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Analisi LCA a supporto della pianificazione della gestione dei rifiuti C&D non pericolosi in Lombardia

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Academic year: 2021

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Scuola di Ingegneria Civile, Ambientale e Territoriale

Corso di Laurea in Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio

ANALISI LCA A SUPPORTO DELLA PIANIFICAZIONE

DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI C&D NON PERICOLOSI

IN LOMBARDIA

Relatore: Prof.ssa Lucia RIGAMONTI

Correlatore: Ing. Sara PANTINI

Tesi di Laurea di:

Giulia BORGHI

Matr. 836436

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Ringrazio la Professoressa Lucia Rigamonti per avermi dato un’opportunità di crescita e avermi avvicinato in questi mesi al mondo della ricerca scientifica.

Ringrazio l’Ingegnere Sara Pantini, che mi ha sostenuto durante l’intero percorso di Tesi, aiu-tandomi in ogni momento.

Ringrazio i gestori degli impianti di riciclo e dei siti estrattivi, i responsabili delle imprese di co-struzioni e le amministrazioni pubbliche per la disponibilità dimostrata nel fornire informazioni e dati indispensabili per la redazione del presente studio.

Ringrazio il Politecnico di Milano e tutti i professori che ho incontrato durante il mio percorso di studi universitari, perché nel corso di questi anni di duro lavoro hanno saputo far crescere in me una determinazione che non pensavo di avere, determinazione che mi aiuterà ad affrontare il mondo del lavoro e la vita.

Ringrazio la mia mamma, che ha sempre creduto in me e mi ha spronato nei momenti più difficili e di sconforto ad andare avanti senza mollare mai.

Ringrazio tutti gli amici che mi sono stati accanto in questi anni, e in particolare ringrazio Mar-tina, Mara e Francesca, le mie compagne di avventure universitarie e amiche di vita che avranno sempre un posto speciale nel mio cuore.

Ringrazio infine, e non certo per importanza, Valerio, che mi insegna ogni giorno che per rag-giungere un obiettivo e realizzare un sogno bisogna lottare e che le difficoltà si superano sempre, un passo alla volta. Durante questi anni sei stato un sostegno costante, ed è anche merito tuo se sono arrivata fino a qui.

Grazie a tutti!

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Ringraziamenti iii

Introduzione ix

1 I rifiuti da costruzione e demolizione 1

1.1 Inquadramento generale sui rifiuti C&D . . . 1

1.1.1 Definizione e origine dei rifiuti C&D . . . 1

1.1.2 Produzione dei rifiuti C&D . . . 4

1.1.2.1 Il contesto europeo . . . 4

1.1.2.2 Il contesto italiano . . . 6

1.1.2.3 Il contesto della Regione Lombardia . . . 9

1.2 La gestione dei rifiuti C&D . . . 12

1.2.1 Principi normativi e target di recupero . . . 12

1.2.2 Strategie di gestione dei rifiuti C&D . . . 14

1.2.2.1 La gestione in Europa . . . 15

1.2.2.2 La gestione in Italia . . . 18

1.2.2.3 La gestione in Regione Lombardia . . . 21

1.3 Il riciclo della frazione inerte dei rifiuti C&D . . . 21

1.3.1 Layout del processo di recupero . . . 22

1.3.2 Tipologie, caratteristiche e destini degli aggregati riciclati da C&D . . . . 24

1.3.3 Requisiti normativi per la commercializzazione e l’impiego degli aggregati riciclati . . . 26

1.3.3.1 La Circolare Ministeriale n. 5205/2005 . . . 27

1.3.3.2 La marcatura CE e le norme armonizzate . . . 30

1.3.4 I vantaggi del riciclo dei C&D . . . 32

1.3.4.1 Le risorse naturali minerali . . . 33

1.3.4.1.1 L’attività estrattiva in Italia . . . 34

1.3.4.1.2 La produzione di sabbia e ghiaia in Lombardia . . . 38

1.3.4.1.3 Gli impatti ambientali derivati dall’attività estrattiva . 41 1.3.5 Problematiche connesse alla gestione e al recupero dei rifiuti C&D in Italia 43 1.4 L’analisi del ciclo di vita (LCA) applicata ai rifiuti C&D . . . 46

1.4.1 Aspetti generali della metodologia LCA . . . 46

1.4.2 Fasi dell’LCA . . . 47

1.4.3 Studi di letteratura inerenti il recupero dei rifiuti C&D . . . 49 v

(6)

1.4.3.1 LCA applicata alla gestione dei rifiuti C&D su scala provinciale . 49

1.4.3.2 LCA applicata agli edifici a fine vita . . . 52

1.4.3.3 LCA comparativa: produzione di calcestruzzo tradizionale e ri-ciclato . . . 54

1.4.3.4 LCA comparativa: scenari alternativi di gestione dei rifiuti C&D su scala nazionale . . . 56

1.4.4 Conclusioni e remarks . . . 58

2 LCA applicata al sistema di gestione e recupero dei rifiuti C&D inerti in Regione Lombardia 59 2.1 Scopo e obiettivi . . . 59

2.2 Analisi di inventario: riciclo dei rifiuti C&D . . . 65

2.3 Analisi di inventario: prodotti evitati . . . 72

2.3.1 Modellizzazione della produzione di aggregati naturali . . . 72

2.3.1.1 Visite tecniche presso i siti estrattivi e gli impianti di lavorazione 74 2.3.1.1.1 Cava a fossa a secco . . . 74

2.3.1.1.2 Cava a fossa in falda . . . 75

2.3.1.1.3 Cava a terrazzo/anfiteatro . . . 76

2.3.1.1.4 Specificità emerse dai sopralluoghi . . . 78

2.3.1.2 Statistiche Cave . . . 79

2.3.1.2.1 Elaborazione dei dati . . . 80

2.3.1.2.2 Stima del trasporto medio . . . 82

2.3.1.2.3 Dati di inventario (LCI) . . . 82

2.3.2 Valutazione del fattore di sostituzione . . . 84

2.3.2.1 Metodi per il calcolo del fattore di sostituzione . . . 87

2.4 Baseline scenario . . . 91

2.5 Scenari alternativi . . . 97

3 Risultati dell’analisi LCA 101 3.1 Baseline scenario . . . 101

3.1.1 Risultati specifici . . . 101

3.1.2 Risultati complessivi . . . 109

3.1.3 Confronto tra le diverse tipologie di impianti . . . 109

3.2 Scenari alternativi . . . 113

3.2.1 Analisi sulla metodologia applicata per il calcolo del fattore di sostituzione 113 3.2.2 Analisi di diverse modalità di gestione . . . 115

3.2.3 Analisi di diverse tecnologie di trattamento in impianti di recupero . . . . 119

3.2.4 Analisi dei trasporti . . . 122

3.2.5 Analisi dei fattori di sostituzione . . . 126

3.2.6 Analisi di applicazioni alternative per gli aggregati riciclati . . . 131

3.3 Scenario ideale . . . 134

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Allegati A 145

A.1 Operazioni di smaltimento e recupero . . . 146

A.2 Allegati C della Circolare Ministeriale n. 5205/2005 . . . 148

A.3 Report delle visite tecniche ai siti estrattivi . . . 154

A.4 Statistiche cave: produzione di mistone naturale . . . 174

A.5 Statistiche cave: produzione di aggregati naturali . . . 180

A.6 Stima del trasporto medio di vendita degli aggregati naturali . . . 191

A.7 Interviste ad imprese stradali che utilizzano aggregati riciclati . . . 197

A.8 Approfondimento inerente i processi di ecoinvent 3.3 . . . 207

A.9 Approfondimento su specifiche categorie di impatto ambientale . . . 214

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(9)

La gestione e il recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) non pericolosi è un tema che sta acquistando sempre maggiore importanza nello scenario europeo e nazionale, in ragione degli ingenti volumi che vengono annualmente prodotti e delle potenzialità di recupero di tali rifiuti, tanto che la Direttiva Quadro dei rifiuti 2008/98/CE ha stabilito il raggiungimento di un target di recupero di tali rifiuti almeno pari al 70% in peso entro il 2020. Questo perché, attraverso l’implementazione di una corretta gestione dei C&D e opportuni processi di valorizza-zione è possibile trasformare questi rifiuti in materie prime secondarie per l’edilizia e re-inserirli nel mercato contribuendo, in tal modo, a chiudere il ciclo delle risorse minerali naturali. Gli aggregati riciclati, infatti, se in possesso delle caratteristiche tecniche e prestazionali idonee per la destinazione d’uso prevista (costruzioni stradali, sottofondi industriali/aeroportuali, colma-tazioni, reinterri, produzione di calcestruzzi) possono essere impiegati in sostituzione parziale o totale dei materiali vergini abitualmente utilizzati. Il riciclo e l’utilizzo delle materie secondarie nel settore delle costruzioni offrono dunque una possibilità concreta di raggiungere gli obiettivi dell’economia circolare, in cui il rifiuto diviene nuova risorsa, permettendo al tempo stesso la minimizzazione delle quantità di rifiuti smaltite in discarica, il risparmio di risorse minerali na-turali e la riduzione degli impatti ambientali connessi all’attività estrattiva nonché alla gestione dei rifiuti.

