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Il caso di studio: le mobilitazioni studentesche in Cile.

V. Le sfide della democrazia 5.1 «Palabra de mujer» 1

5.4 Il caso di studio: le mobilitazioni studentesche in Cile.

Il Cile è considerato una delle democrazie più solide della regione, con un sistema politico saldo e stabile30, distacca inoltre negli indici economici con una crescita più o meno costante dagli anni Novanta. Viene considerato uno dei paesi più prosperi nel panorama sudamericano, dato che ha raggiunto obiettivi sociali importanti come la riduzione della povertà e sono state intraprese riforme a livello sanitario e di previdenza sociale31. Malgrado i trionfi e gli apporti della democrazia, il Cile ha di fronte importanti sfide da risolvere. La diseguaglianza e la distribuzione rimangono dei grandi problemi cileni32. In aggiunta il paese ha sofferto di una disaffezione alla politica consistente. A tal proposito la società cilena ha assunto un ruolo da protagonista durante le proteste iniziate da parte degli studenti a partire dal luglio 2011. Il modello per gestire l’educazione prevede infatti la partecipazione del settore privato, non è raro che grandi gruppi economici del paese e investitori stranieri agiscano da azionisti o rivestano cariche dirigenziali all’interno degli istituti33. L’integrazione del settore privato venne incrementata sotto la presidenza Aylwin, il quale creò il “finanziamento condiviso”, finanziamento ripartito tra Stato ed enti privati34. Tuttavia le fondamenta dell’attuale sistema scolastico vennero costruite con le riforme neoliberali del 1981, le quali avviarono una municipalizzazione per l’istruzione secondaria a discapito dei municipi

30 S. Valenzuela, A. Valenzuela, Chile. The Development, Breakdown and Recovery of Democracy, in J.

Kinippers Black, Latin America: Its Problems and Its Promise, Boulder (Colorado), Westview Press, 2005, pp. 501-504.

31 J. P. Luna, Latin American Political Economy: Making Sense of a New Reality, in “Latin American and

Society”, n.56, vol. 1, 2014, pp. 12-33.

32 I dati dell’OECD riguardanti la distribuzione della ricchezza, le disuguaglianze e la povertà sono

consultabile in http://www.oecd.org/centrodemexico/estadisticas/, R. FFrench-Davis, B. Stallings, op.cit., pp. 130-140.

33

A. Mayol, No al lucro, Santiago de Chile, Random House Mondadori, 2012, pp. 35-48.

99 con meno risorse e con piccole dimensioni. Ancor oggi il sistema provoca una profonda discrepanza di opportunità tra i cittadini poiché i comuni che hanno maggior introiti iniettano più risorse al sistema scolastico. Infatti la decentralizzazione andò fin da subito ad intaccare alcuni ambiti importanti quali ad esempio la qualità dell’educazione impartita e la disuguaglianza nell’accesso all’istruzione, dato che i collegi municipali, in gran numero, non possedevano i mezzi adeguati sia per la costruzione di infrastrutture idonee che per l’assunzione di professori preparati35

. In aggiunta mancava del tutto una regolamentazione che disciplinasse l’apertura di nuovi istituti, oltre all’assenza di un controllo sui programmi educativi, che rimanevano a discrezione del direttore. Tenendo presente queste lacune occorre menzionare che la formazione scolare ricevuta negli istituti secondari era ed è fondamentale per l’accesso a un’educazione superiore, così come fondamentale era il rendimento scolastico, accadeva dunque che l’iscrizione negli istituti municipali o sovvenzionati, avendo meno risorse e dunque qualità peggiore, andasse ad influire sui risultati delle prove di accesso universitarie (PSU)36. Riproducendo in tal modo la segmentazione a livelli di istruzione superiore37. Perciò con il passare degli anni si è creata una netta distinzione a livello qualitativo tra strutture pubbliche e strutture private38. Anche l’istruzione universitaria subì modifiche nel 1981 con la promulgazione della Legge Generale sulle Università39. Con l’intento di liberalizzare l’offerta accademica e facilitare la creazione di università private, la riforma abrogò definitivamente il sistema di finanziamento pubblico, nel quale ogni alunno pagava tasse in basse al reddito familiare. Il modello educativo riformulato riprendeva i precetti dell’economia di mercato, intendendo l’educazione come un investimento privato, con rendite future, dunque da effettuare con pagamenti individuali poiché ognuno ne avrebbe goduto le utilità da essa derivate40. Le università iniziarono a finanziarsi con un autofinanziamento sottomettendosi alla legge del mercato. Successivamente le tasse divennero le medesime per ogni studente e per ogni università. Per l’iscrizione gli studenti iniziarono a chiedere prestiti fiscali, a partire dal 2005 è

