Esercizio 1 Sia X una variet`a proiettiva complessa. Allora ogni elemento ψ ∈ H1,1(X)∩H2
(X, Z) `e un multiplo del duale di Poincar`e di un ciclo algebrico Z in X.
Sol: Innanzitutto notiamo che H2(X, O) ∼= H0,2(X), per Dolbeault. Inoltre,
si consideri la successione esatta lunga indotta in coomologia dalla successione esponenziale:
H1(X, O∗)−→ Hα 2
(X, Z)−→ Hβ 2(X, O)
Ora, notiamo che il seguente diagramma `e commutativo H2 (X, Z) β // j H2(X, O) H2(X, C) π // H0,2(X)
dove j `e l’inclusione e π la proiezione. Se dunque ψ ∈ H1,1(X) ∩ H2(X, Z), allora β(ψ) = π(j(ψ)) = 0. Dunque, ψ ∈ ker β = Imα ovvero ψ = c1(L) per un
qualche fibrato in rette L.
Sia D il divisore di una sezione meromorfa generica di L, allora l’integrazione su D corrisponde, tramite la dualit`a di Poincar`e, alla forma c1(L), che `e proprio
ψ.
Esercizio 2 Siano X una variet`a di K¨ahler compatta, E un fibrato olomorfo su X e P(E) il proiettivizzato di E. Dimostrare che P(E) `e una variet`a di K¨ahler compatta.
Sol : P(E) `e compatta in quanto `e fibrato a fibra compatta su base compat-ta. Si considerino poi il fibrato OP(E)(1) e la sua (1, 1)−forma di curvatura Ω rispetto alla metrica indotta da una qualche metrica hermitiana su P(E). Ω `e positiva sui vettori verticali (ovvero tangenti ad una fibra di π : P(E) → X); sia poi π∗ω il pullback della forma di K¨ahler di X, che `e nulla sui vettori verticali e positiva altrove. Per compattezza, Ω ha un minimo sui vettori unitari tangenti a P(E) e dunque esiste un numero C tale che Ω + Cπ∗ω `e una (1, 1)−forma chiusa e positiva.
Esercizio 3 Siano X una variet`a di K¨ahler compatta, E un fibrato olomorfo su X e P(E) il proiettivizzato di E, L un fibrato in rette su X. Dimostrare che P(E∗⊗ L∗
) = P(E∗), ma OP(E∗⊗L∗)(1) `e isomorfo a OP(E∗)(1) ⊗ π∗L, dove
π : P(E∗) → X `e la proiezione canonica.
Sol : Sia {Uα} un ricoprimento di X che sia banalizzante per tutti i fibrati
coinvolti. Siano {Fα,β} le funzioni di transizione di E, {gα,β} quelle di L, allora
{gα,βFα,β} sono quelle di E ⊗ L con gα,β∈ O∗, quindi per ogni x ∈ Uα∩ Uβ
[Fα,β(x)] = [gα,β(x)Fα,β(x)] ∈ PGLn
e dunque le funzioni di transizione di P(E) e quelle di P(E ⊗ L) sono le stesse, il che implica che essi sono lo stesso fibrato (e cos`ı i proiettivizzati dei duali).
Ora, notiamo che un elemento di (E ⊗ L)x con x ∈ X pu`o sempre essere
scritto come v ⊗ a con v ∈ Ex, a ∈ Lx, poich´e L ha rango 1. Dunque, si ha
OP(E⊗L)(−1) = {(`, v ⊗ a) ∈ P(E ⊗ L) ×X(E ⊗ L) | v ⊗ a ∈ `}
Notiamo inoltre che [v ⊗ a] = [v] sotto l’equivalenza tra P(E ⊗ L) e P(E) dimostrata prima. Quindi se v ⊗ a ∈ `, allo stesso modo v ∈ `. Dunque la mappa
(`, v ⊗ a) 7→ (`, v) ⊗ a
fornisce un isomorfismo tra OP(E⊗L)(−1) e OP(E)(−1) ⊗ π∗L, che, passando al duale e poi sostituendo E con E∗ e L con L∗ `e la tesi.
