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I Teutisci del placito trentino nella prospettiva della genesi della ‘nazione’ tedesca

L’espressione «tam Teutisci quam et Langobardi» del placito trentino ha assunto e continua a svolgere un ruolo notevole in ambito storiografico, soprattutto in relazione al primo appellativo. Questo rinvia alla complessa questione storiografica concernente la genesi del ‘popolo’ e della ‘nazione tedesca’ (366), investendo direttamente, da un lato, la storia del termine theodiscus, theoti- scus, teutiscus e altre varianti (367), dall’altro, la sua evoluzione (366) Per una messa a punto della questione storiografica ci limitiamo a segnalare alcuni studi recenti: E. Müller-Mertens, Regnum Teutonicum.

Aufkommen und Verbreitung der deutschen Reichs- und Königsauffassung im früheren Mittelalter, Köln - Wien - Graz - Berlin, 1970, pp. 25-43; W.

Schlesinger, Die Entstehung der Nationen. Gedanken zu einem

Forschungsprogramm, in Aspekte der Nationenbildung cit., pp. 11-62; H.

Beumann, Exposition der Problemstellung, in Die transalpinen Verbindungen cit., pp. 9-22; H. Beumann, Zur Nationenbildung im Mittelalter, in Nationalismus in

vorindustrieller Zeit cit. pp. 21-33; H. Beumann, Europäische Nationenbildung im Mittelalter. Aus der Bilanz eines Forschungsschwerpunkes, «Geschichte in

Wissenschaft und Unterricht», 39 (1988), pp. 587-593; J. Ehlers, Die deutsche

Nation des Mittelalters als Gegenstand der Forschung, in Ansätze und Diskontinuität deutscher Nationsbildung im Mittelalter, a cura di J. Ehlers,

Sigmaringen, 1989, pp. 11-58; Brühl, Deutschland - Frankreich cit., pp. 268-302. (367) La documentazione è segnalata in appendice a L. Weisberger,

Theudisk. Der deutsche Volksname und die westliche Sprachgrenze, I ed. 1940,

poi in Der Volksname Deutsch, a cura di H. Eggers, Darmstadt, 1970, pp. 161- 165. Sul significato e sull’evoluzione, in generale, del termine Teutiscus si veda, per ora, K. F. Werner, Deutschland, in Lexikon des Mittelalters, Zürich, 1980 ss., vol. III, pp. 781 ss.; traccia un profilo della discussione secolare tra filologi e sto- rici H. Eggers, Nachlese zur Frühgeschichte des Wortes Deutsch, I ed. 1961, poi in Der Volksname cit., pp. 374 ss.; ribadisce la necessità della ricerca interdisci-

da aggettivo a nome di ‘popolo’ (368), l’etnogenesi, cioè, del ‘popolo tedesco’.

L’aggettivo theodiscus, che rappresenta il corrispondente mediolatino di diutisk (369), termine formatosi nel territorio della Gallia settentrionale (370), è documentato dal penultimo decennio del secolo VIII: esso indica la lingua popolare, una denominazione probabilmente attribuita in origine alla lingua franca (371) e poi estesa a quella delle altre popolazioni germa- niche non romanizzate. Le testimonianze provengono da fonti normative, quali resoconti di concili (372), testi conciliari (373), plinare D. Geuenich, Die volkssprachige Überlieferung der Karolingerzeit aus

der Sicht des Historikers, «Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters»,

39 (1983), pp. 103-130. Cfr. anche E. Zöllner, Bemerkungen zur Entstehung des

deutschen Sprach- und Volksnamen aus der Sicht des Historikers, «Mitteilungen

des Institus für österreichische Geschichtsforschung», 94 (1986), pp. 433-437. (368) Wenskus, Die deutschen Stämme cit., p. 179.

(369) H. Thomas, Regnum Teutonicorum = Diutiskono richi? Bemerkungen

zur Doppelwahl des Jahres 919, «Rheinische Vierteljahrsblätter», 40 (1976), pp.

