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Bricks ! Mattoncini per la costruzione del sapere. Progetto di un'applicazione smartphone per adolescenti di supporto allo studio extrascolastico

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Academic year: 2021

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Politecnico di Milano, Scuola del Design. Corso di Laurea Magistrale in Design della Comunicazione.

Tesi di Girelli Sofia

Relatore: Prof. Gianluca Brugnoli Corelatore: Roberta Tassi

Progetto di un'applicazione smartphone per adolescenti di supporto allo studio extrascolastico.

AA. 2014–2015,

appello di laurea 28 Luglio 2015 Matricola n° 798124.

Bricks!

mattoncini per la

costruzione del sapere.

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Tesi di Girelli Sofia

Matricola n° 798124

Corso di Laurea Magistrale in Design della Comunicazione,

A.A. 2014–2015, appello di laurea del 28 Luglio 2015. Relatore: Prof. Gianluca Brugnoli

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INDICE

Indice

Teoria

Premessa

A. Abstract 1.0 La generazione Zeta 2.0 L’apprendimento

Il motivo del mio progetto

L'identikit dello studente

Definizione di apprendimento Le tecnologie usate

Il metodo di studio e le strategie di apprendimento Le attività preferite

Motivazione allo studio A scuola Attenzione 9 12 22 13 23 27 33 15 24 28 35 19 25 32 37 20 Memoria

Partecipazione in classe e lavoro di gruppo Organizzazione del lavoro personale

Elaborazione attiva del materiale e uso dei sussidi Flessibilitá di studio, autovalutazione, metacognizione

3.0 Gli stili cognitivi

Una definizione

I principali modelli cognitivi Gardner e le intelligenze multiple

40 41 42 47

(4)

4.0 La didattica del futuro

5.0 Gioco e apprendimento

6.0 Scuola digitale

Una nuova conoscenza

Una comparazione

La situazione attuale I trend futuri

Game Design ed esperienza

L’impegno del governo: il piano digitale Le future Tecnologie

Persuasive Game, Casual Game

Il decreto Libri digitali La tassonomia del giocatore

50 60 68 51 61 69 53 62 70 56 64 72 65

User Research

B. User Centered Design

7.0 Strumenti e attività di ricerca

La ricerca utente

Crowdsource tool: Desktribe Diario: Desktribe Kit

Interviste

Expert Interview: Fabio Ferri

Expert Interview: Maria Vittoria Alfieri Users Interview: gli studenti

78 80 81 86 94 95 99 104 INDICE

(5)

8.0 Analisi e sintesi dei dati

9.0 Progetto

Personas

Architecture Information e wireframe Competitors

Tecnologia disponibile Customer Journey

Visual Design e Scenari Strategic Objectives

User Test

Concept e mappa di sistema

108 144 127 174 109 156 134 118 158 141 140

Conclusioni

Bricks

C. Conclusioni Cambiare le cose Bibliografia 176 178 INDICE

(6)

Indice

Immagini

[01] Millenials, Andrew Mayers for Time

[02] Cover Time 26 Maggio 2013, Andrew Mayers for Time

[03] Howard Gardner

[04] millenials. Ritratto di alcuni adolescenti oggi.

[05] Pagina Facebook Desktribe

[06] Crowdtool: Postazioni di studio

[07] Personas http://www.corbisimages.com/

[08a,...,e] Filippo, Francesca, Martino, Sara, Thomas. Personas [09] Oil Project [10] My Studio [11] Mosaico [12] Evernote [13] Metamoji [14] Duolingo [15] Diarioskuola.net [16] Whatsapp

[17] ipotetico scenario https://creativemarket/

[18a,...,e] Screen e Scenari [19a,b] User Test

9 18 47 76-77 83 84-85 112-116 111 119 123 121 123 121 125 125 126 138-139 162-173 159-175 INDICE

(7)

Indice

Grafici

(01 a,b,c) Visualizzazione dei dati presi dal report Net Children Go Mobile

(05) Presenza tecnologica.Analisi degli oggetti all'interno delle fotografie ricevute

(02) Trend e tecnologie scolastiche nei prossimi 5 anni, dal report Horizon Europe

(06a,b,c) Caratteristiche.Visualizzazione delle caratteristiche del campione di ricerca (07a,b,c) Preferenze.Visualizzazione delle preferenze indicate dal campione di ricerca (08a,b,c) Abitudini.Visualizzazione delle abitudini indicate dal campione di ricerca (09)Matrice personas.Individuazione delle Personas

(10a,...,e) Filippo, Francesca, Martino, Sara, Thomas.Grafici personas (11) Tassonomia dei giocatori di Bartle applicata ai personaggi

(12a,...,e) Customer Journey delle singole personas, grafico (13) Customer Journey, grafico

(14) Obiettivi strategici di progetto, grafico

(15) Mappa di sistema, grafico

(16a,b) Architettura delle informazioni, grafico.

(18a,...,n)Framework e wireframe studente. (19) Logo Bricks.

(20) Visual Identity Bricks.

(17) Percorso dell'applicazione tramite wireframe.

(03) Diagramma di flusso ideato da Mihály Csíkszentmihályi

(04) Tassonomia dei giocatori secondo Richard Bartle

16-17 59 62 67 84-85 89 91-93 90 111 128-131 112-116 132-133 117 136-137 140-141 145-146 148-149 150-155 159 161 INDICE

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ABS

TR

A

C

T

In questi ultimi anni, l’Italia sta attraversando un periodo complesso sul piano dell'economia e delle istituzioni. Questo momento critico non può essere descritto solamente dal punto di vista economico: scava infatti più in profondità andando a condizionare diversi aspetti della vita quotidiana e della vita comunitaria.

La scuola non è certo estranea a un tale contesto, al contrario ne subisce pienamente gli effetti.

Il cambiamento poggia sulle fondamenta di un sistema scolastico che può essere causa ed effetto di una positiva risoluzione o di un'involuzione. Se si vuole analizzare qualche dato relativo all'istruzione pubblica e non solo, vedremo che in Italia il tasso di abbandono scolastico rimane intorno al 24%1, in controtendenza rispetto

agli altri paesi europei; inoltre restano poco incoraggianti i risultati riportati dagli studenti italiani nei test scolastici a livello europeo. Tra quelli che invece decidono di portare a termine i cinque anni di scuole medie superiori e

conseguire il diploma di maturità, sono ancora pochi gli studenti che

→2. Zunino, C.,

Università, crolla numero laureati. Al Sud -45mila iscritti. Udu: "Atenei stanno morendo", «Repubblica», 27 Maggio 2015, http://www.repubblica. it/rubriche/la-scuola-sia-mo-noi/2015/05/27/news/ universita_crolla_numero_ laureati_al_sud_-45mila_ iscritti_udu_atenei_stan-no_morendo_-115365111/ →3. Intravaia, S., L'Ocse fotografa

i docenti italiani: sono i più anziani ma ancora motivati. E tra i presidi sorpasso delle donne, «Repubblica», 26 Giugno 2014, http://www.repubblica.it/ scuola/2014/06/26/news/ ocse_fotografa_la_scuo-la_italiana-90092199/ →1. Ottaviani, J., In Italia uno studente su tre non finisce le scuole superiori, «Internazionale», 20 Febbraio 2015, http://www.internazionale. it/opinione/jacopo-ottavi- ani/2015/02/20/scuola-stu-denti-italia-abbandono

A. Il motivo del mio progetto

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A

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scelgono di intraprendere un percorso universitario2, nonostante le statistiche

dimostrino che, in una situazione di crisi come quella attuale, chi è in possesso di un titolo di studio è più facilitato nella ricerca di un impiego.

Tra le possibili concause che contribuiscono a delineare tale situazione possiamo forse isolarne una che assume certamente un ruolo centrale ai fini della nostra ricerca: la difficoltà dell'integrazione delle nuove tecnologie all'interno del sistema scolastico, tema questo che potrebbe essere ricondotto al dato relativo all'età media del corpo docente (49 anni3),

sicuramente tra le più alte d'Europa. Gli studenti si trovano quindi a vivere quotidianamente una doppia realtà: quella interna alle mura

scolastiche, a volte troppo statica e poco propensa all’innovazione e quella esterna, in continua trasformazione e cambiamento.

Gli adolescenti infatti il più delle volte parlano una lingua diversa rispetto ai loro insegnanti, e si comportano e si rapportano con il mondo in maniera differente.

