• Non ci sono risultati.

Ben-essere organizzazione.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Ben-essere organizzazione."

Copied!
176
0
0

Testo completo

(1)

1

Ben-essere organizzazione.

1 1 http://www.tgcom24.mediaset.it/magazine/cina-un-tripudio-di-colori-lo-spettacolo-naturale-delle-montagne-arcobaleno_2118100-201502a.shtml

(2)
(3)

3

INTRODUZIONE.

5

CAPITOLO PRIMO: LA PRESENZA MENTALE ED IL

RITORNO ALLA CONSAPEVOLEZZA.

9

1.1 Psicologia e Buddhismo. 15

1.2 Le prove scientifiche fornite dal Mind and Life Institute sulla validità dell’approccio mindful. 20

1.3 Il protocollo Mindfulness Based Stress Reduction. 27

1.4 La scala Cognitive and Affective Mindfulness Scale. 37

1.5 Il protocollo Cultivating Emotional Balance. 42

1.6 L’intelligenza emotiva. 47

CAPITOLO SECONDO: L’ORGANIZZAZIONE E IL TOTAL

QUALITY MANAGEMENT.

53

2.1 L’organizzazione e la metafora del divenire. 57

2.2 Etnometodologia del mercato. 67

2.3 Benessere psico-fisico del lavoratore. 73

2.4 Modelli di competenza emotiva nella leadership. 77

2.5 Critica all’applicazione mindful nel contesto aziendale. 83

CAPITOLO TERZO: L’ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA. 91

3.1. La scuola secondo il programma Collaborative for Academic, Social-Emotional Learning. 97

3.2 Lavorare con i bambini ed i ragazzi “difficili”. 107

3.3 A scuola di futuro: la mindful per la docenza. 113

(4)

4

CAPITOLO QUARTO: LA MEDITAZIONE E LA SUA

POSSIBILE APPLICAZIONE NEL SETTORE DEL SOCIALE.

127

4.1 Thich Naht Hanh 131

4.2 Il buddhismo impegnato per il sociale. 137

4.3 Sviluppare equanimità per scorniciarsi. 151

CONCLUSIONI.

159

BIBLIOGRAFIA

167

(5)

5

Introduzione.

Lo scopo del presente documento è proporre un excursus sull’addestramento mentale basato su tecniche mindful di sviluppo cognitivo, emotivo e dell’attenzione. Il fine sarà quello di descrivere le tecniche caratteristiche di questo metodo per poi vagliarne applicazioni concrete in differenti ambiti organizzativi.

Come vedremo la mindfulness è volta a sviluppare la presenza mentale, ossia la capacità di relazionarsi col momento presente senza subire influenze negative riguardo condizionamenti relativi ad azioni passate o aspettative future. Tutto ciò è utile per perfezionare una migliore gestione del proprio vissuto emotivo e conseguentemente sviluppare una capacità relazionale più efficiente, sia col proprio io sia con gli altri soggetti con cui entriamo in contatto.

Affronteremo questo tema attraverso l’analisi di vari protocolli psicologici sviluppati dagli anni ’80 in poi e ne vedremo le varie applicazioni realizzate a diversi livelli organizzativi.

Il documento si articola su quattro parti:

1. Introduzione del progetto attraverso la descrizione della nascita di questa modalità operativa in ambito psicologico, saranno poi descritti i vari protocolli mindful implementati, a partire dal “Mindfulness Based Stress Reduction” di Kabat-Zinn, spiegando nello specifico cosa si intenda per tecniche di sviluppo cognitivo ed i loro effetti scientificamente comprovati. Sarà qui discusso il legame instauratosi tra tecniche psicologiche e psicologia buddhista, entrambe volte alla

(6)

6

comprensione del sé e ad una migliore gestione emotiva. Vedremo quindi la collaborazione realizzata tra neuroscienziati e monaci per dimostrare l’efficacia di suddetto metodo scientifico da parte di biologi come Francisco Varela. Suddetti dati saranno convalidati dall’analisi realizzata attraverso la scala “Cognitive and Affective Mindfulness Scale”, volta a misurare l’impatto della pratica mindful sulla mente. Seguendo questo percorso arriveremo ad affrontare il protocollo “Cultivating Emotional Balance” sviluppato da Alan Wallace e Paul Ekman, basato questo sulla gestione delle emozioni per un miglior vivere individuale e sociale. Concluderemo la prima parte analizzando il concetto di “Intelligenza Emotiva” ideato da Daniel Goleman, nella sua tesi difatti egli segna una netta demarcazione tra quoziente intellettivo e quoziente emozionale, col quale intende appunto la capacità di padroneggiare le proprie emozioni.

2. Nella seconda parte osserveremo l’applicazione concreta nell’ambito aziendale produttivo, discuteremo del “Total Quality Management” contestualizzato all’ambito giapponese, vedremo le motivazioni storiche e culturali del perché questo abbia avuto una buona implementazione nella cornice nipponica ed asiatica a causa delle sue forti connotazioni legate alla consapevolezza affrontata nella prima parte del documento. Ne analizzeremo in seguito i risvolti in ambito lavorativo con le sue conseguenze riguardo la vita sociale aziendale ed il benessere psico-fisico dei lavoratori. Sarà poi la volta dell’analisi delle possibili criticità legate a questo tipo di approccio che potrebbero ricadere sul lavoratore, breve spazio sarà infine riservato ai risvolti in campo ambientale.

(7)

7

3. Nel terzo capitolo affronteremo il tema dell’istruzione per vedere come l’applicazione delle tecniche mindfulness possa migliorare il rendimento scolastico sia da parte degli studenti che nell’erogazione del servizio da parte del corpo docente. È stato infatti dimostrato, come potremo osservare in questo elaborato, che una buona presenza mentale ed una conseguente miglior gestione emotiva possa agevolare l’apprendimento nello studentato. Allo stesso modo questi protocolli si sono rivelati utili nella gestione dei fattori stressogeni che caratterizzano la professione del docente. Purtroppo questo risulta difatti essere un incarico a forte rischio di burn out e l’implementazione della pratica in questo ambito si rivela quanto mai necessaria; non solo per far sì che venga erogato un servizio di qualità, ma anche per permettere alle persone che svolgono tale professione di viverla al meglio. Breve spazio sarà infine dedicato all’applicazione di questi protocolli per quanto riguarda i ragazzi affetti da disturbi comportamentali. Nell’ultima parte sarà presentato il caso della scuola-città Pestalozzi di Firenze, per analizzare il suo curriculum basato sull’educazione emozionale.

4. Nell’ultimo capitolo conosceremo infine la pratica zen sviluppata dal monaco ed attivista Thich Nhat Hanh, vedremo quindi come sia possibile conciliare gli insegnamenti buddhisti con la vocazione per il sociale cercando un legame con la nostra professione, quella dell’assistente sociale. Sarà qui dedicato ampio spazio all’importanza dello sviluppo del non giudizio, dell’empatia e dell’impegno civico, tutti capisaldi del nostro mestiere implementati da Tich Naht Hanh attraverso la sua pratica nel corso degli anni, particolarmente impattante durante la guerra del Vietnam, il suo paese d’origine. Attraverso i suoi scritti potremo osservare come la pratica meditativa

(8)

8

possa agevolare lo sviluppo di qualità emotive volte all’aiuto, mantenendo allo stesso tempo un’ efficace capacità gestionale riguardo il proprio equilibrio e resilienza.

Questo elaborato è quindi redatto allo scopo di valutare come gli effetti forniti dall’applicazione delle suddette tecniche mindful possano migliorare sia la qualità della vita personale, sia le performance lavorative e psicologiche degli operatori nei diversi livelli organizzativi; nello specifico a livello aziendale, scolastico e sociale.

Il tutto si svilupperà per fornire una descrizione analitica di come l’applicazione dei protocolli scientifici sviluppati nell’ambito mindful possa impattare sulle dinamiche psico-emotive di un individuo, anche quando questo sia impegnato in un’organizzazione, pertanto esposto a periodi prolungati di particolare impegno, migliorandone la sua condizione psico-fisica.

(9)

9

Capitolo primo: La presenza mentale ed il ritorno alla

consapevolezza.