Esercizio 4 Sia X una variet`a complessa e siano L, K fibrati in rette olomorfi su X tali che K ⊗ K = L. Si consideri una sezione non nulla σ di L e siano Σ la sua immagine e R il suo luogo di zeri.
• Si dimostri che la mappa φ : K → L definita da φ(x, k) = (x, k2) `e propria
e olomorfa.
• Si dimostri che Y = φ−1(Σ) `e liscia se e solo se R `e liscia e σ interseca
trasversalmente la sezione nulla.
• Supponendo che R sia liscia e che σ intersechi trasversalmente la sezione nulla, si dimostri che φ|Y : Y → Σ ∼= X `e ramificato esattamente lungo
φ−1(R) = R e altrove `e un rivestimento doppio.
Sol : La mappa φ `e l’identit`a sulla base e l’elevamento al quadrato sulle fibre, quindi `e ovviamente olomorfa ed `e propria in quanto z 7→ z2`e propria. Inoltre,
`
e facile notare che σ : X → Σ e π : Σ → X sono applicazioni olomorfe una l’inversa dell’altra. Quindi Σ ∼= X. Poi, φ−1(Σ) equivale a risolvere localmente un’equazione del tipo k2= σ(x); tale equazione descrive un luogo singolare solo nel caso il gradiente si annulli, quindi se k = 0 e ∇σ(x) = 0, ma se k = 0, anche σ(x) = 0, quindi il luogo descritto dall’equazione `e singolare se e solo se
∇σ(x) = 0 σ(x) = 0
ovvero se e solo se R non `e intersezione trasversa o, se lo `e, `e per`o singolare. La mappa φ|Y `e ovviamente olomorfa e `e 2−a−1 con differenziale iniettivo
in ogni punto fuori da φ−1(R) = R, in quanto lo `e fibra per fibra la mappa z 7→ z2. Essa `e dunque un rivestimento doppio di X ramificato su R.
Esercizio 5 Sia X uno spazio complesso e sia E un’estensione di Q con S, ovvero sia
0 → S → E → Q → 0
una successione esatta corta di fibrati olomorfi. Le possibili estensioni E sono classificate dallo spazio H1(X, Hom(Q, S)). Sia ora h una metrica hermitiana
su E e sia β ∈ Γ(X, Ω1,0 ⊗ Hom(S, Q)) la seconda forma fondamentale di S in E. Indichiamo con β∗ l’aggiunto di β (ovvero, in un frame ortonormale, βt∈ Γ(X, Ω0,1⊗ Hom(Q, S))). Si dimostri che
• ∂β∗= 0
• la curvatura della connessione di Chern associata ad h `e
Θ(E) = Θ(S) − β ∗∧ β −D1,0 Hom(Q,S)β ∗ ∂β Θ(Q) − β ∧ β∗ !
• la classe [β∗] ∈ H1(X, Hom(Q, S)) `e ben definita e non dipende da h
• [β∗] corrisponde alla classe dell’estensione E di Q tramite S in H1(X, Hom(Q, S)).
