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"The evening's the best part of the day": The Remains of the Day di Kazuo Ishiguro dal romanzo al film

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Academic year: 2021

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DIPARTIMENTO DI

FILOLOGIA, LETTERATURA E LINGUISTICA

CORSO DI LAUREA IN

LETTERATURE E FILOLOGIE EURO-AMERICANE

TESI DI LAUREA

“The evening’s the best part of the day”:

The Remains of the Day di Kazuo Ishiguro dal romanzo al film

CANDIDATO

RELATORE

Giorgia Galletti

Chiar.mo Prof. Fausto Ciompi

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INDICE

1. Alcuni cenni biografici. p. 1

1.1. Le opere di Kazuo Ishiguro: un panorama eclettico. p. 3

1.2. Alcuni procedimenti narrativi. p. 20

1.3. Le influenze letterarie, musicali e cinematografiche. p. 23

1.4. Il rapporto con il Giappone. p. 25

2. The Remains of the Day: cenni generali sul romanzo. p. 30 2.1. Gran Bretagna e Stati Uniti a confronto. p. 34 2.2. Stevens in viaggio tra dignity e greatness. p. 40

2.2.1. Nazismo e professionalità. p. 49

2.2.2. Stevens vs Stevens: il conflitto padre-figlio. p. 60 2.2.3. Miss Kenton: l’amore impossibile. p. 66 2.3. Un nuovo inizio o un ritorno al punto di partenza? p. 74

3. L’adaptation theory: un excursus. p. 81

4. The Remains of the Day: la versione cinematografica. p. 95

4.1. Ambientazione e personaggi. p. 96

4.2. Illuminazione e punto di vista. p. 108

4.3. Colore e inquadratura come veicolo di emozioni. p. 119 4.4. Modifiche principali rispetto al romanzo. p. 123

4.5. Le scene finali. p. 131

5. Conclusione. p. 135

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1. Alcuni cenni biografici.

Kazuo Ishiguro nasce a Nagasaki nel 1954 da madre giapponese, miracolosamente sopravvissuta al disastro della bomba atomica, e padre cinese. All’età di cinque anni si trasferisce a Guildford, in Inghilterra, per quello che doveva essere un soggiorno temporaneo, ma, alla fine, la famiglia decide di restare in Europa, rimanendo comunque fortemente legata alle sue radici giapponesi.

Ishiguro viene ammesso alla Woking County Grammar School, dove riceve il nomignolo che conserva ancora oggi, Ish, ma dove soprattutto prende passione alla musica, in particolare per le canzoni di Bob Dylan e di Leonard Cohen1, grazie ai quali

nasce l’amore per le parole. Ishiguro, infatti, è affascinato dal linguaggio delle loro canzoni. Ancora molto giovane intraprende una carriera come cantautore, suona nei folk clubs della sua città e registra i propri pezzi con strumenti artigianali2; presto capisce, però, che quella non è la sua strada, soprattutto perché non gli garantisce un’adeguata remunerazione.

Già mentre frequenta la Woking County Grammar School, Ishiguro pratica anche la scrittura, definendola, in un’intervista, come un’attività semplice, divertente, non intimidatoria, a cui ci si può dedicare in un ambiente informale e rilassato3.

Nel 1973 lascia la scuola e compie un viaggio in America, dove vive a tutti gli effetti come un hippie, per poi tornare nel 1974 in Inghilterra e frequentare l’Università del Kent, a Canterbury, laureandosi in Letteratura e Filosofia nel 1979. In seguito, lavora per un’associazione no profit chiamata Cyrenians charity, che si occupa di dare assistenza e supporto ai senzatetto, ed è proprio in quest’occasione che conosce Lorna McDougall, con cui si sposa nel 1986, una figura che sarà sempre importante anche per la sua carriera di scrittore, in quanto sarà a lei che Ishiguro affiderà il compito di rivedere la maggior parte dei suoi romanzi e sarà a lei che verranno in mente brillanti idee da impiegare nella trama e nella struttura dei libri del marito.

1 N. WROE, “Living Memories”, The Guardian, 19 February 2005:

https://www.theguardian.com/books/2005/feb/19/fiction.kazuoishiguro.

2 An., “Sir Kazuo Ishiguro, Nobel Prize in Literature”, Academy of Achievement, 18 October 2017:

https://www.achievement.org/achiever/kazuo-ishiguro/#interview.

3 S. HUNNEWELL, “Kazuo Ishiguro, The Art of Fiction N0. 196”, The Paris Review, 184, 2008:

https://www.theparisreview.org/interviews/5829/kazuo-ishiguro-the-art-of-fiction-no-196-kazuo-ishiguro.

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Nel frattempo, Ishiguro si iscrive a un corso di scrittura creativa tenuto da Malcolm Bradbury alla University of East Anglia, inviando come prova d’ammissione il radiodramma Potatoes and Lovers; viene accettato subito vista anche la carenza di domande4. Questo corso, infatti, nonostante fosse stato frequentato anche da Ian McEwan dieci anni prima, veniva considerato ridicolo, un modo poco serio per iniziare una carriera da scrittore, nonostante Bradbury sia un romanziere di talento e di successo. L’anno in cui Ishiguro invia la sua domanda gli iscritti sono sei5. Dopo Malcolm Bradbury, la sua tutor è Angela Carter, che gli dà svariate dritte sugli aspetti più tecnici riguardanti la scrittura e gli fa conoscere Deborah Rogers, che, ancora oggi, è la sua agente6. Ishiguro partecipa a questo corso quasi per caso, visto che, come abbiamo già detto, in quel momento lavora a Londra in un centro d’accoglienza per i senzatetto. Quest’esperienza lavorativa, durata in totale due anni, gli insegna a capire come reagiscono le persone normali quando sono sottoposte alla pressione della vita e influenza il modo in cui egli vede la società, le strutture politiche, il mondo in generale7.

Mentre frequenta il corso di scrittura creativa, la casa editrice Faber and Faber è gestita dall’allora ventisettenne Robert McCrum, il cui compito principale è quello di scovare nuovi talenti per colmare la lacuna creatasi in quegli anni nel mondo della fiction8; anche Tom Stoppard e Ted Hughes sono stati “scoperti” in questo modo9.

All’epoca Ishiguro ha venticinque anni ed è ancora un hippie dai capelli lunghi, sempre accompagnato dalla sua chitarra. Tre short stories (“A Strange and Sometimes Sadness”, “Waiting for J”, “Getting Poisoned”) vengono pubblicate dalla Faber in

Introductions 7: Stories by New Writers, ed è così che inizia ufficialmente la sua

carriera di scrittore. La casa editrice gli chiede poi cento pagine di quello che diventerà il suo primo romanzo, A Pale View of Hills, e gli concede un anticipo di 1000£10.

Nel 1983 viene inserito da Granta: The Magazine of New Writing, insieme ad autori del calibro di Salman Rushdie, Ian McEwan, Julian Barnes e Graham Swift, tra le migliori “giovani proposte” della letteratura inglese (è il più giovane di tutti gli scrittori nominati); è proprio in quest’occasione che Ishiguro vede l’acquisizione della

4 N. WROE, op. cit.

5 An., “Sir Kazuo Ishiguro, Nobel Prize in Literature”, cit. 6 S. HUNNEWELL, op. cit.

7 An., “Sir Kazuo Ishiguro, Nobel Prize in Literature”, cit. 8 Ibidem.

9 S. HUNNEWELL, op. cit. 10 N. WROE, op. cit.

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cittadinanza britannica come una necessità pratica per la sua attività. In un’intervista egli rivela infatti: “I couldn't speak Japanese very well, passport regulations were changing, I felt British and my future was in Britain. And it would also make me eligible for literary awards”11.

Effettivamente, i premi letterari diventano un fenomeno sempre più diffuso proprio in questi anni, quindi, da questo punto di vista, soprattutto gli scrittori emergenti tendono a considerare la conquista di un premio come un viatico indispensabile per la loro carriera. Ma a Ishiguro non interessa ottenere dei premi, considera il non doversene preoccupare come “a tremendous freedom”. Ciò non ha impedito che, paradossalmente, durante la sua carriera abbia ottenuto svariati riconoscimenti12. I suoi libri sono stati tradotti in più di trenta lingue, e, tranne uno, sono stati tutti nominati per il prestigioso Booker Prize13. Naturalmente, nel 2017, Ishiguro ha ricevuto il riconoscimento più ambito: il premio Nobel per la letteratura.

