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Cardini, strumenti e azioni del turismo sostenibile

Il turismo sostenibile e gli Osservatori turistici di destinazione

1. Cardini, strumenti e azioni del turismo sostenibile

L’affermarsi del paradigma dello sviluppo sostenibile ha contribuito a far emergere e a studiare le conseguenze e gli effetti delle pressioni sulle risorse (naturali e antropiche), a partire dall’impatto esercitato nel Nove- cento dalla crescita e dalla diffusione a scala globale dei tre principali ma- cro-processi: attività produttive, popolazione e urbanizzazione.

Questa presa di coscienza è stata frutto di una lunga transizione che ha acceso il dibattito scientifico e coinvolto l’opinione pubblica mondiale dalla seconda metà del XX secolo in poi.

Negli anni Sessanta l’applicazione da parte delle principali economie mondiali del paradigma della crescita economica basato sulla produzio- ne e sul consumo di massa è stato per lungo tempo riduttivamente – se non unicamente – inteso come crescita industriale tout-court misurata dalla quantità delle merci prodotte1. Negli anni Settanta alla crescita economica

si affiancò il paradigma dello sviluppo economico, inteso come uno svilup- po in senso più ampio, cioè attento all’aspetto economico e a quello sociale e quindi alla qualità della vita2.

Però il cambiamento concettuale e metodologico più importante è av- venuto negli anni Ottanta con l’introduzione del concetto di sviluppo so- 1 LacrescitaeconomicadiognistatoèmisuratatramiteilPIL(prodottointernolordo),un

indicatore che basandosi unicamente sul valore monetario dei beni e dei servizi prodotti in un paese nel corso di un anno presenta dei limiti perché rimangono esclusi sia gli aspetti qualitativi del sistema sociale (istruzione, sanità, cultura), sia quelli ambientali (consumo di risorse, inquinamento).

2 Neldibattitosullosviluppoeconomicoesocialegrandeimportanzavieneassegnataalla

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stenibile, dove per la prima volta la dimensione ecosistemica si affianca alle altre due dimensioni economica (crescita) e sociale (sviluppo). Le per- sone vengono plasmate dall’ambiente in cui vivono, dalle risorse a dispo- sizione, dai vincoli esistenti, dalle difficoltà che quella particolare natura presenta, ma non può esistere una crescita infinita su un pianeta finito; ne discende l’importanza dell’ambiente e della biodiversità per lo svilup- po sostenibile dei luoghi. Spesso si tende a dimenticare il ruolo strategico dell’ecosistema3 nel quale viviamo e le fondamentali funzioni che svolge

per noi: offrire risorse (materie prime, energia), oggetto di consumo diret- to (suolo per edificare, tempo libero, relax, sport), deposito per gli scarti del sistema economico e sociale.

I cardini dello sviluppo sostenibile sono due semplici principi regola- tori: la rigenerazione del capitale naturale, cioè i consumi delle risorse non dovrebbero superare la capacità di rigenerazione della Terra; e la capacità di assimilazione del pianeta che dovrebbe essere superiore alla produzione di rifiuti e dell’inquinamento.

La tridimensionalità è il leit motiv del paradigma della sostenibilità, i concetti-chiave dell’efficienza economica, dell’equità sociale e della integrità ambientale affondano la loro ratio nei principi guida dello sviluppo sosteni- bile: 1) la sostenibilità economica, cioè la capacità delle imprese di generare ricchezza e al tempo stesso ridurre consumi di risorse, sprechi e inefficienze; 2) la sostenibilità sociale, che si sostanzia nel rispetto dei diritti umani, del miglioramento delle condizioni di vita; 3) la sostenibilità ambientale, cioè le modalità di conservazione e di gestione delle risorse (soprattutto quelle non rinnovabili), così come una maggiore attenzione e responsabilità verso la biodiversità e il patrimonio naturale. Sono questi i tre pilastri, reciproca- mente interdipendenti, collegati da un sistema complesso di relazioni oriz- zontali e verticali che plasmano l’ambiente e la società nel quale viviamo, lavoriamo e facciamo turismo. Infine, la sfida per portare avanti lo sviluppo economico sostenibile possiede anche una dimensione etica sia verso le fu- ture generazioni sia verso una maggiore equità intergenerazionale.

