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CAPITOLO II ANALISI DEGLI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE

2. ANALISI DEGLI STRUMENTI INTERNI

Elemento essenziale per lo sviluppo del turismo partecipato è, come è già stato trattato, la cooperazione e la partecipazione di tutti i soggetti direttamente o indirettamente interessati al settore turistico. Prima ancora di valutare ogni singolo strumento che possa essere adottato, occorre che la popolazione locale sia consapevole di sé e del controllo sulle proprie azioni e decisioni, al fine di mettere in moto il processo di organizzazione delle capacità, delle risorse per poter cambiare le proprie condizioni di vita e il proprio territorio in

64 Provincia autonoma di Trento, Assessorato all’agricoltura, foreste, turismo

e promozione, Linee guida per la politica turistica provinciale, L.p. 2002, n.8, art. 2, Trento, 2002, p. 35.

65 Manifesto dei Borghi Autentici “Territori e comunità che ce la vogliono

un’ottica sostenibile e partecipata, parlando così di Empowerment. Ossia «l’insieme di azioni e interventi mirati a rafforzare il potere di scelta degli individui e ad aumentarne poteri e responsabilità, migliorandone le competenze e le conoscenze».66 Occorre cioè basare la filiera turistica sulle

comunità locali, facendone gli attori principali dei processi di sviluppo dei propri territori. Questo vale in tutti i contesti e soprattutto nelle aree ritenute più fragili dal punto di vista culturale ed ambientale, in quanto è soprattutto in questi luoghi che si sviluppa una domanda turistica che è alla continua ricerca di luoghi che sprigionano ancora il loro valore intrinseco, a seguito delle continue condizioni di marginalità che non gli hanno permesso di evolversi ed abbandonare le proprie tradizioni a discapito di qualcosa di più innovativo. Infatti una strategia fondata sull’Empowerment si basa sull’autonomia locale, ove le comunità possano partecipare ai processi decisionali, agendo come attore collettivo, formulando proposte il più possibile condivise ed applicando meccanismi di inclusione. Il punto di forza dell’Empowerment sta nel fatto che tale processo di sviluppo potrà essere portato avanti in qualsiasi contesto e in qualsiasi situazione, anche se si è in presenza di fluttuazioni momentanee nella domanda o del cambiamento dello scenario mondiale (vedi gli anni successivi all’11 settembre), proprio perché si tratta di un progetto di sviluppo partecipato e ben integrato nel territorio su cui si sviluppa. Infatti l’attenzione del turista verso la comunità locale lo porta spesso a tornare nel Paese ove ha vissuto l’esperienza autentica al fine di riviverla e continuarla; le relazioni che si instaurano tra comunità ospitante e turisti sono durature e generano fidelizzazione e riservano poca attenzione alla variabile prezzo. All'opposto, nel modello di implementazione esogena, in presenza di situazioni fluttuanti continue, i soggetti esterni, spinti solo dal profitto, tendono a non dare un contributo alla destinazione, bensì a proiettarsi verso l’iniziare una nuova attività in un altro luogo. Questo perché gli investitoti esterni cercano di trarre il massimo vantaggio dalle risorse locali nel minor tempo, senza prendere in considerazione gli effetti che si potranno generare sul territorio nel lungo

66http://www.treccani.it/enciclopedia/empowerment_(Dizionario-di-Economia- e-Finanza)/

periodo. In un processo partecipato i tempi di sviluppo sono prolungati e i primi risultati iniziano ad apparire solo dopo alcuni anni, nel lungo periodo.

La partecipazione della comunità locale deve essere incoraggiata sin dall’avvio della fase progettuale ed ogni singolo progetto, oltre ad essere approvato dalla comunità stessa, deve essere realizzato e coordinato soprattutto mediante l’utilizzo di risorse locali.

Importante elemento che spinge i diversi attori ad unirsi per collaborare tutti insieme è la formazione. Infatti «il coinvolgimento della popolazione locale è un processo di lungo periodo e particolarmente importante nella gestione del territorio. La partecipazione va stimolata mediante adeguate attività di formazione, sensibilizzazione ed educazione in modo che le scelte e gli interventi vengano programmati in maniera più consapevole e più sostenibile al fine di favorire un concreto miglioramento delle condizioni ambientali, sociali, ed economiche in cui la comunità vive e opera».67 Il tema della

formazione non è inteso solo in un’ottica di consapevolezza delle proprie capacità e potenzialità ai fini di un’ottima programmazione, ma anche in un’ottica di formazione del personale per poter accogliere al meglio il turista ed essere una destinazione ospitale. Infatti è soltanto con un personale ben formato e capace che sarà possibile pensare ad una crescita duratura nel lungo periodo, che non si fonda soltanto sugli aiuti esterni. Inoltre occorre puntare anche sulla formazione delle imprese locali, in modo da poter personalizzare ognuno il Sense of Place, coniugando le proprie tradizioni con la cultura del luogo.