Sol : Fissando una metrica hermitiana h su E, otteniamo corrispondenti metriche su S e Q, quindi, date le mappe j : S → E e q : E → Q, possiamo considerare gli aggiunti j∗e g∗ ed ottenere uno splitting (C∞ma non analitico) di E come S ⊕Q. E’ ben noto che allora, indicate con DE, DS, DQle connessioni
di Chern si ha DE= DS β∗ β DQ da cui DE2 = D2 S− β∗∧ β DS◦ β∗+ β∗◦ DQ β ◦ DS+ DQ◦ β D2Q− β ∧ β∗
Inoltre, osserviamo che DHom(S,Q)β = β ◦DS+DQ◦β e DHom(Q,S)β∗= DS◦β∗+
β∗◦ DQ. Ora, poich´e D2E deve essere di tipo (1, 1), anche le sue componenti
devono esserlo. Per le componenti sulla diagonale `e ovvio; d’altra parte, le componenti fuori dalla diagonale sono
DHom(S,Q)β = D 1,0 Hom(S,Q)β + D 0,1 Hom(S,Q)β DHom(Q,S)β∗= D 1,0 Hom(Q,S)β ∗+ D0,1 Hom(Q,S)β ∗
e perch´e entrambe siano di tipo (1, 1) si deve avere che DHom(S,Q)1,0 β = D0,1Hom(Q,S)β∗= 0 ma si ha (connessione di Chern) che ∂β∗= D0,1Hom(Q,S)β∗.
Una nuova metrica h0 (che produrr`a una nuova seconda forma fondamentale
β0) non influir`a sulle mappe j e q, ma sui loro aggiunti, quindi avremo un nuovo
aggiunto q0∗ e si avr`a che ∂q0∗= −j ◦ β0∗(come noto). Poich´e qq∗= qq0∗= IQ,
ovvero q0− q = j ◦ σ con σ ∈ Γ(X, Hom(Q, S)).
Quindi β0∗− β∗ = −∂σ e dunque [β∗] non dipende da h.
D’altra parte, se due estensioni E, E0 hanno classi coomologhe associate β∗ e β0∗, si ha che β0∗− β∗= −∂σ e possiamo vedere che l’applicazione F : E → E0
definita da IS σ 0 IQ ` e olomorfa, in quanto D0,1Hom(E,E0)F = D 0,1 E0 ◦ F − F ◦ D 0,1 E
che ha un solo blocco non banalmente nullo, in cui compare −β0∗+ β∗+ (D0,1S ◦ σ − σ ◦ D0,1Q ) = −β0∗+ β + ∂σ = 0 per definizione di σ.
Infine, data una (0, 1)−forma γ, ∂−chiusa, a valori in Hom(Q, S), definiamo E come il fibrato C∞ S ⊕ Q con la connessione
DE0,1=D
0,1
S γ
0 D0,1
Localmente, per Dolbeault-Grothendieck, abbiamo delle funzioni σα su aperti
Uα tali che ∂σα= γ|Uα. Per quanto osservato prima, tali funzioni definiscono
isomorfismi di (E|Uα, DE) con (S ⊕Q|Uα, DS⊕DQ), dotando E di una struttura
complessa compatibile con la connessione D0,1E sopra definita, che non dipende dal ricoprimento in quanto sia i cambi di carta che le differenze σα− σβ sono
olomorfi.
In tal modo, (E, DE) corrisponde, come estensione, alla forma β∗= −γ.
Esercizio 6 ? Siano X e Y due spazi complessi compatti e sia f : X → Y una mappa olomorfa surgettiva, il cui differenziale sia surgettivo in ogni punto. Supponiamo che (X, ω) sia di K¨ahler. Si dimostri che Xy= f−1(y) `e di K¨ahler
per ogni y ∈ Y ; si dimostri che Y `e di K¨ahler.
Sol : Ovviamente, Xy`e un sottospazio complesso di X per ogni y e dunque `e
di K¨ahler. Sia poi n = dim X, m = dim Y ; sia ω una forma di K¨ahler su X e consideriamo la forma
f∗ω(y) =
Z
z∈Xy
ωn−m+1(z)
Ora, vogliamo dimostrare che tale forma `e proprio l’immagine diretta di ωn−m+1
tramite f , ovvero la seguente uguaglianza Z X ωn−m+1∧ f∗η = Z y∈Y Z Xy ωn−m+1 ! ∧ η(y)
per ogni (2m − 2)−forma η su Y . Questa verifica si pu`o ridurre al caso in cui X = Y × Z, che `e un semplice calcolo. In particolare, segue che f∗ω `e chiusa,
positiva e non degenere.
