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Il Cile del XXI secolo: il disincanto di un modello vincente?

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PISA

DIPARTIMENTO DI SCIENZE POLITICHE

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN RELAZIONI

INTERNAZIONALI

Tesi di Laurea:

Il Cile del XXI secolo: il disincanto di un modello vincente?

Relatore

Prof. Tamburini Francesco

Candidato

Miriam Gori

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Il Cile del XXI secolo: il disincanto di un modello vincente?

Indice Generale

Introduzione 4

CAPITOLO PRIMO

LA COSTRUZIONE DI UNA NAZIONE E LA RICERCA DI UNO SVILUPPO ECONOMICO

1.1 Gli anni della lotta per l’indipendenza 6

1.2 Il «Peso della notte» 7

1.2.1 La società di fine secolo e la costruzione di un nuovo Stato 7

1.2.2 I primi governi della Repubblica 8

1.2.3 La guerra civile e il parlamentarismo 8

1.3 Il governo di Arturo Alessandri Palma e la vittoria dei liberali 9

1.4 I governi radicali (1938-1952) 10

1.4.1 Gli anni del Fronte Popolare 10

1.5 Il governo di Eduardo Frei 12

1.5.1 Contesto socio-economico 12

1.5.2 Le elezioni del 1964 14

1.6 Le elezioni presidenziali del 1970 15

1.6.1 Il Cile di Salvador Allende 15

1.6.2 Le misure del governo Allende 17

1.6.3 La caduta violenta di Allende 18

CAPITOLO SECONDO

FRANTUMAZIONE E RICOSTRUZIONE DI UNA NAZIONE

2.1 Verso il colpo di stato militare del 1973 21

2.1.1 Lo sventato tancazo 22

2.1.2 L’11 settembre 1973 23

2.2 La dittatura militare e la restaurazione dell’ordine 24

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2.3 Chi erano “los muchachos de Chicago”? 25

2.4 El Ladrillo 28

2.5 Le fasi della politica economica del regime. Cauas, De Castro e Büchi 29

2.5.1 Il miracolo cileno 29

2.6 La Costituzione del 1980 31

2.7 I sette punti della modernizzazione 32

2.8 La crisi del modello (1983-1985) 33

2.8.1 «Hay que devaluar, Presidente» 35

2.8.2 La riorganizzazione dell’opposizione 38

2.9 Il plebiscito del 5 ottobre 1988 39

2.10 Conclusioni 41

CAPITOLO TERZO LA TRANSIZIONE

3.1 La prima fase della transizione: dal plebiscito all’elezione di Aylwin 43 3.1.1 Il trionfo del No. L’inizio della fine 44

3.1.2 Verso le elezioni 45

3.1.3 La riforma costituzionale del 1989 47

3.2 Seconda fase della transizione 49

3.2.1 Aylwin e il governo del «camino del medio» 50 3.2.2 La normalizzazione dei rapporti con le forze armate 52

3.2.3 La politica dei diritti umani 53

3.3 Il reinserimento internazionale del Cile 57

3.4 Programma economico. La “crescita con equità” 58 3.5 Il terrorismo: una sfida imprevista per il nuovo governo 59

3.6 Conclusioni 63

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CAPITOLO QUARTO DEBOLE MA DEMOCRAZIA

4.1 Il secondo governo democristiano della transizione 65

4.2 Il desafuero di Pinochet 66

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4.4 Un socialista torna alla Moneda 72

4.4.1 La Mesa de Diálogo e la Commissione Valech 74

4.4.2 La reazione delle forze armate 77

4.5 Il conflitto etnico cileno-mapuche 77

4.5.1 Un caso particolare: l’opposizione alle centrali idroelettriche 86

CAPITOLO QUINTO

LE SFIDE DELLA DEMOCRAZIA

5.1 «Palabra de mujer» 89

5.2 Le contraddizioni del sistema 95

5.3 All’ombra del neoliberismo 95

5.4 Il caso di studio: le mobilitazioni studentesche in Cile 98

5.4.1 La Revolución Pingüina 100

5.4.2 La mobilitazione studentesca. Per un’istruzione pubblica gratuita

e di qualità 103

CAPITOLO SESTO

IL CILE HA BISOGNO DELL’AMERICA LATINA? 6.1 Il Cile all’interno del regionalismo latinoamericano 109

6.2 Un nuovo interlocutore per Santiago? 111

6.3 Il Cile oggi 115

Conclusioni 118

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Introduzione

Il 17 novembre 2013 in Cile si sono tenute le votazioni generali per il rinnovo del parlamento e per l’elezione della massima carica dello Stato. Alle presidenziali concorrevano Evelyn Matthei, per il partito dell’Unione Democratica Indipendente (UDI), e Michelle Bachelet, per il Partito Socialista del Cile (Ps), la stessa Bachelet che si era insediata alla guida della Repubblica nel marzo 2006, divenendo la prima donna presidente democraticamente eletta dell’America Latina. Al primo turno nessuna delle due candidate ha ottenuto la maggioranza assoluta, dunque si è proceduto a una seconda votazione il 15 dicembre. Il secondo turno fu introdotto da una riforma della Costituzione cilena attuata nel 1980, al fine proprio di evitare che venisse eletto un presidente con una bassa percentuale di voti, come accadde con l’elezione di Salvador Allende, il quale raggiunse solo il 34% dei voti, provocando così una spaccatura interna al paese, plasmando un Cile frammentato da diverse e contrastanti fazioni politiche. Evelyn Matthei e Michelle Bachelet: entrambe figlie di generali dell’Aereonautica, il loro incontro risale ai tempi dell’infanzia, solo successivamente la loro vita prese rotte diverse. Se il generale Matthei viene annoverato tra i massimi esponenti della Giunta militare cilena durante il governo di Pinochet, il padre della Bachelet viene ricordato per essere rimasto fedele ad Allende, arrivando a pagare con la propria vita. La stessa Bachelet fu vittima, insieme alla madre, delle persecuzioni del regime e costretta all’esilio fin dal 1979. Con il secondo turno la Bachelet si è aggiudicata un’ulteriore vittoria con il 62,17% dei voti. Questo ballottaggio è stato caratteristico proprio perché ha visto il confronto di due donne, per di più della stessa estrazione sociale, ma profondamente contrapposte. Stessa contrapposizione riscontrabile nella società cilena attuale, una contrapposizione che evidenzia quanto sia ancora costante e lacerante l’eredità del passato. La caduta di Allende, di fatto, divise il Cile, soprattutto la divisione fu ed è dovuta alla memoria riguardo i motivi che portarono alla violenta caduta di quest’ultimo.

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I. La costruzione di una nazione e la ricerca di uno sviluppo economico.

1.1 Gli anni della lotta per l’indipendenza.

Le prime idee nazionaliste prefiguranti l’indipendenza cilena1 risalgono al XVIII secolo nel contesto delle guerre d’indipendenza in America, processo che vide inizio con la creazione di Juntas de Gobierno nelle colonie latinoamericane, in risposta allo spodestamento e alla cattura del Re Ferdinando VII da parte delle truppe napoleoniche. In questo contesto si svilupparono nel élite criolla spiriti di indipendenza e aspettative di autonomia, si contrapposero, inoltre, due principali movimenti: i realisti e i patrioti. I vincitori di varie battaglie furono quest’ultimi, la prima vittoria risale al 1810, data in cui, insieme ad altre colonie spagnole, il paese ruppe i legami politici con la madrepatria destituendo il governatore dal Consiglio Municipale di Santiago e delegando i suoi poteri a un’Assemblea di 7 membri. Dal 4 luglio 1811, il primo Congresso Nazionale elesse un Giunta Rivoluzionaria capeggiata da Bernando O’Higgins. Nonostante il 1810 sia designata come data ufficiale dell’indipendenza cilena dalla Spagna, il paese fu contrassegnato da ulteriori scontri con le truppe spagnole per diversi anni, tra l’altro quest’ultime riuscirono in una riconquista tra il 1814 e il 18172

. Inizialmente, infatti, le truppe cilene furono sconfitte, finché a sostegno di esse non sopraggiunse l’argentino José de San Martín, il quale formò e lanciò l’esercito delle Ande all’attacco. Il 12 febbraio 1817, la sconfitta dell’esercito realista durante la battaglia di Chacabuco pose fine definitivamente al controllo degli spagnoli in territorio del nord del Cile. San Martín, rifiutando il potere, designò O’Higgins come Direttore Supremo, solo un anno più tardi il 12 febbraio 1818, il Cile proclamò la sua indipendenza, anche se le forze lealiste conservavano gran parte del potere nel sud del paese, potere che cessò solo nel 1818. Ma il conflitto bellico, iniziato nel 1811, finì solamente nel 1826 quando gli spagnoli vennero definitivamente espulsi dal paese.