In questo contesto gli studenti ricoprono un ruolo molto importante in quanto attraverso l’apprendimento e la comprensione di cosa vuol dire sviluppo turistico partecipato e di comunità, essi sono in grado di immagazzinarlo, attuarlo e soprattutto trasmetterlo alle loro famiglie. Ovviamente tutto ciò

67 S. Pareglio, Guida europea all’Agenda 21 Locale. La sostenibilità

ambientale: linee guida per l’azione locale, Milano, Isabel Litografia, 2004, pp. 84-85.

richiede l’attuazione di programmi di formazione completa, che abbracciano tutti i livelli scolastici, al fine di diffondere il concetto di partecipazione.

Altro strumento importante di cooperazione è la realizzazione di un network tra tutti gli operatori del settore, siano essi pubblici, privati e comunità. Infatti C. A. Gunn afferma che le politiche di “go-it-alone” stanno sempre più cedendo il passo a politiche di collaborazione e cooperazione, in quanto nessun soggetto può svolgere la propria attività da solo nel lungo periodo,68 in un

mercato così globalizzato. Invece E. Trist sostiene che la leva per il cambiamento consiste nel fare gruppo e network.69

Mediante la realizzazione di una rete – formalizzata o meno – i diversi attori potranno tra di loro collaborare al perseguimento dell’obiettivo comune: lo sviluppo turistico della destinazione in chiave sostenibile, in quanto accomunati dagli stessi valori e dallo stesso progetto, senza perdere la propria individualità. Perché fare sistema vuol dire guardare tutti nella stessa direzione e pensare in maniera sistemica vuol dire trarre il massimo dalle reti di relazione, conseguire il rispetto reciproco fra tutti gli attori e soprattutto generare uno spirito di collaborazione. Tuttavia per mantenere salde le maglie della rete occorre investire molto nelle relazioni tra i vari soggetti, creando un rapporto di reciproca fiducia, di condivisione delle strategie e progetti da portare avanti; infatti le reti nascono solo nel momento in cui sono in grado di generare un valore aggiunto a tutti gli aderenti. Insieme si è più competitivi e si è in grado di superare gli ostacoli poiché è possibile avere una visione allargata della situazione e differenti competenze da adoperare.

Inoltre attraverso la realizzazione di una rete di tutti gli operatori locali sarà possibile realizzare un modello di sviluppo endogeno, che sia ben integrato al territorio, di durata pluriennale e che tenga conto degli interessi di tutti i soggetti aderenti e dell’importanza che essi danno al territorio in cui vivono, perché in

68 C. A. Gunn, Tourism Planning (2nd ed.). New York: Taylor and Francism,

1988 pp.272

69 E. Trist, New Directions of Hope: Recent Innovations Interconnecting

Organizational, Industrial, Community and Personal Development. Regional Studies, 1979, pp.439- 451

questo sistema le relazioni vengono prima dei profitti. Infatti se nel breve periodo l’apporto di capitali esterni può avviare lo sviluppo turistico di una destinazione non ancora inserita nei circuiti turistici, nel lungo periodo questo sistema tende a collassare, ecco perché occorre sviluppare processi endogeni di lungo periodo.

Una pianificazione attenta e partecipata oltre ad interpellare tutti gli attori coinvolti nel processo turistico, deve tendere alla connessione del settore turistico con tutti gli altri settori economici attivi nella destinazione, in quanto il turismo è un’attività interdisciplinare che direttamente o indirettamente coinvolge tutti i settori. Questo vuol dire che gli operatori turistici nell’offrire i loro prodotti e i servizi, dovranno fornirsi delle materie prime o dei prodotti finiti, per la maggior parte, dalle aziende operanti sul territorio, in modo da innescare uno sviluppo locale a trecentosessanta gradi e la conseguente ricaduta multipla dei benefici turistici su tutto il tessuto economico locale. Nel lungo periodo tale processo comporterà il rafforzamento e l’incremento di tutti i settori locali e il conseguente aumento del reddito pro-capite e dei posti di lavoro. Allo stesso tempo anche gli operatori turistici potranno vedere aumentati i propri benefici poiché l’utilizzo di prodotti a Km0, della filiera corta, comporta la riduzione dei costi di acquisto e l’aumento della loro reputazione in quanto il turista vive a pieno il territorio in ogni attività, servizio di cui usufruisce e in ogni prodotto che consuma.

