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Territorio e turismo: un lungo dialogo. Il modello di specializzazione turistica di Montecatini Terme

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Territorio e turismo:

un lungo dialogo

PATRIZIA ROMEI

Il modello di specializzazione turistica

di Montecatini Terme

FIRENZE UNIVERSITY

PRESS

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Firenze University Press 2016

Territorio e turismo:

un lungo dialogo

Il modello di specializzazione turistica

di Montecatini Terme

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Territorio e turismo: un lungo dialogo : i modello di specializzazione turistica di Montecatini Terme / Patrizia Romei. – Firenze : Firenze University Press, 2016.

(Strumenti per la didattica e la ricerca ; 176) http://digital.casalini.it/9788866559221 ISBN 978-88-6655-921-4 (print) ISBN 978-88-6655-922-1 (online)

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© 2016 Firenze University Press Università degli Studi di Firenze Firenze University Press

via Cittadella, 7, 50144 Firenze, Italy www.fupress.com

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Capitolo –

nome autore

– sezione

Indice

Introduzione

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Capitolo1

Territorio, risorse e turismo 13

1. Territorio, turismo e ambiente 13

2. Il paesaggio, una risorsa culturale e turistica 16 3. Montecatini,cittàditerme,parchiegiardini 17 4. L’agglomerazione urbana e le reti generative 22 5. IlprofilodemograficoeladimensionesocialediMontecatiniTerme 27

6. La dimensione economica 40

Capitolo2

Il modello turistico di Montecatini Terme 55

1. Espansione e globalizzazione del turismo 55 2. Turismo, specializzazione e competitività 62

3. La competitività turistica dell’Italia 65

4. L’evoluzione del turismo a Montecatini Terme 72 5. Icaratteridellaspecializzazioneturistica:laricettività 99 6. Montecatini nel sistema turistico regionale 105 7. Il modello Montecatini: una destinazione turistica first comer,

matura e multispecializzata 110

Capitolo3

Termalismo e turismo 115

1. Una interpretazione ciclica del termalismo 115 2. IlsettoretermaleinItalia:l’andamentorecente 120 3. Lacrisideltermalismoel’impattoaMontecatini 127 4. Montecatini e le altre destinazioni termali storiche italiane:

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6 Territorio e turismo: un lungo dialogo

Capitolo4

Il turismo sostenibile e gli Osservatori turistici di destinazione 153 1. Cardini, strumenti e azioni del turismo sostenibile 153 2. Gli indicatori di sostenibilità e di competitività 161 3. La rete europea delle regioni NECSTouR 163 4. Le funzioni degli Osservatori Turistici di Destinazione 164 5. L’Osservatorio Turistico di Destinazione a Montecatini Terme 171

Capitolo5

Le tre dimensioni del territorio: società, economia, ecosistema 175

1. La ricerca sulla dimensione sociale 175

2. La dimensione economica 184

3. Turismo, Internet e competitività 190

4. La dimensione della sostenibilità 202

Conclusioni

223

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Introduzione

Dalla seconda metà del XX secolo il turismo è passato da un’attività di élite ad una attività di massa, con flussi di mobilità superiori a un miliar-do di persone che annualmente decimiliar-dono di viaggiare e di fare turismo. Il rapido sviluppo delle reti di trasporto, la riduzione progressiva dei costi, nonché l’aumento del reddito e del tempo libero da parte di una fascia sem-pre più ampia della popolazione mondiale hanno reso possibile la transi-zione dal turismo d’élite al turismo di massa. Una trasformatransi-zione che ha modificato profondamente la portata e l’intensità delle attività turistiche con impatti sulla cultura, sulla società, sull’economia e sull’ambiente, a sca-la locale e globale, poiché il turismo è un’attività a dimensione globale e locale al tempo stesso.

Il turismo è un sistema ampio basato sullo spostamento di persone, be-ni, servizi, capitali e idee tra i luoghi di provenienza, di transito e di de-stinazione dei flussi turistici. In questo senso il nesso globale-locale è di fondamentale importanza per comprendere la portata e l’intensità delle re-ti relazionali che si creano nell’atre-tività turisre-tica. I territori sono per la loro stessa essenza sistemi aperti, che interagiscono con i sistemi più ampi di riferimento ad ogni scala: da quella locale a quella mondiale. E le relazioni che si instaurano alle diverse scale territoriali (globale-regionale-locale) de-lineano lo scenario di fondo, il contesto più ampio al quale fare riferimento nelle ricerche territoriali locali.

Nello scenario della globalizzazione e della mobilità turistica di massa le relazioni tra i modelli di sviluppo locale e il turismo si complessificano ulteriormente, anche perché le attività turistiche rappresentano ormai un

driver essenziale per lo sviluppo delle economie locali, regionali e nazionali.

Vi è piena concordanza nell’affermare che il turismo si colloca in una posizione speciale, di intersezione, per le relazioni che si instaurano sia tra i visitatori (la domanda turistica) e la popolazione locale, sia tra l’offerta

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8 Territorio e turismo: un lungo dialogo

turistica e le altre attività economiche, sia infine per le relazioni verso l’am-biente naturale, l’ecosistema che è la nicchia nella quale viviamo e al tempo stesso risorsa turistica. Non è casuale che il turismo fondi la propria im-portanza economica sulle relazioni che lo legano al contesto territoriale nel quale opera: dalle relazioni verticali con l’ecosistema (consumo di risorse naturali rinnovabili e non, produzione di rifiuti e inquinamento) a quelle orizzontali con il sistema socio-economico nel quale agisce (imprese priva-te, istituzioni pubbliche, residenti, turisti).

Date queste premesse il filo conduttore del libro si basa sulla conside-razione della tridimensionalità del turismo: 1) dimensione economica, per la capacità di generare economie di agglomerazione e di specializzazione, oltre al contributo diretto alla crescita del reddito; 2) dimensione sociale e culturale, quale punto di incontro tra culture ed esperienze diverse; 3) di-mensione ecosistemica per le risorse naturali e la qualità dell’ambiente, che rappresentano fattori strategici di attrattività turistica.

Per la sua intrinseca natura il turismo è un fenomeno geo-economico: il viaggio, gli spostamenti, i luoghi, la ricerca di nuove culture e conoscen-ze, il senso e l’immagine delle destinazioni turistiche e delle loro risorse naturali e culturali. In altre parole, l’attività turistica è trasversale alle di-mensioni vitali della popolazione: lo spazio, il tempo e il territorio. Nello spazio, poiché agisce in maniera transcalare con effetti che vanno dalla di-mensione locale, regionale, nazionale e globale; nel tempo poiché l’espe-rienza turistica è intra e intergenerazionale; nel territorio poiché il turismo attiva relazioni funzionali con la maggior parte degli altri settori economici (trasporti, costruzioni, industria, agricoltura, commercio e servizi), crean-do una economia diretta e indiretta di tutto rilievo. Inoltre, nel turismo anche la dimensione culturale è trasversale perché facilita il contatto, la conoscenza e lo scambio tra gli abitanti della Terra.

Per questi motivi si è scelto di studiare il territorio in ogni sua com-ponente, adottando una visione olistica con l’obiettivo di mettere in luce i feedback tra le attività turistiche e la società locale, tra i residenti e i turisti, tra l’ambiente naturale e il territorio, osservando le relazioni di interdipendenza e di dominanza che hanno segnato e disegnato la storia, il paesaggio, la cultura, la crescita e lo sviluppo economico di ogni luogo. Consapevoli che ogni sistema locale è un sistema aperto, aperto ai flussi internazionali e interni, aperto anche alle oscillazioni del sistema econo-mico globale, del mercato turistico e delle scelte politiche, che si riflettono nella scelta della destinazione turistica. In questo senso, le relazioni che si instaurano alle diverse scale territoriali delineano lo scenario di fondo, il contesto più ampio al quale fare riferimento per i processi territoriali locali.

L’intento di questa analisi è quello è quello di giungere all’identificazio-ne del modello turistico di Montecatini Terme, una destinazioall’identificazio-ne turistica storica, matura e altamente specializzata. L’obiettivo è quello di conoscere

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e analizzare il ruolo che ha avuto e che ha l’attività turistica su un territorio vocato fin dalle sue origini al turismo termale; osservando tramite l’analisi dinamico-evolutiva i caratteri, le modalità e le specializzazioni del sentiero di sviluppo intrapreso a Montecatini Terme frutto della sua lunga storia turistica.

La metodologia adottata prevede l’analisi multiscalare del territorio: a piccola, media e grande scala, con l’interazione tra i diversi livelli in una vi-sione di sintesi e di comparazione. L’analisi spaziale multiscalare è integra-ta dall’analisi multitemporale: lungo, medio periodo e congiuntura recente. Una metodologia flessibile, anche se complessa, una dinamica del cambia-mento che prova a descrivere le trasformazioni territoriali locali, e che ben si presta allo studio della competitività e sostenibilità di una destinazione turistica matura con una lunga storia alle spalle.

