• Non ci sono risultati.

La fruizione dei beni culturali per tutti, un'opportunità di giustizia sociale per il rilancio dell'economia italiana

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "La fruizione dei beni culturali per tutti, un'opportunità di giustizia sociale per il rilancio dell'economia italiana"

Copied!
118
0
0

Testo completo

(1)

Capitolo 1

Oltre una cultura disabile – il contesto italiano

1.1.Alcuni dati sulla disabilità in Italia

Prima di affrontare il problema dell’accessibilità, occorre fare una premessa sulla situazione dei disabili in Italia. Per questo è utile analizzare alcuni dati dell’Istat che, con l’ausilio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha realizzato nel 2011 il progetto denominato “Sistema di Informazione Statistica sulla Disabilità”. I dati su cui esso si fonda derivano da una analisi compiuta nel biennio 2004-2005 in occasione dell’indagine “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”. Il campione preso a riferimento ha un’età compresa tra gli 11 e gli 87 anni e nel 2001 ha dichiarato di essere ancora affetto da limitazioni di tipo sensoriale, motorio e altre mansioni che riguardano il normale svolgimento delle attività quotidiane.

Secondo uno studio dell’Istat pubblicato a fine 20123, gli italiani che dal 2005 al 2011 continuano a soffrire di una limitazione funzionale sono 4 milioni. In particolar questa fascia di popolazione viene classificata per sesso, età, titolo di studio, stato civile e risorse economiche (Tabella 1). Nella tabella sottostante viene fatta una macro distinzione tra coloro che sono affetti da una grave disabilità, per la quale anche con l’ausilio di apparecchiature apposite il paziente presenta il grado massimo di difficoltà nelle funzioni motorie e quelle proprie della vita quotidiana (in Italia corrispondono al 52,7%), e una lieve disabilità, definita nel caso in cui il paziente presenti un livello minore di difficoltà nel compimento delle medesime azioni (47,3%). Emerge inoltre che:

le donne sono maggiormente colpite rispetto agli uomini sia in casi di gravi limitazioni (65,6% contro i 34,4%) sia in casi di lievi limitazioni

3

(2)

(58,3% contro 41,7%), per un totale di 62,1% di donne e di 37,9% di uomini;

più frequentemente sono i soggetti tra i 75 e gli 87 anni che presentano limitazioni di tipo grave (57,1%) o lieve (68,9%), occupando insieme più del 50% del totale;

coloro i quali hanno conseguito solamente il titolo di studio della scuola elementare sono maggiormente colpiti da limitazioni gravi e lievi (62,5% del totale). Ciò in quanto i soggetti della terza età sono gli stessi che, per diversi fattori (culturali, economici, storici, eccG), hanno rinunciato a proseguire gli studi;

i coniugati coabitanti con il coniuge occupano quasi il 52% del totale, seguono i vedovi (31,3%), i celibi/nubili (14,6%) ed infine, in percentuale minima, i separati e i divorziati (2,3%).

in caso di limitazioni lievi il 57,4% dei pazienti gode di condizioni economiche ottime, mentre il restante 42,6% dispone di risorse insufficienti. Distinzione che invece non emerge in caso di limitazioni gravi.

(3)

Tabella 1 Distribuzione dei cittadini disabili in Italia distinti per sesso, età, titolo di studio, stato civile e risorse economiche.

Fonte: Istat, 2011

L’indagine vede successivamente la suddivisione dei limiti in tre aree: difficoltà nel movimento, nelle funzioni della vita quotidiana (come sdraiarsi e alzarsi, sedersi, vestirsi, mangiare imboccandosi da soli), difficoltà nella comunicazione (utilizzo della vista, dell’udito e dell’uso della parola).

Come si osserva nella Tabella 24, il 68,8% del campione ha difficoltà motorie; l’89,1% del totale dei soggetti accusa limitazioni funzionali gravi.

4

(4)

Il 71,4% dei rispondenti presenta limitazioni nelle attività della vita quotidiana, il 90,4% con caratteri gravi.

Infine il 57,6% degli intervistati presenta difficoltà visive, uditive e comunicative. Per questa problematica non sono stati riscontrati gravi gap tra una fascia d’età e l’altra.

Tabella 2 Distribuzione delle limitazioni funzionali per gravità e fascia di età

Nota: ciascun rispondente ha riportato una o più tipi di difficoltà per area funzionale. La percentuale per ciascuna area funzionale è calcolata su quanti riferiscono ciascun tipi di difficoltà sul totale delle persone con limitazioni della stessa classe di età e livello di limitazione.

Fonte: Istat, 2011

Sono dunque 2.819.000 gli italiani che soffrono di gravi limitazioni. Un milione e 462 mila di loro è limitato nello svolgimento delle azioni quotidiane e per questo non può condurre una vita in completa autonomia.

Al fine di proseguire la nostra indagine, è necessario capire il livello di impossibilità che riguarda il normale agire di questo campione.

Nella Tabella 35 viene rappresentata la distribuzione di intervistati, distinti per sesso e classe di età, su una scala di livelli che vanno da “non presento

5

(5)

nessuna difficoltà nello svolgimento dell’attività quotidiana” a “non sono in grado di svolgere tre o più attività della vita quotidiana”. Si fa rientrare all’interno del concetto di “attività della vita quotidiana” le mansioni menzionate precedentemente.

Senza soffermarci sulle differenze di sesso che, al fine della nostra indagine non risultano rilevanti, possiamo notare che il 34,3% di loro presenta qualche difficoltà, il 21,6% afferma di avere problemi a svolgerne una o due, e il 15,5% non è in grado di svolgere tre o più attività della vita quotidiana.

Tabella 3 Distribuzione dei pazienti in base al livello di difficoltà nello svolgere attività quotidiane

Fonte: Istat, 2011

1.1.1. Disabilità e mondo del lavoro

L’impossibilità di compiere le normali attività può essere un ostacolo nello svolgimento del proprio lavoro, se non nell’ottenimento dello stesso.

(6)

Servendoci dell’istogramma riportato nella Tabella 46 vediamo dunque di analizzare la situazione lavorativa degli italiani tra i 15 e i 64 anni con limitazioni funzionali a confronto con il resto degli italiani normodotati della stessa fascia di età.

Solamente il 28% delle persone con limitazioni funzionali è lavorativamente attivo, contro il 56,8% della restante popolazione italiana.

Un altro dato molto rilevante è la percentuale di coloro che sono stati costretti ad abbandonare il proprio posto di lavoro: il 43,1% è colpito da limitazioni funzionali, rispetto al 6,7% della popolazione generale.

Tabella 4 Residenti italiani con limitazioni funzionali a confronto con il resto della popolazione italiana in base alla situazione lavorativa

Fonte: Istat, 2011

L’indagine Istat vede una successiva distinzione delle persone colpite da limitazioni funzionali tra i 15 e i 74 anni in base all’attività o inattività lavorativa. Dalla Tabella 57 emerge quanto segue:

6

http://www.istat.it/it/archivio/77546

7

(7)

solamente il 16% di loro possiede un posto di lavoro - più della metà di essi è occupato nel settore pubblico - ;

il 2,9% (pari a 54.000 persone) è in cerca di lavoro: la metà di loro lavorava in passato - quasi il 30% di essi è in cerca da più di un anno-; il 13,3% non lavora, non cerca lavoro o non ha mai lavorato – il 94,9% di coloro che non ha mai cercato lavoro riferisce che la causa principale è la grave limitazione funzionale da cui è colpito - ;

il 55,3% si è ritirato dal lavoro o è ritenuto inabile per l’impossibilità a svolgere una attività lavorativa.

Tabella 5 Persone con limitazioni funzionali tra i 15 e i 74 anni attivi e inattivi

Fonte: Istat, 2011

E’ interessante inoltre capire come gli occupati in questione abbiano trovato lavoro. Come mostra la Tabella 68, il 36,5% delle persone colpite da limitazioni funzionali gravi o lievi ha ottenuto una occupazione grazie all’aiuto di amici, parenti e conoscenti; solamente il 22,9% attraverso un concorso pubblico e l’11% grazie ad un centro pubblico per l’impiego. A tal proposito occorre rilevare che l’intervento dello Stato non si è dimostrato decisivo, se si considera che gli effetti occupazionali attribuibili alla legge 68/99 non hanno

8

(8)

risposto alle attese, né si può ragionevolmente pretendere, soprattutto in periodi di crisi e di forte contrazione dell’occupazione, che l’imprenditore si faccia carico di assumere nei suoi organici circa il 7% della forza lavoro fra le categorie protette. Occorrerebbe, piuttosto, che ci fosse un concorso di spesa da parte dello Stato stesso, in termini di riduzione o addirittura la completa defiscalizzazione degli oneri fiscali e contributivi che gravano nel costo del lavoro per tali categorie. Sebbene, quindi, più della metà degli occupati sia impiegato nel settore pubblico, con l’inserimento di facilitazioni concrete per l’imprenditore, la situazione occupazionale dei disabili potrebbe migliorare in maniera sostanziale.