Ulteriore strumento importante di cooperazione è la Cooperativa, «un’associazione autonoma di individui che si uniscono volontariamente per soddisfare i propri bisogni economici, sociali e culturali e le proprie aspirazioni attraverso la creazione di una proprietà comune e democraticamente controllata».70 In particolare, in questo contesto, si fa riferimento alla

Cooperativa di comunità che «deve avere come esplicito obiettivo quello di produrre vantaggi a favore di una comunità alla quale i soci promotori appartengono o eleggono come propria. Questo obiettivo deve essere

70 XXI Congresso dell'Alleanza Cooperativa Internazionale, tenutosi a

Manchester nel settembre 1995, è stata approvata la Dichiarazione dell'identità cooperativa.

perseguito attraverso la produzione di beni e servizi per incidere in modo stabile su aspetti fondamentali della qualità della vita sociale ed economica».71

Pertanto la cooperativa di comunità deve nascere su iniziativa e volere della comunità stessa o comunque di una parte di cittadini che avvertono il desiderio di contribuire alla crescita della propria comunità. Ne consegue che le Cooperative di comunità danno molta importanza al capitale umano, ne valorizzano il territorio che abitano e lo dotano di servizi essenziali. Infatti molto spesso si tratta di cooperative polifunzionali che vanno dal prendersi cura degli anelli più deboli della comunità come anziani e bambini, fino allo sviluppo e alla promozione del turismo di comunità, come è oggetto di tesi.

In Italia l’interesse verso le cooperative di comunità scaturisce alla fine del 2010 ad opera della Legacoop, un’associazione nazionale del settore cooperativo, la quale ha voluto promuovere la crescita di una rete cooperativa all’interno delle piccole comunità per poter sviluppare in loro le capacità di autoorganizzazione e di relazione dei cittadini. Infatti le Cooperative di comunità consentono di adunare tutte le risorse economiche, umane ed ambientali per fronteggiare le mancanze dello Stato e assicurare alla propria comunità investimenti, servizi essenziali, al fine di migliorare le condizioni di vita dell’intera comunità, valorizzare e rendere fruibili le risorse del territorio, incentivare lo sviluppo del territorio. Ne consegue che la comunità può arricchirsi di quei valori che forse stava perdendo, ritrovare la propria identità e può essere essa stessa protagonista del proprio futuro. Alcuni esempi italiani possono essere: la Cooperativa della Valle dei Cavalieri, I Briganti di Cerreto, che saranno trattati nel capitolo seguente.

Tuttavia va precisato che le cooperative di comunità oltre a svilupparsi nelle aree interne, possono svilupparsi anche in realtà urbane, come nei singoli quartieri, dove sta venendo meno l’importanza del vivere insieme nello stesso luogo, appartenere ad uno stesso luogo. Dal punto di vista turistico la Cooperativa di comunità può proporre soggiorni-visite all’interno della

71 Guida alle Cooperative di Comunità, Legacoop, 2011 http://www.coopstartup.it/wp-

comunità, valorizzare il proprio heritage, la propria storia e le proprie tradizioni, siano esse culturali che enogastronomiche. Questo dà l’opportunità al turista di far parte, seppur per un breve periodo, della comunità ospitante, viverla nel pieno e allacciare dei rapporti duraturi, conferendo ad entrambe le parti un valore aggiunto che non può essere quantificabile in termini economici.

Lo scopo del turismo partecipato è proprio quello di creare una rete di persone in grado di attivare sinergie al fine di raggiungere un risultato di interesse comune.

Altri strumenti che consentono la partecipazione attiva della comunità e allo stesso tempo la fornitura di informazioni sono gli incontri tra i vari soggetti, la partecipazione a tavoli di discussione, focus group e forum. Tuttavia la partecipazione di soggetti diversi con interessi diversi può volgere verso conflitti che possono protrarsi nel tempo senza arrivare ad attuare soluzioni condivise. Pertanto occorre puntare verso una partecipazione che permetta un coinvolgimento attivo di tutti i portatori di interesse e che sia moderato al fine di non perdere di vista il fil rouge della partecipazione.

