowarii i secondi. Nell’855, sorta una controversia fra le chiese di Frisinga e di Trento (408) per terre a vite presso Bolzano (409), intervenendo medesimo Andrea in Frisinga: n. 400c, 818 agosto 12; n. 492, 823 giugno 3, Frisinga: Franco, vescovo di Vicenza, dona beni alla chiesa di Frisinga e riceve in beneficio i beni già donati alla chiesa dal suo predecessore Andrea.

(405) Schmid, Bayern cit., p. 77, sottolinea il fatto che si arrestano anche le relazioni ad alto livello, poche invero, fra Baviera e Regno Italico in età carolingia.

(406) Ibidem, p. 75.

(407) Adonis archiepiscopi Viennensis continuatio, in MGH, SS, II, p. 365. Cfr. W. Schlesinger, Die Auflösung des Karlsreiches, in Karl der Große cit., p. 807; Reindel, Bayern vom Zeitalter cit., Die politische Entwicklung cit., pp. 198 e 201; H. Beumann, Unitas ecclesiae - unitas imperii - unitas regni. Von der impe-

rialen Reichseinheitsidee zur Einheit der regna, in Nascita dell’Europa cit., II, p.

547, che commenta questa assegnazione a Carlomanno come il tentativo di esten- dere il collegamento con l’Italia, che ricorda l’assegnazione a Pipino della parti- zione dell’806 con l’allungamento verso il territorio alamanno (cfr. sotto, t. c. nota 465).

(408) DD Ludowici Germanici, n. 72, 855 marzo 17 = Huter, Tiroler

Urkundenbuch cit., I, n. 14.

per la sua definizione il re Ludovico il Germanico, si recarono presso di lui, ad Aibling, in Baviera, il vescovo trentino e due missi regis Langobardorum, il vescovo Notingo e il conte Bernardo di Verona, che erano, si noti, entrambi di nazionalità transalpina, cer- tamente alamanna quella del vescovo Notingo (410), probabilmen- te franca quella del conte Bernardo, un personaggio che svolse un ruolo politico di rilievo nel primo periodo di regno di Ludovico II (411). Due anni dopo (412), la sentenza, favorevole alla chiesa di Frisinga, fu confermata in Trento dai due re omonimi, Ludovico il Germanico e Ludovico II, re italico e imperatore, un imperatore di poco prestigio, invero, considerato più come ‘re dei Longobardi’ che imperatore, una dignità che, quando riconosciuta all’esterno, era concepita, non senza scherno, come imperator Italiae (413).

Sono state in modo opportuno sottolineate le titolazioni dei due re: «Ludowici ... Baiouuariorum regis et equivoci sui Ludowici Longobardorum regis». Il secondo, pur imperatore, si designa solo quale «re dei Longobardi» e si sottoscrive dopo il suo omonimo, «re dei Bavari» (414), re, in realtà, come è noto, dei Franchi orientali (415); ma qui, la sottolineatura di «re dei prodotto pregiato, come era quello proveniente dalle terre a vite situate presso Bolzano, implicava una difesa efficace dei diritti di proprietà, quanto una organiz- zazione efficiente: W. Störmer, Zur Frage der Funktionen des kirchlichen

Fernbesitzes im Gebiet der Ostalpen vom 8. bis zum 10. Jahrhundert, in Die tran- salpinen Verbindungen cit., p. 389.

(410) Castagnetti, Minoranze etniche cit., p. 19, e bibliografia ivi citata. (411) Castagnetti, Il Veneto cit., pp. 55-56, con letteratura.

(412) DD Ludowici Germanici, n. 85, anno 857 = Huter, Tiroler

Urkundenbuch cit., I, n. 16, che propone la data 857 luglio; cfr. Hartmann, Geschichte cit., pp. 242-243, e Riedmann, Mittelalter cit., p. 300.

(413) Delogu, Strutture politiche cit., p. 154. (414) Wolfram, Zusammenfassung cit., p. 410.

(415) DD Ludowici Germanici, n. 13, 833 ottobre 19: «rex in orientali Francia», e diplomi successivi; cfr. Reindel, Bayern im Karolingerreich cit., p.

Bavari», che riprende la titolazione dei primi anni di regno (416), mentre conferma che il nocciolo del regno franco-orientale era rimasta la Baviera (417), risponde alle esigenze della difesa di interessi locali, che concernono il mantenimento, da un lato, degli antichi confini, dall’altro lato, dell’influenza antica dei Bavari sul- l’estrema area settentrionale longobarda, effettuandosi così, attra- verso le titolazioni, un richiamo diretto alla situazione anteriore alla conquista carolingia, al tempo dei rapporti tra ducato bavaro e regno longobardo.