2. The Remains of the Day: cenni generali sul romanzo.
2.1. Gran Bretagna e Stati Uniti a confronto.
Già a una prima lettura si può notare la contrapposizione tra Gran Bretagna e Stati Uniti, rappresentati rispettivamente da Lord Darlington e Mr Farraday. Da un punto di vista retorico Lord Darlington è identificabile con la rhetoric of persuasion, in quanto egli è laconico e non ama parlare a lungo, mentre Mr Farraday è collegato alla
invitational rhetoric, basata sull’uguaglianza e sul valore di ogni singolo individuo,
poiché gli piace conversare a lungo e con più interlocutori nello stesso momento171. Peter Sloane ha individuato nel testo un sentimento di Anti-Americanism, ovvero “a feeling of animosity toward the growing dominance of the United States
168 M. A. M. EMARA, op. cit., p. 14.
169 L. R. FURST, “Memory’s Fragile Power in Kazuo Ishiguro’s The Remains of the Day and W. G.
Sebald’s Max Ferber”, in Contemporary Literature, 48, 4, 2007, p. 535.
170 Ibidem, pp. 535-36.
171 R. PATRAŞ, “A Rhetorical Approach to Kazuo Ishiguro’s The Remains of the Day”, in Philologica
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after World War II”172 che, in realtà, dà voce alla preoccupazione di Ishiguro circa la
sempre maggiore “americanizzazione” della cultura, con la crescente predominanza della fiction americana e un conseguente abbattimento delle differenze tra le varie culture173. Nel romanzo, dopo la morte di Lord Darlington, Darlington Hall viene comprata da Mr Farraday, ricco uomo d’affari americano che cerca un “genuine old- fashioned English butler, not just some waiter pretending to be one” (p. 131), come se Stevens fosse un trofeo di guerra da esibire davanti agli ospiti e proveniente da una Nazione sconfitta e sempre più sottomessa culturalmente, economicamente e politicamente174. Sloane, per non parlare direttamente di “occupazione”, preferisce usare l’espressione “cultural siege”175: Stevens è l’ultimo superstite di una
generazione all’antica, che vuole difendere a tutti i costi lo stile di vita tradizionale, cercando, allo stesso tempo, di guadagnare un certo status sociale: egli, infatti, prende in prestito la Ford di Mr Farraday, automobile che simboleggia il benessere economico delle classi sociali più agiate, e grazie al completo elegante che indossa viene scambiato per un gentiluomo176. Inoltre, la Ford è l’elemento primario che permette che il viaggio abbia luogo e quindi realizza il desiderio principale di Stevens, quello di incontrare Miss Kenton. Quando il maggiordomo arriva al villaggio di Tavistock, gli abitanti esprimono la loro meraviglia nel vedere una tale macchina: l’economia e la società si stanno evolvendo rapidamente, ma l’Inghilterra non riesce a stare al passo coi tempi177.
L’Anti-Americanismo si vede anche nella pratica del bantering: Stevens sa che Mr Farraday vorrebbe solo avere una conversazione informale e rilassata, ma non riesce a mascherare la sua ostilità nei confronti di questa pratica così estranea alla cultura inglese e, soprattutto, così poco professionale, al punto da affermare: “Bantering is of another dimension” (p. 16). Se Stevens rispondesse a tono alle battute di Mr Farraday, verrebbe meno la distanza gerarchica che invece egli vuole mantenere rispetto al suo nuovo datore di lavoro, gli sembrerebbe di essersi concesso una libertà troppo grande178. Inoltre, Stevens “mistakes casual joking for a monologue that one
172 P. SLOANE, op. cit., p. 2. 173 Ibidem.
174 Ibidem, p. 8. 175 Ibidem. 176 Ibidem.
177 J. P. McCOMBE, “The End of (Anthony Eden): Ishiguro’s The Remains of the Day and Midcentury
Anglo-American Tensions”, in Twentieth Century Literature, 48, 1, 2002, p. 88.
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can prepare and rehearse rather than seeing it as a response that arises spontaneously in human interaction”179. La prova dell’Anti-Americanismo di Stevens è costituita dal
fatto che, ogni qualvolta è Lord Darlington a chiedergli un favore, il maggiordomo lo accontenta senza opporre resistenza: ciò si nota, ad esempio, quando Lord Darlington gli chiede di spiegare i “facts of life” a David Cardinal, suo figlioccio rimasto orfano180.
Ishiguro, come “nemico”, ha scelto proprio l’America poiché essa è “the mutual alien of Britain and Japan”181, e ogni volta che Stevens impiega l’aggettivo
American lo intende come antonimo di English, il primo indicante rozzezza e
volgarità, il secondo sofisticatezza182. La formalità ed eleganza che caratterizza il modo di parlare di Stevens potrebbe dare l’impressione di una “quintessential Englishness”183, ma, in realtà, suonerebbe innaturale a un qualsiasi parlante inglese
come prima lingua, infatti rappresenta uno dei tanti aspetti che legano Stevens al passato. Il maggiordomo, come si è visto, non sa usare il bantering e ha un modo di parlare datato e totalmente diverso da quello degli altri: anziché dire “going to bed” impiega il verbo “to retire”. La differenza si nota soprattutto nel dialogo che Stevens intrattiene con gli abitanti del villaggio di Moscombe, delle persone molto semplici, con le quali ostenta un linguaggio “aristocratico”, all’altezza di un maggiordomo di prim’ordine, quale egli si ritiene184, ma, in realtà, si esprime in modo meccanico e
privo di spontaneità.
