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Nascita e sviluppo di un'Associazione culturale: PopEye - Ethnovisual Association

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Academic year: 2021

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(1)

ex D.M. 270/2004)

In Sviluppo interculturale dei sistemi

turistici

Tesi di Laurea

Nascita e sviluppo di

un’associazione culturale:

PopEye Ethnovisual Association

Relatore

Ch. Prof. Jan Van Der Borg

Laureando

Enrico Amelio

Matricola 816858

Anno Accademico

2012 / 2013

(2)

A Emanuela, Livio, Elisa, Lina e Maria

(3)

Indice

   

Introduzione  ...  5  

1.  NASCITA  DI  UN’ASSOCIAZIONE  CULTURALE  ...  8  

1.1  Il  libero  associazionismo  ...  8  

1.1.1  Costituzione  di  un’associazione  ...  10  

1.1.2  Atto  costitutivo  e  statuto  ...  12  

1.1.3  Potere  decisionale  e  potere  di  gestione  ...  14  

1.1.4  Estinzione  di  un’associazione  ...  17  

1.2  Nascita  di  PopEye  Ethonovisual  Association  ...  18  

1.2.1  Atto  costitutivo  e  statuto  ...  20  

1.2.2  Attività  e  Struttura  di  PopEye  Ethnovisual  Association  ...  22  

1.2.3  Le  cariche  ufficiali  e  i  comparti  di  lavoro  ...  23  

2.  DOCUMENTARI,  EVENTI  CULTURALI,  REPORTAGE  nozioni  di  base  ...  28  

2.1  Principi  e  variabili  del  settore  documentariale  ...  28  

2.1.1  Cenni  storici  ...  28  

2.1.2  Tassonomia  ...  33  

2.1.3  Scrivere  un  documentario  ...  36  

2.1.3.1  Il  soggetto  ...  37  

2.1.3.2  La  sceneggiatura  ...  38  

2.1.4  La  produzione  ...  40  

2.1.5  Formato,  durata  e  tempi  di  realizzazione  ...  41  

2.1.6  Il  budget  ...  42  

2.1.7  La  scelta  della  troupe  e  dell’attrezzatura  ...  43  

2.1.8  Inquadratura  e  fotografia  ...  46  

2.1.9  La  fase  finale:  il  montaggio  ...  46  

2.2  Ideazione,  progettazione  e  marketing  degli  eventi  culturali  ...  48  

2.2.1  Definizione  ...  48  

2.2.2  Progettazione  e  programmazione  ...  53  

2.2.2.1  La  fase  ideativa  ...  54  

2.2.2.2  La  fase  dell’attivazione  ...  57  

2.2.2.3  La  fase  di  pianificazione  ...  60  

2.2.2.4  Le  altre  fasi  ...  62  

2.2.3  Marketing  degli  eventi  culturali  ...  63  

2.2.3.1  La  comunicazione  di  un  evento  ...  66  

2.2.3.2  L’importanza  del  passaparola  ...  68  

2.3  Principi  di  base  sulla  redazione  on-­‐line  ...  70  

2.3.1  Il  giornale  on-­‐line  ...  70  

2.3.2  La  periodicità  ...  71  

2.3.3  Il  CMS  ...  72  

2.3.4  La  redazione  ...  73  

3.  L’ESPERIENZA  DI  POPEYE  –  ETHNOVISUAL  ASSOCIATION:  RIVERSIDE   RENDEZVOUS  ...  74  

3.1  Introduzione  ...  74  

3.1.1  Inquadramento  socio  economico  e  turistico  Paese  India  ...  75  

3.1.2  Purna  Kumbh  Mela  –  Allahabad,  India  ...  79  

3.1.3  Cenni  storici  –  il  mito  ...  80  

(4)

3.1.3.2  Che  cosa  sono  le  akhārā  ...  82  

3.1.4  Organizzazione  e  numeri  della  manifestazione  ...  82  

3.2  il  progetto  “Riverside  Rendezvous”  ...  87  

3.2.1  La  pre-­‐produzione  ...  88  

3.2.1.1  La  fase  di  ricerca  e  la  scrittura  del  soggetto  ...  88  

3.2.1.2  Ricerca  partner,  fondi  e  sponsorizzazioni  tecniche  ...  89  

3.2.1.3.  La  scrittura  della  sceneggiatura  ...  92  

3.2.1.4  Materiale  tecnico  ...  94  

3.2.1.5.  Definizione  accomodazioni  e  logistica  ...  95  

3.2.1.6.  Primo  reportage  on-­‐line  e  media  esterni.  ...  98  

3.2.2  Dalla  sceneggiatura  alle  immagini:  la  Produzione  ...  99  

3.2.2.1  Le  riprese  fra  cento  milioni  di  persone  ...  100  

3.2.3  Le  attività  al  rientro  in  Italia  ...  103  

3.2.3.1  La  post-­‐produzione  ...  103  

3.2.3.2  La  redazione  on-­‐line  e  i  reportage  dal  resto  del  mondo  ...  104  

3.2.3.2.1  Struttura  dei  reportage  ...  105  

3.2.3.2.2  Norme  Redazionali  ...  106  

3.2.4  Gli  eventi  culturali  ...  107  

3.2.4.1  La  mostra  itinerante:  Riverside  Photographic  Preview  ...  107  

3.2.4.2  Inaugurazione  alla  Scuola  Grande  di  San  Giovanni  Evangelista  ...  110  

Conclusioni  ...  116  

Bibliografia  ...  119  

Sitografia  ...  120  

IN  ALLEGATO  ...  122  

(5)

Introduzione

 

 

In una situazione di crisi economica prolungata come quella che si sta vivendo in questi anni, pensare di poter avviare una propria attività basata sulla diffusione della cultura può sembrare utopia.

In realtà, però, negli ultimi anni si sono sviluppate scuole di pensiero che hanno posto fattori come la creatività, l’arte e la cultura al centro di un possibile nuovo sviluppo sull’imprenditorialità.

Questi studi, che hanno analizzato più a fondo la produzione artistica e culturale, hanno individuato dei terreni fertili per l’analisi dei processi creativi. “L’immagine dell’artista viene accostata a quelle di innovatori e imprenditori, e il processo di creazione artistica diventa l’osservatorio privilegiato per studiare i percorsi talvolta erratici attraverso cui l’innovazione prende forma. Il mondo dell’arte non viene più osservato come settore diverso a cui applicare le tecniche del management, ma come riferimento per mettere in discussione i temi cruciali del management: la gestione della creatività e l’imprenditorialità.”1

Da questi assunti e buone speranze, nasce e si sviluppa l’associazione culturale oggetto di questo elaborato: PopEye Ethnovisual Association.

Attraverso questa tesi, si vuole, dunque, dimostrare com’è stato possibile per degli studenti universitari provenienti da ambiti disciplinari totalmente diversi, creare un’associazione basata, per l’appunto, su produzioni artistiche e culturali, facendo della propria creatività un punto di forza per vincere le avversità ambientali.

PopEye Ethnovisual Association è un’associazione non riconosciuta (legalmente esistente) che comprende studenti di arti visive, antropologia, economia e scienze giuridiche.

Questi studenti hanno riunito le proprie capacità e conoscenze per produrre dei reportage incentrati su particolari aspetti di culture provenienti da tutto il mondo. Per fare ciò, il gruppo si avvale fondamentalmente di tre strumenti:

                                                                                                               

1 Monica Calcagno, Narrare terre di mezzo. Management arte e design, Editoriale Scientifica,

(6)

• Report scritti; prodotti o avvallati dalla redazione on-line di PopEye e corredati dal giusto set di scatti fotografici, sempre originali e mai di repertorio.