28 ss.; Brühl, Deutschland - Frankreich cit., p. 199.

(370) Müller-Mertens, Regnum Teutonicum cit., pp. 23 ss.; H. Thomas, Der

Ursprung des Wortes Theodiscus, «Historische Zeitschrift», 247 (1988), p. 313 e passim.

(371) Ibidem, pp. 321-326; Brühl, Deutschland - Frankreich cit., pp. 186, 195 e 204.

(372) Citiamo la prima assai nota testimonianza, utilizzata da tutti gli stu- diosi che verremo nominando, come del resto quasi tutte le altre testimonianze relative a theodiscus, theotiscus ecc.: si tratta della lettera inviata dal legato ponti- ficio Giorgio vescovo di Ostia al papa Adriano I, ove si afferma che « ... in con- spectu concilii clara voce singula capitula perlecta sunt et tam Latine quam theo- disce, quo omnes intellegere potuissent ...» (MGH, Epistolae, IV, n. 3, anno 786, p. 28, rr. 14-16).

(373) Concilia cit., II/1, n. 38, anno 813, «Concilium Turonense», p. 288, cap. 17: «... Et ut easdem omelias quisque aperte transferre studeat in rusticam Romanam linguam aut thiotiscam, quo facilius cuncti possint intellegere quae dicuntur».

capitolari (374), giuramenti fra sovrani carolingi, cui appresso accenniamo (375), e da fonti narrative, storiche (376), letterarie o grammaticali (377); dal quarto decennio del secolo IX, anche da alcuni privilegi regi emessi dal re Ludovico il Germanico (378).

Secondo un’interpretazione tradizionale, ancora sostenuta dalla ricerca, l’appellativo Teutisci, che appare come nomen pro- prium nei documenti italici (379), indicherebbe un ‘affiorare’ di (374) Capitularia cit., I, n. 98, 801 giugno, «Capitulare Italicum», p. 205, cap. 3: «De desertoribus. Si quis audeo contumax aut superbus extiterit, ut, dimis- so exercitu absque iussione vel licentia regis domum revertatur, et quod teudisca lingua dicimus herisliz fecerit, ipse ut reus maiestatis vitae periculum incurrat et res eius in fisco nostro socientur»; ibidem, II, n. 260, 853 novembre, p. 272, cap. 3: «Similiter de collectis, quas theudisca lingua herisuph appellat ...»; analoga locuzione ibidem, n. 272, giugno, p. 303, cap. 4.

(375) Cfr. sotto, t. c. nota 381.

(376) La testimonianza proviene dal noto passo degli Annali franchi relativo alla condanna di Tassilone III duca di Baviera: « ... Franci et Baioarii, Langobardi et Saxones vel ex omnibus provinciis, qui ad eundem synodum congregati fue- runt, reminiscentes priorum malorum eius et quomodo domnum Pippinum regem in exercitu derelinquens et ibi, quod theodisca lingua harisliz dicitur, visi sunt iudicasse eundem Tassilonem ad mortem» (Annales regni Francorum inde ab

anno 741. usque ad annum 829., qui dicuntur Laurissenses Maiores et Einhardi,

in Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum, Hannover, 1895, p. 80). Per il raffronto di questo testo con quello del capitolare dell’801 (doc. citato sopra, nota 374) ed altri si veda E. Rosenstock, Unser Volksname Deutsch und die

Aufhebung des Herzogtum Bayern, I ed. 1928, poi in Der Volksname cit., pp. 68

ss.

(377) Citiamo solo il nome di alcuni autori, la maggior parte dei quali fu in rapporti con la ‘corte’ carolingia, i cui passi sono con frequenza citati e analizzati dalla letteratura specifica: Smaragdo, Lupo di Ferrières, Freculfo di Lisieux, Rabano Mauro, Valafrido Strabone, Nitardo, Godescalco, Otfredo.