Stevens cerca di resistere al “cultural siege” americano e, per mostrare fedeltà a Lord Darlington anche dopo la sua morte, prova a riportare in auge gli antichi fasti della country house, ma, irrimediabilmente, fallisce, e i suoi tentativi hanno un effetto parodico che mostra anche come il potere della Gran Bretagna sia diminuito185. Ishiguro ammette di aver agito, attraverso il personaggio di Stevens, in parte con intento politico, in quanto, negli anni in cui scrive il libro, si trova immerso in un’atmosfera più politicizzata rispetto a quella in cui vivono le generazioni attuali: il maggiordomo non si accontenta di svolgere il suo lavoro, ma vuole consacrarlo a una
179 C. CHENG, “Cosmopolitan Alterity: America as the Mutual Alien of Britain and Japan in Kazuo
Ishiguro’s Novels”, in The Journal of Commonwealth Literature, 45, 2, 2010, p. 233.
180 J. P. McCOMBE, op. cit., p. 86. 181 C. CHENG, op. cit., p. 227. 182 Ibidem, p. 232.
183 Ibidem, p. 240.
184 L. R. FURST, op. cit., p. 542. 185 P. SLOANE, op. cit., pp. 8-9.
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causa più grande, una causa politica, ed è qui che iniziano i problemi. Tuttavia, l’autore non vuole criticare o indirizzarsi al governo inglese di quegli anni, vuole semplicemente sovvertire l’immagine romanticizzata tipicamente turistica dell’Inghilterra186.
In questo romanzo si nota chiaramente l’interesse dell’autore per la storia, in particolare, come si è detto, per gli effetti dei cambiamenti storici sulla vita di persone comuni: Stevens si identifica con dei valori, nel suo caso quelli dell’essere un maggiordomo, di cui fa la sua ragione di vita, che sono dominanti nel contesto storico in cui vive ma che, col passare del tempo, non sono più validi: i narratori perdono così la propria identità, nonché il proprio posto nella società187, in quanto “history has proved them to be either foolish or perhaps even someone who contributed to evil”188. Lo stesso Lord Darlington è descritto, dal punto di vista di Stevens, come un gentiluomo, una persona dall’animo nobile, che prova compassione per il modo, a suo dire poco umano, in cui sono stati trattati i nemici tedeschi in seguito alla stipulazione del Trattato di Versailles, al termine della Prima guerra mondiale, e cerca di porvi rimedio. Tuttavia, sono il senatore americano Lewis e il giovane giornalista David Cardinal ad avere la visione più lucida e, si potrebbe dire, anche profetica, sulla figura di Lord Darlington. Egli, convinto che col nemico si possa ragionare civilmente, è ancora aggrappato a un ideale storico che non esiste più, in quanto dominante nel periodo tra le due guerre: il mondo sta cambiando e l’onestà e la nobiltà d’animo non bastano più per regolare i rapporti internazionali. Lord Darlington è quindi un idealista, perché è convinto che il Primo conflitto mondiale abbia insegnato al mondo quanto la guerra sia inutile, tuttavia le sue considerazioni riflettono un punto di vista ingenuo sulla politica189.
La storia inglese si riflette, seppur implicitamente, sul romanzo: il 1956, anno in cui inizia l’opera, è considerato l’anno simbolico del collasso dell’Impero britannico, in quanto segnato dalla crisi di Suez. L’evento non è direttamente citato nel testo, eppure la scelta di Ishiguro non è casuale190. Anzi, il riferimento è chiaramente riconoscibile da qualsiasi lettore con un minimo di conoscenza della
186 S. GROES, “The New Seriousness: Kazuo Ishiguro in Conversation with Sebastian Groes”, in S.
Groes, B. Lewis (eds), op. cit., p. 250.
187 A. WEBLEY, “Making and Breaking Hegemonies: Kazuo Ishiguro and History”, cit., pp. 2-4. 188 An., “Kazuo Ishiguro with F. X. Feeney at the Writer’s Guild Theatre, Los Angeles”, cit.
189 J. M. LANG, “Public Memory, Private History: Kazuo Ishiguro’s The Remains of the Day”, in Clio,
29, 2, 2000, pp. 157-58.