1 A. Jocelyn-Holt Letelier, La Indipendencia de Chile: tradición, modernización y mito, Santiago de

Chile, DeBolsillo, 2009, pp. 37-98

2

Questo fu il periodo della Riconquista Spagnola, la Reconquista española (1814-1817), periodo nel quale si ristabilì l’autorità del Re Fernando VII e le istituzioni a lui connesse, dopo la definitiva sconfitta di Napoleone. Dunque il progetto indipendentista sembrò retrocedere nelle sue aspirazioni e ciò che rimase dell’esercito patriottico fu costretto a fuggire dall’altro lato della cordigliera; se in Cile la lotta continuò fu solo in forma sporadica con alcune porzioni di territorio liberate. Contemporaneamente, alcuni esiliati di stanza a Mendoza, città argentina, stavano riunendo le proprie forze con quelle argentine e uruguayane capeggiate da José de San Martín, per formare un esercito che sarebbe divenuto l’esercito delle Ande. Ivi, p. 72.

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1.2 Il « Peso della notte»3.

1.2.1 La società di fine secolo e la costruzione di un nuovo Stato.

L’indipendenza condusse a una nuova lotta: quella per il potere. Come analizza Jocelyn-Holt4, fu necessario giustificare il nuovo ruolo acquisito da parte dello Stato, che non fu frutto di un dibattito o di una cultura preesistente di libertà e pensiero politico, bensì, al contrario, fu il risultato di una decisione politica imposta dall’alto, dalle nuove élite che dovettero governare il paese5. I problemi chiave divennero organizzare il nuovo ente statale, stabilire quale fosse il compito e a chi spettasse la conduzione del governo. Il paese stava attraversando un processo trasformatore anche all’interno della propria classe dirigente.

Lo Stato acquistò infatti un ruolo orientativo, divenne il detentore dell’autorità e fu messo alla prova per la sua capacità politica di creare una pace sociale nonostante le

3« El peso de la noche» fu la metafora con la quale Diego Portales, figura portante della costruzione del

nuovo Stato, considerato eroe della nazione, descrisse l’ordine instauratosi nel Cile della sua epoca, un Cile da poco indipendente. Divenne poi titolo dell’ opera di Alfredo Jocelyn-Holt Letelier, El peso de la

noche. Nuestra frágil fortaleza histórica. Opera che analizza con dovizia di particolari la figura e il

pensiero di Portales e la costruzione dello Stato cileno. L’intento da parte dell’autore è stato di riportare questa frase come titolo simbolico per esprimere la fragilità della storia cilena e per ricollegare al XVIII secolo le radici della configurazione sociale ed economica del Cile repubblicano. Un titolo provocatorio a dispetto dell’idea classica che vede questo paese nel XIX secolo solido, forte e pronto a raggiungere l’indipendenza, pronto a trasformarsi in uno stato di diritto, una visione che scaturisce chiaramente da una coscienza post indipendenza, da un punto di vista ormai stabilizzato e culturalmente sviluppato. El peso

de la noche intacca questa visione, fa vacillare la « fortezza storica» su cui si era basata fino ad allora

quest’ultima, dove il Cile veniva mostrato come un paese talentuoso, capace di organizzarsi affinché venisse perfezionato uno stato forte e consolidato e, al contrario, pone in rilievo la base fragile su cui si costruì quest’ultimo, una base debole che verrà frantumata con gli avvenimenti dei primi anni del 1970. Fino al 1860 non fu infatti l’ordine l’elemento predominante all’interno del paese: due guerre civili, frequenti stati di emergenza e persino l’uccisione dello stesso Portales, in questo periodo emerse solo il Parlamento come asse della politica, ma esso ben presto si convertì nello strumento delle élites tradizionali per raggiungere i propri scopi e per mantenere la propria posizione privilegiata. Lo Stato si configurò come un apparato distante e lontano dalle classi popolari. In aggiunta, all’epoca non deteneva i mezzi necessari per dettare legge e imporre la fiscalizzazione, dunque l’ordine sviluppatesi si basò sostanzialmente sulla struttura sociale e non in un apparato propriamente statale e normativo. Questo è il concetto implicito dell’opera, capire come si creò in Cile un ordine: non attraverso un apparato statale o un potere esecutivo bensì, in prima istanza, si sviluppò intorno a un élite tradizionale che plasmò la sfera culturale dell’intera nazione. Lo sforzo che intraprese questa élite fu di creare e diffondere simboli di una nuova identità con l’intento di neutralizzare il centralismo borbonico. Da qui la figura centrale nell’opera di Portales, stratega convinto che solo attraverso la forza si potesse mantenere l’ordine e quel potere di cui godeva il paese non era grazie a una legittimità riconosciuta nel potere esecutivo, bensì grazie a «una tendenza generale delle masse al riposo». Dunque « el peso de la noche»: nella notte non governano né lo Stato né la società, tuttalpiù impera la quiete, quindi l’ordine regnante si venne a creare per inerzia, per assenza di disordine e non per normative efficaci. Di fatto sarebbe bastato poco a infrangere questa quietezza. Cfr. Diego Portales « el orden social se mantiene en Chile por el peso de la noche, y porque no tenemos hombres sutiles, hábiles y cosquillosos. La tendencia general de la masa al reposo es la garantía de tranquilidad pública.» dalla lettera al ministro Tocornal, 1832 in A. Jocelyn-Holt Letelier, El peso de

la noche. Nuestra frágil fortaleza histórica, Santiago de Chile, DeBolsillo, 2014, passim. 4 Ibidem.

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8 rivolte, il brigantaggio nelle campagne e i conflitti esterni. Da questo contesto ne scaturì un governo forte, centralizzato, unica direzione per imporre regole uguali per tutti, con lo scopo principale di mantenere l’ordine ed evitare in qualsiasi maniera il disordine, a partire dall’ambiente militare, dalla Chiesa e nella stessa aristocrazia. Dunque un ruolo chiave nel XIX secolo lo ebbero le élite politiche e le loro tradizioni, a partire dall’importanza che dettero alla cultura e alla conseguente fondazione delle Università e della costituzione di un germe di opinione pubblica. Maggiori poteri all’esecutivo vennero concessi solamente con la costituzione del 1833.

1.2.2 I primi governi della Repubblica6.

Il primo a dirigere il paese fu O’Higgins, che rimase dittatore fino al 1823, fin quando non fu obbligato a rinunciare a causa del malcontento riscontrato tra la popolazione. La Repubblica, instaurata in virtù di una costituzione liberale, fu proclamata sotto esortazione di Ramón Freire. Tuttavia le rivalità tra i vari partiti politici creò disaccordi fino al 1830. Il generale Joaquín Prieto, capo dei conservatori, fomentò una rivolta che gli permise di giungere al potere. Nel 1831, Prieto diventò presidente anche se il vero protagonista del governo rimase Diego Portales, il quale deteneva la carica dei principali ministeri. Durante i vari governi di linea conservatrice la politica estera cilena fu caratterizzata da una serie di conflitti non ancora del tutto risolti con i paesi limitrofi7. 1.2.3 La guerra civile e il parlamentarismo

Nel 1891 si costituì un’alleanza stretta tra le forze politiche e il clero cattolico, la quale si sollevò contro il governo del presidente José Manuel Balmaceda, capo del partito liberale. Sotto il comando del capitano Jorge Montt, ufficiale della Marina, i ribelli si impossessarono della flotta cilena e delle ricche province del nord. Dopo aver vinto l’esercito governativo nelle vicinanze di Valparaíso, anche la città di Santiago

6

A. Jocelyn-Holt Letelier, La indipendencia de Chile…., cit., pp.110-154.

7 Il paese si scontrò con il Perù e la Bolivia nel 1839 e successivamente con l’Argentina nel 1843,

quest’ultimo conflitto finì solo nel 1881 momento in cui venne firmato un trattato con cui si accordarono nella spartizione della Terra del Fuoco. Il Cile iniziò, inoltre, a sfruttare i ricchi giacimento di nitrato, risorsa che divenne primaria per l’economia di questo paese, nel deserto di Atacama, territorio però rivendicato dalla Bolivia. Le pretese boliviane furono rigettate dal Cile, il quale al contrario spedì l’esercito nel porto boliviano di Antofagasta. Due mesi più tardi, il Perù, alleato della Bolivia, dichiarò guerra al Cile innescando così la Guerra del Pacifico. Vincitore di tale conflitto, il Cile espanse considerevolmente il suo territorio annettendo la provincia di Antofagosta e la provincia peruviana di Tarapacá. Il Perù cedette anche Tacna e Arica sotto condizione di organizzare un referendum dieci anni più tardi. Nonostante i due paesi non riuscissero ad accordarsi riguardo alle condizioni del verdetto del plebiscito, firmarono le clausole che dal 1928 ressero questi due territori: Tacna divenne possedimento del Perù e Arica ritornò territorio cileno. Ivi, pp.121.