Tabella 6 Modalità di ottenimento del lavoro da parte di persone con limitazioni funzionali lievi e gravi (%)

Fonte: Istat, 2011

1.1.2. Disabilità e tempo libero

L’indagine Istat prosegue con una attenta analisi sulle difficoltà che incontra il campione di soggetti disabili con limitazioni funzionali lievi e gravi nell’accedere agli edifici, guidare il proprio veicolo e nell’uscire da casa.

(9)

Come si può osservare dalla Tabella 69, il 56,4% delle persone colpite da gravi limitazioni funzionali riferisce di incontrare delle difficoltà nell’accedere agli edifici, sia per mancanza di supporti adeguati che per l’assenza di personale che li possa assistere.

Tabella 7 Percentuale di soggetti disabili con limitazioni funzionali lievi e gravi che incontrano difficoltà nell'accedere agli edifici, usare il veicolo e uscire da casa

Fonte: Istat, 2011

Nella Tabella 710 viene riportata la distribuzione degli intervistati, distinti per sesso ed età che, per motivi di salute, incontrano difficoltà nell’utilizzo di internet, svolgere attività nel tempo libero e fare viaggi. In particolar modo si evidenzia come il 45,8% di loro ( pari a 1.526.000 persone) incontri difficoltà a effettuare viaggi, soprattutto nella fascia tra i 75 e gli 87 anni, dove si registra una concentrazione di donne (60,1%) che, in ogni distribuzione, accusano maggiori limiti rispetto agli uomini. Il 24,6% afferma di avere problemi nell’utilizzo di internet e il 26,5% nello svolgere attività nel tempo libero. Oltre ai problemi di salute, essi affermano che questi limiti sono

9

http://www.istat.it/it/archivio/77546

10

(10)

causati anche dalla mancanza di un sostegno da parte di un assistente che li aiuti in vacanza, nel tempo libero e nella navigazione in internet.

Tabella 8 Distribuzione dei disabili divisi per fascia di età e sesso che hanno incontrato restrizioni nell'utilizzo di internet, nello svolgere attività nel tempo libero e nel fare viaggi

Nota: le percentuali sono calcolate su coloro che hanno affermato di essere in grado di uscire da casa

Fonte: Istat, 2011

1.2. L’istruzione dei disabili italiani: il ruolo delle scuole primarie e secondarie

Andiamo adesso a vedere qual è la situazione dei disabili in ambito culturale, partendo dalle sue fondamenta: l’istruzione. Il diritto allo studio si consolida con il compito da parte dello Stato di predisporre delle strutture idonee in linea concorrente con gli Enti Locali e il Servizio Sanitario Nazionale. L’obiettivo è quello di garantire all’individuo disabile un sostegno sin dai primi anni di vita, accompagnarlo nella sua crescita e vita sociale, eliminando gli

(11)

ostacoli fisici e culturali al fine di ridurre il gap tra il suo vivere e quello di un individuo normodotato.

Il sito del MIUR (Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca) indica quelli che sono gli enti territoriali preposti allo svolgimento di tale compito11:

o GLIP: “Gruppi di Lavoro Interistituzionali Provinciali”, costituiti dai rappresentanti degli Enti Locali, delle ASL e delle Associazioni dei disabili;

o GLH: “Gruppi di Lavoro per l'integrazione degli Handicappati”, costituiti dal dirigente della scuola, i docenti, i genitori ed il personale sanitario. Il GLH ha il compito di redigere il Piano Educativo Individualizzato, un percorso formativo specifico per ogni alunno disabile strutturato in base alle sue potenzialità. Tale piano parte dalla valutazione delle problematiche dello studente (cd. diagnosi funzionale), propone un profilo di sviluppo da conseguire (cd. profilo dinamico funzionale) e si conclude con un piano di interventi la cui ragione d’essere si fonda sul diritto allo studio (cd. programma educativo individuale). Affinché il progetto sia efficace, è fondamentale la partecipazione della famiglia in modo da garantire la continuità dell’azione così strutturata anche al di fuori dell’ambito scolastico.

Per analizzare il contesto in cui tali enti si trovano ad agire e il grado di inserimento degli studenti disabili all’interno delle scuole, analizziamo alcuni dati dell’Istituto Nazionale di Statistica che, in collaborazione con lo stesso MIUR e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha elaborato i dati ottenuti nel 2012 da 23.222 scuole italiane primarie e secondarie (pari all’88% del totale). E’ emerso che i ragazzi affetti da disabilità sono il 3,1% (circa 145.000 in numero assoluto) del totale, 6.000 in più rispetto al 201112.

11

http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/famiglie/alunni_disabili

12

(12)

Figura 1 Trend delle presenze degli studenti disabili nelle scuole primarie e secondarie (%)

Fonte: MIUR, 2012

Al campione viene chiesto se è autonomo nello svolgimento di una o più delle seguenti attività: mangiare, spostarsi e andare in bagno. Questa distribuzione viene ulteriormente suddivisa per area geografica (nord, centro e sud) e per ordine scolastico (scuola primaria o secondaria), comparandola alla media nazionale. Nell’istogramma rappresentato nella Figura 213 emerge subito che nel mezzogiorno sono maggiori i casi in cui gli studenti disabili incontrano dei limiti, sia nel caso della scuola primaria (dove il 25,2% degli studenti ha difficoltà nello svolgere almeno una delle tre attività e il 9,6% nell’adempimento di tutte e tre) che in quella secondaria (il 19,7% nel primo caso e il 7,6% nel secondo).

Figura 2 Distribuzione degli alunni con disabilità divisi per area geografica, ordine scolastico e attività che sono in grado di svolgere (%)

13

(13)

Fonte: MIUR, 2012

La netta maggioranza di casi di disabilità nel meridione si riscontra anche nella distribuzione che l’Istat rappresenta in base alla tipologia del problema (Tabella 914). Qui le problematiche più ricorrenti risultano il ritardo mentale (37,6% al nord, 30,0% al centro e 38,3% al sud), disturbi di apprendimento (14,7% al nord, 20,8% al centro e 26,7% al sud), e disturbi di attenzione (21,9% al nord, 28,2% al centro e 33,0% al sud).

Tabella 9 Distribuzione degli studenti disabili in base all'area geografica, alla tipologia di problema e all'ordine scolastico

14

(14)

Nota: più di uno studente può avere più di un problema, pertanto le somme dei totali potrebbero superare il 100

Fonte: MIUR, 2012

1.2.1. L’insegnante di sostegno

La figura dell’insegnate di sostegno è fondamentale nella crescita e nella formazione dello studente. Questa infatti ha il compito di affiancarlo nelle attività e sostenerlo nelle difficoltà, mettendo in essere una serie di insegnamenti e atteggiamenti improntati sulle problematiche dello studente stesso. Risulta dunque basilare ai fini educativi e formativi che vi sia almeno un sostegno ogni due ragazzi, così come stabilito dalla legge 244/2007, in maniera da garantire un supporto efficiente.

Gli insegnanti di sostegno in Italia sono poco più di 65.000 e, come a norma di legge, se ne conta uno ogni 1,8 studente disabile nella scuola primaria e ogni 2,0 studenti nella scuola secondaria.

Anche qui però si incontrano delle disparità tra una regione e l’altra. Come mostrato in Figura 315 la provincia autonoma di Bolzano conta 3,7 alunni per

15

(15)

insegnante nella scuola primaria e 5,0 nella scuola secondaria; ciò è dovuto al fatto che il bilinguismo richiede un maggiore numero di insegnati nelle classi che, così, vengono sottratti alle attività di recupero. I numeri più bassi si riscontrano in Molise, dove si conta un insegnante di sostegno ogni 1,3 alunni nella scuola primaria, e in Sardegna dove si ha un insegnante ogni 1,5 studenti nella scuola secondaria.