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cultura inglese. L’Egitto, così come gli altri Stati Arabi, non ha mai riconosciuto lo Stato di Israele, e, prima della nazionalizzazione del canale, il Primo Ministro egiziano Gamel Adbel Nasser, per prepararsi a un’eventuale guerra, inizia a chiedere armi agli Stati Uniti, evidenziando come la Gran Bretagna avesse ormai un ruolo di secondo piano negli affari esteri. L’accordo con la potenza americana, però, salta, e anche gli inglesi non vogliono più finanziare l’Egitto. La conseguenza è il licenziamento delle forze britanniche dalla regione di Suez e la nazionalizzazione del canale191.
L’intento dell’autore, però, non è affatto quello di scrivere un romanzo sulla crisi di Suez192, bensì descrivere la “perplexity facing humans living in turbulent ages”193. Tuttavia, questo preciso avvenimento non segna una svolta solo nella storia
inglese, ma anche nella trama del romanzo, visibile nel cambiamento dei rapporti tra Gran Bretagna e Stati Uniti e nell’evoluzione del punto di vista sul mondo di Stevens, infatti “the personal concerns of Stevens […] are inextricably bound to the political and social climate that surrounds him”194. Ci sono, inoltre, delle corrispondenze
interessanti tra la storia inglese e il romanzo: Eden, Primo Ministro al tempo della crisi di Suez, sale al potere proprio nel 1955, lo stesso anno in cui Mr Farraday si trasferisce a Darlington Hall, e il suo carattere è molto simile a quello di Lord Darlington, ovvero “ill suited for diplomacy. He was a particularly poor judge of character and was often overmatched in the political arena”195 o ancora, usando le parole di Mr Lewis: “a
classic English gentleman. Decent, honest, well-meaning. But […] an amateur” (p. 106). Inoltre, come l’opinione pubblica inglese riponeva totale fiducia in Anthony Eden, così Stevens è ciecamente fedele a Lord Darlington. Eden è direttamente nominato nel romanzo in una scena che si svolge nel villaggio di Moscombe, quando Stevens, vestito di tutto punto e con una macchina considerata, al tempo, di lusso, viene scambiato per un gentiluomo e attira l’attenzione di buona parte degli umili abitanti del villaggio. Dopo che il maggiordomo ammette di aver conosciuto molti degli uomini più influenti dell’epoca, sia americani che europei, Mr Andrews gli pone una domanda196: “Excuse me asking, sir, […] but what sort of man is Mr Eden? I mean
191 J. P. McCOMBE, op. cit., pp. 79-80.
192 A. VORDA, K. HERZINGER, op. cit., p. 150.
193 C. F. WONG, “Kazuo Ishiguro’s The Remains of the Day”, in B. W. SHAFFER (ed.), A Companion
to the British and Irish Novel 1945-2000, Malden, Blackwell Pub., 2005, p. 495.
194 J. P. McCOMBE, op. cit., p. 77. 195 Ibidem, p. 80.
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at the personal level. I’ve always had the impression he’s a jolly decent sort. The sort that can talk to anyone high or low, rich or poor. Am I right, sir?” (p. 198).
La crisi di Suez, paradossalmente, ebbe anche effetti positivi sulla vita degli inglesi, primo fra tutti la crescente popolarità della televisione a scapito della radio: il primo evento televisivo vero e proprio ad essere trasmesso, seguito da milioni di persone, fu l’incoronazione della regina Elisabetta nel 1953. Tuttavia, Stevens dimostra ancora una volta la sua natura retrograda, in quanto, nonostante nel 1956 la televisione sia diffusa ormai ovunque, egli preferisce ascoltare la radio. Ciò è confermato da una sua stessa affermazione: “I have a reluctance to change too much of the old days” (p. 7). In questo modo il maggiordomo sta proteggendo anche la sua identità inglese197, perché la televisione è un’importazione americana, infatti “by understanding the Americanization of British media […] perhaps we can begin to understand why Stevens embraces the world of the wireless”198: ancora una volta il
maggiordomo esprime il suo Anti-Americanismo. Il programma preferito di Stevens si chiama Twice a Week or More, ed è “in fact broadcast three times each week, and basically comprises two persons making humorous comments on a variety of topics raised by readers’ letters” (p. 139). Il nome è particolarmente adatto alla situazione perché si collega al numero di volte in cui Stevens potrebbe ascoltarlo, altrimenti troppo impegnato nel suo lavoro, e ai tagli dei programmi radiofonici a seguito dell’avvento della televisione199. La radio, per Stevens, prende quindi il posto della
sua amata Hayes Society, l’organizzazione dei maggiordomi che, negli anni Venti e Trenta, aveva fissato gli standard della professione, tra i quali il concetto di “dignità” che diventa un vero e proprio mantra per Stevens. Questa organizzazione è l’unica comunità di cui Stevens sia mai stato veramente membro e rappresenta l’unico legame, seppur minimo, che Stevens abbia mai avuto col mondo esterno, ma, negli anni Cinquanta, le informazioni devono essere acquisite con modalità diverse, ad esempio con il National Geographic e, appunto, la radio200.
197 Ibidem, pp. 91-94. 198 Ibidem, p. 94. 199 Ibidem, p. 93. 200 Ibidem, p. 95.
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