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Turismo di Comunità e Turismo partecipato: nuovi modelli dalle Capitali Europee della Cultura.

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Academic year: 2021

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“Ogni volta che viaggiamo, utilizziamo il trasporto locale o

acquistiamo prodotti da un mercato locale, stiamo contribuendo a

una lunga catena di valore che crea posti di lavoro, fornisce mezzi

di sussistenza, aiuta le comunità locali, e porta infine a nuove

opportunità per un futuro migliore”.

Messaggio per la Giornata Mondiale del Turismo 2014 di Taleb Rifai, Segretario Generale UNWTO

(2)

Alla mia famiglia, alla mia terra natia.

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SOMMARIO

INTRODUZIONE ... 4

CAPITOLO I - TRA TURISMO DI COMUNITÀ E TURISMO PARTECIPATO: I NUOVI MODELLI EMERGENTI ... 7

1. IL CONCETTO DI COMUNITÀ ... 7

2. IL CONCETTO DI TURISMO DI COMUNITÀ ... 8

3. IL CONCETTO DI TURISMO DI COMUNITÀ NELLE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE ... 11

4. IL CONCETTO DI PARTECIPAZIONE E LA SUA IMPORTANZA NELLA PIANIFICAZIONE TURISTICA ... 16

5. LEGISLAZIONE MONDIALE SUL TURISMO DI COMUNITÀ... 18

6. IL TURISMO DI COMUNITÀ IN ITALIA, TRA ASSOCIAZIONI E COOPERATIVE ... 27

7. IL TURISMO PARTECIPATO TRA ASSOCIAZIONI EUROPEE E MONDIALI ... 32

8. TURISMO DI COMUNITÀ E TURISMO PARTECIPATO: DUE MODELLI DI SVILUPPO INEGRATI ... 34

CAPITOLO II - ANALISI DEGLI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE ... 36

1. IL CICLO DI VITA DELLA DESTINAZIONE TURISTICA E L’IMPORTANZA DELLA PARTECIPAZIONE COMUNITARIA ... 36

2. ANALISI DEGLI STRUMENTI INTERNI ... 41

3. STRUMENTI ESTERNI ... 70

CAPITOLO III - CASI STUDIO TRA TURISMO DI COMUNITÀ E TURISMO PARTECIPATO ... 80

1. TURISMO DI COMUNITÀ IN ITALIA ... 80

COOPERATIVA DI COMUNITÀ “VALLE DEI CAVALIERI” DI SUCCISO ... 81

“I BRIGANTI DI CERRETO” ... 84

VAL DI RABBI ... 91

2. TURISMO PARTECIPATO ... 92

(4)

WELCOME FRIENDS ... 95

PIACERE, MILANO ... 96

MIGRANTOUR ... 98

3. TURISMO PARTECIPATO IN EUROPA: IL CASO DI PARISIEN D’UN JOUR, PARISIEN TOUJOURS – PARIS GREETERS ... 102

CAPITOLO IV - MATERA E IL TURISMO DI COMUNITÀ E PARTECIPATO: UN MODELLO PER LE CAPITALI EUROPEE DELLA CULTURA ... 105

1. DEFINIZIONE DI CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA E DEL PROCEDIMENTO DI CANDIDATURA E NOMINA ... 105

2. MATERA E LA CANDIDATURA A CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA... 111

3. IL TURISMO A MATERA E NEL TERRITORIO LUCANO ... 123

4. L’IMPORTANZA DELLO SVILUPPO DEL TURISMO DI COMUNITÀ E PARTECIPATO A MATERA, IN CONNESSIONE CON IL DOSSIER DI CANDIDATURA ... 132

5. MODELLO PER LA PIANIFICAZIONE DEL TURISMO DI COMUNITÀ E TURISMO PARTECIPATO ... 136

6. DALLE CAPITALI EUROPEE NASCONO NUOVE RIFLESSIONI SU NUOVE TIPOLOGIE DI SVILUPPO TURISTICO: TURISMO DI COMUNITÀ E TURISMO PARTECIPATO ... 147

CONCLUSIONI ... 149

RINGRAZIAMENTI ... 153

BIBLIOGRAFIA ... 154

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INTRODUZIONE

La designazione di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 ha dato vita a riflessioni sull’importanza del tema della partecipazione delle comunità locali nei processi di sviluppo territoriale, sia a livello culturale che turistico.

Tema che è stato oggetto di discussione durante il mio incontro, nell’autunno scorso, con il Direttore Paolo Verri della Fondazione Matera-Basilicata 2019. Un incontro costruttivo sull’importanza della partecipazione della comunità materana durante tutto il percorso di candidatura della cittadina e su quanto tale partecipazione potesse risultare utile anche nello sviluppo del settore turistico materano.

Queste riflessioni mi hanno spinta a meglio indagare i temi del turismo di comunità e del turismo partecipato come tipologie turistiche particolarmente interessanti e sulle quali poter basare alcune riflessioni sullo sviluppo futuro di strategie di promozione territoriale basate sui grandi eventi.

L’analisi di casi ed esperienze legate al coinvolgimento della comunità locale nello sviluppo del settore turistico permette di dimostrare che un processo partecipato può risultare più efficace e sostenibile nel lungo periodo rispetto ad un processo di sviluppo top-downtradizionale.

Mediante la partecipazione a un progetto complessivo ogni singola comunità prende infatti coscienza delle proprie esigenze ed aspettative anche in relazione a quelle dei turisti-visitatori, sempre più esigenti ed interessati all’incontro autentico con la popolazione residente.

Occorre precisare che questa nuova tipologia di turismo alternativo non potrà sostituire del tutto il turismo di massa convenzionale, in quanto si tratta di un turismo di piccola scala che rispetta le volontà della popolazione residente e i limiti di ciascun territorio, compresa la capacità di carico.

Dopo aver analizzato approfonditamente il concetto di comunità, la prima parte della tesi esplora le definizioni di “turismo di comunità” e “turismo partecipato”,

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esaminando anche le esperienze di diversi Paesi sulla regolamentazione di questi turismi, ad essi collegati.

In particolare dall’analisi risulta che soltanto i Paesi dell’America Latina hanno provveduto a legiferare sul turismo di comunità, questo vuol dire che tale tipologia di turismo è fortemente sostenuta e voluta da ogni singolo Stato. Mentre per quanto concerne l’Italia non sussiste alcuna regolamentazione per il turismo di comunità, infatti questo si sviluppa mediante l’associazionismo. Per ciò che concerne il turismo partecipato anch’esso si sviluppa all’interno dell’associazionismo, sia a livello mondiale che europeo, senza essere in alcun modo disciplinato a livello governativo.

Essendo queste due tipologie di sviluppo turistico ottimi modelli per avviare uno sviluppo turistico più etico e sostenibile, molti sono gli strumenti che possono essere adottati da ogni singola destinazione per poter incentivare la partecipazione della comunità. Strumenti che sono stati distinti in due categorie: interni ed esterni.

Per poter meglio capire l’importanza del turismo di comunità e partecipato sono stati presi in esame alcuni casi studio, in particolare per il turismo di comunità sono stati presi in considerazione le prime comunità che hanno dato vita al processo di sviluppo turistico di comunità in Italia; mentre per quanto concerne il turismo partecipato è stato preso in considerazione un esempio europeo e molti casi italiani.

Tutto ciò ha consentito di delineare un quadro chiaro di queste due nuove tipologie di turismo considerate “alternative” e in perfetta sintonia con i principi delineati dall’Unione Europea per poter diventare Capitali Europee della Cultura.

A fronte di ciò l’ultimo capitolo dell’elaborato è stato dedicato al titolo di Capitale Europea della Cultura, al procedimento di candidatura e nomina e al “caso Matera”. Nello specifico è stato analizzato il percorso di candidatura della Città volto proprio all’inclusione dei cittadini e al loro coinvolgimento nei progetti culturali.

(7)

Infine nelle conclusioni si argomenta come per poter sviluppare tali tipologie di turismo si necessita della presenza di una comunità locale coesa, che voglia essere protagonista del proprio destino e che pertanto debba essere coinvolta fin dalle prime fasi di pianificazione di tali tipologie di turismo e per tutto l’avvenire. In tal modo si tenderà a dar vita a un processo di sviluppo turistico sostenibile, che non crei alcun impatto ambientale o antropologico tra la comunità locale e il turista stesso, per un processo di benessere duraturo.