Il Forum è considerato come un importante strumento di partecipazione, in quanto consente ai vari soggetti coinvolti nello sviluppo turistico di essere informati, di confrontarsi e di prendere parte al processo di elaborazione delle decisioni. Anche l’associazione culturale Matera 2019 all’interno del suo programma di ampliamento e favoreggiamento della partecipazione cittadina ha previsto la realizzazione di un Forum delle associazioni e dei produttori culturali.

Un passo successivo al Forum è l’elaborazione di Piani di Azione, al fine di concretizzare le azioni discusse nel Forum, ovviamente sempre se queste sono condivise e realizzabili.

Altro strumento importante di partecipazione è l’Open Space Technology, una metodologia di partecipazione sociale nata a metà degli anni Ottanta dall’intuizione dell’antropologo Harrison Owen. Si tratta di un metodo di gestione di incontri, gruppi di lavoro, convegni, in modo produttivo e creativo,

in grado di far interagire numerose persone (gruppi da 5 a 2000 persone), in quanto i temi trattati sono proposti dai partecipanti, sulla base di quello che loro considerano di primaria importanza. Pertanto le discussioni sono autogestite dai partecipanti e i risultati di tali discussioni sono riportati all’interno di un Instant Report che viene stampato e distribuito a tutti i partecipanti al termine dei lavori. «I lavori si aprono con una sessione plenaria in cui tutti i partecipanti siedono in cerchio. Il facilitatore apre lo spazio introducendo il tema della giornata e spiegando come funziona l’Open Space Technology. Poi i partecipanti costruiscono, con l’aiuto del facilitatore, il programma dei lavoro. Chiunque voglia proporre agli altri un argomento da discutere ha la possibilità di farlo. Una volta costruito il programma di lavoro le persone si riuniscono in gruppo per discutere le diverse proposte, in una serie di sessioni successive (anche in più giorni di lavoro) secondo il programma che hanno coralmente definito. Al termine dei lavoro ogni gruppo prepara una breve relazione sull’argomento discusso […]. I lavori si chiudono con una sessione plenaria in cui tutti i partecipanti hanno modo di commentare i risultati dei lavori».72 Esempio di adozione di tale metodologia nel campo turistico è la

città di Putignano con il suo relativo Report dell’Open Space Technology PUTIGNANO PARTECIPATIVA “quali proposte per lo sviluppo del turismo rurale a Putignano?” tenutosi nel novembre del 2014 e che ha comportato all’individuazione di 11 proposte:

1. Il fragno, una quercia speciale da valorizzare;

2. Trasparenza, partecipazione e ascolto prima della progettazione di opere impattanti sul territorio;

3. Rete degli operatori delle strutture ricettive;

4. Detassazione o agevolazioni per i “virtuosi” proprietari di trulli;

5. Valorizzazione delle masserie e dei cascinali attraverso la segnaletica e mappa turistica del territorio;

6. Scuola della cultura rurale e agricola; 7. Dalla produzione alla vendita;

8. La scuola dei trulli;

9. Uno spot per promuovere il territorio locale; 10. Reti ciclopedonali rurali;

11. Concorso e mostra fotografica.73

Figura 2 Putignano Partecipativa, Open Space Technology74

73 Per maggiori informazioni sul report, visitare il sito internet: http://www.putignanopartecipativa.org/blog/report-dellopen-space- technology-putignano-partecipativa-%E2%80%9Cquali-proposte-lo-sviluppo- del# 74http://www.putignanopartecipativa.org/blog/report-dellopen-space- technology-putignano-partecipativa-%E2%80%9Cquali-proposte-lo-sviluppo- del#expanded

Un altro strumento potrebbe essere il BarCamp, definito come una «non conferenza»75 il cui scopo è quello di invogliare i partecipanti a condividere le

proprie opinioni in uno luogo senza limiti spaziali e temporali, e senza un programma predefinito. Questo comporta che ogni aderente può partecipare attivamente proponendo un proprio argomento tale da poter condurre una discussione in merito; infatti il principio base del BarCamp è «niente spettatori, solo partecipanti».76 I BarCamp rappresentano una variante dell’Open Space