Per farci un’idea generale dell’autore su cui mi soffermerò nel presente lavoro, ritengo sia utile citare la descrizione che ne fa una delle persone che lo conoscono da più tempo, ovvero il suo direttore editoriale Robert McCrum:

He was unfailingly attentive, watchful and reserved, a man of deep politesse, highly attuned to the nuances of any situation. He made no fuss about things, either in life or in writing. He generally seemed like that rare being, an artist without ego, though I knew that he was inwardly dedicated to deeply held beliefs and attitudes. One constant in his character and career has been his humanity, good humour and natural expression of civilised values14.

1.1. Le opere di Kazuo Ishiguro: un panorama eclettico.

Prima di addentrarci nell’analisi delle opere bisogna ricordare l’opinione che Ishiguro ha più volte espresso sulla critica letteraria. In un’intervista, Cynthia F. Wong gli chiede se esista una relazione diretta tra ciò che i critici dicono delle sue opere e la sua attività di scrittore, ovvero, in che modo e se le sue opere siano influenzate dal parere dei critici. La risposta di Ishiguro è la seguente:

I usually read the large body of reviews. I never pay that much attention to any individual review. But, in a way, one of the privileges of being able to publish internationally is that you get this very large range of reviews coming from quite

11 Ibidem.

12 An., “Sir Kazuo Ishiguro, Nobel Prize in Literature”, cit.

13 S. GROES, B. LEWIS, “Introduction: ‘It’s Good Manners, Really’: Kazuo Ishiguro and the Ethics

of Empathy” in S. Groes, B. Lewis (eds), Kazuo Ishiguro: New Critical Visions of the Novels, Basingstoke, Palgrave Macmillan, 2011, p. 1.

14 R. McCRUM, “My Friend Kazuo Ishiguro: ‘An Artist Without Ego, With Deeply Held Beliefs’”,

The Guardian, 8 October 2017: https://www.theguardian.com/books/2017/oct/08/my-friend-kazuo-ishiguro-artist-without-ego-nobel-prize-robert-mccrum.

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different cultural backgrounds and from different kinds of literary cultures. And so, when a consensus does seem to appear amongst people, I can’t pretend that it’s not relevant. Whatever I make of it, this is to some extent the true reflection of how people responded to my work15.

Ishiguro, quindi, sa perfettamente quanto siano importanti le recensioni da parte dei singoli critici, ma gli interessa anche l’opinione dei lettori comuni, tutti diversi tra di loro per formazione culturale e, specificamente, letteraria, in seguito alla fruizione dell’opera. Nella stessa intervista Ishiguro definisce la scrittura “a communication process”, una “two-way activity”, che non riguarda, quindi, solo lo scrittore, ma che si cura anche di comprendere ciò che il lettore apprezza e condivide di una determinata opera o quegli aspetti che, al contrario, il pubblico non ha colto. I summaries delle opere che spesso compaiono nelle recensioni dei critici, inoltre, sono importanti per Ishiguro tanto quanto le recensioni stesse, perché dimostrano come determinati passi del testo vengano letti e quali sono gli elementi che la critica ritiene essenziali16. Oltre ai summaries, Ishiguro rivela di dare particolare importanza all’inizio e alla fine di ogni recensione, perché è lì che il critico spiega se raccomanderebbe o no il libro.

In generale, la prosa di Ishiguro viene considerata di grande valore già dai suoi tutors alla University of East Anglia: Malcolm Bradbury la descrive come “retained,

recessive, low-key, powerfully effective. As a student he was absolutely conspicuous”, mentre Angela Carter afferma che la sua prosa “achieves an elegiac sobriety, and a kind of sweetness. It is very grown-up for a young lad!”17.

Andrea Grossman, in un incontro con Ishiguro, definisce i suoi libri in questo modo: “they’re so seductive in their settings, their eras, and their mysteries. He gives us characters who are not quite comfortable with their social order, or their fit into the tight stricture of their class. There's a palpable discomfort with the aristocracy”18. I

suoi libri piacciono dunque anche per il loro approccio “popolare”, indirizzato alle persone comuni, e, comunque, per la loro capacità di coniugare un appeal per la “general readership” e la notevole profondità dei temi trattati.

Molti critici hanno inoltre inteso di individuare nella produzione di Ishiguro un elemento gotico, poiché, soprattutto nelle prime opere, i personaggi sono perseguitati da fantasmi del passato. L’autore, invece, ritiene che questo giudizio sia

15 C. F. WONG, “Like Idealism is to the Intellect”, in Clio, 30, 3, 2011, p. 317. 16 Ibidem, pp. 317-18.

17 N. WROE, op. cit.

18 An., “Kazuo Ishiguro with F. X. Feeney at the Writer’s Guild Theatre, Los Angeles”, Writers Bloc,

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forzato: è vero che c’è un interesse per il sovrannaturale, ma, come lui stesso lo definisce, è un “eerie Japanese supernatural”, che non ha niente a che vedere col gotico19.

A Pale View of Hills è il primo romanzo di Ishiguro, pubblicato nel 1982.

Narrato in prima persona, il testo ha come protagonista Etsuko, una vedova giapponese trasferitasi in Inghilterra; la donna, alla luce della recente impiccagione della figlia Keiko per motivi non chiariti, racconta il periodo in cui ha vissuto a Nagasaki insieme all’amica Sachiko20. Il racconto enigmatico di Etsuko abbonda di vuoti narrativi e incongruenze: non capiamo se le due donne siano in realtà la stessa persona, visto che condividono storie molto simili21.

Il romanzo rappresenta un’evoluzione della prima short story di Ishiguro, “A Strange and Sometimes Sadness”, che ha infatti come protagonista una donna giapponese di mezza età22.

Ishiguro ambienta il libro in Inghilterra come reazione a quelle frange della critica che ritengono che le sue opere vogliano fare luce su alcuni aspetti della storia e della società del Giappone: secondo l’autore, leggere i suoi libri cercando di cogliervi elementi legati alla vita in Giappone non permette di capire l’essenza reale di ciò che si vuole comunicare23. Da questo primo romanzo si può inoltre cogliere il

germe di quello che diverrà uno dei temi prediletti da Ishiguro, ovvero il rapporto con gli Stati Uniti, che qui sono visti come un luogo di speranza. Sachiko, infatti, raccontando la sua storia, rivela al lettore che il suo sogno era quello di recarvisi insieme alla figlia e al fidanzato, in quanto là avrebbe avuto molte più opportunità, ma il lettore sa che, anche se ci fosse riuscita, vi avrebbe trovato solo un forte sentimento antigiapponese24. Già questo primo romanzo vinse il Winifred Holtby Prize della

Royal Society of Literature e fu tradotto in undici lingue, a testimonianza

dell’immediata affermazione di Ishiguro25.

19 S. GROES, “The New Seriousness: Kazuo Ishiguro in Conversation with Sebastian Groes”, in S.

Groes, B. Lewis (eds), op. cit., pp. 248-49.

20 N. WROE, op. cit.

21 G. MASON, “An Interview with Kazuo Ishiguro”, in Contemporary Literature, 30, 3, 1989, p. 334. 22 S. GROES, “The New Seriousness: Kazuo Ishiguro in Conversation with Sebastian Groes”, in S.

Groes, B. Lewis (eds), op. cit., p. 251.

23 C. F. WONG, “Like Idealism is to the Intellect”, cit., pp. 318-319.

24 P. SLOANE, “Literatures of Resistance under U.S. ‘Cultural Siege’: Kazuo Ishiguro’s Narratives of

Occupation”, in Critique: Studies in Contemporary Fiction, 59, 2, 2018, p. 3.