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9 cadde in mano ai ribelli. La presa di Santiago marcò definitivamente la fine di questa guerra civile che produsse più di diecimila vittime e considerevoli danni materiali. Balmaceda dopo questa sconfitta si suicidò in settembre. La più importante conseguenza di questo conflitto fu la direzione che prese la forma di governo, essa si orientò verso un sistema parlamentare, venne concesso più potere al Congresso.

1.3 Il governo di Arturo Alessandri Palma e la vittoria dei liberali.

Nei primi decenni del XX secolo lo scenario politico vide alternarsi idee riformatrici, «pronunciamenti militari e conati rivoluzionari»8. Furono gli anni in cui, durante la presidenza di Montt, il paese visse un periodo di pace in cui fu progettato di mettere in atto riforme che rafforzassero l’apparato statale e concretizzassero una ricostruzione del paese9. Successivamente le forze liberali vinsero le elezioni del 1920, con a capo del paese Arturo Alessandri Palma, che precedentemente era stato ministro dell’Interno. Egli intraprese un programma riformista provando a far adottare i suoi progetti come riforme. Tra le varie misure ricordiamo un nuovo codice di lavoro e nuove normative a tutela dei lavoratori, l’imposizione di un’imposta progressiva sui redditi, venne resa pubblica la gestione dell’industria dei nitrati10

, in progetto il suffragio femminile e la separazione fra Stato e Chiesa. Nel 1924, oltre a una forte opposizione da parte dei conservatori che avevano la maggioranza in parlamento, alcuni capi militari spodestarono Alessandri e ristabilirono la dittatura. Ma anche questo nuovo potere imposto fu a sua volta fatto cadere al principio del 192511. Alessandri tornò alla presidenza grazie all’appoggio di alcuni giovani ufficiali anche se il suo mandato durò meno di un anno, poiché non aveva l’appoggio delle forze politiche. Dopo diversi colpi di stato e cambi di governo, Alessandri fu rieletto nel 1932 grazie all’appoggio dei partiti di centro e di destra portando a compimento il suo mandato presidenziale fino al

8

V. Castronovo, Piazze e caserme. I dilemmi dell’America Latina dal Novecento ad oggi, Roma-Bari, Laterza, 2008, pag.45.

9 Ciò che si prefigurava era anche una ricostruzione materiale e urbanistica poiché nell’agosto del 1906

un terribile terremoto aveva praticamente distrutto la città di Valparadiso e devastato alcuni quartieri di Santiago, uccidendo più di 300 persone, lasciandone inoltre circa 100.000 ancora all’epoca senza un alloggio.

10 Ibidem.

11 Nel 1925 venne eletto Emiliano Figueroa Larraín grazie all’appoggio delle forze di sinistra che si erano

unite intravedendo il pericolo di una crisi istituzionale. Tuttavia dopo due anni fu costretto a rassegnare le dimissioni e a cedere il campo a Carlos Ibáñez del Campo, suo ministro dell’Interno, e personaggio che aveva l’appoggio dei militari, gli stessi militari che avevano innescato una rivolta antiparlamentare nel 1924. Quest’ultimo presidente intraprese riforme dirigistiche attraverso la pianificazione di opere pubbliche e investimenti. Ivi, p. 46.

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10 1938. La politica economica di quest’ultimo12 aveva come scopo l’equilibrio della bilancia dei pagamenti e cercava di attirare capitali stranieri nel paese, soprattutto in settori quali l’industria del rame e dei nitrati13

. Di fatto all’inizio del ventesimo secolo le entrate del Cile dipendevano nettamente dalle esportazioni, in particolare dalle esportazioni dei minerali. La politica economica si basava sulla dottrina del libero commercio14. Questo sistema iniziò a vacillare durante la prima guerra mondiale nel momento in cui i tedeschi crearono un sostituto sintetico del nitrato, per poi crollare definitivamente durante la crisi del Ventinove, momento in cui si sgretolò il mercato del rame, si stima che le esportazioni cilene calarono dell’11% rispetto al precedente livello. La conseguenza fu che si ridusse la valuta straniera circolante necessaria per le importazioni. Fu in questo periodo di crisi economica e sociale che si formò il Fronte Popolare.

1.4. I governi radicali (1938-1952). 1.4.1 Gli anni del Fronte Popolare.

Nel 1936 i partiti di sinistra si organizzarono e costituirono un nuovo partito politico: il Fronte Popolare dove confluirono a sua volta, radicali, socialisti e comunisti. Quest’ultimo vinse le elezioni del 1938, costituendo un nuovo governo presieduto dal radicale Pedro Aguirre Cerda15. Il suo programma ambizioso, ispirato al New Deal nordamericano, poneva l’accento sull’educazione e l’industrializzazione. Nonostante i

12 Castronovo definisce l’indirizzo intrapreso da Alessandri come una sintesi tra «conservatorismo

politico e riformismo economico». Ivi, p.48

13 Come analizza Thorp le economie che si basano sulla produzione mineraria hanno delle caratteristiche

particolari, non solo esse sono soggette a quel fenomeno particolare che viene chiamato «ciclo di espansioni e franate» («boom and bust cycles»), ma il loro modus operandi crea diversificazioni e a lungo termine inceppa la sostenibilità della crescita. Storicamente, economie di tal genere tesero ad avere «rese di ritorno» basse («la resa di ritorno» è quella parte di gettito delle esportazioni che viene investita nell’economia interna come ad esempio in infrastrutture o altri tipi di investimento), poiché i profitti vennero esportati anziché reinvestiti sul suolo nazionale e i materiali utili per queste tecnologie furono importati. Al principio, i paesi che si sono basati su questa economia, hanno goduto di una produzione che momentaneamente stimolò la crescita, tuttavia il promettente inizio mostrò le insite contraddizioni, a causa di diversi fattori che si combinarono tra loro, quali l’aumento dei costi di trasporto internazionali, progressi tecnologici a livello di lavorazione e fusione dei metalli. Il problema è che, generalmente, un’economia basata sull’estrazione diviene pesantemente dipendente da legami indiretti con la politica messa in atto dai governi e dalle influenze e investimenti di paesi stranieri. I paesi che sono considerati a economia di estrazione sono Cile, Bolivia, Perù e Venezuela. R. Thorp, Progress, Poverty and Exclusion,

an Economic History of Latin America in the 20th Century, Distributed by The Johns Hopkins University

Press for the Inter-American Development Bank and the European Union, New York, 1998, pp.56-98.

14 B. Bosworth, R. Dornbusch, R. Labán, The Chilean Economy. Policy Lesson and Challenges.

Washington D.C, The Brookings Institution, 1994, pp. 2-37.

15 Politico di professione e professore universitario, aveva aderito al Partito Radicale ed era stato sia

deputato che senatore, successivamente anche ministro della Giustizia e dell’Istruzione Pubblica e dell’Interno (nel primo governo di Alessandri). Di formazione eclettica, grazie ai suoi viaggi era venuto a contatto con gli ambienti politici europei. V. Castronovo, op. cit., p. 48.