Più in generale, il senso della ricerca è quello di leggere le dinamiche lo-cali nel contesto territoriale più ampio, delineando l’evoluzione e i processi in atto a scala locale, regionale e globale nelle tre dimensioni esaminate: demografica-sociale, economica-turistica ed ecosistemica. Per individuare i cicli storici e i trend di fondo che hanno caratterizzato il territorio di Mon-tecatini, i suoi abitanti e i turisti che hanno scelto di soggiornarvi, osser-vandone i cambiamenti e le transizioni più significative che hanno segnato momenti di svolta nel modello turistico di Montecatini fino ad oggi.

I legami tra il territorio e le sue risorse, naturali e antropiche, così come i processi di sviluppo territoriale sono delineati nel primo capitolo. Il ruolo fondante delle acque termali è stato determinante per indirizzare la morfo-logia urbana, Montecatini è nata fin dalle origini come una città specializ-zata nel turismo termale, una destinazione turistica antesignana in Italia e fra le principali in Europa. I processi di lungo periodo hanno portato l’eco-nomia montecatinese verso una progressiva specializzazione turistica, una specializzazione che può essere declinata al suo interno nella specializza-zione della ricettività alberghiera, nella ristoraspecializza-zione e nel commercio; un profilo che, pur evolvendosi, ha mantenuto le salde radici iniziali.

Il perno attorno al quale ruota e si organizza lo sviluppo locale rimane l’attività turistica che nel territorio montecatinese è costantemente cresciu-ta assumendo il ruolo di una vera e propria specializzazione economico-produttiva radicata nel tempo e nello spazio. Pertanto nel capitolo secondo particolare attenzione è dedicata all’osservazione del turismo a partire dal-le origini e dall’espansione globalizzante che i flussi turistici hanno avuto dopo la seconda metà del Novecento, così come dal loro impatto sul terri-torio, sull’economia e sulla società. L’analisi storico-evolutiva della dimen-sione locale del territorio di Montecatini Terme si inserisce nel solco dei trend turistici di lungo, medio e breve periodo, per leggere similitudini e differenze a partire dall’individuazione dei cicli evolutivi e delle principali transizioni che riguardano i flussi turistici (arrivi e presenze, permanenza

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10 Territorio e turismo: un lungo dialogo

media, stagionalità); fino ad arrivare all’individuazione del peculiare mo-dello di specializzazione turistico-economica seguito da Montecatini, an-che in comparazione con gli altri comuni turistici della Regione Toscana per cogliere meglio le omogeneità e le differenziazioni turistiche locali.

Montecatini è stata una località turistica antesignana e pioniera nel pa-norama italiano ed europeo del termalismo. Sorta alla fine del Settecento sulla scia delle nuove città termali inglesi, ha contribuito a lanciare in Italia il turismo in senso moderno. In questo senso nel capitolo terzo si è scelto di approfondire l’evoluzione del turismo termale rileggendo l’evoluzione del termalismo attraverso il ciclo di vita di una tipologia di risorsa turistica (il termalismo). Osservandone la situazione di crisi a scala europea e naziona-le, e infine analizzando la specializzazione turistico-termale di Montecatini in relazione a quella delle altre destinazioni termali italiane.

Nel capitolo quarto si introducono i concetti cardine del turismo soste-nibile e competitivo, e si delinea il quadro nel quale si inseriscono le azioni e le politiche turistiche messe in atto dall’Unione Europea. Una chiave per rendere più sostenibile il turismo è quella dei partecipatory processes, cioè la partecipazione alle scelte e alle azioni politiche delle collettività che ospita-no i flussi turistici più intensi. In questa prospettiva si descrive l’esperienza dell’Osservatorio Turistico di Destinazione sostenibile e competitiva (OTD) attivo a Montecatini Terme da cinque anni. Gli OTD toscani sono parte integrante della rete europea Necstour (Network of European Regions for a

Sustainable and Competitive Tourism) formata da regioni, istituzioni, enti e

università europee, pensata per facilitare lo scambio di esperienze, di best

practicies e la diffusione delle innovazioni in ambito turistico. Le funzioni

degli OTD riguardano una molteplicità di aspetti, dal monitoraggio del-la situazione economica, sociale e ambientale deldel-la destinazione turistica, al dialogo sociale. Dialogo necessario per proporre le azioni più adeguate alla realtà territoriale locale e per impostare processi di sviluppo turistico sostenibile e competitivo in un’ottica sistemica, integrata e non frammen-taria per interagire con la società locale, le imprese turistiche e i flussi dei visitatori.

Seguendo le regole dello sviluppo turistico sostenibile è necessario por-re al centro dell’analisi due tipi fondanti di por-relazioni: le por-relazioni tra il si-stema socio-economico e quelle con la nicchia ecosistemica di riferimento. Con questo obiettivo, nel capitolo quinto si esaminano in maniera più ar-ticolata alcuni indicatori scelti per ognuna delle tre dimensioni cardine di questo studio. In particolare, per la dimensione sociale gli indicatori presi in esame sono la qualità della vita e i risultati delle analisi Swot condot-te all’incondot-terno dell’OTD. Per la dimensione economico-turistica gli appro-fondimenti vertono sulla destagionalizzazione e sul ruolo delle ICT nelle attività turistiche. Infine, per la dimensione ambientale viene valutato un insieme di indicatori con l’intento di leggere operativamente la scala locale e il contesto globale-regionale nell’ottica della sostenibilità: l’impatto dei

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trasporti sull’ambiente, la qualità dell’aria, le funzioni delle aree verdi, il consumo delle risorse idriche, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani e le certificazioni ambientali. Ogni tematismo è definito a scala globale e suc-cessivamente analizzato a scala locale, prendendo atto che il turismo è da tempo diventato a pieno titolo un settore fondamentale e trainante dell’e-conomia globale diventandone esso stesso uno dei principali agenti con il doppio ruolo di local and global making agent, proprio perché il turismo è un’attività economica, sociale e culturale che si alimenta direttamente dalle radici territoriali e dal lavoro dei suoi abitanti.

Ringraziamenti

Un ringraziamento particolarmente sentito va al sindaco di Monteca-tini, Dottor Giuseppe Bellandi a Marilena Tintori e a Sergio Paolini per la volontà e la capacità di avviare e fare funzionare l’Osservatorio turistico di Montecatini Terme. Grazie anche al gruppo di ricerca che ho avuto il pia-cere di coordinare presso il Dipartimento di scienze per l’economia e l’im-presa dell’Università di Firenze. Sono i giovani e bravi laureati in Scienze turistiche e in Progettazione dei sistemi turistici presso l’Università di Fi-renze: Glenda Pagni, Claudio Becucci, Andrea Fanucchi e Annaluisa Capo. Un ringraziamento anche a Iacopo Micheli per il suo attento e partecipe contributo all’OTD di Montecatini. Infine, un ringraziamento a Lucia Ca-pecchi dell’Ufficio statistico della provincia di Pistoia per i dati statistici forniti.

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Capitolo 1

Territorio, risorse e turismo

Sommario: 1. Territorio, turismo e ambiente – 2. Il paesaggio, una risorsa culturale e turistica – 3. Montecatini, città di terme, parchi e giardini – 4. L’agglomerazione urbana e le reti generative – 5. Il profilo demografico e la dimensione sociale di Montecatini Terme – 6. La dimensione economica

1. Territorio, turismo e ambiente

Il principale oggetto di studio dei geografi è il territorio, le trasforma-zioni e i processi che lo attraversano, le diverse modalità di organizzazione sociale ed economica e le relazioni che ogni società locale crea con l’eco-sistema nel quale vive. L’insieme delle relazioni e delle interdipendenze che si instaurano tra la dimensione economico-sociale e quella ecologica origina modelli di sviluppo territoriale diversi nel tempo e nello spazio. Di-versità che nascono dalle specifiche modalità con le quali si costruiscono e si attivano le relazioni e le interazioni interne ai soggetti del sistema econo-mico e sociale (cittadini, imprenditori, forme di governo). A questo intrec-cio di relazioni e reti si aggiungono le interazioni (più o meno equilibrate) che ogni comunità locale instaura con l’ambiente naturale a partire dalla disponibilità, dalla gestione e dal consumo delle risorse naturali. In questa ottica il territorio è l’esito dell’agire collettivo, l’impronta che l’umanità ha lasciato e lascia sulla Terra. In una logica dinamico-evolutiva ogni territorio è definito nel tempo e nello spazio geografico dal suo peculiare sentiero di sviluppo, che comprende la dimensione economica, sociale e culturale; un sentiero raramente lineare, fatto a volte di biforcazioni, rallentamenti e brusche accelerazioni frutto delle scelte prese di volta in volta dalla comu-nità che si è stabilmente insediata e identificata con quel territorio. Scelte che dipenderanno molto dalla dotazione del capitale naturale iniziale ma anche e soprattutto dal capitale economico e sociale creato, accumulato (o disperso) dalle generazioni che si sono succedute, e dalle politiche di ge-stione e di consumo delle risorse messe in atto di volta in volta.

