maggiore chiarezza sulle mete finali dell’educazione e ha facilitato un’impo-stazione globale dei diversi ambienti.104 Va menzionato anche lo sforzo dell’as-sistenza ad alcune Regioni, su richiesta loro o per iniziativa del Dicastero per la PG, che faceva parte del programma di animazione dello stesso Dicastero nella seconda metà degli anni ’80,105 e il corso per i delegati ispettoriali di Pastorale Giovanile svoltosi nella Casa generalizia dal novembre 1986 fino al gennaio 1987.106 Oltre il progresso, però, si possono vedere anche le ombre, soprattutto nell’area dell’operatività. Basandosi sulle valutazioni dei Rettori Maggiori si potrebbe descrivere l’immagine finale, insieme con Juan E. Vecchi, come un
«dislivello tra quantità di proposte e possibilità di attuarle».107 Tra gli aspetti concreti della poca traduzione operativa si possono notare:
– le tappe di attuazione troppo brevi. Il susseguirsi continuo di nuove pro-poste ha impedito una reale assimilazione nelle comunità ispettoriali, per cui la traduzione in prassi quotidiana risultava impossibile. Il motto «pas-sare dalla carta alla vita»108 del Rettor Maggiore indicava la necessaria e
103 Tra le tesi che analizzano il PEPS delle varie ispettorie è da considerare quella di R.E. ViVaR, Analisis de los proyectos educativos de pastoral juvenil salesianos en 7 paises de America Latina:
Argentina, Brasil, Colombia, Chile, Ecuador, Mexico, Venezuela, UPS, relatore R. Tonelli, no della tesi 5109, data della difesa: 1. 1. 1986 in quanto è stata pubblicata successivamente come R.E. ViVaR, Pastoral juvenil: análisis de los proyectos educativos de pastoral juvenil salesianos en 7 países de América Latina : Argentina, Brasil, Colombia, Chile, Ecuador, México y Venezuela : un instrumento de ayuda y refuerzo para los que trabajan en el área de la pastoral juvenil, Colegio Salesiano Cris-tóbal Colón de Guayaquil, Guayaquil 1988.
104 Cfr. Vecchi, Verso una nuova tappa di PG, in Il cammino e la prospettiva 2000, 1991, p. 83.
105 Cfr. per esempio le guide per la formazione della CEP nate dalla collaborazione del Dicastero per la PG e la Delegazione Nazionale Salesiana per la PG della Spagna, in centRo inteRnaZional
SaleSianode paStoRal juVenil/RoMa, Comunidad educativa en formación. Guiones para educa-dores, 5 voll., CCS, Madrid 1985-86.
106 Cfr. dicaSteRopeRla paStoRale gioVanile, Programma per il sessennio 1984-1989, in La società di san Francesco di Sales nel sessennio 1984-1990. Relazione del Rettor Maggiore don Egidio Viganò, SDB, Roma, 1990, p. 148.
107 Cfr. Vecchi, Verso una nuova tappa di PG, in Il cammino e la prospettiva 2000, 1991, p. 88.
108 E. Viganò, Discorso di apertura del Rettor Maggiore, in CG22 (1984), n. 19.
mancante interiorizzazione, il pericolo della mediocrità spirituale e l’af-fievolimento dell’identità;109
– la progettazione ha così prodotto in alcune regioni solo il cambio di alcu-ni nomi rimanendo nel modello pastorale e nella mentalità precedente;110 – la progettazione educativo-pastorale «investe in un primo tempo i respon-sabili dell’animazione a livello Ispettoriale, mentre le comunità locali stentano ad assumerla»;111
– la molteplicità delle proposte ha creato dispersione in tanti impegni e non la desiderata integrazione e unità delle comunità e delle CEP;112
– le indicazioni nella PG erano solo «incoraggiamenti generali, ma non spinte strutturali innovatrici, decisive e operative, con applicazione di persone, mezzi e orientamenti obbliganti [...]. La Pastorale viene consi-derata oggetto di “animazione” ma non di azioni di governo». Occorre cercare un nuovo equilibrio tra enunciazione di orientamenti, loro diffu-sione, creazione delle condizioni di applicazione e il fatto dell’esigere la loro attuazione;113
– le comunità dovevano accelerare i ritmi di apprendimento in un’epoca che richiedeva profondità di convinzioni, un problema collegato con la difficile ma necessaria preparazione del personale;114
– il lavoro del Dicastero, dei centri di PG e delle équipes ispettoriali ha in-fluenzato decisivamente sia per gli aspetti di progresso, sia per i processi non decollati. Si notano proposte autonome e non coordinate dei centri di PG, preoccupati più per la presenza di proposte sul mercato che per l’attuazione delle indicazioni, i problematici canali comunicativi tra il Dicastero e le Ispettorie e la mancanza del personale nelle strutture di animazione;115
– l’ambiguità e la molteplicità delle indicazioni per la elaborazione,
attua-109 Cfr. La società di san Francesco di Sales nel sessennio 1984-1990, 1990, pp. 151-159. Cfr.
anche Vecchi, Verso una nuova tappa di PG, in Il cammino e la prospettiva 2000, 1991, p. 88 e A.
giRaudo, Interrogativi e spinte della Chiesa del postconcilio sulla spiritualità salesiana, in SeMe
-RaRo C. (Ed.), La spiritualità salesiana in un mondo che cambia, Salvatore Sciascia, Caltanissetta 2003, pp. 142-143.