(8)

CAPITOLO I - TRA TURISMO DI COMUNITÀ E

TURISMO PARTECIPATO: I NUOVI MODELLI

EMERGENTI

1. IL CONCETTO DI COMUNITÀ

Nella letteratura turistica sono apparse negli ultimi anni nuove tipologie di turismo considerate “alternative” e coerenti con i principi di sostenibilità; tra queste occorre citare il turismo di comunità che si basa sul coinvolgimento delle comunità locali nel processo di sviluppo turistico. Tuttavia per poter comprendere pienamente il significato di tale tipologia di turismo è importante partire dal concetto che è alla base, ovvero che cosa si intende per comunità. Secondo il vocabolario Traccani con il termine «comunità [dal latino communĭtas-atis «comunanza», «comune»] si intende un insieme di persone che hanno comunione di vita sociale, condividono gli stessi comportamenti ed interessi».1 Mentre secondo il Dizionario L‘Enciclopedia il termine comunità fa

riferimento «all’insieme delle persone che vivono sullo stesso territorio o che, non vivendovi, hanno origini, tradizioni, idee, interessi comuni: comunità rurale, comunità urbana».2 Alla base di entrambe le definizioni vi è il principio

della comunione, sia essa intesa come comunione di interessi, tradizioni, idee. Pertanto il termine comunità presenta molteplici eccezioni, infatti può essere intesa in senso territoriale se ci riferiamo ad un insieme di persone che vivono in uno stesso territorio, comune; oppure in senso spaziale ove gli elementi comuni possono essere interessi, scopi, professioni; o ancora in senso astratto intesa come meta ideale da raggiungere come nel caso delle religioni.

La maggior parte dei sociologi tende ad usare il termine comunità per riferirsi ad elementi di organizzazione territoriale e sociale,3 pertanto solitamente

1http://www.treccani.it/vocabolario/comunita/

2 L’Enciclopedia – Dizionario di Italiano, volume 21 p.681 3 A. R. Montani, Teorie e ricerche sulle comunità locali, Milano, Franco Angeli,

(9)

quando si fa riferimento al termine comunità si fa propriamente riferimento alla comunità locale nel suo insieme, ovvero ad un insieme di persone che condividono le varie attività che vengono svolte su un territorio, i valori che ne derivano e i problemi che ne affiorano, cercando soluzioni comuni.4

Il tutto comporta ad una identificazione della comunità nel territorio in cui è situata. Questo non vuol dire che la comunità che si identifica nel territorio fa riferimento esclusivamente alle comunità che vivono in aree rurali. In realtà esistono anche comunità urbane radicate nel territorio, tipiche quelle collocate nelle aree periferiche.5

Nell’ambito turistico la comunità locale rappresenta l’elemento chiave dal quale il turismo dipende ed il motivo principale che spinge un turista a recarsi in quel dato luogo, per vivere, seppur per un periodo breve, la loro vita, i loro usi e costumi ed assaporare i loro prodotti. Ed è per questo che George Taylor sostiene che, da un punto di vista turistico, «il coinvolgimento dei residenti è spesso considerato come la chiave per uno sviluppo sostenibile della località».6

2. IL CONCETTO DI TURISMO DI COMUNITÀ

Negli ultimi trent’anni, l’emergere di nuovi stili di vita e di nuovi consumatori che si allontano sempre più dalle logiche del turismo tradizionale verso l'assunzione di modelli di consumo più etici e morali,7 ha dato vita a forme di

turismo alternative, coerenti con i principi della sostenibilità, come la tutela ambientale, la minimizzazione degli impatti sul territorio, l’eliminazione della povertà, l’integrazione tra comunità. In ragione di ciò durante l’Earth Summit del 1992 a Rio de Janeiro, seguendo i principi di sostenibilità contenuti nell’Agenda21, si è iniziato a parlare di turismo sostenibile, di ecoturismo e

4 I.L. Horowitz., The search for a development ideal: alternative models and

their implications, The sociological quarterly, Vol. 8, No. 4, 1967, pp. 427-438,

5 ibidem

6 G. Taylor, Tourism Management, Vol. 16, 1985, pp. 487-489,

7 M. Aime, L’incontro mancato. Turisti, nativi, immagini. Torino, Bollati

(10)

soprattutto di turismo di comunità o Community-based Tourism nel gergo inglese. Secondo Viviana Calzati il turismo di comunità «si caratterizza come pratica turistica in destinazioni naturali abitate da popolazioni autoctone orientata a minimizzare gli impatti negativi incoraggiando attività rispettose dell’ambiente, a rispettare la cultura locale e a produrre benefici finanziari alla popolazione locale. Si evidenzia il rispetto per le culture e i valori locali e la qualità del turismo al fine di garantire opportunità di sviluppo e un’equa distribuzione delle risorse, dei benefici e dei costi in un’ottica di equilibrio tra la comunità dei visitatori e coloro a cui viene chiesto di condividere le proprie risorse».8

Per Peter E. Murphy il turismo di comunità garantisce una maggiore partecipazione e controllo della comunità locale nel processo di pianificazione del turismo.9 Dunque si tratta di una forma di turismo locale poiché è gestita

ed è di proprietà della comunità e per la comunità. Essa favorisce l’utilizzo dei servizi e delle strutture locali e si concentra sulla comunicazione e l’interpretazione della cultura locale e dell’ambiente.10

Douglas E. Pearce suggerisce che il turismo di comunità fornisce il controllo locale sullo sviluppo, il consenso sulle decisioni da intraprendere e un’equa distribuzione dei benefici nei confronti di tutti.11 Peter E. Murphy sostiene che

nella pianificazione turistica occorre tener presente i valori e la visione della

8 V. Calzati, Nuove pratiche turistiche e slow tourism. Il caso della Valnerina in

Umbria, Milano, Franco Angeli, 2016

9 P. E. Murphy, “Community driven tourism planning”, Tourism Management,

vol. 9 n° 2, 1998, pp. 96-104,

10 S. Asker, L. Boronyak, N. Carrard and M. Paddon, Effective community

based tourism a best manual for Peru, Sustainable Tourism Cooperative Research Centre, 2010

11 D. G. Pearce, Alternative tourism: concepts, classifications and questions,

in W.R. Eadington, Smith, V. L. (eds.), Tourism Alternatives: Potentials and Problems in the Development of Tourism, John Wiley and Sons, New York, pp. 18–30, 1992

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popolazione residente;12 mentre K. M. Haywood crede che una comunità sana

e florida sia il risultato di un’industria turistica di successo.13

U. Blank ritiene che il controllo locale sul turismo sia una situazione vantaggiosa per la maggior parte delle comunità locali.14 P. Pearce, G.

Moscardo e G. Ross credono che la partecipazione dei residenti al turismo è la parola d’ordine del domani.15

In questi anni si è guardato al turismo di comunità come l’unica pratica turistica sostenibile che è in grado di promuovere l’empowerment della comunità e attivare processi di sviluppo partecipato, necessario per sfuggire a situazioni di povertà tipiche dei paesi in via di sviluppo. Tuttavia non è facile sostenere un turismo di comunità di fronte alla pressione urbana e all’economia globale.16

Se nel turismo di massa il turista era alla continua ricerca dell’evasione, nel turismo comunitario il nuovo turista è alla ricerca dell’integrazione, dell’autenticità, del contatto con gli abitanti del luogo, senza riproduzioni fittizie. Se nel turismo di massa il modello di sviluppo turistico è quello delle grandi catene alberghiere e dei Resort con i loro pacchetti all-inclusive, ideati come enclavi disgiunte dal territorio, il turismo di comunità si basa su un modello di sviluppo integrativo che favorisce l’incremento dell’economia locale, attraverso la diretta partecipazione della popolazione locale e un’equa distribuzione dei profitti ricavati dal turismo verso tutti i membri della comunità locale.