2

(10)
(11)

11

La Mindfulness3 è una tecnica psicologica moderna nata dalle antiche

filosofie meditative come il buddhismo, lo scopo alla base di queste ideologie è quello di riuscire a vivere il momento presente senza giudizio, acquisendo un senso di accettazione che riesca a calmare lo stato di stress dell’individuo migliorandone la sua condizione emotiva.

Durante questo primo capitolo andremo ad analizzare nello specifico cosa si intenda per consapevolezza, tratteremo la tematica delle emozioni distruttive e capiremo come sia stata appurata l’efficacia di questo approccio in termini medici, analizzeremo infine i protocolli scientifici che da essa sono nati. Inizieremo l’analisi delle pratiche mindful andando a ricercarne le origini ed i legami con la psicologia di stampo buddhista, vedremo qui come sono state sviluppate le affinità con la psicologia e la medicina occidentale andando a capire come i due mondi si siano intersecati attraverso la relazione instauratasi tra Francisco Varela4, biologo argentino fondatore del Mind and

Life Institute5 ed il Dalai Lama. Varela attraverso le sperimentazioni nel suo

istituto in collaborazione con monaci buddhisti, ha potuto provare l’efficacia del metodo mindful sui collegamenti neuronali. Approfitteremo in questa parte delle spiegazioni di Alan Wallace, fisico americano, circa i legami affini tra le due psicologie ed andremo infine ad esaminare le prove scientifiche alla base di tale approccio.

Approfondiremo difatti l’argomento andando a discutere il tema della neuroplasticità, la capacità dei circuiti neuronali di modellarsi a seconda

3 M. Cullen, Mindfulness-based interventions: An emerging phenomenon, Mindfulness, Springer, 2011. 4 H.R. Maturana, F.J. Varela, Autopoiesi e cognizione: la realizzazione del vivente, Marsilio editori, 1985. 5 D. Goleman et al., Destructive Emotions: how Can We Overcome Them?: A Dialogue with the Dalai

(12)

12

delle nostre risposte comportamentali agli stimoli esterni. Partendo da questo assunto analizzeremo la condizione emotiva da un punto di vista biologico, capendo come la fisiologia cerebrale agisca sul nostro comportamento e come questa sia a sua volta condizionabile dall’educazione ricevuta.

A seguire osserveremo l’approccio a cui faremo riferimento per spiegare il concetto di mindfulness, quello del “Mindfulness Based Stress Reduction”

6di Kabat-Zinn. Questo metodo rientra nella medicina comportamentale ed è

nato attorno agli anni ’70 a Boston. Già durante gli anni ’90 il riscontro a livello medico era stato tale da vederne l’introduzione in più di quattrocento ospedali7, a riprova della sua riconosciuta potenzialità. Vedremo in cosa

consista questa proposta ed il perché della sua validità.

Per convalidare ulteriormente questa prima parte osserveremo la scala di misurazione “Cognitive and Affective Mindfulness Scale” ideata nel 2006, questa fornisce un valido approccio per misurare l’efficienza dell’impatto mindful. La scala focalizza l’attenzione su quattro principali fattori: regolazione dell’attenzione, concentrazione sul presente, consapevolezza e non giudizio, per l’appunto i fini che la mindfulness si pone di raggiungere. A seguire valuteremo un altro protocollo ideato questa volta da Alan Wallace8, fisico specializzato in filosofie e scienze contemplative. Il

professor Wallace ha ideato il protocollo “Cultivating Emotional Balance”9:

6 P.R. Goldin, J.J. Gross, Effects of mindfulness-based stress reduction (MBSR) on emotion regulation in

social anxiety disorder, Emotion, psycnet.apa.org, 2010.

7 http://www.centromindfulness.net/programma-mbsr/

8 B.A. Wallace, S.L. Shapiro, Mental balance and well-being: building bridges between Buddhism and

Western psychology, American Psychologist, psycnet.apa.org, 2006.

9 K. Wilber et al., Integral life practice: A 21st-century blueprint for physical health, emotional balance,

(13)

13

questo modello ha trovato ampio riscontro ed applicazione in svariati ambiti come quello scolastico10 che tratteremo più avanti nello specifico ed in altri

ulteriori contesti, tra cui gli ambienti militari11.

A seguire troveremo il protocollo C.E.B. basato sulla comprensione delle emozioni attraverso la stabilizzazione meditativa, come vedremo più avanti questo metodo aiuta a sviluppare attenzione rispetto alle proprie dinamiche emotive e a migliorare la gestione delle emozioni tramite l’attenzione consapevole al proprio corpo.

Un altro approccio mindful che analizzeremo di seguito è quello di Daniel Goleman12, psicologo e giornalista statunitense, legato stavolta nello

specifico a quella che lui definisce “Intelligenza Emotiva”: con questo termine egli intende la capacità di riconoscere e gestire le proprie emozione. Nei suoi libri egli demarca una netta differenza tra quoziente intellettivo ed emotivo, ponendo l’attenzione sul fatto che persone dotate di un elevato Q.I. possano non godere di tale dono anche in ambito emotivo. La gestione delle emozioni infatti fa riferimento ad altri fattori mentali, come potremo osservare approfonditamente in seguito.

Tutti questi campi sono fondati sulle finalità che i vari approcci mindfulness trattati finora si propongono di implementare nel praticante, vedremo pertanto i risultati di tale studio.

10 D. Goleman et al., Ecoliterate: How educators are cultivating emotional, social, and ecological

intelligence, books.google.com, 2012.

11 K.E. Faulk et al., Depressive symptoms among US military spouses during deployment: The protective

effect of positive emotions, Armed Forces & …, journals.sagepub.com, 2012.

(14)
(15)

15

1.1 Psicologia e Buddhismo.

Le radici che accomunano queste due discipline sono la consapevolezza riguardo la presenza delle succitate emozioni distruttive riconducibili alla natura afflittiva 13degli stati emozionali; oltre alla ricerca di una condizione

di felicità duratura, o condizione non afflittiva. L’assunto di base è che ogni essere ricerca la felicità ma la sofferenza è una costante della nostra vita, dobbiamo pertanto imparare a convivere col dolore e far sì che non ci domini, permettendoci così di mantenere una serenità stabile. In oriente questa pratica è nata più di 2500 anni fa, in occidente abbiamo potuto godere di una legittimazione scientifica 14solo recentemente.

I due indirizzi di studio hanno lavorato assieme negli ultimi decenni per provare che ogni regione del cervello è identificabile con emozioni ed aspetti cognitivi sui quali si può influire, come prima anticipato con la presentazione del Mind and Life Institute.

Alcune emozioni 15riescono a condurci ad uno stato di felicità duraturo

mentre altre no, il termine pali sukha, indica una fioritura del benessere proveniente dall’equilibrio mentale che dona una retta visione della realtà. Potremmo qui fare un paragone con il giusto mezzo dell’eudaimonia16

aristotelica, ci sono difatti vari tipi di gioia: quella passeggera o temporanea

13 C. Kang, K. Whittingham, Mindfulness: A dialogue between Buddhism and clinical psychology,

Mindfulness, Springer, 2010.

14 D. Goleman et al., Emozioni distruttive, Mondadori, Milano, 2004. 15 D. Goleman, la meditazione come cura…

16 A.S. Waterman, Two conceptions of happiness: Contrasts of personal expressiveness (eudaimonia) and

(16)

16

legata ad esternalità, indipendente da noi se non per il fatto di coglierla; c’è poi un altro tipo di felicità, stavolta genuina, che proviene invece dalla stabilità interiore, dal bilanciamento emozionale, durevole quanto lo è la nostra capacità di mantenerci tali.

Questo è per l’appunto lo scopo della meditazione: raggiungere un equilibrio mentale stabile grazie ad allenamenti dell’attenzione, bilanciamento emozionale e consapevolezza; liberandoci dalla sofferenza, frutto di un’errata visione della natura del reale. La sukha17 non è da intendersi come

uno scopo individuale, una felicità indipendente dal resto della nostra rete sociale o dell’umanità in generale; ricomprende in sé il riconoscimento di un’interdipendenza, allo stesso modo in cui per Aristotele rappresentava un bene comune. Il buddhismo offre alla psicologia una nuova metodologia per affrontare le afflizioni.