Ed è proprio all’interno del più ampio paradigma dello sviluppo soste- nibile che si è evoluto il concetto-strumento di turismo sostenibile, una pro- spettiva di azione e di pensiero le cui linee guida sono state messe a punto dall’Unwto che ne ha adottato i principi ed elaborato i contenuti durante la prima Conferenza mondiale sul turismo sostenibile, tenutasi a Lanzaro- te nel 1995, dove fu discussa e approvata la Charter for Sustainable Tourism. Nella premessa ai 18 principi che compongono il documento si prende atto 3 Iltermineecosistema costituisce un’abbreviazione di ‘sistema ecologico’: fu proposto nel

1935 dall’inglese A.G. Tansley; l’ecosistema è «a biological community of interacting organi- sms and their physical environment» (http://www. oxforddictionaries.com). Una nicchia eco- logica costituita dalla condizione di equilibrio delle relazioni fra gli esseri viventi (organismi animali e vegetali in interazione tra loro) e l’ambiente chimico-fisico che li circonda.

della crescente globalità del fenomeno turistico così come si esplicita la sua ambivalenza e i suoi impatti (diretti e indotti) sulla dimensione economi- ca, sociale e ambientale delle comunità locali interessate dai flussi turisti- ci. La Carta di Lanzarote si apre affermando che: «lo sviluppo turistico si deve basare sui criteri della sostenibilità, cioè deve essere ecologicamente sopportabile a lungo termine, conveniente economicamente, eticamente e socialmente equo per le comunità locali» (I° principio). Inoltre, nella Carta si sottolinea che il contributo attivo del turismo allo sviluppo sostenibile presuppone necessariamente la solidarietà e la partecipazione da parte di tutti gli attori coinvolti nel processo, in primis delle comunità locali diretta- mente interessate, dal momento che il rispetto e la salvaguardia della loro cultura e identità devono entrare a far parte delle strategie turistiche. Infi- ne, vi è piena consapevolezza che «le risorse sulle quali il turismo si basa sono fragili e che la domanda turistica per una migliore qualità ambientale è in crescita» (Charter for Sustainable Tourism 1995).

L’Unwto ha lavorato sul concetto e sull’applicazione pratica del turismo sostenibile intendendo con esso tutte quelle modalità di sviluppo turistico che promuovono l’efficienza e la competitività economica e la tutela delle risorse naturali e culturali in un’ottica di lungo periodo, in altri termini: «Ogni forma di attività turistica che rispetta e preserva a lungo termine le risorse naturali, culturali e sociali che contribuisce in modo positivo ed equo allo sviluppo economico e al benessere degli individui che vivono e lavorano in questi spazi» (http://www.unwto.org). Nella successiva Di- chiarazione di Berlino (1997) si riconosce che «a healty environment and a beautiful landscape» costituiscono le basi per un durevole sviluppo a lun- go termine delle attività turistiche.

Durante la seconda Conferenza internazionale del turismo sostenibile organizzata dall’Unwto fu approvata la Carta di Rimini (Rimini, 2001) che si rivolge soprattutto alle destinazioni turistiche di massa dell’area mediter- ranea, che hanno subito impatti e ripercussioni ambientali tali da mettere a rischio la stessa qualità e vitalità dell’offerta turistica. Nella Carta di Rimini si chiede ai paesi una maggiore responsabilità nell’impostare le strategie turistiche e si individuano una serie di raccomandazioni per raggiungere questo obiettivo. Le raccomandazioni riguardano: una rinnovata gestione del turismo basata sulla partecipazione e la pianificazione integrata; la ricer- ca di alternative sostenibili al turismo stagionale di massa e alla congestione da traffico; l’adozione di strumenti di analisi e monitoraggio; la promozione di certificazioni ambientali e sensibilizzazione delle imprese turistiche.

