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CAPITOLO II ANALISI DEGLI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE

3. STRUMENTI ESTERNI

In un processo di sviluppo turistico di tipo botton-up le tecnologie sono considerate un valido strumento sia per attirare il turista (prima, durante e dopo la vacanza), sia nel favorire la co-progettazione, la partecipazione e lo scambio di informazioni. Infatti è necessario che ogni singola località sia il più possibile smart, al fine di divenire un laboratorio di innovazione sostenibile in cui testare idee, progetti per un modello di insediamento a basso impatto ambientale che consente non solo il miglioramento della qualità di vita della comunità locale ma che possa sviluppare anche un turismo di qualità, come quello cui è oggetto di tesi. Essere una città “smart” vuol dire essere capaci di «sviluppare processi di innovazione utilizzando in maniera diffusa le tecnologie digitali al fine di favorire le imprese, migliorare la qualità di vita dei cittadini e perseguire obiettivi di sostenibilità economica e ambientale».106 Tuttavia se le

infrastrutture tecnologiche sono importanti, esse risulteranno efficaci solo se prevedranno il coinvolgimento della popolazione locale fin dalle prime fasi dello sviluppo dei progetti; sarà possibile vivere in una città smart, e non in una città digitale quando capitale sociale e tecnologia si incontreranno e la comunità locale diventerà portatrice di innovazione. Infatti una città smart utilizza la tecnologia al servizio della città e ne valorizza il capitale economico, sociale, culturale ed ambientale, è necessariamente più inclusiva ed accessibile. Anche perché una città che funziona bene è vista con occhi diversi

106https://www.formazioneturismo.com/smart-cities-le-citta-italiane-che- innovano-di-piu-nel-digitale-per-il-turismo/

dal turista, diventa più attrattiva. È importante notare come l’aggettivo “smart” non è collegato unicamente alle infrastrutture di comunicazione e di informazione ma soprattutto al ruolo del capitale sociale e relazionale. «La smart city è la città del futuro, dove con meno risorse si producono più servizi per i cittadini e per le imprese, utilizzando le tecnologie più avanzate e sistemi di gestione intelligenti per ridurre gli sprechi e gli impatti negativi, siano essi ambientali, economici, sociali. In una smart city c’è meno inquinamento, si producono meno rifiuti e quelli prodotti sono riutilizzati per ridurre l’uso di materie prime, si consuma meno energia producendola con fonti rinnovabili, si riduce il traffico aumentando il trasporto pubblico e quello alternativo, si riduce l’uso di mezzi privati incrementando la condivisione dei mezzi, facilitando la diffusione del bike sharing, del car sharing, del car pooling, si riduce l’esclusione sociale mediante politiche di inclusione attive e attente alle diverse forme di bisogni, si abbassano le disparità di accesso ai servizi e all’uso della città stessa, si riducono le barriere architettoniche, quelle fisiche e quelle culturali. La smart city è una città che usa l’intelligenza delle nuove tecnologie per costruire un ambiente urbano più sostenibile, il cui esito è un sistema di relazioni inclusive che attrae, accoglie, accudisce e che accompagna i cittadini a realizzarsi».107 Pertanto una città smart punta su sei leve:

- Smart People: inteso come integrazione, aumento della partecipazione, abbattimento delle barriere culturali e fisiche;

- Smart living: ampliamento della formazione, sistemi sociosanitari; - Smart environment: inteso come diminuzione dell’inquinamento,

valorizzazione delle risorse paesaggistiche, diminuzione del consumo del suolo;

- Smart mobility: inteso come incremento e miglioramento dell’accessibilità, aumento della sicurezza, reti ICT, trasporti innovativi; - Smart economy: inteso come sostegno all’innovazione delle aziende,

aumento della produttività, apertura internazionale;

107http://www.fondazionefrancescofabbri.it/wp- content/uploads/2016/09/Poster-Smartcity-IT.pdf

- Smart governance: progettazione bottom-up, processi partecipativi, tavoli di discussione.108