Fino alla seconda guerra mondiale la psicologia focalizzava primariamente la sua attenzione su diagnosi e trattamento delle malattie mentali, solo recentemente vi è stata una svolta che ha portato alla valorizzazione di un equilibrio mentale 18positivo. Qui incontriamo il primo legame col

buddhismo che ricerca, tramite l’esperienza della natura umana, la liberazione dalla sofferenza. In questa filosofia troviamo un elenco redatto dalla medicina tibetana ed adattato da Alan Wallace19, che ci mostra come la

17 Z.D. Walsh, The science of Sukha: A scientific theory on the Buddhist concept of happiness and human

development Master's thesis, Fo Guang University, academia.edu, 2013.

18B.A. Wallace et al., Mental balance and well-being: building bridges between Buddhism and Western

psychology, American Psychologist, psycnet.apa.org, 2006.

19 B.A. Wallace et al., Buddhist and psychological perspectives on emotions and well-being, Current

(17)

17

mancanza di bilanciamento emozionale sia dovuta a carenze, disfunzioni ed iperattività.

Un perno centrale di questa classificazione è l’equilibrio motivazionale o conativo: riferendoci con ciò all’intenzionalità ed alla volizione relativa ad una condotta mirata a desideri ed aspirazioni. Un deficit di equilibrio in questo senso ingenera disagio psicologico portandoci a perdite motivazionali fino ad un possibile stato di apatia, oppure può portarci a sviluppare comportamenti incuranti delle conseguenze che ledono noi stessi e gli altri. Anche per la psicologia occidentale è importante che l’individuo abbia aspirazioni chiare e non in conflitto tra loro, oltre a scopi che riflettano la propria volontà.

Il bilanciamento dell’attenzione è cruciale per la salute mentale e per ottenere ottime performance nei compiti che svolgiamo. Un eccesso in positivo porta all’eccitamento mentre in negativo alla negligenza, la consapevolezza può porre rimedio a tutto ciò riconoscendo quale stato mentale ci stia permeando al momento. Acquisendo consapevolezza di ciò che avviene al nostro interno possiamo essere liberi di scegliere come comportarci senza essere in balìa delle emozioni. L’attenzione al respiro risulta molto utile in queste situazioni. Anche in psicologia il controllo cognitivo su pensieri ed azioni è fondamentale soprattutto per prendere decisioni, Csikszentmihalyi 20con la sua “Teoria del flusso”, definito come

uno stato mentale totalmente coinvolto in un’attività, conferma ulteriormente la portata di tale idea.

20 M. Csikszentmihalyi, Optimal experience: Psychological studies of flow in consciousness, IS

(18)

18

L’equilibrio cognitivo delinea la capacità di relazionarsi con il modo esperenziale senza imporvi concettualizzazioni o distorcendolo. Ci ricolleghiamo ancora alla consapevolezza del vivere il momento per ciò che è, e non per quello che rappresenta per noi, mantenendo una visione oggettiva anche se non priva di emozioni. Chi non riesce ad avere una chiara visione della realtà può sfociare nei casi più gravi in forme di psicosi, nella realtà del quotidiano possiamo incontrare casi di assenza mentale; è comune perdersi nelle proprie fantasie o non comprendere ciò che sta accadendo. In questo caso i protocolli mindful MBSR che analizzeremo in seguito, risultano molto utili per diminuire la depressione e lo stress.

Lo scopo è cambiare la relazione che ognuno sviluppa coi propri pensieri invece di cambiarne il contenuto; l’esatto contrario della terapia cognitiva21. Questa è difatti fondata sul comportamentismo ed ampiamente

utilizzata per le patologie psichiche, molto incentrata sull’individuo e sulla modifica delle sue condotte. L’approccio mindful non vuole portare l’individuo a cambiare i suoi pensieri ma a non esserne schiavo, allo stesso modo focalizza l’attenzione sul valore relazionale del vivere piuttosto che sulla condizione meramente individuale.

Infine il bilanciamento emozionale è la sommatoria dei tre precedenti risultando in una capacità di auto-regolazione rispetto ai propri affetti. In negativo può portare ad un’indifferenza spiccata verso gli altri o al semplice gioire delle disgrazie altrui. In questo caso la meditazione sulla gentilezza

(19)

19

amorevole22 di cui parleremo ampiamente in seguito, aiuta a sviluppare

equanimità ed empatia.

Dopo aver compreso i legami ideologici che hanno fornito una prima base per instaurare una connessione tra psicologia e buddhismo, entrambe appunto alla ricerca di una migliore condizione psico-emotiva dell’individuo per permettergli di non essere sopraffatto dalle proprie emozioni e meglio relazionarsi con gli altri, andremo adesso ad analizzare il procedimento in termini medici, ossia attraverso il lavoro svolto in collaborazione tra Varela ed il Dalai Lama.

22 B.L. Fredrickson et al., Open hearts build lives: positive emotions, induced through loving-kindness

(20)

20

1.2 Le prove scientifiche fornite dal Mind and Life Institute

sulla validità dell’approccio mindful.

Le neuroscienze 23 sono la branca delle scienze che studia le connessioni

neuronali, grazie al loro approccio ibridato tra biologia, fisica e chimica sono state in grado di fornire un ottimo resoconto circa le modalità operative del cervello relative al suo sviluppo, al funzionamento e al ruolo che questo esercita su comportamento e cognizione24.

Varela, da biologo appassionato di buddhismo, decise di utilizzare questa metodologia per studiare l’impatto delle tecniche meditative nell’istituto da lui fondato, il succitato Mind and Life Institute di Parigi.

Vediamo nello specifico come tutto questo sia stato possibile.

La neuroplasticità alla base di queste teorie implica che il cervello sia in grado di modificarsi strutturalmente come risposta esperenziale. Secondo lo psichiatra Daniel Siegel 25della UCLA il nostro comportamento sarebbe

fondato su una triade composta da cervello, mente e relazioni: il cervello come parte integrante del nostro sistema nervoso svolge la funzione gestionale degli input. Siegel ha ideato la “Neurobiologia interpersonale”, una scienza che ha come fine il benessere individuale. Una mente equilibrata

23 G. Moccia et al., Psicoanalisi e neuroscienze, Risonanze interdisciplinari, francoangeli.it, 2009. 24 http://www.neuroscienzedipendenze.it/neuroscienze.html

25 D.J. Siegel, Mindful awareness, mindsight, and neural integration, The Humanistic Psychologist,

(21)

21

vi è laddove l’individuo sia capace di mantenere relazioni serene ed empatiche.

In questo caso parliamo di neuroplasticità per indicare i meccanismi neuronali propri del sistema nervoso, il cervello è la culla dell’informazione, la mente invece ne regola i flussi. Nel caso di un soggetto equilibrato la mente riesce a gestire gli output in modo appropriato rispetto agli input pervenuti, più questo sistema funziona in modo positivo ed empatico più l’individuo è equilibrato e soddisfatto. La neuroplasticità qui rappresenta la qualità del cervello di modificare la propria conformazione conseguentemente alle risposte comportamentali che vengono adottate dal soggetto, alcune connessioni neuronali relative ad ambiti specifici possono essere incrementate mentre altre soppresse, favorendo così sempre un determinato tipo di risposta, finché non pervenga un’ulteriore modifica. Il cervello viene quindi educato ad adottare determinate condotte.

L’attenzione focalizzata riesce a creare uno stato di eccitamento neuronale tale da favorire queste evoluzioni tramite l’attivazione di geni che determinano suddetti cambiamenti strutturali a livello neuronale.

Qui possiamo trovare un primo collegamento con la meditazione, in quanto basata sull’attenzione consapevole, volta pertanto a creare uno stato mentale stabile che agevoli l’osservazione fenomenica. Pertanto con queste prime informazioni possiamo già comprendere come sia possibile modificare la mente, educandola tramite la pratica, ad assumere un atteggiamento compassionevole attraverso la modificazione dei circuiti neuronali interni.

(22)

22

Volendo andare maggiormente nello specifico campo della medicina dobbiamo partire dall’assunto che il cervello umano sia composto da due parti: il cervello inferiore e quello superiore26.