110 Cfr. P. cháVeZ VillanueVa, “E si commosse per loro perché erano come pecore senza pasto-re, e si mise a insegnare loro molte cose” (Mc 6,4). La Pastorale Giovanile Salesiana, in ACG 91 (2010) 407, 9-10.
111 Cfr. J.E. Vecchi, Pastorale, educazione, pedagogia nella prassi salesiana, in Il cammino e la prospettiva 2000, Documenti PG 13, SDB, Roma 1991, p. 26.
112 Cfr. Vecchi, Verso una nuova tappa di PG, in Il cammino e la prospettiva 2000, 1991, p. 88.
113 Cfr. La società di san Francesco di Sales nel sessennio 1984-1990, 1990, pp. 155-157.
114 Cfr. Vecchi, Verso una nuova tappa di PG, in Il cammino e la prospettiva 2000, 1991, p. 88 e La società di san Francesco di Sales nel sessennio 1984-1990, 1990, pp. 156.
115 Cfr. La società di san Francesco di Sales nel sessennio 1984-1990, 1990, pp. 156-157 e Vec
-chi, Verso una nuova tappa di PG, in Il cammino e la prospettiva 2000, 1991, pp. 88-89.
zione e verifica dei PEPS, che andrebbero unificate, tenendo conto della molteplicità dei contesti che problematizza una proposta uniforme.116 Oltre i segnali di alcuni aspetti problematici segnalati dai vertici della Con-gregazione, è necessario abbozzare alcune congetture sulle cause profonde del-la poca operatività dei PEPS e deldel-la poca mentalizzazione. L’eccessiva quantità delle proposte giunte dalla fruttuosa collaborazione tra il Dicastero e la FSE dell’UPS, oltre il progresso e l’approfondimento molto importante del PEPS, ha portato, come un effetto collaterale, l’allontanamento del mondo degli esperti, che non curano il processo del cambio di mentalità, dal mondo degli educatori-pastori, poco accompagnati e immersi nelle problematiche pratiche quotidiane.
Nell’equilibrio tra la proposta di contenuti e il processo di assimilazione ci si è spostati sulle proposte dei contenuti provenienti dal centro e dagli esperti.
Vista l’impostazione settorializzata sia delle cinque aree all’interno del PEPS nel Sussidio 2 (1979), che degli moduli del Progetto educativo pastorale (1984) e la specializzazione degli esperti a un campo dell’educazione-pastora-le, si può notare una perdita dell’integralità del PEPS, segnalata anche in vari studi storici. Aldo Giraudo nota un distacco della spiritualità dall’educazione-pastorale, osservando una «preghiera che oscilla tra l’intellettualismo e l’e-motivo, spesso incapace di trasferirsi in vita» e delle esperienze della PG, che tendono «a risolversi o chiudersi su se stesse, di carattere gratificante e aneste-tico, senza vera consistenza e qualità interiore. Se veramente fosse così [...], i progetti educativo-pastorali rischierebbero di diventare fatica sprecata, pratica senz’anima e senza nerbo».117
Le osservazioni sulla divisione tra la l’evangelizzazione e l’educazione nel periodo studiato sono chiaramente espresse da Viganò nella lettera La nuova educazione (1991). Analizzando la cultura contemporanea, egli osserva che
«l’educazione della gioventù, tanto fondamentale e indispensabile in ogni so-cietà, non solo non è di fatto vincolata con l’evangelizzazione, ma ne viene separata perché considerata un settore culturale con un campo di sviluppo autonomo».118 L’insistenza sulla grazia di unità fa capire che la tendenza di separare le due aree non è solo virtualmente possibile, ma si tratta di un pro-blema presente nella PG salesiana. Lo conferma Tonelli parlando della PG di questi anni: «Uno dei limiti del lavoro di questi anni è stato... il gioco del
“prima” e del “dopo”. Qualcuno diceva: prima l’educazione e poi l’annuncio.
116 Cfr. La società di san Francesco di Sales nel sessennio 1984-1990, 1990, p. 157 e Vecchi, Verso una nuova tappa di PG, in Il cammino e la prospettiva 2000, 1991, p. 89.
117 giRaudo, Interrogativi e spinte della Chiesa del postconcilio sulla spiritualità salesiana, in SeMeRaRo (Ed.), La spiritualità salesiana, 2003, p. 154. Cfr. anche le pp. 158-159 che accentuano l’esigenza improrogabile ed urgente di studi interdisciplinari per unificare l’organizzativo, lo spiri-tuale e il culturale.