(378) Si vedano i diplomi citati sotto, note 606-607.

una coscienza di ‘popolo tedesco’, che è riscontrabile appunto nei territori esterni al regno dei Franchi orientali, con una consapevo- lezza di differenziazione ‘etnica’ e di ‘popolo’, mostrando queste attestazioni l’emergere in primo piano di differenziazioni delle quali fino ad allora non vi era stata piena consapevolezza, tanto da suggerire un significato etnico-politico, una attribuzione di una posizione particolare ai documenti italici, che è pure condivisa, come vedremo, da alcuni fra gli studiosi che ribadiscono per il secolo IX od anche per il secolo X, il significato puramente lingui- stico dell’appellativo (380).

A volte, sono inseriti in tale prospettiva anche i giuramenti di Strasburgo dell’842, pronunciati in lingua Romana e in lin- gua teudisca (381), solitamente intesi, pur dalla ricerca specia-

Greci, Latini e barbari –, in particolare nel confronto tra la lingua latina e la lin- gua materna o popolare, l’appellativo Theotisci è utilizzato da Valafrido Strabone: Walafridi Strabonis libellus de exordiis et incrementis rerum ecclesiasticarum, in

Capitularia cit., II, cap. 7, p. 491. Su questo e altri passi si sono soffermati quasi

tutti gli studiosi, da H. Brinkmann, Theodiscus, ein Beitrag zur Frühgeschichte

des Namens ‘Deutsch’, I ed. 1941, poi in Der Volksname cit., pp. 198-200, a

Brühl, Deutschland - Frankreich cit., pp. 188-189, che ne sottolinea appunto il significato linguistico; I. Strasser, diutisk-deutsch. Neue Überlegungen zur

Entstehung der Sprachbezeichnung, Wien, 1984, pp. 36-37, invece, ritiene che

l’autore utilizzi in questi passi l’appellativo Theotisci come sostantivo e che anche l’aggettivo Theotiscum – Walafridi De exordiis cit., p. 481, r. 36: « ... nostrum, id est Theotiscum, sermonem ...» – sia utilizzato come nomen proprium.

(380) Cfr. sotto, t. c. note 385 ss. e parr. 20.2 e 25.

(381) Nithardi historiarum libri III, in Scriptores rerum Germanicarum in

usum scholarum, Hannover, 1907, l. III, 5, pp. 35-57, e in Capitularia cit., II, n.

247, 842 febbraio 11. Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo mostrano di parlare entrambe le lingue, una conoscenza pratica, questa, essenziale per i re e i princi-

pes del tempo, dal momento che l’Impero carolingio era costituito da popolazioni

che parlavano più lingue. Si tengano presenti anche i giuramenti di Coblenza, prestati nell’860, rispettivamente da Carlo il Calvo in lingua Romana, da

listica, quali segni dell’emergere di una coscienza nazionale ‘franca’ e ‘tedesca’ (382).

In quell’occasione, invero, i seguaci del re Ludovico il Germanico si sarebbero ben stupiti se qualcuno avesse chiesto loro se erano Teutisci; essi avrebbero risposto che erano Franchi, Bavari o Alamanni (383). Questi gruppi, formati da un’aristocra- zia, mista di origine, franca e autoctona (384), costituivano l’ele- Ludovico il Germanico e da Lotario II in lingua theodisca: Capitularia cit., II, n. 242, 860 giugno 1-7. Cfr. Brühl, Deutschland - Frankreich cit., pp. 200-201.

(382) Valgano le considerazioni finali di un saggio di R. Schmidt-Wiegand,

Stammesrecht und Volkssprache in karolingisher Zeit, I ed. 1978, poi in R.

Schmidt-Wiegand, Stammesrecht und Volkssprache. Ausgewählte Aufsätze zu den

Leges barbarorum, Weinhein, 1991, p. 180, che sottolinea come i giuramenti

‘bilingui’ di Strasburgo, come altri dell’età carolingia, «... stehen damit ebenfalls am Ende der Entwicklung, die von den Stammessprachen zur deutschen Sprachen als Sprache eines Volkes oder einer Nation führte».