Nel cervello inferiore, quello che ci accomuna con tutti i mammiferi e che induce in noi i comportamenti più istintivi, troviamo la sede delle emozioni basilari come la rabbia e la paura, e qui troviamo anche le amigdala. Queste due piccole strutture che si trovano all’altezza delle orecchie, svolgono la funzione di allarme, avvertendoci quando ci troviamo in una situazione di pericolo. L’amigdala difatti si attiva in presenza di minacce e rilascia ormoni dello stress ai trasmettitori mettendo il nostro organismo in una condizione di allerta, favorendo così una reazione immediata. In caso di falso allarme è il cervello superiore ad entrare in azione, questo riducendo i livelli di stress invia l’informazione al corpo che ritorna in una condizione di quiete. In questo caso è il cervello superiore ad inviare segnali chimici a quello inferiore come l’acido gamma-amino-butirrico, un ansiolitico.

Il nostro comportamento è quindi contrassegnato dall’attivazione delle diverse aree del cervello. Come dimostrato da Adrian Raine27, nel caso di

killer, i loro cervelli mostravano una minima attivazione del cervello superiore a fronte di una forte attività nel cervello inferiore, ciò a causa del metabolismo del glucosio.

Allo stesso modo bambini che hanno subito violenza sessuale 28nella loro

infanzia, patendo un shock così forte sia a livello emotivo che fisico,

26 M. Sunderland, Aitare i bambini pieni di rabbia o odio, Erikson, Trento, 2005.

27 A. Raine, The psychopathology of crime: Criminal behavior as a clinical disorder, books.google.com,

2013.

(23)

23

mostrano alterazioni permanenti dei livelli ormonali legati all’area del cervello inferiore. Non solo la mente non riesce ad accettare la violenza subita, ma anche il corpo è stato sottoposto ad uno stress tale da instaurare un’alterazione permanente dei livelli stressogeni misurabili tramite l’alterazione ormonale. Allo stesso modo nei bambini affetti da forti disturbi comportamentali è stato comprovata un’alterazione ormonale a livello della sub-corteccia: abituati a causa della condotta familiare a vivere in una perenne condizione di stress i loro livelli ormonali risultano ormai innalzati, provocando un perenne stato di alterazione ed un alto livello di sollecitazione dolorosa nel corpo. In uno stato di ipervigilanza la pressione sanguigna aumenta, la serotonina che inibisce l’impulsività invece diminuisce rendendo l’individuo più soggetto ad inclinazioni nervose.

L’azione calmante può essere svolta dall’ipofisi che rilascia le endorfine o oppiacei capaci di calmare l’organismo. Queste sostanze vengono naturalmente prodotte in presenza di persone amate, quando siamo insieme a soggetti che sentiamo possano lenire la nostra sofferenza, entriamo difatti in uno stato di rilassatezza. Gli oppiacei rilasciati dall’ipofisi hanno però lo stesso effetto delle droghe, creando in noi dipendenza, diventiamo effettivamente assuefatti all’amore, e la sua mancanza genera, come per i tossicodipendenti, irritabilità ed aggressività. Nei maschi queste emozioni sono ancora più forti a causa dell’accentuazione creata dal testosterone. Potremmo fare un paragone con la teoria aristotelica dell’eudaimonia: in questo elaborato non ricerchiamo una felicità indotta dagli altri ma la conquista di una serenità propria, pertanto questo tipo di rilassamento indotto non soddisfa i propositi posti.

Abbiamo potuto fin qui osservare come funzioni la parte sub-corticale del cervello, abbiamo quindi capito che è la parte più istintiva che abbiamo in

(24)

24

comune con gli altri mammiferi. È l’area che ci permette di rispondere prontamente agli stimoli e che in natura può salvarci la vita permettendo al nostro corpo di avere una reazione pronta ed immediata agli stimoli esterni. Tutto questo sistema si basa sul rilascio ormonale, nei casi di paura e rabbia ciò è a carico dell’amigdala, nei casi di quiete indotta ciò è a causa del rilascio di oppiacei da parte dell’ipofisi.

Stiamo quindi trattando di comportamenti inconsci, involontari, non sotto il nostro diretto controllo e mancanti di volontà espressa. Come arrivare ad esercitare un controllo sulle nostre emozioni e quindi come acquisire un comportamento volontario è alla base del mandato di questa tesi, vediamo adesso come poter esercitare tale funzione.

Riassumendo i punti precedenti e partendo dal presupposto che la nostra struttura cerebrale sia modificabile, capiamo che tale evoluzione deriva dall’educazione che le forniamo.

Eravamo quindi partiti dall’assunto che il cervello fosse diviso in due aree, dopo aver analizzato la zona inferiore vediamo quella superiore.

La zona superiore esercita la funzione di controllo e monitoraggio, è la sede della nostra razionalità. Il sistema limbico29 è la sede dei centri emozionali

ed influenza tutte le aree del cervello, ad esso appartengono le succitate funzioni della sopravvivenza, apprendimento e memoria. A sua volta la neocorteccia impedisce il pervenire di crisi emozionali. La normale espressione delle emozioni richiede quindi il funzionamento coordinato tra queste due aree.

(25)

25

Assumendo che le alterazioni dei livelli ormonali nel cervello siano attenuabili dal controllo dello stesso tramite l’area della razionalità legata al cervello superiore, vediamo adesso come la meditazione possa influenzare ulteriormente suddette dinamiche. Sappiamo già che la pratica può delineare una diversa struttura attraverso la neuroplasticità, siamo inoltre a conoscenza del fatto che questa influenzi consapevolezza e retta visione, aumentando la razionalità e favorendo le modifiche strutturali cerebrali attraverso la ricettività neuronale. Sappiamo infine che la presenza mentale riesce a condizionare positivamente l’organismo portandolo ad acquisire uno stato di quiete, vediamo perché.

La meditazione fornisce uno strumento risolutivo in questo percorso come dimostrato da Varela, durante le sue sperimentazioni30 a Parigi. Nel corso

dell’osservazione in laboratorio dell’attività cerebrale di un esperto meditatore è stato comprovato l’aumento di attività cerebrale nell’area medio frontale sinistra o area gamma, sede delle emozioni positive. Questa parte è relativa alla manifestazione di gioia, felicità, consapevolezza ed energia. L’area destra come dimostrato sempre da Richard Davidson, Psicologo e pischiatra della Medison University, è quella contraddistinta invece da emozioni negative come tristezza ed ansia. Il rapporto di equilibrio tra questi due emisferi ci rivela la stabilità emotiva dell’individuo, in meditatori esperti lo spostamento verso sinistra è molto evidente, permettendo una sostanziale stabilità della condizione di serenità.

(26)

26

Se è quindi possibile educare la mente tramite lo sviluppo di connessioni neuronali capaci di modificare le modalità di risposta dell’organismo, se nel caso dei meditatori è evidenziata un differente equilibrio cerebrale volto al buon umore, stiamo quindi affermando che effettivamente possiamo costruire un nuovo equilibrio mentale tramite l’educazione. Allo stesso tempo, tramite questi riscontri scientifici positivi, sappiamo che la meditazione fornisce un’ottima scuola favorendo positività e consapevolezza.

Dopo aver compreso quindi come sia stato possibile collegare psicologia e buddhismo ed aver analizzato le prove dell’efficacia di tale relazione per comprendere come sia possibile educare la mente, andiamo adesso a vagliare i vari programmi e protocolli mindful basati su questi assunti.

(27)

27

1.3 Il protocollo Mindfulness Based Stress Reduction.

“Dopo molte sperimentazioni, però, Borkovec scoprì alcune semplici misure che possono aiutare a controllare l’inclinazione alla preoccupazione anche quando essa si instaura da lunghissimo tempo. Il primo passo è l’autoconsapevolezza, sta ciò nel riconoscere quanto prima gli episodi fonte di preoccupazione; l’ideale sarebbe di riuscire a coglierli non appena l’immagine catastrofica scatena il ciclo di preoccupazione-ansia, o al massimo, subito dopo. … Con la pratica, l’individuo riesce a identificare le preoccupazioni a uno stadio molto precoce. Egli impara anche le tecniche di rilassamento da applicare nel momento in cui avverte l’insorgere della preoccupazione e si esercita quotidianamente in modo da essere in grado di servirsene all’istante, quando ne avrà bisogno. … il passo successivo è quello di assumere un atteggiamento critico verso i loro assunti… È veramente utile indugiare all’infinito in questi stessi pensieri ansiosi? Questa combinazione … agirebbe, presumibilmente, come freno sull’attivazione neurale alla base di un leggero stato d’ansia. … Quando si permette che un pensiero molesto si ripeta all’infinito senza metterlo in discussione, a poco a poco il suo potere persuasivo aumenta; quando invece lo si mette in discussione, contemplando tutta una gamma di punti di vista ugualmente plausibili, ci si vieta di considerarlo vero e di accettarlo ingenuamente”.31

(28)

28

Il mondo tecnologico in cui siamo nati e cresciuti ci porta ad essere multitasking come i mezzi che siamo abituati ad utilizzare, rendendoci sottoposti a molteplici stimoli e fattori stressogeni. La tendenza a compiere contemporaneamente più azioni causa perdite di consapevolezza nell’adempiere alle stesse poiché la nostra mente non ha il tempo di dedicarsi ad ogni passo con la dovuta coscienza, agiamo come automi poco consci di ciò che stiamo attuando, svolgendo le nostre mansioni quasi meccanicamente.