12 P. E. Murphy, Tourism: A Community Approach, New York, London:

Methuen, 1985; P. E. Murphy, P., Community driven tourism planning, Tourism Management, 1988, pp. 96–104

13 K. M. Haywood, Responsible and responsive tourism planning in the

community. Tourism Management, 1988, pp. 105–108

14 U. Blank, The Community Tourism Industry Imperative, Venture Publishing,

New York, USA, 1989

15 P. Pearce, G. Moscardo and G. Ross, Tourism Community Relationships,

Pergamon Press, London, 1996

16 P. Murphy and A. Murphy, Regional tourism and its economic development

links for small communities. In Proceedings of the First National Conference on the Future of Australia’s Country Towns, La trobe university: the regional institute (Online Community Publishing), 2001, pp.4

(12)

Tuttavia, sebbene le decisioni vengano prese congiuntamente, gli stakeholders restano comunque dei soggetti autonomi con propri poteri decisionali che comunque rispettano le regole condivise dalla loro alleanza collaborativa.17

Il turismo di comunità si è diffuso nei paesi del Sud del Mondo come l’Africa, l’Asia ma soprattutto l’America Latina, ma anche nelle aree interne arretrate sotto il profilo imprenditoriale ed economico, aree non inserite nei circuiti turistici poiché non molto attrattive, aree montane, dunque aree emarginate, popolate da piccole comunità e molto spesso colpite da fenomeni di emigrazione. In questi contesti è grazie alle Organizzazioni Non Governative in collaborazione con le comunità che nascono progetti di cooperazione e di sviluppo turistico comunitario.

3. IL CONCETTO DI TURISMO DI COMUNITÀ NELLE

ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE

A livello mondiale ogni organizzazione contribuisce a dare una propria definizione del turismo di comunità, ma in realtà si tratta di definizioni simili, che non si differenziano sostanzialmente tra loro, ma donano sfumature diverse a tale concetto. Infatti il comune denominatore delle varie definizioni su tale tema è che il turismo di comunità può generare effetti positivi per la popolazione locale e al contempo favorire il miglioramento della qualità della vita della stessa, così da massimizzare gli effetti positivi e minimizzare quelli negativi. In particolare si riportano qui di seguito alcune importanti definizioni. All’interno dell’articolo Touring responsability: The trouble with “going local” in community-based tourism in Thailandia è possibile notare la definizione di turismo di comunità dettata dal Tourism Concern, un’organizzazione non governativa nata nel 1989 nel Regno Unito col fine di promuovere campagne

17 D. J. Wood and B. Gray, Towards a Comprehensive Theory of Collaboration,

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di sensibilizzazione nel rispetto dei diritti delle popolazioni locali che si aprono al turismo.

In particolare il «Community tourism (sometimes called community-based tourism) is a form of tourism which aims to include and benefit local communities, particularly indigenous peoples and villagers in the rural South (i.e. ‘developing world’). For instance, villagers might host tourists in their village, managing the scheme communally and sharing the profits. There are many types of community tourism project, including many in which the ‘community’ works with a commercial tour operator, but all community tourism projects should give local people a fair share of the benefits/profits and a say in deciding how incoming tourism is managed».18 Come si evince da questa

definizione, alla base del turismo di comunità vi è il ruolo della comunità locale, quale soggetto attivo sia in fase di programmazione sia di gestione del turismo. Ciò le consente di generare ricadute economiche su tutta la comunità, provvede alla sostenibilità ambientale e a garantire il rispetto della comunità tradizionale e delle strutture sociali.

La comunità globale The Pachamama Alliance che «offre alle persone la possibilità di imparare, viaggiare, amare la vita con lo scopo di creare un futuro sostenibile che funzioni per tutti»,19 da anch’essa una definizione di turismo di

comunità: «Community-based tourism is travel to local indigenous communities that have invited outsiders to experience their customs, food, lifestyle, and set of beliefs. These communities manage both the impacts and the benefits of this tourism, strengthening their self-governance, economic alternatives, and traditional ways of life in the process».20 In questo caso il

turismo di comunità è visto come un viaggio nelle comunità indigene al fine di vivere il loro stile di vita, le loro tradizioni, assaporare i loro cibi, ma si tratta pur

18 H. L- Sin, C. Minca, Touring responsibility: The trouble with ‘going local’ in

community-based tourism in Thailand

http://profile.nus.edu.sg/fass/geosinhl/sin%20and%20minca%202014%20-%20touring%20responsibility.pdf

19https://www.pachamama.org/about

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sempre di una tipologia di turismo gestita dalla comunità, tale da consentirle di rafforzare la loro self-governance.

Continuando nella lettura della definizione, è possibile notare che il turismo di comunità può essere meglio compreso seguendo tre caratteristiche:

- Leadership indigena: è la comunità che gestisce tale tipologia di turismo, assumendosi tutte le responsabilità inerenti gli aspetti del soggiorno e facendo propri i benefici di tale pratica;

- Sostenibilità: la comunità potrà ospitare un numero di persone tale da poter essere supportato dalla destinazione, per uno sviluppo sostenibile e duraturo della destinazione, evitando uno sforzo eccessivo delle loro risorse;

- Immersione culturale: il turista potrà vivere la cultura del posto, i loro costumi, assaporare la loro cucina al fine di poter accrescere la consapevolezza dell’esistenza di altre culture, differenti dalla propria. Per il Responsible Travel, un’importante agenzia di viaggi inglese nata nel 2001 e impegnata nel turismo responsabile, il turismo di comunità «is tourism in which local residents (often rural, poor and economically marginalised) invite tourists to visit their communities with the provision of overnight accommodation».21 In questo caso è la comunità locale che invita il turista a

visitare la propria terra, la propria comunità. È attraverso la gestone del proprio territorio che la comunità locale ricava dei benefici, alcuni dei quali sono investiti in progetti di cui la popolazione locale ne beneficerà. Ancora una volta il turista potrà apprendere che oltre alla sua cultura ve ne sono altre e allo stesso tempo la comunità locale acquisterà la consapevolezza del valore intrinseco delle proprie risorse. Continuando nella lettura del testo originale, è possibile notare quanto questa definizione sia articolata in quanto consente e predispone che la comunità può scegliere di associarsi con partner del settore privato, al fine di procurarsi una clientela, capitali da investire e altre competenze laddove fosse necessario.

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La sequenza delle definizioni si conclude con la citazione del Community Empowerment Network (CEN), l’organizzazione statunitense senza scopo di lucro che promuove lo sviluppo delle comunità rurali al fine di garantire loro l’autosufficienza e l’eliminazione dalla povertà, mediante l’acquisizione e l’applicazione delle competenze di base. In tal modo le comunità avranno le capacità per affrontare le loro sfide economiche e migliorare le condizioni di vita, pur mantenendo e preservando il proprio ambiente e la propria cultura. Nello specifico il Community Empowerment Network ritiene che il turismo di comunità sia: «a form of ecotourism that emphasizes the development of local communities and allows for local residents to have substantial control over, and involvement in, its development and management, and a major proportion of the benefits remain within the community. Community-based ecotourism should foster sustainable use and collective responsibility, but it also embraces individual initiatives within the community».22 In questo caso il turismo di

comunità è visto come una forma di ecoturismo che consente ai residenti locali di avere un controllo sostanziale sul proprio sviluppo e sulla propria gestione. Ancora una volta il turismo di comunità è visto come una modalità di condivisione con il turista dell’ambiente e dello stile di vita della popolazione locale, nonché beneficiare dei proventi provenienti da tale attività da parte di tutta la comunità locale. «Community-based tourism initiatives decrease poverty not only by increasing income but also by providing residents of rural communities with the tools and knowledge necessary for long-term critical thinking and decision-making».23

I principi del Community Empowerment Network sul turismo di comunità sono: - Identità: intesa come rispetto e salvaguardia dell'ambiente, della

cultura, delle tradizioni;

- Radici ed abitudini: intesi come condivisione delle tradizioni e della cultura con i turisti in chiave autentica;

22 R. Denman, The Tourism Company, Guidelines for community-based

ecotourism development, WWF, 2001, p. 2,

23 http://www.endruralpoverty.org/cen-tours-homepage/142-Programs/tourism/409-what-is-community-based-tourism

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- Consapevolezza ecologica e armonia: cercare di conservare gli ecosistemi naturali e le culture, tale da influenzare lo sviluppo delle infrastrutture per lo sviluppo del turismo di comunità;

- Controllo locale: sullo sviluppo del turismo di comunità, i membri della comunità prendono attivamente le decisioni su strategie da adottare per un turismo basato sulla cultura, sul patrimonio;

- Sviluppo economico sostenibile: mediante l’uso sostenibile delle risorse naturali e garantire una distribuzione equa dei benefici a tutta la popolazione locale.24

Pertanto il turismo di comunità tiene conto della sostenibilità ambientale, culturale e sociale. È gestito dalla comunità e per la comunità stessa. Invece di chiedersi come la comunità può trarre benefici dal turismo il turismo di comunità si chiede come il turismo può contribuire al processo di sviluppo della comunità. Proprio perché non si tratta di una forma di business atto a massimizzare i profitti bensì è una strategia di sviluppo botton-up che, servendosi del turismo, migliora la propria vita e quella del turista che ne entra in contatto.