Navigano in internet e, tramite la rete, si informano; quasi tutti possiedono un cellulare, a casa hanno un

computer e sanno usare un tablet. A scuola la situazione

è completamente diversa: il sapere si trova sui libri cartacei e le poche risorse digitali a disposizione il più delle volte si rivelano poco efficaci.

Anche l’editoria tradizionale, tra cui quella scolastica, sta vivendo un momento di profondo cambiamento e, se da un lato cerca di rispondere alle nuove richieste che strizzano

l'occhio alla multimedialità, dall’altro la ridotta strumentazione tecnologica presente sui banchi di scuola non ne favorisce una sperimentazione libera e coraggiosa.

A partire dall'analisi di un tale contesto e attraverso il lavoro di ricerca della mia tesi si è voluto da un lato tracciare il profilo del sistema scolastico nazionale, esplorando i tratti che oggi caratterizzano lo studente italiano e definendo quelli che saranno i futuri paradigmi e le future opportunità per l’Europa e per l’Italia nel mondo dell’apprendimento e della scuola; dall’altro, attraverso l'ideazione di un’applicazione per smartphone, si vuole proporre un valido strumento per studenti adolescenti che sia di supporto allo studio personale, che riesca ad affiancare i tradizionali metodi di studio a metodologie più

contemporanee, come per esempio può essere il cooperative learning, e allo stesso tempo che parli un linguaggio digitale.

Bricks!, il prodotto finale della mia ricerca è un’applicazione che si propone di accompagnare i ragazzi nel loro percorso di studi in maniera coinvolgente, supportandoli e invogliandoli ad approfondire gli argomenti scolastici e

contemporaneamente le proprie capacità comunicative.

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Una generazione naturalmente

nativa digitale e sempre connessa,

in perenne comunicazione con i

coetanei, con cui ama condividere

la propria vita, le proprie fotografie

e la propria musica. È il ritratto

della generazione Z, quella dei

giovani adolescenti Italiani che

si preparano al loro ingresso nel

mondo dei grandi.

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Per tracciare l’identikit dello studente di oggi, non possiamo più parlare di generazione di Millenials o di nativi digitali. Una nuova generazione ha fatto il suo ingresso nel mondo scolastico, e si è seduta a occupare i banchi di scuola, la generazione Zeta.

Il termine si riferisce a tutti quei ragazzi nati dopo il 2000, e cioè dopo la generazione dei Millenials 1.

La definizione era già stata utilizzata nel 2006 dalla giornalista Caroline Geck, per parlare di tutte quelle generazioni la cui nascita coincide con l'avvento della grafica web e del digitale. Bruce Horovitz riutilizza il termine sul giornale americano Usa today, all'interno di un contest dove chiede agli americani di scegliere il nome per la generazione successiva a quella dei Millenials. Oggi il dibattito sulla scelta del termine utilizzato da Geck è ancora aperto: alcuni preferiscono infatti utilizzare il termine Postgen il cui prefisso post starebbe una generazione seguita a eventi che hanno cambiato il mondo, come l’undici Settembre e l'avvento di Facebook. Molti altri ancora continuano a considerarla una generazione appartenente ai Millenials.

Ma quali sono le caratteristiche di questa

giovanissima generazione di studenti e consumatori? La prima e più riscontrabile è sicuramente da ricercare nel rapporto che questa generazione ha instaurato con internet, i social network e le nuove tecnologie.

Si parla di nativi digitali sempre connessi (always on), la prima generazione ad essere monitorata e studiata fin

1.0 La generazione Zeta

1.1 L’identikit dello studente

→1. Rosenfeld, E., Loertscher, D., Toward a 21st-Century

School Library Media Pro-gram, Scarecrow Press,

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dalla sua nascita. Esistono numerosi studi e scritti scientifici che ne documentano e descrivono i comportamenti.

Ad esempio negli USA il Pew Research Center’s Internet

& American Life Project2 cerca di monitorare ed esaminare

attraverso ricerche e questionari mirati come l’uso di internet e le attività ad esso connesse influenzino la vita quotidiana degli americani, con un occhio di riguardo per i giovani; in Europa la comunità europea ha sovvenzionato diversi studi volti ad esaminare l’evoluzione dei giovani e il loro rapporto con le nuove tecnologie. A livello italiano l’Istat e il telefono Azzurro hanno compiuto in passato e continuano a portare avanti studi, volti a mappare le abitudini dei più giovani.

Prima di analizzare il contenuto di queste ricerche occorre fornire alcune precisazioni riguardanti tecnologia ed evoluzione di quest’ultima, e definirne gli oggetti di studio. Negli ultimi anni infatti si è assistito a un veloce e sostanziale cambiamento nell’uso della tecnologia. Ad esempio, non è più sufficiente parlare di internet in maniera globale, ma è necessario ormai sottolineare la differenza di esperienza quando si accede al web tramite

personal computer e quando invece si accede attraverso portable devices che utilizzano sistemi operativi differenti.

In questo caso parleremo di mobile internet. Cambiano inoltre gli hardware coinvolti: non più solo computer a postazione fissa, ma devices portatili connessi a internet che permettono l’accesso web in qualsiasi luogo, devices convergenti e multifunzionali, che combinano opzioni supportate dalle vecchie generazioni di telefoni con azioni solitamente eseguite da computer, e sopratutto

personal devices, ovvero tecnologie personali e private,

che contribuiscono alla pervasività di internet nella vita quotidiana.

←2. Il Pew Research

Center's Internet & Amer-ican Life project nasce in

America nel 1990; è un apartitica organizzazione no profit, che conduce ricerche sullo stile di vita e sulle abitudini degli americani.

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Secondo il telefono azzurro in Italia i ragazzi della generazione Zeta sono definiti nativi digitali e vivono in case totalmente hi-tech.

Nell’89,2% delle abitazioni dei ragazzi intervistati è presente infatti almeno un pc portatile; nel 70,8% un computer fisso; nel 70,6% un tablet. La quasi totalità del campione preso in esame dall’indagine (89,7%) infine, possiede però uno smartphone con accesso ad internet.

In particolare la camera da letto degli adolescenti è ormai un luogo ad alto contenuto tecnologico: più della metà dei ragazzi possiede una console per videogiochi fissa (65,5%) o portatile (52,4%); quasi 1 su 5 un wearable device (17,5%), senza contare che l’adolescente stringe in ogni momento tra le mani il proprio cellulare.

La camera da letto è anche il principale punto di accesso a internet per gli intervistati.

All’interno del Report Net Children go Mobile3,

su un campione di 3500 bambini e ragazzi europei (di 7 differenti nazionalità) tra i 9 e i 16 anni, la maggioranza degli intervistati dichiara di accedere a Internet dalla propria camera (29%) o più in generale dalla propria casa (24%) una o più volte al giorno. Il terzo più comune luogo da cui connettersi alla rete è la scuola, questo dato non vale nel caso dei ragazzi italiani, tra i quali solo l’8% degli intervistati dichiara di possedere una connessione scolastica wifi.

Si delinea quindi il fenomeno della bedroom culture4,

nel quale le camere dei ragazzi divengono il principale ambiente dove passare il proprio tempo libero e dove costruire la propria identità, socialità e espressione di se, diventando anche il principale punto di connessione con il mondo. Il panorama muta sensibilmente se si prende in esame la fascia di età tra i 15 e 16 anni, momento in cui si registra un incremento nella percentuale di accessi internet che avviene all’esterno di edifici pubblici o privati. Questo dato testimonia come durante l’adolescenza, nel momento di conquista della propria indipendenza e identità, internet divenga strumento non più utilizzato solo dal singolo nel proprio privato, ma dal gruppo, di accompagnamento nel quotidiano.

→3.Il progetto di ricerca

Net Children Go Mobile

finanziato dal Safer Internet Programme, e dall'Unione Europea ha condotto uno studio su un campione di 2.000 ragazzi utenti internet tra i 9 e i 16 anni e i rispettivi genitori in Danimarca, Italia, Regno Unito e Romania.

→4. Livingstone, S., Bovill, M.,Bedroom Culture and

the privatization of media use, «LSE research online»,

2001, http://eprints.lse. ac.uk/672/1/Chapter8_

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A questo proposito Net Children go Mobile osserva un notevole incremento della privatizzazione nell’uso di internet, come diretta conseguenza dell'utilizzo dello smartphone come personal device. Lo smartphone infatti, per le sue caratteristiche, ben si presta a diventare uno strumento personale e portatile nelle mani dei ragazzi. Gli smarphones solitamente sono infatti di proprietà del singolo individuo, a differenza di laptop e desktop che appartengono a tutta la famiglia; il possesso di questi

devices aumenta poi con l’incremento dell’età.