La Mindfulness32 attesta che non c’è necessità di dover essere in più luoghi

allo stesso tempo, di dover adempiere a più compiti in ogni momento, siamo liberi di poter scegliere di essere nel qui ed ora, consapevoli che il nostro corpo e la nostra mente sono uniti nel momento presente, riappropriandoci così della nostra interezza. Abbandonando la disattenzione possiamo dedicarci coscenziosamente ad ogni piccola e grande azione che ci accingiamo a compiere.

Kabat-Zinn33, biologo americano, è stato uno dei fondatori di questa scuola

di pensiero, insegnando che allenando la consapevolezza come un muscolo possiamo arginare ansie e stress. Queste idee legate alle filosofie orientali come il buddhismo, ed approdate nelle università americane negli anni ’70, furono inizialmente screditate poiché si credeva che la meditazione potesse influire sulla mente come una droga34, provocando uno stato di alterazione

mentale duraturo quanto l’effetto di un allucinogeno. In realtà grazie allo

32 T.N. Hanh, Il miracolo della presenza mentale: un manuale di meditazione, pdfitalia.link, 1992. 33 J. Kabat‐Zinn, Mindfulness‐based interventions in context: past, present, and future, Clinical psychology:

Science and practice, Wiley Online Library, 2003.

(29)

29

studio portato avanti da vari neuroscienziati come il succitato Varela, è stato possibile dimostrare che questa pratica riesce ad avere effetti a lungo termine e modificare il funzionamento del cervello stesso.

Parliamo, come abbiamo prima già discusso, di neuroplasticità35, stiamo

perciò abbandonando l’idea che il cervello abbia una dotazione di neuroni portati ad estinguersi senza possibilità di miglioramento, in quanto è stato ampiamente dimostrato il contrario. La nostra corteccia cerebrale funziona in realtà come un vero e proprio muscolo dotato di appendici che si sviluppano a seconda dell’utilizzo che facciamo dello stesso. La nostra mente è educabile e si perfeziona nel tempo conseguentemente ai nostri percorsi, così come funziona per i sordi36 che riescono ad ampliare il loro

spettro visivo dovendo prestare un’attenzione diversa dagli udenti alla gestualità durante la comunicazione. Lo stesso possiamo dire dei musicisti che sviluppano più aree del cervello dovendo coordinare le due mani nel suonare uno strumento, così la nostra mente può essere portata a sviluppare calma, gentilezza e compassione.

Varie imprese negli anni hanno acquisito queste idee sviluppando protocolli per i loro dipendenti come la vice presidente della General Mills, Janice Marturano, che nel 2011 ha fondato l’Institute for Mindful Leadership37.

Nella Silicon Valley esiste un fulcro di corsi e conferenze sullo stesso argomento, perfino Steve Jobs dichiarò di utilizzare la meditazione per

35 B. Draganski et al., Neuroplasticity: changes in grey matter induced by training, Nature, nature.com,

2004.

36 D. Goleman, La meditazione come cura, Rizzoli, Milano, 2017. 37 Time, The Mindful Revolution, Time Magazine 3 (2014), 34-48.

(30)

30

evitare le distrazioni sul lavoro. Non possiamo inoltre ignorare le centinaia di app 38esistenti per praticare quotidianamente scaricate.

Il protocollo Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR) di Kabat-Zinn dimostra che si possono allenare i pazienti affetti da condizioni croniche di stress a ri-focalizzare la loro attenzione, cambiando le proprie modalità di risposta all’ansia e riducendo i loro livelli di sofferenza. Anche nei casi in cui il malato non è riuscito a ridurre lo stress è stato comunque provato un miglioramento nella propria capacità di gestione della nevrosi nella vita di tutti i giorni, acquisendo l’abilità di separare la condizione di malattia dall’esperienza dell’essere nel momento presente, comportando un effettivo miglioramento nella qualità della vita.

I risvolti di tale pratica si sono rivelati molteplici: dall’abbassamento della pressione sanguigna con relativo calo dei livelli di cortisolo, piuttosto che un innalzamento delle difese immunitarie, fino ad una miglior gestione delle malattie degenerative come il cancro. Per tutte queste ragioni imprese pubbliche e private guardano con favore a questa nuova rivoluzione.

Tim Ryan39, membro del Congresso USA ha fatto pressioni affinché fossero

spesi più fondi federali in quest’ambito basandosi sul fatto che la pratica mindful avrebbe potuto aiutare i veterani a superare il disturbo traumatico da stress ed allo stesso tempo avrebbe permesso di agevolare un clima di cooperazione all’interno della nazione. Elizabeth Stanley40, professore

38 I. Plaza et al., Mindfulness-based mobile applications: literature review and analysis of current features,

JMIR mHealth and …, ncbi.nlm.nih.gov, 2013.

39 T. Ryan A mindful nation: How a simple practice can help us reduce stress, improve performance, and

recapture the American spirit, books.google.com, 2012.

40 E.A. Stanley et al., Mindfulness-based mind fitness training: A case study of a high-stress predeployment

(31)

31

associato alla Gergetown University promuove le stesse idee per i componenti delle forze armate. Il Dipartimento della Difesa americano ha stanziato fondi per un milione di dollari per sviluppare un protocollo: il Minfulness-Based Mind Fitness Training (MBMFT), per aumentare la resilienza da stress da combattimento nei marines, e questo processo è solo agli albori. Una persona felice è più sana, più attenta e più produttiva. Non stiamo facendo riferimento ad una vita monastica o a questioni religiose, quanto a prove scientifiche. Vari elettroencefalogrammi41 effettuati su

meditatori esperti dimostrano, come abbiamo potuto osservare antecedentemente, che la pratica aumenta le connessioni neuronali responsabili di una buona gestione emotiva; ma anche nei praticanti meno dediti è stato riscontrato un aumento delle capacità mnemoniche e una minor dispersione attentiva.

Daniel Goleman42 parla di emozioni distruttive per descrivere invidia, rabbia

ed illusione, affermando che possiamo persuadere la nostra mente a non incorrere in esse. Attraverso la mindfulness le persone imparano a monitorare i propri stati emotivi ed evitare che sfocino in messaggi disturbanti per l’amigdala, parte del cervello in cui si concentra l’area dell’ipervigilanza. Qualche mese fa anche il nostro ateneo è stato la sede di un simposio internazionale su “The mindscience of reality” 43a cui ha partecipato il Dalai

Lama. Nel 2016 difatti è stata siglata una convenzione tra l’Università di Pisa e l’Istituto buddhista Lama Tzong Khapa di Pomaia, al fine di creare un ponte

41 R.J. Davidson et al., Alterations in brain and immune function produced by mindfulness meditation

Psychosomatic …, journals.lww.com, 2003.

42 D. Goleman, New York Times, 4.3 (2003) 43 https://mindscience.unipi.it/

(32)

32

tra approcci e tradizioni orientali e occidentali negli ambiti di filosofia, neuroscienze e fisica. Frutto di ciò è anche il master in “Neuroscienze, Mindfulness e Pratiche Contemplative44”, uno tra i primi in Europa.

Nello stesso settembre, a Firenze, il Dalai Lama ha preso parte al “Festival delle Religioni”45, portando avanti le sue idee sulla convivenza pacifica e la

mutua accettazione come fondamento di un vivere sano, raggiungibile attraverso l’educazione dei popoli.