(383) H. Thomas, Die Deutschen und die Rezeption ihres Volksnamens, in

Nord und Süd in der deutschen Geschichte des Mittelalters, a cura di W.

Paravicini, Sigmaringen, 1990, p. 22.

(384) K. F. Werner, Les duchés nationaux d’Allemagne au IXe e Xe siècle, I ed. 1979, poi in Werner, Vom Frankenreich cit., p. 316. L’interpretazione del Werner, che riduce il ruolo dei fattori etnici – le frontiere dei regna non sono affatto quelle etniche – e pone in luce il ruolo svolto dall’amministrazione e dal- l’aristocrazia franca per la formazione dei regna carolingi e dei ducati del regno franco orientale in età postcarolingia, è stata esposta dall’autore anche in K. F. Werner, Les nations et le sentiment national dans l’Europe mediévale, I ed. 1970, pp. 285-304, poi in Werner, Structures politiques cit.; ancora, F. K. Werner, La

genèse des duchés en France et en Allemagne, I ed. 1981, poi in Werner, Vom Frankenreich cit., pp. 278-310, rifiuta nettamente una connotazione etnica o tri-

bale delle popolazioni abitanti nei ducati-regna (fra gli esempi, citiamo la

Bavaria e i Baioarii), poiché in età carolingia la rappresentanza di queste popola-

zioni è costituita dall’aristocrazia della regione (ibidem, p. 294), senza per questo negare totalmente il ruolo eventuale del ‘fattore etnico’, le tradizioni, cioè, delle differenti popolazioni – che l’autore non si sofferma in alcun modo ad illustrare –,

mento unificante dei ducati-regna dell’età carolingia, Alamannia e Baviera comprese: essi, i soli attivi nell’ambito politico-militare, rappresentavano la popolazione dei singoli regna; lo stesso concet- to di populus non è da porre in relazione all’associazione ‘gentile’, ma in rapporto al legame verso il re e il regno.

In un periodo posteriore, certamente dalla fine del secolo X, come ammettono anche i critici più decisi (385), l’appellativo Teutisci inizia ad assumere un significato più ampio, senza perdere quello originario linguistico (386). Nello stesso periodo esso si avvia ad essere sostituito dall’appellativo Teutonicus, una forma- zione dotta più elegante, che poté essere impiegato nel significato del primo, poiché gli antichi Teutones, sterminati da Mario, venne- ro considerati non più Galli, ma Germani (387). Il nuovo termine, pur mantenendo anch’esso il collegamento con l’aspetto linguisti- co, assunse un significato politico nel riferimento alle popolazioni che vivevano nel regnum Teutonicum (388): così viene denominato in Italia il regno a nord delle Alpi, come avviene, ad esempio, nella Cronaca veneziana di Giovanni diacono (389).

ma rifiutando la spiegazione ‘nazionalistica’, che attribuisce a queste popolazioni la formazione delle nuove strutture politiche, che trovano, al contrario, il loro fon- damento nell’età carolingia e nella lotta tra il regno e l’aristocrazia che si radica lentamente nelle regioni (ibidem, p. 309).

(385) Si vedano i saggi di Thomas, utilizzati finora e in seguito, e, soprattut- to, Brühl, Deutschland - Frankreich cit., pp. 181-242.

(386) Ibidem, pp. 204-205.

(387) Thomas, Regnum Teutonicorum cit., p. 37; Strasser, diutisk-deutsch cit., p. 52; Brühl, Deutschland - Frankreich cit., pp. 205-206.

(388) Si veda l’elenco dei documenti in Müller-Mertens, Regnum

Teutonicum cit., p. 123; illustrazione in Thomas, Die Deutschen cit., pp. 30 ss., e

in Brühl, Deutschland - Frankreich cit., pp. 215 ss.

(389) Giovanni diacono, Cronaca veneziana, in Cronache veneziane anti-