Il presente lavoro di ricerca nasce da una collaborazione tra Regione Lombardia e il gruppo di ricerca AWARE1 del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, Sezione Ambientale, del Politecnico di Milano tramite il Centro studi MatER e si pone come obiettivo la valutazione ambientale del sistema di gestione e recupero dei rifiuti C&D non pericolosi tramite la metodo-logia dell’analisi del ciclo di vita (LCA). I risultati del presente studio serviranno come supporto alle decisioni per le politiche regionali al fine di ottimizzare la gestione di questo flusso di rifiuti e definire possibili linee di intervento volte ad incentivare l’intera filiera di recupero dei C&D e le sue connessioni con il settore costruttivo.

La famiglia dei rifiuti C&D (Capitolo 17 del Catalogo Europeo dei Rifiuti) è composta da ca-tegorie di rifiuti con peculiarità molto varie tra loro e, in base alle specifiche caratteristiche, essi possono seguire diversi destini di gestione e trattamento: il presente lavoro di Tesi si fo-calizza sul flusso di rifiuti C&D non pericolosi maggiormente prodotto ad oggi nel territorio regionale, ovvero i rifiuti misti trattati in impianti di recupero per la produzione di aggregati riciclati misti. La ricerca si è concentrata inizialmente sulla stima della produzione di rifiuti e sulla quantificazione dei flussi relativi alle diverse modalità di gestione, che comprendono le

1

Assessment on Waste and Resources

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operazioni di stoccaggio, il recupero in impianti dedicati e lo smaltimento in discarica, per ri-costruire il bilancio di massa complessivo del sistema impiantistico regionale. In seguito sono stati approfonditi gli aspetti inerenti il trattamento dei rifiuti C&D negli impianti di recupero, per capire quali sono le principali fasi della lavorazione, le tecnologie adottate e la tipologia di aggregati prodotti. Un punto focale del presente lavoro è stato comprendere, ad oggi, quale sia l’effettiva domanda di mercato degli aggregati riciclati misti nel territorio, in quali applicazioni sono di solito utilizzati, in base alle specifiche caratteristiche, e quali sono le loro prestazioni se paragonate a quelle dei materiali vergini. Le informazioni necessarie sono state raccolte sia attraverso sopralluoghi effettuati presso i maggiori impianti di riciclo dei C&D sia attraverso interviste dirette ad alcune imprese stradali che ad oggi utilizzano gli aggregati riciclati. Questi dati sono serviti per la modellizzazione del fattore di sostituzione tra gli aggregati riciclati e i rispettivi aggregati naturali, nelle diverse applicazioni previste, che rappresenta un aspetto chiave nell’analisi di LCA del sistema in esame; per la quantificazione degli impatti ambientali complessivi, è infatti necessario associare alle azioni di riciclo i reali benefici indotti dall’effet-tivo utilizzo del materiale derivato dalla valorizzazione del rifiuto, che evita la produzione del rispettivo materiale vergine. Per tale ragione, è stato indispensabile approfondire parallelamente anche gli aspetti inerenti la produzione di aggregati naturali in regione e stimare un opportuno fattore di sostituzione tra il materiale riciclato e quello vergine.

Con l’aiuto delle amministrazioni locali (Regione, Province e ARPA Lombardia), attraverso con-fronti con i gestori degli impianti di trattamento dei rifiuti e dei siti estrattivi delle materie prime vergini e colloqui con imprese che utilizzano aggregati riciclati misti nel settore delle costruzio-ni, è stato possibile reperire i dati primari necessari per creare processi sito-specifici da usare nell’analisi di LCA così da modellizzare il sistema nel suo complesso. Dai risultati si ottiene una fotografia delle prestazioni attuali del sistema di gestione dei rifiuti C&D non pericolosi in Lombardia da cui è possibile evidenziare sia quali sono i benefici ambientali che comportano le azioni di recupero sia quali sono le carenze del sistema e dove è più opportuno agire per rendere il sistema più sostenibile.

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I rifiuti da costruzione e demolizione

1.1

Inquadramento generale sui rifiuti C&D

1.1.1 Definizione e origine dei rifiuti C&D

I rifiuti da costruzione e demolizione (C&D) rappresentano uno dei flussi di rifiuti più voluminosi prodotti nell’Unione Europea, pari circa al 25-30% della produzione totale [1]: a questa cate-goria appartengono diverse tipologie di materiali come calcestruzzo, gesso, legno, vetro, metalli, plastica, mattoni, solventi, materiali isolanti, amianto e terre da scavo. I "Rifiuti delle attività di costruzione e demolizione (compreso il terreno prelevato dai siti contaminati)" derivano dalla costruzione e demolizione totale o parziale di edifici e infrastrutture civili come strade, ferrovie e gallerie e sono individuati nella European List of Waste, istituita dalla Decisione della Com-missione 2000/532/CE il 3 maggio 2000, con il codice 17: in Tabella 1.1 sono elencati tutti i codici CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti) dei rifiuti C&D e la loro definizione.

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Tabella 1.1: Elenco dei rifiuti derivanti dalle operazioni di costruzione e demolizione (compreso il terreno proveniente da siti contaminati) e rispettivo codice CER identificativo [1].

Codice Definizione

17 01 Cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche 17 01 01 Cemento

17 01 02 Mattoni

17 01 03 Mattonelle e ceramiche

17 01 06*1 Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, contenti sostanze pericolose 17 01 07 Miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla

voce 17 01 06

17 02 Legno, vetro e plastica 17 02 01 Legno

17 02 03 Plastica

17 02 04*1 Vetro, plastica e legno contenenti sostanze pericolose o da esse contaminati

17 03 Miscele bituminose, catrame di carbone e prodotti contenenti catrame 17 03 01*1 Miscele bituminose contenenti catrame di carbone

17 03 02 Miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 17 03 01 17 03 03*1 Catrame di carbone e prodotti contenenti catrame

17 04 Metalli (incluse le loro leghe) 17 04 01 Rame, bronzo, ottone

17 04 02 Alluminio 17 04 03 Piombo 17 04 04 Zinco 17 04 05 Fero e acciaio 17 04 06 Stagno 17 04 07 Metalli misti

17 04 09*1 Rifiuti metallici contaminati da sostanze pericolose

17 04 10*1 Cavi impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose

17 04 11 Cavi diversi da quelli di cui alla voce 17 04 10

17 05 Terra (compreso il terreno proveniente da siti contaminati), rocce e fanghi di dragaggio

17 05 03*1 Terra e rocce contenenti sostanze pericolose

17 05 04 Terra e rocce, diverse da quelle alla voce 17 05 03 17 05 05*1 Fanghi di dragaggio, contenenti sostanze pericolose

17 05 06 Fanghi di dragaggio, diversi da quelli di cui alla voce 17 05 05 17 05 07*1 Pietrisco per massicciate ferroviarie, contenente sostanze pericolose

17 05 08 Pietrisco per massicciate ferroviarie, diverso da quello di cui alla voce 17 05 07 17 06 Materiali isolanti e materiali da costruzione contenenti amianto 17 06 01*1 Materiali isolanti contenenti amianto

17 06 03*1 Altri materiali isolanti contenenti o costituiti da sostanze pericolose 17 06 04 Materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 17 06 01 e 17 06 03 17 06 05*1 Materiali da costruzione contenenti amianto

17 08 Materiali da costruzione a base di gesso

17 08 01*1 Materiali da costruzione a base di gesso contaminati da sostanze pericolose

17 08 02 Materiali da costruzione a base di gesso diversi da quelli di cui alla voce 17 08 01 17 09 Altri rifiuti dell’attività di costruzione e demolizione

17 09 01*1 Rifiuti dell’attività di costruzione e demolizione, contenenti mercurio

17 09 02*1 Rifiuti dell’attività di costruzione e demolizione, contenenti PCB (ad esempio sigillanti

conte-nenti PCB, pavimentazioni a base di resina conteconte-nenti PCB, elementi stagni conteconte-nenti PCB, condensatori contenenti PCB)

17 09 03*1 Altri rifiuti dell’attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze

pericolose

17 09 04 Rifiuti misti dell’attività di costruzione e demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 17 09 01, 17 09 02 e 17 09 03

(13)

Come si evince dalla tabella, i C&D sono composti da categorie di rifiuti con caratteristiche molto diverse tra loro. L’appartenenza di un rifiuto ad una specifica categoria ne sottolinea le peculiarità e ne determina le opzioni di trattamento più idonee. Quello che si evidenzia dall’a-nalisi dei flussi di rifiuti C&D è che la frazione prodotta in quantità più consistente è composta da rifiuti inerti non pericolosi (mineral waste), individuati nell’Allegato III del Regolamento CE 2150/2002 "Nomenclatura statistica dei rifiuti " come:

• rifiuti di cemento (17 01 01), mattoni (17 01 02), mattonelle e ceramiche (17 01 03) e gesso (17 08 02);

• rifiuti di materiale per la bitumatura delle strade contenenti idrocarburi (17 03 02); • rifiuti misti della costruzione (17 01 07, 17 09 04).