“Oggigiorno i fisici spiegano che i fenomeni non esistono solo obiettivamente dentro se stessi, ma esistono in termini di, o nel contesto di, una relazione con chi li percepisce, con l’osservatore. Ho la sensazione che l’argomento del rapporto tra materia e coscienza sia un punto su cui la filosofia orientale – in particolare quella buddhista – e la scienza occidentale potrebbero incontrarsi. Credo che sarebbe un matrimonio felice, senza divorzio. […] Questo non dobbiamo considerarlo una pratica religiosa, ma semplicemente qualcosa da farsi per allargare la conoscenza umana. Anche gli scienziati che lavorano sul cervello umano nel campo della neurologia potrebbero trarre vantaggio dalle spiegazioni offerte da Buddhismo sulla coscienza – come funziona, come cambia livello e così via. […] Per finire, alcuni medici dell’Occidente mostrano interesse per la cura di certe malattie attraverso la meditazione. Ecco un altro argomento interessante per un progetto congiunto”. 46

44 https://mindscience.unipi.it/master-in-neuroscienze-mindfulness-e-pratiche-contemplative/ 45 http://www.festivaldellereligioni.it/

(33)

33

Tutto questo ci dimostra che stiamo trattando di una realtà che ormai non può più essere ignorata. Soprattutto poiché alla base di tali idee possiamo riscontrare una efficace corresponsione scientifica.

La meditazione riesce effettivamente ad impattare in modo positivo sulla mente, andando ad alterare le nostre dinamiche comportamentali47,

permettendoci di acquisire un maggior controllo sui livelli di emotività che sembrano a volte dominarci.

A riprova del riconoscimento dell’efficacia di tale metodo vi è il fatto che sia stato ampiamente utilizzato nel giro di pochi anni in molti ospedali48, fino a

trovare uso nelle scuole e carceri. Il suo largo e diffuso impiego è collegabile alla sua efficacia nella gestione dello stress e del dolore, in campo ospedaliero è quindi facile immaginare quanto risulti utile per aiutare il personale medico a svolgere al meglio il proprio incarico ed allo stesso tempo agevoli l’esperienza della degenza nei pazienti.

Viene difatti utilizzato per la cura di malattie legate ad ampi livelli di stress come quelle cardiovascolari49, cancro50, ipertensione51, disturbi del sonno52,

47 S.G. Hofmann et al., The effect of mindfulness-based therapy on anxiety and depression: A meta-analytic

review, Journal of consulting and …, psycnet.apa.org, 2010.

48 http://www.centromindfulness.net/programma-mbsr/

49 P. Grossman et al., Mindfulness-based stress reduction and health benefits: A meta-analysis, Journal of

…, jpsychores.com, 2004.

50 L.E. Carlson et al., Mindfulness‐based stress reduction in relation to quality of life, mood, symptoms of

stress, and immune parameters in breast and prostate cancer outpatients, Psychosomatic …, journals.lww.com, 2003.

51 A.K. Niazi, Mindfulness-based stress reduction: a non-pharmacological approach for chronic illnesses,

North American journal of medical sciences, ncbi.nlm.nih.gov, 2011.

52 L.E. Carlson, Impact of mindfulness-based stress reduction (MBSR) on sleep, mood, stress and fatigue

(34)

34

AIDS53. Risulta risolutiva nella cura di disturbi legati a problematiche

psicologiche quali depressioni54, disturbi alimentari 55e terapie familiari56.

Il programma MBSR si perfeziona in un arco di otto incontri di gruppo a cadenza settimanale, la durata è variabile ed oscilla tra le due e le tre ore. Alla conclusione del progetto segue dopo qualche mese un follow up. A seconda delle esigenze il percorso è andato via via modificandosi pur restando fermo nella sua struttura, fornendo la possibilità di essere svolto sotto diverse forme di erogazione, dalla settimana intensiva al corso in forma individuale.

La pratica buddhista a cui questo programma fa riferimento è quella della Vipassana57, un addestramento intensivo alla meditazione di consapevolezza

legata alla comprensione della realtà. Questo tipo di approccio fornisce le giuste basi per acquisire la corretta consapevolezza circa il proprio corpo e le proprie emozioni permettendo di raggiungere uno stato di quiete tale da controllare anche il dolore.

Nel caso di un meditatore esperto 58non dobbiamo pensare che non vi sia

percezione del dolore, quello che avviene in realtà nella mente consapevole è l’analisi della percezione del dolore stesso. Ciò avviene scomponendo la sensazione del dolore in quelle che sono le sue attribuzioni mentali e fisiche.

53 S. Jam, The effects of mindfulness-based stress reduction (MBSR) program in Iranian HIV/AIDS

patients: a pilot study, Acta Medica …, search.proquest.com, 2010.

54 S.G. Hofmann, The effect of mindfulness-based therapy on anxiety and depression: A meta-analytic

review, Journal of consulting and …, psycnet.apa.org, 2010.

55 D.J. Kearney, Participation in mindfulness-based stress reduction is not associated with reductions in

emotional eating or uncontrolled eating, Nutrition Research, Elsevier, 2012.

56 L.E. Gambrel, Relational aspects of mindfulness: Implications for the practice of marriage and family

therapy, Contemporary Family Therapy Springer, 2010, Springer.

57 S.N. Goenka, The art of living: Vipassana meditation as taught, books.google.com, 2011. 58 D. Goleman, La meditazione come cura…

(35)

35

Per esempio: “Sento che provo dolore ed è una sensazione fastidiosa, non dovrei provarlo”, analizzo come questo si riverbera nelle fibre del corpo, percependo quindi come pulsi nelle diverse cellule con tempistiche e gradazioni differenti. In questo modo la nostra mente si dissocia dalla sensazione stessa, riducendo di fatto il dolore percepito. È stato infatti dimostrato che meditatori esperti riescono a sopportare le alte temperature con una differenza aggiunta di due gradi centigradi 59rispetto alla media

umana.

Abbiamo quindi potuto capire in cosa consista il programma MBSR, come venga realizzato ed i benefici riscontrati a livello sia psichico che fisico. Prima di procedere con l’osservazione di ulteriori pratiche derivate da queste teorie, vedremo adesso una scala di misurazione creata per valutare l’efficacia di questo metodo: la “Cognitive Affective Mindfulness Scale”, per acquisire un ulteriore riscontro circa la sua efficacia.

(36)
(37)

37

1.4 La scala Cognitive and Affective Mindfulness Scale.

Come abbiamo potuto vedere finora la capacità di regolamentare le proprie emozione è alla base della salute mentale, alcune incapacità nel fare ciò possono causare diniego emozionale oppure una situazione che ci porta ad essere in balìa di esse. La mindful ci permette di avere una percezione chiara ed un giudizio imparziale. Non parliamo solo di capire le nostre emozioni, ma anche di guardare ad esse con curiosità ed accettazione facilitando una stabilità interna. Non vogliamo modificare il carattere dell’individuo, quanto garantirgli una consapevolezza tale da poter fare scelte deliberate ed attuare condotte coscienti, non basate sulla pura impulsività.

Per “Cognitive Affective Mindfulness Scale60” intendiamo l’analisi delle

capacità di presenza mentale, attenzione, focalizzazione del presente ed accettazione, tipiche di questa tecnica di meditazione psicologica. Non è specifica per alcune tipologie meditative e non richiede un allenamento precedente, pertanto può essere utilizzata anche per lo studio di terapie che non includano la pratica meditativa.

La prima versione di questo indice fu sviluppato in una terapia integrativa per lo studio della depressione nel 200061, riscontrando che la mindful

favoriva una diminuzione dell’evitamento esperenziale e della ruminazione depressiva.

60A.M. Hayes, Clarifying the construct of mindfulness in the context of emotion regulation and the process

of change in therapy, Clinical Psychology: science and …, Wiley Online Library, 2004.

61 G. Feldman et al., Mindfulness and emotion regulation: The development and initial validation of the

(38)

38

Oltre ad aumentare la consapevolezza questa tecnica incrementava la flessibilità di risposta emotiva e la capacità di risollevarsi dagli stati negativi, aiutando il paziente a capire le reali cause del proprio malessere senza perdersi in fantasie di risoluzione prive di un reale impegno.

Pertanto si verificò l’efficacia della presenza mentale nel fornire un quadro chiaro e senza distorsioni della realtà e dello sviluppo degli eventi, riconducibile al concetto di equanimità buddhista62. Questa idea ci mostra le

emozioni come entità impermanenti con le quali potersi rapportare senza evitarle e senza doverne essere schiavi.

