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1.3 Il riciclo della frazione inerte dei rifiuti C&D

1.3.4 I vantaggi del riciclo dei C&D

1.3.4.1 Le risorse naturali minerali

1.3.4.1.2 La produzione di sabbia e ghiaia in Lombardia

estrattiva è regolata attraverso i Piani Cave Provinciali; essi devono individuare (D.g.r. n. 8/11347 del 10 febbraio 2010 - Revisione dei "Criteri per la formazione dei piani cave provin- ciali"):

• i settori merceologici, i fabbisogni provinciali, i bacini territoriali di produzione dei diversi settori merceologici e i bacini di utenza, in base alla tipologia di materiale estratto; • i giacimenti sfruttabili (G): porzioni di terreno interessate dalla presenza di una risorsa

da tutelare, in quanto risorsa naturale non rinnovabile potenzialmente sfruttabile, ossia oggettivamente raggiungibile e priva di vincoli ineliminabili; all’interno di tali aree vengono individuati gli ATE (Ambiti Territoriali Estrattivi), le cave di recupero e le cave di riserva; • gli ambiti territoriali estrattivi (ATE): aree in cui è consentita l’attività estrattiva nel pe- riodo di validità del Piano Cave; possono comprendere uno o più insediamenti produttivi, ciascuno costituito da cava, impianto di lavorazione ed attività connesse (area estrattiva, area impianti e stoccaggio, area per le strutture di servizio, area di rispetto); nell’individua- zione delle aree estrattive gli indirizzi normativi regionali per la formazione dei piani cave stabiliscono che è di fondamentale importanza la preferenza dell’ampliamento di ambiti esistenti piuttosto che l’apertura di nuove attività;

• le cave di recupero (R): cave cessate in cui è consentita la ripresa temporanea dell’attività estrattiva, al solo fine di consentire recupero ambientale;

• le cave di riserva/prestito (P): cave destinate alla produzione di materiali inerti, da utiliz- zare esclusivamente per l’occorrenza di opere pubbliche, qualora insorgano esigenze straor- dinarie connesse alla realizzazione di grandi opere di interesse statale o regionale, e qualora risulti impossibile o eccessivamente oneroso reperire sul mercato materiale idoneo; l’estra- zione è consentita fino all’integrazione dei quantitativi occorrenti e il materiale estratto deve essere esclusivamente impiegato per la realizzazione dell’opera pubblica per la quale è stata autorizzata l’escavazione;

• le quantità estraibili, in base alla definizione dei fabbisogno provinciali;

• le destinazioni d’uso delle aree al termine dell’attività estrattiva e le modalità di ripristino; • le Norme Tecniche d’Attuazione.

"L’individuazione di un ATE, di una cava di riserva o di recupero all’interno del Piano Cave, deve essere corredata da una scheda contenente dati generali, caratteristiche dell’ambito, previsioni di

piano (riserve, produzioni e modalità di coltivazione), modalità di recupero finale (destinazione finale, recupero scarpate, recupero fondo cava) e da una planimetria che individui il perimetro dell’ATE o della cava e la destinazione funzionale delle aree interne (area estrattiva, area im- pianti, area stoccaggio, ...). Il Piano Cave Provinciale è soggetto alla Valutazione Ambientale Strategica, ai sensi della direttiva 2001/42/CE e ai sensi del decreto legislativo 152/2006 e s.m.i., al fine di valutare gli effetti che l’attuazione del piano può avere sull’ambiente. Il piano defini- sce quindi la propria programmazione, per soddisfare i fabbisogni stimati, tenendo conto della situazione geologica e idrogeologica del territorio, della destinazione attuale e previsionale delle aree interessate e delle situazioni di attività esistenti, della consistenza e delle caratteristiche dei giacimenti, delle esigenze di garantire la massima compatibilità ambientale e paesaggistica" (D.g.r. n. 8/11347 del 10 febbraio 2010 - Revisione dei "Criteri per la formazione dei piani cave provinciali"). Il piano ha validità massima di 10 anni per il settore di sabbia e ghiaia.

Il presente lavoro di Tesi ha previsto una prima indagine volta alla caratterizzazione dell’attività estrattiva in Regione Lombardia, mediante l’analisi dei Piani Cave provinciali; da qui è emerso che nel territorio lombardo, a seconda delle caratteristiche litologiche dell’area in cui avviene l’estrazione di sabbia e ghiaia, si hanno diverse tipologie di cave e metodi di coltivazione.

