II. Frantumazione e ricostruzione di una nazione 2.1 Verso il colpo di stato militare del 1973.
3.5 Il terrorismo: una sfida imprevista per il nuovo governo.
Il ripristino della democrazia aveva tratto con sé la convinzione che anche il terrorismo50 fosse stato definitivamente accantonato. Il governo procedette infatti a riformare le istituzioni preposte alla difesa nazionale. L’ordine pubblico doveva essere mantenuto ma dentro precetti democratici e con garanzia della libera espressione da parte della cittadinanza. Doveva essere riorientato il lavoro della polizia adeguandolo alla nuova realtà venutasi a creare, ovvero togliendole il carattere repressivo. In virtù di questi principi furono adottate riforme in campo di sicurezza dello Stato, riguardo alla giustizia militare e una legge antiterrorismo, concedendo ai tribunali ordinari e togliendo quindi la competenza ai tribunali militari attribuzioni per la prevenzione e la sanzione di atti terroristici. Si procedette verso una dissoluzione della CNI, senza tuttavia creare in un primo momento un apparato di Intelligence sostitutivo. Nonostante ciò nel primo anno di governo, il paese fu colpito da un’inaspettata ondata di violenza
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La strategia del terrorismo come lotta politica era espressione principalmente del Fronte Patriottico Manuel Rodríguez, del MIR e dal 1980 del Partito Comunista. C. Pérez, Cerca de la revolución. Una
62 terroristica, proprio mentre la Commissione Retting procedeva nei suo studi51. Morì crivellato da colpi di pistola il colonnello dei Carabinieri Luis Fontaine direttore della DICOMAR, Dirección de Comunicaciones de Carabineros, presunto responsabile del crimine “de los degollados”52. Ci fu l’attentato contro il generale Gustavo Leigh, ex comandante dell’Aereonautica, che rimase gravemente ferito. Vennero assassinati Carlos Pérez Castro, durante il regime militare era stato medico per il CNI, ovvero la polizia segreta, il prefetto della città di Concepción, Hector Sarmiento e Jaime Guzmán, docente universitario che collaborò con Pinochet e fondò la UDI. Infine ci fu un tentato assassinio del magistrato della Corte suprema Efrén Araya, che vide esplodere la sua casa ma rimase illeso. Nel settembre del 1991 venne sequestrato Cristián Edwards, figlio del direttore del quotidiano conservatore “El Mercurio”, solo dopo un riscatto fu riconsegnato alla famiglia. Nel corso di questo anno inoltre si moltiplicarono gli assalti alle banche, supermercati, stazioni di rifornimento di benzina. Il Fronte Patriottico Manuel Rodriguez rivendicò la paternità degli attentati e le varie azioni violente fecero acquisire notorietà anche a un altro gruppo ad esso collegato, il gruppo Mapu-Lautaro. Le vittime degli attentati e assassinii erano ben determinati, le ali dell’estrema sinistra avevano deciso di fare giustizia di propria mano, di intraprendere una lotta armata contro il sistema, il Frente non aveva rinunciato alla sua utopia rivoluzionaria53. L’opposizione colse in quest’occasione l’opportunità per avanzare critiche contro l’operato del governo giudicato blando e senza volontà di combattere il terrorismo. Il governo quindi fu costretto a rivedere la propria politica per evitare che nel paese si riproducesse instabilità, dato che in quel momento fu chiaro che il terrorismo non era cessato, al contrario era necessario intraprendere azioni che lo affrontassero. Venne creato il Consiglio di Sicurezza Pubblica sotto direzione del ministero dell’Interno che svolgeva la funzione di Intelligence. Ma il gran cambiamento che Aylwin profuse e incentivò fu a livello sociale. L’azione terrorista e violenta veniva vista e percepita come giusta, frutto di un ideale, di una lotta politica, veniva considerata lecita quando
51 M.R. Stabili, op. cit., p. 220. 52
Il caso Degollados consistette nel sequestro e nel conseguente assassinio di tre membri del Partito Comunista cileno, Santiago Esteban Nattino, Manuel Leonidas Guerrero, José Manuel Parada, nel 1985. L’episodio prese il nome di Caso Degollados, letteralmente “decapitati”, in riferimento alla modalità con cui venne perpetrato il crimine. La sentenza riguardante questo caso, che condannò i colpevoli a 15 anni di carcere, è divenuta pietra miliare per i giudizi contro le violazioni dei Diritti Umani durante il regime di Pinochet. Gli estremi concernenti il caso sono consultabili presso il sito della Comisión Interamericana
de Derechos Humanos, “Situation of Human Rights in Several States: Chile-3. Right to Life”, Capitolo
IV, Rapporto Annuale 1985-1986, http://www.cidh.org/annualrep/85.86eng/chap.4.htm, consultato in data 13 dicembre 2016.
