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Accessibilità nei luoghi della cultura: evoluzione e concetti base

2.3. La disabilità in ambito culturale

2.3.1. Accessibilità nei luoghi della cultura: evoluzione e concetti base

Prima di passare all’analisi della disabilità in ambito culturale bisogna fare delle premesse sui rami sui quali essa poggia; occorre in particolar modo precisare che negli ultimi anni la disciplina umanistica si è ulteriormente evoluta, così come la concezione di fruibilità del bene artistico e della disabilità.

La disciplina del restauro rappresenta un aspetto fondamentale sul quale si basa la valorizzazione del patrimonio culturale. Ha subìto numerose modifiche negli anni, dapprima cercando di recuperare antiche fabbriche dismesse per destinarle alla cultura, fino ad arrivare a parlare della “conservazione integrata”. Il restauro infatti “non deve, come troppo spesso

avviene, sottrarre al godimento le opere, ma ha lo scopo di salvarle consentendo che sussistano il più a lungo possibile, come parti esteticamente e storicamente viventi della nostra società”43. Da questo punto di vista si è presa coscienza dell’importanza dell’arte all’interno del patrimonio culturale italiano ma anche del grosso limite che le barriere

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http://151.1.141.125/news/documenti/LINEE%20GUIDA%20PER%20IL%20SUPERAMENT O%20DELLE%20BARRIERE%20ARCHITETTONICHE.pdf

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G. Carbonara, Teoria e metodi del restauro, in Id. (a cura di), Trattato di restauro

architettoniche rappresentano per la cultura, un ambito in cui la condivisione dell’arte deve essere a portata di tutti.

In alcuni contesti, però, il restauro ovvero l’adeguamento della struttura alle necessità dei disabili, non è sempre possibile in quanto rischierebbe di comprometterne per sempre l’immagine peculiare. Alcuni beni architettonici come la Torre di Pisa, per esempio, furono concepiti per la fruizione di visitatori normodotati e successive modifiche al suo impianto strutturale ne muterebbero irrevocabilmente l’aspetto; allo stesso modo bellezze naturali come le vette del Monte Bianco fondano il loro fascino sulla loro inaccessibilità.

Ciò indica da una parte la necessità di poter garantire la fruizione dei beni culturali, allestendo delle aree multimediali, webcam, modelli tridimensionali, che sicuramente aumenterebbero la visibilità del bene stesso, e dall’altra una particolare attenzione verso il bene artistico in sé, che va salvaguardato al fine della sua conservazione.

Il concetto stesso di “disabilità” è mutato. Generalmente nel momento in cui si pensa alla riprogettazione del sito si fa riferimento ai disabili su sedia a rotelle, ma il tema della disabilità si è man mano allargato a coloro che hanno limitazioni nel movimento (quindi cardiopatici, donne in gravidanza, persone con passeggino, convalescenti o con un’ingessatura, obesi, anziani, bambini), nelle percezioni sensoriali (ciechi, sordi), e che sono affetti da difficoltà cognitive o psicologiche.

La recente “Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute” dell’Organizzazione Mondiale della Sanità fa risalire il concetto di disabilità alla impossibilità della persona di interagire con l’ambiente, allargando ulteriormente le basi concettuali delle disabilità.

Anche il significato del termine “barriera architettonica” è notevolmente mutato negli anni, fino ad essere definito come quell’insieme di “a. ostacoli

fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o

impedita in forma permanente o temporanea; b. ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti; c. mancanze di accorgimenti e segnalazioni che permettono l’orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi”44.

Affinché un sito culturale non presenti barriere architettoniche è necessaria la copresenza di tre fattori:

1. accessibilità: “possibilità, anche per le persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l’edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruire di spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia”45;

2. visitabilità: “possibilità, anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico di ogni unità immobiliare. Sono spazi di relazione gli spazi di soggiorno o pranzo dell’alloggio e quelli dei luoghi di lavoro, servizio ed incontro, nei quali il cittadino entra in rapporto con la funzione ivi svolta”46;

3. adattabilità: “possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati, allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale47”

2.3.1.1.L’Universal Design

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Art. 1 del D.P.R. 503/96 e art. 2 punto A del D.M. 236/89

45

Art. 2 punto G del D.M. 236/89

46

Art. 2 punto H del D.M. 236/89

Allo scopo di proporre nuove forme di progettazione, nel 1997 nacque l’Universal Design48. Il suo studio si basa sull’assenza di barriere architettoniche (Barrier-free Design), non prevede la riprogettazione di quanto già esiste ma mira ad una programmazione strutturale di ciò che dovrà essere costruito cercando, non di accontentare tutta la fascia di popolazione - sarebbe un’utopia – ma quanta più gente possibile. Inoltre la filosofia dell’Universal Design è che gli strumenti d’ausilio ai disabili debbano essere visti come aggiuntivi a quelli esistenti e non sostitutivi.

