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Lavorare con i bambini ed i ragazzi “difficili”.

Nel documento Ben-essere organizzazione. (pagine 107-113)

Capitolo terzo: L’organizzazione scolastica.

3.2 Lavorare con i bambini ed i ragazzi “difficili”.

“Oltre alla formazione dei docenti, l’alfabetizzazione emozionale amplia la nostra visione del compito delle scuole, conferendo a esse più esplicitamente un ruolo sociale nell’impartire ai ragazzi lezioni essenziali per la vita; è questo un ritorno al ruolo classico dell’educazione”.

In questo paragrafo vedremo come sviluppare relazioni di cura tra insegnanti e studenti, una relazione da sempre considerata di fondamentale importanza poiché la scuola è il secondo modello che viene vissuto dai ragazzi successivamente al sistema familiare. L’importanza della capacità del docente di costruire una relazione sana con gli studenti, la sua abilità di comprendere la condizione emotiva dei propri allievi e di aiutarli a loro volta in questo compito, si rivela ancora più fondamentale nel caso dei ragazzi affetti da Emotional and Behaviuoural Disorders. Questi difatti, come risulta da analisi svolte154, sono insufficientemente aiutati a livello scolastico,

un’informazione importante dato che è stato registrato un aumento delle segnalazioni di questi disturbi pari al 21%. I ragazzi colpiti da tali sintomi sembrano risentire ulteriormente la loro condizione all’interno del contesto scolastico poiché non propriamente gestiti. Le varie modalità con cui manifestano tali dinamiche interferisce gravemente con il loro apprendimento, infatti l’ 86%155 di loro infatti abbandona la scuola,

154T.M. Scott, A. Shearer-Lingo, The effects of reading fluency instruction on the academic and behavioral

success of middle school students in a self-contained EBD classroom, … School Failure: Alternative Education …, Taylor & Francis, 2002.

155 H. Ward, L. Holmes, Calculating the costs of local authority care for children with contrasting needs,

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incontrano maggiori difficoltà nel graduarsi oltre ad essere soggetti in maggior misura a subire pene detentive.

Possiamo contribuire a risolvere queste problematiche capendo che molti studenti non vengono diagnosticati per tempo, non viene pertanto fornito loro il giusto supporto. Ci sono poi incongruenze tra la gestione del bisogno e le sue reali necessità poiché le conoscenze sono ancora limitate riguardo tali condizioni, si tratta quindi di una problematica sistemica, che coinvolge sia il piano medico che quello della programmazione.

Senza però dover attendere la mobilitazione delle alte sfere nel concreto di ogni giorno una possibile soluzione potrebbe interessare le figure in prima linea: i docenti. Questi purtroppo non risultano essere adeguatamente preparati, quindi non offrono a loro volta il supporto necessario e diretto che i ragazzi dovrebbero poter ricevere. I servizi offerti a questo tipo di studenti sono spesso frammentati nella loro fornitura creando discrepanze gestionali e le famiglie non sono sufficientemente coinvolte, instaurando un clima di conflitto tra le realtà di vita dei ragazzi. Come abbiamo invece potuto osservare precedentemente unire i vari modelli, coinvolgendo tutti gli interessati all’educazione degli alunni, aiuta a creare un sistema condiviso e funzionale per la crescita degli stessi ragazzi, oltre a migliorare la vita della comunità in toto.

Una problematica che purtroppo affligge gli istituti scolastici è che questi sono volti a massimizzare il profitto dello studentato mostrando scarsa attenzione verso l’EBD, così non forniscono a questo tipo di studente approcci adeguati. Infine può verificarsi anche la tendenza ad adottare misure per emarginarli al posto di implementare pratiche per coinvolgerli sempre più trasferendoli, a seconda della gravità dei casi, in luoghi di educazione alternativi.

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L’approccio qui sostenuto al contrario è volto a creare un clima di sostegno, basato sulla compresenza ed interazioni di tutti soggetti coinvolti nell’educazione del bimbo come genitori, educatori, manager di settore ed esperti; uniti nel coordinarsi nell’educazione e nell’enfasi da dare a valori per creare un ambiente positivo, partendo dal presupposto che la causa primaria dei disordini sia un legame disfunzionale con le figure di riferimento, come nel caso della schizofrenia156 generata dal doppio legame

parentale.