• Le cave di monte, che si sviluppano in ambiente geomorfologico caratterizzato da rilievi prevalentemente montuosi o collinari; in riferimento al metodo di coltivazione, le cave di sabbia e ghiaia appartenenti a questa tipologia vengono definite cave ad anfiteatro o a terrazzo.

• Le cave di pianura, che si sviluppano in ambiente geomorfologico pianeggiante; esse si dividono in cave a fossa a secco o a fossa in falda in base alla posizione del fondo cava rispetto alla falda acquifera. Nel caso in cui il tetto della falda si trova in profondità, si ha una coltivazione a secco mentre, se la falda è superficiale, la coltivazione è in falda e richiede l’utilizzo di mezzi e tecniche di coltivazione più complessi e onerosi.

Nella zona prealpina e alpina della Regione sono presenti prevalentemente cave di sabbia e ghiaia a terrazzo/anfiteatro. Esse sono caratterizzate dalla presenza di un cappellaccio che sovrasta il giacimento vero e proprio: si tratta di una parte di terreno composta da materiali scadenti o sterili, che viene rimossa e accantonata in cumuli per essere riutilizzata in seguito per il ripristino della cava. La coltivazione ad anfiteatro/terrazzo prevede lo sviluppo della cava su un fronte concavo di escavazione e procede per gradoni successivi di altezza che varia dai 10 ai 30 m (D.g.r. n. 8/11347 del 10 febbraio 2010 - Allegato B), con un’inclinazione più o meno pronunciata dettata dalle direttive del Piavo cave di riferimento. L’estrazione avviene tramite pale a braccio rovescio (Figura 1.16).

La coltivazione delle cave di sabbia e ghiaia di pianura a fossa a secco "inizia in genere con lo scavo di una trincea, profonda quanto l’altezza prevista per i gradoni, e procede con l’allargamento, proseguendo con ribassi coincidenti con le quote dei gradoni successivi. Caratteristica intrinseca delle cave a fossa è la presenza di piste o rampe di collegamento tra il piazzale di cava (livello inferiore) e il piano campagna (a quote superiori)" (D.g.r. n. 8/11347 del 10 febbraio 2010 - Allegato B). Le cave a fossa, essendo posizionate in territori pianeggianti, hanno gradoni meno

Figura 1.16: Estrazione di sabbia e ghiaia in una cava a terrazzo/anfiteatro nella zona prealpina della Regione Lombardia (Provincia di Como).

inclinati rispetto a quelli delle cave a terrazzo, come è mostrato in Figura 1.17. L’estrazione avviene tramite pale gommate ed escavatori.

Figura 1.17: Estrazione di sabbia e ghiaia in una cava a fossa a secco in Pianura Padana (Provincia di Bergamo).

Nelle cave di sabbia e ghiaia di pianura a fossa in falda lo scavo si approfondisce sino a raggiungere la falda acquifera, permettendo così all’acqua di emergere sino all’interno della cavità e formare un bacino artificiale. Le coltivazioni in falda adottano metodi di estrazione diversi rispetto ai giacimenti coltivati a secco: un impianto mobile galleggiante detto "draga" (Figura 1.18) alimentato con energia elettrica viene posizionato all’interno del bacino, permettendo alla benna di adagiarsi sul fondo del lago e procedere all’estrazione del materiale.

Figura 1.18: Estrazione di sabbia e ghiaia in una cava a fossa in falda in Pianura Padana (Provincia di Milano).

Il metodo di coltivazione impiegato influenza anche i consumi associati all’attività estrattiva del materiale dai giacimenti. Le cave a terrazzo sono quelle che presentano la modalità di escavazione più complessa: la litologia del territorio comporta l’impiego di molti mezzi per la movimentazione del materiale di risulta (cappellaccio) e per l’estrazione del materiale, comportando un elevato consumo di carburante. Le cave a fossa a secco di pianura, invece, hanno minori consumi di gasolio associati ai mezzi di escavazione e movimentazione in quanto lo scavo solitamente presenta meno problemi strutturali rispetto a quello delle cave a terrazzo. Infine per le cave a fossa in falda, che impiegano una draga galleggiante alimentata con energia elettrica, si hanno consumi di gasolio pressoché nulli, a discapito dei consumi di energia elettrica che risultano invece elevati. E’ doveroso sottolineare che queste considerazioni sono da riferirsi al solo contesto lombardo, in quanto derivano da un’analisi sito-specifica rivolta ai siti estrattivi della regione oggetto del presente lavoro di Tesi.

1.3.4.1.3 Gli impatti ambientali derivati dall’attività estrattiva L’attività estratti-