L’attività turistica ha interesse diretto e immediato a proteggere le risor- se naturali e culturali perché esse rappresentano il cuore stesso dell’attività turistica. Anche la crescente competitività fra le destinazioni turistiche fa- vorisce una maggiore attenzione alla qualità dei luoghi turistici e alla con- servazione delle risorse naturali soprattutto per quei territori che hanno fatto delle risorse locali la loro fonte principale di attrattività turistica.

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Negli ultimi trenta anni sono sensibilmente aumentate anche le inizia- tive da parte delle istituzioni pubbliche attraverso azioni e politiche mira- te allo sviluppo della sostenibilità nel settore del turismo. In particolare, l’Unione Europea si è mossa su questa strada con l’Agenda di Lisbona per

un Europa più competitiva (2006), e le linee guida per il turismo sono dettate

nella comunicazione A renewed tourism EU policy: toward a stronger parther-

ship for European Tourism. In questo testo si riconosce che l’ampliamento

del mercato turistico mondiale rappresenta un potenziale pericolo al qua- le l’Europa potrà sottrarsi soltanto aumentando la sua competitività nel mercato internazionale, competitività che diventa chiave fondamentale per lo sviluppo locale e regionale soprattutto se declinato secondo le regole dell’innovazione e della sostenibilità.

Nel 2007 la Commissione dell’Unione Europea ha pubblicato il rappor- to del Tourism Group on Sustainability (TSG)4 e la comunicazione Agenda per un turismo europeo sostenibile e competitivo che rappresentano un ulte-

riore contributo all’attuazione della strategia di Lisbona per rilanciare le politiche di sostenibilità e incrementare la competitività dell’Europa quale destinazione turistica a lungo termine. Il tema di fondo sul quale insiste la strategia europea riguarda le relazioni che il turismo, dal lato dell’offerta e della domanda, instaura con l’ambiente e la società nel suo insieme, re- lazioni più dirette rispetto alle altre attività economiche. In particolare, gli obiettivi individuati nel rapporto sono:

1. ridurre la stagionalità della domanda;

2. limitare l’impatto ambientale dei trasporti legati al turismo; 3. migliorare la qualità del lavoro nel turismo;

4. promuovere il benessere della comunità locale, la prosperità e la qualità della vita delle comunità locali;

5. ridurre l’uso delle risorse (in particolare di quelle non rinnovabili) e la produzione dei rifiuti;

6. preservare e valorizzare il patrimonio naturale e culturale; 7. rendere il turismo accessibile a tutti;

8. usare il turismo come strumento per lo sviluppo globale sostenibile. Le regole per far fronte a queste sfide riguardano sia la scelta del meto- do, che è quella di adottare un approccio olistico e integrato, sia l’indica- zione di pianificare le attività turistiche secondo un’ottica di medio e lungo termine trovando un ritmo di sviluppo adeguato alla società locale a par- tire dal coinvolgimento delle parti interessate. Inoltre, l’Unione Europea suggerisce di utilizzare le migliori conoscenze disponibili per minimizzare 4 Ilgruppodistudiosulturismosostenibile(TSG)èstatovolutodallaCommissioneeuropea

alla fine del 2004 per dare un impulso verso la sostenibilità del turismo nei 29 paesi dell’Unio- ne Europea (sdt.unwto.org/en/content/tourism-sustainability-group-tsg).

e gestire il rischio economico e ambientale e per esercitare un monitoraggio costante. L’applicazione di un approccio sostenibile al turismo dovrebbe facilitare lo sviluppo di prodotti e servizi turistici innovativi e di qualità, rendendo ancora più competitive e attrattive le destinazioni europee.

