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Tornerai254 è pubblicato da Del Buono nel 1976 ed è suddiviso in

dieci capitoli contraddistinti ciascuno da un titolo, per lo più introdotto dalla parola “diario”, che evidenzia l’autoreferenzialità dell’opera, la quale costituisce una sorta di riepilogo dei fatti salienti della biografia dell’autore.

In realtà il racconto si apre con la rivisitazione di alcuni momenti storici, in parte antecedenti alla nascita dello scrittore, concentrati sul ritratto di Benito Mussolini, dal momento in cui, nel 1922, gli fu affidato l’incarico di formare il nuovo governo da parte del re Vittorio Emanuele II a quando decise l’entrata in guerra dell’Italia a fianco di Hitler e della Germania nazista, nel 1940. In realtà tutto ciò costituisce l’antefatto della storia di Oreste, che entra in scena quale protagonista proprio durante l’annuncio radiofonico dell’entrata in guerra; dopo solo qualche pagina si apre il primo capitolo importante della sua esistenza, denominato “diario di un volontario”, poiché narra la vita di Oreste dopo la decisione di partecipare al conflitto come volontario, in ricordo dello zio Teseo Tesei e delle sue eroiche imprese. Tuttavia, ben più importante risulta essere “diario di un prigioniero”, nel quale si racconta la prigionia in un lager nazista e le dure condizioni di vita affrontate, superate le quali, con la fuga dal campo, tuttavia il ragazzo conserva un sentimento di timore nel futuro. Tutti questi avvenimenti, riassunti sommariamente ma con una certa attenzione ad alcuni particolari significativi, come lo scambio degli stivaletti per una copia

77 delle poesie di Montale, costituiscono il richiamo al primo romanzo di Del Buono, Racconto d’inverno. Il terzo “diario di un reduce”, nel quale si riassume il complicato ritorno alla normalità tra la famiglia e gli amici invece ripropone le medesime scene descritte in La parte

difficile. Ecco dunque “diario di un marito” che, come Acqua alla gola, parla delle nozze di Oreste con Gabriella e del ritorno all’isola

d’Elba per la luna di miele, caratterizzato dalla sensazione di essere uno straniero in patria, alla quale si sente legato solo da vecchi ricordi. Quindi si passa a “diario di un estensore”, capitolo dedicato al proprio mestiere, quello di giornalista, definito come un “chiacchierare di cose che non conosco”255

, e alla crisi della sua fede nel partito comunista. In “diario di un padre” si affronta il tema della paternità, strettamente connesso all’inadeguatezza che prova continuamente in questo ruolo, come in tutti gli altri da lui assunti, sentendosi un fallito sia dal punto di vista personale che professionale, tanto in qualità di giornalista quanto nei panni di scrittore. Il tema del tradimento dei vecchi ideali politici è affrontato nuovamente e più diffusamente in “diario di un traditore”, in pagine in cui Oreste si descrive come Giuda, poiché è costretto dal direttore del giornale ad offrire nei suoi articoli una visione ottimistica della vita, quando invece le sue sensazioni sono nettamente opposte; dunque è dato largo spazio alla riscrittura di alcuni pezzi pubblicati256. Quindi lo scrittore ripropone delle parti del romanzo precedente, I peggiori anni della

nostra vita, in particolare la complicata e faticosa stesura di una

lettera257 alla moglie durante un soggiorno estivo all’isola d’Elba con

255 Ivi, pag. 136 e 137 256 Ivi, pp. 205-220

78 la figlia. Quest’ultima sezione offre lo spunto per riflettere sui problemi con la moglie, che paiono essere assimilabili a quelli tra i genitori, i quali discutono da una vita sulle solite banali questioni e che sono descritti sino agli ultimi istanti della loro vita. Come ultimo tema, viene affrontato quello dei fumetti, considerati un’occupazione poco seria da parte della madre ma che invece costituiscono un capitolo importante della vita del figlio.

Per Antonielli258, Tornerai costituisce uno dei migliori romanzi dell’autore, sapientemente organizzato secondo la corrispondenza tra piano pubblico e privato del racconto, parallelismo anticipato dal curioso avvio della storia: la coincidenza tra la marcia su Roma di Mussolini e il proprio concepimento. Originale è anche l’esibizione di documenti, inerenti ad entrambi i piani, dalle scritture riservate allo Stato Maggiore della Marina alle relazioni di Mussolini, da alcuni articoli pubblicati sui giornali da del Buono in qualità di giornalista, alla lettera privata scritta come marito alla moglie lontana; tuttavia, questo intento documentaristico, troppo esibito e forzato, tradisce il progetto di far apparire vera ed autentica una storia che invece è soprattutto elaborazione letteraria, tanto che compaiono alcune pagine di precedenti romanzi. Nuovo, comunque, è l’intento riassuntivo della propria vita, contrassegnato dai titoli stessi dei capitoli. In questo riepilogo generale, spiccano le due figure dello zio Teseo Tesei, descritto quale eroe pubblico e privato, e di se stesso, il quale invece costituisce una sorta di antieroe, che incorre sempre in errori,

258 Antonielli, cit.

79 debolezze e incertezze, sino ad ammettere “non sono riuscito nulla in quanto desideravo […] Forse di diventare un eroe”259

.

Quello che per Antonielli si configura come intento documentaristico e tratto distintivo dello scrittore, per altri, ad esempio per Vanagolli260, appare invece un eccesso di letterarietà, un’insistita ed ossessiva riproposizione degli stessi temi e delle stesse scene di sempre.

259 Ivi, p. 270

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