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Un nuovo interlocutore per Santiago?

VI. Il Cile ha bisogno dell’America Latina? 6.1 Il Cile all’interno del regionalismo latinoamericano.

6.2 Un nuovo interlocutore per Santiago?

Il Cile, cui principale esportazione sono i minerali, ha approfittato dell’ascesa della Repubblica Popolare Cinese, inserendola come mercato alternativo a quello statunitense13. Viceversa, anche Santiago gioca un ruolo abbastanza fondamentale per la

8 L’iniziativa di un’Area di Libero Commercio (ALCA) fu presa dal presidente nordamericano George H.

W. Bush nel 1990 all’interno di un progetto più amplio chiamato “Impresa per le Americhe”. Il successivo presidente, Clinton, ne ampliò la portata e indisse, nel 1994, il primo Vertice delle Americhe, nel quale si riunirono i Capi di Stato e di Governo di tutti i paesi del continente a eccezione di Cuba. Il

summit si propose di raggiungere l’obiettivo di un’ ALCA a pieno svolgimento entro il 2005. Obiettivo

disatteso poiché gli Stati Uniti nel corso degli anni a seguire hanno optato per una strategia di accordi bilaterali con i singoli paesi dell’area, oltre a dare maggior importanza altri scenari quali lo scacchiere asiatico e mediorientale. Inoltre il progetto ALCA è stato osteggiato dal Brasile, nella fase di crescita economica, e da un’altra organizzazione interregionale formatasi nel 2001: l’Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA), promossa dal presidente venezuelano Chavez come contrappeso ai progetti di Washington. G. L. Gardini, op. cit.,p. 95.

9 Nel 1969 firmò, congiuntamente ad altri paesi andini, il Trattato di Cartagena, il quale istituiva la

Comunità andina volta a integrare le economie dei paesi aderenti affinché si creasse un mercato comune. Tuttavia la partecipazione del Cile venne ritirata nel 1976 a seguito delle decisione del nuovo regime instauratosi. Ivi, p. 68.

10 S. Gratius, Europa y América Latina: la necesidad de un nuevo paradigma, n° 116, Madrid, FRIDE,

febbraio 2013, pp. 12-17.

11 Durante l’amministrazione Piñera furono avviate negoziazioni per stipulare accordi di cooperazione

commerciale con Taiwan e Indonesia.

12 WTO, Participation in Regional Trade Agreements, consultabile in http://www. wto.

org/english/tratop_e/region_e/rta_participation_map_e.htm?country_selected=CHL&sense=b consultato il data 17/02/2017.

13

G. Jaramillo, Relaciones Internacionales: Los Nuevos Horiziontes, Quito (Ecuador), FLACSO, 2009, pp. 11-23.

112 Cina14. Tale è la gravitazione cinese all’interno dell’economia cilena che i propositi fondamentali delle autorità per il futuro sono di attrarre sempre più maggiori investimenti provenienti da questo paese. Così come la Repubblica Popolare Cinese si è prefissa di creare zone economiche speciali in diverse parti dell’America Latina. Proprio nel 2012, durante una visita in Cile, l’allora premier cinese Wen Jiabao ha esposto il proprio progetto di creare almeno cinque centri di investigazione scientifica e tecnologica concernenti studi sull’agricoltura e sul processo di produzione, oltre a istituire zone di investimento agricole. Altri nuovi ambiti di investimento riguardano soprattutto il campo astronomico ed energetico. Sempre a conclusione del medesimo incontro, il primo ministro cinese ha proposto ai paesi latinoamericani di fondare un Foro di Cooperazione Cina-America Latina. Il Foro avrà lo scopo di coordinare efficacemente l’azione di ciascun paese, di inquadrare le differenti relazioni bilaterali intraprese, una maniera strategica per rafforzare il potere e la posizione cinese in tutta la zona. Attualmente l’iniziativa è stata accolta da numerosi paesi e anche da organizzazioni sub-regionali latinoamericane15. In concreto il paese asiatico ha aumentato gli scambi commerciali con i paesi dell’America Latina dopo aver iniziato a intrattenere relazioni politiche16. La Cina è interessata soprattutto ai prodotti primari e alle risorse naturali, perciò il primo prodotto esportato dal Cile è il rame. Nel 2011 Cile, Colombia; Perù e Venezuela hanno preso l’iniziativa di formare un’Alleanza del Pacifico in modo da incrementare l’integrazione commerciale ma soprattutto affinché possano coordinare congiuntamente le rispettive politiche da attuare rispetto allo scenario asiatico e pacifico. Tale progetto evidenzia una necessità che hanno i paesi, ovvero di compattarsi anziché ad agire da soli soprattutto rispetto a commerci globali e