Per Edgar Morin ogni persona ha bisogno di radici territoriali, se la Ter-ra Ter-rappresenta l’elemento natuTer-rale, il territorio ne Ter-rappresenta l’elemento sociale (Morin 2001). Il territorio assieme alla popolazione e alla sovranità

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14 Territorio e turismo: un lungo dialogo

è un elemento costitutivo dello stato. In sintesi, il territorio è l’esito tangibi-le della trasformazione dell’ambiente naturatangibi-le in spazio antropizzato. Ma il territorio1 rappresenta anche il risultato empirico delle azioni-reazioni

(feedback) tra gli abitanti e l’ecosistema nel quale vivono e operano. Infine, il territorio rappresenta una risorsa e un valore, il luogo dove si sedimen-tano e si attivano le reti dei flussi, scambio, movimento, comunicazione (di materie prime, di beni e di persone) che alimentano il capitale economico e sociale (cultura, storia, tradizioni, saper fare).

Secondo la teoria di Claude Raffestin i processi che possono interessare il territorio sono riconducibili a tre tipologie: territorializzazione (costru-zione, espansione), de-territorializzazione (crisi, declino) e ri-territoria-lizzazione (ricostruzione e rinnovamento). In questo senso i processi di territorializzazione corrispondono all’attività di costruzione che va di pari passo con la trasformazione e l’alterazione dell’ecosistema. In breve, le re-lazioni interne alla comunità locale e le rere-lazioni tra questa e la sua nicchia ecosistemica guidano e orientano i sentieri di sviluppo, così come le speci-ficità, l’identità e l’immagine del sistema economico e sociale.

In questa prospettiva analizzare i territori significa cogliere le diversi-tà locali, valorizzarne le qualidiversi-tà e avviare possibili risposte locali alle tra-sformazioni globali: i territori sono custodi e consumatori al tempo stesso dell’identità e delle risorse locali. Pertanto si rende necessario studiare le componenti tridimensionali di ogni sistema locale-territoriale: l’ambiente naturale (morfologia, clima, risorse); il sistema economico (specializzazio-ne economica); il sistema sociale (paesaggio, cultura, organizzazio(specializzazio-ne socia-le). L’analisi territoriale si propone di individuare e spiegare le differenze e le omogeneità territoriali, nonché di contestualizzare il sistema locale all’interno delle reti relazionali dei sistemi politico istituzionali di riferi-mento più ampi.

In un’ottica sistemica la complessità e lo spessore delle relazioni inter-ne, cioè tra gli attori del sistema socio-economico, rappresentano un valore positivo, poiché tanto più elevate sono le relazioni tanto più alta sarà la capacità di risposta e di adattamento alle mutevoli oscillazione del mercato e della società. In altri termini, le reti di interazione sociale aumentano la resilienza2 di un territorio, la sua capacità di risposta e di adattamento alle

perturbazioni esterne e interne.

1 Lefasiditrasformazionedell’ambientenaturaleinterritoriosonocinque:1)occupazione, cioè il controllo del territorio; 2) delimitazione che comporta l’istituzione dei confini politico-amministrativi; 3) denominazione, cioè assegnare un toponimo; 4) reificazione che è la fase centrale dell’edificazione vera e propria; 5) infine, la simbolizzazione del territorio e la costru-zione della sua immagine identitaria (monumenti, statue, piazze, ecc.).

2 Ilconcettodiresilienzaapplicatoaisistemiterritorialipuòessereintesoinsensodinamico con riferimento alla stabilità, cioè alla capacità di reagire alle pressioni esterne mantenendo inalterato l’equilibrio; oppure in senso statico con riferimento alla capacità di resistenza allo stress e alle pressioni.

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Anche il turismo come ogni altra attività economica ‘produce territorio’, cioè territorializza e specializza trasformando alcuni luoghi in note destina-zioni turistiche. Lo spazio turistico che ne deriva è uno spazio che si alimen-ta e vive di relazioni territoriali; anzi, il turismo è un potente generatore di relazioni sia dal lato della domanda – ormai da tempo a scala globale – con le reti di mobilità, scambio, comunicazione e conoscenza che si instaurano tra i luoghi di partenza e la destinazione turistica, sia dal lato dell’offerta – radicata a scala locale – con le relazioni sociali ed economiche che si stabi-liscono all’interno della comunità locale. In questo senso il turismo è anche espressione diretta dell’intreccio reticolare della dimensione globale con quella locale, rappresentando una evidente apertura della comunità locale e del suo sistema economico verso il resto del mondo. Ma è anche espressio-ne dell’importanza della dimensioespressio-ne locale perché il turismo, a differenza dell’industria o del commercio, non può esternalizzare o delocalizzare la sua attività, esso dipende dal luogo: le radici sono fortemente inserite nella dimensione locale, crescono e prosperano sulle risorse territoriali locali.

Il turismo basa la propria attrattività sulla dotazione del capitale natu-rale e del capitale umano presenti sul territorio, creando un legame profon-do e diretto sia con l’ambiente naturale sia con la comunità locale. Legami che si esplicitano tramite le essenziali relazioni sociali, economiche e ecosi-stemiche che, nel corso del tempo, si instaurano tra le imprese, i flussi tu-ristici e le comunità locali, relazioni che segnano, disegnano e modificano il territorio.

Dunque, il turismo dipende per la propria importanza economica dal-le relazioni che lo dal-legano al contesto territoriadal-le nel quadal-le opera e cioè: dal-le relazioni con l’ecosistema (consumo di risorse naturali rinnovabili e non, conservazione/alterazione del paesaggio); le relazioni interne al sistema economico (specializzazione, diversificazione, indotto); e quelle sociali, in-terne alla comunità (identità, cultura, tradizioni). Inoltre, le attività turisti-che intersecano, direttamente o indirettamente, le altre attività produttive con impatti sia sulle modalità di sviluppo economico dei singoli territori sia con la loro dimensione socio-culturale. Lo sviluppo delle attività tu-ristiche origina dunque trasformazioni nell’organizzazione territoriale, cambiamenti che hanno ricadute a breve e a lungo termine sul sistema eco-nomico, sociale e ambientale locale.

Per queste ragioni il turismo si inserisce perfettamente all’interno del binomio territorio e ambiente: infatti se è vero che la crescita delle attivi-tà turistiche produce territorializzazione, accelerando la trasformazione dell’ambiente naturale in un ambiente sempre più antropizzato tanto da parte dell’offerta turistica (strutture ricettive) quanto della domanda (flus-si turistici), è anche vero che il turismo (flus-si nutre e prospera sulle qualità dell’ambiente e sulle sue risorse.

La speciale relazione che il turismo, inteso come offerta e come do-manda, instaura con l’ambiente e la società nel suo insieme è fatta di

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rela-16 Territorio e turismo: un lungo dialogo

zioni più dirette e intense rispetto a quelle delle altre attività economiche. Pertanto, il legame e la dipendenza dell’attrattività di una destinazione turistica dalle risorse naturali e culturali locali dovrebbe rendere le im-prese turistiche più sensibili alla conservazione delle qualità ambientali e territoriali.

2. Il paesaggio, una risorsa culturale e turistica

Il trait d’union tra le risorse naturali e le risorse antropiche è il paesag-gio: la storia ha plasmato il paesaggio così come il clima ha plasmato le montagne e le valli. Dalla rivoluzione industriale in poi l’ambiente naturale è stato trasformato, prima lentamente e poi sempre più rapidamente, nella tangibile evidenza storicamente stratificata dell’agire umano. La dimensio-ne ecosistemica con le sue condizioni naturali (clima, altimetria e risorse) rimane il sostrato, l’elemento costitutivo nel quale viviamo, ma l’avanzare degli impatti e delle trasformazioni ha ormai raggiunto dimensioni globali (esplosione demografica, industrializzazione e urbanizzazione) e il paesag-gio ‘umanizzato’ è entrato a fare parte del patrimonio storico di ogni luogo. I territori e quindi anche i paesaggi si evolvono con le collettività che vi so-no insediate stabilmente, seguendo percorsi legati alle specifiche modalità dello sviluppo territoriale.

In questo contesto, assume rilevanza una nuova messa a punto del con-cetto di paesaggio e della sua tutela, riprendendo e riaffermando i concetti espressi nalla Carta del paesaggio mediterraneo (Siviglia 1992), dove il pa-esaggio è definito come: «l’espressione tangibile della relazione spaziale e temporale tra individui e società ed il loro ambiente fisico, modellata a vari gradi dai fattori sociali, economici e culturali». Successivamente nella Con-venzione europea del paesaggio(Firenze 2000)3 si puntualizzava: «il

pae-saggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni» (art. 1). La Convenzione del 2000 è il pri-mo trattato internazionale specificamente dedicato al paesaggio europeo nel suo insieme, essa si applica non soltanto agli spazi naturali e rurali, ma anche a quelli urbani e periurbani4.