Esercizio 7 Sia X una variet`a complessa compatta di dimensione 2. Si dimostri che
• per ogni (2, 0) forma ω si ha Z
ω ∧ ω ≥ 0 e si discuta il caso di uguaglianza;
• ogni k−forma olomorfa `e chiusa;
• data [ω] ∈ H1,0(X) tale che ω = ∂f per una qualche funzione C∞, si ha
che ω = 0;
• data [ω] ∈ H2,0(X) tale che ω = ∂η per una qualche forma C∞, si ha che
ω = 0;
• si concluda che 2h1,0≤ b
1≤ 2h0,1e si diano esempi in cui le disuguaglianze
sono strette.
Sol : Localmente, ω = f dz ∧ dw, quindi ω ∧ ω = |f |2dv
X dove dvX `e la forma
di volume di X, da cui il primo punto. Inoltre `e ovvio che tale integrale `e nullo se e solo se ω = 0.
Ora, se h `e una funzione olomorfa, allora `e costante e dunque dh = 0; se poi η `e una 2−forma olomorfa, dη = 0 per motivi dimensionali. Infine, se η `e una 1−forma olomorfa, notiamo che
Z X (dη) ∧ dη = Z X d(η ∧ dη) = 0 dunque dη = 0.
Notiamo che, se [ω] ∈ H1,0(X), allora ∂ω = 0, quindi ∂∂f = 0, dunque f `e
pluriarmonica e quindi costante, di conseguenza ω = 0. Inoltre, se ω = ∂η, osserviamo che
d(η ∧ ∂η) = ∂η ∧ ∂η + ∂η ∧ ∂η
ma la seconda sarebbe una (1, 3)−forma, quindi `e nulla. Dunque Z X ∂η ∧ ∂η = Z X d(η ∧ ∂η) = 0 da cui ∂η = 0.
Osserviamo che questo implica che la mappa Hk,0(X) 3 [ω] 7→ [ω] ∈ H0,k(X) `
e iniettiva per k = 1, 2, in quanto, se ω = ∂η, allora ω = ∂η e dunque ω = 0. Dunque hk,0≤ h0,k.
Allo stesso modo otteniamo che la mappa di Hk,0(X) in Hk(X, C) `e iniettiva per k = 1, 2.
Ora, poich´e Hk,0(X) ∩ Hk,0(X) = {0}, segue subito che 2h1,0 ≤ b
1. D’altra
parte, sia Z1 il fascio delle 1−forme olomorfe d−chiuse; la successione
0 → C → O → Z1→ 0
`
e esatta e dunque abbiamo la successione esatta lunga · · · → H0(X, Z 1) α −→ H1 (X, C)−→ Hβ 1(X, O) → · · · in cui H0(X, Z
1) = H0(X, Ω1) = H1,0(X), in quanto le forme olomorfe sono
tutte d−chiuse ed inoltre H1(X, O) = H0,1(X). Quindi, dalla successione esatta
corta
0 → Imα → H1(X, C) → Imβ → 0 sappiamo che
b1≤ dim Imα + dim Imβ ≤ h1,0+ h0,1≤ 2h0,1
Nel caso della superficie di Hopf, h1,0= 0, b
1= h0,1= 1.
Esercizio 8 ? Sia (M(m), J, g) una variet`a di K¨ahler compatta semplicemente
connessa. Si dimostri che la sua forma di Ricci `e nulla se e solo se il gruppo di olonomia della connessione di Levi-Civita Hol(g) `e contenuto in SU (m). Sol : Sappiamo che J `e parallelo rispetto alla connessione di Levi-Civita, dunque gli elementi di Hol(g) preservano J . Dunque, a meno di scegliere il corretto isomorfismo tra (TpM, Jp) e Cm (per un p ∈ M fissato), si ha che
Hol(g) ⊂ U (m). Viceversa, se M `e una variet`a reale 2m−dimensionale con una metrica riemanniana g tale che Hol(g) `e contenuto, dopo un’opportuna identificazione di TpM con R2m e di questo con Cm, in U (m), abbiamo che la
struttura quasi complessa indotta dalla struttura complessa su Cm`e invariante
rispetto al gruppo di olonomia e quindi si estende ad una struttura complessa parallela rispetto alla connessione di Levi-Civita, il che implica che (M, J, g) `e una variet`a di K¨ahler.
