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L’organizzazione e la metafora del divenire.

Nel documento Ben-essere organizzazione. (pagine 57-67)

Capitolo secondo: L’organizzazione e il Total Quality Management.

2.1 L’organizzazione e la metafora del divenire.

L’idea di questo lavoro è nata dalla metafora elaborata da Gareth Morgan

85in cui paragona l’organizzazione e la sua evoluzione ad un sistema in

continuo flusso e divenire. La variazione più rilevante su cui si basa questa particolare visione è il cambiamento del punto di vista dell’osservatore, che diviene qui interno al sistema. Infatti in questo particolare modello lo studioso è intrinseco al modello da cui viene condizionato e che influenza a sua volta, in una causalità circolare. Non viene pertanto sviluppata un’analisi in cui soggetto ed oggetto sono separati, poiché si parte dal presupposto che il condizionamento reciproco sia immancabile.

Andiamo ora ad esplorare le componenti della cornice da lui disegnata. Nel suo lavoro, Morgan, mostra i vari tipi di organizzazione sotto forma di metafora, così denominate per enfatizzare la carica espressiva legata all’immagine proposta. Egli presenta al lettore la dimensione organizzativa paragonandola, attraverso le sue immagini, a diverse realtà: ad esempio come una macchina, un organismo, una prigione psichica. Ogni metafora da lui esposta focalizza l’attenzione su differenti aspetti dell’organizzazione in oggetto: in quella meccanicistica viene presentata come una catena di montaggio, in quella organicistica invece come un organismo vivente dove ogni parte opera separatamente per il funzionamento del tutto.

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La metafora del “flusso e divenire”, scelta per introdurre questa tesi, vede l’organizzazione nella sua auto-organizzazione, come entità che si autodetermina attraverso l’interconnessione tra ogni suo componente, dove le reciproche interazioni creano ogni volta nuove sinergie.

Potremo di seguito osservare i quattro principali punti su cui si fonda questa particolare immagine:

1. Autopoiesi: capacità di un sistema complesso di mantenere la propria unità attraverso l’interazione delle sue componenti.

2. Caos e complessità: incertezza riguardo le ripercussioni interne del sistema sugli eventi futuri.

3. Causalità mutuale: mutua dipendenza tra fenomeni.

4. Analisi dialettica: interazione tra principi contrapposti per ricercare la verità.

Andiamo adesso ad analizzare più approfonditamente le diverse scienze a cui questa metafora attinge per svolgere la sua funzione descrittiva.

Autopoiesi.

Quest’idea è nata dalle menti di due scienziati cileni, Maturana e Varela86. I

due propongono di osservare i sistemi biologici come realtà auto-prodotte, auto-create e dotate della capacità di auto-rinnovarsi. Tutto ciò pone in estrema rilevanza le reti di interconnessione tra sistemi ed il ruolo giocato dai singoli attori anche nello sviluppo della propria percezione di sé.

86 H.R. Maturana, F.J. Varela, Autopoiesis and cognition: The realization of the living, books.google.com,

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La rivoluzione sta nella coesione totale del tutto con le sue parti, ogni elemento è imprescindibile dal resto e non può che essere osservato se non come un filo della trama del tessuto. Viene qui a mancare anche il concetto di esternalità, in quanto ogni sviluppo è percepito come interno.

Le singole componenti possono essere processate tenendo però conto del loro essere parte del tutto, in una visione che diviene olistica. L’immagine che potrebbe chiarificare il concetto è quella dell’uroboro, un cerchio senza né inizio né fine rappresentato da un serpente che si morde la coda, in eterno movimento nonostante appaia immobile. Questa immagine difatti viene storicamente utilizzata per raccontare l’idea del flusso che si rigenera nutrendosi di sé stesso.

Lo scopo dello studioso diviene quello di portare all’eliminazione di ogni confine artificiale interposto tra le componenti sistemiche ed osservare quindi le singole parti non più in isolamento ma come profondamente radicate all’interno di un quadro più ampio, l’organizzazione stessa.

L’organizzazione è completa perché racchiusa in sé stessa, circolare poiché ogni azione si ripercuote su tutte le parti, ed infine auto-referenziale dato che gli sviluppi interni sul suo modo di agire, comunicare e l’impatto sull’ambiente circostante la rendono ciò che è.