• Video-documentari prodotti direttamente dallo staff PopEye.

• Eventi culturali sul territorio nazionale. (Mostre fotografiche, conferenze, proiezioni cinematografiche.)

Il primo progetto di PopEye Ethnovisual Association, che sarà esplicato nel corso della trattazione, ha visto come protagonista un evento unico nel suo genere: Il Kumbh Mela, manifestazione induista che nel 2013 si è tenuta ad Allahabad, una delle città sante dell’India del Nord.

Gli obiettivi che hanno spinto la compagine a operare insieme e in sinergia sono i seguenti:

• Sviluppare indagini riguardo culture, popolazioni e tradizioni, in maniera tale che i contenuti presentati fossero accademicamente validi e allo stesso tempo avessero un taglio giovane, fresco, facilmente comprensibile e quindi interessante.

• Offrire la possibilità a tutti, studenti universitari e non, di collaborare attivamente per aumentare le dimensioni del network costruito dall’associazione.

Oltre a ciò, PopEye punta sulla crescita personale e accademica dei propri membri: ognuno dei partecipanti ha avuto, infatti, la facoltà di studiare il caso in esame da un personale punto di vista che afferisce alle materie studiate dall’associato in questione. Nel caso del redigente di questo elaborato, si cercherà di affrontare la situazione turistica dell’India e, dunque, come il governo indiano abbia potuto gestire un flusso così massiccio di presenze.

La tesi cercherà di spiegare come PopEye ha operato nel corso dell’ultimo anno, dalla sua nascita formale sino all’ultimazione del video-documentario Riverside

Rendezvous, prodotto principale del primo progetto dall’omonimo nome.

In apertura, nel capitolo primo, sono trattati i punti principali che ben descrivono la nascita, vita ed estinzione di un’associazione legalmente venuta a esistenza. In seguito sarà illustrata l’impostazione data a PopEye affinché potesse operare

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nel miglior modo possibile (le figure presenti di là delle cariche istituzionali e le attività principali svolte dall’associazione).

Il capitolo secondo s’incentra sulle attività di base del gruppo ma da un punto di vista più teorico. È presentato un piccolo manuale che descrive i passi fondamentali per gestire tre attività molto differenti tra loro quali sono la produzione di video-documentari, la gestione di una redazione on-line e la creazione di eventi culturali.

Il terzo capitolo presenta il lavoro svolto dall’associazione tanto in India quanto al rientro in Italia.

Alle conclusioni è infine affidato il compito di gettare uno sguardo d’insieme sull’operazione svolta per poi illustrare ipotetici scenari futuri per PopEye Ethnovisual.

(8)

1. NASCITA DI UN’ASSOCIAZIONE CULTURALE

 

1.1 Il libero associazionismo

Il diritto di associazione è uno dei diritti fondamentali nei paesi democratici e, in Italia, è garantito dalla Costituzione.

L’associazione consente, a un insieme d’individui che s’incontrano volontariamente, di perseguire degli interessi che altrimenti sarebbero irraggiungibili dai singoli se isolati.

In una società pluralistica e poliedrica, l’associazionismo può essere categorizzato e differenziato per ispirazione culturale, finalità, impostazione organizzativa e metodologica.

In un simile “arcipelago” sembra dunque doveroso fare un tentativo di ordinare e interpretare tale realtà facendo ricorso a uno strumento classificatorio come le tipologie.

Tali distinzioni sono elaborate a partire da diverse variabili: fini, aree culturali, fasce d’età, tipo di rapporto con le istituzioni, con la politica, con la religione. Oltre all’associazione, infatti, fondazioni, gruppi e movimenti sono buoni esempi di enti privati con fini ideali o altruistici che prendono le distanze dall’altra forma di associazionismo per eccellenza ossia la società.

Prima di vedere in sintesi le differenze che stanno alla base di queste figure è bene ricordare che sebbene nella tradizione queste figure perseguano, come già ricordato, degli scopi puramente ideali ed altruistici, tali possono svolgere anche attività commerciale qualificabile come attività d’impresa. Infatti, essenziale per aversi impresa è che l’attività produttiva sia condotta con metodo economico e tale metodo può ricorrere anche quando lo scopo perseguito sia ideale. L’esercizio di attività commerciale da parte di tali enti può costituirne anche l’oggetto esclusivo o principale. Si pensi, ad esempio ad una fondazione costituita per lo svolgimento di attività editoriale o ad un’associazione il cui scopo è l’organizzazione di spettacoli sportivi a pagamento al fine della divulgazione di quello sport. In tali casi è indubbio che l’ente acquisti la qualità d’imprenditore

(9)

commerciale restando esposto a tutte le relative conseguenze; compresa l’esposizione al fallimento in caso d’insolvenza. È più frequente però che l’attività commerciale presenti carattere accessorio rispetto all’attività ideale costituente l’oggetto principale dell’ente.2

Le quattro categorie citate possono trovare le seguenti definizioni:

Gruppo. La riflessione psico-sociologica parla di “gruppi primari” e “gruppi

secondari”. Nel primo caso sono favorite, tra i membri, le interazioni “faccia a faccia”, affettivamente significative, nonché processi d’identificazione ben definiti. Nel secondo caso il gruppo è regolato da norme più votate alla formalità e nascono in conseguenza a specifici obiettivi, siano essi sociali, politici e/o culturali.

Da citare anche i “gruppi di appartenenza”, che forniscono ai soggetti partecipanti una comune identità con convergenze su norme, valori e comportamenti, e i “gruppi di riferimento”, intesi come quella collettività che per la loro importanza o fama hanno il potere di influenzare opinioni, reazioni e decisioni delle singole persone.

Queste categorie appena descritte possono essere racchiuse a loro volta nei grandi insiemi dei “gruppi spontanei”, dove prevale la preoccupazione del semplice stare insieme, del consumo del proprio tempo libero, e “gruppi strutturati” i quali si connotano per un’organizzazione interna sufficientemente delineata.

Movimenti. Si configurano come delle “nuove collettività”, la loro caratteristica

peculiare è la consapevolezza tra gli aderenti di una speranza comune e di un identico destino.

Chi va partecipa solitamente è spinto da alcune idee-forza più che da strutture istituzionali, si riconoscono più in una teoria e in una prassi, anziché in uno statuto.

I membri di un movimento, spinti dalla forza delle idee, partecipano in modo vitale alle iniziative stabilite, trovando in queste un naturale riferimento.3

                                                                                                               

2 Gian Franco Campobasso, Manuele di Diritto Commerciale, Utet giuridica, Milano 2007; 3 Paola Dal Toso, Lineamenti di storia dell’associazionismo giovanile, Aracne editrice, Roma

(10)

Se gruppi e movimenti hanno fondamentalmente base sociologica con scarsa rilevanza sul piano giuridico, altro discorso deve essere fatto per le altre due tipologie indicate.

Fondazioni. Sono delle figure generali di persone giuridiche riconosciute dal

nostro ordinamento.

Una fondazione è, infatti, un ente privato senza finalità di lucro, che ha a disposizione un patrimonio da destinare a determinati scopi: religiosi, culturali, educativi, scientifici o altri, costituita da uno o più fondatori. La fondazione ha dunque un’organizzazione propria e propri organi di governo, utilizza e gestisce le proprie risorse.

È lo stesso codice civile a dettare per la fondazione di diritto privato una disciplina generale regolata dagli articoli 14 e ss.

Tale figura si costituisce per atto pubblico o per testamento.

Solitamente una fondazione nasce per realizzare uno scopo del fondatore che di regola è altruistico.

La figura che assume più rilievo ai fini di questa tesi è l’associazione.

Si presenta come insieme d’individui che s’incontrano volontariamente per perseguire medesimi interessi irraggiungibili dai singoli se isolati.