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A Pale View of Hills è stato definito dal New York Times “delicate, ironic,

elliptical”, e “its characters […] are remarkably convincing. It is filled with surprise and written with considerable charm. But what one remembers is its balance, halfway between elegy and irony”26. Ishiguro, però, lamenta ancora una volta il fatto che, in quel caso, le sue vere intenzioni siano state equivocate: il libro è ambientato a Nagasaki dopo lo sgancio della bomba atomica, ma l’autore non ha mai voluto scrivere un libro sulla bomba atomica. Alcuni critici, invece, lo hanno pigramente letto in questo modo, e questa interpretazione ha innescato in loro una forma di “rispetto” per la delicatezza dell’argomento trattato: tutte le loro energie sono state destinate a leggere il testo come se fosse un cruciverba enigmatico da risolvere, ma Ishiguro non ha mai voluto questo. Era ancora, semplicemente, uno scrittore alle prime armi che faceva del suo meglio per scrivere un libro che, a tratti, risulta comunque enigmatico27. Inoltre, con questo libro “the critics began to place Ishiguro in a then-unfamiliar genre: the English fiction of writers, such as Salman Rushdie and Timothy Mo, whose lives had exotic, non-English beginnings”28. Il romanzo esplora, inoltre, l’esperienza traumatica dell’emigrazione, che sfocia in un senso di incompletezza e incompiutezza sia psicologica che narrativa: come Etsuko è divisa tra la sé stessa del passato e quella del presente, così il lettore, terminato il romanzo, realizza di trovarsi in uno stato di confusione, pur essendo profondamente toccato dalla storia della protagonista. Il testo analizza l’emigrazione, in senso fisico, come un’esperienza finita, poiché inizia in un determinato luogo e in un determinato tempo e finisce in un altro; a livello psicologico, tuttavia, è un’esperienza molto più complessa, in quanto chi la vive, spesso, si sente in colpa e prova un senso di perdita e rimpianto, poiché deve costantemente fare i conti con una storia personale e collettiva intimamente conflittuale29.

Il secondo romanzo in ordine di tempo, An Artist of the Floating World (1986), vincitore del Whitbread Book of the Year Award, è ugualmente narrato in prima persona, ma, a differenza del libro precedente, è ambientato in Giappone alla fine degli anni Quaranta30. Il protagonista è Masuji Ono, un anziano artista che, in passato, ha

26 E. MILTON, “In a Japan Like Limbo”, New York Times, 9 May 1982:

https://www.nytimes.com/1982/05/09/books/in-a-japan-like-limbo.html.

27 N. WROE, op. cit.

28 R. McCRUM, “My Friend Kazuo Ishiguro: ‘An Artist Without Ego, With Deeply Held Beliefs’”,

cit.

29 L. MATEK, “Narrating Migration and Trauma in Kazuo Ishiguro’s A Pale View of Hills”, in

American, British and Canadian Studies, 31, 1, 2018, pp. 130-31.

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realizzato dei dipinti a sostegno delle ambizioni imperialistiche e militaristiche del Giappone, mentre si stava preparando alla Seconda guerra mondiale. Ono perde la sua posizione dopo la guerra ma continua a difendere la cultura tradizionale del suo paese, che si sta progressivamente occidentalizzando31; il suo passato, però, continua a tormentarlo, infatti è proprio per il sostegno dato al regime che fallisce il matrimonio di una delle sue figlie32. Qui i due temi più importanti sono la storia e la famiglia; quest’ultima, in particolare, viene vista come un organismo opprimente dove però, allo stesso tempo, l’individuo si forma psicologicamente. Ono, da piccolo, ha avuto un rapporto turbolento col padre, perché quest’ultimo, per evitare che il figlio diventasse pittore, ne bruciava i dipinti, ma in realtà ciò spinge ulteriormente Ono a intraprendere la carriera tanto odiata dal padre33. Altre tematiche sono i traumi e i conflitti generazionali, visibili nelle differenti ideologie degli “anziani”, alle quali si faceva appello prima della guerra, e dei “giovani”, legate all’Occidente: Ishiguro vuole dar voce, attraverso Ono, a una coscienza che raccoglie frammenti del passato per giustificare le proprie azioni nel presente, mostrando come la memoria cambi continuamente e come, da adulti, il senso di colpa venga rimpiazzato da un’ingenua incapacità di prendersi le proprie responsabilità. Inoltre, Ichiro, nipote di Ono, si ribella alle generazioni precedenti, in quanto immagina di essere il Lone Ranger, figura incarnante i valori Americani che indossa una maschera, simbolo di un’identità nascosta e misteriosa. Anche Ono indossa una maschera: mostra di essere una persona rispettabile per nascondere un passato tutt’altro che rispettabile, ma anche per costruirsi una nuova identità che gli permetta di vivere in un mondo totalmente nuovo34.

Robert McCrum, il direttore editoriale della Faber, definisce An Artist of the

Floating World “perhaps the supreme example of his art”, ovvero un’arte

profondamente giapponese, che però presenta temi (come il rimpianto o l’ipocrisia)35 che si trovano anche nei romanzi inglesi del XX secolo. Inoltre, McCrum definisce il romanzo uno “study of guilt, ageing and solitude in postwar, post-imperial Japan” e

31 P. SLOANE, op. cit., pp. 3-4.

32 A. WEBLEY, “Making and Breaking Hegemonies: Kazuo Ishiguro and History”, in Postgraduate

English, 13, 2006, p. 5.

33 Ibidem, p. 7

34 C. BENNETT, “‘Cemeteries Are no Places for Young People’: Children and Trauma in the Early

Novels of Kazuo Ishiguro”, in S. Groes, B. Lewis (eds), op. cit., pp. 88-91.

35 R. McCRUM, “The 100 Best Novels: No 94 – An Artist of the Floating World by Kazuo Ishiguro”,

The Guardian, 6 July 2015: https://www.theguardian.com/books/2015/jul/06/100-best-novels-no-94-an-artist-of-the-floating-world-kazuo-ishiguro-mazuji-ono-noriko.

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“a tour de force of unreliable narration”, in cui è presente, quindi, quel narratore inattendibile che troviamo in molte altre opere di Ishiguro.

Il terzo romanzo, The Remains of the Day (1989), è narrato da un maggiordomo, Stevens, che lavora a Darlington Hall, una country house inglese appartenuta prima a Lord Darlington e poi a Mr Farraday, un americano. Negli anni Cinquanta Stevens intraprende un viaggio per chiedere a Miss Kenton, ex governante di Darlington Hall, di tornare a lavorare nella tenuta36. Durante il viaggio, Stevens torna con la mente indietro nel tempo per raccontare al lettore gli eventi accaduti negli anni Venti e Trenta nella country house, che, all’epoca, era stata sede di incontri politici che avrebbero determinato le sorti del Regno Unito durante la Seconda guerra mondiale.

Questo romanzo, vincitore del prestigioso Booker Prize, segna una svolta a livello dell’ambientazione: nei primi due libri (in particolare nel secondo) la storia si dipana in Giappone, invece qui la vicenda si svolge in Inghilterra. In un’intervista a

The Paris Review Ishiguro rivela, infatti, che ciò che vuole comunicare non è radicato

in un singolo posto e può aver luogo in diverse ambientazioni37. In un’altra intervista l’autore afferma: “A book like The Remains of the Day was written from the same assumptions that got me started writing; it’s a rewrite of a rewrite of A Pale View of

Hills” 38. I primi tre libri, quindi, nascono a partire dalla stessa sensibilità, dalla visione

del mondo di un uomo sulla ventina, e sono accomunati in termini di tematiche, stile e tecnica narrativa39.

Peter Beech ha scritto una breve ma densa recensione a The Remains of the

Day, in cui rivela che:

Over the years since I read it, I’ve turned into a Remains of the Day evangelist. It’s not my fault. Kazuo Ishiguro’s subtle masterpiece about the private agonies

of an ageing butler is hardly unknown – it won the 1989 Booker prize, after all – but sometimes you find a piece of writing so well executed, so moving and so perceptive about the lives many of us lead that you can’t help praising it to anyone not quick-witted enough to look busy40.

36 S. RUSHDIE, “Salman Rushdie on Kazuo Ishiguro: His Legendary Novel The Remains of the Day

Resurges”, The Globe and Mail, 15 August 2014: https://beta.theglobeandmail.com/arts/books-and-

media/kazuo-ishiguros-legendary-novel-the-remains-of-the-day-resurges/article20077637/?ref=https://www.theglobeandmail.com&.

37 S. HUNNEWELL, op. cit.

38 C. F. WONG, “Like Idealism is to the Intellect”, cit., p. 325. 39 N. WROE, op. cit.

40 P. BEECH, “The Remains of the Day by Kazuo Ishiguro – A Subtle Masterpiece of Quiet

Desperation”, The Guardian, 7 January 2016:

https://www.theguardian.com/books/booksblog/2016/jan/07/the-remains-of-the-day-by-kazuo-ishiguro-book-to-share.