Tra i 13 e i 16 anni il 60% degli intervistati possiede un proprio smartphone, il 50% un proprio laptop. Il numero di tablet in possesso rimane però basso. In Italia solo il 10 % possiede un tablet rispetto al 45% di possessori di smartphone. In Europa infatti gli

smartphone rimangono i devices più utilizzati fra

i 13 e i 16 anni, con picchi del 60% fra i 15 e 16 anni. Questi devices inoltre vengono utilizzati in movimento (18%) a testimoniare l’ubiquità di questi oggetti.

Nel report si legge anche che, i ragazzi adolescenti affermano di aver usato per la prima volta uno smartphone all’età di 14 anni, si sono connessi ad internet per la prima volta all’età di 10 anni, mentre sono entrati in possesso di uno smartphone a 12 anni.

I dati, riadattati sotto forma di grafici, presenti all'interno del report

Net Children Go Mobile;

testimoniano le abitudini degli adolescenti in Europa e in Italia.

→ (01 a,b,c)

Visualizzazione dei dati all'interno del report Net Children Go Mobile

Belgio Danimarca Irlanda Italia Portogallo Romania Uk Tutti 0 11 11 7 73 8 81 19 29 21 74 74 79 79 76 61 94 20 40 60 80 100

Confronto fra accesso domestico e scolastico, diviso per nazioni.

fra i 15-16 anni in Italia

58 - 52 - 8 - 18 - 30 78 - 68 - 34 - 28 - 33 femmine 56 - 58 - 19 - 16 - 16 55 - 62 - 22 - 19 - 18 55 - 60 - 21 - 17 - 17

maschi Campione totale

Domande Pie Chart Bar chart % Uso quotidiano a scuola % camera

da letto % nella propria stanzaA casa, non % a scuola % altri posti % si è in giroquando

% Uso quotidiano

a casa (camera da letto o altro)

Possesso di smartphones e tablet, diviso per nazioni

% Proprietario di tablet % Proprietario di smartphone Belgio Danimarca Irlanda Italia Portogallo Romania Uk Tutti 0 24 10 27 40 10 45 20 29 34 26 58 46 35 22 84 20 40 60 80 100 20

Do you personally own or have for your private use any of these devices ( By private use of a device mean a device that only you use.) Base: All children who use the internet

Looking at this card, please tell me how oftern you go online or use the internet (from a computer, a mobile phone, a smartphone, or any other device you may use to go online) at the following locations Base: All children who use the internet

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LA GENER A ZIONE ZE TA Belgio Danimarca Irlanda Italia Portogallo Romania Uk Tutti 0 11 11 7 73 8 81 19 29 21 74 74 79 79 76 61 94 20 40 60 80 100

Confronto fra accesso domestico e scolastico, diviso per nazioni.

fra i 15-16 anni in Italia

58 - 52 - 8 - 18 - 30 78 - 68 - 34 - 28 - 33 femmine 56 - 58 - 19 - 16 - 16 55 - 62 - 22 - 19 - 18 55 - 60 - 21 - 17 - 17

maschi Campione totale

Domande Pie Chart Bar chart % Uso quotidiano a scuola % camera

da letto % nella propria stanzaA casa, non % a scuola % altri posti % si è in giroquando

% Uso quotidiano

a casa (camera da letto o altro)

Possesso di smartphones e tablet, diviso per nazioni

% Proprietario di tablet % Proprietario di smartphone Belgio Danimarca Irlanda Italia Portogallo Romania Uk Tutti 0 24 10 27 40 10 45 20 29 34 26 58 46 35 22 84 20 40 60 80 100 20

Do you personally own or have for your private use any of these devices ( By private use of a device mean a device that only you use.) Base: All children who use the internet

Looking at this card, please tell me how oftern you go online or use the internet (from a computer, a mobile phone, a smartphone, or any other device you may use to go online) at the following locations Base: All children who use the internet

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↓ [02] La cover della rivista Time del 26 Maggio 2013. Numero dedicato alla gener-azione dei millenials. Fotografia di Andrew B. Myers

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Le attività per cui viene utilizzato internet sono molteplici, il più delle volte però coincidono con attività di social network e di mediasharing.

All’interno del report Net Children go Mobile, il 70% degli intervistati dichiara di usare internet per ascoltare musica, guardare videoclip, visitare social network e utilizzare servizi di messaggistica istantanea. Il 45% degli intervistati maschi tra i 13 e i 16 anni inoltre usa i device per giocare, mentre la percentuale si abbassa nelle ragazze della stessa età (18%). Pubblicare foto, video e musica e condividerla con gli altri è un genere di attività che ha subito un incremento del 10% nel giro di 3 anni.

Il 48% degli utilizzatori di smartphone usa internet per i lavori di scuola rispetto al 29% di chi non non lo fa.

La percentuale sale al 53% se si prendono in considerazione i tablet users. in Italia e Europa il 93% degli intervistati fra i 15 e 16 anni ammette di possedere un profilo su un social network mentre il 52% lo possiede su una piattaforma di mediasharing (in italia il 17%). L’85% del campione si connette giornalmente per comunicare con gli amici.

Il social network più gettonato a livello Europeo rimane Facebook, con un utilizzo da parte del 91% del campione

In Italia invece, secondo l’Osservatorio Adolescenti del Telefono Azzurro, l’89,8% dei ragazzi preferisce utilizzare Whatsapp, nonostante Facebook rimanga il social network più diffuso (lo utilizza l’82,3% degli intervistati): i ragazzi vi accedono direttamente dal cellulare (73,6%) e il 22,2% è costantemente connesso. Infine, per quanto riguarda le piattaforme di mediasharing i ragazzi affermano di preferire youtube, mentre le ragazze Istangram. Youtube rimane la piattaforma di mediasharing più popolare in Italia. A testimonianza di questa affermazione ci vengono in aiuto i numeri di visualizzazioni da capogiro di alcuni Youtubers5

italiani che, nel giro di pochi anni, sono diventate vere e proprie star tra i giovani adolescenti.

1.3 Le attività preferite

→5. Lorenzo Ostuni, in arte Favij, è uno degli youtubers italiani più famosi. A 19 anni, ha superato il milione di fan su youtube, con i suoi video demenziali ripresi da una webcam mentre videogioca.

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Confrontato con i dati analizzati precedentemente, colpisce che il 73% degli intervistati si connetterebbe ad internet dalla propria scuola meno di una volta a settimana. Esiste quindi, a livello europeo, una forte sproporzione fra l’uso di internet a casa da parte dei ragazzi, attestato al 92% (per i ragazzi fra i 15 e i 16 anni) e l’uso di internet a scuola, fermo al 32%.

Internet si caratterizza dunque, dall’analisi di questi dati, come un fenomeno domestico, non integrato nella vita scolastica. In Italia le reti wifi interne alla scuola, sono per lo più inaccessibili agli studenti (57%). Inoltre solo l’8% degli intervistati dichiara di possedere una connessione wifi scolastica. Infine l’uso dello smartphone durante le ore scolastiche spesso non è permesso (74%).

A scuola solo il 6%lo utilizza per svolgere compiti, il 13% lo utilizza per collaborare con altri studenti, e il 19% lo utilizza per ricerche scolastiche.

Secondo l’Osservatorio Adolescenti del Telefono

Azzurro6 tra gli intervistati, più di un terzo (43,9%) vorrebbe

che a scuola ci fosse più tecnologia: se da un lato infatti, la maggior parte delle scuole italiane è dotata di laboratori informatici (89,2%) e pc collegati a internet (91,5%), e il 92,1% delle scuole del campione ha un proprio sito web, dall’altro solo poche scuole utilizzano i tablet (13,2%), possiedono un proprio blog (20,8%) e una propria applicazione (11,5%).

Eppure il 48% degli utilizzatori di smartphone usa internet per lavori di scuola, e la percentuale sale se si prendono in considerazione i tablet users.

1.4 A scuola

←6. L'Osservatorio Adolescenti è uno studio condotto dal Telefono Azzurro in collaborazione con Doxa Kids nel 2014. La ricerca è il frutto dell’analisi di oltre 1500 questionari online, somministrati a ragazzi delle scuole secondarie di primo e secondo grado, selezionate su tutto il territorio nazionale per garantire la rappresentatività del campione.