Inoltre, l’olonomia indotta sul fibrato canonico `e l’immagine del gruppo Hol(g) tramite l’applicazione det; dunque Hol(g) ⊂ SU (m) se e solo se il fi-brato canonico di M `e piatto, ma questo accade se e solo se la forma di Ricci `e nulla, in quanto la curvatura indotta sul fibrato canonico `e
b
R(X, Y )(dz1∧ . . . ∧ dzm) = iρ(X, Y )dz1∧ . . . ∧ dzm
dove ρ(·, ·) `e la forma di Ricci su M .
Esercizio 9 Sia (M, g, J ) una variet`a di K¨ahler compatta semplicemente con-nessa di dimensione 3 il cui fibrato canonico sia banale; dimostrare che il suo diamante di Hodge `e della forma
1 0 0 0 b 0 1 a a 1 0 b 0 0 0 1 Verificare che l’ipersuperficie di CP4 data da
Q = {(x, y, z, w, t) : x5+ y5+ z5+ w5+ t5= 0} soddisfa le ipotesi e determinare a, b per essa.
Sol : h0,0 = 1 perch´e la variet`a `e compatta, b1= 0 in quanto semplicemente
connessa e dunque h1,0 = h0,1 = 0. Inoltre, visto che il fibrato canonico `e banale, si ha h3,0= h0,3= 1. Inoltre
h0,2= h2,0= h3,1 = dim H1(X, Ω3) = dim H1(X, O) = h0,1 = 0 infine, h2,1= h1,2 = b e h1,1 = h2,2= a.
Calcolando la prima classe di Chern di Q, si ricava immediatamente che il suo fibrato canonico `e banale. Inoltre Q `e semplicemente connessa. Integrando la classe di Chern c3(Q), si ottiene che χ(Q) = −200; inoltre, per il teorema della
sezione iperpiana di Lefschetz, H2(Q, C) ≡ H2(CP4, C) e dunque b2(Q) = 1.
Dunque a = 101 e b = 1. In alternativa, H2,1(X) `e lo spazio delle deformazioni di struttura complessa, che corrispondono ai coefficienti liberi nell’equazione polinomiale di Q; un polinomio di 5◦ grado in 5 variabili ha 9!/(5!4!) = 126 coefficienti e, a meno dell’azione di PGL(5), posso fissarne 52− 1 = 24, pi`u un
altro per riscalamento. Dunque ci sono 101 parametri liberi per la struttura complessa.
Esercizio 10 Fissato k ∈ N, si consideri l’insieme
Dimostrare che Vk`e una variet`a analitica complessa e che `e isomorfo allo spazio
totale del fibrato O(−k).
Sol : Vk `e banalmente una variet`a complessa. Ovviamente z1 = z2 = 0
descrive una retta proiettiva e, fissato [w1, w2] ∈ CP1, si ha che z1/z2 `e fissato,
quindi l’applicazione πk : Vk → CP1 rende Vk un fibrato in rette sulla retta
proiettiva.
Consideriamo ora la mappa f : CP1→ CP1 data da f ([w1, w2]) = [wk1, wk2];
il pullback del fibrato O(−1) tramite essa `e esattamente Vk, infatti sul punto
[w1, w2] si trova la retta associata al punto [wk1, w k
2], ovvero la retta z1wk2 = z2wk1.
