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Il conflitto etnico cileno-mapuche.

IV. Debole ma democrazia 4.1 Il secondo governo democristiano della transizione.

4.5 Il conflitto etnico cileno-mapuche.

IX Regione, Araucanía, zona da secoli contestata. Dopo l’occupazione militare del XIX secolo, processo chiamato eufemisticamente Pacificación de la Araucanía, l’allora Stato cileno decise di ripopolare e di amministrare discrezionalmente questo territorio. Territorio però già abitato dalle comunità mapuche. All’occupazione seguì dunque un’epoca di espropriazioni illegittime, di vendita arbitraria dei terreni e di appropriazioni indebite, azioni che produssero malcontento nelle popolazioni indigene ivi presenti innescando un conflitto che si è prolungato fino a oggi. Nel momento in cui lo Stato cileno intervenne in queste zone, le comunità mapuche vennero aggruppate e confinate in determinati spazi, furono costrette a vivere in maniera completamente diversa dalle loro consuetudini31. Nei territori ridotti e delimitati risultò loro difficile sopravvivere data la diminuzione di terrenti coltivabili e la scarsità del territorio per il pascolo32. Il problema si aggravò nel momento in cui la popolazione mapuche crebbe,

29 R. Lagos, Prólogo. Para nunca más vivirlo, nunca más negarlo, in “Informe”, Comisión Nacional

sobre Prisión Política y Tortura, 2004, pp. 4-10 consultabile anche online in

http://www.archivochile.com/Derechos_humanos/html/dd_hh_valech.html consultato in data 17/01/2017.

30 M. R. Stabili, op.cit., p. 234.

31 J. Aylwin, Estudios sobre tierra indígenas de La Araucanía: antecedentes históricos legislativos (1850- 1920), Temuco (Chile), Universidad de la Frontera, Instituto de Estudios Indígenas, 1995, pp. 18-39. 32

M. E. Grebe Vicuña, Culturas Indígenas de Chile. Un estudio preliminar, Santiago de Chile, Pehuén, 2000, pp. 55-65.

78 sempre più persone si trovarono a condividere spazi sempre più scarsi33. Le restanti porzioni di terra erano state oramai militarmente occupate e utilizzate dai coloni o concesse a stranieri affinché ne sfruttassero la produttività. Tali occupazioni furono poi definitivamente legalizzate agli inizi del Novecento34. Tuttavia l’utopia di una terra prospera da colonizzare ben presto svanì, il lavoro dei coloni sia nazionali che stranieri non trasformò la zona in una regione produttiva né tanto meno giunse a “civilizzare” completamente le comunità mapuche. Le ambizioni sfumarono sia perché la particolare geomorfologia dei terreni risultò sfavorevole per grandi piantagioni, sia perché ai piccoli agricoltori vennero assegnati degli ettari insufficienti per i livelli di produzione da raggiungere affinché potessero competere sul mercato, altrettanto insufficienti per accumulare capitale necessario da investire. Solamente i grandi latifondisti riuscirono a mantenere livelli di produzione adeguati. Perciò a fine Ottocento quest’ultimi soverchiarono i piccoli e medi proprietari. La supremazia dei grandi proprietari non fece che aggravare il processo di impoverimento in atto nella zona ponendo il popolo mapuche di fronte a un ulteriore situazione di precarietà35. All’inizio del XX secolo, dopo che le rimostranze delle comunità si convertirono in movimento di rivendicazione delle terre ancestrali, fu evidente per lo Stato che sarebbe dovuto intervenire per risolvere il conflitto. Il primo tentativo per trovare una soluzione alla questione nell’Araucanía avvenne nel 1927 quando fu promulgata la Ley indígena, con la quale delle porzioni di terra vennero vendute in lotti privati. Malgrado la manovra statale, il movimento mapuche con il passare degli anni si sviluppò e riuscì a ingrossare le sue file, la svolta definitiva avvenne negli anni Sessanta. Infatti dopo la legge del 1927 fino al 1968 la discussione si incentrò per lo più sui diritti di proprietà delle terre contese. Grande importanza acquisì il movimento capeggiato da Manuel Panguilef, che si batté anche per la difesa della cultura mapuche in ogni suo aspetto, dalla cultura, alla lingua Mapudungun, alle tradizioni, ma soprattutto reclamava la terra, il Wallmapu. Panguilef venne considerato il primo leader della resistenza etnica radicale tanto da considerare il suo movimento culturale il più importante del XX secolo. Successivamente si crearono ulteriori organizzazioni che si riunirono nel 1968 in un congresso, il Congresso di Ercilla. Da questo incontro emerse la convinzione che la lotta pacifica e per vie legali non avesse prodotto risultati adeguati, dunque nuove strategie dovevano essere