Quando i ragazzi percepiscono di non avere alle spalle forti legami essi tendono a disinteressarsi accentuando i propri problemi comportamentali. L’ingaggio scatta nel momento in cui i propri mentori mostrano cura157 verso

di loro. Sfortunatamente i ragazzi che ne hanno maggior necessità sono gli stessi che adottano atteggiamenti più sfuggenti. Chi ha subito spesso abusi non ha le capacità per internalizzare una propria relazione di cura mentre ne avrebbe un estremo bisogno. Allo stesso modo troviamo nei ragazzi la volontà di ottenere buoni risultati scolastici quando percepiscono fiducia, rispetto e buona comunicazione.

Essendo gli insegnanti figure importanti nello sviluppo dei ragazzi, questi dovrebbero riuscire ad implementare una maggior cura verso di loro, aumentando così anche la propria autorevolezza. Gli educatori sono leader di rilievo per questo studio avendo sia capacità educative che doti intuitive riguardo i bisogni indotti dallo sviluppo grazie al loro ascolto attivo, proprio in questo ambito è quindi più semplice osservare l’effetto positivo di una

156 G. Bateson et al., Il doppio legame, Astrolabio, Roma, circolobateson.it, 1979. 157 J. Bowlby, Una base sicura, Cortina, Milano, centrosarvas.it, 1989.

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buona gestione emotiva a causa della predisposizione all’empatia che il ruolo del decente dovrebbe avere.

Come abbiamo potuto notare precedentemente il ruolo del corpo insegnante si rivela fondamentale per lo sviluppo dei bambini, assieme alla sua capacità di creare un tessuto coeso con famiglie e comunità. Nel caso di ragazzi affetti da problematiche comportamentali, dovute nella maggior parte dei casi a relazioni disfunzionali con le figure di riferimento primarie, il ruolo dell’insegnante risulta ancor più pregnante offrendo la possibilità ai ragazzi di rapportarsi con un ulteriore modello di adulto. Risulta quindi chiaro che la formazione dei docenti in questo campo debba essere implementata per i riscontri positivi che potrebbe portare.

Come abbiamo visto finora la consapevolezza è per gli insegnanti un ottimo strumento per sviluppare empatia ed una buona gestione emozionale verso sé stessi e la classe, un’ulteriore prova per dimostrare l’efficacia delle metodologie mindful per lavorare con ragazzi affetti da disturbi comportamentali anche per cause esogene è la seguente:

“…gli adolescenti a cui era stata fornita un’istruzione più ampia, che comprendeva le competenze sociali ed emozionali correlate, erano più capaci di proteggersi dal pericolo di diventare vittime di abusi sessuali: erano più inclini a esigere di essere lasciati in pace, a gridare o a combattere, a minacciare di riferire l’episodio e a raccontare effettivamente se era loro accaduto qualcosa di male158”.

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Come possiamo vedere la consapevolezza non è solo uno strumento per l’operatore che deve aiutare il ragazzo a fronteggiare un disagio, ma una modalità di risposta aggiuntiva che forniamo all’utente per potersi esprimere. I risvolti positivi appaiono evidenti anche nel caso di altre patologie tipiche dell’adolescenza come i disturbi alimentari.

“Gloria Leon, la psicologa della Minnesota University che ha condotto lo studio sui disturbi del comportamento alimentare delle adolescenti, osservò che esse “hanno scarsa consapevolezza dei propri sentimenti e dei segnali del proprio corpo; questo era il più forte fattore predittivo del fatto che avrebbero sviluppato un disturbo alimentare nell’arco dei due anni successivi… Leon ritiene che un trattamento efficace per queste ragazze debba includere un certo recupero delle abilità emozionali di cui sono carenti… hanno bisogno di imparare a riconoscere i propri sentimenti e di apprendere i metodi per rasserenarsi e migliorare i rapporti senza ricorrere alle proprie cattive abitudini alimentari159”.

Anche nel caso di disturbi dell’alimentazione quindi viene rivelata l’efficacia di queste tecniche, come possiamo ben osservare le possibilità offerte spaziano in molteplici ambiti, tutti confluenti in un solo scopo, fornire un aiuto concreto a chi non riesce a comprendersi o a farsi comprendere, evitando che le proprie dinamiche comportamentali sfocino in agiti disfunzionali.

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Possiamo ancora concludere che aiutare a comunicare è la maniera più semplice per capire la condizione delle persone con cui ci rapportiamo, fornendo loro un supporto nell’affrontare il proprio disagio.

Nel paragrafo seguente vedremo l’applicazione del protocollo C.E.B. e del modello Cultivating Awareness and Resilience in Education all’interno del sistema scuola, proseguendo quest’analisi volta a mostrare i risvolti dell’approccio mindful negli istituti scolastici, focalizzando stavolta l’approccio sulle dinamiche della figura del docente.

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Nel documento Ben-essere organizzazione. (pagine 107-113)