La figura dell’associazione ha caratteristiche di maggior stabilità rispetto al gruppo e anche al movimento. Infatti, i fini, l’attività, l’organigramma sono indicati da uno statuto; l’adesione degli iscritti implica la condivisione di impegni prefissati; l’attribuzione delle cariche associative è regolamentata da precisi criteri formali e l’organizzazione permane di là del variare dei soci.

Anche le associazioni, come le fondazioni sono delle persone giuridiche riconosciute dal nostro ordinamento, presentano però qualche lieve differenza che a breve andremo a trattare.

1.1.1 Costituzione di un’associazione

La scelta di costituire un’associazione no profit può rivelarsi quella giusta soprattutto se gli associati fondatori non dispongono di un patrimonio rilevante.

(11)

Come le fondazioni, possono essere costituite per atto pubblico, documento redatto da un notaio e registrato presso l’Ufficio Locale delle Entrate. Solo costituendosi con atto pubblico (art. 14 ss. del Codice Civile) l’associazione può chiedere il riconoscimento della personalità giuridica. (tecnicamente diviene un’associazione riconosciuta).

A differenza delle fondazioni però, può venire a esistenza anche per mezzo di

scrittura privata redatta in carta semplice dai soci. Le associazioni possono

dunque registrare l’atto costitutivo e lo statuto presso l’Ufficio Locale delle Entrate e venire ad esistenza senza però godere della personalità giuridica.

Le forme associative si dividono quindi in:

• Riconosciute: hanno ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica e possono dunque godere di alcune prerogative:

o Autonomia patrimoniale perfetta, secondo la quale il patrimonio dell’associazione rimane distinto e autonomo rispetto a quello degli associati e degli amministratori.

o La limitazione della responsabilità degli amministratori per le obbligazioni assunte per conto dell’associazione.

• Non riconosciute: non hanno chiesto o non hanno ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica. Esse dunque non godono dell’autonomia patrimoniale perfetta e dunque per le obbligazioni assunte in nome e per conto dell’associazione rispondono le persone che le hanno contratte (amministratori e associati).

Le associazioni non riconosciute sono disciplinate dagli articoli 36, 37 e 38 del Codice Civile; non sono soggette ad alcun controllo amministrativo sia in fase di costituzione, sia nel corso della loro vita, purché rispettino i limiti dettati dalla normativa, dall’ordine pubblico, dal buon costume e dall’articolo 18 della Costituzione Italiana.

Per le associazioni che mirano al riconoscimento, l’art. 16 del Codice Civile stabilisce gli elementi del contenuto dell’atto costitutivo e dallo statuto. Per le associazioni che non mirano al riconoscimento, nell’atto costitutivo è obbligatorio indicare soltanto lo scopo, le condizioni per l’ammissione degli associati e le regole sull’ordinamento interno e l’amministrazione.

(12)

Appare chiaro come, per chi detenga un progetto culturale, o ideale, ma non abbia il capitale necessario ad avviare un’attività commerciale, sia conveniente, facile e veloce la scelta di dar vita ad un’associazione. Specialmente con riferimento alle associazioni non riconosciute.

Perché se è pur vero che senza riconoscimento viene meno la personalità giuridica dell’ente, gli associati si trovano comunque ad avere un organismo valido giuridicamente e quindi in grado di interagire con le sfere giuridiche dei terzi in maniera totalmente trasparente e ciò saltando uno dei passaggi più esosi dell’intera procedura ossia la redazione dell’atto pubblico presso un notaio.

1.1.2 Atto costitutivo e statuto

Elementi caratterizzanti e fondamentali per la costituzione e nascita di un’associazione (tanto per quelle riconosciute che per le non) sono l’atto costitutivo e lo Statuto.

Rimanendo nel campo delle associazioni non riconosciute, che è quello che interessa di più per gli argomenti trattati da questa tesi, si può dire che normalmente si potrà costituire un’associazione attraverso una semplice riunione dei cosiddetti soci fondatori della stessa, i quali costituiranno in questo primo momento assembleare la loro associazione attraverso la redazione per iscritto, senza necessità di presenza di alcun pubblico ufficiale, di due distinti atti.

Anzitutto, sostanzialmente attraverso la materiale verbalizzazione del momento assembleare, sarà redatto il cosiddetto atto costitutivo, ossia quel documento che indica il nominativo e gli estremi anagrafici di tutti i presenti, il luogo, il giorno ed il motivo della riunione.

Tale documento dovrà poi essere opportunamente sottoscritto da tutti i presenti. Nel documento stesso sarà fatta menzione che i presenti in tale riunione hanno approvato un distinto documento, che si dichiara di allegare all’atto costitutivo, il quale definisce le regole di funzionamento dell’associazione – il cosiddetto Statuto -.

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Lo Statuto di un’associazione deve espressamente prevedere, pena la nullità dello stesso:

• La denominazione dell’ente;

• L’indicazione dello scopo delle finalità perseguite e le attività che possono essere svolte;

• L’indicazione della sede legale;

• Le norme sull’ordinamento, sull’amministrazione e le regole di funzionamento ed elezione;

• I diritti e gli obblighi degli associati;

• Condizioni di ammissione degli associati; • Le modalità di scioglimento dell’associazione;

In questa maniera si ottiene il risultato che, con una semplice riunione tra privati si viene ad avere la possibilità di ottenere due distinti documenti dei quali il secondo, lo Statuto, è facilmente riproducibile al fine di rendere noti i dati fondamentali dell’associazione.

Laddove si ritenga opportuno, o sia eventualmente richiesto da qualche particolare registro o albo, una forma più complessa di costituzione, si possono aggiungere a quanto già esposto alcuni passaggi ulteriori al fine di aumentare il grado di pubblicità dell’atto costitutivo e dello Statuto.

A tal fine, il primo Presidente dell’associazione, o comunque una persona delegata dall’assemblea attraverso uno specifico mandato, potrà provvedere alla registrazione mediante deposito di copia conforme dello Statuto presso l’Ufficio del Regristro territorialmente competente.

In questo caso, attraverso due passaggi che aumentano il grado di pubblicità, si ottiene un documento la cui forma è definita scrittura privata autenticata e registrata. Per quanto riguarda la cosiddetta dichiarazione di conformità, essa consta di una certificazione da parte di pubblico ufficiale d’identità tra il documento portato all’autenticazione e quello presentato in originale da chi richiede la dichiarazione di conformità. Ad ogni modo questo tipo di atto è considerato comunque ancora un atto privato e non può sostituire la forma dell’atto pubblico per la richiesta di riconoscimento.

(14)

A titolo d’esempio, si riporterà a fine documento, un piccolo estratto dell’atto costitutivo e Statuto di PopEye Ethnovisual Association oggetto di questa tesi.

1.1.3 Potere decisionale e potere di gestione

L’atto costitutivo e lo Statuto di un’associazione devono necessariamente prevedere i seguenti organi:

• Comitato direttivo, eletto dall’assemblea, che è l’organo esecutivo dell’associazione e prende le decisioni inerenti all’organizzazione e all’attività;

• Il presidente, eletto dall’assemblea dei soci, che dirige l’ente e lo rappresenta anche in giudizio, presiede il consiglio direttivo e ne attua le decisioni;

• L’assemblea dei soci, che si riunisce annualmente per approvare il bilancio sociale e il programma annuale dell’attività. Inoltre, alla scadenza dei rispettivi mandati elegge gli organi dell’associazione. Solo l’assemblea può deliberare sulle modificazioni dello statuto.

I poteri del comitato direttivo sono quelli di gestire l’associazione, promuovere le attività e amministrare l’associazione.