33 J. Aylwin, op. cit., pp. 23-27. 34

Ibidem.

35

J. Pinto Rodríguez, La formación del Estado y la nación, y el pueblo mapuche. De la inclusión a la

79 concepite per recuperare le terre usurpate. Lo Stato continuò a regolamentare in maniera vana la suddivisione degli ettari nella zona. Lo stesso Pinochet ebbe l’intenzione di risolvere una volta per tutte il conflitto perciò promulgò una legge nel 1978 con la quale procedette a suddividere sia le terre contese che le zone abitate in proprietà private con lo scopo di sviluppare un mercato della terra. Le comunità furono smantellate e ciascuna famiglia ricevette diritti su piccole porzioni di terra36. La divisone della comunità avvenne manu militari. Politica in perfetta linea con i connotati neoliberali del regime, il mercato avrebbe risolto la questione. Ma al contrario l’accentuò. La comunità mapuche di fatto si discostava profondamente dai principi individualisti in quanto incentrata sulla gestione comunitaria delle terre. Piccoli lotti privatizzati avrebbero dissolto i vincoli di solidarietà e le caratteristiche proprie di questa comunità. A fine anni Ottanta con il ritorno alla democrazia i movimenti rinvigorirono e tornarono in auge e nuovamente spinsero affinché venisse decretata una legge che ponesse fine alla questione. Tuttavia i movimenti mostrarono di non cedere riguardo a un richiesta fondamentale, la restituzione della terra ancestrale. Lo Stato cercò di porre in maniera compromissoria nella legge un articolo che disciplinasse la compravendita della terra: i lotti potevano essere venduti solo a persone indigene. La legge venne approvata nel 1993 e prese il nome Pacto de Nueva Imperial. L’accordo prevedeva un riconoscimento costituzionale dei popoli indigeni e dei loro diritti economici, sociali e culturali, la creazione di due commissioni, la Commissione speciale dei Popoli Indigeni (CEPI) e la Corporación de Desarrollo Indígena (CONADI). Quest’ultima avrebbe dovuto svolgere un ruolo intermediario occupandosi delle politiche pubbliche e concedendo essa stessa sussidi alla popolazione mapuche richiedente37. Tuttavia le garanzie non furono sufficienti, infatti proprio alla fine del XX secolo affiorò un nuovo conflitto, questa volta vennero contestate le imprese forestali che si stanziarono nella zona abbattendo piante per rendere la zona più vivibile e produttiva e a scopo commerciale, piante però sacre alla cultura indigena. Negli anni precedenti il conflitto si era incentrato nel contrastare la costruzione di infrastrutture quali centrali idroelettriche o impianti elettrici, ostacolando e dove possibile sabotando i progetti, l’antagonismo attualmente si è spostato sulle imprese forestali. Il conflitto ha dunque profonde radici storiche risalenti a secoli passati

36 Ibidem.

37 L’ex direttore della CONADI, Domingo Namuncura, funzionario amministrativo dei tre governi della Concertación, prima di diventare ambasciatore in Guatemala, evidenziò nella sua opera i difetti, le

contraddizioni e le mancanze di questo organismo, portando come prova la gestione del conflitto della costruzione della centrale Ralco. D. Namuncura, Ralco: ¿ Represa o Pobreza?, Santiago de Chile, Editorial LOM, 2002, passim.