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Secondo Beech, questo romanzo fa la cosa migliore che la letteratura possa fare, ovvero fa capire cosa si provi ad avere nelle proprie mani una vita umana, e quando si termina di leggere il libro, la sensazione è quella di aver perso un amico che a volte ci ha fatto soffrire o arrabbiare, ma, comunque, ci ha tenuto compagnia per un breve tratto della nostra vita. Il giornalista, inoltre, lo definisce un libro che parla di amore, ma anche di vite mandate all’aria, sprecate, perché, quando finalmente si sta per ottenere qualcosa che si è cercato di raggiungere per quasi tutta la vita, ci si tira indietro. Ma è soprattutto un libro Inglese, nel senso che i lettori di altre nazioni non sarebbero così pazienti nell’avere a che fare con un personaggio che impiega quarant’anni a dichiararsi per poi, inesorabilmente, fallire41.

Secondo alcuni critici, Stevens racconta la sua storia adottando vari registri narrativi per dare senso ai suoi ricordi di maggiordomo a Darlington Hall prima della Seconda guerra mondiale42. All’inizio del romanzo adotta le modalità narrative del racconto di viaggio: il modello di riferimento è una serie di libri intitolati The Wonder

of England di Mrs Jane Symons, di cui Stevens riprende il tono e lo stile per raccontare

la sua partenza per luoghi mai visitati in precedenza43. Per descrivere l’incontro finale con Miss Kenton impiega le convenzioni e il linguaggio delle storie d’amore di cui è un avido lettore44.

The Unconsoled, del 1995, è il romanzo più sperimentale di Ishiguro, tanto da

essere considerato una via di mezzo tra postmodernismo, fantasy e realismo45. È

definito il romanzo più “sperimentale” proprio per questo mix di modelli letterari diversi, ma a Ishiguro non interessa la sperimentazione in sé, infatti in un’intervista afferma: “I’m only interested in literary experiment insofar as it serves a purpose of exploring certain themes with an emotional dimension. I always try to disguise those elements of my writing that I feel perhaps are experimental”46. Ambientato in una città non specificata del centro Europa nell’arco di soli tre giorni, il testo ha come protagonista un pianista di nome Ryder che deve suonare a un concerto in una località anch’essa non precisata. Il personaggio si trova ingabbiato in una serie di impegni e

41 Ibidem.

42 M. M. HAMMOND, “‘I Can’t Even Say I Made my Own Mistakes’: The Ethics of Genre in Kazuo

Ishiguro’s The Remains of the Day”, in S. Groes, B. Lewis (eds), op. cit., p. 95.

43 Ibidem, pp. 98-99. 44 Ibidem, p. 102.

45 J. BAXTER, “Into the Labyrinth: Kazuo Ishiguro’s Surrealist Poetics in The Unconsoled”, in S.

Groes, B. Lewis (eds), op. cit., p. 133.

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appuntamenti di cui, però, sembra non ricordarsi. Vi si può vedere, perciò, il motivo del labirinto, legato sia ai ricordi dell’artista che alla città stessa. I temi approfonditi sono la memoria, appunto, l’esplorazione dell’inconscio e il Niente, inteso sia in senso psicologico che fisico47. Anche questo libro ha ottenuto un riconoscimento: il

Cheltenham Prize.

Philip Hensher ha espresso un parere contrastante sul testo, affermando: “It was an annoying novel; what also made it a great one were the architectural uses to which it put the reader's annoyance, frustration and even boredom”48.

Inoltre, una recensione del Guardian, a cura di Sam Jordison, sottolinea come il protagonista, Ryder, sia un ulteriore sviluppo dello Stevens di The Remains of the

Day, poiché entrambi sprecano la propria esistenza: Ryder è un artista affermato,

tuttavia, a livello personale, non riesce a realizzare niente di concreto, la sua vita è vuota. Il testo è quindi “a book about the destructive power of love without empathy”49: Ryder ha una moglie e un figlio che, alla fine, lo abbandonano, vista la sua incapacità di comprendere a fondo le persone e visti anche i suoi costanti fraintendimenti. Per Ryder “the whole book is a gigantic lost opportunity”50, in quanto per 510 pagine si appresta a dare il meglio di sé al concerto per cui si sta preparando da tempo, ma quando questo momento, finalmente, arriva, la platea è vuota, tutti se ne sono andati: ecco un’altra possibilità sprecata. Jordison si chiede, a questo punto, se la perdita di tempo che caratterizza il libro riguardi anche l’esperienza della lettura: il giudizio è inevitabilmente soggettivo, ma in generale ciò che sembra emergere è che

The Unconsoled non è stato certo il romanzo più convincente e meglio riuscito di

Ishiguro, in quanto alcuni passaggi sono pesanti, si delinea la possibilità di un futuro che non arriva mai, si rimane quasi delusi, ma allo stesso tempo “one of the surprises in coming to the end is realising just how strong the narrative has been. As you move from one page to the next, there’s little sense of coherent logic, forward motion, or even progress through time. But there are actually really strong plots”51.

47 J. BAXTER, “Into the Labyrinth: Kazuo Ishiguro’s Surrealist Poetics in The Unconsoled”, in S.

Groes, B. Lewis (eds), op. cit., pp. 133-34.

48 P. HENSHER, “It’s the Way he Tells it: Kazuo Ishiguro’s New Novel, When We Were Orphans, is Architecturally Sound but Curiously Furnished”, The Guardian, 10 March 2000: https://www.theguardian.com/books/2000/mar/19/fiction.bookerprize2000.

49 S. JORDISON, “The Unconsoled Deals in Destruction and Disappointment”, The Guardian, 27

January 2015: https://www.theguardian.com/books/booksblog/2015/jan/27/kazuo-ishiguro-reading-group.

50 Ibidem. 51 Ibidem.

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A conferma di quanto espresso nella recensione appena citata Ishiguro rivela che, in un certo senso, The Unconsoled, visto da molti critici come un testo “misterioso”, è stato il romanzo che ha venduto meno: l’autore ammette che, se avesse rispettato il progetto originale per la stesura del libro, i suoi lettori non lo avrebbero apprezzato o, comunque, in pochi avrebbero letto il romanzo. Il testo definitivo, invece, è indirizzato a una “larger readership”, ma questo ha lasciato il suo autore in qualche modo insoddisfatto, come se la sua opera avesse perso intensità: si delinea così l’immagine di uno scrittore che intrattiene un rapporto diretto col suo pubblico e che cerca in tutti i modi di venire incontro ai desideri e alle preferenze dei suoi lettori52. Ishiguro, infatti, in un’intervista ammette che “if that work is powerful and sincere, it has a universal, international audience”, dimostrando di essere quindi consapevole del fatto che le sue opere siano inevitabilmente rivolte a un pubblico più vasto53.

Robert McCrum, che ritiene The Unconsoled un capolavoro, aggiunge: “It is a book you have to inhabit over a period of days. […] It can’t be picked up lightly, but it is haunting and stays with you”54.

Molti critici, nell’analisi del romanzo, hanno fatto riferimento a Kafka, in quanto la spazialità e la temporalità non sono specifiche, l’atmosfera è misteriosa, c’è un “somnolent protagonist”55 incapace di comprendere ciò che accade intorno a lui e

il finale è aperto e arbitrario. Tuttavia, l’alienazione, nelle opere di Kafka, nasce dall’isolamento dell’individuo in un regime di oppressione, mentre l’alienazione di Ishiguro è uno straniamento causato da un mondo sempre più globalizzato e transculturale56.

The Unconsoled è costruito a tutti gli effetti come se fosse un sogno, come una

“uncanny dream narrative”57: nel tessuto della narrazione si intrecciano scene assurde

e scene realistiche, l’atmosfera è surreale ma tutto è reso col linguaggio elaborato tipico di Ishiguro che, reagendo con l’assurdità degli eventi rappresentati, crea inevitabilmente un effetto comico. Secondo Freud, più un sogno è assurdo, più

52 S. GROES, “The New Seriousness: Kazuo Ishiguro in Conversation with Sebastian Groes”, in S.

Groes, B. Lewis (eds), op. cit., pp. 260-61.

53 K. ISHIGURO, O. KENZABURO, “The Novelist in Today’s World: A Conversation”, in Boundary

2, 18, 3, 1991, p. 117.

54 N. WROE, op. cit.

55 T. JARVIS, “‘Into Ever Stranger Territories’: Kazuo Ishiguro’s The Unconsoled and Minor

Literature”, in S. Groes, B. Lewis, op. cit., p. 157.