Secondo quanto definito dalla Direttiva europea 2006/21/CE, infatti, per rifiuti inerti si inten-dono "i rifiuti che non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica significativa. I rifiuti inerti non si dissolvono, non bruciano nè sono soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche, non sono biodegradabili e, in caso di contatto con altre materie, non comportano effetti nocivi tali da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana. La tendenza a dar luo-go a percolato e la percentuale inquinante globale dei rifiuti nonchè l’ecotossicità del percolato devono essere trascurabili e, in particolare, non danneggiare la qualità delle acque superficiali e/o freatiche". I rifiuti inerti hanno la peculiarità di avere un alto potenziale di recupero poi-ché, una volta selezionati e trattati in appositi impianti, possono essere trasformati in materie prime secondarie (i.e. aggregati riciclati) ed essere utilizzati nuovamente nel settore delle co-struzioni, in sostituzione parziale o totale delle risorse naturali. Diviene dunque di prioritaria importanza l’adozione e l’attuazione di strumenti operativi che favoriscano una gestione corretta e ambientalmente sostenibile dei rifiuti C&D che, mediante l’incentivo al riciclo/recupero non-ché la valorizzazione dei prodotti secondari, consenta non solo di ridurre gli impatti ambientali connessi alla produzione e allo smaltimento dei C&D, evitando che "potenziali risorse" vengano perse in discarica, ma anche di preservare risorse minerali naturali. Riguardo alla gestione e al trattamento dei rifiuti inerti non pericolosi, tema centrale di questo lavoro di Tesi, si entrerà nel dettaglio nel paragrafo 1.2.

Come accennato in precedenza, con il termine C&D si fa riferimento ad un insieme di rifiu-ti da canrifiu-tiere, che vengono considerarifiu-ti come un’unica categoria, ma che in realtà contengono materiali con caratteristiche tra loro differenti. Infatti, la composizione ed i quantitativi di C&D prodotti possono variare considerevolmente in base a molteplici fattori: in primis, il tipo di attività da cui i rifiuti hanno avuto origine (costruzione/demolizione), ma anche le prati-che di cantiere e le modalità e tecniprati-che di costruzione e/o demolizione adottate. Ad esempio, i rifiuti C&D derivanti dalle attività di costruzione di nuovi edifici o infrastrutture risultano più omogenei, meno contaminati e presentano quindi una maggiore potenzialità di recupero, mentre quelli originati da attività di demolizione, che rappresentano anche la frazione maggio-re, appaiono molto eterogenei e possono contenere sostanze inquinanti, specie nel caso in cui vengano adottate pratiche di demolizione non selettiva, risultando più difficili da recuperare. Le caratteristiche quali-quantitative dei rifiuti C&D dipendono inoltre dal tessuto economico

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e dal livello tecnologico del paese, dalla tipologia di opere o edifici (residenziali, commerciali o industriali) così come dalla natura e disponibilità delle materie prime comunemente impie-gate nell’edilizia. La crescita economica di un Paese influenza la costruzione di nuovi edifici e quindi la quantità di rifiuti C&D prodotta. La natura dei materiali tradizionalmente impiegati nel settore delle costruzioni influenza la composizione del rifiuto finale prodotto; ad esempio, in Italia, il cemento e in misura minore il mattone, sono i materiali più largamente utilizzati nell’edilizia, e dunque rappresentano i principali componenti nei rifiuti C&D. Invece, in alcuni paesi del Nord Europa come Finlandia o Svezia è più diffuso il legno, che quindi rappresenta la frazione più abbondante nei C&D. Infine, il livello di sviluppo economico e industriale di un paese determina la diversa qualità dei materiali impiegati; nei Paesi meno sviluppati, ad esempio, la qualità del calcestruzzo o di altri materiali da costruzione è più bassa, e questo può portare ad un tasso di demolizione più alto [7]. Tenendo presente delle significative differenze che possono caratterizzare i diversi contesti geografici, la Tabella 1.2 mostra la composizione media dei rifiuti C&D nell’Unione Europea, secondo il report della Commissione Europea del 2011. Tali dati forniscono solo un’idea dell’ordine di grandezza dei flussi poiché in molti Stati Membri non viene effettuata la separazione dei rifiuti in cantiere e quindi il rifiuto misto (CER 17 09 04), per il quale non viene di norma effettuata l’analisi merceologica, rappresenta il flusso prin-cipale, portando ad avere informazioni riguardo la composizione dei C&D meno dettagliate. [7].

Tabella 1.2: Composizione media dei rifiuti C&D nell’UE, 2011 [7].

Materiale Range [106 t] Fonte dei dati

Calcestruzzo 320-380 60-70% dei CDW in base ai dati ECP1

Muratura N/A

Asfalto 47 EAPA 2

Legno 10-20 [JRC 2009]; [WRAP 2009]

Gesso >4

1 European Concrete Platform

2 European Asphalt Producers Association

1.1.2 Produzione dei rifiuti C&D

1.1.2.1 Il contesto europeo

In Tabella 1.3 sono riportati i dati di produzione dei rifiuti da costruzione e demolizione nei diversi Paesi europei relativi all’anno 2014 (fonte: Eurostat [2]). In particolare, la prima co-lonna della Tabella 1.3 mostra la produzione totale di C&D, espressa in milioni di tonnellate, mente nella seconda è riportato il tasso specifico pro-capite di produzione dei C&D, espresso in kg per abitante. Complessivamente, in Europa, sono state prodotte 868 Mt di rifiuti C&D, corrispondenti al 34,8% dei rifiuti totali prodotti, in quanto la produzione totale di rifiuti in EU28 nel 2014 è stata di 2.495 Mt (fonte: Eurostat [2]). La produzione media dei rifiuti C&D in EU-28 è pari a 31 Mt, ma si può notare come il range risulti piuttosto ampio: si passa

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Tabella 1.3: Produzione rifiuti del settore delle costruzioni dei Paesi EU-28 nel 2012 (fonte Eurostat; sito internet consultato nel mese di aprile 2017 [2]).

Paese Rifiuti C&D prodotti [Mt] Rifiuti C&D prodotti [kg/ab]

Austria 40,27 4.714 Belgio 26,38 2.349 Bulgaria 1,34 186 Cipro 0,63 745 Croazia 0,62 147 Repubblica Ceca 9,41 894 Danimarca 10,57 1.873 Estonia 0,67 511 Finlandia 16,30 2.984 Francia 227,61 3.447 Germania 206,47 2.550 Grecia 0,48 44 Ungheria 3,44 349 Irlanda 1,88 408 Italia 51,68 850 Lettonia 0,45 228 Lituania 0,43 148 Lussemburgo 5,98 10.748 Malta 1,24 2.904 Paesi Bassi 90,73 5.380 Polonia 17,01 447 Portogallo 1,51 145 Regno Unito 120,39 1.863 Romania 1,05 53 Slovacchia 1,39 256 Slovenia 0,82 395 Spagna 20,42 439 Svezia 8,87 914 EU28 868,06 1.710

da un valore minimo di 0,43 Mt per la Lituania, ad un massimo di 227,61 Mt della Francia. L’Italia invece risulta avere una produzione di C&D di 52 Mt, maggiore della media europea, ma minore rispetto a Paesi Bassi, Regno Unito, Germania e Francia. La produzione media di C&D pro-capite in EU-28 è invece di 1.710 kg/ab; in particolare, il dato maggiore si evidenza in Lussemburgo (10.748 kg/ab), mentre in Italia vengono prodotti circa 850 kg/ab. Anche per questo indicatore, tra i Paesi con il più alto tasso di produzione pro-capite di C&D emergono Francia, Germania, Paesi Bassi, Austria, Belgio e Regno Unito. Da questi dati si evince che esiste una correlazione tra produzione di rifiuti C&D di un Paese e "forza economica": infatti i maggiori produttori (Francia, Regno Unito e Germania) sono anche le maggiori potenze europee a livello economico. Nel Rapporto sui Rifiuti Speciali ISPRA del 2014 [12] è presentato un grafico (Figura 1.1) che mostra la correlazione esistente tra il PIL (Prodotto Interno Lordo) del settore C&D e la produzione dei rifiuti C&D non pericolosi in Europa: mettendo in relazione i

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due indicatori per il periodo 2000-2012 si ottiene un valore di R pari a 0,9649 che suggerisce la sussistenza di una regressione di tipo lineare.

Figura 1.1: Relazione tra produzione di rifiuti speciali da C&D non pericolosi e PIL a valori a prezzi correnti, anni 2000-2012 (Fonte ISPRA [13]).

Si sottolinea che la qualità e la rappresentatività dei dati di produzione C&D è spesso dibattuta poiché in alcuni contesti non tutti i flussi di rifiuti riescono ad essere tracciati e anche le moda-lità di raccolta dei dati risultano diverse nei paesi europei, per cui le stime delle quantità totali prodotte non sono pienamente rappresentative e confrontabili tra loro. Quindi è importante evidenziare che, in questo tipo di analisi, le incertezze dei dati possono essere significative e che i risultati riportati servono per fornire una visione generale e un’idea dell’ordine di grandezza della quantità di rifiuti C&D prodotta in Europa.

1.1.2.2 Il contesto italiano

L’Italia per le norme relative alla definizione e gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione si affida alla parte quarta del Testo Unico ambientale del 3 aprile del 2006 e alle disposizioni dell’Unione Europea, in quanto non esiste una specifica norma di riferimento (che invece è pre-sente per altri flussi di rifiuti come i RAEE, i rifiuti ospedalieri, l’amianto, etc.). La definizione generale attualmente in vigore in Italia per i rifiuti C&D è la seguente: i rifiuti C&D sono rifiuti speciali provenienti dalle attività di costruzione, demolizione e scavo, individuati nell’Allegato D alla IV parte del D.lgs 152/2006 appartenenti al Capitolo 17 del Catalogo Europeo dei Rifiu-ti come isRifiu-tituito dalla Decisione della Commissione Europea 2000/532/CE del 3 maggio 2000. Quindi anche per l’Italia i codici di riferimento identificativi dei rifiuti C&D sono i codici CER già presentati in Tabella 1.1. I rifiuti speciali C&D derivati dal settore delle costruzioni

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rap-presentano la frazione di rifiuti speciali maggiormente prodotta nel 2014 (42,3%); questo dato è riportato nel Report ISPRA 2016 sui Rifiuti Speciali (Figura 1.2).

