1. Il mercato del gelato
1.4 Turismo enogastronomico: nuove opportunità per il gelato
La crescita delle denominazioni IG nel comparto alimentare è espressione di una relazione tra prodotti e territorio che negli ultimi anni, come accennato nel paragrafo precedente, ha ricevuto una spinta importante dallo sviluppo del turismo
enogastronomico. Il Rapporto sul turismo 2016 di Unicredit e TCI8 evidenzia le
particolarità di questo fenomeno in Italia ponendo l'attenzione su numeri che riguardano sia i turisti italiani che quelli stranieri. I dati su turisti stranieri che sono stati da poco in Italia dicono che il livello di soddisfazione dell’esperienza è molto elevato (85%), ben al di sopra di quello che dichiarano gli italiani (68%), evidenziando in gran parte del campione un interesse significativo per la cucina (75%) ed i prodotti locali (69%) (Ricci, 2016), a dimostrazione della reale esistenza di una nicchia legata all'offerta enogastronomica. Un fenomeno che non è sfuggito all'attenzione dell'ENIT che in uno studio evidenzia, tramite la voce “spesa”, la predilezione dei turisti stranieri per l'Italia come meta enogastronomica:
Fig. 16: Spesa degli stranieri per motivo del viaggio
Un turista enogastronomico che, secondo l'Osservatorio Nazionale del Turismo, è di nazionalità estera per il 50,3% ed italiana per il 49,7% (ONT9, 2017, pag. 1). Una
presenza sul territorio nazionale che ha avuto effetti positivi sulla spesa turistica per cibi e bevande alla quale sia gli italiani che gli stranieri in vacanza in Italia hanno dedicato un terzo del loro budget (32%) (“Turismo enogastronomico”, 2016).
La crescita del turismo enogastronomico viene confermata da numerosi articoli e dati che attestano l'ascesa di questo fenomeno. In particolare, una delle
8 Touring Club Italiano
ricerche più interessanti in merito è quella condotto da Booking.com, a fine 2016, secondo cui un turista su 10, da un campione di 13 mila utenti provenienti da 13 paesi diversi, si è specificatamente messo in viaggio per una ragione enogastronomica e, inoltre, 3 turisti su 4 sceglieranno come prossima meta di viaggio una destinazione rinomata per il cibo (Garibaldi, 2017). Sempre dalla stessa ricerca, è emerso che in Italia si trovano due delle città in cui è possibile assaporare i piatti più famosi al mondo, ovvero Napoli per la pizza e Roma per la cucina tradizionale. Roberta Garibaldi (2017) afferma che questa ricerca certifica il valore centrale che l'esperienza enogastronomica ha assunto all'interno della vacanza. Infatti, da una sua recente ricerca in collaborazione con la World Food Travel Association, è stato messo in evidenza che, nel corso delle loro ultime vacanze, il
93% dei turisti ha vissuto un'esperienza legata al settore del Food&Wine.
Questi dati perciò dimostrano come il cibo, a livello internazionale, sia vissuto come cultura ed esperienza da condividere, uno strumento più diretto per entrare in contatto con la destinazione turistica tramite esperienze più immediate quali: degustazioni, itinerari, ed altre attività legate al patrimonio artistico e storico (Garibaldi, 2017). Secondo la UNWTO10, nel 2016, in Europa 600 mila vacanze e oltre
20 milioni di viaggi sono fatti da chi viaggia anche per scoprire vini e cibi e, in questi casi, secondo la WFTA11, si tratta di viaggi che hanno anche una durata maggiore
poiché, in media, il turista enogastronomico ha una propensione alla spesa maggiore (“Dove va il turismo enogastronomico”, 2017). Per queste ragioni il 10 maggio 2017 si è tenuto il decimo summit mondiale su Turismo e Gastronomia organizzato dalla UNWTO e nel quale rappresentanti di categoria hanno discusso su quale strada indirizzare il futuro del turismo enogastronomico. Il motto invocato dal summit: “act local, think global”, è espressione della volontà di tutti di valorizzare il patrimonio agroalimentare locale attraverso il turismo internazionale.