Technology, in quanto qui si chiede che ciascun partecipante debba tenere una conferenza, coordinare una discussione o contribuire in altro modo alla riuscita dell’evento. Ogni giorno occorre definire il crono-programma e ciascun partecipante può frequentare la sessione che suscita il suo interesse. Per quanto riguarda il contesto italiano i BarCamp hanno iniziato a diffondersi a partire dal 2007 e nel 2011 è nata, su iniziativa dell’Associazione ItaliaCamp la Fondazione ItaliaCamp che «sperimenta un modello di interazione strategica tra il settore pubblico, le imprese e il terzo settore, con l’obiettivo di generare iniziative di impatto economico e innovazione sociale per il Paese».77

Dal punto di vista turistico il 19 novembre del 2014 la Camera dei deputati, su proposta dell’Intergruppo parlamentare per l’Innovazione, ha realizzato il secondo BarCamp presso l’aula dei Gruppi Parlamentari con tema “Il futuro del turismo nel Belpaese”. Alla “non conferenza” hanno partecipato oltre 250 persone tra ricercatori, imprenditori, esperti del settore e referenti degli enti territoriali. In particolare nei giorni precedenti il BarCamp è stata aperta una piattaforma online per poter inviare idee inerenti alle 5W del giornalismo:

- Why: perché il turismo è economia vitale per il nostro paese;

- Who: la governance (del turismo e dell’innovazione) tra Titolo V e spending review;

- What: e-commerce, big & open data, promozione, social media, sharing economy, banda larga, Wi-Fi, mobile;

- When: per individuare le priorità nel breve periodo;

75http://webeconoscenza.net/2009/10/12/cos-un-barcamp/ 76http://barcamp.org/w/page/403627/LeRegoleDelBarCamp 77http://italiacamp.com/chi-siamo/fondazione/

- Where: proporsi sui mercati esteri con un brand forte e coerente che leghi turismo, enogastronomia, cultura, design, moda.

In totale sono state raccolte trentatré proposte che a loro volta hanno comportato la formazione di cinque gruppi tematici:

1. La guida turistica del terzo millennio; 2. Un nuovo marketing del territorio; 3. Strategia e strumenti per gestori 2.0; 4. Ruolo delle comunità;

5. Interventi legislativi.

Successivamente ogni singolo gruppo di lavoro ha presentato una proposta di gruppo e, come ha affermato l’On. Paolo Coppola dell’Intergruppo parlamentare per l’innovazione tecnologica le «proposte verranno portate in Commissione cultura per vedere se è possibile recepirle con qualche intervento normativo».78

Il Planning for Real è un altro strumento partecipato che in italiano significa letteralmente “pianificazione per davvero”. In particolare si tratta di una metodologia nata negli anni ’70 da parte di alcuni ricercatori dell’Università di Nottingham guidati dal prof. Tony Gibson che coinvolge residenti, amministratori, imprese ed enti pubblici e punta ad una progettazione urbana, quindi del proprio territorio. In particolare la comunità, essendo l’unico attore che conosce pienamente il proprio territorio e le problematiche ad esso connesse, può, mediante il Planning for Real, decidere di reinventarsi e guidare essa stessa il proprio sviluppo territoriale.

Nello specifico il processo inizia con la costruzione di un plastico che rappresenta il territorio in questione. Qui ogni cittadino potrà apporre delle migliorie, evidenziare i punti di forza e di debolezza, offrire suggerimenti sulla base delle informazioni ricevute come: vincoli amministrativi, budget a

disposizione ed altre varianti e, successivamente sarà possibile realizzare dei piani d’azione. Nel maggio del 2015, su iniziativa della Onlus fiorentina Save The City-Firenze nel Cuore, è stato avviato a Firenze un Planning for Real in Piazza Pier Vettori, una delle piazze più importanti del quartiere 4, finanziato dalla Regione Toscana attraverso l’Autorità regionale per la Partecipazione. I cittadini e tutti gli

interessati, sono chiamati ad esprimere le proprie idee al fine di migliorare la qualità di una piazza dalle grandi potenzialità ma del tutto trascurata. Pertanto la partecipazione è stata aperta a tutti, anche ai bambini, ai quali in

particolare è stata dedicata un’area d’intrattenimento.

Come dichiara il presidente dell’associazione Save The City Alessandro Tarducci in un’intervista a Il nuovo Reporter, alla fine del percorso verranno individuate delle «linee guida che saranno utilizzate per essere messe a bando

Figura 5 Planning for Real - Firenze 27/05/2015