È in pratica l’organo esecutivo che ha il potere di decidere le iniziative e la politica sociale.

Il comitato direttivo di un’associazione è formato dal presidente e da almeno due consiglieri e prende le sue decisioni a maggioranza dei voti.

Normalmente, i poteri del comitato direttivo riguardano:

• Prevedere i criteri di ammissione dei nuovi soci e accogliere o respingere le domande di ammissione;

• Adottare provvedimenti disciplinari;

• Compilare il rendiconto contabile annuale e redigere la relazione annuale al rendiconto contabile;

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• Curare gli affari di ordine amministrativo; • Assumere personale dipendente;

• Stipulare contratti di lavoro;

• Approvare il programma dell’associazione;

• Fissare il regolamento per il funzionamento e l’organizzazione interna; • Aprire i rapporti con gli istituti di credito;

• Curare la parte finanziaria dell’associazione

• Ratificare o modificare i provvedimenti adottati dal presidente per motivi di necessità e urgenza.

Solitamente, il consiglio direttivo si riunisce una o due volte al mese e per ogni riunione deve essere redatto un verbale dove vanno annotati: presenze, ordine del giorno, breve riassunto della discussione, risultato delle votazioni e firme di tutti i presenti. I verbali dovranno poi essere depositati presso la sede dell’associazione e dovranno rimanere a disposizione di tutti i soci. La persona preposta per la redazione e cura dei verbali è solitamente il segretario.

Il compito più importante che spetta al comitato direttivo sono le decisioni in ambito economico. Fondamentalmente si sta parlando di quelle decisioni che andranno ad incidere sulla gestione del c\c dell’associazione sul quale, di norma, possono operare solo il presidente e il tesoriere.

L’assemblea, è invece l’organo formato da tutti i soci i quali avranno sempre il diritto a potervi partecipare.

Il Codice Civile prevede che l’assemblea si debba riunire almeno una volta l’anno ma nulla vieta agli associati di convocare più assemblee anche nel corso dello stesso mese.

Affinché tutti i soci ne vengano a conoscenza, è previsto che l’assemblea debba essere convocata tramite avviso almeno quindici giorni prima della sua data. L’avviso deve contenere:

• Data • Luogo • Orario

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I poteri dell’assemblea dei soci sono:

• L’elezione del comitato direttivo e del presidente

• L’approvazione del rendiconto contabile economico –finanziario • Decidere la destinazione dell’avanzo d’esercizio

• Approvare il programma annuale delle attività

Per prendere queste decisioni, l’assemblea delibera a maggioranza dei presenti. In prima convocazione il quorum richiesto è la presenza della maggioranza dei soci iscritti nel libro dei soci, mentre in seconda convocazione non viene previsto un quorum.

In via straordinaria l’assemblea può poi deliberare: • Sulle richieste di modifica dello statuto • Sullo scioglimento dell’associazione

L’assemblea straordinaria prende le sue decisioni a maggioranza dei presenti, ma il quorum è più elevato: normalmente viene richiesta la presenza dei 2/3 dei soci.

Anche per l’assemblea dovrà essere redatto un verbale il quale sarà poi depositato nella sede dell’associazione a disposizione di tutti i soci.

Al presidente dell’associazione spettano la direzione dell’ente e il compito di realizzare e dirigere le attività previste e votate dal comitato direttivo o dall’assemblea dei soci. È doveroso sottolineare che nelle associazioni l’organo decisionale è il consiglio direttivo, di cui il presidente è uno dei componenti. Dunque quest’ultimo, non può prendere decisioni da solo.

Al presidente spetta però la rappresentanza legale dell’associazione di fronte ai terzi e anche in giudizio.

Ciò significa che egli può sottoscrivere contratti o accordi in nome dell’associazione e che in caso di controversie giudiziarie rappresenta l’associazione nel corso della causa civile o penale.

Anche in questo caso va fatta una piccola precisazione; infatti esiste un’altra figura con poteri molto simili, ed è quella del vicepresidente il quale coadiuva il

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presidente nelle sue funzioni e lo sostituisce ogni qualvolta ne sia delegato o in caso di suo impedimento.

Per altro, il presidente può anche conferire ad altri soci il potere di stipulare atti o contratti in nome dell’associazione.

Oltre a ciò, ha il preciso compito di vigilare e curare che le delibere del comitato direttivo e dell’assemblea siano effettivamente attuate. Deve altresì provvedere all’osservanza delle disposizioni statutarie e alla disciplina sociale.

Di norma la durata della carica è la stessa valida per il consiglio direttivo (in genere tre anni).

Detto della responsabilità civile in capo al presidente, è importante sottolineare che se l’associazione contrae dei debiti risultando poi insolvente, i creditori potranno rivalersi sul patrimonio di coloro i quali hanno agito in nome e per conto dell’associazione (in via teorica il presidente o il vicepresidente ma restano valide le deleghe scritte) o di chi ha rappresentato l’associazione per quel determinato affare.

Inoltre, con il presidente sarà solidamente responsabile l’intero comitato direttivo che ha approvato l’atto o deliberato l’impegno.

1.1.4 Estinzione di un’associazione

Sebbene l’articolo 16 del Codice Civile, in materia di associazioni riconosciute e fondazioni, annoveri le fattispecie di scioglimento e di devoluzione come discrezionalmente inseribili all’interno dello statuto, dette previsioni sono di regola ritrovabili presso i documenti interni degli enti non profit. Con riguardo alle cause di scioglimento, l’articolo 27 del Codice Civile prevede tre possibili ipotesi estintive, quali l’avvenuto raggiungimento dello scopo, la sopravvenuta impossibilità al perseguimento dello stesso e il venir meno della totalità degli associati.

Ogni altra causa di scioglimento dovrà essere integrata dal singolo ente in sede di atto costitutivo e/o di statuto.

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L’organo sociale deputato alla delibera su scioglimento e devoluzione sarà l’assemblea dei soci, da convocarsi in seduta straordinaria. Sul punto, il Codice civile richiede per lo scioglimento di un’associazione il voto favorevole di almeno tre quarti degli associati, non effettuando alcuna distinzione tra prima e seconda convocazione.

È poi regola generale che l’eventuale patrimonio residuo dovrà essere devoluto in favore di altri enti non profit operanti in settore identico o analogo a quello dell’associazione estinta. In taluni casi lo statuto potrà individuare nominalmente l’ente beneficiario, sebbene una tale determinazione diretta potrà rendere problematica la devoluzione qualora nel lasso di tempo tra la costituzione e lo scioglimento l’ente prescelto si fosse estinto.4

1.2 Nascita di PopEye Ethonovisual Association

Nel maggio del 2012 a un ristretto gruppo di amici della provincia di Venezia viene una folgorazione.

Un’idea, forse più un sogno. Portare testimonianze da tutto il Mondo e riuscire a diffondere aspetti di popolazioni, manifestazioni e culture che nessuno ha mai raccontato.

Il viaggio si sa, ha sempre affascinato. Sin dall’inizio, in quel pomeriggio di prima estate, c’era la consapevolezza che quell’idea non poteva limitarsi a un viaggio, voleva essere qualcosa di più approfondito, ricercato, studiato.

La scintilla arrivò dall’antropologia e dagli antropologi. Subito dopo il primo incontro, l’antropologo Giacomo Dei Rossi, sottopose alle poche persone facenti parte di questo gruppo informale di appassionati, un soggetto che lasciò senza parole: India – Purn Kumbh Mela.