80 ma al centro delle richieste tutt’ora si concentra la restituzione delle terre antiche, al momento, in parte sotto proprietà delle imprese forestali che ne perturbano l’ecosistema della zona sia attraverso la deforestazione del bosco originario che con piantagioni arbitrarie alteranti la biodiversità, oltre agli usi eccessivi e frequenti di pesticidi lanciati da aerei appositi per debellare eventuali malattie o parassiti alle piantagioni arboricole. Questa rivendicazione preponderante ha trasformato il conflitto in qualcosa di più complesso di un semplice movimento contadino. A partire dal 2002, sotto la presidenza Lagos, la situazione si è ulteriormente aggravata, l’attivismo ha assunto connotati violenti38, alcune manifestazioni sono culminate con l’occupazione illegale di proprietà ritenute in territorio mapuche. A influenzare la lotta è stata un’organizzazione politica fondata nel 1998 che attualmente agisce e si muove in clandestinità, la Coordinadora de Comunidades en Conflicto Arauco-Malleco (CAM)39. Essa rivendica l’autonomia del popolo mapuche raggiungibile attraverso difesa e lotta armata, per la quale si avvale di un organo addestrato, l’Órgano de Resistencia Territorial (ORT), protagonista di azioni di riappropriazione delle terre40. In questo nuovo movimento prendono parte soprattutto giovani, i quali non hanno vissuto il periodo del regime e la sua repressione dunque in un certo modo più temerari. L’organizzazione è annoverata tra le “organizzazioni terroriste” date le modalità con cui compie le azioni: violazioni e occupazioni di proprietà private, attentati incendiari e sabotaggi nell’attività delle imprese forestali attraverso la distruzione di macchinari e impianti. Lo Stato, impreparato, ha avuto molteplici reazioni41, principalmente ha agito affinché venisse anestetizzato l’impatto delle vicende sull’opinione pubblica e in una certa misura ha cercato di utilizzare strumenti diplomatici, implementando e supportando forme di dialogo con i movimenti42, ma non è mancata la mano dura. Classificate come “violenza politica”,

38 J. Donoso, Violencia policial en Chile entre el Pueblo Mapuche y el Gobierno del Presidente Ricardo Lagos, in “Revista de Relaciones Internacionales, Estrategia y Seguridad”, n.2, vol.8, 2013 in http://www.scielo.org.co/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S1909-30632013000200004 consultato in data 19/01/2017.

39 Le informazioni riguardo questa organizzazione sono esigue e difficilmente reperibili. È risaputo che

alcuni dei coordinatori militarono nel MIR e nel Frente Patriótico, come Héctor Llaitul, portavoce della CAM. L. Parra, F. Vergara, Historia y conflito Mapuche, Talca (Chile), Universidad de Talca, 2005, pp. 11-30.

40 Un esempio è la Comunità di Rofue, territorio vicino alla città di Temuco tornato a essere abitato da

membri della comunità mapuche dopo un’azione di riappropriazione.

41 L. Parra, F. Vergara, op. cit., pp.11-30. 42

Nel 1999 il presidente Frei decise di porsi in prima linea per riuscire a trovare un punto di raccordo. Riunì numerosi cacique, rappresentanti della comunità, presso la Moneda affinché raggiungessero un compromesso, le proposte governative riguardavano un riconoscimento costituzionale delle popolazioni indigene, con annessa ratifica della Convenzione 169, l’avvio di programmi per lo sviluppo e sovvenzione nei confronti di tali popolazioni. Venne avanzata anche una proposta di condono dei debiti gravanti su cittadini indigeni in modo da alleviare una comunità già oberata dalla scarsità delle risorse. Il