Figura 1.2: Partizione percentuale della produzione dei rifiuti speciali non pericolosi per attività economica in Italia, anno 2014 [13].

Nel D.lgs 152/2006 e s.m.i., come modificato dal D.Lgs. 205/2010, viene anche sottolineato che non è considerato rifiuto "il suolo non contaminato e altro materiale allo stato naturale escavato nel corso di attività di costruzione, ove sia certo che esso verrà riutilizzato ai fini di costruzione allo stato naturale e nello stesso sito in cui è stato escavato", in quanto rientra nel campo di definizione dei "sotto-prodotti". Ciò implica che, qualora si verifichino le condizioni per la qualifica di sottoprodotto stabilite dal D.Lgs. 152/2006 e s.m.i. Parte IV, Articolo 184-bis, le terre e rocce da scavo non vengono gestite come rifiuto e dunque non contribuiscono alla produzione dei rifiuti C&D.

In Italia, le stime e i dati ufficiali di produzione dei rifiuti C&D provengono da elaborazioni delle schede MUD (Modello Unico di Dichiarazione ambientale), annualmente presentate alla Camera di Commercio da parte dei produttori dei rifiuti e dei diversi soggetti coinvolti nella gestione dei rifiuti. Il MUD è stato introdotto per la prima volta con la legge n. 70 del 25 gennaio 1994 con lo scopo di semplificare e razionalizzare gli obblighi delle imprese e dei soggetti coinvolti e di superare l’estrema frammentazione che esisteva in materia di competenze tra i vari organi/enti deputati alla raccolta dei dati ambientali. Tuttavia, si sottolinea che nel corso degli anni sono variate spesso le modalità di compilazione ma soprattutto le prescrizioni MUD, prevedendo l’esenzione di alcuni soggetti o includendone altri. Attualmente, per le dichiarazioni presentate fino al 2017, si fa riferimento all’elenco riportato nella Gazzetta Ufficiale del Decreto del Presidente del Consiglio del 27/12/2014, dove sono indicati, per le diverse categorie di rifiuti, i soggetti obbligati alla dichiarazione MUD. Per quanto riguarda i rifiuti speciali, i soggetti obbligati dalla normativa sono:

• chiunque effettua a titolo professionale attività di raccolta e trasporto rifiuti; • commercianti ed intermediari di rifiuti senza detenzione;

• imprese ed enti che effettuano operazioni di recupero e smaltimento dei rifiuti; • imprese ed enti produttori iniziali di rifiuti pericolosi;

(18)

• imprese agricole che producono rifiuti pericolosi con un volume di affari annuo superiore a euro 8.000;

• imprese ed enti produttori che hanno più di dieci dipendenti e sono produttori iniziali di rifiuti non pericolosi derivati da lavorazioni industriali, da lavorazioni artigianali e da attività di recupero e smaltimento rifiuti, fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento dei fumi. In generale, mentre tutti i produttori di rifiuti speciali pericolosi sono tenuti annualmente alla presentazione del MUD, non tutte le categorie di produttori di rifiuti speciali non pericolosi sono obbligati a presentare la dichiarazione: questo rende la stima della produzione totale di alcune categorie di rifiuti, come i rifiuti non pericolosi da costruzione e demolizione, abbastanza complessa, per via dell’impossibilità di tracciare direttamente i flussi prodotti e quindi dell’as-senza di dati reali di rilevamento. In Italia, infatti, i produttori di C&D sono essenzialmente rappresentati da aziende medio-piccole con meno di 10 dipendenti, che non sono tenute alla compilazione del MUD. Per tale ragione, il dato basato sulle dichiarazioni dei soli produttori obbligati è estremamente sottostimato e del tutto irrealistico. Per ovviare a questo problema, poiché sono obbligati alla presentazione del MUD tutti gli impianti che gestiscono rifiuti, l’I-stituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) quantifica la produzione a ritroso, cioè sulla base dei quantitativi di rifiuti gestiti nei diversi impianti di trattamento e smaltimento. Le dichiarazioni fornite da ISPRA circa le modalità da adottare per l’elaborazione dei dati MUD prevedono di "partire dai dati dichiarati nei MUD inerenti le operazioni di gestio-ne, eliminando le dichiarazioni relative alle fasi intermedie del ciclo gestionale al fine di evitare duplicazione dei dati" [13]. Devono inoltre essere effettuati "puntuali bilanci di massa sulle sin-gole dichiarazioni per escludere dalla quantificazione della produzione di rifiuti da costruzione e demolizione i rifiuti in giacenza prodotti nell’anno precedente a quello di riferimento" e devono "essere esclusi dai conteggi i quantitativi di rifiuti provenienti dall’estero e importati nel nostro Paese per avviarli ad operazioni di recupero/smaltimento" [13]. Secondo i dati ufficiali così cal-colati e presentati nel rapporto ISPRA del 2016 - Sezione Rifiuti Speciali si evince che in Italia nel 2014 sono state complessivamente prodotte circa 51 milioni di tonnellate (Tabella 1.4) di rifiuti C&D. In particolare, il 98,7% rappresenta rifiuti non pericolosi (50,2 Mt), la maggior parte dei quali, circa il 62,6%, è stata prodotta nelle regioni del Nord Italia. In Tabella 1.4 è riportato un riassunto dei dati di produzione di rifiuti C&D (codice CER 17) in Italia, suddivisi anche per macro area geografica. Nel Report ISPRA del 2016 - Sezione Rifiuti Speciali è

ana-Tabella 1.4: Dati ISPRA sulla produzione totale e per macro area geografica dei rifiuti speciali derivati da attività di costruzione e demolizione (codice CER 17) nel 2014.

Tipologia rifiuto Nord [t] Centro [t] Sud [t] Italia [t]

C&D non pericolosi 1 31.425.195 8.508.364 10.281.305 50.214.864

C&D pericolosi 546.947 81.883 160.960 789.790

C&D totali 31.972.142 8.590.247 10.442.265 51.004.654

1da stime

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dai dati, riportanti in Tabella 1.5 si evince che la produzione totale è aumentata, passando da 47.939.874 tonnellate nel 2013 a 50.214.864 nel 2014 e che il Sud Italia è la macro area geografica dove si evidenzia l’aumento maggiore nella produzione di rifiuti non pericolosi C&D (+27%, che significa circa 2,2 milioni di tonnellate in più nel 2014 rispetto al 2013) [13]. Nel Report ISPRA

Tabella 1.5: Produzione dei rifiuti C&D non pericolosi nel biennio 2013-2014, dati ISPRA

Tipologia rifiuto 1 2013 [t] 2014 [t]

C&D non pericolosi 47.939.874 50.214.864

C&D non pericolosi Nord Italia 31.450.496 31.425.195 C&D non pericolosi Centro Italia 8.417.998 8.508.364 C&D non pericolosi Sud Italia 8.071.380 10.281.305

1 da stime

2016 viene data particolare importanza anche al flusso di rifiuti C&D contenenti amianto (codice 17 06 05*): nel 2014 ne sono state prodotte 314.916 tonnellate, che rappresentano il 92,7% del totale dei rifiuti contenenti amianto prodotti (339.774 tonnellate) [13].

1.1.2.3 Il contesto della Regione Lombardia

In Regione Lombardia nel 2014 è stato approvato l’aggiornamento del Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti (PRGR), che rimarrà in vigore per il periodo 2014-2020. Nella sezione relativa ai rifiuti speciali, di cui fanno parte anche i rifiuti derivati da attività di demolizione, costruzione e da attività di scavo, viene sottolineato come "la tematica dei rifiuti speciali è di fondamentale importanza, anche se in generale conoscere, studiare e seguirne i flussi è decisa-mente più complicato rispetto ai rifiuti urbani" [20]. Come già introdotto in precedenza, la raccolta dei dati relativi alla produzione dei rifiuti speciali, in particolare i rifiuti C&D non pe-ricolosi, avviene tramite le banche dati MUD, ma "i soggetti tenuti alla presentazione del MUD non sono sempre rimasti gli stessi, in quanto nel corso degli anni sono cambiate le tipologie di soggetti obbligati" [20]. Riferendosi al Decreto del Presidente del Consiglio del 27/12/2014 già citato in precedenza, in vigore anche per le dichiarazioni MUD più recenti, rimangono esclusi dalla presentazione del modello [20]:

• gli imprenditori agricoli con volume d’affari annuo non superiore a 8.000 euro; • le imprese che abbiano conferito i rifiuti assimilati al servizio pubblico di raccolta;

• le imprese che abbiano conferito al servizio pubblico di raccolta i proprio rifiuti pericolosi, previa convenzione;

• le imprese e gli enti produttori iniziali di rifiuti non pericolosi che non abbiano più di 10 dipendenti;

• i singoli produttori di imballaggi che hanno aderito a CONAI o ad altri consorzi di filiera e tutti gli utilizzatori di imballaggi (infatti per queste categorie l’obbligo di compilazione passa in capo ai consorzi).