I più non sapevano cosa significasse, non sapevano nemmeno dell’esistenza dellla Purn Kumbh Mela. Si avrà modo, nel corso di questa tesi, di spiegarne meglio il significato e la storia. In queste prime battute introduttive ci si limiterà a                                                                                                                

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dire che la Purn Kumbh Mela è il più grande pellegrinaggio di massa della storia di tutti i tempi. Avviene ogni 12 anni ad Allahabad (India), è a carattere induista e in questa edizione, che si è tenuta tra il 14 Gennaio e il 27 Febbraio 2013 ha contato 100 milioni di presenze.

Insomma, un gruppo di giovani studenti stava ingigantendo un abbozzo di progetto, che già di per sé pareva irrealizzabile, proponendo come inizio del cammino una destinazione di cui molti non ne conoscevano nemmeno il nome. Le sfide però diventano interessanti quando sono più difficili. L’entusiasmo, infatti, cresceva giorno dopo giorno e con esso anche le persone interessate a far parte di questo progetto.

Era giunto dunque il momento di dare un’organizzazione a quei pensieri e alle capacità dei partecipanti.

Tutti i membri afferivano a campi disciplinari differenti maturati in percorsi di studi europei ed extraeuropei: antropologia, cinema, belle arti, fotografia, economia, giornalismo e scienze giuridiche. Le competenze per creare un mix vincente c’erano tutte. Ma come farlo? Come dar vita ad un’attività senza avere il capitale necessario? Creando un’associazione.

L’idea piacque a tutti, un’associazione avrebbe permesso di esistere come figura collettiva, avrebbe permesso di intrattenere rapporti sicuri con i terzi e avrebbe dato la possibilità di recuperare i fondi necessari per le attività in maniera del tutto trasparente.

Dopo uno studio in materia di associazionismo, mostrato nella prima parte di questo elaborato, nacque PopEye Ethnovisual Association il 23 novembre 2012. Da quel giorno le attività per portare a compimento il primo progetto si sono fatte fittissime e l’impegno di tutti i soci fondatori è stato massimo.

Il percorso che ha portato l’associazione alla creazione di un portale web per la diffusione di reportage dal mondo e alla realizzazione del documentario “Riverside Rendezvous” verrà descritto nei dettagli nel capitolo terzo di questa tesi.

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Di seguito invece si propone la struttura e l’organizzazione di PopEye per poi, nel capitolo secondo, parlare dello studio intrapreso per lo sviluppo concreto delle attività dell’associazione.

1.2.1 Atto costitutivo e statuto

Il primo passo per la creazione di un’associazione, come già analizzato nella prima parte di questo capitolo, è la redazione dell’atto costitutivo e del relativo Statuto.

L’idea alla base di tutte le attività della nascitura PopEye era ormai consolidata e anzi, col passare dei mesi aveva trovato interessanti sviluppi.

Per il gruppo fu dunque semplice redigere i due documenti pilastro dell’ente. Bastò una semplice riunione dei cosiddetti soci fondatori della stessa per formalizzare sulla carta, nero su bianco, gli intenti elaborati fino a quel giorno. Se a livello giuridico, dopo il relativo deposito, tali documenti sancirono la nascita effettiva di PopEye Ethnovisual Association, per tutti i soci, rappresentano tutt’oggi gli obiettivi e la mission da perseguire.

Questo termine inglese, utilizzato maggiormente in campo aziendalistico, definisce lo scopo di un’organizzazione o impresa, ed è la giustificazione della sua esistenza e al tempo stesso ciò che la contraddistingue da tutte le altre.5 Una buona mission dovrebbe rispondere alle seguenti domande:

• Chi siamo?

• Cosa vogliamo fare? • Perché lo facciamo?

Ciò che si propose il gruppo fu proprio rispondere a queste domande, si allegherà un piccolo estratto dell’atto costitutivo per farne capire i punti centrali: …

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• proporsi come luogo di incontro e di aggregazione per lo sviluppo e

l’incentivo allo sviluppo di interessi culturali e sociali, con l’obiettivo di promuovere una maturazione sociale e crescita personale e civile;

• valorizzare il patrimonio della cultura e delle tradizioni delle comunità

globali allo scopo di favorire il progresso civile, sociale e culturale delle collettività attraverso la reciproca conoscenza delle diversità culturali tra i popoli.

L’Associazione, in particolare, si propone di perseguire i propri scopi mediante:

• la realizzazione o la collaborazione alla realizzazione di testi, indagini,

pubblicazioni, quali anche di documentari audiovisivi, film, materiale fotografico e multimediale che in virtù del loro contenuto siano utili alla promozione degli scopi dell’Associazione;

• l’organizzazione di manifestazioni culturali, incontri e mostre;

• la partecipazione e la collaborazione alle attività culturali promosse dalle

Università, dall’Unione Europea, dalle Regioni e dagli Enti Locali italiani, scambi con altre associazioni in Italia e all’estero ed in linea rispetto agli scopi dell’Associazione;

• la promozione ed organizzazione di iniziative culturali ed attività ricreative

per favorire l’utilizzo del tempo libero giovanile rivolto a scopi di utilità

sociale e progetti di contenuto civico e solidaristico;6

PopEye Ethnovisual Association è dunque un network internazionale di carattere interdisciplinare che unisce universitari e giovani professionisti attivi nei campi dell’antropologia, delle arti visive, dell’economia, del giornalismo e della giurisprudenza.

Scopo principale dell’equipe è di sviluppare indagini a tutto tondo relativamente a eventi di carattere etnografico, popolazioni, tradizioni e loro culture in maniera                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

5 wikipedia, it.wikipedia.org/wiki/Missione_aziendale;

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tale da favorire la conoscenza delle diversità e il progresso civile nonché sociale per il pubblico interessato.

Altro obiettivo fondamentale è quello di offrire a tutti gli studenti universitari interessati, la possibilità di aderirvi. La proposta è semplice: allo studente che abbia intrapreso un percorso di studi affine con le attività svolte dall’associazione e che troppo spesso non trovi la possibilità di mettere in risalto le capacità maturate durante gli studi, è offerta la possibilità di partecipare attivamente alla realizzazione di queste ricerche e indagini.

Questi argomenti saranno affrontati più nel dettaglio nel capitolo terzo di questo elaborato; per il momento ci si soffermerà sulle tre attività principali e sulla struttura organizzativa assunta dall’associazione a seguito della sua nascita.

1.2.2 Attività e Struttura di PopEye Ethnovisual Association

Detto degli scopi fondamentali di PopEye, sembra opportuno evidenziare quali attività consentiranno di perseguirli.

Rimanendo comunque aperti a qualsiasi iniziativa utile al raggiungimento degli intenti indicati nei documenti ufficiali dell’associazione, le attività principali sono fondamentalmente tre:

• Redazione on-line: report, articoli e immagini dal mondo

Dalla nascita dell’associazione è stato lanciato un sito web che ha il compito di raccogliere reportage e testimonianze provenienti da tutto il mondo. I contenuti, articoli, immagini e video, sono prodotti ed elaborati da membri dell’associazione e da collaboratori esterni. I criteri che stanno alla base della redazione seguono una precisa logica che sarà enunciata nei capitoli successivi.

• Documentari etnografici

I migliori soggetti proposti, dopo un’attenta analisi sulla fattibilità economica, saranno trasformati in video-documentari. L’associazione affronta tutte le fasi per l’ottenimento del prodotto finito e quindi

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pre-produzione, pre-produzione, post-pre-produzione, contando sulle capacità dei propri membri.

Le fasi di questa interessante attività saranno descritte nei capitoli due e tre.

• Eventi culturali sul territorio

Direttamente collegati con le prime due attività, sono gli eventi culturali. Elemento essenziale per compiere uno degli obiettivi cardine dell’associazione: la diffusione della cultura.