81 “terrorismo mapuche”43

tali azioni hanno attivato anche una ferrea repressione da parte dello Stato in base a una Legge Antiterrorista promulgata durante la dittatura. Sono stati autorizzati numerosi arresti preventivi, durante le manifestazioni ci sono stati quattro morti, alcune zone a Sud del fiume Bíobío sono state militarizzate, inoltre le imprese forestali ivi stanziate si avvalgono di protezione militare concessa dallo Stato. Dunque sono stati allestiti e inviati apparati repressivi che mettessero fine alle azioni insurrezionali, inoltre è stata messa in piedi un’operazione apposita per smantellare l’organizzazione, l’Operación Paciencia. Tuttavia la risposta statale ha aggravato la situazione poiché la morte dei manifestanti ha posto alla ribalta nazionale la questione del conflitto mapuche fino divenire argomento quotidiano e un punto nodale nell’agenda politica di chiunque voglia affacciarsi alla presidenza. Ad esempio ha avuto forte risonanza il caso del ventiduenne ucciso da un colpo di arma da fuoco nel 2008 durante una manifestazione, i manifestanti in diretta radio, con l’onda trasmittente Radio Bío-bío, hanno annunciato la morte del ragazzo e a essa è susseguita una disputa riguardo la restituzione del corpo poiché i manifestanti, temendo che venisse manipolato o venissero occultate le prove dello sparo, si opponevano a restituirlo. Solo la mediazione di esponenti della Chiesa è riuscita a dirimere la situazione. Inoltre negli ultimi anni il movimento mapuche ha raggiunto una notorietà internazionale, si è messo in contatto con altre comunità indigene, ha preso parte a diversi organismi, forum ed eventi con lo scopo di diffondere sia la conoscenza di questa cultura che esporre le problematiche con cui convive. I mapuche si battono affinché vengano riconosciuti

governo aveva incentrato le proprie proposte su miglioramenti economici e produttivi per la comunità. Ma il conflitto verteva su ben altri temi, richieste che il governo difficilmente avrebbe soddisfatto. Il conflitto mapuche aveva e ha connotati etnici e nazionali dunque anche quella negoziazione fallì. Ivi, pp.24-25.

43

Il quotidiano “El Mercurio” ha svolto un ruolo importante riguardo alla questione mapuche e il relativo conflitto, la linea editoriale adottata ha reiteratamente interpretato le mobilitazioni mapuche in toto come un diretto attacco all’unità nazionale attraverso atti terroristici. Secondo il quotidiano i mapuche non sono che un settore della nazione, dunque non legittimati a esigere niente di meno e niente di più degli altri settori presenti. Attraverso le pagine del giornale conservatore è spesso intervenuto Sergio Villalobos, storico molto accreditato in Cile. Lo storico ha voluto demistificare alcuni aspetti e credenze che circolano riguardo all’Araucanía. «Hay que tener en cuenta que los araucanos, mal llamados “mapuches”, son mestizo con una fuerte carga blanca, igual que todos los chilenos de norte a sur.» Per quanto esistano culture diverse, Villalobos sostiene che tutte hanno beneficiato dei beni materiali che ha portato con sé la Conquista «los araucanos comenzaron a recibir los beneficios materiales y espirituales de una civilización superior», a partire dai generi alimentari che ne modificarono l’alimentazione, indumenti, vaccini, il cavallo, alberi da frutto, la moneta, «el vino y el aguardiente, que impulsaron la embriaguez casi permanente e influyeron en la depravación social interna». Le popolazioni inoltre hanno beneficiato dell’apporto di una religione più misericordiosa «que imponía la bondad y el buen trato, organizaba la familia, amparaba la justicia y el respeto al Estado [...] se desplazaron mitos y creencias, venganzas y sacrificios humanos, la acción maligna de los machis y muestras de canibalismo.». S. Villalobos, El

mundo araucano se entiende como una historia fronteriza, in “El Mercurio”, 15 novembre 2015, La Araucanía y sus falsedades, in “El Mercurio”, 15 gennaio 2017, D12-13.