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Il fatto che non tutte le imprese produttrici di rifiuti speciali non pericolosi siano obbligate a presentare il MUD ogni anno fa emergere il problema di come quantificarne i flussi realmente prodotti: una forte limitazione si riscontra soprattutto per i rifiuti C&D poiché in Regione Lom-bardia, come nel resto d’Italia, "la maggior parte delle imprese addette a lavori di demolizione e costruzione, produttrici di rifiuti appartenenti alla famiglia 17, sono esenti da MUD in quanto hanno solitamente meno di 10 dipendenti" [20]. Per avere un dato complessivo dei C&D non pericolosi prodotti in Lombardia è necessario quindi stimarne indirettamente la quantità quan-tificando i rifiuti C&D prodotti da quelle imprese non obbligate alla presentazione dei MUD. Poiché nelle indicazioni fornite da ISPRA e precedentemente illustrate non viene specificato il dettaglio delle operazioni di gestione da escludere dal computo, come ad esempio lo stoccaggio dei rifiuti classificato come R13 e D15, le modalità per effettuare tali stime vengono definite a livello delle singole Regioni; questo comporta differenze nella metodologia di stima delle quantità di rifiuti C&D prodotti dai singoli enti ARPA regionali e può sfociare in incongruenze anche significative nelle stime a livello nazionale.

Nel PRGR della Regione Lombardia, Sezione 2 - Rifiuti Speciali, viene esplicitata la metodolo-gia utilizzata per la stima della produzione dei rifiuti C&D non pericolosi in regione, effettuata tramite un bilancio di massa che esclude dai conteggi i rifiuti di provenienza extraregionale ed include i rifiuti prodotti in regione ed esportati. Secondo questa metodologia, la produzione dei rifiuti C&D non pericolosi viene calcolata, per ciascun CER, come somma dei quantitativi dichiarati dai cosiddetti soggetti obbligati MUD e della produzione dei soggetti esenti MUD, che viene invece stimata a ritroso sulla base dei rifiuti gestiti dagli impianti della Regione.

P rod.RegioneLombardia= P rod.obbligatiM U D+ P rod.esentiM U D

In particolare, la produzione dei soggetti esenti MUD viene stimata applicando bilanci di massa sui singoli impianti tramite le informazioni contenute nei moduli RT e i moduli DR, che costitui-scono parte integrante del MUD: nei moduli RT vengono indicati i quantitativi e la provenienza dei rifiuti ritirati dagli impianti lombardi, mentre nei moduli DR vengono indicati i quantitativi in uscita dagli impianti e i rispettivi destini. Va ricordato che le aziende produttrici di rifiu-ti speciali pericolosi, invece, sono tutte obbligate a dichiararne i quanrifiu-titarifiu-tivi tramite il MUD, quindi essi rientrano automaticamente nel totale prodotto. Regione Lombardia consegna ogni anno i dati così elaborati a ISPRA che, insieme a quelli provenienti anche delle altre Regioni, provvede alla loro aggregazione e ricava stime a livello nazionale.

Nel PRGR della Lombardia (e in Tabella 1.6) è riportato il totale dei rifiuti C&D prodotti nel 2009, calcolato con il metodo esplicitato in precedenza. Dati più recenti sulla produzione di rifiuti da costruzione e demolizione (codice CER 17) in Regione Lombardia sono disponibili nel report ISPRA 2016 relativamente all’anno 2014 e sono mostrati in Tabella 1.6. Confrontando i dati del 2009 con quelli del 2014 si riscontra un notevole aumento del flusso di rifiuti C&D, che passa da 8.574.349 a 12.125.980 tonnellate (+41%).

La quantità di rifiuti C&D prodotti in Lombardia risulta quindi molto elevata, probabilmente in ragione dell’elevata attività economica ed industriale della regione: i rifiuti C&D rappresentano

(21)

Tabella 1.6: Produzione totale di rifiuti da C&D (codice CER 17) in Regione Lombardia: confronto tra 2009 (fonte PRGR Lombardia) e 2014 (fonte Report ISPRA 2016).

Tipologia di rifiuti 2009 [t] 2014 [t]

C&D totali 8.574.349 12.125.980

C&D non pericolosi 8.328.578 11.898.396

C&D pericolosi 245.770 227.584

circa il 41,6% della produzione di rifiuti speciali della regione e corrispondono al 23,4% della pro-duzione C&D a livello nazionale [13]; in Figura 1.3 è riportata un’elaborazione dei dati nazionali che mette a confronto le produzioni di rifiuti C&D nelle regioni italiane, evidenziando come la Lombardia sia la regione che ne produce le maggiori quantità. Significativo è anche il tasso di produzione pro capite lombardo: considerando la produzione di rifiuti C&D nel 2014 (12.125.980 tonnellate) e la popolazione censita in quell’anno (10 milioni), risulta una produzione specifica di rifiuti C&D di 1.212 kg/ab. Questo indicatore diventa significativo se confrontato con la media nazionale, pari a circa 850 kg/ab, calcolato come rapporto tra produzione di C&D nel 2014 (51 Mt) e popolazione italiana (60 milioni): l’elevato tasso di produzione specifica di rifiuti da costruzione e demolizione evidenzia il fatto che il settore è molto più attivo in Lombardia rispetto ad altre regioni.

Figura 1.3: Produzione regionale di rifiuti speciali C&D (codice CER 17) nel 2014, espressa in tonnellate (fonte ISPRA 2016 [13]).

(22)

1.2

La gestione dei rifiuti C&D

1.2.1 Principi normativi e target di recupero

Per limitare gli impatti sull’ambiente dovuti allo smaltimento dei rifiuti prodotti dall’uomo è necessario che esistano delle linee guida e politiche di gestione adeguate ad ogni tipologia di rifiuto e contesto. A questo proposito la Direttiva Quadro sui rifiuti 2008/98/CE (Waste Framework Directive) afferma nell’art.6 che "l’obiettivo principale di qualsiasi politica in materia di rifiuti dovrebbe essere di ridurre al minimo le conseguenze negative della produzione e della gestione dei rifiuti per la salute umana e l’ambiente", limitando l’uso delle risorse naturali e incentivando l’applicazione della gerarchia dei rifiuti. Di seguito e in Figura 1.4 vengono chiariti i punti di cui si compone la gerarchia di gestione dei rifiuti, la quale prevede che le misure adottate per una gestione sostenibile dei rifiuti debbano seguire un ordine di priorità volto a favorire la prevenzione della produzione del rifiuto, il riutilizzo e il recupero di energia e materia dai rifiuti e prevede, come ultima opzione, lo smaltimento in discarica, che quindi deve interessare i soli rifiuti non ulteriormente valorizzabili.

• La prima pratica da mettere in atto è quella della prevenzione: diminuire la produzione di rifiuti e la pericolosità delle sostanze in essi contenuta ha come diretta conseguenza la riduzione degli impatti ambientali legati alla loro gestione. Nel caso dei rifiuti C&D fare prevenzione significa utilizzare, negli edifici e nelle infrastrutture, elementi più durevoli e materiali con un minore tasso di pericolosità, favorire tecniche di demolizione selettiva e effettuare una selezione dei rifiuti in cantiere. L’aspetto della prevenzione è considerato di fondamentale importanza e deve essere alla base di qualunque politica sui rifiuti. Per questo motivo la Direttiva ha imposto agli Stati Membri di presentare un piano sulla prevenzione dei rifiuti entro il 12 dicembre del 2013.

• Dopo la prevenzione viene la preparazione per il riutilizzo, che ha come obiettivo quello di promuovere operazioni come la pulizia o la riparazione di prodotti che sono diventati rifiuti in modo che tornino ad avere la stessa funzione che avevano in precedenza, senza che siano soggetti ad altre operazioni industriali. Questa pratica può diffondersi incentivando ad esempio l’apertura di centri di riparazione. In particolare, per i rifiuti C&D la preparazione per il riutilizzo può essere messa in pratica attraverso la demolizione selettiva e l’adozione di tecniche di demolizione più avanzate che consentano di preservare integri quegli elementi che possono essere riutilizzati senza ulteriori operazioni di trattamento.

• Dove non è possibile fare preparazione per il riutilizzo è opportuno riciclare: il riciclo, at-traverso processi industriali specifici, permette di produrre materiali secondari da utilizzare al posto dei rispettivi materiali vergini, diminuendo il consumo di risorse naturali.

• Segue poi il recupero di altro tipo, che include le operazioni atte ad utilizzare il rifiuto al posto di un altro materiale. Le azioni di recupero includono anche il recupero energetico, dove il rifiuto serve per produrre energia elettrica o termica, e il recupero di materia, come la colmatazione, operazione di recupero in cui i rifiuti idonei sono utilizzati a fini di bonifica in aree scavate o per interventi paesaggistici e in cui i rifiuti sostituiscono materiali che non sono rifiuti.

(23)

• Infine, dove non sia possibile applicare nessuna delle pratiche elencate in precedenza, è ne-cessario smaltire il rifiuto in discariche controllate. Lo smaltimento include "qualsiasi ope-razione diversa dal recupero anche quando l’opeope-razione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia1".

Figura 1.4: Strategia di gestione dei rifiuti secondo la Direttiva Europea 2008/98/CE.