Di volta in volta sono impostate mostre fotografiche, conferenze, proiezioni, discussioni e dibattiti connessi con i temi trattati da PopEye. Rivestono un’importanza primaria poiché grazie a essi è possibile raggiungere, in maniera diretta, il pubblico potenziale.

Anche per quest’argomento si rimanda ai capitoli due e tre.

L’associazione presenta così due impostazioni di base. Una a carattere formale che deriva dalle norme dettate dal Codice Civile, l’altra a carattere informale scelta per ottimizzare lo svolgimento delle attività di base dell’associazione stessa.

1.2.3 Le cariche ufficiali e i comparti di lavoro

Così come tracciate nell’atto costitutivo e nello statuto, esistono delle cariche ufficiali fondamentali per la vita dell’ente culturale.

Il primo organo a venire a esistenza, subito dopo l’assemblea dei soci, è il

Comitato Direttivo. Nel caso di PopEye esso si compone di sei elementi.

I compiti dell’organo, oltre a quelli istituzionali menzionati esplicitamente, sono di carattere esecutivo, ha, infatti, il potere di decidere e deliberare sulle iniziative e la politica sociale. In più ha la responsabilità sulle decisioni economiche. Le figure accomunate dal potere di gestione economica e finanziaria sono quelle di

Presidente, Vice Presidente e Segretario Tesoriere, tutte e tre elette in seno al

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Il Presidente è la figura più rappresentativa del gruppo di associati; egli deve dirigere con sapienza tutte le attività previste e votate dal Comitato Direttivo ed ha inoltre il compito di supervisionare l’operato degli altri membri.

Ad affiancare la figura del Presidente, il Vice presidente, che ne coadiuva le attività e lo sostituisce in caso di necessità. Nel caso di PopEye, non occorre nessuna delega scritta, in quanto, così com’è espresso nello Statuto, il Vice Presidente è naturalmente dotato del mandato necessario al fine di operare liberamente con i terzi.

Il Segretario Tesoriere ha il compito di redigere tutti i verbali necessari per documentare le riunioni ufficiali e inoltre ha libero accesso alla movimentazione economica e finanziaria dell’associazione.

Organo principe rimane comunque l’assemblea dei soci che durante l’anno ha il compito di approvare il programma delle attività.

Se quelli appena visti sono gli incarichi ufficiali ritrovabili in qualsiasi tipo di ente associativo, all’interno di PopEye - Ethnovisual è stato deciso di utilizzare anche un organigramma parallelo.

Sono naturalmente mantenute le figure ufficiali, le quali svolgono un ruolo chiave per il buon funzionamento della vita sociale, ma è stato pensato di ottimizzare la struttura suddividendo i membri dell’associazione per comparti tecnici.

In base alle attività principali e alle competenze specifiche di ognuno dei soci si è ricavata la seguente struttura:

• Produzione • Team antropologico/redazione • Team audio/video • Team fotografia • Grafici • Collaboratori esterni

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Ogni comparto, con l’esclusione dei collaboratori esterni, ha un suo rappresentante all’interno del Comitato Direttivo.

Produzione. Del reparto produzione fanno parte quei soggetti la cui preparazione

ha origine economica o giuridica. Devono comporre tutte le attività di base di PopEye Ethnovisual Association con particolare riguardo al Fund Raising e alla ricerca di sponsorizzazioni tecniche di volta in volta necessarie per le attività della stessa.

Avviano la maggior parte dei contatti con i terzi collaboratori.

Curano l’ideazione, la progettazione, il marketing e la comunicazione degli eventi culturali dell’associazione.

Insieme al Presidente, gestiscono la situazione economica e finanziaria. Attuali membri di questo comparto sono il Vice Presidente e il Segretario Tesoriere.

Team antropologico/redazione. Fanno parte di questa sezione quei soggetti i cui

studi hanno avuto un indirizzo a prevalenza antropologica, storica, giornalistica e linguistica.

Questo comparto ha, infatti, il delicato compito di curare tutti i contenuti di PopEye Ethnovisual Association. Oltre a ciò, il team ha il preciso compito di sottoporre al resto dei soci dei soggetti validi dai quali innescare le varie attività dell’associazione.

Quindi, di volta in volta, gli argomenti del reportage, delle fotografie, dei video documentari e degli eventi culturali, saranno proposti da questo comparto.

Gli argomenti così individuati saranno quindi votati dal Comitato Direttivo e in caso di approvazione verranno attuati.

Svolgono un ruolo centrale anche nella selezione del materiale contenutistico proveniente da terzi esterni all’associazione. Svolgono dunque i compiti classici di una redazione.

Team audio/video. Compongono questo settore i soggetti il cui percorso di studi

si rifà al cinema, alle belle arti, alle tecniche di riproduzione e registrazione del suono.

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Il compito fondamentale di questo comparto è svolto in loco, e riguarda le riprese delle scene e le registrazioni audio che poi saranno inserite all’interno dei prodotti audiovisivi.

Irrinunciabile il loro apporto, sono materialmente i membri di questo team a rendere disponibili le migliori immagini e il miglior audio per realizzare i “soggetti” proposti dal team antropologico/contenutistico.

Il loro lavoro continua fino a quando un prodotto finito può essere utilizzato dalla produzione per fini divulgativi e promozionali. Rivestono dunque un compito chiave anche nella fase di post-produzione di qualsiasi prodotto PopEye.

Team Fotografia. Fanno parte di questo comparto i soggetti che abbiano ricevuto

una formazione fotografica.

Gran parte delle attività di PopEye Ethnovisual si basa sull’uso e sulla diffusione di fotografie. Il loro apporto è dunque fondamentale per avere ricchi archivi fotografici di qualità da presentare al pubblico interessato.

Il loro lavoro è svolto tanto in loco, per il reperimento degli scatti, quanto in sede di post-produzione per la scelta e rielaborazione degli stessi.

Attività fondamentale è poi quella riguardante la costruzione di percorsi e mostre fotografiche. In quest’ambito, i soggetti coinvolti, coadiuvati dalla produzione, svolgono attività di sopralluogo degli spazi per pensare al meglio lo sviluppo degli eventi in programma.

Grafici. Fanno parte di questa divisione coloro i quali abbiano ricevuto una

formazione artistica e di grafica computerizzata.

Il loro compito è di impostare tutte le grafiche utilizzate da PopEye nei materiali promozionali cartacei, multimediali, nel merchandising.

La visualizzazione di qualsiasi produzione dell’associazione è in buona parte loro creazione.

Collaboratori esterni. Nonostante PopEye cerchi di eseguire tutte le attività grazie

alle capacità dei propri associati, consulenze tecniche esterne e implementi provenienti da terzi rendono le produzioni molto più professionali.

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I collaboratori esterni rivestono poi un ruolo chiave con riferimento ai report e alla realizzazione d’indagini e ricerche su paesi o popolazioni estere. Infatti, lo studente o il soggetto che volesse partecipare a PopEye attraverso la pubblicazione del proprio lavoro, lo può fare scegliendo se partecipare attivamente alla vita associativa, diventando quindi un membro, oppure fermandosi a collaborazioni limitate nel tempo.

Ora che, forma, obiettivi, comparti e attività di base di PopEye Ethnovisual Association sono stati presentati si entrerà più nel vivo della questione.

Prima di poter raccontare il primo progetto dal titolo “Riverside Rendezvous”, si ritiene doverosa un’analisi teorica delle materie al centro del progetto.

Se come detto nel corso di queste pagine, ogni membro ha le sue precise competenze e relativi compiti, va sottolineato che tutte le attività affrontate nascono da uno studio preventivo della materia governante la particolare attività concreta. E tale studio è stato reso possibile da tutti i partecipanti i quali hanno messo a disposizione le loro conoscenze e capacità.