In quest’ottica il turista ha la possibilità di viaggiare come se fosse un cittadino del posto, vivendo la sua esperienza da non turista, diventando “cittadino temporaneo”. La popolazione locale invita gli ospiti a rimanere nella loro comunità e condividere la loro vita giorno per giorno. In questo modo il turista, soprattutto quello occidentale viene a conoscenza che la sua comunità non è l’unica e la sola, ma è una tra le tante.

Tuttavia il turismo di comunità può generare anche effetti negativi, ovvero può rappresentare una minaccia sia per il tessuto sociale che per il territorio e per l’heritage. Tuttavia se è ben gestito e pianificato può essere la chiave della loro conservazione e valorizzazione duratura nel tempo.

24 http://www.endruralpoverty.org/cen-tours-homepage/142-Programs/tourism/409-what-is-community-based-tourism

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4. IL CONCETTO DI PARTECIPAZIONE E LA SUA

IMPORTANZA NELLA PIANIFICAZIONE TURISTICA

Nella società moderna la partecipazione è uno strumento importante e adattabile a diversi contesti. È alla base di una società democratica poiché permette al singolo cittadino di poter esprimere il proprio parere e allo stesso tempo sentirsi parte delle decisioni prese. Inoltre la partecipazione consente l’avvio di una pianificazione di tipo bottom-up che si contrappone alla classica pianificazione, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, di tipo top-down. Pertanto il concetto di partecipazione è molto importante anche nel contesto turistico, in quanto qui vengono prese decisioni che genereranno effetti sull’intera popolazione.

La partecipazione vuole esser un driver di diffusione delle opinioni della comunità locale ed un mezzo utile attraverso il quale tutelare il proprio territorio, se stessi e contribuire alla realizzazione del sense of place,25

altrimenti il tutto si trasformerebbe in qualcosa di artificioso ed irreale e ciò condurrebbe, nel medio-lungo termine, al declino della destinazione. Tuttavia nella pianificazione oltre alla partecipazione della comunità locale occorre la presenza di numerosi stakeholders in grado di rappresentare diversi interessi. Ad ogni modo anche il coinvolgimento del turista può essere utile per poter approfondire punti di vista spesso trascurati dai residenti.

Tutto ciò genera un’altra pratica di turismo alternativo, il cosiddetto turismo partecipato «che si caratterizza per il contributo attivo dei residenti nelle attività turistiche, in un dinamismo locale d’incontro e conciliazione degli interessi delle popolazioni ospitanti e dei visitatori»26. Tale pratica turistica oltre ad

essere sostenibile è anche etica e genera ricchezza non solo al residente ma

25 C. Haven-Tang, E. Jones, Using culture to creatively differentiate tourism

destinations through a sense of place: The case of Monmouthshire, Wales, in G. Richards, J. Wilson, From cultural tourism to creative tourism – Part 4: Changing experiences. The development of creative tourism, ATLAS, 2008, p. 25

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anche al turista stesso, poiché si basa sulla valorizzazione delle relazioni e interazioni sociali, in modo da poter creare un arricchimento culturale reciproco. In questo caso ogni singolo cittadino parteciperà attivamente nello sviluppo turistico, controllerà determinate risorse senza averne il controllo totale, in modo tale che tutti i partecipanti potranno trarre beneficio dalla collaborazione.

Il turismo partecipato si presenta come un’utile risposta ai cambiamenti attuali della domanda turistica. Oggi il turista è sempre più alla ricerca di interazioni con il luogo che sta visitando, in modo da poter accrescere il proprio bagaglio esperienziale. Non più soliti percorsi standardizzati o soltanto visite ad emergenze artistico-culturali. Con il turismo partecipato si tende a dare una lettura diversa alla città che si sta visitando e al turista vengono mostrati gli angoli meno noti delle città mediante l’ausilio di chi la città la vive tutti i giorni. Tuttavia la partecipazione turistica può essere intesa in due sensi:

- Il turista che partecipa alla vita locale;

- Gli abitanti, i veri attori del processo turistico, che partecipano alle attività turistiche.

Il turismo partecipato si rivolge a quei turisti che vogliono incontrare realmente la gente del posto, dialogare con loro e vivere a pieno il luogo. Normalmente per turismo partecipato ci si riferisce a: visite guidate, passeggiate ed eventi (manifestazioni, caccia al tesoro...) accompagnati da volontari residenti o associando turisti e locali; l’utilizzo di alloggi non turistici (presso amici, famiglie, ma anche da sconosciuti come la pratica del couchsurfing o lo scambio di appartamento.27

È possibile affermare che il turismo di comunità è anche turismo partecipato: la gente del posto partecipa alle escursioni e proietta il turista verso l’avventura e la ricerca di nuove opportunità; sarà possibile incontrare persone di culture diverse ed imparare molto di più su di loro e sulla loro cultura. Inoltre il turismo di comunità, così come il turismo partecipato, consente di distribuire

(19)

equamente i benefici provenienti dal turismo, per sostenere progetti sociali e culturali. Questo farà sentir meglio il turista in quanto la sua vacanza sarà d’aiuto per la popolazione locale e allo stesso tempo questa aiuterà il turista verso un’esperienza autentica e unica. Pertanto la partecipazione vuole essere un modo per coinvolgere la comunità locale e dar vita a una gestione del territorio di tipo endogena che tenga conto delle esigenze della popolazione.

Anche se il turismo partecipato può essere sviluppato in tutti i contesti (costiero, rurale, urbano), esso tende a svilupparsi sempre più nelle grandi città. In particolare il turismo partecipato urbano permette al turista di visitare la città con occhi diversi e su percorsi differenti da quelli commercializzati dai tour operator, in modo da poter vivere a pieno la città che si sta visitando, facilitare gli incontri, con gli abitanti e frequentare i loro posti non “turisticizzati”.28 Dunque è possibile affermare che il turismo partecipato

consente di mostrare il lato autentico del luogo in cui si sta visitando e creare legame sociale tra turisti ed abitanti, ma è anche un modo per rivelare siti insoliti, poco noti, se non alla popolazione locale. Allo stesso tempo il turista è alla ricerca di incontri con i locali, persone che possono dar loro le chiavi della città, portarli nei loro locali abituali, coinvolgerli nella vita della città per condividere e imparare. Ogni tour realizzato è unico nel suo genere in quanto si tratta di un percorso "su misura", ed anche se comporta una preparazione anticipata del contenuto tende ad evolversi durante la visita, seguendo la curiosità del turista sempre nel rispetto della comunità ospitante e in base al legame che si sviluppa tra il visitatore e greeter.29

5. LEGISLAZIONE MONDIALE SUL TURISMO DI COMUNITÀ

Il turismo di comunità si è diffuso soprattutto nei paesi del Sud del mondo e nelle aree economicamente ed imprenditorialmente arretrate, ma anche, come

28 D. Canestrini, Non sparate sul turista, Torino, Bollati Boringhieri, 2004 29 S. Huron, Les Greeters de Nantes en quête de reconnaissance, Espaces,

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è accaduto in Italia, nelle aree interne, montane soprattutto, non ancora investite dall’onda turistica. Pertanto si sviluppa all’interno delle piccole comunità che a stento riescono a sopravvivere ma che allo stesso tempo sono dotate di genius loci. Queste sono le basi dello sviluppo del turismo di comunità che, se incautamente considerate, possono dar vita ad insuccessi. Prima di attivare il processo di turismo di comunità e partecipato allo stesso tempo, occorre educare i locali a comprendere l’importanza del turismo di comunità come strumento utile per poter conservare, valorizzare l’heritage del luogo e regolamentare tale fenomeno. Tant’è che negli ultimi anni alcuni Paesi hanno cercato di disciplinare il turismo comunitario.