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LA GENER

A

ZIONE ZE

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LA GENER A ZIONE ZE TA

Apprendere deriva da

“Apprehèndere”, e prehèndere,

ovvero afferrare, prendere,

impossesarsi. Significa in poche

parole afferrare con la mente,

far si che ciò di cui siamo venuti

a conoscenza rimanga ben

ancorato nel nostro cassetto della

memoria. Perché ciò sia possibile

occorre attenzione e incentivare la

motivazione.

(23)

L'AP

PRENDIMENT

O

Possiamo affermare che la maggior parte dei pensieri e del tempo di un adolescente sono dedicati al mondo della scuola e a ciò che ruota intorno ad essa.

La verifica, l’interrogazione, il test sono pensieri comuni, che fanno parte della quotidianità di un adolescente.

I ragazzi passano di fronte ai libri un'enorme quantità di tempo, o almeno così dovrebbero. Ogni giorno milioni di professori domandano ai propri alunni di studiare. Studiare per apprendere. Eppure pochi di noi sanno realmente cosa significhi apprendere, e il più delle volte ciò che viene lentamente studiato, viene all’opposto velocemente dimenticato.

Il termine apprendere deriva da “Apprehèndere”,

e prehèndere1, e significa afferrare, prendere, impossesarsi.

Significa in poche parole afferrare con la mente, far si che ciò di cui siamo entrati a conoscenza, rimanga ben ancorato nel nostro cassetto della memoria.

Ma l'apprendimento non è realmente significativo se non è in grado di mantenersi nel tempo (memoria) e di applicarsi a nuovi contesti.

La psicologia distingue due differenti tipologie di apprendimento: l’apprendimento incidentale e l’apprendimento intenzionale.

Si genera una situazione di apprendimento incidentale, quando si è esposti a determinate esperienze e ci si trova ad aver imparato involontariamente; si ha invece una situazione di apprendimento intenzionale, quando ci si applica deliberatamente a tale attività.

2.0 L'apprendimento

2.1 Cos’è l’apprendimento

→1.Apprendere dal latino Apprehèndere o prehèndere

(24)

L'

AP

PRENDIMENT

O

L’apprendimento incidentale è sicuramente fondamentale nell’arco della nostra vita, tuttavia

esso non è sufficiente poiché dipende da fattori casuali e difficilmente è in grado di produrre conoscenze puntuali. L’apprendimento intenzionale è quindi necessario all’uomo, produce effetti più rapidi e più solidi, e permette di colmare quelle lacune date dal mancato incontro esperienziale.

La scuola impegna spesso gli alunni in sforzi di apprendimento intenzionale, più o meno intensi, più o meno piacevoli, attraverso lo studio e l'esercizio quotidiano. Di fronte alla richiesta di un professore, lo studente mette in atto strategie e azioni per facilitare il proprio apprendimento. Questo insieme di azioni e strategie prende il nome di metodo di studio.

Nel corso del Novecento diversi ricercatori

e insegnanti hanno cercato di puntualizzare un metodo di studio perfetto, che fosse in grado di rispondere in modo esaustivo e globale alle diverse difficoltà incontrate dagli studenti durante l’apprendimento. Uno dei più noti metodi strutturati di studio è stato pubblicato da Robinson2

nel 1972, e prende il nome di PQ4R, dalle iniziali delle sei operazioni richieste allo studente dall’autore. Secondo il modello, un ragazzo mentre studia, dovrebbe compiere le seguenti operazioni:

─ Preview: scorrere preliminarmente il testo ─ Questions: domandarsi su cosa verte il testo ─ Read: leggere attentamente il capitolo ─ Reflect: riflettere su ciò che si sta leggendo ─ Recite: ripetersi quanto letto

─ Review: ripassare i concetti studiati e ricordarne i principali concetti

2.2 Il metodo di Studio

e le strategie d’apprendimento

←2. Francis P. Robinson è stato uno psicologo pedagogista americano. Come psicologo lavorò per molti anni nel settore militare. Il metodo PQ4R, fu infatti inizialmente inventano,

con il nome SQ3R per aiutare il personale militare a migliorare la propria capacità di lettura.

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La motivazione è considerata una dimensione fondamentale per un apprendimento duraturo.

Negli ultimi anni ha preso piede la distinzione lewiniana3

fra motivazione intrinseca e motivazione estrinseca. La motivazione intrinseca, che deriva da noi stessi è solitamente efficace perché è il risultato di un effettivo interesse; quella estrinseca è dettata da persone esterne, e solitamente ci spinge a sostenere uno sforzo in visione di una ricompensa. Questo secondo tipo è più adatto ai bambini piccoli ma può rivelarsi poco efficace se il premio non è sufficientemente gradito, o se siamo ad esempio "adolescenti che vogliono ribellarsi al mondo".

2.3 Motivazione allo studio

Questo metodo si ritiene tutt’oggi funzionale grazie anche ai suoi principi facilmente memorizzabili e applicabili.

Eppure affidarsi esclusivamente a questo, o ad altri metodi, potrebbe rivelarsi non del tutto efficace per uno studente. Bisogna infatti valutare alcune difficoltà che l'alunno può incontrare durante il suo percorso: come ad esempio la scarsa propensione a utilizzare un metodo di studio che pure si è appreso, o il peso aggiuntivo che talvolta comporta far riferimento a una serie di strategie, o ancora, il pericolo dell’eccessiva rigidità delle operazioni che bisogna compiere, difficilmente infatti un metodo di studio è sufficientemente flessibile per essere applicato alla maggior parte dei materiali da apprendere.

Occorre quindi affiancare all’insegnamento di un metodo, un repertorio di strategie integrabili o alternative unite a un atteggiamento positivo e motivato verso il contesto scolastico e lo studio. Bisogna puntare a rendere più sensibile lo studente ai propri problemi di studio (metacognizione). Le strategie di apprendimento, aiutano gli studenti a riflettere sul proprio atteggiamento scolastico e a organizzare flessibilmente il metodo di lavoro.

→3. Kurt Zadek Lewin è stato uno psicologo tedesco, pioniere della psicologia sociale. Fu tra i sostenitori della psicologia della Gestalt e fu tra i primi ricercatori a studiare le dinamiche dei gruppi e lo sviluppo delle organizzazioni.

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Essere motivati significa avere la giusta spinta

a concludere un'attività in maniera soddisfacente, ed è per questo motivo che la capacità di creare una motivazione per ogni impegno è un segreto per riuscire meglio, non solo nella vita scolastica. Una persona capace di creare da se la propria motivazione viene definita autotelica. In alcune persone questa capacità è innata, in altre può però essere stimolata. Lo psicologo Mihály Csíkszentmihályi4 nel libro

Flow, the phsicology of optimal experience si sofferma

molto sul concetto di motivazione e su quello di esperienza ottimale. Secondo Csíkszentmihályi

L’obiettivo è l’elemento necessario per creare un'esperienza ottimale, poiché è ciò che ci spinge a migliorare.

Le intenzioni si dimostrano quindi fondamentali nel raggiungimento di un'esperienza ottimale. Una volta raggiunta si genera in noi un nuovo senso di padronanza, e un senso di partecipazione nel determinare i contenuti della nostra esistenza. La qualità della vita dipende quindi da come investiamo la nostra energia, dall'attenzione, dagli obiettivi e dalle intenzioni che ci poniamo.

Per diventare una personalità autotelica bisogna imparare a darsi degli obiettivi chiari, a scegliere, a sviluppare skills, a monitorare i feedback e a sapersi immergere nelle attività.

É dunque necessario saper dare la giusta attenzione a ciò che capita e imparare ad apprezzare le esperienze nel presente.

→4.Mihály

Csíkszentmihályi è uno psicologo ungherese emigrato negli Stati Uniti d'America. Autore di studi sulla felicità e sulla creatività, ha introdotto il concetto di flusso.

→5.Csikszentmihalyi, M.,

Flow. The psychology of optimal experience,

Harper Collins Edition, pp. 27, 2008.

→6.Csikszentmihalyi, M.,

Flow. The psychology of optimal experience,

Harper Collins Edition, pp. 58, 2008.

"la motivazione altro non è che l’insieme di intenzioni che collegano noi e il nostro obiettivo"5.

“L’esperienza ottimale avviene nel momento in cui durante il raggiungimento di un obiettivo, avvertiamo un profondo senso di gioia, unito ad una profonda

consapevolezza che con il passare del tempo si trasforma in un ricordo nella memoria di come la vita dovrebbe essere"6.