L’idea di fondo è quella di pensare al paesaggio non in maniera statica, fissa e immutabile, ma in maniera dinamica poiché esso si evolve nel tem-po per un insieme di processi antropici e naturali che comprendono sia i

3 LaConvenzioneeuropeadelpaesaggioèstatafirmataaFirenzenel2000,adoggièstata ratificata da 32 stati europei e firmata da altri 6; l’Italia ha ratificato la Convenzione con legge n. 14, 9 gennaio 2006 (http://www.convenzioneuropeapaesaggio.beniculturali.it).

4 Iltermineperiurbanisation (peri-urbanizzazione, cioè urbanizzazione periferica) è stato in-trodotto dai geografi francesi negli anni Sessanta del Novecento per descrivere la crescita ur-bana avvenuta in maniera caotica e frammentaria attorno ai centri storici delle città, creando dei paesaggi ibridi (né città, né campagna) spesso piuttosto anonimi.

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tempi lunghi dei cicli ecosistemici sia quelli più brevi dell’azione diretta e indiretta degli esseri umani (la dimensione sociale). Infatti, il paesaggio rappresenta l’espressione sedimentata delle relazioni tra gli attori del si-stema economico e sociale e l’ecosisi-stema, esso forma un unicum in cui gli elementi naturali, economici e culturali si fondono, con risultati più o meno armonici. Gli esiti del dialogo – che da tempo è diventato un monologo – tra la specie umana e l’ambiente possono condurre a risultati che spazia-no da paesaggi sublimi fispazia-no a paesaggi devastati, passando per le infinite combinazioni di mezzo fra questi due estremi.

Il paesaggio è una risorsa che si traduce in ricchezza, esprime lo spi-rito e l’identità del luogo, è l’espressione del genius loci, cioè della storia della trasformazione continua dei segni e dei disegni che la società locale ha impresso su quel tratto di territorio. È un patrimonio culturale che ap-partiene direttamente alla collettività locale che lo ha plasmato, espressio-ne della sua evoluzioespressio-ne culturale. Il paesaggio ci affascina anche perché racchiude le due fondamentali dimensioni della vita: lo spazio e il tempo; la dimensione geografico-naturale e i cicli lunghi dell’ecosistema (clima, morfologia, idrografia, risorse naturali), e i segni lasciati dall’agire della popolazione che ha vissuto, lavorato e creato il paesaggio (paesaggi ru-rali, urbani, turistici, industriali, aree protette). In breve, il paesaggio è un prodotto culturale e naturale al tempo stesso, è un fatto geostorico unico perché narra, nel bene e nel male, la storia e i valori di ogni popolazione in relazione al suo ambiente naturale.

Per il geografo francese J.P. Lozato Giotart il paesaggio è «una por-zione di spazio analizzata mentalmente, è una realtà culturale, un ogget-to di osservazione e di consumo». In quesogget-to senso, il paesaggio diviene un elemento strategico e al tempo stesso fondante per il turismo, ma che il turismo utilizza e trasforma nel tempo. Infatti, il paesaggio può essere fissato in un cliché, uno stereotipo, una iconica immagine pubblicitaria che permea le mental maps dei turisti globali, ma può anche divenire un filtro culturale capace di leggere e cogliere l’unicità dei luoghi e le pe-culiarità dei singoli territori: cioè un elemento essenziale per ogni atti-vità turistica che punti all’unicità e alla rarità e non all’omologazione globalizzante.

3. Montecatini, città di terme, parchi e giardini

Alla fine del Settecento, in Cornovaglia l’architetto Richard Nash pro-gettò la nuova Bath, la prima città termale moderna, una città scenografica che invita alle passeggiate e ai ritrovi sociali e che divenne subito di moda. Nash impose all’attenzione uno stile architettonico peculiare dove le fun-zioni dell’architettura termale, fatta di stabilimenti termali eleganti, di par-chi e viali, si coniugavano con lussuosi alberghi, teatri e luoghi di ritrovo. Il successo fu rapido e anche altri stati europei seguirono l’esempio

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edifican-18 Territorio e turismo: un lungo dialogo

do nuove città termali ancora oggi famose5; su questa scia anche in Italia

furono progettate alcune città termali antesignane come Montecatini Ter-me, Salsomaggiore Terme e Abano Terme. Le città d’acqua di origine ari-stocratica di fine Settecento possedevano alcuni elementi identitari di base che le distinguevano dalle altre città, introducendo così un nuovo modello di città termale moderna che si identificava attraverso la compresenza di cinque caratteri identitari: eleganti stabilimenti termali; hotel e grand hotel per una clientela abbiente; strutture per il divertimento, svago e relax; un assetto urbanistico adatto al tempo libero e allo svago con parchi, giardini, viali alberati e piazze; imprenditori locali e/o stranieri disposti a investire in una nuova e rischiosa attività.

Ma oltre all’impronta unitaria derivante dal modello originario, ogni città termale è collocata in un territorio con caratteristiche ecologiche ed economico-sociali uniche. In questo contesto, il territorio di Montecatini racconta la sedimentazione di una storia millenaria caratterizzata dal ca-stello e dalle sorgenti termali. Già nel lontano 1417 il medico Ugolino da Montecatini nel suo Tractatus de balneis descriveva le proprietà e le virtù te-rapeutiche delle sorgenti termali italiane; un testo che è diventato il primo trattato di idrologia.

La storia moderna di Montecatini inizia però verso la fine del Settecento con le bonifiche leopoldine che resero possibile l’insediamento di Bagni di Montecatini. L’atto di nascita della comunità di Montecatini Valdinievole con sede a Montecatini Alto fu sancito con un decreto nel 1775 da Pietro Leopoldo I di Toscana. Il granduca organizzò le fonti costruendovi attorno nel breve arco di sei anni tre monumentali stabilimenti termali: il Bagno Regio nel 1773, le Terme Leopoldine due anni più tardi e il Tettuccio nel 1779. Stabilimenti termali che si disposero lungo il vialone alberato (attuale via Verdi), ovvero l’asse intorno al quale si svilupperà poi la città. In largo anticipo sui tempi e con lungimiranza fece costruire anche un ospedale per i poveri e una grande locanda per la clientela agiata, edifici e funzioni che formarono il nucleo della futura città dei Bagni. Nella seconda metà del XVIII sulle antiche fonti termali si gettarono dunque le fondamenta della città moderna, creando «un binomio inscindibile che da oltre due secoli raffigura un marchio di un bene di pubblica utilità» (Cella 2012).

L’importanza delle acque termalie il loro ruolo nella crescita economi-ca vennero riconosciuti nel 1905 quando fu istituito il comune di Bagni di Montecatini, trasformato nel 1928 nell’attuale toponimo Montecatini Ter-me, quasi a sancire il salto di prospettiva della comunità locale e il lancio del termalismo in senso moderno. Infatti, dopo la Prima guerra mondiale quasi tutte le più importanti stazioni termali italiane sostituirono il

topo-5 SullasciadiBathinEuropafututtounfioriredinuovecittàtermali:adesempio,ilgranduca di Baden lanciò Baden-Baden, gli Asburgo promossero Karlsbad e Marienbad; altre città ter-mali famose furono Spa e Aix les Bains.

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nimo di ‘Bagni’ con quello più moderno e al tempo stesso più antico di ‘Terme’ (Rocca 2006b). Questo cambiamento fu influenzato dall’affermarsi della moda dei bagni in mare e dalla parallela crescita del turismo nelle sta-zioni balneari marine, a partire da quelle pioniere già famose come Rimini nella riviera adriatica e Viareggio nella costa tirrenica.

Montecatini con le sue terme rappresentò una delle prime destinazioni turistiche italiane capaci di attrarre una clientela europea. Un nuovo im-pulso fu dato nel 1853 con l’apertura della ferrovia che collegava Firenze con Pisa passando per Montecatini, l’accessibilità migliorò in maniera stra-tegica per l’epoca facilitando così l’arrivo dei turisti termali. A fine Otto-cento la sua fama era tale da essere considerata la principale fra le stazioni termali italiane. Negli anni della Bella epoque6 Montecatini riuscì a

conso-lidare la sua immagine urbano-termale valorizzando ulteriormente i suoi punti di forza: clima e paesaggio, cura e cultura, relax e svago; inserendosi a pieno titolo nel ristretto ed elitario circolo delle Ville d’eaux europee come Baden Baden, Vichy, Marienbad, Karlsbad.