Il tema scelto dal turismo per il 2017 riguarda la sostenibilità, ed il turismo
10 World Tourism Organization 11 World Food Travel Association
enogastronomico è stato analizzato come strumento ideale per supportare uno sviluppo sostenibile (“Dove va il turismo enogastronomico”, 2017). A questo proposito è stata presentata come case history di successo East Lombardy12
dichiarata regione Europea della Gastronomia per il 2017: nata dalla partnership delle città di Bergamo, Brescia, Mantova e Cremona per promuoversi insieme come club di prodotto puntando sul connubio tra patrimonio naturale-artistico e patrimonio enogastronomico. L'obiettivo dell'iniziativa è quello di unire le risorse delle quattro province e concentrarle per incrementare la reputazione della
destinazione East Lombardy attraverso le economie rurali e la valorizzazione del
territorio, in modo da intercettare un pubblico crescente di turisti alla ricerca di prodotti di qualità ed esperienze autentiche. Questa iniziativa rappresenta una risposta tutta italiana ai mutamenti sociali che, come visto nel focus sui consumi, stanno cambiando gli interessi dei consumatori. A questo proposito il summit ha identificato in sintesi gli obiettivi e le eventuali sfide per il mondo del turismo, in particolare quello enogastronomico (“Dove va il turismo enogastronomico”, 2017):
• creare ricchezza per tutti gli attori coinvolti nel turismo enogastronomico, dalla filiera dei prodotti fino alle strutture per l'accoglienza;
• riuscire a combinare in maniera efficace i tre elementi: cucina, territorio e
prodotto;
• sviluppare la comunicazione tramite le nuove tecnologie sia per informare meglio i visitatori che per coinvolgerli attraverso le storie dei luoghi e dei prodotti;
• implementare la raccolta dei big data per ottenere maggiori informazioni e conoscere in maniera più dettagliata possibile i bisogni del turista.
Uno dei trend più interessanti che emerge dall'analisi dei dati del turismo enogastronomico, è quello della capacità dell’enogastronomia italiana di reinventare la tipicità in chiave contemporanea rivitalizzandone la tradizione. Le nuove tendenze votate alla ricerca del benessere hanno trovato in questa tipologia di turismo la combinazione perfetta di tematiche quali: naturalezza, salute e sostenibilità. Infatti, il binomio cibo-territorio sta dimostrando di essere un'accoppiata vincente che nel tempo è riuscita, tramite la ricerca dei prodotti tipici, a far riscoprire il territorio al turista sotto una nuova prospettiva. La varietà dei prodotti tipici presenti in Italia ha reso il territorio ricco di “giacimenti gastronomici” che sono alla base di una crescita economica che ha coinvolto alcune destinazioni italiane dove negli ultimi anni si sono dimostrate abili a costruire il proprio turismo utilizzando il tema del food. Un caso esemplare è quello della città di Parma: nel 2013 contava come destinazione turistica 279.279 arrivi, per arrivare nel 2015 a 321.213 arrivi contando un aumento continuativo anche nelle presenze di oltre il 7% ogni anno ( Ejarque, 2016). La scelta fu quella di creare un prodotto-destinazione partendo dai cibi più noti della città, il Parmigiano Reggiano ed il Prosciutto di Parma, che condusse la città ad ottenere nel dicembre 2015 la nomina di “città creativa della gastronomia UNESCO”. Un percorso di potenziamento dell'attrattività turistica che in seguito ha fatto da modello a molte altre destinazioni. Da questo punto di vista si possono paragonare le specialità enogastronomiche italiane alle opere d'arte poichè, come quelle, possono trasformare in destinazioni turistiche luoghi altrimenti privi di attrattive (Paolini, 2002).
Il turismo enogastronomico è perciò stato un fattore scatenante nella
rivalorizzazione del territorio italiano, un fenomeno sul quale l'Italia ha deciso di
puntare molto per generare effetti positivi in un economia che ancora stenta a lasciarsi alle spalle la crisi. A dimostrazione di questo impegno è stato firmato l'accordo collaborativo tra Enit, Agenzia Nazionale del Turismo e Fico-Eataly World che ha portato alla creazione di FICO( Fabbrica Italiana Contadina). In apertura a Bologna da novembre: “2 ettari di campi e stalle all’aria aperta con 200 specie di
animali, a cui si uniscono 6 ettari coperti che ospiteranno 40 fabbriche contadine, 40 luoghi di ristoro (dallo street food alla cucina stellata), botteghe e un grande mercato, e poi aree dedicate allo sport, alla lettura e ai bambini, 6 giostre educative (dedicate al fuoco, alla terra, al mare, agli animali, al vino e al futuro), un centro congressi, 30 eventi e 50 corsi al giorno. Con un investimento complessivo di 100 milioni di euro (tutti fondi privati, solo la struttura coperta è pubblica, per l’80% del comune di Bologna e per il 20% della regione Emilia Romagna)” (“Il cibo è cultura”,
2017). FICO è un progetto che pone al centro il rapporto tra cibo e territorio rappresentato in un vero e proprio museo italiano del food all'interno del quale si produce, si coltiva, si vende e si consuma. Degustazioni, corsi, workshop e molto altro sono disponibili in questo centro nel quale il turista può pianificare e acquistare attività su misura per lui legate al tema del food. Riscoprire il territorio attraverso i prodotti tipici, questo è il must del mercato di oggi in cui il binomio vincente è artigianalità-territorialità.