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11 suoi lodevoli intenti, i suoi progetti16 furono messi in ginocchio da un terremoto devastante che uccise 30.000 persone nel 1939, inoltre questo nuovo governo si trovò a dover fronteggiare un clima di aperto conflitto soprattutto con ambienti di estrema destra, anche se a porre termine al suo mandato fu la malattia, Aguirre Cerda morì nel 1941 stroncato dalla tubercolosi. A questo punto il Fronte Popolare si unì per eleggere nel 1942, Juan Antonio Ríos Morales, il quale si contraddistinse per i tentativi di riforme sociali avviati attraverso un «ampio intervento statale in campo economico»17. Nonostante un lieve innalzamento dei prezzi del rame, al principio della Seconda Guerra Mondiale, le importazioni rimanevano difficilmente reperibili, conseguenza anche del fatto che i paesi occidentali stessero concentrando le loro forze nella dotazione di maggiori armamenti. Tale crisi mise il Cile di fronte all’unica scelta possibile: dotarsi di una propria industria. La strategia del Fronte Popolare andava in questa direzione, tant’è che iniziò a essere appoggiata anche dai conservatori. La strategia aveva come fine ultimo l’industrializzazione18 del paese tramite investimenti pubblici che avrebbero incoraggiato lo sviluppo economico. Fu istituita la CORFO (Società statale per lo Sviluppo), ingenti investimenti affluirono nella siderurgia, nell’industria del cemento, del petrolio, della gomma, nel settore energetico e vari altri settori di base. Di fatto il CORFO, incrementando l’industria di base, avrebbe dovuto promuovere la produzione di beni di consumo, con lo scopo ultimo di ridurre le importazioni sostituendole con prodotti cileni. Queste politiche di sviluppo non raggiunsero l’obiettivo prefissatosi poiché non riuscirono a rendere il Cile meno indipendente dalle esportazioni, soprattutto di rame, e dalle importazioni di prodotti

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Le sue riforme si proponevano di migliorare il sistema scolastico, creando nuove scuole e promuovendo lo sviluppo dell’istruzione pubblica, inoltre anch’egli puntava su l’industrializzazione. Lo slogan di Aguirre Cerda era « Gobernar es educar». In aggiunta aveva organizzato con il sostegno di Pablo Neruda un sistema di evacuazione dai campi profughi che si trovavano in Francia e ospitava gli esuli spagnoli. In aggiunta, per placare la smania di potere delle classi militari, aveva annesso dei territori antartici al Cile. Ibidem.

17Ibidem.

18 Per avviare l’industrializzazione il Cile avrebbe dovuto importare i macchinari di base. Infatti viene

stimato che tra il 1940.e il 1954 venne importato l’84,50 % dei macchinari. Storicamente altre nazioni, come ad esempio il Giappone, si sono sviluppate importando i necessari macchinari per le industrie. Nonostante ciò il Giappone aveva una struttura sociale e una storia assai diverse. Ciò che avvenne in Cile fu che tale industrializzazione non alterò i rapporti tra i vari substrati della società né sottrasse il paese dalla morsa della dipendenza da altri paesi. I legami internazionali avevano relegato il Cile a ruolo di produttore di materie prime per l’estero. Negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale il settore secondario sorpassò il settore agricolo e delle esportazioni, agli inizi degli anni Sessanta il paese divenne addirittura abbastanza autosufficiente per quanto riguardava i beni di consumo. Ma ciò non bastò ad accrescere l’indipendenza nazionale e non portò ad una effettiva crescita economica.

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12 industriali e di beni di investimento. Il processo di industrializzazione finì così per innescare i presupposti per la successiva crisi19.

Nel 1946 le elezioni presidenziali furono vinte da Gabriel González Videla, capo del Partito Radicale, sostenuto da una coalizione composta da radicali e comunisti. González Videla nominò, per prima volta nella storia del paese, tre comunisti nel suo gabinetto, nonostante ciò la coalizione non durò che sei mesi. Trovandosi spesso in disaccordo con gli altri membri del governo, i comunisti abbandonarono il loro ruolo ad aprile del 1947. La situazione peggiorò quando centinaia di comunisti furono detenuti in virtù della legge per la Difesa Democratica, che metteva al bando il Partito Comunista. Venne repressa anche una rivolta militare capeggiata dal vecchio presidente Ibáñez e il periodo che seguì i seguenti fatti fu turbato da importanti agitazioni sociali. Nel 1951 quasi tutti i settori dell’economia erano percorsi da scioperi, l’anno successivo il popolo manifestò la propria ostilità nei confronti dei partiti tradizionali eleggendo Carlos Ibáñez, sostenuto dal Partito Agrario-Lavoratore. Nel 1958 Jorge Alessandri Rodríguez, figlio di Arturo Alessandri Palma, fu eletto presidente a capo di una coalizione che raggruppava liberali e conservatori. Egli puntava su un programma in favore della libera impresa e sugli investimenti stranieri.

1.5 Il governo di Eduardo Frei. 1.5.1 Contesto socio-economico.

Gli anni Sessanta rappresentarono per il Cile e l’America Latina intera un momento di svolta a causa soprattutto degli eventi internazionali e nazionali che si susseguirono. A livello internazionale decisiva e influente per l’intero continente fu la Rivoluzione Cubana. La vittoria di Fidel Castro fece apparire reale una possibile esportazione della rivoluzione con le armi e prefigurava l’emergere di una posizione terzomondista come elemento di disturbo in un periodo di coesistenza pacifica tra due blocchi. Non si fece attendere una risposta statunitense, gli Stati Uniti, infatti avviarono sotto l’amministrazione Kennedy il progetto denominato “Alleanza per il progresso”. Tale progetto prevedeva la distribuzione di investimenti sul continente latinoamericano a vari

19 Come analizza Thorp nel suo studio sulla crescita economica e disuguaglianze in America Latina, in

molti paesi ad ogni fase di espansione fece seguito una fase di recessione soprattutto tra gli anni Venti e gli anni Settanta poiché l’aumento delle esportazioni godeva del flusso massiccio di investimenti e capitali stranieri. Nel momento in cui le condizioni esterne divennero meno favorevoli o diminuirono si innescarono problemi di indebitamento dovuti proprio alla forte dipendenza dal mercato straniero. R. Thorp , op. cit., pp.38-43.

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13 governi locali, in cambio i beneficiari avrebbero dovuto intraprendere una serie di riforme modernizzatrici nei rispettivi Paesi, anche con l’intento di migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini. Gli interlocutori prediletti affinché venissero allacciate alleanze furono i settori politici democratici e progressisti; nel caso del Cile essi venivano rappresentati dal Partito della Democrazia Cristiana, partito guidato da Eduardo Frei. A livello economico in questi decenni, in gran parte dell’America Latina iniziò a diffondersi un modello di economia che si allontanava da un modello dirigista e si discostava da quel modello adottato prevalentemente dai regimi populisti. Era un modello che iniziava ad aprirsi al mercato mondiale, con un’economia finalizzata allo sviluppo competitivo attraverso politiche economiche orientate a favorire «l’accumulazione di capitale interno e a favorire l’attrazione di capitale straniero»20

. Gli investimenti esteri erano necessari per i paesi affinché lo sviluppo economico prendesse il decollo21. Centrale divenne l’industria che doveva essere riformata, non doveva più dipendere dal capitale e dagli investimenti stranieri nelle tecnologie bensì doveva coprire l’intero ciclo produttivo in modo da assicurare la giusta quantità di prodotti necessari con l’obiettivo da diminuire le importazioni. In questo periodo il Cile fu segnato inoltre da profonde trasformazioni sociali a da una forte crescita demografica, da una sempre più rapida urbanizzazione e una più qualificata scolarizzazione. Inoltre, grazie all’apporto della Democrazia Cristiana, agli inizi degli anni Sessanta, si registrò un forte aumento della partecipazione politica. Il partito democristiano si era di fatto organizzato in modo capillare come un partito di massa estendendosi in tutte le zone del paese, dalle zone rurali ai quartieri popolari in crescita nelle città. Con l’elezione presidenziale di Frei tale partecipazione e mobilitazione crebbero poiché il governo promosse e creò associazioni di soccorso e potenziò il settore dell’educazione. Politiche di mobilitazione, tuttavia, furono intraprese anche dai partiti marxisti in modo da non perdere consenso tra le masse e in modo da controbilanciare l’attività del partito democristiano. Sempre nel contesto di questa crescente mobilitazione di massa, si formò il Movimiento de Izquierda Revolucionario (MIR), movimento di estrema sinistra nato come organizzazione studentesca nell’Universidad de Concepción che trovò riscontrò

20

A. Zanatta, Storia dell’America Latina contemporanea, Laterza, Roma-Bari, 2010, pp. 171-185.

21 Zanatta sottolinea infatti che negli anni Sessanta sia i regimi autoritari sia i regimi così detti desarrollistas posero come prima priorità del governo le questioni economiche passando in secondo piano

le questioni politiche e le questioni a quest’ultime collegate. Per lo più la gestione dell’economia veniva affidata a tecnocrati che spesso si erano formati in accademie statunitensi. Ibidem.

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14 tra i campesionos rurali e i pobladores urbani22. Queste trasformazioni molto incisive non si portavano appresso, tuttavia, parallele trasformazioni politiche. Neanche le riforme attuate durante il governo del democristiano Eduardo Frei (1964-1970)23 riuscirono a incanalare i nuovi mutamenti su un piano politico: furono avanzate una riforma agraria, una riforma scolastica e urbanistica che malgrado tutto non raggiunsero gli obiettivi desiderati, al contrario indussero i conservatori e i cattolici ad allontanarsi dal partito di Frei.