35 L. Villarroel, Financiamento y desfinanciamento en la educación municipal: causas, variables que inciden y propuestas, Santiago de Chile, CHILEDUC, 2013, pp. 4-6.

36 J. Echenique, S. Urzuá, Desigualdad, Segregación y Resultados Educacionales, Santiago de Chile,

Centro de Estudios Públicos, 2013, pp. 15-21.

37 OCDE-BIRD-Banco Mundial, La Educación Superior en Chile, Santiago de Chile, Informe del

MINEDUC, 2009, pp. 2-7.

38

J. P. Valenzuela Barros, C. Bellei, D. de los Ríos, Evolución de la Segregación Socioeconómica de los

Estudiantes Chilenos y su Relación con el Financiamento Compartido, Santiago de Chile, Fondo de

Investigación y Desarrollo en Educación, 2008, pp. 8-11.

39

J. P. Arellano, op. cit., pp.83-94.

40

Fundación Terram, Educación 2013: Propuesta de Reforma de la Educación Chilena, Santiago de Chile, Fundación Terram, 2011, pp. 4-10.

100 possibile richiederli attraverso il CAE41, Crédito con aval del Estado. Prima di lasciare il potere, nel marzo 1990, il generale Pinochet firmò la Ley Orgánica Constitucional de Enseñanza (LOCE), con la quale il ruolo dello Stato si ridusse a mero regolatore, con il solo compito di stabilire i requisiti minimi per livelli di insegnamento elementari, medi e superiori. I governi della Concertación cercarono di riformulare la struttura dell’educazione, promulgando una riforma sotto la presidenza Frei42

. Principale apporto fu la Jornada Escolar Completa, la JEC, un modello che prevedeva di aumentare le ore di lezione negli istituti medi e secondari43. La rivoluzione dei pinguini del 2006 condusse il governo a modificare la LOCE. Nonostante ciò gli emendamenti apportati non intaccarono il sistema di municipalizzazione, il finanziamento condiviso né gli investimenti a scopo lucrativo nelle università per quanto fossero vietati costituzionalmente. Attualmente le tasse universitarie in Cile sono le più care dell’America Latina, tre volte maggiori dei livelli italiani, quattro volte maggiori a Spagna, 19 volte maggiori dei livelli francesi44. Nel 2010 lo Stato finanziava meno del 25% del costo dell’educazione, più del 75 % veniva erogato dagli studenti attraverso l’iscrizione45

.

5.4.1 La Revolución Pingüina.

La mobilitazione studentesca dei “Pinguini”46 sorse nel 2006 per contestare la struttura del sistema dell’istruzione e per reclamare una modifica della Legge Organica Costituzionale dell’Insegnamento promulgata durante la dittatura. Iniziò con una mobilitazione degli studenti delle scuole superiori, con un’età media tra i 14 e i 17 anni. La mobilitazione si innescò nel momento in cui aumentarono bruscamente i prezzi di due servizi, l’abbonamento dei trasporti scolastici e il costo della Prova di Selezione Universitaria (PSU). Dunque ciò che inizialmente nacque per contestare l’innalzamento