56 Ibidem, pp. 157-59.

57 W. DRAG, “Elements of the Dreamlike and the Uncanny in Kazuo Ishiguro’s The Unconsoled”, in

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profondo è il suo significato. Il senso del testo di Ishiguro è correlato alla mancanza della figura paterna, infatti lo stato d’ansia in cui Ryder vive ha origine nella paura di non soddisfare le aspettative del padre. Del resto, il romanzo sembra essere costruito proprio come un sogno, a partire dallo spazio e dal tempo, che sono compressi; infatti Ryder riesce a fare, nell’arco di una giornata, molte più cose di quelle che si riuscirebbero a fare nella vita reale, e quando entra per la prima volta nella stanza di un hotel è convinto di trovarsi nella cameretta della sua infanzia. Il testo pullula di coincidenze, poiché ogni persona che il protagonista incontra per la strada è un suo conoscente, che sia un lontano parente, un amico o un vecchio compagno di scuola58. Una nozione importante è quella di uncanny, che nel caso di Ryder consiste nel perdersi anche nei luoghi più familiari e nel non sentirsi al proprio posto, sensazioni che generano uno stato di impotenza e paralisi59.

When We Were Orphans, pubblicato nel 2000, è ambientato a Shanghai negli

anni Trenta e ha come protagonista e narratore Christopher Banks, che rimane orfano da piccolo e viene così mandato in Inghilterra per essere cresciuto da una zia. Da adulto, diventa un famoso detective e decide di tornare a Shanghai per risolvere il mistero più importante della sua vita, ovvero la scomparsa dei genitori, perché pensa che in questo modo tutti i suoi problemi esistenziali si risolveranno.

Banks è stato definito un narratore inattendibile, ma, come spiega Ishiguro nell’intervista a Linda Richards, è tale in un senso non convenzionale: nel romanzo si delinea il mondo secondo la “crazy logic” di Banks, un modo di essere che non potremmo minimamente definire se a narrare fosse un narratore inattendibile nel senso convenzionale del termine. L’impiego di questo tipo di narratore viene paragonato dallo scrittore stesso all’arte espressionista, in cui tutto è distorto per riflettere le emozioni dell’artista, colui che osserva il mondo, così che si viene a creare una vera e propria logica alternativa: Ishiguro è sempre meno interessato al realismo, poiché vuole illustrare ciò che accade nella mente del personaggio60.

Il romanzo esplora la condizione dell’orfano: Christopher è orfano ma, tramite lui, Ishiguro fa riferimento anche a tutte quelle persone che hanno una visione “infantile” del mondo, ovvero vivono in una bolla protettiva fino a quando non

58 Ibidem, pp. 32-34. 59 Ibidem, p. 38.

60 L. RICHARDS, “January Interview: Kazuo Ishiguro”, January Magazine:

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vengono catapultate nel mondo “adulto”, caratterizzato da problemi veri e seri, e perdono, quindi, il loro paradiso infantile, diventando orfani in senso metaforico. Collegato a questo tema è quello della nostalgia, non intesa qui nel senso generale del termine, ma riferita in particolare alla nostalgia per l’infanzia e vista come una forza positiva che può portare a migliorare l’esistenza della persona che prova questo sentimento. Anche Shanghai è, inoltre, un’ambientazione metaforica: ciò che interessa a Ishiguro è semplicemente usare la città come sfondo per gli avvenimenti che riguardano i suoi personaggi61. Tuttavia, il padre di Ishiguro è nato a Shanghai e il nonno vi aveva lavorato come imprenditore negli anni Venti, quindi la scelta di questa città come ambientazione è legata anche a uno sfondo familiare. Grazie alle fotografie scattate soprattutto dal nonno e alle guide turistiche (più che ai libri di storia) acquistate nei negozietti di antiquariato, Ishiguro ha potuto creare nella sua mente l’immagine di Shanghai che avrebbe poi comunicato al lettore62.

Michael Gorra sintetizza così la sua opinione su questo testo: “When We Were

Orphans is his fullest achievement yet”63. Egli ritiene che, come nei romanzi precedenti, “Ishiguro's real concern is with his main character's unerring ability to miss the call of freedom”. When We Were Orphans non è né un semplice esercizio postmodernista, né un romanzo storico, né un romanzo poliziesco, ha soltanto la parvenza di questi generi, infatti va oltre The Remains of the Day nell’analizzare i ruoli attribuiti a ogni uomo nel corso della sua esistenza: così come Stevens non potrà mai essere niente di più che un maggiordomo, Banks non potrà mai essere niente di più che un orfano64.

Philip Hensher ritiene che When We Were Orphans sia una variazione di Great

Expectations di Dickens, nonostante Ishiguro sia lo scrittore meno dickensiano che si

possa immaginare: Dickens sembra scrivere solo per poter delineare minuziosamente le scarpe di un personaggio o un odore particolare, mentre a Ishiguro i dettagli non interessano. Inoltre, c’è un problema che, secondo Hensher, emerge a partire da questo testo: “there is something troubling about Ishiguro’s prose style that took me a while to pin down, and it's this ‒ he hardly ever uses a phrasal verb”65. Si tratta di un vero e

61 C. F. WONG, “Like Idealism is to the Intellect”, cit., pp. 319-20.

62 An. “Kazuo Ishiguro with F. X. Feeney at the Writer’s Guild Theatre, Los Angeles”, cit.

63 M. GORRA, “The Case of Missing Childhood: Kazuo Ishiguro’s Novel is a Search for Identity

Masquerading as a Detective Novel”, New York Times, 24 September 2000: http://movies2.nytimes.com/books/00/09/24/reviews/000924.24gorra2t.html.

64 Ibidem.

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proprio problema perché il narratore si esprime secondo modalità che non gli appartengono, incongrue rispetto alla sua estrazione sociale: parole come receive,

evoke o pardon sono più adatte a un maggiordomo che a un detective, infatti questo

linguaggio è utilizzato anche in The Remains of the Day, ma lì suona perfettamente naturale. Ciò che Hensher maggiormente apprezza di When We Were Orphans sono invece “the games and huge terrors of a Shanghai childhood. Or the horrific descent into the lawless slums as Banks searches for his kidnapped parents”66.

Per molti critici è difficile fare un’analisi del romanzo che renda conto di tutti i suoi elementi enigmatici: When We Were Orphans è considerata l’opera più ironica di Ishiguro, nel senso che sfida le capacità interpretative del lettore in modo più evidente rispetto ai testi precedenti67. Secondo Alyn Webley, il romanzo analizza il modo in cui un bambino diventa adulto e gli effetti “schizofrenici” che il capitalismo determina nella vita pubblica e privata. Il ricevere continuamente messaggi contraddittori dai genitori, da altri adulti o anche dalle istituzioni, può portare il bambino alla schizofrenia. Quando Banks racconta il proprio passato, ci si rende conto che il potere politico ha avuto un ruolo fondamentale nel determinare la sua esistenza. Inoltre, egli si trovava spesso, da bambino, ad assistere alle discussioni tra i genitori: questo spiega perché la sua identità sia quella di una vittima e perché egli, di conseguenza, decida di dedicare la sua vita al lavoro di detective68.

Nel 2005 appare Never Let Me Go, un romanzo raccontato in prima persona da Kathy H., che ha trascorso la sua infanzia a Hailsham, una boarding school inglese, insieme a Ruth e Tommy, gli altri due protagonisti del romanzo. Ben presto si apprende che i bambini sono dei cloni, il cui unico scopo nella vita è di donare gli organi. Quando i tre diventano adulti, Ruth ha una relazione con Tommy, ma prima di morire gli fa promettere di stare insieme a Kathy per il tempo che gli rimane. Alla fine, Tommy muore e Kathy torna nel Norfolk, dopo aver deciso di essere pronta a donare, anche lei, i propri organi.

Il tema principale del romanzo è quello della memoria, che è centrale, come si è già visto, in tutta l’opera di Ishiguro. Never Let Me Go è considerato anche un romanzo sci-fi per la presenza dei cloni, ma ci sono aspetti che a Ishiguro interessano

66 Ibidem.

67 C. RINGROSE, “‘In the End it Has to Shatter’: The Ironic Doubleness of Kazuo Ishiguro’s When

We Were Orphans”, in S. Groes, B. Lewis (eds), op. cit., pp. 171-72.