L’Unione Europea riconosce il ruolo cruciale del turismo nello sviluppo locale, tanto che nel rapporto della Commissione europea (UE-COM, 2007) si legge che «il turismo è una delle attività economiche con il maggior po- tenziale per generare crescita e posti di lavoro nell’Unione europea». Le previsioni per i prossimi anni indicano che l’importanza del turismo nell’e- conomia europea continuerà ad aumentare.

La strategia europea per lo sviluppo sostenibile (European Sustainable

Developement Strategy – SDS, 2009) identifica sette obiettivi-chiave che ri-

guardano le seguenti aree tematiche: cambiamento climatico ed energia pulita; trasporti sostenibili; consumo e produzione sostenibile; conserva- zione e gestione delle risorse naturali; salute pubblica; inserimento sociale, demografia e migrazione; sfide alla povertà globale e allo sviluppo sosteni- bile. Coerentemente con i principi dello sviluppo sostenibile le azioni della SDS perseguono la prosperità economica, l’equità e la coesione sociale e l’integrità dell’ambiente5, principi fondanti che si applicano alle politiche

indirizzate verso le attività produttive compreso quelle turistiche. In sintesi le indicazioni per avviare le azioni politiche sono tre:

1. sviluppo economico per garantire, nel lungo periodo, competitività, vi- talità e prosperità alle imprese e alle destinazioni turistiche nonché for- nire opportunità di impiego;

2. coesione sociale e l’identità culturale delle destinazioni turistiche al fine di aumentare la qualità di vita delle comunità locali e offrire ai visitatori un’esperienza sicura e gratificante;

3. integrità e protezione dell’ecosistema locale per ridurre l’inquinamento e la pressione sulle risorse delle attività turistiche e mantenere la biodi- versità dell’ecosistema.

Successivamente, nel 2010 la Commissione europea ha lanciato una nuo- va comunicazione, L’Europa, prima destinazione turistica mondiale. Un nuovo

quadro politico per il turismo europeo, in linea con le nuove priorità dell’U-

nione europea stabilite nella strategia Europa 20206. Lo scopo è quello di

mantenere il primato di destinazione turistica mondiale promuovendo un nuovo piano di azioni coordinate in materia di turismo per rafforzare la 5 Iprincipieleregolefondamentaliperlamantenerelaqualitàdell’ambientesono:principio

dell’azione preventiva; principio della correzione dei danni (soprattutto alla fonte); principio di chi inquina paga; principio della precauzione (per le attività potenzialmente dannose).

6 Europa 2020: una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva: il documento, redatto

dall’Unione Europea, riporta la strategia che consentirà di raggiungere una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, volta a promuovere l’occupazione, la coesione sociale e territoriale.

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competitività e la capacità di crescita sostenibile del turismo europeo. Gli strumenti per rendere il turismo più sostenibile sono molteplici: strumenti di ‘comando e controllo’ (legislazione, uso del suolo, pianificazione); stru- menti economici (incentivi alle imprese); strumenti volontari per le imprese e le istituzioni (certificazioni, marchi di qualità); strumenti di supporto alle imprese (innovazione, marketing); strumenti di misurazione e di monito- raggio degli indicatori relativi alla dimensione turistica globale, regionale e locale. La sostenibilità nel lungo termine richiede un equilibrio tra la dimen- sione economica, quella sociale e culturale e l’ecosistema nel quale viviamo.

Nello scenario dialettico globale-locale gli spazi per una espansione competitiva e sostenibile del settore turistico rappresentano un’opportu- nità tra le più concrete e immediate per lo sviluppo delle regioni europee nella consapevolezza che le politiche di gestione delle attività e dei flussi turistici hanno ricadute a breve e a lungo termine sul sistema economico, sociale e ambientale locale.