1.5.2 Le elezioni del 1964.

Le elezioni presidenziali del 1964, che preannunciavano la vittoria di Frei e la sconfitta del Fronte popolare con il suo candidato Allende, si svolsero in un clima acceso24. Eduardo Frei Montalva vinse con la maggioranza assoluta dei voti per la prima volta nella storia del Cile e riuscì a formare un governo monocolore25. “La rivoluzione nella libertà” fu il nome dato al programma che prevedeva una riforma agraria seppur mite, la nazionalizzazione progressiva dell’industria del rame, l’estensione del diritto di voto agli analfabeti e una riforma dell’istruzione. La messa in atto della riforma agraria prevedeva la distribuzione delle terre demaniali mal conservate o non utilizzate a piccoli contadini, ma ciò che lasciava intatto erano i possedimenti dei grandi latifondisti, d’altronde quest’ultimi rappresentavano la base elettorale di Alessandri26

. Vennero nazionalizzate parzialmente le miniere di rame27. Oltre a una crisi economica, non mancarono dissidi interni al partito che provocarono un aggiuntiva crisi politica. Un forte malcontento proveniva sia dalla sinistra sia dai conservatori, entrambi progettavano una violenta opposizione politica, poiché la destra conservatrice giudicava tali misure ardite, mentre la sinistra giudicava l’azione di Frei troppo timida.

22 C. Pérez, Cerca de la revolución. Una historia de la izquierda chilena, Planeta, Santiago de Chile,

2015, pp.25-45.

23

C. Gazmuri, Eduardo Frei Montalva y su época, Santiago de Chile, Aguilar, 2000, pp. 65-98.

24 L. Corvalan (Pref. di G. Pajetta), Il Cile tra rivoluzione e reazione, Roma, Editori Riuniti, 1973, p.10. 25 Come analizza lo studioso A. Valenzuela, la Democrazia Cristiana non rappresentava i partiti di centro,

bensì « essa era un instabile polo di centro. Originariamente aveva ricevuto l’appoggio soprattutto delle destre; in un secondo tempo, quando queste l’avevano abbandonata, non era riuscita a far breccia a sinistra.». A. Valenzuela, Il crollo della democrazia in Cile, Torino, Quaderni di Biblioteca della Libertà, 1977, pp.2-39.

26 Come analizza M.R Stabili, seppur blande tali riforme contribuirono a un processo di scardinamento di

un vecchio sistema di rapporti che verrà poi definitivamente messo in discussione negli anni Settanta. M. R. Stabili, Il Cile. Dalla Repubblica Liberale al dopo Pinochet (1861- 1990),Firenze, Giunti,1991, pp. 109-111.

27 Questa parziale nazionalizzazione avvenne attraverso la Legge del 25 luglio 1966, con la quale lo Stato

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15

1.6 Le elezioni presidenziali del 1970.

All’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 1970 l’opposizione di sinistra si unì formando l’Unità Popolare e designò Salvador Allende Gossens candidato. La campagna era fondata su un programma che prometteva una riforma agraria sostanziale, la nazionalizzazione di tutte le industrie di base, le banche e gli istituti di comunicazione. Allende divenne dunque il primo presidente eletto con un programma socialista in un paese non comunista. Una volta entrato in carica il presidente Allende tentò di mettere in atto le promesse fatte durante la campagna elettorale con lo scopo di trasformare il paese in uno stato socialista.

1.6.1. Il Cile di Salvador Allende.

Il candidato socialista Salvador Allende venne eletto presidente nel settembre 197028, egli era a capo di una coalizione di partiti riconducibili a linee marxiste, o comunque sia per lo più comuniste, di nome Unidad Popular29. Nelle elezioni fronteggiarono tre

28 Salvador Allende risultò vincitore con un’esigua maggioranza, raggiunse appena il 36,3 % dei voti,

questo significò non avere la maggioranza in Parlamento. Al momento dell’elezione i partiti si presentarono nettamente frammentati, la divisione che più incise in questa tornata elettore fu quella tra la destra e il centro, centro che aveva garantito il suo sostegno ad Allende dopo le riforme portate avanti dal Presidente Frei poiché i cattolici più radicali le reputavano troppo ardite. Tuttavia così come l’allontanamento tra destra e centro portò alla vittoria di Allende, il successivo avvicinamento di quest’ultime sarà causa della sconfitta di Unità Popolare. M.R. Stabili, op. cit., p. 110.

29Per quanto riguarda un’analisi sull’arena politica cilena: il sistema partitico cileno era caratterizzato da

una forte competitività e da una forte dispersione nel voto, basti pensare che nel 1970 a competere vi erano 10 partiti ma nessuno di essi ricevette più del 25% dei voti. Questa dispersione comportava che i gruppi politici si coalizzassero e adottassero politiche di alleanze in modo da massimizzare i risultati, soprattutto in vista delle elezioni del presidente della Repubblica. Nel 1970 si contavano cinque partiti maggioritari che spaziavano tutto l’arco ideologico e altri di minor rilievo. L’Unità Popolare fu costituita nel 1969, essa riuniva il Partito Comunista e il Partito Socialista, entrambi di estrazione marxista, il MAPU sorto dopo una scissione dalla Democrazia Cristiana da parte di alcuni militanti delusi dall’indolenza del governo Frei. Questa coalizione aveva una base di rappresentanza contadina ma anche di piccola e media borghesia urbana. Vi erano poi il Partito Radicale, il Partito Socialdemocratico, infine l’API (Alianza Popular Independiente). L’Unidad Popular scaturiva da un’alleanza conclusasi nel 1956 con il nome di Frente de Acción Popular (FRAP). Il FRAP nel 1958 aveva appoggiato la candidatura di Salvador Allende alla presidenza ma con scarso successo. Il Partito Socialista Cileno venne costituito nel 1933, esso, come sottolinea Valenzuela, era più estremista del Partito Comunista tanto da legittimare delle forme non elettorali per la conquista del potere e adottare un programma marxista, preconizzava infatti la collettivizzazione dei mezzi di produzione, la dittatura temporanea del proletariato, la scomparsa dello Stato ma si discostava nettamente dalla IIIª Internazionale e rifiutava la preponderanza dell’Urss. Ciò lo contrapponeva al Partito Comunista Cileno, notoriamente filosovietico, era il più forte Partito Comunista dell’America Latina, dopo Cuba. Quest’ultimo operò in clandestinità dal 1927, sotto la dittatura di Ibañez (1927-1931) fino al 1932 anno in cui nella camera venne rappresentato da 2 deputati. L’appoggio del PCC fu decisivo per la votazione del presidente radicale Videla, tuttavia fu nel 1948 che lo stesso presidente mise fuori legge questo partito con la legge detta «per la difesa permanente della democrazia». Esso riacquisì legalità solamente nel 1958. La contrapposizione fra i due partiti marxisti non fu trascurabile poiché nel momento il cui si venne a formare l’Unità Popolare le relazioni tra i due erano delicate. Un altro partito politico fondamentale nello scenario fu il Partito Democristiano, la sua origine risale agli anni trenta del XX secolo sotto l’influenza dell’enciclica che promosse iniziative sociali tra i cattolici, il «Quadragesimo anno», nonostante ciò la fondazione avvenne nel 1957. Fu nel 1961 che esso