Applicando la mindfulness alla terapia psicologica bisogna aver riguardo di alcune criticità, come il fatto che i pazienti dovranno affrontare delle negatività senza poterle fronteggiare con le loro acquisite strategie di coping, si tratta di rivoluzionare le modalità di risposta dei soggetti.

Nel momento stesso però in cui l’individuo abbandona le sue risposte abituali e guarda più profondamente alle emozioni distruttive che lo muovono, capisce le sue abitudini errate e le loro dinamiche. Questo momento di passaggio crea un iniziale innalzamento dei livelli stressogeni che i buddhisti identificano come innalzamento delle nevrosi.

La scienza dei sistemi dinamici 63però ci insegna come ogni periodo di

riorganizzazione sistemica sia caratterizzato da turbolenze, si tratta di un processo naturale che non deve creare scompiglio. Dobbiamo difatti

62 G. Desbordes et al., Moving beyond mindfulness: defining equanimity as an outcome measure in

meditation and contemplative research, Mindfulness, Springer, 2015.

63 M.O. Florita, L'intreccio: neuroscienze, clinica e teoria dei sistemi dinamici complessi, torrossa.com,

(39)

39

considerare sempre che la mindful fornisce una preparazione alla transizione riducendo evitamento64 o invischiamento emozionale in modo che il paziente

abbia gli strumenti per gestire le emozioni al meglio. L’evitamento porta l’individuo ad evitare di fronteggiare uno stimolo verso il quale si sente incapace, l’invischiamento al contrario corrisponde ad un’incapacità di sottrarsi a determinate dinamiche da parte del soggetto, che risulta imbrigliato in esse ed inabile a dominarle. Entrambi questi aspetti sono legati ad una errata gestione emotiva, la consapevolezza anche in questo caso può rivelarsi un aiuto.

Vediamo adesso come viene sviluppato il modello CAMS per permettere la valutazione delle caratteristiche soggettive relativa agli aspetti più rilevanti legati all’approccio mindful.

64 V. Cottone, La Sensibilita all'Ansia e l'Evitamento Esperenziale nei pazienti con Disturbo di Panico,

(40)

40

Le tematiche del questionario CAMS65 sono le seguenti:

1. It is easy for me to concentrate on what I am doing. 2. I can tolerate emotional pain.

3. I can accept things I cannot change.

4. I can usually describe how I feel at the moment in considerable detail. 5. I am easily distracted.

6. It’s easy for me to keep track of my thoughts and feelings. 7. I try to notice my thoughts without judging them.

8. I am able to accept the thoughts and feelings I have. 9. I am able to focus on the present moment.

10. I am able to pay close attention to one thing for a long period of time.

Il soggetto può esprimersi a riguardo scegliendo una quantificazione che oscilla tra quattro possibilità: Raramente/A volte/Spesso/Sempre.

Attraverso questi dati siamo in grado di valutare la consapevolezza del soggetto circa la sua condizione emotiva, la sua capacità di concentrazione e la sua resilienza.

65 G. Feldman et al., Mindfulness and emotion regulation: The development and initial validation of the

Cognitive and Affective Mindfulness Scale-Revised (CAMS-R). Journal of Psychopathology and Behavioral Assessment, 29(3), 177-190, 2007.

(41)

41

Possiamo quindi andare a determinare se vi sia stato un incremento in positivo delle qualità che il modello MBSR si propone di implementare nel soggetto attraverso la sua stessa percezione di sé.

Questo strumento può quindi essere utile per permettere anche alla stessa persona di realizzare un’auto-valutazione, fornendo un mezzo per acquisire maggiore consapevolezza riguardo le sue capacità e debolezze.

Proseguiremo adesso con l’analisi di un ulteriore metodo già citato in questo capitolo, il protocollo “Cultivating Emotional Balance” di Alan Wallace e Paul Ekman, per vedere un altro metodo frutto della collaborazione tra psicologia e buddhismo attraverso la mindful.

(42)

42

1.5 Il protocollo Cultivating Emotional Balance.

Il protocollo Cultivating Emotional Balance 66è stato sviluppato dal prof.

Wallace insieme al prof. Ekman della California University, famoso per i suoi studi sulle espressioni universali67 riconoscibili da ogni cultura. Egli ci

descrive le emozioni basilari come frutto dell’evoluzione e quali capacità adattative rispetto alla vita sociale.

Ogni emozione non rappresenta un singolo stato affettivo quanto una famiglia di disposizioni ad esso legato, costituendo una tematica ed una variazione del suddetto. Per tema intendiamo le peculiarità relative a tale famiglia, mentre con variazione facciamo riferimento alle variabili che possono causarlo. Questa classificazione è utile per distinguere le emozioni da altri fenomeni quali stati d’animo, attitudini e disordini emotivi.

I connotati caratteristici di ogni emozione basilare sono i tratti distintivi universali68: le espressioni facciali. Gli studi eseguiti in questo campo

dimostrano come persone affette da paralisi facciali congenite abbiano difficoltà a sviluppare e mantenere relazioni patendo difficoltà interpersonali, anche Darwin aveva dimostrato come queste siano frutto dell’evoluzione.

66 http://www.cultivatingemotionalbalance.org/?q=cebtt

67 P. Ekman, An argument for basic emotions, Cognition & emotion, Taylor & Francis, 1992.

68 P. Ekman, Constants across cultures in the face and emotion, Journal of personality and social …,

(43)

43

Altra caratteristica risultano gli eventi universali antecedenti, secondo Ohman69 è appropriato parlare di linguaggio acquisito biologicamente; con

ciò si intende che una volta sottoposti agli stessi input minimi di apprendimento, si sviluppi una tendenza permanente a fornire la medesima risposta.

Anche la coerenza nel sistema di risposta ci fornisce un ulteriore dato, possiamo infatti distinguere tra risposte spontanee o dettate da deliberazione e rappresentatività sociale. Allo stesso modo l’inizio repentino dell’emozione può avvenire senza che ne siamo contemporaneamente consapevoli oltre alla sua eventuale breve durata.

Qui sorge una distinzione importante per comprendere il funzionamento della nostra mente: infatti l’emozione in sé non ha una durata maggiore di pochi secondi, ciò che ci crea l’illusione che la stessa perduri più a lungo è la nostra tendenza a rievocarla70. La consapevolezza gioca qui un ruolo

fondamentale, acquisendo difatti la coscienza del qui ed ora possiamo evitare di incorrere in errore riuscendo a mantenere un buon equilibrio mentale. Per gli stati d’animo la durata è invece maggiore, parliamo di ore o giorni, essendo differenti fisiologicamente.

Distinguiamo a questo punto tra meccanismi di apprendimento automatici e non, che intercorrono fra stimoli e risposta emotiva: quando opera inconsapevolmente parliamo di automatismo, altre volte parliamo di emozioni deliberate, legate pertanto all’apprendimento. Nella vita civilizzata spesso le emozioni sono frutto di ragionamento, facciamo uso di quella che

69 P. Ekman, An Argument for Basic Emotions, Cognition and Emotion, 6., 3-4 (1992), :169-200. 70 D. Goleman, Emozioni distruttive..

(44)

44

Lazarus71 definisce “Analisi del significato”, la quale richiede ampia

consapevolezza.

Una volta che le emozioni sono frutto di un graduale apprendimento è possibile influenzarle dal momento stesso in cui si presentano nella nostra mente, non è così facile nel caso dell’apprendimento automatico. Le emozioni di tipo negativo godono di questo set di caratteristiche che in questo percorso ci porta ad ingaggiare atteggiamenti volti a controllarle. Il protocollo C.E.B, certificato dall’American Psychological Association72, è

utile per l’organizzazione, in quanto permette un miglioramento nella qualità dello studio e delle conseguenti performance lavorative attraverso una preparazione ad hoc che genera attenzione e consapevolezza nello svolgimento dei propri compiti. L’equilibrio emotivo unito al raggiungimento di calma e concentrazione, preservabile grazie a queste tecniche, anche sotto forte stress aiuta a controllarne i livelli ed aumentare le capacità gestionali, accrescendo intuitività e creatività; favorendo così una efficace comunicazione nel team di lavoro tra i membri ed una efficiente leadership. I risvolti positivi sono molteplici sia in ambito lavorativo sia al di fuori della professione.