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L’attenzione è un fattore essenziale nella costruzione di un'esperienza ottimale e nella vita scolastica di ogni studente. Dall’attenzione dipendono le esperienze memorizzate. Non dare attenzione a qualcosa, se ci riflettiamo, aumenta infatti la possibilità di dimenticarla.

Secondo Donald A. Norman7 nel libro Memoria

e Attenzione l’attenzione è focalizzazione, concentrazione

e consapevolezza. Gli effetti dell'attenzione sono visibili e immediati e sono quattro: attraverso l’attenzione noi percepiamo, concepiamo, distinguiamo e ricordiamo. L'attenzione inoltre abbrevia il tempo di reazione.

Aumentando l’attenzione, aumenta l'intensità della nostra percezione e di conseguenza di come percepiamo la nostra vita. Aumenta la chiarezza intorno alle cose, ovvero la distinzione fra diversi elementi. L'attenzione infine altera l'ordine temporale delle sensazioni.

Esistono diversi tipologie di attenzione, come ad esempio l’attenzione definita selettiva. Questa produce un effetto denominato cocktail party8 nel quale selezioniamo

solo ciò che è rilevante e rifiutiamo il resto. Ogni selezione fonetica che compiamo, secondo Norman, è aiutata dalla struttura grammaticale e di significato delle frasi.

La nostra mente opera quindi un processo di filtraggio delle informazioni che riceve. La selezione viene definita da parametri quali l'intensità, l'altezza e la localizzazione spaziale dei suoni. L’attenzione è quindi un’enorme opera di selezione. Secondo Csíkszentmihályi infatti noi focalizziamo la nostra attenzione, e ci concentriamo per raggiungere gli obiettivi che ci poniamo nella vita di tutti i giorni. Le forme e i contenuti della nostra vita dipenderebbero appunto da come è usata la nostra attenzione. Se ci riflettiamo, ad esempio, possiamo notare come per descrivere i tratti di una personalità (estroverso, paranoico, minuzioso) ci rifacciamo a termini che si riferiscono a pattern specifici che queste persone hanno usato per strutturare la loro attenzione. L'attenzione dunque ci caratterizza, e ci influenza: diventa quindi

il più importante strumento per migliorare la qualità della nostra vita.

2.4 L'attenzione

→7.Donald A. Norman è uno psicologo e ingegnere statunitense. Il suo campo di ricerca è lo studio dell'ergonomia, del design, e più in generale del processo cognitivo umano.

→8.Norman, A.D., Memoria e attenzione, Franco Angeli Editore, Milano, pp. 30-36, 1969.

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Tornando però a parlare di scuola e di studenti, mettendoli in relazione con quanto detto fin'ora

sull'attenzione, sono in molti a pensare che introducendo la tecnologia all’interno della lezione, l’attenzione dei ragazzi verso il professore potrebbe diminuire.

Anche secondo Tim Woda9 l’uso dello smartphone

non monitorato all’interno delle classi, potrebbe facilitare la disattenzione. Non è difficile per uno studente,

in questa situazione distrarsi e perdere un’intera lezione. Muovendosi fra web browsers, messaggi, social media, e gaming apps, lo studente può perdersi allontanando la propria attenzione dalla lezione. Esistono però una serie di soluzioni per affrontare questo problema. Una di queste ha a che fare con il buonsenso, ed è la soluzione che per anni gli insegnanti hanno abbracciato, ovvero quella di monitorare le attività degli studenti durante la lezione. Oltretutto, utilizzando gli smartphones all’interno delle classi monitorare i propri studenti potrebbe diventare più semplice.

Ricordare e memorizzare sono due azioni quotidiane molto comuni nella vita di uno studente. Queste

due operazioni sono alla base del sistema scolastico, e su queste, si appoggia tutto il sistema di valutazione e verifica attualmente in uso. Aumentare (nel tempo e nello spazio) la propria capacità di memorizzare, lavorando sull’apprendimento di tecniche

di memorizzazione, può dunque generare risultati immediati nella vita scolastica e non solo. Dal punto di vista scientifico, secondo Matteo Salvo10, nel libro

Il segreto di una memoria prodigiosa esistono diversi

modi di catalogare la memoria.

2.5 La memoria

←9.Woda, T.,

How mobile phones are changing the way our teen learns, «uknowkids», 8 Marzo 2014, <http:// resources.uknowkids. com/blog/bid/310966/ How-mobile-phones-are- changing-the-way-our-teens-learn> ←10.Matteo Salvo è Istruttore di metodi e tecniche di apprendimento rapido e lettura veloce. Ha fondato e dirige la scuola MindPerformance.

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Se ad esempio consideriamo la memoria dal punto di vista temporale possiamo categorizzarla in:

─ memoria a breve termine. Quella che ci permette di ricordare informazioni per pochi secondi memoria; ─ memoria a medio termine. Attraverso la quale ricordiamo le informazioni per qualche giorno; ─ memoria a lungo termine. È la più potente,

ci permette di ricordare per tutta la vita. L'informazione diventa parte del nostro bagaglio culturale.

Se considerata dal punto di vista sensoriale, invece la memoria può essere suddivisa in : ─ memoria visiva. Ci permette di ricordare per immagini (sia reali che mentali);

─ memoria uditiva. Strettamente legata al suono ed ai rumori;

─ memoria gustativa. Legata ai sapori;

─ memoria cinestetica. Legata alle sensazioni che registriamo attraverso il contatto con la pelle; ─ memoria olfattiva. Legata agli odori;

─ memoria procedurale. Legata ai movimenti. Queste distinzioni ci aiutano a mettere ordine e a comprendere le diverse sfumature mnemoniche, ma non ci aiutano a capire come sfruttare la memoria e come aumentarne la capacità. Secondo Norman, inanzitutto,

Tutti gli artifici mnemonici a nostra conoscenza, che possono ampliare le nostre capacità, pongono in rapporto il materiale che deve essere imparato con gli schemi organizzativi precedentemente appresi.

Tra gli esercizi per allenare la memoria di più antico uso vi è quello delle rime, segue quello dei luoghi e quello dei loci et imagines di Cicerone12. Quest'ultimo consiste

nell'imprimere nella mente una serie di luoghi, i quali vengono poi riesumati in maniera sequenziale. Secondo Cicerone le cose insolite ci colpiscono maggiormente e si fissano di più nella nostra mente. Un altro metodo per ricordare è infatti quello di stabilire similitudini →11. Norman, A.D.,

Memoria e attenzione, Franco Angeli Editore, Milano, pp. 134, 1969.

→12.Il metodo dei Loci (loci in Latino Luoghi), anche chiamato "palazzo della memoria", è una tecnica mnemonica introdotta in antichi trattati di retorica greci e romani (Rhetorica ad Herennium, De oratore, e Institutio oratoria)

"per ricordare occorrono motivazione, intenzione e volontà. Data l'intenzione, l'azione segue poi lenta e con costante spinta di volontà"11.

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che ci colpiscano quanto più possibile, così da sollecitare un effetto emozionale. Alla base dei ricordi ci sono

dunque le emozioni. Le informazioni che la memoria registra spontaneamente, sono quelle che non rientrano nella banalità di tutti i giorni; quanto più una cosa si rivela paradossale, tanto più siamo inclini a registrarla. Inoltre reagiamo con più facilità alle immagini dinamiche, rispetto a quelle statiche.

Per aiutare la memoria possiamo quindi immaginare le cose utilizzando il PAV13 (paradosso, azione, vivido),

il metodo che nasce a partire da queste considerazioni. Altre tecniche mnemoniche che vale la pena ricordare, hanno invece a che fare con la sostituzione, come

ad esempio la sostituzione analitica o la sostituzione fonetica, che consistono nel cambiare numeri e suoni.

Esistono centinaia di tecniche mnemoniche che, se applicate, ci possono aiutare a migliorare la qualità e la quantità di ciò che ricordiamo. È però possibile

ritrovare un tratto comune a tutte le tecniche mnemoniche, tra le quali quelle da noi citate: tutti questi sistemi hanno infatti in comune la valorizzazione dell'organizzazione. Organizzare, mettere in ordine ciò che abbiamo appreso, ci aiuta a registrare le informazioni.

Quando ricordiamo ricostruiamo ciò che abbiamo organizzato. Il ricordo è quindi costruzione, e la memoria, secondo Csíkszentmihályi "ci permette di organizzare le informazioni e creare ordine".