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16 candidati: Salvador Allende, Rodomiro Tomic, candidato della Democrazia Cristiana e Jorge Alessandri, indipendente e vicino al Partido Nacional. Per la prima volta in Cile, un candidato della sinistra ottenne la più alta carica del paese. Tuttavia l’elezione di Allende non designò una propensione di uno spostamento a sinistra dell’elettorato. Innanzitutto la percentuale di voti30 con cui aveva ottenuto la presidenza risultò inferiore a quella delle precedenti elezioni del 1964. Dato che non aveva conquistato la maggioranza assoluta dei voti la questione veniva rimessa al Congresso, in base a un articolo della costituzione del 1925, per il quale il Parlamento avrebbe designato il presidente scegliendo tra i due candidati che avessero ottenuto il maggior numero di preferenze. Al contrario questa elezione rispecchiava un sistema incapace di creare coalizioni di maggioranza stabili e durature, rifletteva un sistema partitico fortemente polarizzato quale era quello cileno dell’epoca31. Tra l’elezione e il voto del Congresso,

giocò un ruolo fondamentale nel movimento democristiano dell’America Latina, fu proprio negli anni Sessanta che assunse un ruolo di primo piano come movimento riformatore di centro, divenendo fautore della « rivoluzione nella libertà» di fatto superò nelle elezioni legislative i conservatori, nel 1964 venne eletto il suo candidato alle presidenziali, Eduardo Frei, l’anno successivo si meritò l’appellativo di «terremoto politico» dato che ottenne la maggioranza assoluta alla Camera ( 82 deputati e 13 senatori). Il timore di un’ avanzata marxista aveva fatto confluire molti voti in questo partito. Inoltre, un altro attore fu il MIR, Movimento della Sinistra Rivoluzionaria, in linea generale sostenne, benché in maniera critica, l’ Unità Popolare, ciò che non condivideva era il metodo della presa del potere, non attraverso una via elettorale bensì attraverso la forza, la guerriglia urbana e rurale. Esso sorse, come altri movimenti cileni, sotto influenza della rivoluzione cubana dopo il 1963 da una fazione di Avanguardia rivoluzionaria. Inizialmente era un movimento di studenti senza nessuna base popolare. Nel 1970 il MIR accettò di deporre le armi per non ostacolare l’Unità Popolare mantenendo tuttavia il sua apparato militare e incitando anche contadini e pobladores a occupare terre e case. Mentre a destra si situava il Partito Nazionale, creato nel 1966 attraverso la fusione dei Conservatori e dei Liberali i quali condividevano un sistema socio-economico. Al centro si trovavano i Radicali, con una tradizione anticlericale, che erano stati surclassati con l’avanzata del partito democristiano dopo aver al lungo padroneggiato l’arena politica cilena. Come analizza A. Valenzuela, il sistema partitico cileno, nonostante fosse estremamente competitivo, non aveva delle divisioni nette tra la diverse basi elettorali, analizzando i voti lo studioso riscontra che « tutti i partiti cileni avevano una base elettorale interclassista, ad eccezione del Partito Comunista». Ciò viene mostrato nello studio di Alessandro Portes riguardo agli occupanti abusivi di case a Santiago, nella sua analisi Portes riscontrò che il partito democristiano riceveva pari sostegno a partito socialista e comunista. A.Portes, Urbanization and politics in Latin America, in «Social Science Quartely», LII, 1971, pp. 697-720. Per un’analisi sull’arena politica cilena vanno segnalati G. U. Valenzuela, Los partidos politicos chileno, Santiago de Chile, Editorial Juridica de Chile, 1968. L. Galdames, History of Chile, Chapel Hill, University of North Carolina Press, 1941, A. Edwards, E. Frei,

Historia de los partidos politicos chilenos, Santiago de Chile, Editorial del Pacifico, 1949. L.Cortes, J.

Fuentes, Diccionario politico de Chile, Santiago de Chile, Editorial Orbe,1967; A. Valenzuela, op.cit., pp. 48-78.

30 Allende ottenne il 36, 2 % di voti contro il 34,9 % per il conservatore Alessandri e il 27, 8 % di voti del

democristiano Tomic, come sostiene Valenzuela « sarebbe un grosso errore sostenere che il programma di radicale mutamento sociale presentato dal Presidente fosse approvato dalla maggioranza della popolazione» A.Velenzuela, op. cit., p.48

31 Essendo il Cile un paese fortemente diviso, non vi era un partito in grado di conquistare con

maggioranza assoluta la presidenza. Dunque accadeva che il presidente venisse eletto con un’ esigua maggioranza oppure che i gruppi o partiti di centro determinassero l’esito delle elezioni. Infatti candidati di centro vinsero la presidenza nel 1938 e nel 1946 con l’appoggio delle sinistre, nel 1932 e nel 1964 con l’appoggio delle destre e con entrambe nel 1952. In due occasioni , ovvero nel 1958 con Alessandri e nel 1970 con Allende, la presidenza fu vinta o da candidati di destra o di sinistra poiché i due gruppi si

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17 che avvenne a ottobre, gli Stati Uniti cercarono invano di impedire la designazione di Allende come presidente. Si adoperarono affinché i membri del Congresso scegliessero Alessandri32. Ma fallito questo piano, intervenne la CIA, unica in grado di innescare la miccia per un futuro colpo di stato militare.

1.6.2 Le misure del governo di Allende.

Durante il governo di Allende furono varate diverse riforme di stampo socialista33. Uno degli obiettivi del nuovo governo era infatti rilanciare l’economia del paese ormai stagnante. Questi obiettivi dovevano essere realizzati perseguendo duplici strategie di redistribuzione del reddito34 e di gestione statale dell’economia35. Nonostante ciò la politica di crescita dei salari aveva provocato tensioni, poiché comportava che venisse emessa moneta per essere finanziata così come doveva essere emessa per finanziare le varie nazionalizzazioni, tra cui la nazionalizzazione della risorsa primaria del paese, il rame36. Radicali si rivelarono anche la riforma agraria, la nazionalizzazione di numerose industrie e del sistema finanziario. Il governo aveva inoltre provveduto a congelare i prezzi. Banche e industrie furono poste sotto controllo statale acquistando i pacchetti azionari attraverso una legge già esistente che legittimava l’intervento all’interno delle aziende laddove non venivano garantiti i servizi essenziali. Accadde anche che in certi impianti, i lavoratori, simpatizzanti di Unità Popolare, attraverso scioperi e occupazioni prolungati a oltranza, costringessero la propria azienda alla chiusura; era il governo che

rifiutarono di giungere a un compromesso. Tuttavia con Alessandri i partiti di centro sin dall’inizio appoggiarono il governo, con Allende invece non si arrivò mai a una formazione di una coalizione di centro. Questo sistema di coalizioni aveva come conseguenza che quando un presidente entrava in carica, le coalizioni che li avevano sostenuti fino a quel momento si rompessero e se ne dovevano creare nuove. Accadeva dunque che ai presidenti cileni venisse a mancare un sostegno parlamentare necessario per attuare i programmi prefissati. Ivi, p. 13.

32 Si ipotizzava che il candidato Alessandri, una volta designato dal Congresso, avrebbe rinunciato alla

carica e avrebbe indetto nuove elezioni, in quest’ultime avrebbe dunque padroneggiato la Democrazia Cristiana con un ritorno di Frei. Nonostante ciò questo tentativo fu insabbiato poiché lo stesso Frei si rifiutò di aderire al piano e inoltre Tomic annunciò che in caso di nuove elezioni avrebbe appoggiato l’Unità Popolare. J. Haslam, The Nixon Administration and the Death of Allende’s Chile. A case of

Assisted Suicide, London- New York, 2005, pp. 49- 78. 33

Come sottolinea Zanatta, le riforme attuate furono «quelle tipiche dei governi socialisti» ma ciò che ne aumentò la visibilità a livello mondiale fu il clima in cui vennero propugnate, in un’atmosfera impregnata da un’«effervescenza rivoluzionaria e di grande mobilitazione», ciò ne accentuò la minacciosità da parte dell’opposizione. Zanatta A., op. cit., pag. 165. Per un’ analisi sul programma del Governo di Unità Popolare: G. Palma, La via chilena al socialismo, Mexico, Siglo XXI, 1973. R. Debrey, La via cilena, Milano, Feltrinelli, 1973.

34 Il governo di Unità Popolare cercò di redistribuire il reddito concedendo aumenti salariali del 30 % e

congelando i prezzi in modo che venisse frenata l’inflazione e aumentasse la quota di reddito nazionale. Di fatto, il primo anno della presidenza di Allende, il prodotto nazionale lordo crebbe considerevolmente.

35S. Allende, La via chilena al socialismo. Scritti e interventi di un presidente democratico, Pgreco,

Milano, 2013, p.19-88.