41 Il CAE è un credito concesso agli studenti valutati in base a un’idoneità di merito accademico e

reddituale, una sorta di appoggio finanziario statale necessario per accedere o continuare una carriera in un istituto superiore accreditato a livello statale. L’ammontare minimo richiesto è di 200.000 pesos fino a un massimo che corrisponde al totale delle tasse universitarie o delle tasse previste dall’istituto superiore. Il debito verrà poi colmato dagli studenti tassativamente entro 10, 15 o 20 anni, in https://www.leychile.cl/Navegar?idNorma=239034

42 J. P. Arellano, op. cit., pp. 83-94.

43 Ministerio de Educación, Ley n° 19.532, Régimen de Jornada Escolar Completa Diurna in http://www.leychile.cl/Navegar?idNorma=76753, consultato in data 31/01/2017.

44 Studio dell’Organizzazione della Cooperazione dello Sviluppo Economico OCDE in http://www.keepeek.com/Digital-Asset-Management/oecd/economics/oecd-economic-surveys-chile- 2015_eco_surveys-chl-2015-en#page1 consultato in data 30/01/2017.

45 Centro de Estudios MINEDUC, Serie de evidencias: Chile en el panorama internacional OECD,

Santiago de Chile, MINEDUC, giugno 2013, pp. 7-18.

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Il nome del movimento derivò dalla divisa degli studenti adottata dalle scuole superiori composta da giacca, pantaloni neri e camicia bianca.

101 di tariffe di servizi essenziali divenne presto una contestazione più strutturata. Il movimento arrivò ad auspicare la modifica della Jornada Escolar Completa (JEC), la deroga definitiva della Legge Organica e la gratuità della PSU, fino a rivendicare una riforma strutturale e incisiva in tutto l’ambito dell’istruzione, richiedendo che a farsene carico fosse lo Stato. Le organizzazioni studentesche riuscirono a coordinarsi puntualmente nelle azioni anche grazie all’uso dei nuovi strumenti di comunicazione, tant’è che le mobilitazioni, ma anche i due scioperi generali che si susseguirono, furono gestiti tramite gruppi su Internet, blog e mailing list. Modalità necessaria anche per contrapporsi ai poteri forti dei mezzi di comunicazione più tradizionali, quali stampa e televisione che ponevano in risalto le forme violente della protesta, non mancando di evidenziare l’aggressione come la principale protagonista. Gli strumenti utilizzati servirono a diffondere in maniera capillare le rivendicazioni portate avanti dagli studenti. Di fatto il movimento fece spesso ricorso a strategie creative affinché il messaggio venisse lanciato su numerosi canali a livello internazionale. In vista del 21 maggio, giorno tradizionale del messaggio presidenziale, momento in cui il presidente fa una rassegna della situazione della nazione e propone le principali linee guida del programma governativo, gli studenti occuparono i vari licei affinché le richieste delle proteste venissero recepite dal presidente, all’epoca Michelle Bachelet, o quanto meno menzionate nel discorso presidenziale. Tuttavia il discorso del presidente si allontanò molto dalle aspettative degli studenti47, perciò la protesta si protrasse e si diffuse. Nonostante l’intransigenza del governo riguardo a eventuali negoziazioni, dati l’aumento dei collegi e istituti occupati e il perdurare delle mobilitazioni, le autorità furono costrette a flessibilizzare la loro posizione avviando una Mesa de Diálogo48, della quale si occupò il ministro dell’educazione Martín Zilic. Il forum tra i rappresentanti del governo e i rappresentanti degli studenti prese il nome di “Educación con Todos es Mejor”. Anche la stampa, a quel punto consapevole dell’importanza del fenomeno, cambiò impostazione editoriale iniziando a diffondere il messaggio degli studenti in mobilitazione. Nel corso dell’anno la stessa presidente Bachelet ammise che fosse necessaria una riforma. Le negoziazioni della mesa tuttavia si bloccarono. Furono gli studenti ad abbandonare il tavolo delle trattative poiché mentre erano in corso le riunioni per strada le manifestazioni iniziavano a essere represse con la forza e la

47 F. Figueroa, Llegamos para quedarnos: Crónica de la revuelta estudiantil, Santiago de Chile, LOM

editores, 2013, p. 19.