118 E. Viganò, La nuova educazione, in ACG 72 (1991) 337, 5.
Qualche altro preferiva invertire i tempi».119 Frigato nella sua analisi del rap-porto tra educazione ed evangelizzazione nella Congregazione nota che «pur nella molteplicità delle definizioni, il ruolo della fede si rivela sostanzialmente
“estrinseco” rispetto al processo educativo. E del resto fede ed educazione ven-gono considerate dimensioni “distinte”, “reciprocamente autonome” e “poli in tensione”».120 Una separazione tra la pastorale giovanile di questi anni e la dimensione vocazionale, connessa con una mancata attenzione all’ultima, è riconoscibile sia nella struttura del documento sul PEPS del CG21 (1978),121 che nell’organizzazione delle tematiche dei Sussidi del Dicastero per la PG, che poneva l’area vocazionale staccata dal PEPS nei vari ambienti della PG salesiana. La poca attenzione all’area vocazionale in questi anni è testimoniata anche dal CG23 (1990)122 e da Tonelli.123
Oltre le segnalate carenze di organicità, che si vedono nelle divisioni e nelle autonomie, si sono percepite anche due importanti omissioni all’interno delle tematiche del PEPS. La prima si riferisce alle disposizioni e agli atteggiamenti dei membri della CEP non trattati in collegamento con il PEPS. La seconda omissione concerne il legame mancante tra il processo della progettazione, ri-servato alla scienza, e i contenuti dell’educazione alla fede.
La trappola delle distinzioni e delle aree, il contenuto delle quali veniva precisato con tante indicazioni, implicava la creazione di lunghissimi elenchi di elementi tra i quali non si specificavano sempre le connessioni.124 Questo pericolo era difficilmente affrontabile all’interno del paradigma dell’autono-mia delle scienze, dell’analisi settoriale della realtà e dell’esecuzione lineare del progetto. Intanto, l’unico modo di fare sintesi nella PG Salesiana
sembra-119 R. tonelli, Ripensando quarant’anni di servizio alla pastorale giovanile, intervista a cura di Giancarlo De Nicolò, in «Note di Pastorale Giovanile» 43 (2009) 5, 41-42.
120 S. FRigato, Educazione ed evangelizzazione. La riflessione della Congregazione salesiana nel Postconcilio, in BoZZolo A. - caRelli R. (Edd.), Evangelizzazione e educazione, LAS, Roma 2011, p. 89.
121 Cfr. le parti del documento sui salesiani evangelizzatori dei giovani: Il progetto educativo e la fecondità vocazionale, in CG21 (1978), nn. 80-119 e Alcuni ambienti e vie di evangelizzazione, in CG21 (1978), nn. 120-165.
122 Cfr. CG23 (1990), nn. 251-253.
123 Cfr. tonelli, Ripensando quarant’anni, 2009, 48-49.
124 Cfr. l’osservazione metodologica di Francesco Cereda, consigliere per la formazione dal 2002, per quanto concerne il momento dell’analisi della situazione: «Non giova fare una lista interminabile di tutti i punti, positivi o negativi, nei loro dettagli. Una buona progettazione invece presuppone la capacità di individuare quei tre o quattro punti che sono decisivi e che praticamente determinano tutto il resto; si tratta cioè di cogliere le sfide fondamentali che ci vengono dalla situazione» in F. ceReda, Lettera ai Reverendi Ispettori e ai Consigli ispettoriali, ai Delegati ispettoriali di formazione e alla Commissione ispettoriale di formazione. Il Progetto della Comunità Salesiana. Processo di discerni-mento e di condivisione, del 13. 12. 2002, in http://www.sdb.org/it/Dicasteri/Formazione/Documenti/
Progetto_della_Comunita_Salesi (accesso il 1. 8. 2014).
va essere il volume Pastorale Giovanile Salesiana,125 che raccoglieva le varie tematiche in una forma di immagini simboliche, ne dava la spiegazione e poi rimandava il lettore a una bibliografia più estesa sul tema. Il modo di presentare il contenuto di elementi eterogenei con un’immagine evadeva la problematica dell’esplicazione delle relazioni tra gli elementi e dava l’impressione di unità.
Più che il «tentare una sintesi del patrimonio pedagogico e del progetto attuale dei salesiani»,126 il libro è stata una presentazione simpatica di una «lettura facile e gradevole»127 delle tematiche della PG. In quanto ultima pubblicazione prima del CG23 (1990), si può considerare il volume come l’icona dei contenu-ti e delle aspirazioni della Pastorale Giovanile tra il 1978 e il 1990.
125 Cfr. dicaSteRopeRla paStoRale gioVanile, Pastorale giovanile salesiana, SDB, Roma 1990.
126 dicaSteRopeRla pg, PG salesiana, 1990, p. 5.
127 dicaSteRopeRla pg, PG salesiana, 1990, p. 5.
CAPITOLO III