36 Tra l’altro durante la votazione di tale legge, legge di luglio 1971 riguardo al rame, fu approvata da tutti

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18 poi la rilevava. Tuttavia le maggiori espropriazioni avvennero in gran misura senza violenza. Ciò che provocò importanti controversie tra governo e imprese straniere furono la nazionalizzazione dei settori dove ingenti erano gli interessi americani, ovvero nel settore delle miniere di rame. Preoccupante era anche la situazione nelle campagne. Nelle zone agricole, infatti, capitò che i lavoratori si impadronissero direttamente dell’azienda e i proprietari si opponessero tenacemente a tali espropriazioni37

. L’obiettivo che in Cile si potesse instaurare un sistema socialista all’interno della legalità democratica venne messo in dubbio non solo da parte dell’opposizione, ma anche da alcuni settori all’interno dello stesso partito che appoggiavano le istanze del MIR contrario a mutamenti che potessero avvenire attraverso canali legali. Gruppi di destra fin dal principio cercarono di impedire e allontanare Allende dalla presidenza, unendosi anche all’organizzazione paramilitare di Patria y Libertad38

. Un anno dopo l’elezione i successi economici e politici riportati iniziarono a vacillare sino ad arrivare alla fine del 1972, quando un congiunto di rovesci economici e politici e le varie azioni di contrasto da parte degli Stati Uniti imbarcò il paese in una profonda crisi39. Difficoltà economiche ebbero ricadute politiche, a partire dal dicembre del 1971 alcune donne della classe media intrapreso la « marcia delle pentole vuote». L’anno successivo la situazione mostrava il chiaro segno che il governo avevo perso terreno tra le classi medie e superiori.

1.6.3 La caduta violenta di Allende.

Fu sempre nel mese di settembre quando il governo venne rovesciato da un colpo di Stato, con alla guida Augusto Pinochet, e quando il presidente decise di ricorrere al suicidio. La tragica morte di Allende segnò la fine del suo tentativo politico in un paese, che nel panorama latinoamericano, da sempre si contraddistingueva per essere una

37

Alcuni membri del MIR avevano fornito per tali pratiche aiuto organizzativo, anche fornendo armi direttamente, erano riusciti dunque a penetrare nelle aree agricole con lo scopo di innescare scontri rurali. Il governo, di sua parte, non appariva riluttante nel condannare tale pratiche e i responsabili, al contrario espropriò oltre 1300 proprietà durante il primo anno. A. Valenzuela, op. cit. , pag. 39. S. Allende, Su

pensamiento politico, Santiago de Chile, Empresa Editora Nacional Quimantù Limitada, 1972, p.259. 38 Questo gruppo paramilitare fu il responsabile, ancor prima che Allende salisse alla presidenza,

dell’assassinio di René Schneider, comandante dell’esercito. L’assassinio avvenne per l’appunto con l’intento di provocare un colpo di stato.

39

Il tasso di inflazione salì al 40 % per circa 12 mesi consecutivi nel 1972. Il governo inoltre si trovò ad aumentare i prezzi per alcuni articoli di prima necessità, per esempio 50 % per il latte, 28 % per il pane e 60 % per i trasporti pubblici. Fu alla fine di quell’anno che l’inflazione raggiunse i suoi livelli più alti, 163,4 %. Diminuirono anche gli investimenti e i prestiti da parte degli istituti di prestito internazionali, aggiungendo la diminuzione del prezzo del rame si arrivò a una preoccupante caduta del cambio estero.

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19 consolidata democrazia40; dunque agli occhi statunitensi, un governo marxista nato per vie elettorali parve fin da subito nocivo e temibile41. Il crollo fu dovuto a fattori esogeni e fattori endogeni42. Dall’esterno pesava l’opposizione degli Stati Uniti, i quali tentarono di impedire l’elezione alla presidenza di Allende, attraverso varie misure sia costituzionali sia attraverso azioni segrete e violente. Proseguirono con un boicottaggio dello stesso governo dal momento in cui si insediò nonostante i tentativi fallimentari di impedirlo. È necessario comunque sottolineare che la politica statunitense ebbe un ruolo importante «ma probabilmente non determinante»43 nella caduta del presidente. Molto più incisivi furono fattori interni, che si aggiunsero all’opposizione di Washington44

, in particolare i fattori economici contribuirono all’inevitabile caduta. Inizialmente la politica di Allende generò una crescita, ma ben presto si dimostrò insostenibile per un paese come il Cile: crebbe l’inflazione e furono intraprese misure per accrescere le importazioni con lo scopo di accontentare la domanda crescente. Una domanda che crebbe in una maniera spropositata andando a sbilanciare la bilancia commerciale, il Cile si trovò in una situazione di insolvenza e presto l’economia andò in crisi, con penuria di beni di prima necessità e con il diffondersi del mercato nero. In aggiunta il paese era dilaniato da conflitti sociali, i quali sia acerbarono con la recessione

40

A differenza di altri paesi dell’America Latina, dal 1830 in Cile furono quasi assenti colpi di stato e imposizioni di dittature militari. Grazie alla convergenza delle varie élites politiche, la grande maggioranza dei presidenti portarono a compimento i loro mandati politici. Ad esempio sia la classe agraria sia la classe emergente con interessi minerari concordavano riguardo a una politica economica di esportazione. Sporadici contrasti si osservarono giusto nel momento in cui si stava espandendo lo Stato secolare e centralizzato, un’espansione che provocava timori all’interno dello Stato della Chiesa e in alcune élites conservatrici locali. Nonostante ciò, anche in presenza di rivolte, come avvenne nel 1891, non venne messa in discussione la legittimità delle istituzioni rappresentative, ma venne solo indebolita l’autorità presidenziale. Di fatto il ruolo del Parlamento crebbe in un periodo in cui anche il sistema partitico si andò stabilizzando. Tuttavia come sottolinea Valenzuela «la democrazia cilena non era caratterizzata da una pace sociale stabile. Larga parte della popolazione era esclusa dalla cittadinanza politica attiva e il nascente movimento operario era talvolta brutalmente represso.». L’autore sottolinea come sia mancato il passaggio da democrazia politica a democrazia sociale, poiché permasero forti diseguaglianze tra la popolazione, nella quale continuava a persistere una porzione grande di popolazione dal «basso tenore di vita». A. Valenzuela, op. cit., p.39.

41 Interessante l’analisi di Zanatta per quanto concerne l’elezione del presidente Allende. Essa risultò

«uno shock per gli Stati Uniti» e captò l’ interesse mondiale in quanto il paese si eresse come «emblema del braccio di ferro tra rivoluzione e controrivoluzione» per alcuni fondamentali motivi. Innanzitutto, a differenza di paesi come l’Unione Sovietica, Cuba e Cina dove una rivoluzione tramutò il governo in modello socialista, in Cile tale trasformazione avvenne attraverso vie elettorali. Questo aspetto poneva dunque una «sfida teorica e pratica» sia ai paesi che ne osservavano i fenomeni con ammirazione sia a coloro che ne scrutavano i pericoli. Inoltre in un clima di piena guerra fredda, questo cambiamento in un paese come il Cile, che appariva come il «meno sensibile» a inclinazioni comuniste nel Sudamerica, non poteva che scatenarne un «terremoto». Gli Stati Uniti temevano un «effetto domino», temevano infatti che questa esperienza potesse influenzare alcuni paesi europeo, tutto veniva percepito come un «affronto alla loro leadership». Zanatta A., op. cit., pp.164-166.

42 Ibidem. 43 Ivi, p.165 44

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20 economica. Oltre alla fervida opposizione da parte della borghesia e del ceto medio anche parte del mondo operaio iniziò ad andare contro il governo, innescando scioperi e proteste. La coalizione di Unidad Popular non seppe fare fronte a tali problematiche e al contrario si dimostrò frastagliata al suo interno tra l’ala riformista e l’ala rivoluzionaria. Ma mentre la coalizione si dibatteva tra le diverse posizioni, l’opposizione45

si coalizzava per far decadere il governo, destra conservatrice e centro democristiano, che un tempo erano divisi, unirono le loro forze in Parlamento convertendo il governo in minoranza. Le difficoltà sia politiche sia economiche del governo di Unità Popolare scaturirono dai tentativi di attuare una politica di trasformazioni radicali all’interno di un ordinamento già precostituito. Questo fatto facilitò il colpo di stato da parte dei militari, gli stessi militari che tre anni prima si erano rifiutati di andare contro la Costituzione.

45

Nel primo anno del suo mandato Allende, con l’intento di risolvere controversie interne della propria coalizione, modificò solamente una volta il Consiglio dei Ministri, ma l’anno successivo, nel 1972, i rimpasti arrivarono a coinvolgere ben diciassette ministri, poiché spesso il Parlamento cercava di mettere in stato di accusa quest’ultimi, come accadde con il ministro dell’Interno nel 1972. Altra importante opposizione all’interno del Parlamento avvenne dopo l’approvazione della legge che stabilì la necessità di un consenso parlamentare per qualsiasi regolamentazione nel settore economico, quindi anche eventuali nazionalizzazioni. Inoltre, in base a una clausola retroattiva, l’intero operato antecedente del governo sarebbe stato messo in discussione. Tale dibatto segnò la fine del «precario accordo» raggiunto dalle forze politiche per l’elezione di Allende. Valenzuela, op.cit., p. 42.