14 Il Cile intrattiene rapporti da più di quarant’anni con la Cina. Le relazioni sono sorte inizialmente in

ambito diplomatico, a partire dagli anni Novanta si sono tramutate in chiave economica. Infatti, fino al 1969 a causa della politica di ostilità e della pressione statunitense, la Repubblica Popolare Cinese non intratteneva relazioni diplomatiche con i paesi latinoamericani, eccezion fatta per Cuba. Fu durante gli anni 1970 e 1978, mentre era in corso la distensione nei rapporti tra Cina e Stati Uniti, che la prima colse l’occasione per stabilire relazioni diplomatiche con nove paesi nella regione, tra cui Cile, Perù, Messico, Argentina, Venezuela e Brasile, relazioni poi ampliate ad altri paesi. Successivamente Pechino iniziò il periodo di costruzione cooperazione strategica, dal 1993 al 2000 infatti, seguendo il passo delle riforme interne alla Repubblica Popolare, la Cina edificò nella regione latinoamericana strategicamente rapporti di mutuo interesse volti a intensificare nuove sfere di cooperazione. A partire dagli anni Duemila lo sviluppo ha proceduto con una notevole velocità: le relazioni si sono approfondite e agli accordi commerciali si sono aggiunti gli investimenti e la firma di trattati di libero commercio. A. B. Soria, P. M. García, China

en América Latina y el Caribe: Escenarios estratégicos subregionales, San José (Costa Rica), FLACSO,

giugno 2015, pp. 167-199; China considera a Chile “un importante socio estratégico”, in “Xinhua Español”, 01 ottobre 2013, in http://spanish.xinhuanet.com/chinaiber/2013-10/01/c_132766538.htm

consultato in data 18/02/2017.

15

G. Jaramillo, op. cit., pp.60-65.

16

CEPAL, La República Popular China y América Latina y el Caribe: Hacia una nueva fase en el

113 interconnessi che rischierebbero di schiacciare il mercato di un paese lasciato solo a se stesso. Malgrado gli intenti i quattro paesi hanno firmato singolarmente i trattati e in aggiunta l’accordo non ha fatto che introdurre ulteriori divisioni all’interno di progetti già in atto quali l’organizzazione UNASUR e il blocco ALBA. Attualmente a preoccupare Pechino è la situazione venezuelana in preda a un populismo definito dal settimanale “The Economist” «autodistruttivo»17

. Un Venezuela in piena bancarotta rischierebbe di non ripagare i debiti contratti con il paese asiatico. Perciò le rotte di Jinping si concentrano su altri paesi e vengono rafforzati gli accordi con economie più aperte come quella cilena18. Nonostante le aspettative riposte sullo scenario asiatico, queste, negli ultimi anni, sono state disattese. La Cina è interessata a piani di sviluppo infrastrutturali per i quali ha incrementato o sta costruendo nuove vie di trasporto e di comunicazione, tuttavia recenti analisi evidenziano come il ritorno e i benefici nella creazione di posti di lavoro locali siano limitati e rimangano bassi rispetto alle aspettative19. Dunque gli investimenti cinesi non hanno favorito i livelli di occupazione sperati. Inoltre i prodotti cinesi maggiormente importati, essendo prodotti a basso costo, potrebbero minare il mercato interno dei paesi importatori20. Un esempio ne sono i prodotti tessili, che data la deregolamentazione di quel mercato, potrebbero rappresentare una concorrenza non raggiungibile per i prodotti dei paesi latinoamericani, così come i prodotti automobilistici, il cui commercio ha un forte impatto sull’economia brasiliana21. L’impatto e le conseguenze delle relazioni commerciali devono dunque esser analizzate con cautela. Oltre a un ritorno e un mutuo beneficio previsti da uno schema di cooperazione win-win professato dal gigante

17 La Repubblica Popolare Cinese già nel 2008 aveva elaborato attraverso un documento ufficiale, una

propria analisi riguardo ai rapporti con l’America Latina, il documento prese il nome Libro Bianco, “Documento sulla Politica Estera della Cina verso l’America Latina e il Caribe” consultabile in

http://spanish.peopledaily.com.cn/31621/6527840.html.

18 I paesi di principale importanza per Pechino sono stati e sono Argentina, Messico, Brasile, Cile e

Panama. In base alle analisi del settimanale britannico “The Economist” dal 1997 le importazioni cinesi sono passate da un 5% a un 18%, così come sono variate le esportazioni latinoamericane con Pechino che, partendo da punto percentuali sotto il 10 %, hanno superato di netto il 20%. Nel corso degli ultimi anni tuttavia i livelli si sono stanziate e non stanno momentaneamente subendo rialzi. I viaggi presidenziali in quest’area, iniziati con l’ex presidente Hu Jintao, sono poi continuati con il presidente Xi Jinping. Nell’ultimo viaggio, poco dopo le elezioni presidenziali statunitensi del 2016, il presidente cinese si è recato in Cile, Ecuador e Perù. Questo fa comprendere quali siano i nuovi punti strategici per Pechino. The Economist, Latin America and China: A golden opportunity, in “The Economist”, 17 novembre 2016, China and Latin America: Magic, or realism?, in “The Economist”, 29 dicembre 2004.

19

J. Guajardo, M. Molano, D. Sica, Industrial Development in Latin America. What is China’s Role?, Washington DC, Atlantic Council, Adrienne Arsh Latin America Center, Agosto 2016, pp.2-28.