Negli anni Venti del Novecento Montecatini si propose come una ‘stazio-ne termale internazionale’, fama che si consoliderà ulteriormente ‘stazio-negli anni Trenta. L’ottimo posizionamento internazionale era legato alla presenza del turismo d’élite attirato da un mix di risorse: gli stabilimenti termali, la qualità delle strutture ricettive, l’immagine internazionale, le manifestazioni cultura-li, le innovazioni tecnologiche7, la cultura dell’accoglienza, la posizione

geo-grafica centrale, il paesaggio-cornice urbano di pregio (fig. 1). In quegli anni ‘passare le acque’ equivaleva a essere all’avanguardia della moda e del lusso. Figura 1 – Cartoline storiche di Montecatini Terme, 1907 e 1950. [Fonte: Collezione Dott. Giuseppe Bellandi]

6 IlperiodostoricodellaBelle Époque inizia alla fine dell’Ottocento e termina bruscamente con la Prima guerra mondiale: è stato definito così in Francia per la prosperità, le grandi invenzio-ni, lo sviluppo dell’arte e la pace che lo hanno contraddistinto.

7 Adesempio,fudecisodicostruireunastazionetelefonicatralepiùmoderned’Italiagià nel 1901. Nel 1965 fu introdotta una delle prime zone blu d’Italia, una iniziativa pensata per rafforzare l’immagine di qualità della città termale (Cella 2012).

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20 Territorio e turismo: un lungo dialogo

L’impianto originario della città fu modernizzato negli anni Venti del Novecento con una architettura liberty che si è ben integrata nel contesto urbano valorizzando l’intreccio tra il patrimonio naturale e quello cultu-rale-architettonico. Il perno e l’asse sui quali poggiano le basi dell’identità urbana di Montecatini è rappresentato dal viale Verdi «capace di armo-nizzare gli elementi costruiti con quelli del paesaggio, ancora oggi riesce a rimandare con immediatezza al progetto originario» (Massi 2014).

Dopo le distruzioni della Seconda guerra mondiale, mentre si ricostru-iva l’Europa, era alle porte una nuova epoca caratterizzata dalla crescita: demografica8; economica, trainata dall’industria, dai servizi e dal turismo;

urbana, con la rapida espansione delle città. Gli anni Cinquanta e Sessanta furono gli anni dei consumi di massa, della globalizzazione delle comuni-cazioni (telefono, televisione) e della mobilità, con la costruzione delle reti di trasporto e la diffusione capillare delle automobili. Furono gettate le basi anche per la crescita della domanda turistica europea e mondiale grazie all’aumento del reddito e del tempo libero, reso possibile dalla transizione intersettoriale, cioè da quel processo economico che comporta lo sposta-mento della maggior parte della popolazione attiva dal settore primario verso l’industria e il terziario9. A fianco della disponibilità di reddito da

spendere per attività di svago e all’aumento del tempo libero si sono ag-giunte anche le potenti innovazioni tecnologiche dei mezzi di trasporto e delle comunicazioni, la maggiore sicurezza politica e sociale, l’espansione delle strutture ricettive e complementari, che hanno contribuito a fertiliz-zare e preparare il terreno per l’avvento del turismo di massa.

In questo contesto, nel secondo dopoguerra l’ascesa di Montecatini a centro termale di rilievo internazionale ha comportato la costruzione di nuove strutture ricettive e l’espansione dei quartieri residenziali. Il PRG adottato nel 1958 ha posto ampi vincoli paesaggistici alle aree adiacenti la parte collinare e ha individuato come centro storico il nucleo di Montecati-ni Alto, altri vincoli sono stati posti dalla Soprintendenza alla parte monu-mentale delle Terme.

Montecatini si è rilanciata con gli interventi pubblici e privati del se-condo dopoguerra assumendo l’attuale fisionomia urbana e consolidando la sua fama di centro turistico per le cure termali, le attività culturali, il ri-poso e lo svago. Ad esempio, i dati che emergono dal censimento del 1951 delineano un sistema economico-turistico già precocemente specializzato,

8 GlianniCinquantaeSessantadelXXsecolosonostatidefiniticomeilperiododelboom demografico e la generazione dei cosiddetti baby boomers.

9 InItaliaalcensimentodel1951lapopolazioneoccupatanelsettoreterziarioeraparial 25,7%, nell’industria al 32,1% e nell’agricoltura al 42,5%. Nel 1961 la prima fase della transi-zione, cioè il passaggio dall’agricoltura all’industria, era già compiuta (29% della popolazione attiva occupata nell’agricoltura, il 40,4% nell’industria e il 30,6% nel settore terziario); nel 1991 la transizione si è pienamente completata con la prevalenza degli occupati nel settore terziario (56,7%).

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con oltre il 55,7% delle imprese costituito da alberghi, ristoranti e attività commerciali.

Nei primi anni Sessanta ripartiva rapidamente il motore turistico-termale di Montecatini e la città viveva una nuova fase espansiva sia per l’incremento demografico, con la popolazione attirata dalle favorevoli prospettive occupazionali, sia per la crescita dei flussi turistici interni, at-tirati dall’ospitalità e dalle cure idropiniche. Gli stabilimenti termali han-no rappresentato il volahan-no dell’attività ecohan-nomica della città sottolineando ulteriormente l’efficace sinergia tra le risorse naturali e le trasformazioni territoriali provocate dall’agire della collettività. Nel segno della continu-ità con le sue origini la città si è rilanciata aumentando la propria specia-lizzazione turistico-termale. Una espansione orientata verso le necessità e le richieste del nuovo e ancora embrionale turismo di massa interno e in-ternazionale, basato sull’accessibilità e su tempi più brevi per le vacanze.

La città si è estesa attorno alle terme e alle strutture ricettive alberghie-re (fig. 2), una calberghie-rescita che è stata facilitata e incentivata dai collegamenti stradali e ferroviari che hanno reso più accessibile la destinazione turistica. Un dato è efficace per descrivere la portata della crescita turistica trainata dal termalismo: nel 1950 Montecatini aveva oltre 600.000 presenze turisti-che, diventate quasi un milione e mezzo nel 1975. L’espansione dell’attività termale ha corrisposto all’aumento della popolazione con la conseguente espansione urbana.

Figura 2 – Montecatini, carte topografiche del 1909 e del 1963. [Fonte: Istituto Geografico Militare]

Nei primi anni Settanta del Novecento la città di Montecatini Terme è descritta nelle principali guide turistiche come «elegante» e «moderna». Ad esempio, nella Guida del Touring Club Italiano del 1973 si legge: «Ridente cittadina in un pianoro della Valdinievole, cinta da verdi colli, importantis-sima stazione termale, tra le più eleganti e meglio attrezzate d’Italia, di lar-ga fama internazionale», e le viene assegnato una stella così come al parco delle terme descritto come «magnifico e vasto parco fiorito ove sono sparsi

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22 Territorio e turismo: un lungo dialogo

i principali stabilimenti di cura» (TCI 1973). Una descrizione che sottolinea il suo rilievo internazionale e le sue rare risorse paesaggistico-naturali e termali.

L’armonia di Montecatini è l’espressione della sua straordinaria mor-fologia pensata, costruita e cresciuta10 in funzione delle sorgenti e degli

stabilimenti termali da un lato e dell’hotellerie dall’altro. Ne è derivato un modello urbano strutturato attorno a due funzioni arealmente spazializza-te: la città termale11 con i suoi stabilimenti e parchi, e la città turistica con

i suoi alberghi e ritrovi. L’impianto urbanistico pensato e progettato fin dall’inizio direttamente come città, nonché la precoce urbanizzazione e l’al-ta densità hanno facilil’al-tato la formazione delle economie di agglomerazione legate all’urbanizzazione12, alla prossimità e alla vicinanza delle principali

attività, con ricadute benefiche sull’economia locale che fin dall’inizio è sta-ta avvansta-taggiasta-ta dalla spirale positiva rinforzasta-ta dall’agire congiunto delle economie di agglomerazione turistico-termali e urbane.

4. L’agglomerazione urbana e le reti generative

Le città sono agglomerazioni di attività produttive e di funzioni, luoghi privilegiati dell’innovazione tecnologica e della creatività, centri di scambi commerciali e dei consumi ad ogni articolazione territoriale, nodi strategici delle reti di trasporto e della convergenza spazio-tempo per la loro funzio-ne di raccordo tra la dimensiofunzio-ne locale e quella globale. L’agglomeraziofunzio-ne urbana può essere compresa meglio sottolineandone la sua peculiarità si-stemica e cioè le reti di interazione (feedback) che ogni città genera nel corso della sua storia evolutiva.

L’agglomerazione ha come evidenza territoriale la densità, che da sempre ne rappresenta il segno distintivo, l’immediato riconoscimento delle città rispetto al resto del territorio. L’elevata densità contraddistin-gue il paesaggio urbano poiché dipende direttamente dalla concentrazio-ne di popolazioconcentrazio-ne e di attività economiche. La densificazioconcentrazio-ne dello spazio urbano facilita la formazione e il consolidamento delle reti di relazione sociali ed economiche, migliorando le economie esterne, cioè i vantaggi che dipendono dalla prossimità e dalla contiguità geografica delle im-prese e della popolazione. Secondo la terminologia introdotta da Dooren

10  Nell’immaginarioturisticolevascheelefontanedellecittàtermalirappresentanol’elemen-to iconografico, il simbolo dove sorge e scorre la preziosa acqua.