La chiave risiede nel prendere coscienza dei propri stati emotivi negativi. riuscendo a trasformarli in un comportamento pro-sociale caratterizzato da empatia ed altruismo. La formazione è sia pratica che teorica fornendo materiale esaustivo sulle dinamiche della mindful ed insegnando agli allievi

71 R.S. Lazarus, Psychological stress and the coping process, psycnet.apa.org, 1966.

72 B.L. Fredrickson, The role of positive emotions in positive psychology: The broaden-and-build theory of

(45)

45

pratiche meditative, risulta utile anche la stesura di diari per avere una chiara visione degli sviluppi delle dinamiche emotive interne. Molta attenzione viene riservata ugualmente alla comunicazione non violenta per acquisire maggiore coscienziosità riguardo l’uso delle parole.

Inoltre viene messo in risalto il ruolo della memoria alla base delle nostre capacità cognitive, dato che il nostro agito è dipendente dalle informazioni immagazzinate a livello conscio ed inconscio. Aumentando le dotazioni incamerate è possibile ampliare lo spettro di risposte a nostra disposizione incrementando la creatività, il problem solving e la stessa considerazione professionale del soggetto.

Il tutto resta sempre legato alla nostra presenza mentale, per acquisire queste nozioni è infatti necessaria una buona consapevolezza, i risultati porteranno l’allievo ad apprendere come gestire la rabbia oltre ad aumentare la fiducia nelle proprie capacità.

Come possiamo vedere il protocollo C.E.B 73mette in pratica le

considerazioni acquisite finora relative all’educazione della mente, il progetto iniziale fu infatti richiesto e sostenuto economicamente dal Dalai Lama e da Kabat-Zinn. Tramite questo programma è quindi possibile avere a disposizione una metodologia capace di fornire una via per mettere in pratica le rilevazioni scoperte circa la neuroplasticità e l’effetto benefico della meditazione.

(46)

46

Questo protocollo è nato attraverso l’applicazione su poliziotti74 ed

insegnanti75, occupazioni soggette ad un forte stress lavorativo e che hanno

luogo all’interno di organizzazioni piuttosto rigide. I risultati sono stati da subito interessanti mostrando come la gestione dello stress subisse delle effettive variazioni in positivo. Dopo averlo testato sulla parte attiva del settore si è passati all’applicazione alla classe passiva, quella degli allievi76,

riscontrando anche in questo caso dei miglioramenti netti rispetto all’esperienza scolastica per i ragazzi. Questo punto sarà più sviluppato in seguito.

Quello che serve sapere per adesso è che anche questa metodologia mindful ha mostrato da subito la sua efficienza ed è quella che viene maggiormente utilizzata in ambito organizzativo a causa delle sue caratteristiche relative all’autoregolazione ed alla gestione relazionale.

Passeremo adesso al lavoro di un ulteriore psicologo, il già citato Daniel Goleman, ed al suo concetto di “Intelligenza emotiva”: la capacità di conseguire una buona gestione emozionale.

74 B.R. van Gelderen, Emotional labor among trainee police officers: The interpersonal role of positive

emotions, The Journal of Positive …, Taylor & Francis, 2011.

75 P.A. Jennings, Promoting teachers' social and emotional competencies to support performance and reduce

burnout, … the mold of pre-service and inservice teacher …, books.google.co, 2011.

76 S. Mihalas et al., Cultivating caring relationships between teachers and secondary students with emotional

and behavioral disorders: Implications for research and practice, Remedial and …, journals.sagepub.com, 2009.

(47)

47

1.6 L’intelligenza emotiva.

Ritorniamo al Prof. Goleman, psicologo e giornalista americano,77

soffermandoci stavolta sul concetto di E.I., l’intelligenza da lui definita emotiva, la quale indica la capacità del soggetto di padroneggiare le abilità di auto-consapevolezza, auto-gestione, consapevolezza sociale e capacità relazionale. Egli sviluppa una vera e propria teoria della performance da applicare all’attività lavorativa.

78

77 D. Goleman, An EI-Based Theory of Performance, How to select far measure and improve emotional

intelligence in individuals, groups and organizations, 1 (2001): 27-44.

(48)

48

Questo schema riflette i substrati neurologici delle abilità umane, comprendendo il meccanismo possiamo rafforzare i nostri livelli di competenze. Ognuno dei quattro riquadri corrisponde ad un diverso meccanismo neurologico, le neuroscienze affettive 79hanno permesso di

creare questo ponte tra funzioni cerebrali e comportamento, permettendo differenziazioni tra competenze emotive ed abilità puramente cognitive come il Q.I., basandoci su capacità neocorticali e doti che integrano queste al sistema limbico.

Stiamo quindi creando una differenziazione tra l’intelligenza intesa come capacità di apprendimento ed invece intelligenza emotiva, la capacità di gestire la propria emotività.

Come influisce tutto ciò sul luogo di lavoro?

Self-Awareness: capire i sentimenti ed essere in grado di svolgere un’appropriata auto-analisi permette di comprendere come le emozioni influiscano sul rendimento, quando queste analisi vengono svolte in modo adeguato decretano la differenza tra una prestazione di bassa qualità ed una di livello superiore poiché il soggetto riesce a vedere i propri limiti e possibilità. A sua volta questo processo accresce la fiducia in sé stessi e diviene un forte predittore di efficacia.

Self-Management: un buon controllo emotivo si manifesta nell’assenza di emozioni negative e stress, il che include la capacità di rapportarsi in modo funzionale con persone ostili e situazioni stressogene, rendendoci meno

79 R.J. Davidson, Emotion, plasticity, context, and regulation: perspectives from affective neuroscience,

(49)

49

soggetti ad ansie e depressioni, riuscendo a fornire risposte calme ad attacchi. La stessa dote permette ai manager di anteporre i bisogni aziendali alle proprie mire personali.

La trasparenza, intesa come conoscenza estesa agli altri dei propri valori ed intenzioni con comportamenti ed essi coerenti, porta gli individui a responsabilizzarsi circa i propri errori ed a confrontarsi con gli altri sulle proprie mancanze.

La coscenziosità include l’attenzione, la disciplina e la scrupolosità circa le responsabilità; questa ha dimostrato di essere un forte valore aggiunto nel settore delle vendite aumentandone nettamente il volume80.

L’adattabilità è una delle condizioni maggiormente richiesta ai giorni nostri, la resilienza emotiva agevola questa condizione portandoci ad accettare l’imprevisto ed a scorniciarci favorendo la creatività.

L’orientamento all’obiettivo gioca un ruolo fondamentale guidando al successo, chi ha questa visione è portato all’ottimismo ed a un miglioramento continuo delle performance, è quella che caratterizza maggiormente un leader.

Infine citiamo l’iniziativa, considerata come la competenza di agire prima di essere spinti a farlo da esternalità, la quale agevola a muoversi anticipatamente rispetto all’evoluzione di problemi.

Social-Awareness: quest’ambito è caratterizzato da tre componenti principali. L’empatia ci permette di comprendere i bisogni degli altri, questa

80 M.L. Perry et al. Empowered selling teams: How shared leadership can contribute to selling team

Riferimenti

Documenti correlati

These maps can be grasped in terms of a unitary dilation of the form ( 82 ) coupling the two system bosonic modes with two additional (environmental) modes, where J is a 2 × 2

Esercizi di algebra elementare (Ilaria

Benché le operazioni di spostamen- to/rimozione dei favi che conducono al restringimento delle famiglie siano opportune, è anche vero che troppo spesso l’apicoltore

Formulare ipotesi per spiegare ciò che si Formulare ipotesi per spiegare ciò che si è osservato.

Formulare ipotesi per spiegare ciò che si Formulare ipotesi per spiegare ciò che si è osservato.

Ci sono, però, anche “minifrasi di simpatia” più eleganti (non obbligatorie….ma più eleganti!) che utilizzano SO all’affermativo, e NEITHER al negativo, e che

e questo cuore ha sempre lo stesso colore, qualunque sia il luogo da dove veniamo1. Prendi un adesivo a forma di cuore da pagina 102 e incollalo sul cuore di

Ciò significa che, più il soggetto che osserva è in grado di osservare se stesso in rapporto all'oggetto, più le infor- mazioni sull'oggetto sono corrette e la manipolazione dei