In particolare negli ultimi vent’anni in America Latina abbiamo assistito al diffondersi di pratiche di turismo alternativo, con una grande percentuale di progetti di turismo comunitario, intraprese proprio dalle comunità indigene con il sostegno delle ONG se non direttamente in collaborazione con imprese private del settore. Nel documento Negocios Turísticos con Comunidades (Netcom): Cuaderno de Actividades30 sono stati evidenziati i fattori che hanno

portato, proprio in questa regione, allo sviluppo del turismo comunitario: in primo luogo le pressioni del mercato turistico internazionale che tendono a prediligere le forme di turismo comunitario e naturale; la volontà della popolazione a voler eliminare la situazione di povertà mediante lo sviluppo del settore turistico, in quanto è in grado di attirare nuova moneta e sviluppare nuovi posti di lavoro grazie al ruolo centrale svolto dalle imprese familiari e comunitarie nella pianificazione turistico; ma anche per la valorizzazione dell’identità culturale. In risposta al desiderio delle popolazioni indigene a voler trarre vantaggi dallo sviluppo del turismo comunitario l’OIT (Organización Internacional del Trabajo) ha ideato la realizzazione della Red de Turismo comunitario de America Latina (REDTOURS). Lo scopo di questo network è «accompagnare le comunità nei processi di riflessione, trovare soluzioni e

30 C. Maldonado, E. Cabanilla, Negocios Turísticos con Comunidades

(Netcom). Cuaderno de Actividades, Modulo 3, Ed. REDTURS-ILO-UCT, Quito, Ecuador, 2006.

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applicare strategie che consentono di competere nel mercato, potenziando i punti di forza e superando le loro carenze».31

Per le sue ricchezze naturali, culturali e per il gran numero di popolazioni indigene presenti sul territorio nazionale, il turismo è considerato in Ecuador la terza attività di rilevanza economica dopo l’olio e le banane32. In America

Latina l’Ecuador è considerato il Paese pioniere del turismo di comunità, il quale inizia a svilupparsi intorno agli anni ’80, diventando sempre più un settore importante per le comunità indigene. L’intero guadagno proveniente da tale attività turistica consente di migliorare la qualità della vita dei residenti proprio perché è un’attività gestita dalla popolazione. Nel 2002 un gruppo di comunità locale ha creato la Federación Plurinacional de Turismo Comunitario del Ecuador (FEPTCE), una struttura democratica e decentralizzata, tuttavia non dà una chiara definizione dell’attività turistica. Nel 2006 dopo un dibattito aperto, il ministero del turismo e la FEPTCE raggiungono un accordo tale da consentire a quest’ultima di svolgere un ruolo di primo piano nella regolazione del turismo di comunità, in particolare per il riconoscimento delle attività turistiche comunitarie. La federazione accoglie più di 130 comunità, non solo indigene, e si occupa di rivitalizzazione culturale, organizzazione sociale, economia solidale e difesa del territorio. Come sostiene il presidente della Federación Plurinacional de Turismo Comunitario, Galindo Parra, il «turismo comunitario è un'attività economica comune che si riferisce alla comunità con visitatori provenienti da una prospettiva interculturale, con la partecipazione comune dei suoi membri, tendente alla corretta gestione delle risorse naturali e alla valutazione del patrimonio culturale, in conformità del principio di equa distribuzione dei benefici generati».33

31C. Maldonado, Fortaleciendo redes de turismo comunitario, REDTURS en

América Latina, n.4, 2007 http://www.redturs.org/nuevaes/Maldonado-Artic-Rev-Turin%20Esp.pdf 32 http://www.monografias.com/trabajos93/turismo-sostenible-ecuador/turismo-sostenible-ecuador.shtml 33 http://www.turismo.gob.ec/inicio-en-quito-el-foro-taller-sobre-turismo-comunitario/

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La Repubblica della Costa Rica il 01 ottobre del 2009 ha pubblicato su La Gaceta n.191 la legge Ley fomento del turismo rural comunitario n. 8724 del 17 luglio 2009. Come riportato nell’art. 1 la legge ha lo scopo di promuovere le attività del turismo rurale comunitario attraverso la promozione delle imprese familiari e comunitari cosicché le persone che vivono nelle comunità rurali possano gestire lo sviluppo della propria destinazione locale, mediante il coinvolgimento nella pianificazione e nell’uso sostenibile delle loro risorse naturali in modo da poter migliorare le loro condizioni di vita.34

L’art. 2, come è possibile vedere qui di seguito, fissa gli obiettivi della presente legge:

a) Dar un uso óptimo a los recursos ambientales que son un elemento fundamental del desarrollo turístico, manteniendo los procesos ecológicos esenciales y ayudando a conservar los recursos naturales y la diversidad biológica.

b) Respetar la autenticidad sociocultural de las comunidades anfitrionas, conservar sus activos culturales arquitectónicos y vivos, y sus valores tradicionales, así como contribuir al entendimiento y la tolerancia intercultural.

c) Asegurar actividades económicas viables a largo plazo que reporten beneficios socioeconómicos bien distribuidos, entre los que se cuenten oportunidades de empleo estable y de obtención de ingresos, así como servicios sociales para las comunidades anfitrionas, que contribuyan a reducir la pobreza.

d) Promover que el turismo rural comunitario tenga un alto grado de satisfacción entre los turistas y que este represente para ellos una

34 Ley fomento del turismo rural comunitario

http://www.ict.go.cr/es/documentos-institucionales/legislaci%C3%B3n-de-

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experiencia significativa, los haga más conscientes de los problemas de la sostenibilidad y fomente prácticas turísticas sostenibles.35

Vale a dire il turismo rurale di comunità della Repubblica della Costa Rica deve concentrarsi sul rispetto dell’autenticità socio-culturale delle comunità ospitanti, conservandone i valori e contribuendo alla tolleranza interculturale; fare un uso ottimale delle risorse ambientali in modo da poterne preservare e garantire i benefici di lungo termine e infine promuovere un turismo comunitario rurale che consenta di soddisfare il turista e che rappresenti un’esperienza significativa, in modo da renderlo più consapevole nei temi inerenti la sostenibilità. Ne consegue che il turismo rurale comunitario è considerato un’attività prioritaria nell’ambito delle politiche dello Stato e questo è dimostrato anche dall’art. 4 della legge stessa.

In Bolivia, l'art. 337 della Nuova Costituzione Politica dello Stato afferma che «il turismo è un'attività economica strategica che dovrebbe essere sviluppata in modo sostenibile per quello che terrà conto delle ricchezze culturali e il rispetto per l'ambiente; lo Stato deve promuovere e proteggere il turismo comunitario con l'obiettivo di far beneficiare i popoli indigeni nativi, le comunità interculturali e quelle afro-boliviani».36 Tuttavia la Bolivia è un paese ricco di

risorse turistiche ma nella maggior parte dei casi sono trascurate e/o sottovalutate. Solo il 25 settembre del 2012 lo Stato decide di emanare la nuova legge sul turismo, la Ley General del Turismo “Bolivia te Espera” n.292/12, verso uno sviluppo turistico che avvantaggia tutti i boliviani, provvedendo al pieno riconoscimento e alla tutela del Turismo Comunitario, riconosciuto come il pilastro della nuova legge. Tale legge è il risultato di un lungo processo di «conoscenza, riflessione, coordinamento e inclusione di tutti i settori responsabili della pianificazione e della gestione del turismo a livello nazionale, incorpora la struttura del turismo a base comunitaria, in grado di

35 http://www.ict.go.cr/es/documentos-institucionales/legislaci%C3%B3n-de-

empresas/leyes-y-reglamentos/630-ley-fomento-del-turismo-rural-comunitario/file.html

36 EY Nº 292 LEY GENERAL DE TURISMO “BOLIVIA TE ESPERA” http://www.redtravelbolivia.com/rtn/archivo_boletines/B184_25-09-12/ley.pdf

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generare economie di scala e consente alle autorità territoriali autonome e allo stato centrale di coordinare le azioni per cercare di raggiungere la competitività internazionale e posizionare il paese nel contesto di turismo mondiale».37

Mediante il potenziamento del turismo nazionale comunitario sarà possibile rafforzare l’identità multinazionale e le ricchezze interculturali boliviane per generare reddito e occupazione necessari per contribuire alla crescita del turismo comunitario e del benessere dei cittadini boliviani stessi. Infatti è stata prevista la protezione dei luoghi sacri, i simboli della comunità, il rispetto delle identità dei popoli indigeni nativi, delle comunità interculturali e afro-boliviane; ma anche la creazione di relazioni della vita sociale, culturale ed economica tra i visitatori e le popolazioni ospitanti. Riassumendo l’art. 5 riporta i principi base della legge:

- Inclusión: La política turística promueve la incorporación de todas las formas de organización económica reconocidas en la Constitución Política del Estado, incentivando la formación de alianzas estratégicas equitativas para el desarrollo del turismo.

