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All’ombra del neoliberismo.

V. Le sfide della democrazia 5.1 «Palabra de mujer» 1

5.3 All’ombra del neoliberismo.

Negli ultimi anni, in molti paesi latinoamericani, sono emersi movimenti e organizzazioni che hanno ottenuto uno spazio e un ruolo politico inedito22. È venuto a crearsi un terreno fertile per il protagonismo di nuovi attori, ad esempio rientra in questo scenario il nuovo ruolo assunto dalle rivendicazioni indigene, i movimenti per la tutela

21 In Cile vi sono ancora 36.000 famiglie che vivono nei campamentos, ovvero in baracche fatiscenti

spesso situate alle estremità delle grandi città. Nel 1997 nacque, dall’iniziativa di alcuni studenti universitari, l’associazione “Un techo para Chile”, che si adoperò per costruire un centinaio di case in legno in alcune baraccopoli a sud del paese. Dato il successo dell’organizzazione, attualmente è divenuta una ONG che si occupa della questione abitativa in primo luogo, ma anche di altre iniziative; inoltre è divenuto centro investigativo e di raccolta dati sulla povertà in diversi paesi dell’America Latina. Grazie al suo apporto dal 1997 al 2016 in Cile sono state costruite 6.925 viviendas, case finanziate attraverso donazioni di privati e imprese, http://www.techo.org/paises/chile/ consultato in data 30/01/2017.

22 Per un’analisi sui movimenti sociali cfr. P. Almeida, H. Johnston, Latin American Social Movement, Globalization, Democratization and Transnational Networks, London, Rowman&Littlefield, 2010, pp. 3-

18, G. Lievesley, S. Ludlam, Reclaiming Latin America. Experiments in Radical Social Democracy, London, Zed Books, 2009, passim, J. Petras, América Latina: de la globalización a la revolución, Rosario (Argentina), Homo Sapiens ediciones, 1999, pp. 170-200.

96 dei diritti umani, i movimenti di genere, i movimenti per la difesa ambientale23. Tali rivendicazioni e mobilitazioni sorgono prevalentemente in contrapposizione agli effetti negativi delle politiche neoliberiste, le conseguenti misure di austerità e gli elevati costi sociali. Dopo il fallimento dei progetti desarrollistas, venne infatti messo in dubbio il ruolo dello Stato, si iniziò a credere che non sarebbero state le politiche statali a risolvere le problematiche dell’economia e della società, dunque il ruolo regolatore venne designato al mercato, limitando al minimo l’intervento statale. Tuttavia, al contrario dei pronostici, con la fine del ciclo di riforme strutturali e di politiche neoliberiste, a partire dalla fine degli anni Novanta, nella regione si sono constatati saldi negativi nella produttività, nei livelli di disuguaglianza e povertà. Il mercato non ha equilibrato l’economia, il modello di libero mercato non è stato capace di costruire un nuovo ordine sociale. In aggiunta è emersa sfiducia nei confronti delle istituzioni politiche e perdita di legittimità nei confronti dei partiti, il sistema rappresentativo ha iniziato a mostrare i suoi limiti24. Conseguentemente sono affiorate richieste da parte della società: maggior stabilità e vigore nell’apparato istituzionale, spesso oberato dalla corruzione, la partecipazione cittadina non può più essere circoscritta alla mera partecipazione elettorale, si è iniziato a reclamare inclusione sociale e maggiori programmi volti a ridurre le diseguaglianze. Di fatto sono nati e si sono sviluppati movimenti eterogenei, poiché le forme di mobilitazione cittadina sono state molteplici e variegate. Malgrado la diversità il contesto in cui esse sono sorte e la conflittualità nei confronti di quest’ultimo le accomuna. Per l’appunto un contesto che ha caratteri comuni in tutta l’America Latina. Le strutture istituzionali, ma in generale le strutture di potere, risultano essere fortemente concentrate in poche mani, con apparati statali di equilibrio deboli, un mercato con dinamiche insufficienti per competere a livello internazionale e problemi di sicurezza, il tutto in un contesto generale di profonda e cronica disuguaglianza ed esclusione sociale25. Un altro elemento congiunto e tutt’ora fondamentale per i movimenti è l’uso che essi hanno fatto dei mezzi di comunicazione di massa, a partire dagli strumenti classici come tv, quotidiani e radio ai nuovo mezzi di comunicazione come internet e social network26. Le istanze provenienti dalla società si

23 G. L. Gardini, L’America Latina nel XXI secolo: Nazioni, regionalismo e globalizzazione, Roma,

Carocci editore, 2015, pp.30-35.