Figura 3 Ripartizione geografica degli insegnanti di sostegno per alunni disabili

Fonte: MIUR, 2012

Nonostante il numero di studenti per insegnante sia per lo più rispettato, nel mezzogiorno una quota rilevante di genitori (il doppio rispetto al nord) ha fatto ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR). Essi lamentano il fatto che il monte ore dedicato al supporto dei disabili risulta sproporzionato al bisogno di sostegno di cui i ragazzi necessitano; infatti l’Assistente Educativo Culturale (AEC), figura professionale specifica retribuita dagli Enti Locali, viene spesso cambiato durante il corso degli anni scolastici, se non

(16)

durante l’anno stesso, impedendo così una continuità di insegnamento che soprattutto in questo contesto risulta fondamentale.

Nella Tabella 1016 si evidenzia questo aspetto: al centro il monte ore settimanali medio dedicate al supporto dell’AEC nella scuola primaria è di 3,1 ore, contro i 4,8 del nord. Nella scuola secondaria si registrano 3,2 ore al centro e 3,7 al nord.

Da questi dati emerge un grande gap tra il bisogno di assistenza da una parte e un’azione istituzionale volta a garantirne il soddisfacimento. Ne è un esempio il sud, dove la quota di alunni disabili non autonomi è maggiore, si registrano 2,3 ore settimanali nella scuola primaria e 2,0 ore in quella secondaria.

Tabella 10 Monte ore settimanali dell’Assistente Educativo Culturale (AEC) per ripartizione geografica, ordine scolastico e livello di autonomia dell'alunno

Fonte: MIUR, 2012

1.2.2. L’accessibilità nelle scuole

Affinché lo studente possa integrarsi e partecipare alle attività è fondamentale che questo si possa anche spostare all’interno del complesso scolastico e usufruire dei servizi che offre. Pur riconoscendo i grandi passi

16

(17)

avanti fatti negli ultimi anni, in alcuni casi le barriere architettoniche continuano a limitare l’accessibilità dei disabili.

La Tabella 1117 mostra la ripartizione delle scuole primarie e secondarie presenti nelle regioni italiane che rispettano le norme previste per quanto riguarda le scale, i servizi igienici ed i percorsi interni ed esterni agli edifici scolastici. Notiamo come al nord si registri la percentuale più alta di scale a norma (85,1% nelle scuole primarie e 91,9% nelle scuole secondarie), mentre il mezzogiorno presenta valori più bassi (73,8% nelle scuole primarie e 85,2% nelle scuole secondarie). Per quanto riguarda i servizi igienici l’83,5% delle scuole primarie del nord rispetta le norme, contro il 67,2% del sud, e l’87,8% delle scuole secondarie nordiche contro il 74,1% di quelle meridionali. Meno nette sono invece le differenze tra nord e sud per le barriere architettoniche presenti nei percorsi interni ed esterni. In particolar modo: nelle scuole primarie del nord il 55,2% presenta percorsi interni accessibili, contro il 46,5% delle scuole del mezzogiorno; nel 53,5% delle scuole del nord è possibile accedere ad edifici esterni, contro 44,2% delle scuole di pari ordine del sud. Nelle scuole secondarie i percorsi interni sono a norma nel 58,5% delle scuole del nord e nel 47,6% delle scuole del sud; mentre quelli esterni nel 54,8% delle scuole del nord e nel 45,8% nelle scuole dello stesso ordinamento al sud.

Tabella 11 Caratteristiche a norma nelle scuole divise per regione (%)

17

(18)

Fonte: MIUR, 2012

Al Piano Educativo Individualizzato si deve accompagnare anche quella serie di attività extra-scolastiche che mettano il ragazzo disabile in relazione con i compagni normodotati. Anche se sono evidenti le problematiche che si incontrerebbero (spostamenti, comunicazione, educazione preventiva dei compagni coetanei affinché si abbia una loro comprensione), questo passo è necessario perché la cultura è anche integrazione e condivisione. E sono certo che a livello pedagogico questa sarebbe un’esperienza formativa per entrambe le parti: i ragazzi normodotati imparerebbero dai compagni disabili più di quanto loro stessi, nel pieno delle loro facoltà, riuscirebbero ad insegnare.

(19)

1.3. La disabilità in Europa: iniziative comunitarie dell’Unione Europea

La popolazione europea dichiarata disabile ammonta all’11% della popolazione globale – a questo dato va aggiunto uno scarto del 3-4% di rilevazioni che sfuggono all’indagine statistica – di cui 50mila persone si trovano nell’Europa occidentale, pari al 14% del campione totale18.

Negli ultimi decenni L’Unione Europea si è mostrata molto sensibile al tema della disabilità. Lo scopo perseguito dai Paesi membri è quello di garantire l’integrazione sociale dei soggetti portatori di handicap attraverso la rimozione di barriere culturali e materiali.

Vediamo dunque quali sono state le tappe salienti dell’intervento comunitario nel settore:

• Gli anni ’50 sono caratterizzati dalla formazione dello “Stato assistenziale”, volto a garantire la presenza di istituti orientati al sostegno delle famiglie con casi di disabili, e non prettamente sul singolo cittadino handicappato. L’assistenza domiciliare, a tal proposito, permette al cittadino interessato di usufruire dell’assistenza di cui necessita e ai familiari ad esso vicini di godere di un supporto. Si tratta di aiuti che in alcuni casi provengono da organizzazioni no profit sovvenzionate dallo Stato, e in altri da organizzazioni pubbliche, di volontariato e ONG (Organizzazioni Non Governative).

• Negli anni ’70 le politiche comunitarie si sono focalizzate maggiormente sull’aspetto sociale della questione: grazie all’utilizzo del Fondo Sociale Europeo sono stati istituiti corsi di formazione professionali per giovani disabili.

Le politiche sociali dell’UE si sono rafforzate negli anni ’80 grazie ad un impegno sempre crescente del Consiglio d’Europa:

(20)

• 1986: il Consiglio adotta una raccomandazione sull’occupazione dei disabili;

• 1987: viene approvato un Programma Comunitario sull’integrazione dei disabili nelle scuole;

• 1988: viene approvato il Programma triennale HELIOS II19

(Handicapped people in the European community Living Indipendenty in an Open Society) allo scopo di rafforzare tre settori prioritari: l’integrazione scolastica, economica e sociale. Per far ciò è stato necessario:

1. Identificare gli obiettivi primari e omogenizzare l’area di intervento degli Stati membri;

2. Promuovere la diffusione della conoscenza e dell’esperienza tra gli Stati al fine di fornire una plusvalenza nelle azioni da condurre;

3. Stimolare la partecipazione dei soggetti interessati, tra cui disabili e organizzazioni pubbliche e private.

• Anni ’90: viene firmato il Programma HORIZON grazie al Fondo Sociale Europeo, il quale mira a rafforzare la componente occupazionale dei portatori di handicap. Segue il Programma HORIZON II20 incentrato sullo studio della materia (seminari, ricerca, conferenze, eccG), la promulgazione degli interventi migliori e un sistema di raccolta dati. Con il nuovo programma si dà dunque maggior rilievo alla questione, grazie anche allo stimolo da parte dell’UE, affinché si rafforzasse la cooperazione tra organizzazioni pubbliche e private. Il successivo Programma HANDYNET21 (Sistema di informazione computerizzato della comunità europea su problemi attinenti le menomazioni) mira invece a fornire un supporto telematico sia per agevolare attività di scambio e comunicazione delle informazioni all’interno della Commissione, sia di documentazione delle proposte a tutti i soggetti interessati – compresi i disabili i quali

19 http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:C:1999:098:0035:0037:IT:PDF 20

http://ec.europa.eu/research/horizon2020/index_en.cfm

(21)

possono servirsi di un supporto magnetico e CD ROM - . Il Progetto TIDE (Technology Initiative for the Disabled and the Elderly) infine ha l’obiettivo di promuovere un robot in grado di “realizzare e

sperimentare un prototipo per un tipico ambiente domestico, in grado di svolgere compiti realistici di due tipi: le operazioni spiacevoli (pulizia del bagno, sostituzione della biancheria) saranno svolte dal sistema con il massimo grado di autonomia, mentre quelle piacevoli (per esempio cucinare) richiederanno una maggiore partecipazione dell'utente” 22 spiega il progettista Paolo Dario.