Dal punto di vista turistico una città smart può ascoltare il turista, i suoi bisogni e cercare di soddisfarli. «Diventare smart per il turismo e la cultura vuol dire impegnarsi per fare in modo che la tecnologia possa agevolare gli utenti, oltre che rendere fruibili i servizi».109 Il turista contemporaneo è digitale e social,

questo vuol dire che utilizza molto il web per scegliere la propria destinazione ed acquistare i servizi ma allo stesso tempo ama partecipare e condividere in tempo reale le proprie esperienze; una città smart può fare davvero tanto per il turista contemporaneo. Per prima cosa la città può sostenere il turista, suggerendo luoghi da invadere, organizzando visite guidate, condividere i contenuti; ad esempio il comune di Torino sul suo account twitter, @Twitorino, diffonde informazioni utili alla cittadinanza e cerca di raccontare la città attraverso immagini di chi la ama, la vive. Inoltre è possibile sfruttare i social network per poter diffondere informazioni utili sul vivere e visitare la città, partecipare alla community online per scambiarsi consigli, essere propositivi. Pertanto è necessario che la città smart sia ben digitalizzata sul web, per poter essere facilmente individuata. Invece durante il viaggio di arrivo nella destinazione il turista vuol sapersi orientare pertanto si necessita che tutte le attrattive siano geo-localizzate, che ci sia un ottima connessione internet e postazioni per la ricarica per ricaricare il proprio smartphone, per poter essere sempre connessi e poter usufruire delle applicazioni del posto per trovare informazioni utili. Altro strumento utili in loco è la city card per potersi muovere liberamente in città, soprattutto se queste sono virtuali e funzionano come un’applicazione. Mentre in fase di ritorno a casa occorrerà monitorare i feedback e cercare di coltivare il legame che si è creato durante il soggiorno. Inoltre occorrerà che le singole città dialoghino tra di loro in una logica di sistema.110 In più dall’analisi emerge che il turista contemporaneo tende

108http://www.fondazionefrancescofabbri.it/wp- content/uploads/2016/09/Poster-Smartcity-IT.pdf 109http://www.telecomitalia.com/tit/it/ambiente-sociale/smart-cities/smart-city- index-cultura-turismo-2014.html 110http://smartinnovation.forumpa.it/story/69799/smart-city-e-turismo

sempre più ad effettuare prenotazioni via web, ma solo il 14% dei comuni analizzati è dotato di un ottima piattaforma online. Per quanto concerne i profili dei social network il 61% dei comuni analizzati si è dotato di almeno un account ufficiale. Per quanto concerne l’utilizzo delle applicazioni meno di un comune su dieci ha un’applicazione inerente al turismo e alla cultura, mentre sussistono diverse realtà aumentate (40% dei comuni).111

Altro strumento importante che consente di istaurare un legame tra la comunità locale e un potenziale turista è l’iniziativa svedese denominata Swedish number, una campagna dell’Agenzia Turistica svedese lanciata in occasione del duecentocinquantesimo anniversario dall’introduzione in Svezia, come primo paese al mondo, della legge per abolire la censura (varata nel 1776). Esattamente dal 6 aprile del corrente anno la Svezia si è dotata ancora una volta come primo paese al mondo, di un proprio numero telefonico: +46 771 793 336, attivo ventiquattro ore su ventiquattro. Come afferma il CEO dell'ufficio del turismo svedese, Magnus Ling: «in tempi così difficili, in cui molti Paesi provano a limitare le comunicazioni tra le persone, noi cerchiamo di fare esattamente l'opposto. Abbiamo dato agli svedesi la possibilità di rispondere alle telefonate in prima persona, di esprimere se stessi e di condividere i loro punti di vista quali essi siano».112 Attraverso questa campagna si è voluto

stimolare la curiosità della popolazione mondiale sulla Svezia, per poter mostrare la genuinità di questa terra, il senso di fierezza e conoscenza, sia a livello internazionale che nazionale; tuttavia è possibile parlare di qualsiasi argomento. Una volta digitato il numero risponde un centralino che indirizzerà la chiamata al primo svedese che ha deciso di aderire all’iniziativa mediante il download dell’applicazione. In tal modo i numeri di telefono di entrambi gli interlocutori resteranno anonimi. Un ottimo progetto partecipato che coinvolge le persone del posto e le fa diventare “Ambasciatrici della Svezia”, in quanto saranno proprio loro a rispondere alle domande che gli vengono poste e a 111 http://www.telecomitalia.com/tit/it/ambiente-sociale/smart-cities/smart-city- index-cultura-turismo-2014.html 112 http://www.repubblica.it/tecnologia/2016/04/08/news/chiami_la_svezia_rispon de_uno_svedese_a_caso-137147244/