68 A. WEBLEY, “‘Shangaied’ Into Service: Double Binds in When We Were Orphans”, in S. Groes,

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di più, ad esempio: in che modo i ragazzi riescono a trovare il loro posto nel mondo avendo un lasso di tempo limitato? Quali sono le cose che, proprio per la mancanza di tempo, gli stanno più a cuore69?

Secondo Andrew Barrow, giornalista dell’Independent, la curiosità nasce, in

Never Let Me Go, dalla moltitudine di red herrings che affollano il testo nei momenti

cruciali della narrazione: il depistaggio più affascinante compare nell’episodio in cui Kathy e Tommy visitano Madame e Miss Emily per confessare il loro amore e chiedere quindi di avere più tempo da trascorrere insieme. Durante questo turning

point il lettore è distratto dai riferimenti a un armadio che viene portato via con un

furgone. Barrow definisce il testo una “thoroughly macabre tale”, costruita però con “enigmatic grace and lightness of touch”, e termina la sua recensione con un sunto perfetto della struttura e della morale del romanzo:

In this deceptively sad novel, he simply uses a science-fiction framework to throw light on ordinary human life, the human soul, human sexuality, love, creativity and childhood innocence.

He does so with devastating effect, gently hinting that we are all, to some extent, clones, all copycats and mimics who acquire our mannerisms from the TV and cinema screens, even advertisements, as much as from our elders and betters. And, more frighteningly, that we are all, to some extent, pawns in someone else’s game, our lives set out for us70.

Sarah Kerr inizia la sua recensione di Never Let Me Go affermando: “There is no way around revealing the premise of Kazuo Ishiguro’s new novel. It is brutal; […] all we know in the early going is that we don’t quite know what’s going on”71. L’inizio del romanzo è infatti pervaso da un senso di mistero, perché non si capisce che significato abbiano le figure dei donors e quelle dei carers, né quale sia esattamente il loro posto in questo mondo fittizio. Ma perché Ishiguro ha voluto scrivere un libro del genere? Perché adattare un genere, in questo caso il romanzo sci-fi, per poi sovvertirne le convenzioni? Intende forse riflettere su questioni etiche? Secondo Kerr, le intenzioni di Ishiguro sono più personali e letterarie, in quanto la presenza dei cloni gli permette di spingere al limite le idee già maturate nella produzione precedente circa temi come la memoria e l’identità umana. Inoltre, il suo intento è anche “to capture what is unmistakably human, what survives and insists on subtly expressing itself after you

69 N. WROE, op. cit.

70 A. BARROW, “Never Let Me Go by Kazuo Ishiguro”, The Independent, 25 February 2005:

https://www.independent.co.uk/arts-entertainment/books/reviews/never-let-me-go-by-kazuo-ishiguro-746328.html.

71 S. KERR, “Never Let Me Go: When They Were Orphans”, New York Times, 17 April 2005:

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subtract the big stuff – the specific baggage, the parents, orientation toward a culture, a past and possible futures ‒ that shapes people into individuals”72. Tuttavia, a

differenza di ciò che succede di solito quando si legge un romanzo, non riusciamo a identificarci con Kathy, ma “we root for Kathy”73 perché, per quanto le sue emozioni

possano essere vere, la sua personalità viene messa in dubbio, sfidata. In ogni caso, tutto, nel testo, è perfettamente controllato e organizzato, e ciò si nota specialmente nei ricordi dei personaggi. Il fattore che ha permesso che Never Let Me Go riscuotesse così tanto successo si può riassumere con questa frase di Sarah Kerr: “if the novel feels a bit too distant to move us to outright heartbreak, it delivers images of odd beauty and a mounting existential distress that hangs around long after we read it”74.

Alcuni critici hanno messo a confronto Never Let Me Go con Kafka e Beckett. Ishiguro è d’accordo con questo paragone perché evidenzia come i suoi libri siano adatti a una lettura più astratta, anzi egli stesso incoraggia i suoi lettori ad avvicinarsi alle sue opere adottando una prospettiva metaforica, a cominciare proprio dall’ambientazione, che per lui è semplicemente parte della tecnica75. È stata

evidenziata anche un’altra particolarità del romanzo, ovvero l’insipienza della protagonista, caratteristica che ha provocato reazioni contrastanti tra i critici. La narrazione, soprattutto nella prima parte del testo, consiste in una serie di confessioni da parte di una giovane studentessa, la quale racconta le gelosie, le prime storie d’amore e le delusioni vissute a Hailsham, con un’innocenza che la fa sembrare molto più giovane della sua età. Il mondo circostante è descritto secondo una prospettiva limitata, che rivela, però, gli straordinari poteri di osservazione e interpretazione di Kathy H. Quando il lettore scopre la cruda verità nascosta dietro il velo della narrazione, si accorge che la protagonista sembra impassibile nei confronti di ciò che racconta, come se fosse realmente un automa, priva di caratteristiche che la rendano “umana”. Anche in questo caso, quindi, si ritrova l’uncanny, inteso come l’unione e la compresenza del familiare e del non familiare, dell’umano e del clone76.

The Buried Giant (2015) è un romanzo fantasy ambientato nell’Inghilterra

post-arturiana e ha come protagonisti una coppia bretone, Axl e Beatrice. I due

72 Ibidem. 73 Ibidem. 74 Ibidem.

75 An., “I Remain Fascinated by Memory”, Spiegel online, 5 October 2005:

https://www.spiegel.de/international/spiegel-interview-with-kazuo-ishiguro-i-remain-fascinated-by-memory-a-378173.html.

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soffrono di amnesia ma ricordano vagamente di aver avuto un figlio, perciò decidono di partire per andare a cercarlo. Nel viaggio incontrano vari personaggi, tra cui Sir Gawain, nipote di Re Artù, vengono ospitati in un monastero frequentato da monaci corrotti e hanno a che fare con draghi, cavalieri e incantesimi, fino a quando recuperano la memoria e si ricordano che loro figlio era morto diversi anni prima a causa della peste. Come nei precedenti romanzi, i personaggi sono bloccati nel proprio passato e sono rappresentati attraverso un graduale processo di guarigione da traumi di varia natura, spesso derivanti da un confronto con ideologie opprimenti.

Anche qui, quindi, il tema principale è quello della memoria, insieme a quello della riconciliazione: all’inizio del romanzo i Sassoni e i Bretoni convivono pacificamente, mentre alla fine, quando Axl e Beatrice recuperano la memoria, si riaprono i conflitti. Il gigante sepolto, quindi, non rappresenta altro che l’odio, il risentimento represso e i conflitti tra i popoli che, a seguito di paci effimere o questioni non chiarite, possono sempre riemergere: gli antagonismi riemergono in presenza di riconciliazioni fragili77. Il punto del romanzo è “to demonstrate that remembering and forgetting are two halves of the same coin”78. Al tema della memoria è infatti collegato quello dello status di nazione: è possibile diventare una nazione senza ricordare niente del proprio passato? In The Buried Giant l’amnesia non riguarda solo il passato, ma interessa anche la capacità di creare nuovi ricordi. Senza quest’ultimi, i bretoni non si fidano dei nuovi arrivati nel villaggio e non si formano legami forti e duraturi nemmeno tra i bretoni stessi: non ci può essere l’unità che dovrebbe caratterizzare una nazione79.

La storia è un altro tema che ricorre in tutta l’opera di Ishiguro, anche se ciò che gli interessa maggiormente sono gli effetti dei mutamenti sociali nella vita delle persone comuni80. Il periodo storico a cui Ishiguro fa riferimento, quindi, potrà essere più o meno preciso, ma al lettore stesso non interessa leggere i suoi romanzi in chiave storica, bensì per confrontarsi con determinate visioni del mondo e della vita81. I temi sopraelencati sono uniti da una riflessione iniziata nel 1999, quando Ishiguro visita il campo di concentramento di Auschwitz, già desolato e soggetto al degrado, e si chiede

77 K. CHEN, “Kazuo Ishiguro: My Own Private Japan”, Asian American Writers’ Workshop, 7 April

2015: https://aaww.org/kazuo-ishiguro-my-own-private-japan/.

78 C. CHARLWOOD, “National Identities, Personal Crisis: Amnesia in Kazuo Ishiguro’s The Buried

Giant”, in Open Cultural Studies, 2, 1, 2018, p. 27.