• Strategia sulla disabilità 2010-2020, adottata il 16 novembre 2010 dalla Commissione sotto la spinta dell’European Disability Forum (EDF). Nata con lo scopo di riconoscere effettivamente le pari opportunità dei disabili, la strategia si compone di otto aree -accessibilità, partecipazione, parità di trattamento, occupazione, istruzione e formazione, previdenza sociale, protezione sociale e azioni esterne – che dovranno servire da struttura per gli interventi da attuare nel decennio in questione. Ciò che l’EDF lamenta è la profonda diversità di intervento tra uno Stato e l’altro che non permette la creazione di un provvedimento lineare e perseguibile da tutti i membri. Bisogna puntare dunque sull’accessibilità ai luoghi pubblici, ai trasporti, ad internet, alla cultura (i libri, per fare solo un esempio), la standardizzazione dei documenti che attestano la disabilità dei cittadini europei, la diffusione dell’uso della lingua del Braille e dei segni23.

Tra gli atti dell’Unione Europea è importante approfondirne tre di rilevante importanza: la Carta Comunitaria dei Diritti Sociali Fondamentali dei Lavoratori, il Fondo Sociale Europeo e la Risoluzione sull’Integrazione Scolastica. 22 http://www.orsaminore.org/handy/progetti/it_tide.html 23 http://www.disabili.com/amici-e-incontri/articoli-amici/22545-ottanta-milioni-di-disabili-in-europa-lue-stabilisce-la-strategia-di-integrazione

(22)

1.3.1. La Carta Comunitaria dei Diritti Sociali Fondamentali dei Lavoratori

Approvata dagli Stati membri in occasione del Consiglio Europeo del 1989, può essere sintetizzata molto brevemente riportandone il punto 26, che afferma:

“Ogni persona handicappata, a prescindere dall'origine e dalla natura

dell'handicap, deve poter beneficiare di concrete misure aggiuntive intese a favorire l'inserimento sociale e professionale. Tali misure devono riguardare la formazione professionale, l'ergonomia, l'accessibilità, la mobilità, i mezzi di

trasporto e l'alloggio e devono essere in funzione delle capacità degli interessati”24.

1.3.2. Il Fondo Sociale Europeo

Il Fondo Sociale Europeo (FSE), il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e il Fondo Europeo d’Orientamento e di Garanzia Agricola (FEOGA) sono i tre strumenti finanziari di cui si serve la comunità per finanziare i suoi interventi.

Il Fondo Sociale Europeo è previsto dal Regolamento CEE 4255/88 e nel periodo 2000-2006 ha perseguito i seguenti obiettivi25:

- Promozione delle regioni del mezzogiorno quali Campania, Calabria,

Puglia, Sardegna, Basilicata e Sicilia al fine di aumentarne lo sviluppo;

24

http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31993D0136:IT:HTML

25

(23)

- istituzione di corsi di formazione professionali ai fini dell'istruzione,

formazione e occupazione.

I progetti rivolti ai portatori di handicap possono usufruire di tali fondi purché vengano rispettati i requisiti richiesti.

Infine il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale viene impiegato soprattutto nel settore della sanità e della formazione, contribuendo così a svolgere un importante compito rivolto ai cittadini disabili.

1.3.3. La Risoluzione sull’Integrazione Scolastica

Nella seduta del 31 maggio 1990 il Consiglio dei Ministri dell’Istruzione ha approvato la Risoluzione sull’Integrazione Scolastica26 degli studenti colpiti da limitazioni funzionali. Riconoscendo l’importanza della famiglia, dell’istituzione scolastica, del mondo del lavoro e del tempo libero, si incoraggia una cooperazione tra istituzioni e organizzazioni di settore.

Nonostante le ottime volontà espresse, nel marzo 2013 la Commissione Europea ha bocciato il bilancio 2014-2020 dell’UE in tema di disabilità in favore dei piani di crescita economica.

Come ha affermato Ádám Kósa, eurodeputato ungherese presidente dell’inter-gruppo sulla disabilità all’Europarlamento, “L’eurozona sta

affrontando un periodo di recessione profonda: in un tale scenario, i governanti prendono in considerazione solo tagli alla spesa, invece di adottare misure anti-cicliche di sostegno e politiche attive. In simili circostanze è difficile mettere sul tavolo la questione disabilità, giacché è probabile che i governanti non abbiano la volontà o gli strumenti per dedicarsi a questo genere di questioni». 27

26

http://eur-law.eu/IT/Risoluzione-sull-integrazione-scolastica-bambini-minorati-Scuola-europea,150150,d

(24)

La questione resta comunque aperta in quanto è basilare garantire che i diritti fondamentali del cittadino siano rispettati.

1.4. Le problematiche della realizzazione di un sistema accessibile

Quali sono i limiti legati all’accessibilità? Vediamo quali sono le ragioni per le quali la messa a punto di un sistema accessibile ai disabili risulta difficile:

In ambito internazionale le normative sono frammentate;

Non vi è un sistema integrato tra le organizzazioni che operano in uno stesso territorio: non vi è scambio di informazioni, i dati posseduti non vengono aggiornati e il sistema dei trasporti che collega luoghi distanti tra loro spesso non rispetta i requisiti di accessibilità;

Non vi è una conoscenza adeguata sull’argomento da parte dei tecnici progettisti;

Manca il riconoscimento delle pari opportunità e il rispetto per la dignità del cittadino disabile dovuti ad una carente sensibilità culturale.

1.5.L’istituto dei ciechi Francesco Cavazza, un esempio di integrazione per giovani disabili

L’Istituto dei ciechi Francesco Cavazza è stato fondato nel 1881 come Istituto di Istruzione ed Educazione. Fino agli anni ’30 ha operato nel territorio bolognese al fine di introdurre i disabili con limitazioni visive nel mondo del lavoro, attraverso l’apprendimento di mansioni quali l’impagliatura delle sedie e la confezione di scope.

L’istituto ha goduto di grande risonanza nel territorio italiano tanto da accogliere numerosi ragazzi disabili provenienti da ogni parte d’Italia. Questi si sono così diplomati in campi umanistici e musicali, ed hanno seguito dei

(25)

corsi sulla preparazione di programmi per non vedenti e corsi di formazione per centralinisti al fine dell’inserimento nel mondo del lavoro. La collaborazione con l’IBM, la Regione Emilia Romagna e l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ha permesso l’organizzazione di numerosi convegni, l’ultimo dei quali intitolato “Ricerca tecnologica a Bologna: idee e proposte al servizio dei cittadini” al quale sono intervenute numerose personalità del mondo politico, universitario, della sanità e del parlamento europeo.

Come si evince dal sito web28, i punti sui quali l’associazione focalizza l’attenzione sono:

1. “corsi per la formazione di programmatori, centralinisti, operatori dell’informazione;

2. supporto didattico e tecnologico all’integrazione dei bambini ciechi nella scuola;

3. produzione e distribuzione di libri braille, di libri parlati e di libri digitali; 4. pubblicazione di un periodico mensile su cassette costituito da articoli

scelti dalla Stampa italiana;

5. produzione e distribuzione di terminali braille, sintetizzatori vocali e software di accesso al personal computer;

6. servizi di consulenza per l’uso del computer e dei prodotti informatici, rivolti a privati, scuole, aziende, eccG;

7. servizi ad elevata tecnologia, forniti mediante il proprio sito web;

8. ECDL test center particolarmente specializzato nel settore dei non vedenti e degli ipovedenti;

9. museo tattile di pittura antica e moderna, unico in Italia;

10. pubblicazione di un house organ semestrale distribuito in 15.000 copie”.

Partita da una piccola realtà, l’associazione Francesco Cavazza è riuscita ad accogliere un gran numero di ragazzi ciechi e ad affiancarli nella loro crescita

(26)

culturale e professionale. L’istituto costituisce un esempio di associazione a supporto della disabilità: l’istruzione e la formazione sono i fulcri sui quali ruota l’organizzazione, che punta anche su sistemi di integrazione e comunicazione.