20 J. Marczak [ et al.], Latin America and the Caribbean 2030: Future Scenarios, Washington DC,

Atlantic Council, 2016, pp. 44-52, J. Guajardo, M. Molano, D. Sica, op.cit., pp.2-28,

21

J. I. Domínguez, Los cambios en el Sistema Internacional a partir de 2000, Fundación Vidanta, in “Foro Internacional 220”, vol. LV, n. 2, 2015, pp. 391-432.

114 asiatico esistono plausibili rischi? Al di là dell’ottimismo che contorna le relazioni, bisogna distaccare che i manufatti cinesi a basso prezzo, oltre a soverchiare il mercato interno, potrebbero rimpiazzare alcune esportazioni proprie dei paesi latinoamericani. Inoltre, con gli accordi bilaterali, diviene più difficile procedere con azioni antidumping. In aggiunta la natura delle transazioni e degli investimenti cinesi spesso non risulta chiara22, le forme più utilizzate infatti sono il prestito a basso interesse in cui è previsto l’avvio di progetti commissionati a imprese cinesi, o prestiti tied-loan i quali prevedono, come condizione necessaria, l’utilizzo delle disponibilità erogate per l’acquisto di beni prodotti nel paese di origine del prestito23. Perciò possiamo affermare che, così come esistono benefici, possono sorgere problematiche conseguenti le relazioni commerciali, quali un aumento di casi di importazione in dumping o disequilibri nella struttura commerciale. Le esportazioni cinesi di fatto consistono principalmente in prodotti manifatturieri a basso costo, mentre le esportazioni latinoamericane riguardano in grande misura materie prime come i minerali, prodotti agricoli, dunque il rischio è di cadere nel circolo della “reprimarización latinoamericana”, ovvero un ritorno per le economie dei paesi a una forte dipendenza dalle esportazioni di propri prodotti primari o comunque di bassa elaborazione24. Le relazioni sino-cilene si sono estese, ad altre aree di investimento, quali il settore tecnologico, il settore dell’energia rinnovabile, oltre a una cooperazione a livello imprenditoriale25. Come è accaduto per diversi decenni all’economia cilena. Tuttavia Santiago continua nella direzione intrapresa. È stata creata una Cámara Chileno China de Comercio, Inversiones y Tursimo che lavora in congiunto con un Consejo Binacional de Negocios Chile-China. Con la collaborazione dell’Associazione di Esportatori di Frutta, l’Associazione ProChile e l’Università del Cile è stata intrapreso un esperimento innovativo in ambito agricolo, è stata creata una fattoria sperimentale cilena in territorio cinese. Anche a livello politico le relazioni sono state istituzionalizzate in quanto nel 2005 è stato creato il Comitato di Dialogo Politico Cina-Chile all’intero del Congresso26. L’obiettivo del Comitato è promuovere incontri e

22

Z. Bingwen, China’s Economic Development and the Relations between China and Latin America and

the Caribbean, in G. Jaramillo, Relaciones Internacionales: los Nuevos Horiziontes, Quito (Ecuador),

FLACSO, 2009, pp. 123-134.

23 G. L. Gardini, op. cit., p. 138.

24 J. Santiso, The Visible Hand of China in Latin America, Paris, Development Centre Studies, OECD,

2009, pp. 109-133.

25 O. Errázuriz, Las Relaciones entre Chile y China: del simbolismo a la acción, in “Revista de Estudios

Internacionales”, n. 154, vol. 39, Santiago de Chile, luglio-settembre 2006, pp. 334-378.

26

M. I. Artaza, “Chile-China: Mucho más allá de las Expectativas”, in M. I. Artaza, C. Ross, La Política

Exterior de Chile, 1990-2009, del aislamiento a la Integración global, Santiago de Chile, Ril Editores,

115 riunioni con rappresentanti dei due paesi, gli incontri finora svoltosi hanno riguardato la sfera economica e commerciale, è stato raggiunto un accordo promosso dal Cile in materia di pesca con il fine di tutelare certe specie marine presenti nel Pacifico, in particolare nella parte sud dell’oceano, in modo da promuovere una pesca sostenibile; sono stati concordati dei protocolli fitosanitari e zoosanitari da seguire per i prodotti che accedono al mercato cileno. Il comitato si occupa anche di promuovere il turismo tra i due paesi. Anche l’ambito accademico non è stato esente da creazioni di comitati e commissioni bilaterali, soprattutto nel campo astronomico, la Cina ha installato infatti il suo primo centro di investigazione astronomica in Cile. Tuttavia per fronteggiare una concorrenza ostica a livello mondiale il Cile, così come gli altri paesi latinoamericani, non possono esentarsi dal mettere in comune le proprie risorse, rischiando una marginalizzazione. In una visione pragmatica il Cile non può esimersi dal contesto di cui fa parte, dunque dalle cooperazioni a livello regionale, solo supportato da un’aggregazione regionale può supplire alle conseguenze e soprattutto alle sfide dei mercati globalizzati ed avere un peso politico nello scacchiere mondiale, oltre ad aumentare il potere negoziale come paese e come aree geografica.