79 Ibidem, p. 28.

80 A. WEBLEY, “Making and Breaking Hegemonies: Kazuo Ishiguro and History”, cit., p. 3. 81 C. F. WONG, “Like Idealism is to the Intellect”, cit., p. 310.

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se sia meglio proteggere un luogo come questo e adibirlo a monito per le generazioni future o abbandonarlo al proprio destino. Questa riflessione, sfociata poi in The Buried

Giant, ci spinge a chiederci: è un bene ricordare determinati eventi del nostro passato

e della nostra storia o è meglio dimenticare tutto e andare avanti? È possibile basare il futuro dell’uomo su questi ricordi o è necessario cancellarli per poter vivere meglio? Del resto, come sottolinea Ishiguro, tra qualche anno non ci sarà più nessun testimone delle atrocità perpetrate nel passato, ma potrebbero essere le nuove generazioni a farsi portavoce della storia82.

Come sottolineato da Leyla Sanai, chi non apprezza il genere fantasy può essere inizialmente scoraggiato dalla lettura di The Buried Giant, ma in realtà “Ishiguro’s prose is as spare, restrained, understated and formal as always, but beneath lie deep emotions”83. Sotto la superficie fantasy, infatti, temi che potrebbero sembrare banali, ad esempio quello dell’amnesia, fanno invece scaturire spunti per una riflessione più profonda: è meglio vivere senza ricordarsi niente o combattere con i demoni del proprio passato e quindi arrivare anche a vendicarsi? Del resto, se Bretoni e Sassoni convivono abbastanza pacificamente è perché non si ricordano delle battaglie del passato, che li hanno visti contrapposti, e se gli stessi Axl e Beatrice sono amorevoli l’uno nei confronti dell’altro è perché sarebbe impossibile tenere il broncio senza ricordarsi di eventuali dissapori84.

Nonostante, come sottolineato da Tom Holland, “literary fiction and dragons rarely go together”85, The Buried Giant presenta riferimenti alle tradizioni letterarie

più disparate, prima fra tutte quella di The Lord of the Rings di JRR Tolkien, passando per Beowulf e per A Song of Ice and Fire di George RR Martin, fino ad arrivare alla figura di Caronte, che compare nel romanzo nei panni di un marinaio che trasporta Axl e Beatrice su un’isola di morti86.

82 K. ISHIGURO, “Nobel Lecture by Kazuo Ishiguro. Nobel Laureate in Literature 2017”, Svenska

Akademien, 2017, pp. 10-11.

83 L. SANAI, “The Buried Giant by Kazuo Ishiguro, Book Review: Don’t Fall for the Fantasy: This

Novel is Classic Ishiguro”, The Independent, 28 February 2015: https://www.independent.co.uk/arts- entertainment/books/reviews/the-buried-giant-by-kazuo-ishiguro-book-review-dont-fall-for-the-fantasy-this-novel-is-classic-10076373.html.

84 Ibidem.

85 T. HOLLAND, “The Buried Giant Review: Kazuo Ishiguro Ventures into Tolkien Territory”, The

Guardian, 4 March 2015: https://www.theguardian.com/books/2015/mar/04/the-buried-giant-review-kazuo-ishiguro-tolkien-britain-mythical-past.

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Ishiguro non è autore solo di romanzi, ma anche di short stories, il genere con cui, del resto, ha iniziato la sua carriera. Robert McCrum le ricorda con queste parole: “I cannot forget their haunting strangeness, the unique quality of his writing to this day, a weird mix of classic English and minatory Japanese prose. Although there was inevitably some influence from Ian McEwan, they were unmistakably the work of a young writer with a new voice”87. Una delle raccolte di short stories più importanti è

Nocturnes, pubblicata dalla Faber and Faber nel 2009 e avente come sottotitolo Five Stories of Music and Nightfall. Il termine nightfall si riferisce ai desideri e alle

speranze infrante dall’arrivo della “notte”, e le cinque short stories (“Crooner”, “Come Rain or Come Shine”, “Malvern Hills”, “Nocturne” e “Cellists”) sono collegate tra loro, attraverso elementi e personaggi ricorrenti, a tal punto da sembrare un unico testo, il cui significato dipende dal ruolo attivo del lettore. Il titolo della raccolta è particolarmente calzante visto che la musica è onnipresente: i protagonisti di due delle cinque short stories suonano nella piccola orchestra di un locale, un altro è un compositore, un altro ancora è un chitarrista. Inoltre, ci sono riferimenti ai Beatles, agli Abba e ai più svariati generi musicali, dal jazz alla musica classica. Non solo la raccolta ha come argomento principale la musica, ma ha anche una struttura “musicale”, tanto che Ishiguro la definisce un concept album, una forma musicale diventata popolare durante gli anni del progressive rock. Una delle riflessioni più interessanti della raccolta riguarda la discrepanza tra musica e linguaggio, in quanto la musica è quotidianamente presente nella vita dell’uomo, ma, molto spesso, è difficile capire ed esprimere col medium linguistico le sensazioni che essa comunica88. Le altre tematiche affrontate, spesso in tono ironico, sono la nostalgia, le aspirazioni e la fama, in quanto “although there is a sense that these stories were as much of a joy to write as they are to read, the tales are deeply sympathetic in tone, using dry humour to highlight how shallow, how confused, how jaded we become under that umbrella called fame”89.

Ishiguro ha scritto anche delle sceneggiature: una per la BBC nel 1982 dal titolo The Gourmet, un’altra intitolata A Profile of J Arthur Mason, che ha come

87 R. McCRUM, “My Friend Kazuo Ishiguro: ‘An Artist Without Ego, With Deeply Held Beliefs’”,

cit.

88 G. SMYTH, “Waiting for the Performance to Begin: Kazuo Ishiguro’s Musical Imagination in The

Unconsoled and Nocturnes”, in S. Groes, B. Lewis (eds), op. cit., pp. 150-53.

89 A. LAUPPE-DUNBAR, “Review of Nocturnes: Five Stories of Music and Nightfall by Kazuo

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protagonista un maggiordomo e quindi anticipa The Remains of the Day, e, sempre nello stesso anno, The White Countess, per la Merchant Ivory, la stessa che ha prodotto anche la versione cinematografica di The Remains of the Day90.

Ishiguro, a testimonianza del suo perdurante interesse per la musica, è anche autore di alcuni testi per le canzoni di Stacey Kent, una cantante jazz, che si esibisce col marito sassofonista, Jim Tomlinson. I due si sono conosciuti personalmente ed è stata la cantante a chiedere a Ishiguro di scrivere per lei: il risultato è Breakfast on the

Morning Tram. L’immagine del tram è ripresa dal finale di The Unconsoled per

descrivere una persona col cuore infranto che è stata sveglia tutta la notte ma, all’alba, quando sale sul tram, trova, ad aspettarla, una ricca colazione con ciò che più le piace e tutte le persone presenti la confortano e conversano con lei91.

Prima di procedere con l’analisi specifica di The Remains of the Day vorrei soffermarmi su tre aspetti secondo me importanti, in quanto riguardano, in generale, l’attività letteraria di Ishiguro: alcuni procedimenti narrativi, ovvero il modo in cui l’autore costruisce i suoi romanzi (narratore, trama, personaggi), le influenze letterarie, musicali e cinematografiche e il rapporto con il Giappone.

1.2. Alcuni procedimenti narrativi.

È molto difficile inserire uno scrittore eclettico come Ishiguro all’interno di categorie ben precise: molti lo hanno definito un autore postcoloniale, ma egli stesso si chiede quale sia il significato di una tale definizione. Pertanto, dopo aver elencato varie possibili spiegazioni, afferma: “Does it mean writing by people who don’t have white skins? I often suspect the latter is the accurate definition. […] Whether somebody is postcolonial seems to be defined by the writers’ biography rather than their writing, and that’s what makes me very suspicious of postcolonial writing as a category”92.

Robert McCrum, dopo aver espresso la difficoltà di categorizzare Ishiguro, afferma: “Ish might identify with the marginal”93. L’autore è spesso avvicinato a scrittori quali

Salman Rushdie e Timothy Mo, ma in realtà i loro stili sono agli antipodi: Rushdie,

90 N. WROE, op. cit.

91 K. KELLAWAY, “Kazuo Ishiguro: I Used to See Myself as a Musician. But Really, I’m One of

Those People with Corduroy Jackets and Elbow Patches”, The Guardian, 15 March 2015:

https://www.theguardian.com/books/2015/mar/15/kazuo-ishiguro-i-used-to-see-myself-as-a-musician.