- Redistribución, Equidad e Igualdad: El desarrollo de la actividad turística, impulsará la distribución y redistribución de beneficios, la igualdad de oportunidades, un trato justo y una relación armónica entre los actores turísticos, respetando las formas de organización económica.

- Responsabilidad: La actividad turística debe caracterizarse por su ejercicio de manera responsable, promoviendo la conservación del medio ambiente, las culturas, sus normas y procedimientos, y el orden social establecido, de manera que se minimicen y mitiguen los impactos negativos de esta actividad.

- Solidaridad y Complementariedad:Los actores del turismo actuarán conjuntamente con el nivel Central del Estado y las entidades

37 EY Nº 292 LEY GENERAL DE TURISMO “BOLIVIA TE ESPERA” http://www.redtravelbolivia.com/rtn/archivo_boletines/B184_25-09-12/ley.pdf

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territoriales autónomas mediante la coordinación,cooperación y complementariedad permanente entre ellos.38

Ovvero i principi base sono: l’inclusione di tutte le forme di organizzazione economica riconosciute dalla costituzione per uno sviluppo equo del turismo; la redistribuzione dei benefici; pari opportunità; il tutto in chiave responsabile, promuovendo la conservazione ambientale, culturale in modo da minimizzare gli impatti negativi del turismo.

Anche l’UNWTO sostiene il turismo di comunità mediante il programma ST-EP (Sustainable Tourism – Eliminating Poverty) lanciato nel 2002 durante il Summit on Sustainable Development a Johannesburg e nel 2004 ha dato vita a Seul, in Corea, alla fondazione UNWTO ST-EP che consente alle popolazioni locali dei paesi svantaggiati, e in particolare quelli dell’Africa sub-sahariana, di beneficiare del turismo e contribuire alla riduzione della povertà e delle disuguaglianze. I progetti di ST-EP sono accuratamente selezionati dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione, «la quale realizzazione dei progetti è iniziata verso la fine del 2005 e ora conta più di 100 progetti in 34 paesi in via di sviluppo che vanno dallo sviluppo di prodotti di ecoturismo con le comunità locali in Guatemala allo sviluppo e promozione del Grande Himalaya Trail in Nepal, al fine di migliorare l’impatto economico locale dal turismo nel paese. I progetti vengono eseguiti in stretta collaborazione con le autorità nazionali del turismo, i governi locali, le Organizzazioni Non Governative (ONG), le organizzazioni di sviluppo e le imprese turistiche nei paesi beneficiari».39 Regolarmente vengono organizzati seminari di

sensibilizzazione della tematica fra i funzionari pubblici, le ONG, le comunità locali e il settore privato. I capisaldi dei progetti ST-EP sono stati riportati nella pubblicazione "Tourism and Poverty Alleviation: Recommendations for Action" e si tratta di sette linee guida che i paesi in via di sviluppo colpiti dalla povertà devono adottare per poter trarre dei benefici dall’attività turistica.

38 EY Nº 292 LEY GENERAL DE TURISMO “BOLIVIA TE ESPERA” http://www.redtravelbolivia.com/rtn/archivo_boletines/B184_25-09-12/ley.pdf

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Tali linee guida sono:

- Impiegare i poveri nelle attività turistiche, in modo che questi possano partecipare attivamente allo sviluppo turistico e per farlo occorrerà rafforzare l’istruzione, la formazione ed eliminare le barriere sociali; - Garantire, nel possibile, che i beni e i servizi necessari per le imprese

turistiche provengono dalle imprese locali e da imprese che coinvolgono i poveri nel processo di fornitura;

- Vendita diretta di beni e servizi ai visitatori da parte dei poveri: come visite guidate, prodotti d’artigianato in modo tale che si possa garantire sia un reddito minimo per le popolazioni povere che un’esperienza unica al turista;

- Fare in modo che anche i poveri possano gestire o aprire attività turistiche piccole, a base comunitaria o joint venture, cosicché l’amministrazione sia nelle mani della popolazione locale e vengano garantiti così gli investimenti duraturi;

- I ricavi turistici devono essere utilizzati per ridurre la povertà, in tal modo tutti i poveri ne beneficeranno, anche quelli che non sono direttamente coinvolti nelle attività turistiche;

- Donazioni volontarie e sostegno da parte dei turisti e delle imprese turistiche;

- Fornire ai poveri i servizi base come strade, servizi igienico-sanitari, fornitura di acqua e allo stesso tempo le attività turistiche non devono consumare le risorse a discapito delle popolazioni locali, piuttosto devono dare la possibilità di realizzare tali servizi mediante gli introiti turistici.40

Tuttavia tali progetti ST-EP oltre a generare benefici per le popolazioni più povere, contribuiscono anche ad uno sviluppo sostenibile della vita sociale e ambientale del posto.

(27)

Questi sono solo alcuni esempi, tuttavia il turismo di comunità si sta sempre più diffondendo in tutto il mondo, basandosi sulla valorizzazione dei valori intrinsechi del territorio e della comunità locale, sul miglioramento della qualità della vita della popolazione residente e sulla lotta alla povertà.

Molti paesi in via di sviluppo credono che il turismo sia un ottimo driver per la crescita economia in quanto si tratta di un settore che non richiede ingenti investimenti di capitali e seguendo l’ottica del turismo di comunità, esso può essere creato e gestito direttamente dalla comunità locale. Inoltre uno sviluppo turistico partecipato e di comunità consente di mitigare eventuali situazioni negative legate ad una eccessiva dispersione degli introiti verso soggetti esterni, come avviene nei casi in cui lo sviluppo turistico è intrapreso da investitori esterni che, nella maggior parte dei casi, sono incoraggiati dagli stessi governi locali, senza considerare i reali benefici per il proprio paese e la propria popolazione. Inoltre con lo sviluppo esogeno ai locali vengono assegnati ruoli marginali e soltanto una piccola percentuale di essi viene coinvolta nel processo di distribuzione della ricchezza turistica.41

Il livello di partecipazione della comunità garantisce anche uno sviluppo del settore turistico duraturo nel lungo periodo, indipendentemente da fluttuazioni nella domanda, e non genera atteggiamenti ostili dei locali nei confronti del turista, poiché il turismo di comunità incoraggia lo scambio di conoscenza ed esperienza. Inoltre la gestione locale tende a minimizzare gli impatti turistici poiché promuove pratiche sostenibili non soltanto tra i turisti ma anche tra i locali.

41 P. E. Murphy, Tourism: A Community Approach, New York, London:

(28)

6. IL

TURISMO

DI

COMUNITÀ

IN

ITALIA,

TRA

ASSOCIAZIONI E COOPERATIVE

I principi trattati nel paragrafo precedente, che hanno spinto ogni singolo stato nell’adozione di progetti e leggi riguardati il turismo di comunità, possono essere considerati come modelli da cui prendere spunto ed adottare anche in altri contesti dove il turismo comunitario non è stato oggetto di legiferazione governativa, seppur con declinazioni diverse.