Conclusioni

In tema di istruzione la situazione scolastica negli Stati europei risulta assai diversificata. Come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, in Italia si cerca di integrare gli alunni disabili nelle scuole ordinarie, sia primarie che secondarie. In molti altri Paesi europei si assiste invece ad una distinzione tra le scuole ordinarie - per ragazzi normodotati - e speciali – per alunni affetti da limitazioni lievi e gravi - . Tralasciando se sia giusto o meno distinguere i ragazzi in base alle loro esigenze e limitazioni, è importante sottolineare che un elemento che accomuna tutti gli Stati è quello di cercare continuamente nuove forme di istruzione che garantiscano il principio fondamentale della integrazione culturale. E’ per questo motivo che nel 2010 a Bruxelles è stato istituito un sistema di distribuzione di libri in formato accessibile per non vedenti ed ipovedenti in tutto il continente. L’accordo, formato tra le associazioni editoriali, di non vedenti e di dislessici, prevede la partecipazione di scuole speciali e biblioteche. Si assiste dunque ad una iniziativa molto importante, basti pensare che solo il 5% dei libri pubblicati sono accessibili ai disabili visivi29.

Un altro ambito affrontato è quello lavorativo. L’obiettivo perseguito dall’UE è quello di garantire l’accesso al mondo del lavoro attraverso corsi di formazione che permettano al soggetto portatore di handicap di poter accrescere il proprio bagaglio culturale, usufruire della propria esperienza e, di conseguenza, di poterla sfruttare a proprio vantaggio.

29

http://www.disabili.com/home/ultimora/21968-leuropa-promuove-la-diffusione-dei-libri-per-ipodeventi-e-dislessici

(27)

Benché la normativa venga spesso raggirata, in Italia l’art. 3 della legge 68/1999 stabilisce le quote proporzionali di lavoratori disabili che un’impresa deve assumere al suo interno. In linea generale ogni Stato prevede una propria normativa, ma l’indirizzo a cui l’UE fa tendere i suoi Stati membri mira a garantire sì un posto di lavoro ai soggetti portatori di handicap ma anche delle prospettive lavorative di crescita all’interno del settore nel quale operano. Se è importante considerare che in via teorica qualcosa è stato fatto, lo è altrettanto sottolineare come nella pratica queste linee guida non sempre vengano rispettate: non vi sono abbastanza posti di lavoro, le politiche tra gli Stati non sono ancora omogenee e troppo spesso le richieste di lavoro sono accompagnate da pregiudizi nei confronti degli stessi richiedenti. Le politiche dell’Unione Europea devono dunque concentrarsi su un fine comune basato sul diritto al lavoro, la completa occupazione dei posti disponibili da parte di soggetti portatori di handicap e l’abbattimento di barriere culturali.

(28)

Capitolo 2

Il turismo accessibile in Italia

I viaggi e la vacanza permettono al turista di entrare in comunicazione con altre culture, accrescere le proprie conoscenze, ampliare le prospettive e, insieme allo svago, costituiscono dei diritti fondamentali in quanto beni di primaria importanza da riconoscere a tutti i cittadini. In questa ottica l’accessibilità è un passo importante per l’abbattimento delle barriere culturali, l’affermazione della persona e il riconoscimento dei suoi diritti. E’ compito delle istituzioni, delle organizzazioni di categoria e degli operatori turistici agire in questa direzione.

In questo capitolo vedremo dunque cosa prevede l’ordinamento italiano e cosa potrebbero fare gli attori turistici per rendere le proprie strutture accessibili. Successivamente un approfondimento particolare verrà riservato al tema dell’accessibilità nel mondo della cultura e, attraverso la descrizione di alcune iniziative esemplificative, vedremo come sia possibile l’accesso alla cultura come diritto alla partecipazione sociale e all’informazione.

2.1 Gli attori turistici

2.1.1. Il ruolo dello Stato italiano: la legislazione del turismo accessibile

Sebbene la legislazione italiana preveda delle forme di tutela del disabile che desidera svolgere attività turistiche, sono numerose le lacune che ne ostacolano la completa attuazione.

La legge quadro 135/2001 ha stabilito che la materia turistica è di potestà esclusiva regionale. L’art. 1 della legge così recita: “La Repubblica promuove

azioni per il superamento degli ostacoli che si frappongono alla fruizione dei servizi turistici da parte dei cittadini, con particolare riferimento ai giovani, agli

(29)

anziani percettori di redditi minimi ed ai soggetti con ridotte capacità motorie e sensoriali”30;

Inoltre il D.P.C.M del 13/09/02 ha fissato degli standard qualitativi minimi a cui ogni regione deve attenersi sui principi dell’armonizzazione, la valorizzazione e lo sviluppo del sistema turistico. L’art. 1 sancisce: “In termini

generali e senza esclusione le attività ed i servizi turistici devono garantire, nel rispetto delle norme vigenti in materia di abbattimento delle barriere architettoniche, la fruizione anche ai turisti con disabilità e/o con limitate capacità motorie31”.

Queste disposizioni sono rimaste disattese in quanto le leggi regionali hanno lasciato gli operatori turistici liberi nella applicazione di soluzioni che consentano la mobilità all’interno delle proprie strutture ricettive.

In linea generale si riscontrano delle difficoltà nel recepimento della materia da parte delle stesse regioni, in quanto:

a) le informazioni fornite sui parametri di accessibilità sono incerte;

b) non vi è raccordo tra le normative nazionali, regionali e comunali in settori specifici;

c) le normative sono spesso contraddittorie tra i diversi livelli di governo, talvolta anche tra comuni contigui.

2.1.2. Il ruolo degli operatori turistici

In un mercato in continua espansione nel quale la concorrenza è sempre più agguerrita, gli operatori turistici cercano di migliorare il proprio prodotto per essere sempre più competitivi.

Così come le politiche di prezzo e le promozioni, anche l’accessibilità è un aspetto competitivo per una struttura. I disabili in Europa costituiscono una grande fetta di mercato: ammontano a 37 milioni, sono in continuo aumento

30

http://www.camera.it/parlam/leggi/01135l.htm

31

(30)

per via del prolungamento della durata della vita, sono clienti fedeli in quanto hanno determinate esigenze e preferiscono tornare dove queste sono state soddisfatte; inoltre una struttura accessibile attira anche coloro che si sono temporaneamente infortunati, che viaggiano con un passeggino, o semplicemente con degli anziani in buono stato di salute ma che comunque non possono affaticarsi.

Queste ed altre motivazioni dovrebbero spingere gli operatori turistici ad apportare delle modifiche alle loro strutture che, contrariamente a come si pensa, non sempre sono costose: in particolar modo mi riferisco a quelle culturali. Un personale formato, in grado di prevenire i bisogni del cliente disabile non solo permette all’azienda di offrire un servizio personalizzato ed attento, ma anche di avere maggiori punti critici – quelli del personale appunto – sul quale l’azienda può basarsi per rinnovarsi.

A tal proposito l’Unione Europea fornisce una guida32 agli operatori turistici che indica in che maniera essi possano migliorare la prestazione del servizio offerto così da accrescere la propria redditività puntando sul turismo accessibile. La guida non intende essere l’unica possibile soluzione al problema ma un suggerimento per effettuare un primo piccolo passo verso il miglioramento della propria azienda. I punti che riguardano gli standard qualitativi verranno trattati successivamente.

Va comunque sottolineato che l’accessibilità non è solo una leva su cui far pressione per migliorare la propria visibilità, è soprattutto un obiettivo sociale, civile e democratico.

Il pacchetto turistico prevede una serie di passaggi: il reperimento delle informazioni, la scelta della struttura ricettiva, l’individuazione del mezzo di trasporto più veloce e confortevole, la selezione delle mete culturali e di tutti gli altri servizi complementari. Un individuo normodotato può spaziare tra diverse scelte e nel momento in cui si offre un “turismo per tutti” gli elementi da valutare sono relativamente contenuti. Ciò non avviene per quanto

32

http://ec.europa.eu/enterprise/sectors/tourism/files/studies/improving_information_on_access ibility/improving_accessibility_it.pdf

(31)

riguarda il soggetto handicappato, il quale spesso è costretto a optare per quella ridotta gamma di servizi che sono idonei alle sue facoltà, mettendo in secondo piano la realizzazione dei suoi desideri.