Nei luoghi della cultura un problema che accomuna diversi portatori di handicap come ipovedenti, ciechi e chi soffre di disorientamento, è quello di riuscire a spostarsi autonomamente all’interno dell’edificio e, per far sì che ciò avvenga, gli strumenti che comunemente possono essere utilizzati sono: i punti di riferimento, la segnaletica e le mappe49.

I punti di riferimento: ogni turista dovrebbe essere in grado di riconoscere gli spazi nei quali si trova, siano essi interni o esterni alla struttura. I punti di riferimento sono strumenti informativi discreti di vario tipo, “naturali” o “artificiali”. I primi riguardano quella serie di punti non studiati dai progettisti che però permettono al turista di orientarsi: lo scroscio dell’acqua di una fontana, gli odori provenienti da un laboratorio di dolci, una strada in pendenza. Al contrario, i punti di riferimento artificiali sono progettati appositamente per far mantenere una direzione al turista con grave deficit visivo. Nei luoghi della cultura possono essere la pavimentazione in rilievo strutturata per corsie, i corrimano collocati sui muri, eccG

La segnaletica: è un linguaggio universale fatto di pittogrammi, segni e brevi parole installati laddove possano assolvere la funzione di indicare le uscite, le entrate, i percorsi. La scienza che si occupa della segnaletica è detta

Wayfinding, il cui nome già indica lo scopo cui deve tendere: offrire un

insieme di indicazioni chiare, decifrabili, efficienti, non ridondanti che

48 http://www.universaldesign.com 49 http://151.1.141.125/news/documenti/LINEE%20GUIDA%20PER%20IL%20SUPERAMENT O%20DELLE%20BARRIERE%20ARCHITETTONICHE.pdf

possano guidare il turista. Un agglomerato di informazioni sconnesse può infatti suscitare il cosiddetto “inquinamento visivo”, una sorta di disorientamento e confusione nella mente del turista.

Affinché una segnaletica sia efficiente è importante che:

- il messaggio sia conciso ma efficace e che il colore sia fortemente a

contrasto con lo sfondo in modo da permetterne la visualizzazione anche a lunghe distanze;

- non sia nascosta o che non rappresenti un ostacolo alla circolazione

(evitare dunque le superfici in vetro e prediligere quelle opache), sia collocata ad un’altezza compresa tra 1,40 e 1,70 m.

Già a partire dalla fase di progettazione dell’edificio culturale occorre stabilire come dovrà essere disposta la segnaletica, considerando anche i flussi turistici, i luoghi che richiedono la comunicazione di un numero maggiore di informazioni, i percorsi alternativi. In particolar modo si dovrà considerare la segnaletica informativa, direzionale e identificativa:

a) la segnaletica informativa viene solitamente collocata all’entrata della struttura. E’ solitamente costituita da una descrizione d’insieme di ciò che si andrà a visitare e una mappa dell’intero edificio;

b) la segnaletica direzionale è costituita da una serie di segni, per lo più frecce, che indicano appunto la direzione da seguire all’interno del percorso;

c) la segnaletica identificativa serve ad identificare, appunto, il luogo in cui ci si trova. Collocata all’ingresso del luogo stesso, permette al turista di verificare se si trova nell’ambiente corretto.

Un elemento costituente la segnaletica è il pittogramma. Esso rappresenta in forma grafica il significato del messaggio contenuto nella segnaletica. Per questo motivo deve essere stilizzato, il più semplice e comprensibile

possibile, permettendo così di essere letto anche da chi non parla la stessa lingua contenuta nel testo del messaggio.

Le mappe: permettono al turista di potersi orientare seguendo una rappresentazione bidimensionale dell’edificio culturale e servendosi di una leggenda costituita da simboli per la codifica dell’indicazione. Nei luoghi culturali vengono fornite al turista all’ingresso del sito, solitamente all’interno di una brochure descrittiva e informativa e, laddove vi sia una particolare attenzione per le esigenze dei disabili con limitazioni visive, possono essere anche di tipo tattilo-visive costituite da scritte in Braille e percorsi e strutture (come chiese, palazzi, monumenti) in rilievo. E’ proprio questa l’ottica verso cui agisce la Universal Design: la progettazione di supporti utili ad un pubblico vasto, costituito sia da turisti normodotati che disabili.