11 VascoFerrettidescrivecosìlacittà:«Montecatinidaduesecoliaquestaparte,graziealla sua straordinaria conformazione urbanistica di “città termale” – unica nel suo genere per es-sere cresciuta attorno al sistema delle sorgenti e dei relativi stabilimenti ciascuno con il suo giardino […] ha suscitato sempre grande ammirazione» (Ferretti 2005).

12 Unindicatorediagglomerazioneurbanaèrappresentatodalladensitàchegiànel1951nel Comune di Montecatini Terme era molto elevata (840 abitanti per kmq), valore salito a 1.147 abitanti per kmq nel 2013.

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Massey (2007) a rendere le città «generative», cioè accumulatrici di ric-chezza, sono le fitte reti di interazione favorite dall’elevata densità che permettono la rapida trasmissione di idee, comunicazione, innovazione: l’agglomerazione spaziale è l’esito più evidente e assieme fondante di queste relazioni.

Densità chiede accessibilità, infatti vi è una correlazione molto forte tra l’accessibilità (misurata dalla numerosità delle reti infrastrutturali e di comunicazione che convergono sulla città) e il potenziale economico del-le città. Le aree urbane oggi sono i nodi dominanti deldel-le reti: luoghi stra-tegici di incontro/scontro tra le forze economiche della globalizzazione e le risorse della società locale (ambientali, economiche, culturali, sociali). In sintesi, grandi o piccole che siano le città sono sempre sia un luogo di incontro, un carrefour secondo la definizione di Paul Claval (1981) sia uno spazio generatore di ricchezza13 secondo la teoria di Doorin Massey

(2007).

L’espansione dell’urbanizzazione in atto ormai dalla seconda metà del XX secolo è un processo globale che interessa tutti i paesi. Nella relazione dell’UN-Habitat State of the World’s cities 2006-2007 si legge che l’anno 2007 ha segnato «a turning point in history. One out of every two people will be living in a city». Ormai la maggior parte della popolazione mondiale vive e lavora nelle sempre più vaste aree urbane. In particolare, in Europa la per-centuale della popolazione urbana è di oltre il 72% (UE 2014), una quota che in Italia sale all’76% (Istat 2013). Ma la crescita urbana se non gestita e pianificata è raramente indolore e può provocare alterazioni socio-territo-riali, paesaggistiche e ambientali.

L’urbanizzazione ha coinvolto anche il territorio toscano fin dalla metà del secolo scorso; tuttavia la crescita è avvenuta in maniera relativamente equilibrata anche se dagli anni Sessanta in poi la proliferazione del tessuto edificato attorno ai centri storici ha formato estese periferie che nel tempo si sono saldate periurbanizzando vaste aree del territorio. A scala regiona-le l’espansione urbana ha mantenuto il modello di policentrismo urbano tipico della Toscana centrale, un modello policentrico piuttosto peculiare poiché possiede al suo interno due agglomerazioni di rango urbano-metro-politano: Firenze-Prato-Pistoia e Pisa-Livorno.

In questi processi storici di lungo periodo e nello specifico del conte-sto regionale si inserisce l’espansione urbana di Montecatini e degli altri territori della Valdinievole, che ha avuto come effetto quello di saldare in

13 Alcuniesempipercomprenderemeglioilpesoel’importanzaeconomicadellegrandicittà. Al vertice della gerarchia urbana per il loro ruolo di pivot nell’economia globale si collocano le città globali, le capofila sono New York, Londra e Tokyo. La capacità di produrre ricchezza di queste megalopoli è superiore a quella di molti stati, ad esempio il GDP (Gross Domestic Product) dell’area metropolitana di New York nel 2013 è stato di 1.435,128 miliardi dollari (per confronto, nel 2013 il PIL italiano è stato pari a 1.362,5 miliardi di euro).

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24 Territorio e turismo: un lungo dialogo

un continuum urbano l’area di pianura. La crescita urbana è avvenuta con modalità meno impattanti, più per avvicinamento graduale, senza ecces-sivi squilibri tra i centri urbani contigui di Montecatini, Monsummano e Pieve a Nievole, quasi a voler mantenere nitida l’identità e la specifica co-esione: molto vicini, ben collegati, ma ognuno con il suo spazio vitale. Nel complesso, a Montecatini la popolazione è aumentata in maniera armoni-ca, meno allometriarmoni-ca, rispetto alle altre città della Toscana sottoposte negli anni Sessanta-Settanta del secolo scorso al boom demografico-edilizio cau-sato soprattutto dalle immigrazioni interne prevalentemente dirette dalle campagne verso le città di pianura (Romei 2001).

Montecatini Terme è una città con caratteristiche specifiche, nata attor-no alla sua risorsa principale – le fonti termali – e cresciuta sotto l’impulso impresso dai flussi turistici. È uno spazio vissuto, consumato e gestito do-ve si sovrappongono i bisogni e le funzioni dello spazio turistico con quelle della vita quotidiana dei residenti. Una città dove la nota distintiva terma-le-turistica si esprime direttamente nella forma-materia urbana.

La città è nata, cresciuta, sviluppata e specializzata sotto l’impulso del termalismo e del turismo distinguendosi, nel panorama delle città d’arte toscane, per la sua modernità. Anche il paesaggio urbano si è trasformato diventando un paesaggio-cornice, dove la cornice non è più soltanto quella collinare ma è soprattutto l’ambiente urbano, la città stessa, con la sua im-pronta architettonica termale.

Il termalismo è stato l’anima e il perno per la morfologia dello sviluppo urbano. Il turismo termale si basa su tre risorse locali uniche e irriprodu-cibili altrove: acqua, verde e qualità urbana, tre elementi che nel corso del tempo hanno plasmato la città e forgiato la sua specializzazione turistica basata sull’offerta ricettiva, sugli stabilimenti termali (attualmente 12 sta-bilimenti) e sulla cultura dell’ospitalità; un milieu turistico termale ad alta agglomerazione e specializzazione territoriale14.

Terme e città hanno rappresentato e rappresentano un percorso per molti aspetti simbiotico e parallelo, che ha dato vita ad una forte spe-cializzazione turistica in grado di plasmare l’ambiente naturale e quello sociale.

Montecatini, sottolineando ancor più l’appartenenza all’élite del terma-lismo europeo, fa parte dell’European Historical Thermal Towns Association (EHTTA), una rete di 25 città termali storiche ubicate in dieci paesi euro-pei; in Italia oltre a Montecatini sono associate anche Acqui Terme, Bagni di Lucca, Fiuggi e Salsomaggiore Terme (fig. 3). L’EHTTA è stata creata nel 2009 a Bruxelles e il suo fine è quello di creare una rete di città termali pioniere e storiche accomunate da una «distinctive pre-nineteenth century

14 NelPianostrutturalediMontecatini,sileggeche:«Ilplessotermaleconisuoistabilimenti e i parchi forma il nucleo più qualificato del territorio cittadino costituendo quasi 1/3 dell’e-stensione comunale» (Comune di Montecatini, Relazione generale al Piano strutturale, 2005).

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architettural heritage and mineral waters recognized throughout Europe» (www.ehtta.eu). Gli obiettivi riguardano la valorizzazione, la promozione, il recupero e il restauro del patrimonio storico architettonico e, in senso più ampio, le politiche di sviluppo delle città termali e la tutela dell’eredità cul-turale «by sharing experiences and best practice on a European scale». Gli strumenti d’azione si basano sul potenziamento delle attività di coopera-zione e di collaboracoopera-zione ai programmi di sviluppo turistico europeo tra le città storiche termali e alla promozione del network a livello internazionale (http://www.ehtta.eu). Recentemente la European Route of Historic Thermal

Towns è stata riconosciuta dal Consiglio d’Europa come una delle 29 Routes

culturali europee.

Figura 3 – Il network dell’European Historical Thermal Towns Association (EHTTA). [Fonte: http://www.ehtta.eu]

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26 Territorio e turismo: un lungo dialogo

Il territorio può essere considerato la materia prima, la risorsa per ec-cellenza dell’attività turistica, ed è quindi importante comprendere e va-lorizzare le interazioni territoriali che collegano il sistema socio-culturale e quello economico con l’ecosistema. In questo senso, le risorse turistiche possono essere suddivise in due macro tipologie: a) risorse naturali e pae-saggistiche, che compongono il capitale naturale; b) risorse storiche, cultu-rali e architettoniche, che compongono il capitale umano.