In Italia il turismo di comunità inizia ad affermarsi in ritardo rispetto ai Paesi del Sud del Mondo, anche qui l'attenzione verso tale tipologia di turismo è nata a seguito dell’interesse verso i principi di responsabilità riportati nell’Agenda21. Il primo ente che inizia a dar attenzione ai principi di responsabilità è l’AITR, Associazione Italiana Turismo Responsabile, ente associativo senza scopo di lucro42 nato nel 1998 mediante l’unione di diverse organizzazioni no-profit. Nel

2002 l’associazione approva la Carta Bel Paese Buon Turismo in cui vengono riportati le regole e i principi per un turismo responsabile. «La finalità di questa Carta è richiamare l'attenzione sulla relazione - spesso data per scontata - fra turisti, industria turistica e comunità d'accoglienza. Perché la qualità non è fatta soltanto di stelle o di rapporto prezzi/servizi, ma anche di rapporti ecologicamente e umanamente corretti».43 All’interno della Carta si nota come

l’intento dell’AITR è quello di favorire un turismo d’incontro, rispettoso delle diversità siano esse culturali che naturali, e che richiedono un certo tipo di adattamento agli usi e costumi dei luoghi che si stanno visitando. Inoltre si incoraggiano le due popolazioni, turisti e comunità ospitante, a condividere gli aspetti caratteristici del territorio, superare gli stereotipi e abbandonare le rappresentazioni fittizie; il tutto sempre nel rispetto della comunità ospitale e sempre se essa sia disponibile all’apertura e all'accoglienza del turismo. «L'Associazione Italiana Turismo Responsabile ha una speranza e uno scopo:

42 http://www.aitr.org/chi-siamo/lassociazione/

43 BEL PAESE - BUON TURISMO LA "CARTA ITALIA" DEL TURISMO

SOSTENIBILE

(29)

che un turismo attento e consapevole diventi non l'ennesimo prodotto di nicchia, ma una diffusa e contagiosa filosofia del viaggio»44. La Carta si

articola in tre parti:

1. Le responsabilità del viaggiatore;

2. Le responsabilità dell’organizzatore turistico; 3. Le responsabilità della comunità ospitante.

Pertanto vengono presi in considerazione tutti e tre i soggetti interessati allo sviluppo del prodotto turistico e, per ogni singolo soggetto vengono suggeriti i principi di responsabilità da attuare sia prima della partenza che durante e dopo il soggiorno, per lo svolgimento di un turismo responsabile che sia il più attento possibile alle comunità locali e al loro territorio.

L’Associazione Borghi Autentici d’Italia,45 è un’associazione che riunisce

comuni di piccole e medie dimensioni, ma anche enti territoriali ed organismi di sviluppo locale, uniti dall’intento di avviare uno sviluppo locale equo e rispettoso delle tradizioni. Infatti l’associazione è impegnata in un percorso di continuo miglioramento del complesso urbano, sociale, ambientale e culturale di ciascun borgo, al fine di migliorare la qualità della vita delle popolazioni residenti. In particolare l’Associazione Borghi Autentici ha dato vita al progetto Comunità Ospitale, un progetto “di turismo di comunità, che unisce i concetti di esperienziale, sostenibile, responsabile e collaborativo, per creare in sede locale un’offerta turistica integrata”.46 Le Comunità Ospitali si distinguono dalle

classiche mete turistiche perché i turisti che vivono questi luoghi si sentono cittadini temporanei, che si identificano nel ritmo dolce del borgo e (ri)trovano la dimensione autentica del luogo, mentre la comunità locale da parte sua cerca di essere il più possibile ospitale, tale da garantire una permanenza

44 BEL PAESE - BUON TURISMO LA "CARTA ITALIA" DEL TURISMO

SOSTENIBILE http://www.aitr.org/wp-content/uploads/2015/11/Carta_Italia_turismo_sostenibile.pdf 45http://www.borghiautenticiditalia.it/lassociazione 46 http://www.borghiautenticiditalia.it/progetto/comunit%C3%A0-ospitali-gente-che-ama-ospitare

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indimenticabile, incentrata sulla partecipazione e sulla condivisione. All’interno di ogni comunità viene identificato il tutor dell’ospite, un cittadino del borgo che accompagna il turista alla scoperta del borgo durante il suo soggiorno. Pertanto la «Comunità Ospitale, per essere tale, deve vivere in qualità per restituire qualità, facendo della relazione con l'ospite il valore aggiunto. La Comunità Ospitale è quindi una comunità fatta di persone che nella loro individualità agiscono per la creazione di un bene comune e condiviso».47

Sono quarantuno le Comunità Ospitali coinvolte in tutto il territorio italiano, di queste ventisette rientrano nel progetto Rete Nazionale delle Comunità Ospitali…gente che ama ospitare.

La Rete Nazionale delle Comunità Ospitali è un progetto co-finanziato al 50% dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo a valere sul bando “Progetti per la realizzazione e diffusione dei servizi innovativi in favore dell’utenza turistica”, D.M. del 13 dicembre 2010 e per il restante 50% pro quota tra i comuni partner. In quest’ultimo progetto i ventisette comuni partner hanno organizzato, con il supporto dei Borghi Autentici d’Italia, «un’offerta turistica locale integrata, basata sul concetto di sostenibilità e turismo di comunità. L’obiettivo è quello di posizionare i ventisette48 territori sul mercato

nazionale ed internazionale come destinazioni turistiche distinte, ma accomunate da un unico brand e un unico claim: Comunità Ospitale… Gente che ama ospitare, sinonimo di vacanza basata sulla sostenibilità, sulla scoperta e sulla conoscenza del made in Italy».49 In particolare si punterà alla

creazione di una rete di operatori dei ventisette comuni, creazione di siti web dedicati e di portali e-commerce dei prodotti tipici, individuazione del tutor

47http://www.comunitaospitali.it/chi-siamo

48 Comuni partner di progetto sono 27: Aliano (MT), Berceto (PR), Bertinoro

(FC), Fara San Martino (CH), Forni di Sotto (UD), Fossato di Vico (PG), Galtellì (NU), Melpignano (LE), Miglierina (CZ), Minervino di Lecce (LE), Monte Santa Maria Tiberina (PG), Montesegale (PV), Moliterno (PZ), Palmariggi (LE), Pietralunga (PG), Pizzone (IS), Predappio (FC), Rotondella (MT), Saluzzo (CN), San Valentino in Abruzzo Citeriore (PE), Sante Marie (AQ), Santu Lussurgiu (OR), Satriano di Lucania (PZ), Scurcola Marsicana (AQ), Silanus (NU), Sorradile (OR), Sutrio (UD).

49 http://www.borghiautenticiditalia.it/progetto/rete-nazionale-delle-comunit%C3%A0-ospitali-gente-che-ama-ospitare

(31)

dell’ospite per ogni comune, creazione della cartellonistica turistico-informativa… Il progetto ha una durata di ventiquattro mesi: da novembre 2015 a novembre 2017.

Sempre nell’ottica di uno sviluppo turistico comunitario e nella salvaguardia dei piccoli borghi, i Borghi Autentici d’Italia hanno avviato altri progetti tra cui:

- Borgo Autentico Certificato: si tratta di un progetto unico a livello europeo volto al miglioramento della qualità della vita nei borghi mediante l’adozione di alcuni parametri, indicatori e principi di cui da 1 a 3 sono obbligatori, da 4 a 6 sono volontari: approccio “Smart Small Community” inerente alla sostenibilità ambientale ed energetica; promozione della qualità urbana; promozione di una comunità coesa e solidale; tutela e valorizzazione del paesaggio e della biodiversità; intraprendere un percorso che consente al borgo di divenire Comunità Ospitale; valorizzare la fruizione culturale.50

- A seguito dell’emanazione della legge regionale 44/2013 Disposizioni per il recupero, la tutela e la valorizzazione dei borghi più belli d’Italia in Puglia, l’Associazione ha deciso di proporre alla Regione Puglia una strategia di sviluppo dei borghi pluriennale (2014-2020), basata su un modello di insediamento a costo basso, a ridotto impatto ambientale e alla realizzazione di reti intercomunali volte alla promozione “dell’immagine del territorio regionale nell’ambito del segmento del turismo di qualità”. La comunità verrà coinvolta mediante l’organizzazione di focus territoriali e laboratori al fine di garantire uno sviluppo sostenibile e di qualità.51

- Piano delle Strategie Sardegna: si tratta di un percorso di valorizzazione dei borghi mediante l’attuazione delle disposizioni dell’art.4 della Legge Regionale n.6 del 15 marzo 2012 ove la Regione Sardegna ha assegnato finanziamenti alla Rete dei Borghi Autentici d’Italia Sardegna. Le principali azioni previste dal Piano delle Strategie

50http://www.borghiautenticiditalia.it/progetto/borgo-autentico-certificato 51http://www.borghiautenticiditalia.it/progetto/legge-442013-puglia