Come sottolineato anche dalla normativa, non tutti i flussi di rifiuti sono uguali, quindi in base alle caratteristiche peculiari di ognuno bisogna valutare quale sia la strategia migliore da adottare, considerando l’intero ciclo di trattamento, gli impatti ambientali che esso genera e il contesto economico e sociale in cui si va ad operare. Per quanto concerne i rifiuti C&D, dato l’elevato tasso di produzione in Europa e il loro notevole potenziale di riuso e riciclo, la Waste Framework Direttive (2008/98/CE) ha imposto che "entro il 2020 la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, incluse operazioni di colmatazione che utilizzano i rifiuti in sostituzione di altri materiali, di rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi, escluso il materiale allo stato naturale definito alla voce 17 05 04 dell’elenco dei rifiuti, deve essere aumentata almeno al 70% in termini di peso". Nel calcolo dell’obiettivo fissato è necessario applicare la metodologia di cui all’Allegato III della Decisione UE 753/2011, riassunta dalla seguente formula:

Tasso di Recupero C&D (%) = Quantità recuperata (1) Quantità totale C&D prodotti (2) Si precisa che, secondo il Regolamento CE 2150/2002:

1. i rifiuti C&D recuperati devono includere esclusivamente i seguenti codici: 1

Il WFD 2008/98/CE afferma che gli impianti di incenerimento di rifiuti urbani sono catalogarti come azioni di recupero (R1) solo se l’efficienza energetica del processo è maggiore di 0,60 (per gli impianti funzionanti e autorizzati prima del primo gennaio 2009) o maggiore di 0,65 (per gli impianti autorizzati dopo il 31 dicembre 2008); in caso contrario il processo rientra nello smaltimento (D10).

(24)

• Elenco dei rifiuti, capitolo 17 - Rifiuti da costruzione e demolizione: 170101, 170102, 170103, 170107, 170202, 170203, 170302, 170401, 170402, 170403, 170404,170405, 170406, 170407, 170411, 170508, 170604, 170802, 170904;

• Elenco dei rifiuti, sottocapitolo 19 12 - Rifiuti dal trattamento meccanico dei rifiuti (per esempio selezione, triturazione, compattazione, granulazione), se sono prodotti dal trattamento dei rifiuti da costruzione e demolizione: 191201, 191202, 191203, 191204, 191205, 191207, 191209;

2. i rifiuti C&D prodotti sono quelli appartenenti alla sezione NACE F (Nomenclatura delle Attività Economiche, dove F è riferito al settore delle costruzioni)

• 6.1 - Rifiuti di metallo ferroso • 6.2 - Rifiuti di metallo non ferroso • 6.3 - Rifiuti metallici misti

• 7.1 - Rifiuti di vetro • 7.4 - Rifiuti in plastica • 7.5 - Rifiuti in legno

• il totale della categoria di rifiuti 12.1 di tutte le attività economiche (Rifiuti minerali da costruzione e demolizione).

Questo target imposto a livello comunitario ha come obiettivo quello di far impegnare i Paesi a ridurre le quantità di rifiuti C&D inviati in discarica favorendone invece il riutilizzo e riciclaggio, in modo da diminuire gli impatti sul territorio dovuti al settore delle costruzioni che utilizza in modo intensivo le risorse naturali e contribuisce ad un progressivo impoverimento della materia prima.

1.2.2 Strategie di gestione dei rifiuti C&D

La gestione dei rifiuti C&D avviene secondo le operazioni regolate dalle norme comunitarie (Direttiva 2008/98/CE) e recepite a scala nazionale nel D.Lgs 152/2006, parte IV. Tali operazioni si suddividono in operazioni di recupero, per ottenere un prodotto da riutilizzare nella stessa filiera di provenienza o in altre filiere, e operazioni di smaltimento, finalizzate ad eliminare definitivamente il rifiuto: in Allegato A.1 sono riportate le operazioni di recupero e smaltimento come definite nella Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo. Siccome negli Stati Europei i rifiuti C&D inerti sono quelli prodotti in quantità più ingenti, la trattazione inerente la gestione dei rifiuti da costruzione e demolizione si concentrerà su questa categoria. Come già introdotto in precedenza, all’insieme dei rifiuti inerti appartengono i seguenti flussi (dall’Allegato III del Regolamento CE 2150/2002 "Nomenclatura statistica dei rifiuti"):

• rifiuti di cemento (17 01 01), mattoni (17 01 02), mattonelle e ceramiche (17 01 03) e gesso (17 08 02);

• rifiuti di materiale per la bitumatura delle strade contenenti idrocarburi (17 03 02); • rifiuti misti della costruzione (17 01 07, 17 09 04).

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Della frazione inerte, il flusso con codice CER 17 09 04 relativo al rifiuto misto non contenente sostanze pericolose, derivante soprattutto dalle attività di demolizione tradizionale, è quello maggiormente presente in Italia; a tale proposito, in Figura 1.5, è presentata la composizione media del rifiuto C&D in ingresso agli impianti di trattamento italiani oggetto di un’indagine effettuata da ANPAR (Associazione Nazionale Produttori Aggregati Riciclati) nel 2007 dove emerge che la frazione del rifiuto misto (17 09 04) è quella prevalente. Per tale ragione, l’analisi

Figura 1.5: Composizione media del rifiuto C&D in ingresso agli impianti di trattamento di un’indagine effettuata da ANPAR, anno 2007.

è stata focalizzata sulla componente minerale dei rifiuti C&D ed in particolare sulla frazione mista, che rappresenta il tema centrale di questo lavoro di Tesi. Pertanto, nei paragrafi successivi inerenti le operazioni di gestione e recupero si farà riferimento principalmente ai rifiuti inerti C&D con un focus su questa categoria. Si sottolinea, per completezza, che il target di riciclo imposto dall’Unione Europea del 70% entro il 2020 comprende tutti i rifiuti non pericolosi C&D, ma essendo il rifiuto minerale quello prodotto in più ingenti quantità, l’analisi delle tipologie di trattamento attuale sui rifiuti inerti C&D fornisce indirettamente anche un’indicazione di massima delle quantità di rifiuti C&D attualmente avviati al recupero.

1.2.2.1 La gestione in Europa

Oltre ai dati di produzione dei rifiuti, le statistiche di Eurostat [2] forniscono informazioni anche in relazione alle pratiche di gestione messe in atto da ciascuno Stato membro per le diverse categorie di rifiuti, compresi i rifiuti minerali (inerti) da C&D. Tuttavia, come sottolineato in precedenza, l’assenza di metodologie di calcolo univoche della produzione dei rifiuti C&D nei Paesi dell’Unione Europea rende più difficoltosa ed incerta l’interpretazione dei dati e la comparazione tra i diversi paesi europei. In Figura 1.6 sono riportati i dati Eurostat inerenti la gestione dei rifiuti C&D inerti non pericolosi nel 2014; per alcuni Paesi (Bulgaria, Repubblica Ceca, Germania, Lussemburgo, Austria e Portogallo) i dati riguardo la gestione di questi flussi di rifiuti non sono ancora interamente disponibili, pertanto non vengono riportati. Osservando i

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risultati si nota come in Pesi come Irlanda, Lituania, Malta e Polonia lo smaltimento in discarica risulta ancora la metodologia di gestione più praticata, mentre in altri Paesi, come Belgio, Danimarca, Italia, Regno Unito e Olanda il riciclo dei C&D appare già largamente implementato (le operazioni di colmatazione o backfilling sono riportate a parte in quanto rientrano nelle operazioni di recupero e non di riciclo). Si può notare inoltre come le migliori prestazioni, in termini di recupero dei C&D, si registrano in Paesi come l’Olanda e il Belgio dove, già da molti anni, sono stati introdotti specifici strumenti volti ad incentivare il riciclo dei C&D, come la definizione di piani nazionali di gestione dei C&D, l’introduzione delle pratiche di demolizione selettiva, l’individuazione di elevati obiettivi di riciclaggio e il supporto ai nuovi mercati delle materie prime secondarie. Inoltre, in alcuni Paesi nordici come Danimarca e Finlandia si nota che, sebbene in misura contenuta, parte dei rifiuti C&D viene incenerito per la produzione di energia elettrica e/o termica: questo è dovuto al fatto che, in quelle zone, il legno è un materiale largamente impiegato nel settore edile, quindi molto presente nei rifiuti misti della demolizione. Per quanto riguarda le operazioni di recupero diverse dal recupero energetico, i dati comunicati dagli Stati Membri devono distinguere tra i quantitativi avviati a riciclo (includono le operazioni R3, R4, R5 e R12) e i quantitativi recuperati mediante operazioni di colmatazione (o backfilling - operazione R10). La normativa europea definisce la colmatazione come "l’uso di rifiuti inerti in aree scavate per finalità collegate al risanamento di scarpate, alla messa in sicurezza oppure a interventi paesaggistici" [1]. Tuttavia, tale definizione risulta troppo generica e necessita di essere chiarita, al fine di evitare interpretazioni diverse nei vari paesi europei. Risulta quindi estremamente difficile valutare il reale contributo delle operazioni di colmatazione al raggiungimento del target di recupero dei rifiuti C&D nei diversi paesi. Ciò che appare evidente nella Figura 1.6 è che la pratica del backfilling risulta molto limitata, se non del tutto assente, nei paesi europei che hanno già raggiunto alti tassi di recupero, come il Belgio, la Danimarca, il Regno Unito e l’Italia; in altri Stati, invece, si evidenzia un maggior impiego del backfilling come forma di gestione (Estonia, Irlanda, Malta , Romania e Polonia), probabilmente dovuto alla necessità di rispettare il limite europeo imposto al 2020. Facendo una media dei dati presentati dai diversi Stati dell’Unione Europea presi in considerazione, il riciclo (esclusa la colmatazione) risulta essere la pratica maggiormente impiegata (82%) nella gestione dei C&D inerti, seguito dallo smaltimento in discarica (12,2%).