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21

II. Frantumazione e ricostruzione di una nazione. 2.1 Verso il colpo di stato militare del 1973.

Data la precaria situazione economica e il protrarsi degli scioperi paralizzanti per il paese, Allende decise, nell’ottobre 1972, di inserire alte cariche delle forze armate all’interno del governo. Tale mossa aveva come scopo acuire la crisi in atto, frenando momentaneamente l’intransigenza dell’opposizione, oltre a inviare un chiaro segnale a coloro che vedevano in un ipotetico colpo di stato il mezzo per ripristinare una situazione di stabilità. Nei primi giorni di novembre i comandanti dei diversi settori dell’arma entrarono a far parte del governo1

. La presenza dei militari, inizialmente, ebbe un riscontro positivo sia tra i cittadini sia nell’opposizione, una dichiarazione governativa via radio del neo ministro dell’Interno Prats riuscì a bloccare l’appello agli scioperi previsti per il giorno successivo. La Democrazia Cristiana si discostò temporaneamente dal Partito Nazionale, con il quale aveva iniziato a tessere rapporti, considerando la partecipazione militare necessaria per il ripristino di una stabilità democratica e una garanzia per le elezioni parlamentari previste per il mese di marzo. Vennero attuati altri cambiamenti ministeriali oltre a quelli citati; furono affidati infatti il ministero dell’Agricoltura a Rolando Calderón Arranguiz e quello del Lavoro a Luis Figueroa Mazuela, nonché segretario generale e presidente del CUT2, entrambe, dunque, figure provenienti da un ambiente di estrema sinistra. Allende, inserendo nella giunta di governo cariche provenienti dall’ambiente militare, cercava di cautelarsi e di prevenire un rovesciamento del proprio governo, oltre a tentare di pacificare l’opposizione3

, ma al contempo non poteva non salvaguardare i progetti che si era prefissato in quanto leader dell’Unità Popolare.

1 Il Capo di Stato maggiore dell’esercito, Carlos Prats Gonzáles; fu nominato ministro dell’Interno, a

Claudio Sepúlveda Donoso, generale di brigata dell’Aereonautica, fu assegnato il ministero delle Miniere; Ismael Huerta Díaz, ammiraglio della Marina, ottenne il dicastero delle Opere Pubbliche. J. Haslam, The

Nixon Administration and the Death of Allende’s Chile, London-New York, VERSO, 2005, pp. 143-144. 2 La Central Única de Trabajadores, CUT, era l’ente sindacale unitario. Venne smantellato dopo il golpe

del 1973, ma fu ricostruito nel 1988.

3

Allende dava prova di avere una visione poco pratica della situazione, sottovalutava le forze di opposizione e la loro capacità organizzativa. Di fatto, come già aveva annunciato pochi giorni prima delle elezioni parlamentari, a marzo ritirò il mandato dei militari dal governo in quanto riteneva che avessero oramai portato a termine i compiti attribuiti, ovvero il ripristino dell’ordine pubblico e la corretta attuazione delle votazioni. Ivi, pp. 146-147.

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22 Le elezioni si svolsero il 4 marzo 1973, i partiti di opposizione si presentarono uniti nella Confederación Democrática (CODE), la quale ottenne il 54,7% dei voti4, mentre Unidad Popolar ottenne il 43,3%, percentuale sufficiente per l’opposizione per continuare a rigettare le iniziative di legge che il governo avrebbe proposto, avrebbe quindi ostacolato l’attività di Unità Popolare senza tuttavia riuscire a sconfiggerla elettoralmente. Nel frattempo la crisi continuava a inasprirsi, l’opposizione si eresse a portavoce del malcontento proveniente sia dalla classe media che dalla borghesia; anche le classi sociali più basse, principali beneficiarie delle riforme fino ad allora portate avanti, iniziavano a sentirsi deluse, poiché, a causa dell’inarrestabile crescita dell’inflazione, gli aumenti salariali stavano svanendo5

.

2.1.1 Lo sventato tancazo6

Dopo le elezioni parlamentari del 1973 si moltiplicarono i contatti tra la Marina cilena e alcuni reparti dell’Intelligence e della Marina statunitensi. Questo avvicinamento aveva come obiettivo la redazione di un piano d’attacco per porre termine al governo di Unità Popolare. Il progetto consisteva un’incursione nella residenza privata di Allende, la cattura di quest’ultimo, successivamente, il presidente sarebbe stato tradotto nella caserma di Santa Rosa, mentre i militari si sarebbero impossessati del palazzo presidenziale, la Moneda7. Solo dopo sarebbero intervenuti i membri di Patria y Libertad fomentando proteste contro il governo. Questo progetto fu sventato poiché scoperto. Il governo, invano, cercò di neutralizzare i golpisti e di mobilitare i propri sostenitori, che in poco tempo occuparono fabbriche e requisirono varie imprese, così facendo però esacerbarono i sentimenti della classe media già esausta. Questo putsch fallimentare, oltre a provocare ventidue morti tra i militari, causò risentimenti nelle stanze delle forze armate, in particolar modo della Marina, la quale iniziò a tramare. Di fatto alcuni alti comandi convennero nell’attuare quanto prima possibile una mossa per far cadere il governo. A niente valsero i tentativi di riavvicinamento con la Democrazia Cristiana, che nel frattempo aveva eletto come proprio presidente del partito Patricio Aylwin, «esponente dell’ala destra intransigente»8

e senza successo fu anche un

4

Ibidem.

5 Ibidem.

6 Nome con il quale si ricorda il golpe fallimentare. 7 J. Haslam, op. cit, pp. 170-171.

8

(23)

23 ulteriore tentativo di nomina di militari al governo9. Nuovamente fu solo un’illusione, da parte di Allende, credere che vi fosse ancora una via d’uscita, senza che in realtà si accorgesse di come il paese stesse affondando.

2.1.2 L’ 11 settembre 1973.

Alla fine del mese di luglio fu proclamato un imponente sciopero da parte degli autotrasportatori che mobilizzò il paese. La loro protesta, connotata da duri toni, si caratterizzò per un’inaspettata risolutezza, i rappresentanti dichiararono che non avrebbero fatto un passo in dietro fin quando il governo non avesse rassegnato le dimissioni10. Il presidente giudicò lo sciopero come una mossa eversiva e dichiarò fuori legge la confederazione degli autotrasportatori. Fu affidato ad alcuni ufficiali il compito di requisire i mezzi degli scioperanti col fine di reprimere l’insurrezione in atto, questa contro azione venne malvista dalla popolazione e dai lavoratori. Gli ufficiali erano consci che il risentimento dei camionisti avesse radici profonde data la particolare situazione in cui versava lo Stato. Il Partito della Democrazia Cristiana approfittò della situazione e presentò al Senato una dichiarazione attraverso la quale accusava il governo di violazione della Costituzione, l’accusa ruotava intorno a una mancata promulgazione di una legge deliberata dal Congresso. La legge in questione riguardava la divisione del settore economico in tre rami: pubblico, privato e un settore dove convergevano entrambi gli ambiti. Inoltre il partito si attestò a favore dello sciopero portato avanti dagli autotrasportatori e auspicò una creazione di un gabinetto composto da militari. A causa di dissidi interni provocati proprio dalla proposta avanzata dalla Democrazia Cristiana il generale Ruiz si dimise e fu costretto a rinunciare al comando dell’Aeronautica. Il suo posto venne rimpiazzato da Leigh Guzmán, che si presentava come un sostenitore di un colpo di stato militare11. Il 23 agosto fu votata la mozione di sfiducia da parte della Camera dei deputati e nel frattempo seguirono le dimissioni da parte di alcune cariche delle forze armate importanti del governo poiché si resero conto di aver perso l’appoggio e il consenso dei propri ufficiali, come l’ammiraglio Montero12 che depose le dimissioni come capo della Marina e il generale Prats che si dimise sia dall’incarico di ministro sia dalla carica di Capo di Stato maggiore dell’Esercito.

9 Fu richiamato il generale Prats per presiedere il ministero della Difesa, l’ammiraglio Montero fu

incaricato di dirigere il ministero dell’Economia e il generale dell’Aeronautica Ruiz fu posto alla guida del ministero delle Opere Pubbliche. Ibidem.

10 J. Haslam, op. cit., pp. 190-191. 11 Ivi, p. 205.

12 Anche questa carica fu sostituita da una figura sostenitrice di un rovesciamento del governo di Unidad Popular: José Toribio Merino. M.R. Stabili, op. cit., p.181.

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