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C. Concha, Gobierno acepta dialogar con estudiantes movilizados y se abre a revisar la LOCE, in “La Nación”, 26 maggio 2006, p. 16.

102 violenza. Anche la presidente di fronte all’accaduto decise di rimuovere dalla carica il prefetto delle forze speciali dei Carabineros. Seguirono mesi in cui le autorità cercarono di giungere a un accordo, il governo cedette in alcuni punti, come l’aumento del numero di borse di studio erogate, senza però approfondire le problematiche strutturali del sistema scolastico che il movimento andava evidenziando, dunque reiterate volte gli accordi fallirono, i rappresentanti degli studenti rigettavano le proposte governative. Il 5 giugno 2006 venne convocato un sciopero generale, agli studenti secondari si unirono varie associazioni, corporazioni, rappresentanti delle vittime della dittatura, rappresentanti dei popoli indigeni e rappresentanti universitari. Il giorno dello sciopero il paese assistette a una forte radicalizzazione della protesta. A quel punto intervenne, di propria iniziativa, il senatore Ruiz-Esquide, il quale si pose come mediatore. Dopo questo intervento i portavoce degli studenti furono convocati al Congresso per dialogare con i membri della Commissione dell’Educazione. A fine giungo, il movimento si era indebolito e in preda a dissidi interni cessò con le occupazioni degli istituti. Ma la mobilitazione per una riforma strutturale del sistema dell’istruzione sarebbe continuata. Bachelet convocò un Consejo Asesor Presidencial che lavorò durante un anno, partendo dall’informe finale del nuovo consiglio fu elaborata una nuova legge sull’educazione che avrebbe sostituito la Legge Organica. Nel dicembre 2007 il governo raggiunse un accordo affinché venisse derogata la LOCE e approvata la nuova legge. Nel 2008 la Concertación e i partiti di destra approvarono la Legge Generale sull’Educazione (LEGE). Tuttavia la nuova normativa approvata non incluse le richieste degli studenti. Le vittorie riportate dal movimento furono esigue e riguardarono meri aspetti economici: pasti e PSU gratuiti. Ancora una volta il governo- così come per il problema mapuche- rimase ancorato a soluzioni di ordine economico senza approfondire le richieste provenienti dalla società, tralasciò le istanze politiche, come ad esempio il tema della municipalizzazione e di un’educazione gratuita. Il “movimento dei pinguini” fu un movimento politico che agì fuori dagli schemi istituzionali, che intraprese una critica radicale al modello scolastico e ne marcò i limiti. Il governo presentò il compromesso raggiunto come un grande trionfo, infatti volle dare l’impressione che il dibattito sull’educazione fosse definitivamente chiuso. Il “movimento dei pinguini” dimostrò una capacità attrattiva inaspettata e altrettanta capacità di mobilitazione singolare, tuttavia fu un movimento acerbo che doveva trovare strumenti adeguati. Il lascito del movimento venne recepito, dopo qualche anno, dagli universitari in contesto cambiato, la destra dopo venti anni era tornata al potere.

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5.4.2 La mobilitazione studentesca. Per un’istruzione pubblica gratuita e di qualità.