Facendo riferimento al raggiungimento del target di riciclo imposto dall’Europa entro il 2020 per i rifiuti C&D non pericolosi, dal report Eurostat sui CDW del 2011 [7] si evince che nel 2009 solo sei Stati sono arrivati a raggiungere il target del 70% in massa dei rifiuti C&D recuperati, riciclati o sottoposti ad azioni di backfilling: Danimarca, Estonia, Germania, Irlanda, Regno Unito e i Paesi Bassi.

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Figura 1.6: Gestione dei rifiuti minerali da C&D non pericolosi negli Stati Membri nel 2014, dati Eurostat [2].

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1.2.2.2 La gestione in Italia

In Italia, l’attività di raccolta, analisi ed elaborazione dei dati di produzione e gestione dei rifiuti speciali a livello nazionale, regionale e provinciale, è riassunta nei Rapporti sui Rifiuti Speciali periodicamente pubblicati da ISPRA. Nell’ultimo Rapporto del 2016, che riporta i dati dell’anno 2014, non è presente un focus sulla gestione dei rifiuti C&D (CER 17), che riporti le quantità di rifiuti inviate alla singola modalità di trattamento (recupero o smaltimento). In generale, viene riportato che i rifiuti speciali avviati ad operazioni di recupero/smaltimento sono costituiti prevalentemente dai rifiuti del Capitolo 17 e che il 58% dei rifiuti speciali non pericolosi è costituito da C&D. "Nel complesso, i rifiuti C&D sono principalmente sottoposti ad operazioni di Riciclaggio/recupero di altre sostanze inorganiche (R5), Riciclaggio/recupero dei metalli e dei composti metallici (R4) e una parte consistente rimane stoccata per essere recuperata l’anno successivo" [13]. Per quanto riguarda lo smaltimento in discarica, di tutti i rifiuti speciali smaltiti, il 26,7% è rappresentato da rifiuti da costruzione e demolizione, compreso il terreno derivante da operazioni di bonifica; se si restringe il campo ai soli rifiuti speciali non pericolosi, i rifiuti del Capitolo 17 smaltiti in discarica sono il 27,1%. "La tipologia di rifiuti speciali più smaltita è rappresentata dalle terre e rocce da scavo (17 05 04) per un totale di circa 1,7 milioni di tonnellate. La gran parte di questi rifiuti deriva da lavori infrastrutturali della rete ferroviaria ad alta velocità, autostradale e della mobilità in generale che ha interessato sopratutto il nord e il centro del Paese. Il 78,1% (oltre 1,3 milioni di tonnellate) delle terre e rocce da scavo sono state smaltite in discariche per rifiuti inerti" [13]. Un’altra tipologia smaltita in quantità consistenti è rappresentata dai rifiuti misti C&D non pericolosi (17 09 04), circa 657.000 tonnellate. Va sottolineato che la metodologia di trattamento maggiormente diffusa per il trattamento dei C&D è comunque il riciclaggio e recupero delle sostanze inorganiche (operazione R5), in linea con il trend riportato nel Report ISPRA sui Rifiuti Speciali del 2014 per i dati di gestione dei rifiuti speciali prodotti nel 2012: in quell’anno, dei rifiuti C&D non pericolosi, il 95,1% è stato inviato al recupero di sostanze inorganiche (R5), mentre il 2,9% è stato smaltito in discarica (D1). Per quanto concerne il raggiungimento del target di riciclo imposto dall’Europa entro il 2020 (almeno il 70% in peso di rifiuti C&D non pericolosi), è necessario allargare il contesto a tutti i rifiuti da costruzione e demolizione e non riferirsi solo alla parte inerte. Nel report ISPRA viene sottolineato come, per effettuare il calcolo della percentuale di rifiuti recuperati, la fonte dei dati sia rappresentata dalla banca dati delle dichiarazioni annuali MUD, elaborate secondo la metodologia già esposta nel paragrafo 1.1.2.2. per la stima della produzione dei rifiuti C&D (si assume che la produzione annuale di rifiuti non pericolosi da costruzione e demolizione sia equivalente alla quantità di rifiuti avviati a recupero o smaltimento, ad esclusione delle quantità di rifiuti sottoposti ad operazioni intermedie di gestione al fine di evitare duplicazione dei dati). Per il calcolo delle quantità recuperate vengono prese in considerazione le quantità dichiarate nelle operazioni R3, R4, R5 e R12 e non viene inclusa la categoria R10 relativa alle operazioni di colmatazione (i rifiuti usati per il backfilling devono essere comunicati separatamente). In Tabella 1.7 vengono mostrati i quantitativi di rifiuti C&D utili per il calcolo del target, secondo le categorie NACE di cui al paragrafo 1.2.1, e la percentuale complessiva di rifiuti recuperati nel 2014, che risulta essere in linea con le richieste europee. Dai risultati si evince che la categoria

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dei rifiuti inerti è quella prodotta in quantità maggiori. Bisogna sottolineare che nelle categorie di rifiuti NACE impiegate nel calcolo del target di recupero non sono inclusi i quantitativi di terre e rocce da scavo (CER 17 05 04); infatti, in Tabella 1.7 la produzione totale di C&D non pericolosi per il calcolo del target risulta di 38,4 Mt, che è la differenza tra i C&D non pericolosi prodotti nel 2014 (50 Mt) e le terre e rocce da scavo prodotte nello stesso anno (12 Mt), secondo i dati riportati nel Report ISPRA 2016 - Sezione Rifiuti Speciali [13].

Tabella 1.7: Recupero di materia dei rifiuti da costruzione e demolizione non pericolosi in Italia secondo la codifica del Regolamento (CE) n.2150/2002 relativo alle statistiche sui rifiuti, anno 2014 [13].

Categoria di rifiuto Produzione [t] Recupero [t] Recupero [%]

6.1 Rifiuti metallici ferrosi 3.589.808 3.046.070 84,8%

6.2 Rifiuti metallici non ferrosi 596.677 279.915 46,9%

6.3 Rifiuti metallici misti, ferrosi e non ferrosi 151.012 101.754 67,4%

7.1 Rifiuto in vetro 71.896 60.098 84,5%

7.4 Rifiuto in plastica 24.845 11.537 46,4%

7.5 Rifiuti in legno 151.670 113.260 74,7%

12.1 Rifiuti minerali C&D 34.017.822 24.933.991 73,3%

Totale rifiuti per il calcolo del target 38.403.730 28.546.625 74,3%

La quantità di rifiuti avviati ad operazioni di colmatazione (R10) nel 2014 rappresenta un piccola parte del totale recuperato: 316.798 tonnellate (fonte Report ISPRA 2016-Sezione Rifiuti Speciali [13]). In Figura 1.7 viene riportato l’andamento dal 2010 al 2014 della percentuale di preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e altre forme di recupero di materia, escluso il backfilling, dei rifiuti da costruzione e demolizione: si nota che dal 2011 in poi il target risulta raggiunto.

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Figura 1.7: Andamento dal 2010 al 2014 della percentuale di preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e altre forme di recupero di materia, escluso il backfilling dei rifiuti da costruzione e demolizione, fonte ISPRA.

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1.2.2.3 La gestione in Regione Lombardia

Nel PRGR della Regione Lombardia pubblicato nel 2014 viene esplicitata la metodologia messa in atto per effettuare le stime statistiche riguardo la gestione dei rifiuti C&D, che prendono a rife-rimento l’anno 2009. In Tabella 1.8 sono riportati i dati riguardanti i rifiuti inerti non pericolosi contenuti nell’Allegato 6 del PRGR: in queste elaborazioni sono state utilizzate le dichiarazioni MUD degli impianti di trattamento operanti sul territorio regionale, pertanto i dati riportati possono essere sottostimati rispetto alla situazione reale, per via dell’impossibilità di tracciare e quantificare tutti i flussi di rifiuti C&D (in virtù delle esenzioni previste dalla normativa italia-na) e dell’impossibilità di tener conto dei rifiuti smaltiti illegalmente. Va sottolineato che nella quantità di rifiuti gestiti non sono prese in considerazione le categorie R13 (messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1 a R12) e D15 (deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D14), in quanto rappresentano solo attività di stoccaggio preliminari alle successive operazioni di recupero o smaltimento e dunque rappresentano step intermedi di gestione. La principale operazione attuata sui C&D ri-sulta essere il riciclaggio/recupero di sostanze inorganiche (R5), in linea con quanto evidenziato a livello nazionale, con cui viene trattato il 72,1% del rifiuto inerte. Non sono disponibili dati a livello regionale sulla gestione dei rifiuti C&D più aggiornati rispetto a quelli presenti nel PRGR e riferiti al 2009.

Tabella 1.8: Dati sulla gestione dei rifiuti C&D (codice CER 17) non pericolosi inerti in Regione Lombardia nel 2009 [20].