Nel momento in cui si decide di rinnovarsi e di rendere la struttura accessibile ai disabili, bisogna dunque prendere in considerazione diversi fattori: se sono presenti barriere architettoniche, se si posseggono strumenti d’ausilio al disabile, se il personale della struttura è formato per rapportarsi con il turista disabile. Nell’attuazione delle norme di legge, gli operatori turistici devono considerare le barriere architettoniche presenti nelle proprie strutture e adeguarle alle esigenze richieste dalle disabilità dei soggetti fruitori. Un turista cieco, per esempio, preferisce utilizzare le scale al contrario di un individuo costretto sulla sedia a rotelle.

Nella programmazione strutturale vanno dunque considerati i vari handicap in maniera da poter rispondere ad ogni esigenza senza escluderne altre.

Il Progetto EU.FOR.ME, finanziato dalla Direzione Generale – Istruzione e Cultura della Commissione Europea, ha messo a disposizione degli operatori turistici una guida che indica come gli spazi debbano essere strutturati per facilitare l’accesso ai disabili33. Basandoci su questo studio, fondato sulle diverse forme di disabilità, analizziamo le tappe che comunemente un turista percorre dal momento della ricerca delle informazioni alla fruizione della struttura ricettiva, passando per l’utilizzo del sistema dei trasporti. Un intero paragrafo verrà dedicato all’accessibilità dei luoghi della cultura.

2.2. L’accessibilità nella programmazione del viaggio

2.2.1. La ricerca delle informazioni

33

(32)

Il momento della ricerca delle informazioni è fondamentale in quanto un’analisi attenta e dettagliata delle alternative permette al turista disabile di optare per quella più consona alle sue esigenze. Ciò è possibile solo se a monte le informazioni con cui egli viene a contatto sono:

disponibili, non tutti i siti web sono aggiornati e spesso non presentano una completezza delle informazioni;

accessibili, devono essere adeguate ai vari livelli di disabilità visivi; veritiere, l’operatore turistico deve promuovere il proprio prodotto

offrendo una descrizione reale sull’accessibilità ai servizi che offre.

Solo se questi parametri vengono rispettati, il turista disabile può scegliere un pacchetto accessibile che gli permetta di vivere l’esperienza con serenità. Dunque una volta stabilito quali sono i limiti dell’accesso ai propri servizi, basandosi sulla conoscenza dei limiti funzionali del target a cui si intende rivolgersi, bisogna scegliere il modo migliore per comunicare le informazioni. La semplicità del linguaggio e l’accuratezza delle descrizioni sono il primo passo per una comunicazione chiara. Nel caso particolare del turismo accessibile bisogna introdurre dei criteri di tipo:

I. Sintetico, si basa solo sulla simbologia del tipo di accessibilità;

II. Semi- sintetico, basato sulla attribuzione di tre gradi di accessibilità: accessibile, accessibile con aiuto, non accessibile;

III. Esplicativo, descrive in maniera dettagliata l’accessibilità degli spazi; IV. Semi-esplicativo, descrive in maniera dettagliata solo gli spazi ritenuti

più rilevanti nella fruizione del servizio.

Di seguito vengono riportati dei simboli e la relativa spiegazione, reperiti nel sito web di un’agenzia di viaggi per disabili34 che sembrano molto chiari ed efficaci nella comunicazione:

(33)

Figura 3 Soggetti con limitata capacità uditiva o portatori di apparecchio acustico

Figura 4 Soggetti non udenti o sordo-parlanti

Figura 5 Soggetti ipovedenti

Figura 6 Soggetti non vedenti

(34)

Figura 8 Soggetti anziani autosufficienti

Figura 9 Soggetti con difficoltà motorie o con arto amputato

Figura 10 Soggetti su sedia a rotelle che non siano impossibilitati ad alzarsi

Figura 11 Soggetti su sedia a rotelle impossibilitati ad alzarsi

(35)

E’ importante sottolineare che, prima di apportare delle modifiche al modo in cui il servizio viene erogato, è bene che l’operatore compia degli studi assieme ai tecnici, attraverso delle rilevazioni indirette (interviste telefoniche ad esempio) o dirette (sopralluoghi).

L’oggetto delle informazioni di cui un turista con limitazioni funzionali necessita sono legate al parcheggio, all’ingresso e alla fruizione delle aree interne ed esterne alla struttura ricettiva, nonché i mezzi di trasporto idonei al raggiungimento della struttura stessa e l’elenco dei luoghi culturali accessibili ai disabili. Vediamo nel particolare quali caratteristiche debbano avere per essere considerati accessibili.

2.2.2. Il sistema dei trasporti

Nella progettazione del viaggio è fondamentale la scelta del mezzo di trasporto più confortevole che risponda alle esigenze dei disabili. Purtroppo ancora oggi non tutte le compagnie sono attrezzate a tal fine e non sempre riescono a garantire un servizio efficiente.

Il trasporto aereo: come prescritto dalla legge, tutti gli aeroporti dovrebbero essere attrezzati per agevolare le procedure e far transitare i passeggeri disabili all’interno dell’aeroporto. E’ inoltre importante comunicare sul sito web quelli che sono i servizi offerti ai disabili, utilizzando le simbologie standard. Il sito web dell’Autorità Aeroportuale Nazionale fornisce tutte le informazioni utili sui grandi aeroporti e i numeri di telefono di quelli minori ai quali potersi rivolgere.

Il regolamento internazionale IATA prevede determinate procedure da seguire a favore dei disabili. La prenotazione del volo deve essere effettuata

(36)

con largo anticipo in quanto alcune compagnie ammettono un numero limitato di passeggeri disabili a bordo. Inoltre al momento della prenotazione il turista disabile deve comunicare al vettore aereo il suo grado di disabilità; la compagnia in questo modo potrà attrezzarsi per fornire un’assistenza adeguata al momento del check-in, imbarco e sbarco dall’aeroplano per mezzo di un ascensore a piattaforma chiusa o montacarichi, e il transito all’interno dell’aeroporto. Sia nel caso di limitazioni funzionali che alimentari, dovrà essere consegnato alla compagnia un modulo che attesti la disabilità e le eventuali richieste.

Affinché le normali procedure di imbarco e sbarco vengano effettuate correttamente, è necessario che il passeggero si rechi in aeroporto almeno un’ora e mezza prima del volo aereo. La compagnia provvederà a farlo salire a bordo per primo e a farlo scendere per ultimo, grazie al supporto del personale addetto.

Per migliorare il procedimento, Alitalia ha messo a disposizione una “Sala Amica” negli aeroporti Fiumicino di Roma e Milano Malpensa nei quali poter comodamente effettuare il check-in e attendere l’apertura del gate.

Il trasporto ferroviario: l’accesso per disabili su sedia a rotelle ai vagoni treno è limitato alle tratte medie e lunghe. Ad ogni modo le Ferrovie dello Stato hanno messo a disposizione una Carta Blu a favore dei disabili e un loro accompagnatore, acquistabile presso le biglietterie delle stazioni presentando il certificato di invalidità rilasciato dalla ASL. Affinché il passeggero riceva un’adeguata assistenza, è necessario che prenoti il biglietto almeno 24 ore prima al Centro Assistenza della stazione e che si rechi sul luogo almeno trenta minuti prima della partenza. Il personale delle FS mette a disposizione delle sedie a rotelle. Nella guida “I Servizi per la Clientela Disabile”35 la compagnia informa i passeggeri portatori di handicap sui servizi di assistenza che la stessa offre in 225 stazioni italiane e le ulteriori agevolazioni in favore dei disabili di guerra e non vedenti.

35

http://www.fsitaliane.it/cms/v/index.jsp?vgnextoid=3ddfed28afc8b110VgnVCM1000003f16f9 0aRCRD

(37)

Il trasporto marittimo: le compagnie marittime hanno messo a disposizione dei portatori di handicap un servizio di assistenza. Anche in questo caso è necessario che la prenotazione venga effettuata con largo anticipo ricordandosi di indicare ciò di cui si necessita. Il passeggero, che dovrà presentarsi in anticipo al porto, verrà imbarcato con priorità rispetto al resto dei passeggeri. Nel caso in cui il passeggero sia allergico è consigliato comunicare l’entità di tale aspetto al fine di ricevere un servizio senza intoppi. La Costa Crociere dispone di cabine passeggeri studiate in maniera da consentire il transito e il movimento dei disabili su sedia a rotelle.

Il trasporto stradale: per quanto concerne il trasporto urbano collettivo, sono veramente pochi i mezzi attrezzati per la salita e la discesa del passeggero su sedia a rotelle, e le fermate e gli orari della partenza dei veicoli spesso non sono accessibili.