L’indovinello, l’albero genealogico, la poesia,

sono tutti artifici messi in atto dall’uomo per conoscere organizzare e ricordare. Nell'antichità una buona memoria era considerata una risorsa essenziale, motivo di prestigio e portatrice di rispetto. Oggi, al contrario, la memoria viene considerata poco utile, non necessaria, e si tende a fare affidamento su macchine e programmi informatici capaci di ricordare molto di più e molto più accuratamente.

Eppure, una persona che non trovi nulla da ricordare, può trovare la propria vita impoverita. La mente con contenuti stabili è più ricca di una che non ne ha. L’apprendimento meccanico è essenziale perché crea la base su cui iniziare ad immaginare.

Una persona che può ricordare, avrà una coscienza più indipendente, sarà capace di autostimolarsi,

e non dovrà ricorrere eccessivamente a stimoli esterni (tv, letture, conversazioni) per immaginare.

←13. Salvo, M.,

Il segreto di una memoria prodigiosa. Tecniche di memorizzazione rapida, Gribaudo Edizioni, Milano, pp. 27, 2006.

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Per aumentare di più la nostra memoria dobbiamo dunque capire cosa ci piace e decidere di dedicare attenzione alle figure e ai fatti chiave di quell'area di interesse. Le persone che non possiedono un sistema simbolico interiorizzato (come ad esempio può essere il controllo del linguaggio) sono più manipolabili e meno sicure di sé. Anche la scrittura, essendo un altro sistema simbolico, diventa quindi terapia per riorganizzare la confusione dei propri sentimenti. Mettere ordine

risponde al compito di raggiungere l'integrità, raccogliere e sistemare ciò che siamo nella vita.

Possiamo stabilire infine tre regole che ci aiutano nel processo di memorizzazione

─ Unità di base ridotte: il materiale appreso deve essere divisibile, con non più di 4 o 5 voci per sezione; ─ Organizzazione interna: sezioni organizzate

in modo tale che le varie parti si adattino insieme ad una struttura logica.

─ Organizzazione esterna: si deve definire qualche relazione fra il materiale che deve essere appreso e quello che è già stato appreso.

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É stato spesso evidenziato come molti ragazzi non riescano a organizzare le proprie attività di studio, soprattutto quando non siano assistiti e debbano dunque procedere in autonomia. Questo genere di difficoltà si amplifica nel momento in cui lo studente si ritrova a dover svolgere i compiti a casa, senza l’aiuto di una persona adulta. Per questa ragione, molti dei programmi che insegnano un metodo di studio, insistono sulla capacità di organizzazione e di gestione del tempo personale.

Una buona organizzazione, come illustrato nel

paragrafo precedente, aiuta la memoria e l’apprendimento.

L’organizzazione mentale può però essere favorita da

un altro genere di organizzazione, quella ambientale ed esterna. Non è un caso che Matteo Salvo, nel suo libro, trovi spazio per parlare di organizzazione materiale (ciò di cui abbiamo bisogno per studiare) e ambientale14

( l’ambiente in cui decidiamo di iniziare un’attività), come strumenti per facilitare lo studio.

Anche la gestione del tempo è un fattore determinante nell’esperienza di studio. L’organizzazione temporale permette di diminuire lo spreco di energia e aumentare il rendimento. Diversi ricerche attestano come, dopo quaranta minuti di concentrazione, l'attenzione dell’uomo tenda a diminuire, con effetti negativi sui risultati

dell'apprendimento.

La tecnica del pomodoro è un metodo, divenuto ormai celebre, messo a punto dall’italiano Francesco Cirillo15 per regolare il tempo che si dedica a un’attività

come ad esempio, lo studio e il lavoro. Per ridurre la sensazione di ansia data dallo scorrere del tempo, e aumentare la focalizzazione e la concentrazione, Cirillo propone un’attenta e innovativa pianificazione degli orari di studio e di lavoro. Ogni periodo di tempo dedicato a un’attività viene misurato e registrato attraverso un timer. Secondo Cirillo 25 minuti e il tempo massimo consecutivo da dedicare alla medesima attività, poiché trascorso questo intervallo la concentrazione dell'individuo tende a diminuire. Al termine di questo lasso temporale viene programmata dunque una pausa di 5 minuti. Questa alternanza tra studio/lavoro e riposo verrà ripetuta più volte finché, a fine giornata, i risultati registrati vengono visualizzati e comparati fra loro. La tecnica del pomodoro

2.6 Organizzazione del lavoro personale

←15. La tecnica del Po-modoro è stata sviluppata alla fine degli anni '80, dall'allora studente italiano Francesco Cirillo.

←14. Salvo, M.,

Il segreto di una memoria prodigiosa. Tecniche di memorizzazione rapida, Gribaudo Edizioni, Milano, pp. 204-205 2006.

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è un chiaro esempio di come l’organizzazione migliori i risultati e il processo di studio. Ma non solo, registrando e monitorando la propria attività si è più consapevoli di sè, e si migliora il processo di stima, sia in senso qualitativo che quantitativo.

Sapere organizzare le informazioni di cui si dispone, diviene quindi un fattore decisivo e vantaggioso per la propria esperienza di studio. Azioni come selezionare, capire, classificare, analizzare, sintetizzare, archiviare diventano indispensabili per il raggiungimento di un buon risultato. Ad esempio ricorrere all'utilizzo di mappe e visualizzazioni in fase di studio (con correlata scelta delle parole chiave da associare) in fase di appunti, o durante fasi decisionali e di brainstorming, permette di sintetizzare, ottenere una visione globale, stabilire legami, ripassare, e sfruttare le potenzialità di entrambi gli emisferi del cervello16.

La partecipazione in classe è un altro fattore fondamentale per favorire l’apprendimento e il coinvolgimento quotidiano.

Gli studenti che dimostrano difficoltà e raggiungono scarsi risultati scolastici, sono spesso poco attivi

e raramente coinvolti all’interno della classe. Affrontare tali problematiche significa favorire l’intervento attivo durante la lezione e le relazioni sociali fra i compagni. Il fatto di star bene a scuola dipende infatti in larga misura dalla capacità di gestione dei rapporti personali.

Lo stare insieme però, non deve limitarsi ad un'atteggiamento di sopportazione reciproca, al contrario deve concretizzarsi in forme attive di collaborazione.

2.7 Partecipazione in classe e lavoro di gruppo

→16. Salvo, M.,

Il segreto di una memoria prodigiosa. Tecniche di memorizzazione rapida, Gribaudo Edizioni, Milano,

pp. 219-220, 2006. L'AP

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È quindi compito della scuola valorizzare le relazioni sociali positive, evidenziare le qualità dei compagni e valorizzare le situazioni di lavoro di gruppo

riconoscendone i vantaggi, le caratteristiche i punti di forza e di debolezza.

Tra i metodi che lavorano molto sulla collaborazione fra coetanei, vale la pena citare il Cooperative Learning17,

un importante strategia educativa che applica tecniche di cooperazione all’interno della classe. Secondo questo metodo una classe è cooperativa quando è composta da gruppi eterogenei che lavorano per portare a termine un’attività e generare una serie di prodotti che richiedono responsabilità individuale, nell’acquisizione delle

competenze (sociali e/o cognitive) utili al raggiungimento dello scopo comune. L’apprendimento cooperativo si innesta sulla normale programmazione della classe, apportando notevoli benefici alla qualità e alla stabilità dell’apprendimento. Favorisce inoltre l’acquisizione di importanti abilità sociali, essenziali nel lavoro di squadra e nei rapporti interpersonali quotidiani. All’interno di una situazione collaborativa lo studente ha la percezione di essere vincolato agli altri in modo tale da non poter eccellere senza che il gruppo sia coinvolto. Si crea quindi una condizione di interdipendenza positiva che può essere raggiunta: attraverso il perseguimento di obiettivi comuni (interdipendenza di obiettivo), la suddivisione del lavoro (interdipendenza di compito), la condivisione di risorse, materiale o informazioni

(interdipendenza di risorse), l’assegnazione di ruoli sociali e di compiti (interdipendenza di ruolo o di compito), la valutazione individuale e di gruppo (interdipendenza

di valutazione). Inoltre grazie al Cooperative Learning

la responsabilità non viene fatta ricadere solo sul singolo, ma sulla totalità del gruppo. Attraverso la suddivisione "equa" dei compiti e l’assegnazione dei ruoli, ogni individuo si attiva "responsabilmente" per apportare il proprio

effettivo contributo al gruppo, mettendo in atto tutte le risorse di cui dispone, e scoprendone di nuove, di cui non era consapevole.