Nel marzo 2011 gli studenti universitari, attraverso i rappresentanti della CONFECH49, esposero le loro rimostranze attraverso una dichiarazione pubblica poiché il governo stava ritardando la consegna delle borse di studio50. La dichiarazione, che prevedeva richieste e domande specifiche, fu il principio di quello che divenne il maggior movimento studentesco che il paese conoscesse. Il presidente Piñera stava di fatto avviando una ristrutturazione nel sistema scolastico e universitario, riforma che causava i ritardi nella consegna delle borse di studio. La dichiarazione aprì dunque, all’interno delle università, un dibattito riguardante gli aggiustamenti che stava portando avanti il governo sempre in un’ottica di privatizzazione. Molti mesi prima che iniziasse l’anno accademico, il dibattito portò a scandagliare la struttura dell’intero sistema educativo. Dalle conclusioni delle indagini degli studenti nacque un movimento che reclamava una livellazione nei programmi delle diverse università, un maggior ruolo statale all’interno dell’istruzione, prove di accesso gratuite e ristrutturate, un accreditamento obbligatorio per ogni istituto e infine estensione della gratuità per almeno le prime tre fasce di reddito, come primo passo di una gratuità universale. Anche in questo caso, importante fu il ruolo delle piattaforme virtuali attraverso le quali gli studenti si organizzarono e convocarono ciascuna azione. Nell’aprile 2011 iniziarono le vere e proprie manifestazioni contro la riforma del governo. Non era atipico che i primi mesi dell’anno accademico sorgessero manifestazioni o si mobilitassero gli studenti sui temi dei prezzi dell’abbonamento dei trasporti e sulla consegna delle borse di studio, dal 2006 appunto ogni inizio anno si erano prodotte tali discussioni. Tuttavia questa volta ci fu un elemento che contraddistinse le mobilitazioni e che ne determinò una portata e una durata differenti. Infatti poco a poco all’interno del movimento studentesco sorse l’idea che la questione degli abbonamenti e delle borse di studio non fosse il fondo del problema, bensì sintomi di una struttura normativa e istituzionale dell’educazione problematica. Il movimento mostrò inoltre una capacità di convocazione forte che portò a unire studenti secondari, studenti universitari e altre istanze della società, già parzialmente mobilitate durante il 2006. A quel punto il

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La Confederación de Estudiantes de Chile fondata nel 1984 è l’organizzazione che raggruppa le rappresentanze studentesche delle diverse università cilene sia pubbliche che private.

50 Il 13 gennaio 2012 la CONFECH presentò al Congresso, all’interno del seminario “Una Nueva Educación Superior en Chile”, una diagnosi dello stato dell’educazione in Cile. I problemi riscontrati

riguardavano il sistema di accreditamento che era ancora volontario per gli istituti, l’accesso diseguale all’educazione e il finanziamento esiguo da parte dello Stato.

104 movimento reclamava un’educazione gratuita e un’educazione di qualità, protestava contro le disuguaglianze nell’accesso e l’indebitamento a cui dovevano far fronte studenti e famiglie. Le richieste non vertevano più su temi tecnici e specifici ma su un ripensamento generale dell’intero modello. Le totalità delle università nella seconda metà dell’anno si bloccarono, seguirono occupazioni nei licei e negli istituti secondari, impedendo così la realizzazione delle lezioni o qualsiasi altra attività, da quel momento si rafforzò il contatto e la convergenza tra le richieste universitarie e secondarie, iniziarono a mobilizzarsi congiuntamente. Aumentarono inoltre gli attori, tra cui la CUT, che iniziarono ad appoggiare le richieste del movimento, si cominciò a discutere di educazione non solo tra studenti, bensì anche tra accademici e personaggi pubblici51. La convergenza tra il movimento studentesco e gli altri settori della società si solidificò nella marcia del 12 maggio, giorno di sciopero nazionale52. La chiamata da parte dei dirigenti si diffuse a più livelli, studenti universitari, secondari, lavoratori, professori, rettori53, tra cui il rettore dell’Università Metropolitana di Scienze dell’Educazione, Jaime Espinosa, e il Collegio dei Professori54. Fu un successo in termini di partecipazione ma a posteriori si rivelò timida rispetto a quelle che la seguirono. Il clima sembrava sommerso dalla sordità dell’esecutivo e dall’intransigenza da ambedue le parti. Solo dopo la massiccia manifestazione di giugno il governo presentò la prima proposta al movimento, il ministro dell’educazione, Lavín si riunì con i dirigenti della CONFECH all’interno del ministero dell’Educazione consegnando loro un documento di sette punti con i quali dava risposte alle loro richieste, giorni successivi consegnò un documento simile anche ai rappresentanti degli studenti secondari55. Tentativo infruttuoso poiché, secondo gli studenti, manteneva integro il sistema di finanziamento senza prospettive per il tema della gratuità. A metà anno il movimento sentì il pugno duro della repressione sotto il ministro dell’interno, Rodrigo Hinzpeter, il quale adoperò

