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IL CICLO DI VITA DELLA DESTINAZIONE TURISTICA E L’IMPORTANZA DELLA

CAPITOLO II ANALISI DEGLI STRUMENTI DI PARTECIPAZIONE

1. IL CICLO DI VITA DELLA DESTINAZIONE TURISTICA E L’IMPORTANZA DELLA

L’IMPORTANZA

DELLA

PARTECIPAZIONE

COMUNITARIA

Dopo aver trattato il tema del turismo comunitario e partecipato e la loro attuazione a livello statale e associativo, occorre analizzare quali sono gli strumenti necessari che consentono l’avvio di tali tipologie di turismo. Tuttavia occorre precisare che queste nuove tipologie di turismo alternativo non potranno sostituire del tutto il turismo di massa convenzionale, in quanto si tratta di un turismo di piccola scala che rispetta le volontà della popolazione residente e i limiti di ciascun territorio, compresa la capacità di carico. Inoltre il settore turistico è un’attività soggettiva che prescinde da ogni logica.

Ciò nonostante può essere un ottimo sostituto verso uno sviluppo locale più sostenibile ed etico, comportando una profonda trasformazione nella progettazione turistica che verte verso l’inclusione, nei processi di sviluppo turistico, della popolazione ospitante la quale solitamente è esclusa da questi processi, nonostante sia il soggetto che subisce gli effetti del turismo. Ne consegue che la pianificazione partecipata dovrà avere una durata pluriennale e non dovrà mai avere fine, questo perché il turismo è un settore in continua evoluzione, la cui presenza comporta, allo stesso tempo, la generazione di vantaggi e svantaggi che richiedono continuamente la presenza e le capacità di tutti gli attori interessati, in tutte le fasi del ciclo di vita della destinazione turistica. È con R. W. Batler, a partire dal 1980, che si inizia a parlare del ciclo di vita della destinazione turistica, il quale sostiene che una destinazione può attraversare sei differenti fasi:

- Fase di esplorazione: fase iniziale, che comporta la scoperta della località da parte dei primi visitatori. In questa fase la destinazione non è ancora turisticizzata pertanto è carente in strutture di accoglienza e

solitamente è mal collegata. Tale fase pionieristica non prevede alcun coinvolgimento della comunità locale e i pochi turisti riescono ad instaurare un rapporto con la popolazione locale;

- Fase di coinvolgimento: si caratterizza per il coinvolgimento della popolazione locale verso lo sviluppo turistico, tant’è che l’offerta turistica viene organizzata da parte della popolazione locale;

- Fase di sviluppo: il numero dei turisti è in continua crescita, fino a superare il numero della popolazione residente e la località entra a far parte del circuito turistico. Tale annessione è captata anche all’esterno al punto che arrivano investimenti esogeni. Pertanto si tratta di una fase molto delicata che necessita, più di ogni altra fase, un controllo da parte delle amministrazioni in concomitanza con la popolazione locale, al fine di disciplinare lo sviluppo turistico ed evitare la continua cementificazione e il conseguente depauperamento della destinazione; - Fase di maturità: in cui i flussi turistici si stabilizzano e la località è affermata nel circuito turistico. Molti sono gli impatti ambientali generati e vi è una diminuzione della qualità della vita della comunità, la quale è anche costretta a sostenere costi sociali (l’inflazione dei prezzi, lo smaltimento dei rifiuti);

- Fase di stagnazione in cui si assiste ad una diminuzione degli arrivi dovuta alla perdita di attrattività della destinazione a seguito del debutto sul mercato di nuove destinazioni turistiche e il conseguente declino della destinazione stessa. Solitamente in questi casi si tende o ad investire in nuove strutture come la realizzazione di attrazioni artificiali es. l’acquapark che, spesso, rappresentano un ulteriore onere per la località, oppure si tende ad adottare politiche di prezzo a ribasso al fine di attirare una domanda dotata di poca capacità di spesa. In questo contesto:

o Se non viene preso alcun provvedimento la destinazione si avvia verso la fase di declino con un turismo solitamente delimitato al fine settimana, di dimensione locale;

o Se si procede per un risanamento della situazione si avvia la fase di rivitalizzazione del turismo, mediante la scoperta o la creazione di nuovi prodotti turistici, attrazioni, in grado di riattivare un nuovo ciclo di vita della destinazione.62

Figura 1 Ciclo di vita della destinazione turistica, R. W. Batler

Attraverso tale analisi è possibile notare il cambiamento che subisce ogni singola destinazione laddove venisse a mancare il ruolo centrale delle istituzioni in collaborazione con la comunità locale. In particolare ogni singola fase presuppone la loro presenza, ciò nonostante le fasi che necessitano maggiormente il loro intervento sono:

- Fase di coinvolgimento: poiché occorre dotare la località delle prime strutture turistiche per l’accoglienza e migliorare l’accessibilità, tenendo conto delle esigenze del turista che non dovranno mai essere contrastanti con gli interessi della comunità ospitante. Si tratta della realizzazione di strutture che avranno una durata pluriennale e un’utilità che va oltre il semplice utilizzo a fini turistici;