Poich´e tale mappa `e un rivestimento di grado k, si ha che f∗O(−1) = O(−k). Esercizio 11 Sia V un fibrato di rango 2 su CP2. Allora
• esistono un intero kV e un sottofascio O(kV) di V tale che se esiste una
mappa non nulla O(k) → V , allora k ≤ kV ed inoltre V /O(kV) `e senza
torsione;
• V `e stabile se e solo se 2kV < d (con det V = O(d));
• V `e stabile se e solo se `e semplice. Si dimostri inoltre che T CP2`e stabile.
Sol : Dato un sottofibrato L → V , esso da origine localmente (dove il fascio delle sezioni si banalizza) ad una mappa φ : O → O ⊕ O, data da φ(1) = (f, g). Sia t = (f, g), di modo che f = tf0, g = tg0, allora possiamo definire φ0 : O → O ⊕ O data da φ0(1) = (f0, g0). Ovviamente, la successione
0 → O φ
0
−→ O ⊕ O → O → 0 `
e esatta. Componendo φ0 con la moltiplicazione per t si ritrova l’applicazione originale, ovvero φ si estende ad una mappa da (1/t)O in O ⊕ O; tale t definisce globalmente un divisore D e dunque fornisce una fattorizzazione dell’inclusione L → V tramite la successione esatta
0 → L → V → V /(L ⊗ O(D)) → 0
Inoltre, visto che t `e la componente di torsione dell’immagine di φ, il fibrato V /(L ⊗ O(D)) `e senza torsione.
Applicando questa osservazione al nostro caso, otteniamo che, dato un sot-tofibrato O(m) → V (che esiste sempre), possiamo fattorizzarlo tramite O(m)⊗ O(D) per un qualche divisore D, ottenendo una successione esatta di fasci del tipo
0 → O(m) → V → O(m0) ⊗ IZ → 0
con codimZ = 2.
Dunque se n > m, m0, Hom(V, O(n)) = 0. Poniamo kV uguale al pi`u grande
intero per cui tale gruppo non `e nullo. Se poi c’`e un sottofibrato L → V isomorfo a O(kV), il quoziente deve essere senza torsione, altrimenti si potrebbe
fattorizzare tramite O(kV) ⊗ O(D) = O(kv+ k), contraddicendo la massimalit`a
di kV.
V `e stabile se e solo se per ogni mappa non nulla O(m) → V si ha 2m < d, quindi se vale 2kV < d, abbiamo l’altra disuguaglianza. Del resto, deve valere
E’ noto che un fibrato stabile `e semplice. Se invece V non `e stabile, si consideri la successione esatta
0 → O(m) → V → O(m0) ⊗ IZ → 0
con m+m0= d e 2m ≥ d, Allora m0 < m e, dall’inclusione O(m0)⊗IZ→ O(m0)
segue quindi l’`ınclusione O(m0) ⊗ IZ→ O(m) e dunque otteniamo la mappa
V → O(m0) ⊗ IZ → O(m) → V
che non `e un’omotetia, quindi V non `e semplice. Infine, consideriamo la successione di Eulero
0 → O(−1) → O⊕n+1→ T Pn(−1) → 0 e tensorizziamola per O(1) ⊗ Ω1
= O(1) ⊗ (T Pn)∗ ottenendo
0 → Ω1→ Ω1(1)⊕n+1→ Ω1
⊗ T Pn → 0
e dunque in coomologia abbiamo · · · → H0
(Pn, Ω1(1)⊕n+1) → H0(Pn, Ω1⊗T Pn) → H1
(Pn, Ω1) → H0(Pn, Ω1(1)⊕n+1) → · · · Del resto abbiamo
H0(Pn, Ω1(1)⊕n+1) = H1(Pn, Ω1(1)⊕n+1) = 0 e dunque
H0(Pn, End(T Pn)) = H0(Pn, (T Pn)∗⊗ T Pn) = H1(Pn, Ω1) ∼= C da cui segue che T Pn `e semplice.