Iniziamo a conoscere meglio la dimensione geomorfologica, cioè la nic-chia ecosistemica nella quale è ubicata Montecatini, per comprenderne il valore e le fragilità. La città termale di Montecatini è ubicata al centro della Valdinievole (Vallis Nebulare, valle delle niebule, nebbie), una valle che ap-partiene al bacino idrografico dell’Arno, in posizione pianeggiante protetta alle spalle dalle colline, che la riparano dai venti dei vicini rilievi appen-ninici. La Valdinievole possiede caratteristiche ecologiche uniche poiché è morfologicamente tripartita: una parte montuosa (con cime che superano i 1000 metri), una collinare, ed una di pianura, un tempo palustre. Caratteri-stiche che in parte si ritrovano anche nella morfologia del territorio comu-nale che è prevalentemente collinare15 (71%, e pianeggiante per il restante

29%), facendo del paesaggio una vera e propria risorsa-ricchezza da valo-rizzare e tutelare.

Il territorio è vivificato dalla rete idrica del fiume Nievole (oltreché da altri numerosi torrenti) che contribuisce a determinare le caratteristiche fi-sico-ambientali del luogo. In particolare, il clima è gradevolmente mite poi-ché i colli e i monti a nord proteggono Montecatini dai venti di tramontana; inoltre, nella piana della Valdinievole giungono i benefici venti marini che con la loro funzione termoregolatrice rendono gradevole il clima attenuan-do le temperature rigide invernali e quelle estive (Comune di Montecatini Terme 2005). La Valdinievole è descritta come una

vallata abbracciata dagli Appennini e dalle colline del Montalbano e del-le Cerbaie. Castelli medievali la incoronano sovrastandola daldel-le colline, mentreavallesitrovanocaratteristiciborghi,ville,parchi,famosicentri termali ed aree protette. Il gruppo dei contrafforti appenninici cinge la Valdinievoledallapartesettentrionale,mentreillungosperonediSerra- vallePistoieseconilMontalbanonelimitailconfineorientalefinoall’Ar-no. Queste colline, avvicinandosi tra loro a Cappiano, formano una specie dianfiteatrocheracchiudeilvastobacinoidricodellavalle(Provinciadi Pistoia 2009).

Nel territorio di Montecatini la risorsa naturale per eccellenza è ovvia-mente l’acqua termale le cui sorgenti erano già note e utilizzate in epoca

15  L’altimetriavariadazeroa500metrisullivellodelmare;l’estensionedellasuperficieco-munale è di 17,66 kmq.

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romana. Ma anche il paesaggio, sia quello urbano sia quello degli imme-diati dintorni collinari sia infine quello più ampio della Toscana16, assume

pieno valore concorrendo assieme alle acque termali alla formazione di un elevato capitale naturale e culturale. Dal punto di vista della disponibilità delle risorse, il territorio di Montecatini Terme risulta decisamente avvan-taggiato dalla presenza di un elevato capitale naturale, una coesistenza così favorevole che è un evento piuttosto raro. Inoltre, anche il capitale storico-artistico sedimentato con il lavoro degli abitanti lungo l’intero arco della storia è importante e di tutto rilievo. La stessa città di Montecatini Terme può essere considerata una città che unisce arte, cultura, parchi e benes-sere: un benessere olistico e completo che si prende cura non soltanto del

soma ma anche della mente tramite un insieme integrato di funzioni (le

ter-me, il paesaggio, la cultura, i parchi, il relax).

5. Il profilo demografico e la dimensione sociale di Montecatini Terme

Uno degli indicatori più semplici e diretti per misurare il capitale uma-no è la popolazione residente e in particolare il suo andamento di crescita o declino nel corso del tempo. In questa prospettiva l’analisi demografica sarà condotta utilizzando una metodologia intertemporale, cioè con analisi che si concentrano sul lungo, medio e breve periodo: i trend storici trac-ciati osservando il quadro dell’evoluzione di lungo periodo (1861-2013), necessario per evidenziare i processi di fondo; le tendenze di medio pe-riodo (2001-2013), per osservare i processi in atto; il quadro congiuntura-le recente (2010-2013). Nello studio dell’analisi evolutiva di lungo periodo sono stati utilizzati i dati relativi ai censimenti della popolazione condotti dall’Istat ogni dieci anni a partire dall’Unità d’Italia.

L’intento metodologico è quello di individuare i processi di fondo per contestualizzare le dinamiche di medio periodo, e infine focalizzare l’at-tenzione sulla situazione recente; una analisi dinamica intertemporale che legge l’andamento dei cicli lunghi, medi e brevi relativi alla popolazione e al lavoro e di riflesso anche l’espressione dei mutamenti interni alla società montecatinese.

Iniziamo con l’esame dell’andamento demografico di lungo periodo che copre circa 150 anni, dal primo censimento17 della popolazione

effettua-to nel 1861 all’indomani dell’Unità d’Italia fino all’ultimo censimeneffettua-to del

16 LaToscanaassiemeallaMarcheèunadelleregioniitalianeconlamaggioreestensionedi territorio collinare (oltre i 2/3). Il paesaggio collinare toscano è stato costruito, generazione do-po generazione, pensando all’utile e al bello, un paesaggio rurale punteggiato da città d’arte che ha evitato sia le brusche contrapposizioni tra la dimensione urbana e quella rurale sia la periurbanizzazione diffusa (come invece è accaduto in Veneto).

17 Gliunicicensimentichenonsonostatieffettuatinellaseriestoricainiziatanel1861sono stati quello del 1891 che non fu effettuato per mancanza di fondi e quello del 1941 perché era in corso la Seconda guerra mondiale.

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28 Territorio e turismo: un lungo dialogo

2011. L’evoluzione demografica della popolazione residente nel comune di Montecatini Terme è stata inequivocabilmente positiva, gli abitanti sono cresciuti in maniera continua, dapprima più lentamente, poi rapidamente e infine si sono stabilizzati (fig. 4 e tab. 1). Un lungo percorso che può essere suddiviso in quattro ampie fasi.

1. Le origini: la prima fase inizia nel 1861 e termina alla fine dell’Ottocento; in questo periodo la popolazione si mantiene stabilmente bassa (intorno a 4.000 abitanti); siamo alle origini della città e il turismo non ha ancora dispiegato i suoi effetti sul territorio.

2. L’avvio della crescita: la seconda fase inizia nel 1901 e termina con la Seconda guerra mondiale, è caratterizzata dalla crescita demografica perché, nonostante la Prima guerra mondiale, la popolazione di Mon-tecatini è aumentata (da 8.279 residenti nel 1901 a 12.399 nel 1931). In questo periodo sono evidenti i segni dell’attività turistico-termale sul-la morfologia urbana così come sul-la capacità di attrarre investimenti e produrre ricchezza, una fase espansiva confermata anche dalla crescita demografica.

3. Il decollo: la terza fase è compresa tra il censimento del 1951 e quello del 1981. In questo arco di tempo la crescita demografica ha ripreso slancio dopo il secondo dopoguerra diventando più intensa (da 14.847 abitanti a 21.892), fino al 1980 quando si è registrato il picco demograficamente più alto del territorio. Il turismo ha dispiegato i suoi effetti trainanti e la città ha risposto espandendosi in parallelo con i residenti.

4. Il consolidamento: la quarta fase è decisamente meno lineare delle pre-cedenti, inizia dopo il 1981 con una serie di leggere flessioni seguite da brevi recuperi, ed è ancora in atto. In questo arco di tempo la so-cietà locale sembra più sensibile alle oscillazioni economiche di breve periodo e ai cambiamenti del mercato turistico. Infatti, si nota un an-damento caratterizzato da instabilità, fatto di lievi flessioni alternate da lievi recuperi; nel 2001 si tocca uno dei punti demograficamen-te più bassi scendendo, seppur di poco, al di sotto della soglia dei 20.000 residenti, ma subito dopo inizia il recupero. Negli ultimi anni le oscillazioni demografiche proseguono con oscillazioni irregolari ma pur sempre comprese in un range di variabilità demografica rela-tivamente basso: è la fase del consolidamento e della piena maturità demografica.

La funzione dell’analisi di lungo periodo è quella di indicare i processi di fondo, ma proprio per questo motivo possono appiattire le oscillazio-ni annuali, come nel caso della lunga e altalenante quarta fase, quella del consolidamento. Quindi, per comprendere e descrivere la ciclicità delle di-namiche demografiche di medio periodo (1983-2013) si rende necessario adottare una scala temporale annuale.

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Figura 4 – Montecatini, popolazione residente, censimenti 1861-2011. [Fonte: elaborazione su dati: http://www.istat.it] 0 5 10 15 20 25 Migliaia

Tabella 1 – Montecatini, popolazione residente, censimenti 1861-2011.