Infine, all’interno di una situazione collaborativa, lo studente si sente incoraggiato e motivato non solo dall’insegnante, ma dal gruppo stesso. Si promuovono quindi: atteggiamenti prosociali, conoscenza reciproca, abbassamento dell’ansia e benessere mentale.

←17. Fabiani R., Cooperative Learning, «Uniurb.it» <http://www.uniurb.it/tir/ documenti/1%20sett%20 11/URBINO/Apprendimen-to%20Cooperativo.pdf>, 20 Settembre 2011.

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Oltretutto si incoraggia costantemente la capacità di autovalutazione e revisione, il gruppo per raggiungere gli obiettivi stabiliti deve infatti costantemente riflettere e controllare il proprio comportamento.

Il coinvolgimento sociale dunque, unito al

coinvolgimento accademico è necessario per il successo dello studente. Per fare un esempio, in molti dei corsi offerti online (l’online learning) la mancanza di senso del "reale” e di partecipazione sociale, produce uno stato di isolamento negli studenti, che può favorire l’abbandono del percorso di studio18.

Mostrare i propri gusti, condividere la propria musica, rivelare la propria prospettiva, aiuta a mostrare ai compagni di classe le proprie personali qualità, i propri valori, le proprie priorità, favorendo la creazione di legami reali e sinceri. Secondo lo psicologo Csíkszentmihályi le attività di gruppo permettono di raggiungere uno stato di “effervescenza collettiva”19, e cioè, la sensazione che

il singolo appartenga al gruppo, in modo reale e concreto.

Memorizzare non è la sola azione che uno studente deve compiere per studiare un determinato argomento. Per raggiungere risultati soddisfacenti occorre innanzitutto comprendere ciò che si vuole sapere. La comprensione a volte però può rivelarsi difficile e faticosa, ma anche in questo caso, così come per la memorizzazione, esistono alcune tecniche in grado di facilitare la comprensione dei concetti e dei contenuti. Una di queste passa per l'elaborazione attiva dei materiali che si hanno

a disposizione. Elaborare è cioè praticare tutte tutte quelle attività che pongono lo studente in atteggiamento attivo

2.8 Elaborazione attiva del materiale

e uso dei sussidi

→18. Perry B., Janzen K.J., Edwards M., From the field.

Enhancing online student engagement, Elearning

Papers, Settembre 2012.

→19. Csikszentmihalyi, M.,

Flow. The psychology of optimal experience,

Harper Collins Edition, pp. 110, 2008.

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di fronte a ciò che sta studiando: stiamo elaborando se ci poniamo delle domande, facciamo ipotesi e cerchiamo di prevedere le situazioni mettendo in relazione gli

elementi in nostro possesso. L’elaborazione se compiuta correttamente, proprio perché fatta in modo attivo ha una ricaduta positiva sulla memoria.

Elaborare quindi significa costruire nuovi legami, distinguere le informazioni importanti da quelle che lo sono meno, riformulare con le proprie parole un concetto, trasformare e organizzare le informazioni, porsi degli interrogativi.

Evidenziare il testo è una tecnica che può essere adottata per elaborare, poiché attraverso la selezione di alcune parole rispetto ad altre, si prende consapevolezza di ciò che si sta studiando. Sono diversi i motivi per cui uno studente sceglie di sottolineare: in alcuni casi può servire a controllare il nervosismo e l’ansia scolastica, in altri è un modo per fare qualcosa di attivo mentre si legge.

Nella maggior parte dei casi però si evidenzia

per trovare le parti importanti di un testo, per dimostrare che si è capito il contenuto stabilendo una gerarchia interna al testo. Le parti evidenziate saranno dunque quelle che è necessario ricordare e apprendere, utilizzando strategie appropriate (es. riassunti, schemi, mappe), per essere preparati nel momento del ripasso e della verifica. Il ripasso è considerato un momento essenziale

nell’esperienza di studio: aiuta a fissare bene le

informazioni che è necessario sapere, e a organizzare meglio ciò che si è studiato. Molte ricerche

sull’apprendimento hanno dimostrato che può essere prezioso il tempo dedicato all’esposizione, senza l’aiuto del libro. I benefici apportati dal “ripetere ad alta voce” sono equivalenti a quelli ottenuti leggendo nuovamente il testo, attività che richiederebbe però all'incirca il doppio del tempo20. Esporre ciò che si è studiato o leggere ad alta

voce durante lo studio sono tecniche che permettono di controllare e verificare il proprio livello di comprensione e aumentare la concentrazione.

Ai fini della comprensione, non è però sempre

sufficiente limitarsi a quello che l’insegnante ha richiesto o ha spiegato durante la lezione. Per mantenere vivo e attivo l’interesse può essere importante “cercare” altre informazioni e approfondire le conoscenze date.

←20. Cornoldi, C., De Beni, R., Gruppo MT,

Imparare a studiare 2.

Strategie, stili cognitivi, metacognizione e atteggia-menti nello studio

Erickson Editore, pp. 149, 2013.

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É importante però che tutte le tecniche, le strategie e gli aiuti analizzati fin'ora non vengano applicati in maniera sistematica e acritica alle diverse materie che si incontrano durante il percorso di studio. Lo studio infatti, in quanto attività complessa e finalizzata al superamento di una prova, richiede non solo un’abilità di lettura flessibile e una memoria agile, ma anche la capacità di organizzare le attività in maniera autonoma rispetto ai tempi, i compiti, i materiali e le caratteristiche cognitive individuali.

La parola chiave è dunque flessibilità nella lettura, nella memoria e nello studio. L'alunno deve imparare a riflettere per valutare al meglio la migliore strategia da adottare. Ad esempio, di fronte a una prova da superare, un bravo studente riesce a mettere in atto differenti

strategie, e ad assumere diversi comportamenti a seconda del tipo di prova e della prestazione attesa. La riuscita scolastica, in questo modo non dipende esclusivamente da doti e inclinazioni personali o da condizioni socio-ambientali favorevoli, bensì da caratteristiche di efficacia ed efficienza di atteggiamenti e comportamenti di studio. In generale di fronte a risultati negativi i ragazzi sono poco

2.9 flessibilitá di studio, autovalutazione,

metacognizione

I sussidi scolastici usati durante lo studio personale possono aiutare nell’esplorazione e nella comprensione di un argomento. Le immagini, le didascalie, il vocabolario, se usati con cognizione aiutano lo studente nella

memorizzazione e nell’organizzazione delle informazioni. D’altro canto sussidio significa “che è di aiuto”. Usare i sussidi è un tipo di approccio allo studio che può risultare addirittura divertente, ed è una delle strategie per

comprendere al meglio i concetti e per arricchire il proprio sapere.

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propensi a individuare la causa nella propria inadeguatezza e nella scarsa applicazione, tendono piuttosto a incolpare la fortuna o fattori esterni non dipendenti da loro stessi21.

In realtà la riuscita di un’attività è più legata alle capacità personali e all’impegno che al tipo di compito, o ad eventi esterni.

È invece importante che l'alunno impari a valutare le proprie attività scoprendone gli eventuali punti deboli. L’alunno, analizzando il proprio comportamento di studio, giudicando la propria preparazione e valutando da sé le proprie prove scolastiche contribuisce ad incrementare la propria sensibilità metacognitiva.

Si parla di atteggiamento metacognitivo quando si individua una propensione a riflettere sul proprio funzionamento mentale, quando si ha coscienza delle strategie in proprio possesso, e si è in grado di usarle con atteggiamento strategico. A questo proposito si fa riferimento al principio della generatività per

il quale quanto più una strategia implica la riformulazione di una determinata informazione tanto più essa migliorerà l'apprendimento.

La metacognizione22 è dunque la propensione a saper

riflettere su di sé e sulle proprie attività; la conoscenza che ne deriva è fondamentale per un buona utilizzo delle risorse cognitive individuali.

←21. Cornoldi, C., De Beni, R., Gruppo MT,

Imparare a studiare 2. Strategie, stili cognitivi, metacognizione e atteggia-menti nello studio

Erickson Editore, pp.54-55, 2013.

←22. Cornoldi, C., De Beni, R., Gruppo MT,

Imparare a studiare 2.

Strategie, stili cognitivi, metacognizione e atteggia-menti nello studio

Erickson Editore, pp.49, 2013.