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Supporto giunse anche dal mondo sportivo. Il calciatore della nazionale Jean Beausejour, di madre haitiana e padre mapuche, si espresse a sostegno del movimento e insieme ad altri giocatori si fece fotografare mentre sorreggeva una maglietta che riportava scritto “Todo Chile por la Educación Pública”. Attualmente il calciatore è stato invitato a far parte dell’Assemblea costituzionale che sta lavorando per redigere una nuova costituzione.

52 M.B.R, Universitarios inauguran año de movilizaciones: 8 mil estudiantes salieron a la cale, in “El

ciudadano”, 28 aprile 2011.

53 Rector de la Universidad de Valparaíso llama a la reflexión este 12 de Mayo, in “Universia”, 11

maggio 2011.

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F. Figueroa, op. cit., pp. 20-22.

55Documento presentato da Lavín alla CONFECH, 3 giugno 2011 in

http://www.scribd.com/doc/57140150/CartaLavin-a-CONFECH-3-Junio 86, Lettera di risposta della CONFECH a Lavín, 5 giugno 2011. In http://www.scribd.com/doc/57251445/2aCarta-a-Ministro-Lavin 87, Lettera di Lavín alla CONFECH, Compromiso con la Educación Pública, 6 giugno 2011 in http://www.scribd.com/doc/57252105/Compromiso-Educacion-Publica-6-de-junio.

105 una legge che venne denominata Legge Hinzpeter, concernente disposizioni per il rafforzamento dell’ordine pubblico56

. In base alle quali la protesta massiva veniva considerata reato e in base alle quali era legittimo detenere coloro che l’avessero convocata, inoltre prevedevano restrizioni a livello di spazi pubblici e al diritto di associazione. Non mancò la proposta avanzata dal partito del presidente di rispristinare la Ley mi cabo, secondo la quale era vietato insultare le forze di polizia57. Il 4 agosto- data importante per comprendere lo svilupparsi degli eventi futuri- era stata convocata una marcia, ma le autorità non autorizzarono la riunione degli studenti nella Plaza Italia, Perciò lo schieramento di forze armate nel centro di Santiago fu cospicuo e la piazza fu interdetta a tutti coloro che avessero indossato una divisa scolastica. Seguì una giornata violenta nelle strade di Santiago. Novantasei tra i Carabineros in servizio feriti, 834 detenuti58. Durante la nottata vennero innalzate barricate contrastate da lacrimogeni da parte della polizia, sempre quella notte scesero in piazza molte famiglie e persone adulte, attraverso un cacerolazo, le manifestazioni continuarono. Durante una successiva giornata di sciopero morì uno studente di 16 anni raggiunto da un proiettile delle forze speciali in un quartiere fuori da Santiago. La morte dello studente produsse un rifiuto generale di continuare con le trattative, molte furono inoltre le critiche per i metodi d’azione della polizia. Dopo le violente giornate di mobilitazione e lo storico cacerolazo da parte della cittadinanza, il governo cercò un avvicinamento con i settori moderati del movimento, presentando un’ulteriore proposta. La proposta offerta era un programma che avrebbe congiunto un numero maggiore di borse di studio con un