Censimento Popolazione residente Variazione assoluta Variazione %

1861 3.315 495 1871 3.810 61 14,9 1881 3.871 2.180 1,6 1901 6.051 2.228 56,3 1911 8.279 1.787 36,8 1921 10.066 2.333 21,6 1931 12.399 2.448 23,2 1951 14.847 2.940 19,7 1961 17.787 2.852 19,8 1971 20.639 943 16,0 1981 21.582 –929 4,6 1991 20.653 –753 –4,3 2001 19.900 –337 –3,6 2011 19.563 –388 –1,7 Fonte:elaborazionesudati:http://www.istat.it

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30 Territorio e turismo: un lungo dialogo

L’andamento della popolazione nei trenta anni qui considerati mostra un lieve calo demografico, ma le oscillazioni più accentuate si sono regi-strate soltanto nell’ultimo decennio (fig. 5). Un periodo demograficamente altalenante che però non incide in maniera determinante sul bilancio de-mografico della città (la variazione trentennale è stata del –4,7%). Una sta-bilità dinamica, frutto della maturità demografica che finora ha mantenuto relativamente stabile il peso della città.

Figura 5 – Montecatini, popolazione residente, numeri indice, 1983-2013. [Fonte: elabora-zione su dati: http://www.istat.it]

135 140 145 150 155 160 165 1983 1985 1987 1989 1991 1993 1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 nu m er i i ni ce ba se fi ss a an no 1983

Montecatini ha raggiunto ormai da tempo livelli elevati di densità de-mografica fra i più alti della Toscana per un insieme di concause relative all’aumento demografico e alla superficie territoriale non particolarmente estesa. In ambito regionale nel 2013 sono soltanto dieci i comuni (su 279) con densità superiore a mille abitanti per chilometro quadro, in ordine de-crescente si tratta di: Firenze (3.687 abitanti per kmq), Prato (1.965), Via-reggio (1.957), Poggio a Caiano (1.670), Campi Bisenzio (1.575), Livorno (1.536), Agliana (1.489), Montecatini Terme (1.147), Signa (1.030) e Sesto Fiorentino (1.006).

Più in generale, la crescita demografica può essere letta come espressio-ne della capacità di attrazioespressio-ne del territorio sia sul piano economico (offer-ta di lavoro) sia per la qualità del sistema sociale che ambien(offer-tale. Invece la decrescita demografica può dipendere sia dall’avanzare della crisi

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econo-mica sia da un effetto legato alla rendita di posizione, che nelle aree urbane, in quelle turistiche e nelle città d’arte è particolarmente elevata spingendo fuori dai centri storici le famiglie, i giovani e le persone che necessitano di abitazioni a prezzi più bassi.

In sintesi, l’evoluzione di lungo periodo dello sviluppo demografico di Montecatini può essere definita a crescita morbida, senza eccessi e senza brusche variazioni, caratteristiche che ben si adattano ai principi dello sviluppo sostenibile, nella consapevolezza che la crescita demogra-fica a scala locale non può essere illimitata poiché dipende dalle dimen-sioni del territorio, un ragionamento che vale ad ogni scala, anche a scala globale.

Per descrivere i caratteri qualitativi della popolazione residente a Mon-tecatini può essere interessante conoscere anche altre informazioni, come ad esempio la distribuzione degli abitanti per fasce d’età e per genere, che aiuta a puntualizzare meglio la situazione attuale e i trend futuri. Osser-vando i dati riferiti al 2013 si trova conferma che anche a Montecatini si è sentito l’impatto del processo di invecchiamento della popolazione, un processo ormai in atto in tutti i paesi post-industriali e che in Italia rag-giunge valori decisamente elevati. Nel territorio di Montecatini l’invecchia-mento della popolazione residente (tab. 2 e fig. 6) è misurato dall’aul’invecchia-mento del peso delle classi d’età di oltre 85 anni (con una variazione pari al 35,3% dal 2001 al 2013). Osservando le variazioni dal 2001 al 2013 nella popola-zione residente suddivisa per classi di età si delinea un quadro non uni-voco che può essere così sintetizzato: il peso demografico è slittato verso le fasce di età superiori con due eccezioni, una positiva e una negativa: l’incremento dei giovanissimi e il calo dei giovani in età pienamente lavo-rativa. La distribuzione per genere segue il trend nazionale ed europeo con una quota maggiore delle donne rispetto agli uomini (54,2%), un peso che si concentra soprattutto nelle fasce di età più alte. Inoltre, l’età media della popolazione di Montecatini è pari a 46,60 anni mentre quella regionale è pari a 45,58 anni.

Confrontando la distribuzione della popolazione per classi di età di Montecatini con quella della provincia di Pistoia emergono differenze minime: la maggiore presenza dei giovanissimi nella provincia rispetto a Montecatini e per contro dalla maggiore presenza di popolazione in età elevata a Montecatini.

Più in generale, il processo di invecchiamento della popolazione è un fenomeno ricorrente nei paesi avanzati, che si collocano nell’ultima fase della transizione demografica caratterizzata da bassi tassi di mortalità e di natalità. Ad esempio, in Italia le regioni che hanno i quozienti di natalità più bassi sono la Liguria e la Toscana, inoltre, i comuni con l’età media più alta sono i comuni montani e i grandi centri urbani con una elevata rendita di posizione urbana.

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Tabella 2 – Montecatini, popolazione per classi di età e genere, 2013.

Classi di età M F Totale % Totale 2001-2013Var.% Provincia diPistoia %

0-14 1.223 1.139 2.362 11,7 6,9 12,9 15-24 853 863 1.716 8,5 –1,3 8,5 25-34 1.008 1.245 2.253 11,1 –22,7 10,7 35-44 1.387 1.591 2.978 14,7 –0,4 15,5 45-54 1.477 1.639 3.116 15,4 21,9 15,7 55-64 1.176 1.354 2.530 12,5 –3,2 12,6 65-74 1.096 1.333 2.429 12,0 –1,4 11,7 75-84 770 1.169 1.939 9,6 12,5 8,7 >85 279 653 932 4,6 35,3 3,8 Totale 9.269 10.986 20.255 100,0 1,8 100 Fonte:elaborazionesudati:http://www.istat.it

Figura 6 – Montecatini, popolazione per classi di età e genere, v.a., 2013. [Fonte: elaborazio-ne su dati: http://www.istat.it] 200 150 100 50 0 50 100 150 200 1 7 13 19 25 31 37 43 49 55 61 67 73 79 85 91 97 M F

Un altro indicatore che rappresenta anche un segnale di benessere so-ciale ed economico e di sviluppo è quello relativo al grado di istruzione18

(tab. 3). Nel complesso Montecatini, rispetto ai valori della provincia di

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stoia (utilizzati come valori medi) presenta un maggior livello di istruzione dei laureati e dei diplomati. Le successive variazioni registrate ai censimen-ti del 2001 e del 2011 confermano e rafforzano ulteriormente questa specifi-cità dei residenti montecatinesi mostrando un calo della licenza elementare a fronte di un incremento dei diplomi (33,9%) e delle lauree (12,7%). Tabella 3 – Montecatini, popolazione per grado di istruzione, censimenti 1981-2011.

Censimenti elementareLicenza Licenza media Diploma Laurea Totale Diploma% Laurea%

1981 8.488 4.979 3.217 750 17.434 18,5 4,3 1991 6.113 6.897 4.695 490 18.195 25,8 2,7 2001 4.903 5.348 5.604 1.836 17.691 31,7 10,4 2011 3.768 5.098 6.349 2.386 17.601 33,9 12,7 Fonte:elaborazionesudati:http://www.istat.it 5.1 Il bilancio demografico

Il bilancio demografico serve per conoscere l’andamento della popola-zione (stabilità, crescita, declino) e si compone di due voci: il saldo naturale (la differenza tra il numero dei nati e quello dei morti in un anno) e il saldo migratorio (la differenza tra il numero degli iscritti e quello dei cancella-ti all’anagrafe comunale in un anno). La situazione regionale e nazionale è inequivocabilmente chiara: il saldo naturale è posizionato da tempo su valori negativi per effetto congiunto della denatalità e dell’invecchiamento della popolazione; il saldo migratorio è quasi ovunque positivo, sia per i flussi migratori interni, sia per i flussi migratori esterni provenienti dagli altri paesi stranieri. In Toscana, il saldo naturale è negativo in ogni comu-ne, quindi la crescita demografica dipende unicamente dall’andamento del saldo migratorio.

Anche a Montecatini il saldo naturale è attestato su valori negativi sin dalla metà degli anni Ottanta del Novecento, mentre il saldo migratorio presenta una maggiore volatilità, anche se è tendenzialmente positivo. Nel 2013 i dati demografici mostrano una lieve ripresa della popolazione trai-nata dal saldo migratorio positivo.

Osservando in dettaglio i dati sulla provenienza degli iscritti e dei can-cellati all’anagrafe comunale di Montecatini nel 2013 possiamo notare che si tratta prevalentemente di movimenti migratori di breve raggio poiché la maggior parte dei nuovi iscritti proviene da altri comuni della Toscana (tab. 4). L’auto-contenimento dei flussi migratori interni al territorio regio-nale è stata ed è tuttora una peculiarità dei flussi migratori toscani19; nel 19 Storicamentelamaggiorpartedeimovimentimigratoritoscanièavvenutaeavvieneentro l’ambito dei confini provinciali o al massimo regionali (Romei 2001).

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