24

P. Almeida, H. Johnston, op. cit., pp. 4- 12.

25 Per un’analisi sul profilo socio-demografico della regione si veda

http://estadisticas.cepal.org/cepalstat/Perfil_Regional_Social.html?idioma=spanish consultato in data 29/01/2017.

26

Riguardo alle nuove reti di comunicazione e relazioni con il potere è interessante l’analisi del sociologo Manuel Castells. M. Castells, Comunicación y poder, Madrid, Alianza Editorial, 2009, passim; Id., Reti di

97 pongono direttamente in contrasto con le istituzioni statali o istituzioni dove si concentra il potere, opponendosi alla logica del potere concentrato in pochi, alla tecno- economia e ai modelli di consumo e al degrado ambientale. Utilizzando la distinzione adottata dall’Observatorio Regional de Conflictividad27

, le mobilitazioni possono essere distinte su tre ampli livelli, classificati in base alle differenti richieste, ai campi di azione, agli attori in gioco. In primo luogo vi sono le richieste e mobilitazioni sociali, reclamanti condizioni di vita migliori, che si oppongono a condizioni di disagio o di privazioni; ad un secondo livello si posizionano le richieste istituzionali, attraverso le quali esigere maggior efficacia e legittimità nelle istituzioni statali, infine, su un altro livello, si collocano le richieste culturali, mobilitazioni intente a ottenere riconoscimenti e garanzie per realtà minoritarie o non tutelate. É possibile riscontrare un campo comune anche nella conduzione della lotta, gli attori ricorrono a pratiche di azione “para-legali” e “para-istituzionali”, cioè fuori dal gioco delle istituzioni, soprattutto a livello di reti sociali spesso informali28. Le mobilitazioni misurano livelli di radicalizzazione differenti, dovuti alla relativa della debolezza delle istituzioni, alla portata e all’azione del movimento. Nel documento l’Observatorio elenca cinque momenti crescenti delle azione: 1) situazione di pre-conflitto, 2) manifestazioni, 3) confronto, 4) scontro violento, 5) situazione di caos29, ovvero una situazione di ingovernabilità. La situazione estrema non si è registrata, ma nella regione ci sono state diverse iniziative cha hanno portato i conflitti a livello significativo. Tra gli esempi viene annoverato il conflitto mapuche che costantemente sfida la governabilità di un dei paesi più stabili della regione. Inoltre nel Cile si è sviluppato un movimento studentesco, che oltre a possedere i connotati di movimento sociale, ha perseguito gradualmente alcune delle strade elencate dall’informe. Infatti nello studio dell’Osservatorio, nella parte relativa ai livelli di radicalizzazione, vengono evidenziati due paesi: Cile e Venezuela. Gli studiosi asseriscono che in Cile la repressione è da

indignazione e speranza. Movimenti sociali nell’era di internet, Milano, Università Bocconi Editore,

2012, passim.

27 L’Observatorio è nato nel 2009 in base a un accordo tra la Fondazione UNIR Bolivia e il Proyecto de Anális Político y Escenarios Prospectivos (PAPEP) finanziato dal Programma delle Nazioni Unite per lo

Sviluppo (PNUD). A esso è stato affidato il compito di investigare e analizzare durante un anno i conflitti sociali presenti in 17 paesi latinoamericani con lo scopo di monitorarli, il programma delle Nazioni Unite è consultabile in http://www.undp.org/es/, Fundación UNIR, PNUD, Los Conflictos Sociales en América

Latina, Bolivia, Fundación UNIR Bolivia, 2011, passim. 28

M. Castells, Reti di indignazione e speranza (…), cit., passim, A. Escobar, Una minga para el

postdesarrollo: lugar, medio ambiente y movimientos sociales en las transformaciones globales, in

“Signo y Pensamiento 58”, vol. XXX, Pontificia Universidad Javeriana, Bogotá, gennaio-giugno 2011, pp. 306-312, A. Negri, G. Cocco, GlobAl: Biopotere e lotte in America Latina, manifestolibri, Roma 2006, pp.206-215.

98 sempre un elemento molto radicato a livello politico e attuato dalle forze dell’ordine come metodo dissuasivo, mentre le ragioni della situazione venezuelana sono da riscontrare nella forte polarizzazione che caratterizza la scena politica e sociale. Malgrado la contestazione delle politiche neoliberiste e i relativi esiti, è da sottolineare che è stato questo contesto a favorire la crescita e lo sviluppo dei movimenti. Proprio il processo di democratizzazione, in corso dagli anni Novanta del secolo scorso, è stato uno dei fattori che ha innescato lo sviluppo di movimenti poiché si sono creati nuovi spazi in cui esercitare la libertà di associazione ed espressione, le informazioni hanno iniziato a circolare maggiormente e i cittadini hanno iniziato ad organizzarsi.