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LA GENER

A

ZIONE ZE

TA

Attraverso lo studio degli stili

di apprendimento possiamo capire

come apprendono i ragazzi, come

“funzionano”.

Questo significa non solo capire

chi abbiamo davanti, ma anche

sapere quali sono le vie migliori

per conoscerlo, comunicare

e attrarre la sua attenzione.

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GLI S

TILI C

OGNITIVI

Ogni alunno apprende in maniera personale. È infatti comunemente noto che le persone imparano ed elaborano le informazioni in modi differenti. Alcune persone preferiscono imparare attraverso l’ascolto, altri attraverso la lettura, alcuni amano lavorare in gruppo con altre persone, altri scelgono di risolvere i propri problemi da soli. L'insieme di queste differenze ha a che fare con i diversi stili di apprendimento e cioè la modalità di percezione ed elaborazione che il soggetto adotta in modo prevalente. A questo proposito Sternberg conia il termine "stile cognitivo" da utilizzare:

La didattica oggi deve quindi capire in che modo "funzionano" gli alunni che ha di fronte: quali sono le vie sensoriali preferenziali, quali le modalità di elaborazione dell'informazione, quali i linguaggi più efficienti per comunicare con gli studenti e attirare le loro attenzioni.

La varietà di situazioni in cui uno studente decide di adottare il medesimo comportamento non riguarda solo i compiti scolastici ma anche situazioni reali della vita di tutti i giorni. Le motivazioni che determinano una scelta piuttosto che un'altra possono essere molteplici: si adotta un metodo per familiarità, perché risponde a determinate esigenze o perchè risulta essere efficace nel tempo. La caratteristica distintiva dello stile cognitivo è la plasticità: non esiste uno stile in assoluto migliore dall'altro, esistono però situazioni in cui un particolare stile risulta più calzante. È importante perciò che gli studenti siano consapevoli della propria attitudine, ma che abbiano

3.0 Gli stili cognitivi

3.1 Una definizione

→1. Cornoldi, C., De Beni, R., Gruppo MT,

Imparare a studiare 2.

Strategie, stili cognitivi, metacognizione e atteggia-menti nello studio

Erickson Editore, pp.17, 2013.

"tutte le volte che si evidenzia una tendenza costante e stabile a usare una determinata strategia, o a preferire uno specifico metodo di apprendimento rispetto a un altro1".

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GLI S

TILI C

OGNITIVI

anche modo di confrontarsi con stili differenti.

Secondo Messick2, se da un lato bisogna valorizzare

lo stile di un individuo, dall'altro, bisogna spronarlo a sperimentare nuove strategie. Non bisogna focalizzarsi e insegnare solo un metodo di studio poiché, come già detto, lo studente deve entrare in possesso di una conoscenza metacognitiva. Sulla base di tale conoscenza personalizzerà la propria azione didattica.

La personalizzazione dell'insegnamento, diventa necessaria e si consegue inizialmente attraverso una valutazione diagnostica, oppure adottando strategie di insegnamento che riescano a interagire con gli stili di apprendimento. La metacognizione offre l'opportunità di potenziare l'apprendimento a scuola e lo studio

personale a casa. Introdurre metodi personalizzati all’interno del sistema scolastico aumenta oltretutto la libertà di scelta dello studente. Questa risulta

fondamentale durante l'adolescenza, età in cui i ragazzi cercano autonomia e indipendenza dai genitori e dagli insegnanti. Permettere agli studenti di scegliere come agire aumenta l’autostima, favorisce la riflessione e la motivazione intrinseca che a sua volta incoraggia il coinvolgimento accademico e sociale. Infine è stato notato che dimostrare fiducia e aspettative nei confronti dei propri studenti aumenta il rendimento della classe.

Esistono diversi modelli che studiano gli stili cognitivi e ne descrivono il funzionamento. Uno di questi è il modello di VARK2, acronimo delle modalità sensoriali

(Visivo, Auditivo, Verbale/non verbale, cinestetico) che definiscono i diversi stili cognitivi. Questo modello, con le sue distinzioni è stato elaborato da Fleming and Mills nel 1992, ed è ancora oggi molto utilizzato.

3.2 I principali modelli cognitivi

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GLI S

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OGNITIVI

Non è però l’unico modello: esistono altre possibili classificazioni degli stili, e ognuna cerca di considerare l’apprendimento da una differente angolazione cognitiva. Per esempio, si possono elaborare delle classificazioni a partire dal modo in cui elaboriamo le informazioni (da qui deriva la divisione fra stile analitico e globale), o dal modo in cui interagiamo con chi ci sta accanto (si crea così la contrapposizione fra stile individuale e di gruppo). Anche per questo motivo le combinazioni fra stili differenti appartenenti a modelli diversi non sono rare. Parliamo dunque di stile multimodale quando viene utilizzato e fatto convergere più di uno stile di apprendimento. Coloro che preferiscono far riferimento a combinazioni di più stili si suddividono a loro volta in due categorie: chi, trovandosi in un contesto specifico, modifica per adattamento il proprio stile principale e chi, per elaborare le medesime informazioni, utilizza diversi stili.

Di seguito elenchiamo alcuni stili di apprendimento più diffusi e quindi più utilizzati in ambito scolastico.

─ Stile visivo verbale

Lo studente con preferenza visiva verbale preferisce osservare ciò che deve imparare, basandosi soprattutto sul linguaggio verbale.

Può trovare utile ad esempio leggere delle istruzioni piuttosto che ascoltarle, vedere scritte le cose alla lavagna, prendere nota di ciò che viene detto in classe e studiare sui libri piuttosto che ascoltare una lezione. Per aiutarsi nello studio personale lo studente

può prendere appunti in classe e riguardali a casa; ricopiandoli e ordinandoli può aiutarsi a ricordare meglio. I riassunti, le note, le sottolineature e le evidenziazioni sul testo aumentano la concentrazione e aiutano la memoria. É quindi consigliabile prima di studiare un capitolo di un libro, di leggere attentamente i titoli, i sottotitoli, aiutarsi con

le didascalie delle figure e con i grafici e diagrammi di corredo al testo.

Infine per lo studente visivo verbale è consigliabile guardare in volto la persona che sta parlando e, in classe cercare di sedersi in un posto vicino all'insegnante e alla lavagna.

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GLI S

TILI C

OGNITIVI

─ Stile visivo non verbale

L’allievo con preferenza visiva non verbale, preferisce vedere ciò che deve imparare, ma basandosi soprattutto sul linguaggio non verbale (disegni, fotografie, simboli, grafici, diagrammi, ecc.). Trova utile per esempio scorrere un libro o una rivista guardando le figure, imparare a fare qualcosa

osservando come si fa piuttosto che leggendo o ascoltando le istruzioni, guardare un film su un certo argomento piuttosto che ascoltare una lezione o una discussione, basarsi sulla memoria visiva per ricordare luoghi, persone, fatti e circostanze. Una buona strategia da adottare durante lo studio può essere quella di ridisegnare figure, grafici, diagrammi per ricordare termini e concetti e per riassumere ciò che è stato letto o ascoltato, e utilizzare evidenziatori colorati nei propri appunti.

È importante inoltre, prima di leggere il capitolo di un libro, guardare attentamente le figure,

le fotografie, ed eventuali grafici, così da stimolare la creazione di immagini mentali di ciò che si sta leggendo o ascoltando, e favorirne la memorizzazione. Quando qualcosa non è chiaro può essere utile

chiedere all'insegnante esempi concreti di concetti difficili e modelli di come debba essere svolto un compito. Infine anche per l’alunno visivo non verbale guardare in volto la persona che parla puòaiutare la concentrazione.

─ Stile uditivo

Lo studente con stile uditivo preferisce ascoltare ciò che deve imparare e le lezioni vengono considerate più coinvolgenti rispetto alla lettura di un libro

scolastico.

Per questo motivo leggere a voce alta, ripetere mentalmente, partecipare a discussioni in classe e svolgere lavori di gruppo sono, in questo caso, ottime strategie di apprendimento. Prima di iniziare a leggere un capitolo, per favorire il coinvolgimento e la concentrazione, lo studente può provare a ipotizzare ad alta voce gli argomenti che vi verranno trattati. Inoltre, per ottenere risultati migliori, è sempre consigliabile ripetere, recitare a voce alta e rispondere a quesiti inerenti all'argomento trattato, anche posti da terzi. Lo studente deve sempre cercare di ascoltare

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