Le attività turistiche dialogano, direttamente o indirettamente, con la maggior parte delle altre attività produttive, e in presenza di elevata spe- cializzazione indirizzano e orientano le modalità di sviluppo territoriale con feedback a breve e a lungo termine sul sistema economico, sociale e am- bientale locale. Infatti, come per tutte le altre attività economiche anche il turismo si presenta con una doppia faccia: da un lato crea e diffonde ricchezza (aumento dell’occupazione, del reddito, scambio culturale, valo- rizzazione delle risorse turistiche), dall’altro può provocare pressioni sulla società e impatti sull’ambiente (tab. 1).

Tabella 1 – Impatti nelle destinazioni turistiche europee mature.

Dimensione Impattipositivi Impattinegativi

Economica

• Aumento dell’occupazione • Aumento della domanda di beni

e servizi

• Aumentodell’indottodel turismo

• Aumento della specializzazione • Aumento del reddito

• Mercato del lavoro caratterizzatodamaggiore stagionalità

• Manodopera ancora poco qualificata

• Aumento dei prezzi

• Iperspecializzazione turistica

Sociale • Dialogo, scambio culturale • Rischi di omologazione dei luoghi, perdita identità locale

Ambientale • Maggiorattenzioneversolerisorse naturali e ambientali • Aumentodiareeedificate• Aumento dell’inquinamento e

dellaproduzionedeirifiuti La presa d’atto dei possibili rischi è un passo necessario per mantenere un adeguato livello di sviluppo locale nel tempo, anche perché le risorse turistiche non sono illimitate, spesso sono uniche (come per esempio le ac- que termali) e sottoposte ad una domanda turistica crescente che ne accen- tua il rischio di usura e di fragilità. Uno sviluppo turistico senza controlli e

senza regole che degrada gli ecosistemi, distrugge le culture e le basi sociali delle comunità locali è un turismo miope e non duraturo.

In questo contesto il paradigma dello sviluppo turistico sostenibile con- duce a un riorientamento e ridefinizione delle politiche turistiche messe in atto dalle istituzioni pubbliche (Torres-Delgado, Palomeque 2012) ad ogni scala territoriale. Un ruolo che diventa di fondamentale importanza per il futuro delle destinazioni turistiche incentivando politiche di sviluppo ba- sate su azioni di «adaptation, competition, quality and sustainability» (Ve- lasco Gonzales 2008) e su misure mirate a migliorare la cooperazione e il coordinamento degli attori territoriali che operano nel settore del turismo.

In linea generale una destinazione è competitiva se riesce a creare e man- tenere nel corso del tempo la sua attrattività e specializzazione turistica a un livello superiore rispetto a quella generata dagli altri competitor. Il successo di una destinazione turistica dipende dai vantaggi che riesce a produrre. Vantaggi che possono essere di tipo comparativo, prodotti dalla maggiore o minore presenza di risorse (capitale naturale e capitale umano) e di tipo competitivo, legati alla capacità di saper gestire e governare con efficienza ed efficacia le risorse turistiche locali da parte degli imprenditori e delle istituzioni. Il dibattito sui fattori di competitività e sugli indicatori per mi- surare e monitorare l’andamento della competitività delle destinazioni turi- stiche e dei paesi è in atto ormai da molto tempo. I ricercatori concordano sulla definizione di competititivà sostenibile proposta da Ritchie e Crough nel 2003: «What makes a tourism destination truly competitive is its abil- ity to increase tourism expenditure, to increasingly attract visitors while providing them with satisfying, memorable experiences, and to do so in a profitable way, while enhancing the well-being of destination residents and preserving the natural capital of the destination for future generation».

Pertanto la maggiore o minore competitività di un territorio nasce dalle relazioni di interdipendenza tra le diverse componenti locali e dall’azione convergente su un piano di sviluppo turistico condiviso secondo l’ottica della coopetition cioè della cooperazione competitiva. Nell’idea di Ritchie e Crough la competitività senza la sostenibilità è apparente, ingannevole e non durevole, inoltre: «to be competitive, a destination’s development for tourism must be sustainable not just economically, and not just ecological- ly, but socially, culturally and politically as well» (Ritchie, Crough 2003).