62 E. Lemmi, Dallo “spazio consumato” ai luoghi ritrovati, verso una geografia

- Fase di sviluppo: la fase più delicata, richiede più di ogni altra la presenza di tali attori al fine di garantire la conservazione e preservazione delle risorse naturali, culturali, sociali, per procedere verso uno sviluppo turistico sostenibile e duraturo nel tempo. In questa fase, con l’aumento della notorietà della destinazione, molti sono i soggetti interessati, siano essi soggetti interni che esterni, ad investire nella località per poter trarre vantaggio dal numero sempre più crescente di turisti. Pertanto se in questa fase venisse a mancare un soggetto regolatore si creerebbe uno sviluppo indisciplinato della località che molto spesso coincide con una crescita esponenziale della cementificazione, con il conseguente depauperamento del territorio, sottrazione di spazi comuni o spazi privati utilizzati dalle comunità locali, al solo fine di soddisfare i bisogni dei turisti e trarre più profitti possibili. Ne consegue che uno sviluppo indisciplinato comporta la distruzione di quello stesso paesaggio che inizialmente ha dato inizio allo sviluppo turistico della destinazione e che ora, al contrario, genere un malcontento nei turisti stessi e soprattutto nella popolazione locale che vede i propri spazi venir meno ed essere utilizzati da turisti che molto spesso sono indisciplinati. Tutto ciò potrebbe causare, come è stato già riportato in precedenza, la generazione di diversi impatti e risentimenti negativi nei confronti dell’attività turistica che invece dovrebbe essere un ottimo mezzo di confronto e coesione sociale;

- Fase di stagnazione: in questa fase la comunità si rende conto delle problematiche che stanno investendo la destinazione e seppur non sempre è possibile tornare indietro (vedi il fenomeno della cementificazione) tuttavia è possibile apportare delle migliorie, fermare lo sviluppo indisciplinato e adottare politiche sempre più sostenibili sia nei confronti del territorio che della destinazione al fine di avviare una nuova fase del ciclo di vita della destinazione, questa volta più attenta alle esigenze di chi la destinazione la vive e la abita da tempo.

Finanche la Carta di Lanzarote, prodotta durante la Conferenza Mondiale sul Turismo Sostenibile nell’aprile del 1995 a Lanzarote (Canarie, Spagna)

riconosce che «il turismo è un fenomeno ambivalente poiché può potenzialmente contribuire al raggiungimento di obiettivi socioeconomici e culturali ma può anche, allo stesso tempo, essere causa del degrado ambientale e della perdita di identità locali, per cui deve essere affrontato con un approccio globale».63

Ebbene, come è già stato anticipato in precedenza, lo sviluppo turistico mal gestito e pianificato comporta la generazione di impatti siano essi culturali, ambientali ed economici, ma anche la mercificazione delle tradizioni, la perdita e la messa in scena dell’autenticità o anche disuguaglianze economiche; inoltre si tende a costruire le infrastrutture solo al fine del soddisfacimento delle esigenze turistiche e non della popolazione locale che vive perennemente. Per di più, nei Paesi in via di sviluppo molte infrastrutture turistiche sono state realizzate per poter essere utilizzate solo dai turisti, solitamente occidentali, e non per potere essere adoperate anche dalla popolazione locale.

Al fine di procedere verso uno sviluppo turistico comunitario e partecipato, occorre innanzitutto che le istituzioni locali forniscano le pre-condizioni necessarie all’avviamento di tale processo e, in collaborazione con i vari attori coinvolti, compresa la comunità locale, adoperino tutti gli strumenti necessari per uno sviluppo sostenibile e duraturo della destinazione. Perché le decisioni adottate senza un largo consenso difficilmente riusciranno ad affermarsi. A tal proposito potrebbero emergere delle difficoltà inerenti alla partecipazione della comunità in quanto una limitata o sbagliata diffusione della cultura turistica, sia tra gli operatori e sia tra la popolazione, potrebbe limitare la loro partecipazione in quanto non si avvertirebbe pienamente l’importanza del loro ruolo, pertanto sarà difficile fare sistema e adottare delle strategie condivise. Ne consegue che tra gli strumenti che verranno adottati occorrerà tener presente anche di queste difficoltà, migliorando così la diffusione della cultura turistica in tutti i livelli. Infatti all’interno delle linee guida per la politica turistica della provincia autonoma di Trento viene riportato che: «se non si formano le

63 Carta di Lanzarote http://www.aitr.org/wp-content/uploads/2014/04/carta-di- Lanzarote.pdf

persone non si va lontano, né in termini di progettazione, né in termini promozionali e commerciali. […] Il marketing territoriale deve lavorare in primo luogo dentro il territorio con gli attori e la popolazione che ci vive e ci lavora. È essenziale che i residenti, operatori e non, prendano attivamente parte alla promozione del luogo».64

Ebbene la partecipazione attiva della comunità è in grado di generare un nuovo modello di sviluppo, basato sulla qualità e sulla vera autenticità ma al passo con i tempi, investendo nell’ICT e nell’innovazione sia essa tecnologia, comunicativa ed organizzativa; su una politica turistica locale che faccia perno su tutti i settori del tessuto economico locale; sulla formazione e l’informazione, sull’inclusione sociale e sull’inserimento dei giovani nella vita lavorativa; dove le aziende, siano esse piccole o di medio-grandi dimensioni, facciano rete tra loro per crescere insieme ed essere più competitive, senza dover dipendere da fondi o gestori esterni che possano condizionare le loro scelte. Ovvero verso «una pratica di comunità aperta, non ripiegata su se stessa nella ricerca ossessiva di un’identità che esclude le diversità e i loro simboli, ma al contrario predisposta all’inclusione, alla coesione sociale attraverso una strategia di cittadinanza attiva».65