consigliare i potenziali turisti, fornendo indicazioni utili legate alla loro terra. Inoltre se quando si chiama il primo svedese è connesso ma non è in grado di rispondere, la chiamata verrà indirizzata ad un altro svedese fino a quando qualcuno risponderà. Per quanto concerne le conversazioni, queste saranno svolte interamente in inglese. Mentre per ciò che concerne il costo della chiamata, questa verrà addebitata come una chiamata internazionale, tuttavia per alcuni paesi è stato predisposto una tariffa nazionale, ad eccezione di Regno Unito, Francia, Germania, Danimarca, Polonia, Olanda, Norvegia, Finlandia, Brasile e Stati Uniti, per i quali vale la tariffa locale. Come dichiara Björn Ståhl, direttore creativo delle società di comunicazione INGO Stockholm: «Ci sono poche persone al mondo così orgogliose di parlare del proprio paese come gli svedesi […]. Ogni volta che noi svedesi andiamo all'estero ci piace parlare di come sia vivere in questo grande paese. Noi vendiamo il nostro paese ogni volta che viaggiamo».113 L’iniziativa ha riscosso molto successo,

risposto a quasi quattordicimila chiamate.

113 Per ascoltare un esempio di chiamata è possibile visitare il seguente link:

Figura 18 Alcuni dati dell'iniziativa Swedish Number

Sempre ai fini della promozione del turismo e dell’identità nazionale sono state lanciate campagne simili in altri stati del Nord Europa, ad esempio in Islanda la compagnia aerea “Icelandair” prone, per chi sceglie l’Islanda come meta, una sorta di guida gratuita ovvero un cittadino che accompagnerà il turista nella visita al Paese. L’Irlanda affida il profilo Twitter ufficiale della nazione a un utente diverso ogni settimana.

Mentre l’ufficio turistico di Bruxelles per risollevare l’immagine turistica della città, a seguito di tutte le vicende di cronaca nera, dopo gli attentati di Parigi, ha avviato la campagna Call Brussels. Mediante l’utilizzo del sito www.call.brussels, con una telefonata si può parlare

direttamente con i passanti che si troveranno nelle vicinanze delle tre installazioni telefoniche poste in tre luoghi centrali come: Mont des Arts, Place Flagey e vicino a Molenbeek, e che vogliono rispondere alla chiamata. In cinque giorni sono state contate dodicimila chiamate da 154 paesi.114

Questi strumenti sono risultati molto utili alle nazioni che le hanno adottate, facendo scaturire l’interesse verso quella data destinazione e coinvolgendo la comunità locale ad esprimersi in prima persona sul proprio paese. Pertanto sarebbe opportuno che anche l’Italia si doti di strumenti simili in modo da poter far emergere un’immagine variopinta dell’intero paese.

Inoltre occorrerà dare molta importanza al fattore esperienziale che sta diventando sempre più un elemento importante e discriminante nella scelta di una destinazione turistica. Il turista odierno desidera sentirsi in empatia con chi li ospita, vivere ed essere coinvolto nelle attività del territorio, piuttosto che essere spettatori. Ed ecco che in questo caso è importante puntare sullo storytelling o narrazione del territorio e delle sue genti. Mediante una continua produzione di contenuti, siano essi immagini, suoni e percezioni, ogni abitante o frequentatore di un dato luogo racconta il territorio al fine di condividere le proprie esperienze, spiegare gli eventi ma soprattutto per educare e trasmettere ai posteri il proprio sapere e far conoscere al turista i valori intrinsechi che il proprio territorio custodisce. Lo storytelling è tutt’altro che un semplice racconto, esso è carico di emozioni e tende a stimolare l’immaginazione dell’uditore, creando immedesimazione, al fine di creare una connessione tra l’uditore e il territorio. In tal modo si tende a guardare la propria

114 http://www.mediagu.com/unconventional-communication/promuovere-il- turismo-a-bruxelles-chiama-gli-abitanti-e-chiedi-come-si-sta-oggi-in-citta.html

comunità con occhi diversi e vi è il conseguente accrescimento del senso di comunità che porta ad essere sempre più coinvolti attivamente per migliorarla, favorendo la sua vitalità.