Rileggendo e semplificando il modello proposto da Ritchie e Crough sulla base dell’esperienza formatasi durante lo studio sistemico condotto su Montecatini Terme e prendendo spunto dalle rielaborazioni proposte dai ri- cercatori7 sui fattori che contribuiscono a creare vantaggi competitivi abbia-

mo provato mettere in evidenza sia i pilastri costitutivi di ogni destinazione 7 Quiricordiamosoltantoalcunidegliautorichehannocontribuitosensibilmenteallericer-

che sulla destination competitiveness: Dwyer, Kim 2003 e 2010; Enright, Newton 2004; Crouch, Ritchie 2005; Crouch 2007; Pashardes, Sinclair 2005; Mazanec et al. 2007.

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turistica, cioè la dotazione di capitale naturale e umano, sia la dimensione più direttamente operativa e gestionale delle risorse turistiche, cioè le impre- se, le istituzioni e le loro relazioni reciproche. In particolare, il capitale na- turale è formato dall’insieme dei fattori biotici (vegetali e animali) e abiotici (clima, altimetria, idrografia), dalle risorse naturali e dal paesaggio. Un pa- trimonio naturale e culturale che caratterizza l’identità ogni destinazione tu- ristica. Il capitale umano è formato dalla popolazione, dall’esperienza e dalla conoscenza sedimentata sul territorio, dalle modalità storico-evolutive locali (il patrimonio storico artistico e architettonico), e dall’insieme del sistema economico (imprese, specializzazione, dotazione di infrastrutture). Dall’in- terazione storica delle attività umane con l’ecosistema si generano le «core resources & attractors» che corrispondono alle principali tipologie turistiche (turismo balneare, d’arte, termale, montano, rurale, lacuale ecc.).

Ma il capitale naturale e il capitale umano devono essere sapientemente gestiti e organizzati; in questo senso la dimensione gestionale (destination

management) riguarda la dimensione privata, cioè il complesso e interdi-

pendente sistema delle imprese turistiche (diretto e indotto): le modalità strutturali dell’offerta turistica e la loro evoluzione nel tempo, il marketing, la progettualità e la propensione all’innovazione. Ma svolgono un ruolo fondamentale anche le azioni della dimensione pubblica: definire le poli- tiche di sviluppo, la programmazione e pianificazione a partire dalla sca- la locale. Infine, si mettono in luce i processi in atto a scala globale che si riflettono sulla dimensione locale. In sintesi, la competitività sostenibile coinvolge il territorio e la comunità insediata nelle sue molteplici dimen- sioni e relazioni: ecosistemica, sociale, economica e culturale, pubblica e privata. Una visione condivisa (coopetition) e discussa dagli attori territo- riali permette di valorizzare e potenziare i vantaggi competitivi di una de- stinazione turistica impostando un dialogo costruttivo che basandosi sulla conoscenza del passato gestisca saggiamente le risorse territoriali per lo sviluppo sostenibile delle generazioni attuali e di quelle future (fig. 1).

La competizione tra le sempre più numerose destinazioni turistiche si svolge ormai a scala globale, in questa competizione entrano in gioco un insieme di aspetti collegati al territorio e al modello di sviluppo seguito; aspetti materiali (sistema ecologico, economico, sociale e istituzionale della destinazione turistica) e quelli immateriali (identità, immagine). In partico- lare, gli elementi materiali riguardano la dotazione e la gestione del capitale naturale (risorse e paesaggio), del capitale antropico (cultura, storia e tradi- zioni) e di quello economico (specializzazione e diversificazione, politiche pubbliche) di una destinazione turistica, e Montecatini li possiede abbon- dantemente nella sua relativamente giovane storia di città con una lunga storia di vocazione, specializzazione turistica e rilevanza internazionale.

La doppia sfida da affrontare è quella di portare avanti due processi ap-