82 come popolo per un riconoscimento della cultura e della lingua a livello costituzionale, si richiede inoltre una modifica nell’ambito dell’ educazione scolastica affinché possano essere impartite lezioni nella lingua natia del popolo originario. Una questione che aggrava il conflitto riguarda i detenuti politici tra cui alcuni membri della comunità accusati di “incendio terroristico” per cui dovranno scontare una pena di 10 anni. Questi processi e queste sentenze sono state denunciate all’ONU e vengono contestate da molte organizzazioni tra cui Amnesty International. Inoltre è stata presentata una denuncia alla Corte Interamericana de Derechos Humano (CIDH) sia contro le accuse, sia direttamente contro lo Stato cileno per la violenza perpetrata sui bambini mapuche che vivono in questa zona44. In questo contesto le manifestazioni sono continuate, ricorrendo anche alla pratica dello sciopero della fame a partire dal 2010 per contestare la Legge Antiterrorismo45, le sentenze e la condizione dei prigionieri politici. Hanno preso parte allo sciopero un gruppo numeroso di membri della comunità mapuche, nuovamente solo con un’intermediazione della Chiesa e con un’apertura da parte del governo gli scioperi sono cessati. È stato negli ultimi mesi del 2016 che la questione mapuche ha di nuovo occupato le pagine dei quotidiani per un altro sciopero della fame,

44 Il testo della denuncia completo è consultabile al sito http://www.ciel.org/wp- content/uploads/2015/05/RALCO_Denuncia_CIDH.pdf, consultato in data 17/01/2017, J. Aránguiz (ed.),

Violencia en La Araucanía: Investigación prospectiva sobre comunidades Mapuches de la IX región. Periodo 2006-2008, Santiago de Chile, Universidad de Chile, 2009, in http://repositorio.uchile.cl/bitstream/handle/2250/107135/de-aranguiz%20_j.pdf?sequence=3.

45 Questa normativa è una vestigia del regime, venne promulgata nel 1984 durante gli anni critici delle

proteste capeggiate dal sindacato CTC. Nonostante varie modifiche risalenti al 1991, 2010 e 2014 sotto la presidenza Bachelet, essa autorizza il prolungamento del periodo di prigione preventiva oltre a restringere l’accesso alle misure cautelari, l’aspetto più contestato è che tale normativa permette l’utilizzo di testimoni a volto coperto nei processi. A lungo tempo in disuso, la normativa è tornata a essere invocata nel 2006 proprio nei processi riguardanti i conflitti della Araucanía. Un conteso dibattito nel paese si concentra sulla definizione di “terrorista” e organizzazione terrorista. Quali sono i criteri per annoverare un’organizzazione o un movimento “terrorista”? Quando venne promulgata le azioni da catalogare come atti terroristici venivano elencati, ad esempio sequestro, distruzione di navi o aerei, attentati esplosivi e avvelenamento delle acque, nel 1991 venne aggiunto il reato di “delitto di incendio”. Attualmente di tutti i processi penali che si sono avvalsi della normativa suddetta, nessuno degli accusati è stato condannato con accuse di reati di terrorismo. Al momento non è stato riscontrato un denominatore comune neanche a livello legislativo per tale definizione. Ciò che rimane contestato e a cui si appellano le organizzazioni dei diritti umani sono i metodi preventivi di detenzione, la segretezza nelle indagini e sulle informazioni relative al processo che questa normativa permette, dunque il carattere punitivo. Il testo della legge in questione, Ley 18314 , in Materia di Condotta Terrorista e determinazione delle sanzioni, è reperibile sul sito del Ministero dell’Interno cileno https://www.leychile.cl/Navegar?idNorma=29731, consultato in data 07/01/2017. P. Molina, Los problemas de Chile y su ley antiterrorista, in “BBCMundo”, Chile, 1 agosto 2014, H. L. Carrillanca, La Ley Antiterrorista y la criminalización de la causa mapuche, in “elmostrador”, 3 giugno 2014, pp.8-9, A. Becerra, J. Matus, S. Labrín, S. Rodríguez, La ONU lleva al

banquillo la Ley Antiterrorista de Chile, in “LaTercera”, 25 luglio 2014, pp.5-6, Ley Antiterrorista: Una normativa en beneficio de la represión, in “diarioUChile”, Universidad de Chile, 18 gennaio 2017

reperibile presso il sito http://radio.uchile.cl/ consultato in data 20/01/2017, B. Yopo, La Ley