Affinché i veicoli per il trasporto pubblico siano accessibili ai disabili occorre che:

• le fermate siano raggiungibili per mezzo di percorsi tattili;

• vi siano segnalazioni acustiche e luminose che avvertano l’arrivo del mezzo;

• le informazioni sulla destinazione, gli orari, il numero del mezzo siano facilmente leggibili sia dagli ipovedenti che dai ciechi, per mezzo di scritture in Braille;

• un pianale ribassato permetta la salita e la discesa; • una pedana colmi il gap tra la banchina e il mezzo;

• all’interno della vettura vi sia uno spazio idoneo alla manovra della sedia a rotelle ed uno per la sua sosta;

• i dispositivi di prenotazione della fermata siano accessibili.

Vediamo adesso come si presenta la situazione dell’accessibilità nel trasporto pubblico della regione Lombardia, presa in esame in quanto

(38)

rappresenta una delle regioni italiane in cui il trasporto urbano è maggiormente sviluppato.

Le informazioni sono state raccolte dall’AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici)36 mediante intervista telefonica e rilevazioni in loco. Per quanto riguarda il trasporto urbano ed interurbano di Milano è emerso che:

l’81,8% dispone di un ufficio informazioni alla clientela, di cui lo 0,0% è espressamente dedicato ai viaggiatori disabili;

il 9,1% delle società dispone di tabelle orarie accessibili ai disabili; il 54,5% offre un servizio a chiamata per mezzo del quale il

passeggero può concordare data e orario del trasporto su veicolo attrezzato;

poco più della metà delle società (54,5%) ha dischiarato che solo il 25-50% dei propri mezzi sono attrezzati (parzialmente o totalmente); il 100% delle società possiede almeno un mezzo che presenta un

pianale riabbassato o una pedana elettrica, ma solamente il 9,1% di loro possiede uno scivolo estraibile a mano e dispositivi di prenotazione della chiamata per non vedenti;

nessuna società garantisce la presenza di percorsi tattili per il raggiungimento della fermata;

nessuna società si occupa di coprire il gap tra banchina e vettura; Il 18,2% dei rispondenti dichiara che nelle proprie vetture vi sono punti

di appoggio e sedute per invalidi alle fermate.

La metropolitana di Milano è sempre molto trafficata in quanto consente di raggiungere nella maniera più veloce punti opposti del capoluogo lombardo, nonché di evitare emissioni di gas nocivi emessi dalle autovetture. Dunque permetterne la fruizione a tutti i cittadini è di fondamentale importanza.

(39)

Vediamo se nelle quattro linee della metropolitana è realmente possibile per un passeggero disabile accedere ai mezzi di trasporto37.

Dalla Figura 13 si evince che solamente nel 26,07% delle stazioni metropolitane è presente almeno una scala mobile; solamente nel 24,09% dei casi vi è un montascale (Figura 14) e nel 41,58% delle stazioni vi è almeno un ascensore (Figura 15).

Figura 13 Presenza di scale mobili nelle quattro linee della metropolitana di Milano (%)

Fonte: ATM

37 http://www.atm-mi.it/SiteCollectionDocuments/ascensori_scalemobili_montascale.pdf

73,93 26,07

E' presente almeno una scala mobile

Non è presente la scala mobile

(40)

Figura 14 Presenza di montascale nelle quattro linee della metropolitana di Milano (%)

Fonte: ATM

Figura 15: Presenza di ascensori nelle quattro linee della metropolitana di Milano (%)

Fonte: ATM 24,09 75,91 E' presente almeno un montascale Non è presente il montascale 41,58 58,42 E' presente almeno un ascensore Non è presente l'ascensore

(41)

Possiamo concludere la parentesi sui mezzi di trasporto urbani affermando che per un disabile che si trova in una metropoli come quella milanese è praticamente impossibile muoversi con la metropolitana.

In linea generale per quanto riguarda i mezzi individuali è consentito, previa consegna della certificazione di invalidità, transitare nelle Zone a Traffico Limitato, corsie di emergenza e sostare sulle strisce blu e parcheggi per disabili, esibendo il contrassegno speciale di circolazione.

Ad oggi solo Hertz Italia, Europcar e Brandini Fiat presenti a Roma e Milano sono le uniche società di autonoleggio che mettono a disposizione dell’utenza autoveicoli per disabili. La stessa Fiat ha realizzato un modello di autovettura, la Fiat Autonomy38, ideata per i disabili su sedia a rotelle.

Infine sulla rete autostradale le aree di sosta si stanno attrezzando per dotarsi di servizi igienici per disabili e consentire il loro movimento all’interno delle stesse.

2.2.3. Strutture ricettive ed extra-ricettive

Per definire il grado di accessibilità delle strutture ricettive possiamo fare riferimento a quattro fattori39:

o La mobilità orizzontale, riguarda la capacità di accesso alle diverse aree delle strutture (larghezza delle porte, disposizione degli arredi,G);

o La mobilità verticale, riguarda la capacità di superare degli ostacoli (scale, rampe,G);

o La fruizione delle unità ambientali, dipende dalle mobilità orizzontale e verticale e riguarda la misura in cui gli spazi siano adeguati al loro attraversamento e/o alla circolazione all’interno degli stessi (possibilità

38

All’indirizzo http://www.fiatautonomy.it/ ne viene data una dimostrazione visiva

39

(42)

di oltrepassare le porte, di accedere ad un piano per mezzo delle scale,G);

o Il rispetto e l’integrazione delle diverse normative, riguarda il livello di adeguamento della struttura alle norme sulla sicurezza (scala antincendio, barriere architettoniche,G).

Vediamo adesso come debbano presentarsi le aree che compongono le strutture ricettive, distinguendo principalmente in base alla disabilità motoria e sensoriale.

Disabilità motorie

Il parcheggio: rispettandone le dimensioni previste dalla normativa, consente al turista la sosta della autovettura nei pressi della struttura ricettiva. Se invece il parcheggio è presente in un’area pubblica, questa va segnalata. Può essere inoltre installato un sistema di chiamata al fine di assistere il turista in caso di necessità. Per fare in modo che l’area di sosta non venga occupata da turisti che non ne hanno diritto, possono essere installati colonnotti a scomparsa facilmente abbassabili per mezzo di una tessera solo da chi ha diritto all’accesso al parcheggio.

L’ingresso: l’accesso alla struttura deve prevedere l’eliminazione di barriere architettoniche, ivi comprese le dimensioni ridotte delle porte, ma anche di semplici oggetti che limitano temporaneamente l’accesso (zerbini, griglie,G).

I percorsi: è opportuno che i percorsi siano caratterizzati da supporti che consentano l’attraversamento degli spazi in maniera agevole (sedute, corrimano) e che siano eliminate le parti dell’arredamento che possono costituire ostacoli, come la moquette. Per accedere da un piano all’altro è necessaria la presenza di un ascensore di dimensioni a norma.

Gli spazi aperti: nel caso di spazi di dimensione piccola o moderata si possono installare pedane in legno; contrariamente nel caso di spazi molto

(43)

ampi si può mettere a disposizione un mezzo con il quale il turista possa spostarsi agevolmente e magari sostare in prossimità delle aree panoramiche, in modo da godere ugualmente degli spazi poco accessibili.

La reception: è il primo luogo in cui avviene il contatto con il cliente. Il primo impatto è fondamentale nell’erogazione del servizio, dunque la reception dovrà prevedere un’area in cui il turista potrà comodamente sedersi e rilassarsi per ricevere tutte le informazioni di cui necessita.

La camera e i servizi igienici: le dimensioni della camera dovranno essere idonee a consentire il movimento in maniera agevole (come visto prima le porte dovranno essere di una certa misura e l’arredamento non deve impedire la circolazione del turista).

Il servizio igienico deve consentire al disabile di potersi avvicinare ai sanitari, la doccia dovrà essere attrezzata con pavimento, seggiolino ribaltabile e maniglioni.

Gli spazi funzionali: devono essere strutturati in maniera da poterne consentire l’accesso e le manovre. Nel caso della sala colazioni il pavimento deve essere pianeggiante e deve prevedere la presenza di un servizio igienico per disabili. Per quanto riguarda i luoghi espositivi, le teche devono essere poste ad altezza tale che i disabili su sedia a rotelle possano osservarle.