Quello che si vuole presentare nel capitolo successivo è un breve manuale teorico delle tre attività principali menzionate.

Vedremo poi, nel corso del capitolo terzo, com’è stato possibile, e con quali difficoltà, il passaggio dalla teoria alla pratica

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2. DOCUMENTARI, EVENTI CULTURALI, REPORTAGE

nozioni di base

 

2.1 Principi e variabili del settore documentariale

2.1.1 Cenni storici

L’identificazione di una data storica precisa comporta molto spesso accese discussioni sulle prove che testimoniano quell’esatto giorno nel passato. Non è mai semplice individuare il momento in cui qualcosa ha avuto inizio.

Parlando però di cinema, sembra che i più grandi esperti siano tutti d’accordo. Nel febbraio del 1895, a Lione, i fratelli Lumiére brevettano un apparecchio per ottenere e vedere immagini cronofotografiche.7 Il 9 marzo dello stesso anno decidono di sistemare la loro invenzione davanti al loro stabilimento di prodotti fotografici per riprendere l’uscita di alcuni operai al termine del turno di lavoro. Ne risulta la famosa Uscita dalle fabbriche (Sorite des usines), la quale fu poi proiettata in pubblico durante un convegno sullo sviluppo dell’industria fotografica in Francia.

Quest’opera, viene per convenzione riconosciuta come la prima della storia del cinema.

A ben vedere però, Uscita dalle fabbriche, non è soltanto la prima opera cinematografica della storia, i fratelli Lumiére infatti, altro non fanno che registrare e diffondere quella che per gli operai è la semplice realtà quotidiana. Esso risulta dunque essere a tutti gli effetti un documentario, e quindi, come tale, il primo in assoluto.

Naturalmente, anche oggi, la linea di demarcazione tra film e documentario è labile, di non facile definizione. Non sarà compito di questo elaborato spiegarne le differenze nel dettaglio ma avrò modo, in seguito, di dare qualche definizione a riguardo.

                                                                                                               

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Continuando l’excursus storico, i celeberrimi fratelli del cinema, poche settimane dopo la presentazione di Uscita dalle fabbriche, girarono altre scene di vita di fabbrica per poi passare a ritrarre la loro stessa vita familiare: in Le dèjeuner de

bébé, una padre e una madre assistono a uno dei primi pasti del loro bebè.

Già in questo lavoro, traspare un primo ragionamento narrativo sui dettagli e sulle inquadrature.

“Tutta questa serie di fotografie animate, com’erano chiamate all’epoca rappresenta una sorta di primo documentario sociale sula vita quotidiana borghese nella Francia di fine Ottocento, e implica – seppur in forma embrionale – la nascita del fenomeno dell’investimento emotivo del pubblico rispetto a ciò che vedono proiettato sullo schermo.”8

Nei primi anni venti del secolo si forma quell’incipit necessario alla nascita e sviluppo del documentario così come ce lo figuriamo ai giorni nostri. Comincia, infatti, ad affermarsi il concetto di regista come autore.

John Grierson, sociologo, regista e critico cinematografico, fu il primo, nel 1926, a scrivere ufficialmente la parola “documentario” recensendo il film Moana del regista americano Robert Joseph Flaherty. Egli è stato il padre del documentarismo britannico ed era animato da un profondo spirito didattico e patriottico. A parer suo “il documentario era un’importante strumento di diffusione della cultura e potentissimo mezzo artistico per educare il popolo inglese alla conoscenza del proprio paese e alla costruzione di un sentimento nazionale condiviso.”9

A Grierson va il grande merito di aver sdoganato tale genere al di fuori delle sale cinematografiche e di esser stato il primo ad utilizzare fondi pubblici e privati per la produzione dei suoi lavori.

Interessante poi la stesura del primo “statuto ufficiale” del documentario che riporterò qui di seguito:

                                                                                                               

8 Alessandro Bignami, Il documentario scrivere, realizzare e vendere cinema della realtà nell’era

dell’artificio, Editori Laterza, Bari 2011;

9 Alessandro Bignami, Il documentario scrivere, realizzare e vendere cinema della realtà nell’era

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• Dalla capacità che il cinema possiede di guardarsi attorno, di osservare e

selezionare gli avvenimenti della vita vera, si può ricavare una nuova e vitale forma d’arte.

• L’attore originale e la scena originale sono la guida migliore per

interpretare cinematograficamente il mondo moderno.

• La materia e i soggetti trovati sul posto sono più belli di tutto ciò che nasce

dalla recitazione, il gesto spontaneo ha sullo schermo un singolare

valore.10

Robert Joseph Flaherty, americano del Michigan di orgine iralndese, fu il primo ad utilizzare la macchina da presa per raccogliere appunti visuali durante le sue lunghe esplorazioni. I suoi viaggi all’insegna della scoperta di lidi lontani lo portarono alla produzione del celebre Nanuk l’esquimese. Nanuk era un esquimese di cui Flaherty narrò meticolosamente la vita quotidiana: ogni singolo gesto del protagonista era accompagnato dalla presenza della macchina da presa. Il successo di pubblico del suo lavoro gli consentì di ottenere i finanziamenti necessari per la realizzazione di Moana del 1926, che grazie alla recensione di Grierson si fregia del titolo di primo documentario della storia del cinema.

Le fatiche di Flaherty continuarono ancora per oltre un ventennio; “fu proprio grazie al percorso intrapreso dall’americano che si intraprese un percorso di sviluppo verso il genere documentario dei nostri giorni. Si comincia infatti a delineare quella che in seguito sarà sinteticamente indicata come “la regola delle tre c” ovvero delle tre parole d’ordine per un buon documentario: coinvolgimento, compartecipazione e contemporaneità.”11

Il concetto di empatia culturale che il soggetto del film deve essere in grado di scatenare nel pubblico è centrale in tutto il cinema di Flaherty e diviene perno essenziale, più in generale, del lavoro del documentarista alla ricerca di compartecipazione e coinvolgimento.

                                                                                                               

10 http://it.wikipedia.org/wiki/John_Grierson;

11 Alessandro Bignami, Il documentario scrivere, realizzare e vendere cinema della realtà nell’era

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Altro nome molto importante, soprattutto per la scuola europea, è Dziga Vertov. Russo d’adozione a seguito della sua fuga dalla Polonia, suo vero paese d’origine, nel 1922 fonda il gruppo di lavoro Kino-Pravda (Cine-Verità), composto da operatori professionisti che venivano sguinzagliati per tutta l’Unione Sovietica alla ricerca di eventi significativi da documentare. Ciò che guidava Vertov in questa ricerca era il fascino della vita reale. Nonostante fosse stato emarginato a causa delle sue forti idee che contrastavano molto con la cinematografia d’evasione a stampo sovietico, Vertov riuscì, nel 1929, a completare il suo capolavoro indiscusso L’uomo con la macchina da presa in cui si racconta la cronaca di una giornata moscovita ripresa da un operatore che vaga per la città alla ricerca di semplice realtà da catturare.

L’opera teorica e pratica di maestri come Flaherty e Vertov, oltre a quella degli esponenti di altre attive avanguardie europee, fecero del genere documentario il prodotto di spicco dell’ultima parte dell’era del cinema muto.

Con l’avvento definitivo del sonoro, la produzione di documentari subì una battuta d’arresto piuttosto violenta: a partire dalla metà degli anni trenta, Hollywood pigiò decisamente sull’acceleratore della produzione di fiction, riducendo il documentario a quella funzione di completamento di programma che non riuscirà mai più a togliersi completamente di dosso.

Non risulta difficile immaginare come fu proprio la seconda guerra mondiale a determinare la riscossa del documentario.