Antiterrorista daña nuestra imegen internacional, in “elmostrador”, 5 gennaio 2017, pp.3-4, D.

Giacaman, Abbott: La Ley Antiterrorista no entrega grandes ventajas al Ministerio Público, in “La Nación”, 17 gennaio 2017, p.3.

83 intrapreso dalla machi46 Francisca Linconao47. Leader del movimento, ultrasessantenne, costretta agli arresti domiciliari poiché accusata di complicità nell’incendio che nel 2013 ha causato la morte di un agricoltore e la sua consorte, nonostante si dichiari innocente. La frontiera araucana continua a essere una ferita aperta che mostra il fallimento dello Stato nel suo intento più ambito: il raggiungimento dell’unità nazionale48. In alcuni ambienti militari si è addirittura iniziato a parlare di “conflitto mapuche e l’impatto sulla sicurezza nazionale”49

. Il timore è che la lotta intrapresa possa influenzare e sollevare altre mobilitazioni indigene, facendo vacillare l’integrità del paese50. Per quanto le organizzazioni mapuche attualmente siano numerose, si distinguono per le modalità attraverso cui agiscono, alcune perseguono una via pacifica e legale, come ad esempio il Consiglio territoriale mapuche che sostiene la formazione di uno Stato plurinazionale, altre, come la CAM, fanno uso di atti violenti. È possibile distinguere tre livelli di rivendicazione che non necessariamente si autoescludono. Una rivendicazione campesina, poiché alcuni membri della comunità rivendicano le terre e condizioni di vita migliori. Ad un altro livello posizioniamo le rivendicazioni etniche: ottenere un riconoscimento costituzionale come popolo, lingua, tradizioni e credenze

46 Autorità religiosa nella comunità mapuche. 47

Aton, Corte revoca fallo que obligaba al Estado indemnizar a machi Francisca Linconao con $30

milliones, in “El Mercurio” 19 gennaio 2017, pp-3-4.

48 Occorre distaccare un apparente paradosso nella regione dell’Araucanía, analizzando i risultati e le

percentuali delle votazioni, la regione risulta essere baluardo della destra. In queste comunità del sud, durante il referendum del 1988 il Sì sovrastò il No, nelle elezioni presidenziali del 1999 dove si fronteggiavano un candidato di sinistra e un vecchio esponente del regime, quest’ultimo vinse con ampio margine sul candidato della Concertación, in alcune comunità lo superò con più del 70 % dei voti. Nel 2013 durante le elezioni presidenziali la maggioranza dei voti andò a Michelle Bachelet, ma analizzando le percentuali differenziate per ciascun dipartimento, nelle regioni a sud la candidata di destra non è mai scesa al di sotto del 30 %, contando un complesso di voti nazionale del 37,83%. I voti che convergono nel centro destra rimangono, rispetto ad altre regioni, alti. Per analizzare questi risultati è importante sottolineare gli alti livelli di astensione registrati in questa regione, nelle ultime elezioni del 2013 al ballottaggio presidenziale la percentuale di astensione raggiunse il 58 % dei votanti. È il contesto a fare da padrone, molte organizzazioni mapuche e dirigenti di quest’ultime auspicano un riconoscimento di un autogoverno, dunque meno legati convenzionalmente al governo cileno. Rimane comunque singolare l’appoggio a un candidato come Lavín, portavoce di valore neoliberali contestati. Nonostante ciò è necessario contestualizzare, nel suo programma di candidato Lavín non aveva specificato dei punti