Disabilità sensoriali

Il parcheggio: le aree di sosta devono essere collocate in prossimità della struttura, opportunamente segnalate, e devono prevedere una mappa tattile in maniera tale che il turista cieco o ipovedente si possa orientare.

L’ingresso: dovrà essere caratterizzato da colori preferibilmente accesi, ma comunque a contrasto tra loro in maniera da facilitare l’individuazione delle

(44)

barriere agli ipovedenti. Sono sconsigliate grandi vetrate e rumori in sottofondo che possano disorientare gli ipoudenti.

I percorsi: possono essere segnalati tramite “guide naturali”, cioè elementi collocati sui muri, come un cordolo laterale di battuta o dei corrimano. Le rampe di scale dovranno presentare delle strisce di colore acceso tra un gradino e l’altro, mentre i pulsanti di chiamata dell’ascensore dovranno avere il numero scritto in Braille.

Gli spazi aperti: dovranno essere circondati da appositi corrimano e, al fine di garantire la fruizione dello spazio, dovranno essere esposti dei cartelli con descrizioni in rilievo di ciò che l’area presenta. Va data particolare attenzione alla cura della flora, potando di volta in volta le piante che sporgono e che potrebbero intralciare il percorso del turista.

Gli spazi funzionali e camera: il menù del ristorante dovrà contenere la descrizione in Braille. Inoltre sia negli spazi comuni che nella propria camera, i pulsanti di accensione della luce, le maniglie, le porte, dovranno presentare elementi di colore a contrasto in maniera da facilitarne l’individuazione. E’ inoltre opportuno attrezzare la camera con quanto segue: avvisatori di chiamata, sveglia con allarme visivo o vibratile, televisore con televideo.

Altre disabilità

Vanno inoltre considerate le persone con disabilità psichiche, problemi di orientamento, diabete, allergie, e alimentari.

Per questo tipo di disabilità non vi sono delle regole tecniche da seguire, ma è comunque importante conoscerne le caratteristiche peculiari e prendere in esame alcuni accorgimenti in maniera da predisporre un servizio ad hoc.

I disabili con disturbi psichici sono spesso difficili da riconoscere. Va ricordato che spesso posseggono un quoziente intellettivo superiore rispetto a quello che si possa pensare. E’ importante renderli partecipi

(45)

delle attività che possono svolgere utilizzando un linguaggio semplice, comunicare in maniera aperta e spontanea e assolutamente non con aria superiore.

I disabili con problemi di orientamento hanno bisogno di essere accompagnati nei percorsi ed istruiti nell’utilizzo della segnaletica.

Qualora non sia presente un mini-bar in camera va data la possibilità ai turisti diabetici di conservare i propri medicinali in un luogo fresco e asciutto.

Prima del proprio arrivo, è necessario che la struttura si informi sulle allergie dei propri ospiti, informandoli sull’eventuale presenza di animali all’interno della struttura. Inoltre una manutenzione dei filtri dell’aria condizionata, del riscaldamento e di ventole di areazione impedirà al turista allergico di riscontrare problemi durante il soggiorno.

Ulteriori informazioni vanno richieste anche ai turisti con esigenze alimentari particolari, come nel caso di diabetici e celiaci. La comunicazione andrà successivamente girata alla cucina e al personale di sala.

Complessivamente la situazione delle strutture ricettive italiane non si presenta disastrosa. Da una indagine condotta nel 2009 da Unioncamere e Isnart è emerso che:

il 52% delle imprese italiane sono attente alle esigenze dei disabili. Il dato più positivo si registra al centro Italia, dove gli standard sono rispettati nel 57% dei casi;

a causa delle barriere naturali, nelle località di montagna gli albergatori incontrano maggiori difficoltà nel rendere le proprie strutture accessibili;

(46)

le strutture più attente ai bisogni dei disabili e che ne percepiscono maggiormente l’importanza, sono quelle che presentano una classificazione più elevata.

Nella tabella 12 si denota come i diversi standard richiesti vengano rispettati dagli albergatori. Lo studio, effettuato dall’Osservatorio Nazionale del Turismo sui dati di Unioncamere40, mette in evidenza gli aspetti maggiormente presenti nelle strutture ricettive. Il 44% di esse presentano i servizi igienici a norma e il 43% un accesso alla struttura facilitato; segue l’accesso facilitato alle camere (34%) e infine l’offerta enogastronomica attenta alle problematiche alimentari dei turisti (24% dei casi). L’elemento in cui le strutture si trovano ad essere carenti è la presenza di strumenti di sollevamento (6%).

Tabella 12 Distribuzione per area geografica degli standard rispettati nelle strutture ricettive (%)

Fonte: Osservatorio Nazionale del Turismo su dati Unioncamere

40

http://www.impresaturismo.it/archivio/59-marzo-2013/201-turismo-per-tutti-ecco-il-primo-libro-bianco-sullaccessibilita.html

(47)

2.3.La disabilità in ambito culturale

E’ opinione comune che l’arte non possa essere accessibile ai disabili visivi, in particolare ai ciechi assoluti, in quanto si pensa che il limite funzionale da cui sono colpiti non permetta loro di godere della bellezza dell’arte. Inoltre la fruizione del bene culturale è spesso ostacolata da una serie di limiti dal punto di vista dell’accessibilità che riguardano gli elementi sopra esposti (informazioni, trasporto e ricettività). Le informazioni sono spesso poco chiare, i mezzi di trasporto non sono idonei al raggiungimento della meta culturale e le strutture ricettive non sempre sono in grado di rispondere alle esigenze dei disabili. Per questo motivo, affinché una meta culturale sia fruibile da parte del turista con limitazioni funzionali, è dunque necessario che anche gli altri servizi turistici di cui può usufruire inducano il disabile a spostarsi dal proprio luogo di residenza.

Negli ultimi anni il Ministero dei Beni Culturali si è mostrato molto sensibile al tema dell’accessibilità, grazie anche alla pressione delle associazioni dei disabili, mettendo in discussione la progettazione delle strutture culturali non solo dal punto di vista delle barriere architettoniche dei disabili su sedia a rotelle ma anche per ciò che riguarda i limiti percettivi e sensoriali.

Nel 2007 il MIBAC ha approvato un progetto dal titolo “Un sistema

informativo per la qualità della fruizione del patrimonio culturale da parte di persone con esigenze specifiche - A.D. Arte - L'informazione”41, avviato nel 2010 dal Servizio I della Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale. Avvalendosi del supporto di gruppi di esperti del settore, il progetto parte dall’analisi delle condizioni attuali dei siti in tema di accessibilità e ne prospetta un innalzamento degli standard qualitativi, rendendo così il bene culturale fruibile ai portatori di handicap. Il fulcro dell’iniziativa è l’abbattimento delle barriere architettoniche in 848 luoghi della cultura statali, sia all’accesso dei luoghi stessi che nei loro percorsi. In virtù di

Figura

Tabella 1 Distribuzione dei cittadini disabili in Italia distinti per sesso, età, titolo di studio, stato  civile e risorse economiche
Tabella 2 Distribuzione delle limitazioni funzionali per gravità e fascia di età
Tabella  3  Distribuzione  dei  pazienti  in  base  al  livello  di  difficoltà  nello  svolgere  attività  quotidiane
Tabella 4 Residenti italiani con limitazioni funzionali a confronto con il resto della popolazione  italiana in base alla situazione lavorativa
+7

Riferimenti

Documenti correlati

[r]

I tempi non certi di conclusione della procedura, la difficoltà di valutazione economica dei beni proposti (spesso stimati dalla commissione interministeriale a un valore

[r]

access-guidelines.eu http://www.aoa.gov/abuse/report/..

Il saggio, scritto in occasione del centenario dell’OIL, analizza le tappe e i contenuti del contributo dell’OIL alla giustizia sociale: dalla prima Costituzione del 1919,

In tale quadro, all’esito delle interlocuzioni con l’Ufficio e alla luce della piena attuazione dell’istituto della revoca delle certificazioni verdi, si prende atto della previsione

Intervento del Fondo per la crescita sostenibile per i progetti di ricerca e sviluppo nell’ambito dell’economia circolare, attivato con il decreto 11 giugno 2020, sostiene la

stimolare la partecipazione civica; il Principato delle Asturie e la Comunità di La Rioja promuovono la partecipazione civica e sostengono il lavoro di associazioni e individui per