Le popolazioni erano messe a dura prova dalle sofferenze causate dagli scontri bellici, serviva qualcosa per risollevare gli animi, qualcosa che innalzasse l’orgoglio nazionale.

Gli strateghi militari si accorsero ben presto del potere propagandistico del cinema e del documentario. Attraverso questi, risultava semplice marcare le differenze tra buoni e cattivi; in alcuni casi però si raggiungevano standard qualitativi che andavano ben oltre il mero scopo propagandistico. “E’ il caso ad esempio di Why we fight, serie di sette documentari diretti tra il 1943 e il 1945 da Frank Capra.”12

                                                                                                               

12 Alessandro Bignami, Il documentario scrivere, realizzare e vendere cinema della realtà nell’era

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Anche in Italia la genesi del documentario coincide con i primi quindici anni del Ventesimo secolo. In quegli anni l’attività è talmente frenetica che comincia a svilupparsi una vera e propria industria cinematografica.

Nei primi anni del Novecento “a Torino l’imprenditore Arturo Ambrosio, proprietario di una società che produce e smercia materiali ottici, si associa a Roberto Omegna, un appassionato di cinema che da assoluto autodidatta era ormai divenuto uno dei migliori operatori del paese, e si lancia nella produzione di documentari esotici, da girare addirittura in Africa: uno su tutti, Caccia al

leopardo (1908), che ottiene un grande successo di pubblico. Roberto Omegna

forma, con Luca Comerio e il fotografo Giovanni Vitrotti, il trio dei pionieri del documentario in Italia. Vitrotti fu il primo a inserire nei suoi documentari scene ricostruite con attori.”13

Facendo poi un piccolo salto in avanti, si vede come il periodo del regime fascista in Italia, fu davvero importante per la produzione di documentari. Perché se da un lato la diffusione di un sentimento uniforme di populismo pseudopatriottico limitava grandemente la libertà e la creatività, dall’altro ne alimentava la produzione e la diffusione con la nascita dell’Istituto Luce, nel 1924, ente preposto alla confezione di cinegiornali di propaganda.

Dal 1945 la maggior parte dei grandi registi della finzione che hanno fatto la storia del cinema italiano, si sono cimentati nel documentario : Luciano Emmer, Michelangelo Antonioni, Valerio Zurlini, Luigi Comencini, Dino Risi e Ermanno Olmi sono solo alcuni dei nomi più altisonanti del Bel Paese.

Con la fine della guerra e soprattutto con l’avvento del neorealismo si apre l’ultima epoca storica prima di entrare in quella che potremmo chiamare “era contemporanea”.

In quel periodo “la più grande innovazione stilistica, e perché no anche tecnica, fu quella di infrangere la barriera creata dalla consuetudine, proponendo film fondamentalmente di finzione, che però venivano girati con un approccio tipico della tradizione documentaristica. L’esempio più eclatante del periodo, La terra                                                                                                                

13 Alessandro Bignami, Il documentario scrivere, realizzare e vendere cinema della realtà nell’era

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trema, è del 1948, dove Luchino Visconti rilegge Verga dirigendo attori

rigorosamente non professionisti con occhio documentaristico e stilisticamente contemplativo.”14

Dall’Uscita dalle fabbriche alle docufiction attuali i passi fatti sono stati tanti. Scopo di questo capitolo non è spiegarne le differenze, ma far capire al lettore com’è possibile pensare, scrivere, realizzare e vendere un prodotto documentario ai giorni nostri senza avere alle spalle una casa di produzione. Per far ciò sembrava opportuno dare qualche cenno di storia, come sembra rilevante, visti i vari generi presenti nel panorama attuale, dare una tassonomia del documentario.

2.1.2 Tassonomia

Come anticipato in precedenza, nel mondo del documentario esistono differenti generi.

Per chi si sta apprestando alla realizzazione di uno di questi o anche semplicemente per lo spettatore curioso, credo sia utile mettere in luce le differenze che esistono tra le diverse tipologie.

• Reportage. Il reportage giornalistico è sicuramente una delle forme più utilizzate.

Spesso viene accostato, a ragione, all’inchiesta giornalistica e risponde ad una forte urgenza narrativa che in buona parte è esterna all’autore. Elemento caratterizzante del reportage sono le cosiddette talking

heads, letteralmente teste parlanti, vale a dire le persone intervistate.

All’interno di un reportage, infatti, non esistono personaggi e unità narrative che presuppongono una drammaturgia, esistono invece persone ed immagini. In sostanza vi è l’assenza di una ri-elaborazione                                                                                                                

14 Alessandro Bignami, Il documentario scrivere, realizzare e vendere cinema della realtà nell’era

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in senso drammaturgico per lasciar spazio alla realtà così come si presenta al fine di indagare più a fondo su temi che sono ritenuti importanti dall’autore.

• Etnografico/naturalistico. Sono di questo stampo quei documentari che hanno come soggetto principale la natura in generale, quindi animali, insetti, piante…ma anche popolazioni e loro culture, usi e costumi. Le riprese e le immagini sono introdotte da una voce esterna narrante anche se non è così raro incappare in prodotti che non ne fanno utilizzo.

Il loro periodo di massima diffusione è stato a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta quando si era sviluppato un business attorno a questi documentari: era, infatti, prassi consolidata inserire queste produzioni prima dell’inizio di un film nelle sale cinematografiche.

Con il finire degli anni Ottanta questa tipologia ha avuto un declino soprattutto sul grande schermo.

“Oggi la rinnovata attenzione del mercato per il documentario sulla natura ha determinato un deciso innalzamento dello standard qualitativo del prodotto (basti pensare ai documentari trasmessi da National Geograpic Channel), mentre il rapido declino dello stato di salute del pianeta ha finito per affidare all’autore un compito si sensibilizzazione dell’opinione pubblica assai importante dal punto di visto etico”15

• Cinema della realtà. È questo uno dei generi più difficili da definire. Per provare a descriverlo si potrebbe cominciare così: “è il risultato dello sguardo del documentarista sulla realtà che ci circonda, troppo spesso                                                                                                                

15 Alessandro Bignami, Il documentario scrivere, realizzare e vendere cinema della realtà nell’era

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ignorata in nome di aspetti consolatori e artificiali.”16Al giorno d’oggi si parla sempre più frequentemente di una televisione che rimane l’unico mezzo deputato alla diffusione di una realtà depotenziata e brutta copia dell’originale, piegata agli interessi economici e culturali di chi la costruisce, inquadratura dopo inquadratura.

Il cinema della realtà vorrebbe sovvertire questa tendenza. Punto centrale di questo genere riguarda il grado d’intromissione della finzione nella realtà. Naturalmente il grado di questa finzione viene deciso dal documentarista e dalla sua morale.

• Docufiction. Questo genere è una variante del cinema della realtà. È un termine che si è sviluppato negli ultimi dieci anni, ed è un genere in cui si rappresenta la realtà facendo apertamente uso di elementi di finzione.

Detta in questi termini le differenze con il cinema della realtà non sembrano rilevanti. Invece esistono, perché mentre il cinema della realtà è visto più come un prodotto d’autore dove lo scopo è proprio quello di rappresentare al meglio una realtà che però necessita, per così dire, di qualche aiutino affinché possa essere compresa dal pubblico interessato, la docufiction assume il carattere di un prodotto che deve necessariamente essere vendibile, inseribile all’interno di palinsesti televisivi e proiettabile sul grande schermo.

Nella docufiction non si cerca di riportare la realtà così come è, ma si tende a dare un’impronta, un giudizio morale inequivocabile, giusto o sbagliato che sia.

                                                                                                               

16 Alessandro Bignami, Il documentario scrivere, realizzare e vendere cinema della realtà nell’era

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