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Sardegna sono: sviluppo di una rete di Comunità Ospitali; attuazione del progetto Sardegna Autentica52 con l’obiettivo di valorizzare le

produzioni locali sia quelle agroalimentari che artigianali mediante la loro promozione su una piattaforma di e-commerce basata sui principi dello storytelling territoriale; realizzazione delle Cooperative di Comunità; realizzazione della segnaletica stradale del brand Borghi Autentici d’Italia; realizzazione di tre momenti di promozione territoriale chiamate Sardegna Store a Roma, Milano e Berlino.53

In risposta ai processi di impoverimento, spopolamento e abbandono delle aree minori del nostro territorio, soprattutto le aree interne e montane, è stato approvato nel luglio del 2011 dal Congresso Nazionale di Legacop e Legambiente il progetto Cooperative di Comunità, al fine di fornire alle comunità locali uno strumento utile per mantenere il livello essenziale dei servizi e per valorizzare il territorio. Mediante la costituzione delle Cooperative di Comunità la popolazione locale è parte attiva nella gestione dei servizi e nella valorizzazione del territorio, non solo in ottica dello sviluppo di un turismo integrato ma anche nell’ottica del miglioramento della qualità della vita delle popolazioni residenti, della crescita e della valorizzazione dei centri minori, mediante il recupero dei mestieri, delle produzioni e lo sviluppo della green economy. «Le cooperative sono, infatti, imprese di persone che si auto-organizzano in forma partecipativa e mutualistica per risolvere problemi e bisogni comuni, che non si appropriano degli utili realizzati, ma li lasciano nell’impresa per le generazioni future. In un modello di nuovo protagonismo sociale e di maggiore equità tra tutti i cittadini, la cooperazione si propone come una infrastruttura sociale diffusa che arricchisce l’economia, crea mobilità e capitale sociale, rafforza la coesione».54 Come sottolineava l’allora

presidente di Legacoop Giuliano Poletti, con le Cooperative di comunità si vuole «offrire un supporto a quelle persone che vogliono stare insieme ed

52http://www.sardegnautentica.it/chisiamo

53http://www.borghiautenticiditalia.it/progetto/borgo-autentico-certificato 54 Guida alle cooperative di comunità, Legacoop, 2014 http://www.sociale.it/wp-content/uploads/2014/09/CoopComunit%C3%A0.pdf

(33)

organizzarsi per dare risposta ai propri bisogni, per contrastare il degrado e l’abbandono di comunità nelle quali né la mano pubblica né l’imprenditoria ordinaria sono in grado di assicurare, da sole, i servizi e le occasioni di lavoro necessarie. Con questo progetto vogliamo riaffermare che la forma cooperativa è uno strumento efficace e flessibile, a disposizione di tutte le persone e le comunità che vogliono assumersi la responsabilità di dare soluzioni condivise ai propri problemi ed essere protagoniste del proprio futuro».55

7. IL

TURISMO

PARTECIPATO

TRA

ASSOCIAZIONI

EUROPEE E MONDIALI

In Francia il termine turismo partecipato è apparso alla fine del 2003, in un rapporto di Hélène Sallet-Lavorel: Pour un tourisme participatif en Île-de-France. Encourager le rapprochement entre visiteurs et Franciliens, Institut d’aménagement et d’urbanisme de la région Île-de-France (Iaurif), che oggi è considerato il documento fondatore del concetto.56

Il comune di Parigi incoraggia molto questa tipologia di turismo alternativo e ne fa uno degli elementi chiave della sua politica turistica. Secondo l’allora Vicesindaco Responsabile del turismo (2008) Jean Bernard Bros «il futuro del turismo urbano risiede nella capacità collettiva di inventare un nuovo modo di viaggiare tale da rendere il visitatore parte attiva nel suo viaggio».57 In questo

caso si tende ad ampliare il portfolio delle attività da svolgere a Parigi, offrendo visite gratuite non solo nella città parigina ma anche nelle aree circostanti. Il vantaggio è che il volontario che accompagna i turisti, solitamente in piccoli gruppi, è colui o colei che vive e/o conosce benissimo il quartiere che si sta visitando. Queste attività tendono a dar luce a stretti legami di amicizia tra il

55 http://www.legambiente.it/contenuti/comunicati/cooperative-di-comunita-promuovere-cooperative-di-servizi-nei-piccoli-comuni

56 S. Coquin, La lounge marche vers le tourisme participative,

57 J. B. Bros, Le Paris des Parisiens. La ville de Paris encourage le tourisme

(34)

turista e il cittadino-guida, sentendosi sempre più cittadini partecipi e generando ospitalità inclusive.

In ruolo importante all’interno di questo sviluppo turistico partecipato è svolto dall’associazione parigina Ça se visite!, che ha sostituito l’allora Belleville Insolite; ma anche Arômes & saveurs che si occupa di corsi di cucina, acquisti al mercato cittadino, meeting con i professionisti del settore culinario; l’impresa Meeting the French che offre visite a laboratori di grande rilevanza. Inoltre la politica francese sul turismo partecipato si incentra anche sulla realizzazione di tre grandi eventi annuali: la Semaine Italienne che si tiene il primo giugno, la Chasse aux trésors il primo luglio, e l’Incroyable Rallye a metà ottobre. Infine, uno dei più grandi successi della politica in favore del turismo partecipato è Parisiennes et des Parisiens lanciata nel 2005, che riguarda la creazione di camere d’albergo mediante la charte Hôtes Qualité Paris. L’iniziativa mira a promuovere l’incontro tra i turisti e i parigini, offrendo loro sistemazioni di qualità alla parigina. Naturalmente, l'offerta turistica partecipativa non sostituisce l'offerta tradizionale; bensì si tratta di un’alternativa per i clienti che desiderano vivere Parigi in tutto il suo essere e per chi non avrebbe intrapreso questo viaggio se questa offerta non fosse esistita; inoltre consente di superare alcuni stereotipi sulla capitale francese e consente di valorizzare la sua immagine.

A livello mondiale pioniere in questa nuova tipologia di turismo è il Global Greeter Network, un’associazione mondiale di Greeter nata a New York nel 1992. In inglese la parola Greeter letteralmente indica una persona impegnata ad accogliere i clienti in un negozio, ristorante o in altre attività.58 Come riporta

il sito dell’associazione, i Greeters sono: «are volunteers that love their city so much that they want to show their place to you; for free! Not as a guide, more like a newly met friend! Greeters can show you special places that have a personal meaning to them. They can also show things visitors specifically ask

(35)

for such as parks, the best shopping spots, architecture marvels or city specific hidden treasures».59

In sostanza si tratta di abitanti che amano la loro città e vogliono farla conoscere anche al turista, ma non seguendo i classici itinerari, bensì mostrando i luoghi particolari della vita quotidiana che per loro hanno un significato intrinseco, con l’intento di cambiare l’immagine stereotipata che solitamente si ha della città in cui si va a visitare, alla scoperta di quartieri sconosciuti, di aneddoti che nemmeno i libri di storia riportano. L’obiettivo è quello di entrare nel cuore della città e sentirsi cittadino di quella città per un giorno o poco più. L’associazione oggi raggruppa ben 31 paesi di tutto il mondo60, tra cui l’Italia, e soprattutto la Francia che è stata il primo stato

europeo a partecipare a questa associazione. In particolare nel 2007 è stata lanciata l’associazione “Parisien d’un jour, Parisien toujours”61 con il sostegno

dell’amministrazione cittadina e del consiglio regionale.

8. TURISMO DI COMUNITÀ E TURISMO PARTECIPATO:

DUE MODELLI DI SVILUPPO INEGRATI

Dopo aver appreso il significato di ognuno dei modelli di sviluppo turistico è possibile affermare che turismo di comunità e turismo partecipato sono due tipologie turistiche che guardano nella stessa direzione ovvero danno importanza alla comunità locale e al suo valore intrinseco.

Se nel turismo di comunità si punta sull’importanza della comunità locale nel processo di governance del territorio e del settore turistico, il turismo partecipato mira alla partecipazione della comunità locale nel processo di sviluppo turistico; ne consegue che si tratta di due tipologie turistiche che possono ben integrarsi tra di loro.

59http://globalgreeternetwork.info/

60http://globalgreeternetwork.info/global-greeters-member-list/ 61http://www.greeters.paris/

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