92 S. GROES, “The New Seriousness: Kazuo Ishiguro in Conversation with Sebastian Groes”, in S.

Groes, B. Lewis (eds), op. cit., p. 263.

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ad esempio, si esprime con parole comuni, ma dotate di straordinaria energia e, occasionalmente, trascende in straordinarie efflorescenze verbali. Ishiguro, dal canto suo, privilegia piuttosto un linguaggio che non fa emergere istantaneamente il significato, tende a nasconderlo sotto una coltre di lemmi costantemente funzionali, aspetto che determina la tipica struttura compatta dei suoi romanzi94.

Ogni romanzo di Ishiguro ha una struttura precisa: di solito si ha un narratore inattendibile in prima persona che, poco per volta, racconta eventi del passato filtrati attraverso i suoi ricordi. In un determinato periodo, c’è un cambiamento nella vita personale del personaggio, per cui la narrazione funziona come una confessione che ha come obiettivo quello di ristabilire l’ordine a livello individuale95.

La struttura ordinata dei testi riflette il modo di procedere dell’autore. Gli elementi da cui parte sono le relazioni tra i personaggi, i problemi e i temi, mentre l’ambientazione rappresenta da sempre il suo maggiore dilemma durante la creazione di un romanzo. Ishiguro può arrivare a terminare un libro senza sapere dove ambientarlo, oppure può cambiare radicalmente ambientazione nel corso della scrittura. A Pale View of Hills, ad esempio, nelle intenzioni originarie dell’autore si doveva svolgere in Cornovaglia, ma poi Ishiguro ha deciso di ambientarlo a Nagasaki alla fine della Seconda guerra mondiale96. L’ambientazione delle opere non è mai

specifica, funziona semplicemente da sfondo alle vicende, in quanto Ishiguro è interessato alla dimensione astratta dello spazio97, non alla sua rappresentazione

realistica, quindi, ad esempio, quando ambienta i propri romanzi in Giappone, esso è sempre un Giappone immaginario: “I just invent a Japan which serves my needs”98.

Ishiguro mostra al lettore un Giappone stereotipato e fatto di luoghi comuni universalmente conosciuti per attrarre il pubblico occidentale99.

Le ambientazioni sono metaforiche, servono per esprimere valori universali, a Ishiguro non interessa dire qualcosa di specifico su determinate società, perché “I think I’d prefer to do it through nonfiction and follow all the proper disciplines such as to actually produce evidence and argument”. Ciò che ci chiede l’autore, quindi, è

94 A. VORDA, K. HERZINGER, “An Interview with Kazuo Ishiguro”, in Mississippi Review, 20, 1/2,

1991, pp. 135-36.

95 P. SLOANE, op. cit., p. 1.

96 An., “I Remain Fascinated by Memory”, cit.

97 S. GROES, “The New Seriousness: Kazuo Ishiguro in Conversation with Sebastian Groes”, in S.

Groes, B. Lewis (eds), op. cit., p. 253.

98 G. MASON, op. cit., p. 341.

99 A. BARDELLI, “Un pallido orizzonte di confine: i romanzi ‘giapponesi’ di Kazuo Ishiguro”, in

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di guardare al mondo da lui descritto come a un riflesso del mondo in cui tutti viviamo100.

Prima di dare forma scritta al testo, Ishiguro ha già un’immagine mentale della storia, infatti afferma: “I find that I have to have a very close map of where I’m going to go before I actually start to write the words”101. Il passo successivo consiste

nell’abbozzare pagine e pagine di appunti e idee in cui l’autore è ancora libero di sperimentare con i personaggi o con gli eventi.

Per quanto riguarda il tipo di linguaggio utilizzato, è Ishiguro stesso a definirlo in un’intervista con Allan Vorda: “The language I use tends to be the sort that actually suppresses meaning and tries to hide away meaning rather than chase after something just beyond the reach of words. I’m interested in the way words hide meaning”102. Anche questo risponde alla volontà di accostarsi al romanzo a un livello metaforico. Vorda, inoltre, facendo riferimento in particolare allo stile di The Remains of the Day, definisce la prosa di Ishiguro “a joy to read”103. Infatti, è proprio a partire da questo

romanzo che l’autore acquisisce consapevolezza del proprio modo di scrivere, nel senso che i primi due libri sono scritti quasi “di getto”, senza avere in mente un preciso stile, cercando di trasporre sulla carta delle frasi che fossero più chiare possibile. Le recensioni dei critici hanno poi sottolineato come la sua scrittura sembrasse “unusually calm with all this kind of strange turmoil expressed underneath the calm”104. Ishiguro

si è allora reso conto che quello era il suo stile, la sua “natural voice”, non qualcosa di costruito, ma di perfettamente spontaneo105.

Inoltre, la trama non è l’elemento su cui Ishiguro si concentra maggiormente, perché, se così facesse, dovrebbe sacrificare, ad esempio, la caratterizzazione dei personaggi e i risvolti psicologici delle vicende. Questo approccio alla trama ha, però, sia dei pro che dei contro: da una parte lo scrittore si sente, in generale, più libero, dall’altra deve trovare modalità alternative per intrattenere il lettore e per strutturare il testo106. A Ishiguro non piace il linear plot, ovvero l’idea che un evento debba necessariamente verificarsi dopo un altro e così via, infatti afferma: “I want certain things to happen in a certain order, according to how I feel the thing should be

100 A. VORDA, K. HERZINGER, op. cit., pp. 140-41. 101 Ibidem, pp. 153-54. 102 Ibidem, pp. 135-36. 103 Ibidem, p. 141. 104 Ibidem, p. 142. 105 Ibidem, pp. 141-42. 106 Ibidem, pp. 147-48.

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arranged tonally or whatever”. Del resto, questo è il modo in cui ognuno di noi parla e, soprattutto, pensa107.

Il tipo di personaggio che compare maggiormente nelle opere di Ishiguro è costituito da una persona con talenti e passioni che la portano a fare qualcosa di più per la società o per il mondo rispetto a quello che farebbero le persone normali; la sua è una causa più grande, in quanto si pone come obiettivo di migliorare l’umanità. Tuttavia, i risvolti delle vicende di questi personaggi sono spesso negativi, perché essi si rivelano alla fine per quello che sono, ovvero persone ordinarie, come gli altri, che non spiccano sulla massa in quanto, in un modo o nell’altro, hanno sprecato il loro talento o la loro passione108. Quasi tutti i personaggi, inoltre, si trovano intrappolati in un modo di vivere terribile e opprimente da cui potrebbero fuggire, ma non fanno niente, non si ribellano. Ciò riflette l’interesse di Ishiguro per l’analisi del modo in cui gli uomini accettano il proprio crudele destino con rassegnazione109.

Abbiamo visto, attraverso l’excursus sulle opere di Ishiguro, quali siano i temi comuni ai vari romanzi, ma ci sono determinati argomenti su cui, invece, l’autore preferisce non soffermarsi: la responsabilità genitoriale, l’esilio, e soprattutto il suicidio rituale in uso tra i samurai, il cosiddetto seppuku, che più di tutti corre il rischio di diventare un cliché, uno stereotipo sulla cultura giapponese110. Le varie

opere di Ishiguro sono quindi collegate tra loro per la ricorrenza di determinati temi, ma anche perché tutte rientrano nello stesso “strange, weird territory”111. Esso

comprende tutti gli elementi di cui l’autore viene a conoscenza giorno per giorno, anche leggendo, ad esempio, un articolo di giornale, e che sono considerati da lui rilevanti a tal punto da poter essere inseriti in un romanzo112.

1.3. Le influenze letterarie, musicali e cinematografiche.

Per quanto riguarda gli autori che hanno esercitato una certa influenza su Ishiguro, soprattutto negli anni della formazione, ci sono innanzitutto Dostoevsky, Tolstoy e Chechov113. La lettura di quest’ultimo, in particolare, ha incoraggiato Ishiguro a non vedere la trama come l’elemento principale di un’opera, infatti l’autore afferma: “I

107 G. MASON, op. cit., pp. 341-42.

108 A. VORDA, K. HERZINGER, op. cit., pp. 151-52. 109 An., “I Remain Fascinated by Memory”, cit. 110 G. MASON, op. cit., pp. 346-47.

111 A. VORDA, K. HERZINGER, op. cit., p. 150. 112 Ibidem, p. 151.

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