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H. Vidal, Frente Patriótico Manuel Rodríguez: El tabú del conflicto armado en Chile, Santiago de Chile, Mosquito Ediciones, 1995, passim.
63 venivano perpetrate nei confronti dei “cattivi”. Il governo volle mutare questa visione universalizzando il crimine terroristico, rendendolo illecito in maniera generale. La Concertazione assunse quale proprio compito la lotta contro il terrorismo e in questo compito riuscì, importanza decisiva fu data dall’appoggio che concesse il Partito Socialista, mettendo a disposizione il suo amplio conoscimento delle strategie e dei metodi operativi di questi gruppi terroristi.
3.6 Conclusioni.
Già a metà mandato del presidente Aylwin il clima politico in Cile era profondamente cambiato, le istituzioni avevano ripreso un normale svolgimento e all’interno del Congresso si respirava una sana convergenza ideologica tra i differenti partiti. Le libertà politiche e uno Stato di diritto erano entrati in funzione, inoltre l’economia mostrava segni di dinamismo e crescita. Dopo numerosi sforzi si era normalizzato il rapporto politico-militare. Infine grazie al documento Retting e la maggior sensibilità rispetto ai diritti umani avevano permesso aprire la strada, seppur tortuosa, della giustizia. Sicuramente gli obiettivi principali della transizione quali restaurazione di un regime democratico, normalizzazione dei rapporti con le forze armate e il ripristino di un clima di convivenza pacifica erano stati raggiunti54. Nel marzo 1992 Aylwin affermò che riteneva conclusa la transizione verso la democrazia. Dal punta di vista di programmi politici questa affermazione poteva essere valida, ma prematura se analizzata con una panoramica completa della società cilena, ancora lacerata da passate divisione e risentita per gli episodi accaduti durante il regime. Molti erano ancora i temi pendenti. Oltre a una normalizzazione formale era ancora necessaria una coesione e una sintonia nei valori e nella cultura dell’intera società. Nonostante gli apporti nella politica sociale e gli intenti nella riduzione della povertà e della disuguaglianza, al termine del mandato della Concertación rimasero alcune sfide sospese per proseguire sulla strada del rafforzamento della democrazia. Una riduzione della disuguaglianza economica e della concentrazione della ricchezza rimasero temi aperti. La società inoltre stava reclamando sempre di più giustizia per i responsabili delle violazioni dei diritti umani, in particolar modo il tema dei desaparecidos era stato tenuto lontano dalle agende politiche e relegato esclusivamente alla sfera giudiziale e una soluzione per il conflitto mapuche nella regione Araucanía era un’altra questione irrisolta.
64 Alcuni volantini provenienti dai due diversi comitati del plebiscito del 1988. Formano parte della collezione di Rafael Karque “Panfletos, poninendo el grito en el suelo” finanziato dal Fondo per lo sviluppo delle Arti (Fondart), collezione esposta nei giardini della Biblioteca Nazionale nel 2003. Biblioteca Nacional de Chile (a cura di), Panfletos: poniendo el grito en
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IV. Debole ma democrazia.