Un esempio può essere P- stories, Pisticci città narrante, si tratta di un progetto finanziato nell’ambito dei Progetti Innovativi regionali di Visioni Urbane e parte integrante dei progetti a supporto del programma Matera Capitale Europea della Cultura 2019, della durata di 15 mesi con decorrenza dal giugno del 2014. «P-stories, in cui P significa Pisticci, ma anche piccole storie, è un progetto di storytelling urbano (auto- narrazione territoriale) che mira a creare un mosaico digitale di racconti mettendo in connessione le persone, i luoghi e le storie del territorio attraverso un processo di co-creazione con la comunità di pisticcesi in loco e con quelli che vivono fuori».115

All’interno di questo progetto sono state realizzate attività di narrazione socio- culturali a fine di incitare la partecipazione e la condivisione dei saperi del territorio da parte della comunità locale, in particolare sono state realizzate passeggiate-conversazioni nomadi che hanno raccontato le storie dei posti percorsi, “radio-walkshow” di Urban Experience, sviluppato il performingMedia-storytelling e realizzato anche un‘applicazione per

115http://www.pstories.it/che-cose-p-stories/

smartphone. «L’obiettivo di P-stories è di attivare un processo di innovazione sociale per fare emergere la conoscenza del territorio, raccogliendo con la ricerca sul campo storie di memoria, emozioni e visioni future della comunità pisticcese declinate in diverse tematiche per poi farle fruire sia dagli abitanti che dai viaggiatori. Un primo passo sarà quello teso a digitalizzare il patrimonio orale attraverso la raccolta di storie nella comunità (mappa di comunità) e tra i pisticcesi sparsi in Italia e nel mondo che confluiranno nel primo sito web (www.pstories.it) e nella prima app. per smartphone di promozione turistica integrata del territorio di Pisticci».116 Ogni storia raccontata sarà geo-

localizzata.

Sempre nell’ottica del coinvolgimento del turista nel far parte della comunità, è necessario citare, all’interno degli strumenti per lo sviluppo del turismo di comunità e partecipato, l’iniziativa dell’Home Restaurant. Si tratta di una tendenza nata a New York nel 2006 con nomi diversi: guerrilla restaurant, Supper Club, case particular cubane. L’home Restaurant «è la possibilità offerta a chiunque ami stare ai fornelli di trasformare la propria casa e la propria cucina in un ristorante occasionalmente aperto per amici, conoscenti e perfetti sconosciuti (viaggiatori soprattutto) che avranno la possibilità di sperimentare la cucina originale dei luoghi frequentati abitualmente o in occasione di un viaggio».117 Dal punto di vista legislativo, in Italia l’Home

Restaurant si configura come un’attività occasionale che non necessita di permessi speciali per poter essere avviata o dell’apertura della Partita IVA, per un massimo lordo di € 5.000,00 annui. Al momento non è richiesta alcuna autorizzazione al Comune di residenza per poter avviare questa attività poiché non si sta parlando di un’attività ristorativa ma semplicemente dell’invitare a cena amici o persone conosciute tramite i canali internet. Tuttavia nel settembre scorso è stato individuato un disegno di legge che è stato posto all’approvazione del Parlamento, con l’avvio del dibattito da parte della Commissione parlamentare Attività Produttive, che segna una chiusura riduzionistica e accentratrice delle attività dello sharing economy. L’Home

116http://www.pstories.it/che-cose-p-stories/ 117http://www.homerestaurant.com/it

Restaurant non è aperto al pubblico come un esercizio ristorativo, bensì occorrerà individuare l’evento su una delle piattaforme social eating (esempio Gnammo, Ceneromane, New Gusto, PeopleCooks) oppure direttamente sul sito internet o Pagina Facebook se è nota, prenotare e pagare.

CAPITOLO III - CASI STUDIO TRA TURISMO DI