Dato [t] %

Rifiuti C&D inerti non pericolosi prodotti 8.328.578,3

Rifiuti C&D gestiti (no R13 e D15) 8.411.671,5 101%1

Totale smaltito (D1-D14)2 327.140,9 3,9%

Totale recuperato (R1-R12)2 8.084.530,6 96,1%

1Il gestito risulta più alto del prodotto perché è possible che nei quantitativi

dichiarati siano presenti giacenze dell’anno precedente, conteggiate nelle operazioni R e D.

2

Regione Lombardia calcola queste percentuali sul totale gestito.

1.3

Il riciclo della frazione inerte dei rifiuti C&D

Negli impianti che trattano rifiuti inerti provenienti dalle attività di costruzione e demolizione, i rifiuti conferiti vengono sottoposti ad una serie di processi fisici e meccanici che portano alla produzione di aggregati riciclati riutilizzabili nel settore edilizio. Gli impianti di riciclo dei C&D si dividono in due categorie: fissi alimentati ad energia elettrica e mobili, ovvero su mezzi cingolati alimentati da motori a gasolio. Questa distinzione non è particolarmente significativa dal punto di vista tecnico, in quanto non è la stazionarietà dell’impianto che importa, bensì la qualità dei materiali prodotti, che è tanto maggiore quanto più l’impianto è dotato di tecnologie avanzate. Per impianto mobile si intende una struttura che possa essere trasportata e installata in un sito per l’effettuazione di campagne di attività di durata limitata nel tempo; essi sono nati

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dall’esigenza di ridurre la volumetria dei rifiuti, risparmiare sui costi di trasporto e utilizzare i prodotti nello stesso sito per scopi non strutturali. Gli impianti mobili solitamente non effettuano lavorazioni tecnologicamente avanzate (solo separazione di metallo e riduzione volumetrica delle macerie), quindi gli aggregati riciclati ottenuti sono di granulometrie grossolane e hanno le caratteristiche per essere impiegati solo per ripristini ambientali, negli strati che formano il corpo del rilevato stradale e nei sottofondi stradali o di piazzali. Gli impianti fissi, invece, hanno un costo iniziale e di gestione maggiore, un layout più articolato e sono nati per fornire "da una parte un’alternativa allo smaltimento in discarica e dall’altra una fonte stazionaria di approvvigionamento di aggregati riciclati per il settore delle costruzioni" [20]. Dove non vengano applicate procedure di demolizione selettiva, per ottenere un prodotto di qualità è necessario ricorrere ad impianti dotati di apparecchiature in grado di garantire l’eliminazione del materiale non inerte (metalli) e delle frazioni leggere (carta, plastica e legno), ovvero di tutti quei materiali che possono creare problemi nell’aggregato riciclato e diminuirne la qualità: questa operazione negli impianti fissi avviene tramite dispositivi tecnologici come classificatori ad aria, mentre in quelli mobili viene effettuata generalmente tramite cernita manuale.

1.3.1 Layout del processo di recupero

Lo schema di funzionamento del processo di produzione degli aggregati riciclati prevede tre fasi principali da realizzare in sequenza (Figura 1.8). Il punto di inizio del processo coincide con il momento in cui i rifiuti, dopo aver superato i controlli di accettazione e le procedure di registra-zione, vengono stoccati nella zona di scarico in attesa di essere immessi nella fase di lavorazione. La fase principale del trattamento consiste nella frantumazione meccanica dei rifiuti attraverso l’utilizzo di appositi mulini, in una vagliatura in grado di separare le frazioni leggere (carta, legno e plastiche), nella rimozione dei metalli tramite deferrizzatori e nella vagliatura finale del prodotto ottenuto nelle diverse classi granulometriche. Nella terza e ultima fase il materiale riciclato, dopo le analisi di conformità per la verifica dei requisiti di materie prime secondarie, viene disposto in cumuli, pronto per uscire dall’impianto ed essere avviato agli impieghi previsti.

In Figura 1.9 è riportato il layout di un impianto con le singole fasi principali di trattamento: le percentuali riportate e le granulometrie prodotte sono indicative poiché nella pratica ogni impianto ha le sue peculiarità dovute alle caratteristiche del rifiuto in ingresso e alla tipologia di aggregato riciclato richiesto dal mercato. Quando il carico di rifiuti giunge nei pressi dell’im-pianto viene accettato all’ingresso dopo la pesatura e l’accettazione amministrativa, seguite da un’ispezione visiva finalizzata ad accertare l’assenza di materiali non ammessi. Un accertamento più approfondito del materiale presente nel carico viene eseguito nella fase successiva, quando il mezzo conferitore scarica i rifiuti sul piazzale di stoccaggio: se all’interno del carico sono presenti sostanze pericolose o non idonee esso viene respinto. Nel piazzale di stoccaggio temporaneo i rifiuti vengono disposti in aree dedicate divisi per codici CER, in modo tale da poterli trattare separatamente; a volte, invece, è possibile che rifiuti di diversa natura vengano miscelati prima del trattamento o a valle di esso. Dopo l’alimentazione dei rifiuti nella tramoggia di carico una prima selezione viene effettuata tramite vibrovaglio, che permette di evitare l’invio alla

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maci-Figura 1.8: Fasi principali della lavorazione del rifiuto inerte per la produzione di aggregati riciclati.

nazione della frazione fine (sotto i 10 mm) e di rimuoverla dal flusso: la frazione fine viene rimossa perché può contenere terre argillose che peggiorano le caratteristiche degli aggregati, oltre al fatto che di solito nella frazione fine si concentrano i contaminanti. Il materiale viene inviato successivamente alla camera di frantumazione: "il mulino consente, oltre ovviamente alla riduzione granulometrica dei rifiuti, il distacco del ferro dall’impasto di calcestruzzo senza che in tale operazione possano verificarsi danni alla meccanica del mulino stesso" [9]. Solita-mente in corrispondenza e a valle del frantoio si trova un dispositivo per l’abbattimento delle polveri a getti d’acqua nebulizzata, perché in queste fasi si ha il maggior sviluppo di polveri. I materiali in uscita dal mulino vengono convogliati al primo deferrizzatore che ha la funzione di separare il materiale metallico, che viene accumulato in un apposito cassone. In alcuni casi, è prevista anche una seconda deferrizzazione prima che il materiale venga inviato all’ultimo step di trattamento che consiste nella selezione, tramite vagli piani o vibranti composti da una o più maglie, per separare il materiale nelle diverse classi granulometriche che si intendono produrre. Prima dello scarico finale dei prodotti lavorati, il materiale viene inviato ai macchinari (solita-mente separatori balistici, aerodinamici o meccanici) in grado di effettuare la separazione delle frazioni leggere (quali carta, plastica e legno); la rimozione di tali frazioni può essere eseguita, in alternativa, attraverso una cernita manuale condotta dagli operatori in diversi punti della linea di trattamento (prima dell’alimentazione in tramoggia, dopo la deferrizzazione primaria, prima della vagliatura finale). Il sovvallo della vagliatura finale, ovvero il materiale con pezza-tura maggiore di 70 mm, può eventualmente essere rinviato alla prima fase di frantumazione, mentre le frazioni più piccole vengono solitamente sottoposte ad un’ulteriore fase di depurazione dalla eventuale presenza residua di frazioni leggere, che vengono a loro volta raccolte in appositi contenitori. Infine, nastri trasportatori e pale gommate permettono di stoccare i prodotti finali in cumuli suddivisi nelle diverse granulometrie per la successiva vendita.

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Figura 1.9: Schema tipo dell’impianto di riciclaggio dei rifiuti inerti da costruzione e demolizione, fonte ANPAR [9].

1.3.2 Tipologie, caratteristiche e destini degli aggregati riciclati da C&D

Gli aggregati riciclati prodotti dagli impianti di trattamento dei rifiuti C&D non pericolosi pos-sono essere di diverse tipologie, a seconda del flusso di rifiuti in ingresso da cui pos-sono generati e dalle caratteristiche del ciclo di trattamento a cui sono sottoposti: aggregati riciclati misti, di solo calcestruzzo, a base gesso, bituminosi o derivati dal trattamento di laterizi. L’esperienza dimostra che la natura e le caratteristiche del rifiuto in ingresso agli impianti di riciclo C&D influenzano in modo significativo le caratteristiche prestazionali degli aggregati riciclati prodotti a valle del trattamento; quindi, per ottenere aggregati riciclati di buona qualità che possano essere più appetibili sul mercato bisogna cercare di migliorare le caratteristiche del rifiuto C&D. Il metodo più efficace per farlo è attraverso la demolizione selettiva, "organizzata in modo tale da consentire la separazione degli elementi riusabili, delle diverse frazioni costituenti il rifiuto da demolizione, nonché l’allontanamento delle sostanze estranee o inquinanti. Procedendo alla separazione all’origine delle differenti categorie di rifiuti è possibile avviare a trattamento non solo i materiali tipici delle costruzioni come laterizio, calcestruzzo e macerie miste, ma anche il legno, la plastica, il vetro e i metalli che possono essere conferiti ai rispettivi canali di riciclaggio" (fonte ANPAR [9]). Questo tipo di demolizione è più impegnativa sia dal punto di vista eco-nomico, perché richiede un maggior impiego di manodopera, sia dal punto di vista dei tempi di esecuzione, che si allungano quando si ha la necessità di ricollocare le diverse tipologie di rifiuti

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