Le organizzazioni egocentriche, caratterizzate invece nella mancanza di omogeneità tra le motivazioni all’agito delle varie parti coinvolte, dove ognuno persegue i propri fini indipendentemente dal suo essere parte di una composizione più ampia, sono invece limitate nella loro stessa percezione. Ciò a causa dell’identificazione aprioristica del “cosa” siano e di quali siano i loro scopi, incorrendo in errori sincronici, andando a limitare

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autonomamente le proprie possibilità di sviluppo e perdendo la cognizione di quanto le proprie azioni si ripercuotano nell’universo circostante.

Pensare in rete come avviene per la Social Network Analysis87, la quale

analizza persone ed organizzazioni come rappresentazioni delle relazioni sistemiche interne e non come date a priori, per studiare i nodi che interagiscono non come singoli ma constestualizzandoli nel proprio sistema. Alla base di quest’impostazione sociologica ritroviamo quindi l’interdipendenza delle parti come cornice basilare per la comprensione delle relazioni sviluppate tra le stesse. Una singola componente non può essere compresa appieno senza considerare il suo bagaglio relazionale con le altre parti, delineando perciò le sue interazioni.

Allo stesso modo questo metodo di analisi organizzativa impone ai propri utilizzatori di superare il concetto di isolamento in virtù dell’acquisizione di una conoscenza fondata non più sulla singola componente in sè, ma su come essa compartecipi al funzionamento della sua rete di appartenenza. L’analisi micro e macro si fondono per fornire una visione quanto più puntuale possibile della realtà osservata.

Caos e complessità.

Le moderne “Teorie del Caos88” ci portano alla comprensione

dell’evoluzione sistemica partendo dall’assunto che ogni forma di ordine emerge da una situazione iniziale caotica, tale stabilità può essere raggiunta

87 R. Stella et al., Sociologia dei new media, Utet, Torino, 2014.

88 R.A. Thietart, B. Forgues, Chaos theory and organization, Organization science, pubsonline.informs.org,

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tramite l’influenza di attrattori, insiemi di forze che influenzano gli equilibri dinamici dei sistemi andandone a determinare gli sviluppi, portandoli cioè a muoversi in determinate direzioni.

Come avviene per le leggi di potenza, alcuni nodi riescono ad avere una maggiore attrattività o fitness, che li porta a svolgere il ruolo di connettori all’interno della rete, rendendoli veri e propri influencer89 in grado di

condizionare gli altri membri del sistema.

Espresso più semplicemente: ogni azione porta una ripercussione all’interno del sistema, non siamo certi dell’esito ma sappiamo che vi sarà una conseguenza, alcuni soggetti sono i catalizzatori di tali evoluzioni. Pertanto secondo queste idee il futuro è inconoscibile, data la moltitudine di equilibri in gioco, allo stesso tempo viene però riconosciuto un ruolo catalizzatore a determinate forze coinvolte poiché capaci di condizionare, attraverso il loro intervento, gli sviluppi degli eventi. Questi connettori potrebbero in qualche modo fornirci l’unico spunto possibile per eventuali previsioni circa ciò che potrebbe avvenire, l’importanza del loro ruolo va pertanto riconosciuta sfruttando eventualmente la loro capacità di intervento sulla realtà di nostro interesse.

Causalità mutuale.

Questa particolare visione si basa sulla cibernetica, distinguendo come i sistemi si sviluppino in termini di feedback 90positivi e negativi: i primi fanno

89 A.L. Barabási, Link. La scienza delle reti, Einaudi, Torino, 2004. 90 https://www.lacomunicazione.it/voce/feedback/

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sì che un’azione funzionale si replichi in modalità sempre maggiormente potenziata, i secondi invece portano a stabilire norme che evitino di incorrere in errore andando quindi a modificare l’input iniziale in base ai dati ottenuti dagli output realizzati. Date le innumerevoli possibilità di sviluppo è pressochè impossibile individuare le conseguenze a priori di un agito, d’altra parte ci permette di acquisire consapevolezza riguardo il fatto che gli input genereranno retroazioni. Aiuta pertanto a comprendere che non esistono relazioni lineari di causa effetto e la costruzione di mappe risulta così anche più complessa. Potremmo dire che la concatenazione appaia quindi come una spirale, poiché la sommatoria delle causalità circolari non si esaurisce mai, generando un riverbero continuo di stimoli e risposte, come lo spirito di questo simbolo che rappresenta un movimento infinito verso l’eterno.

Pensare in termini di causalità circolare piuttosto che lineare diventa la chiave per affrontare le dinamiche interne alla rete e comprenderne gli sviluppi, andando a considerare le varie relazioni tra gli eventi sistemici e le possibili concause tra gli stessi.

Analisi dialettica.

Quest’ultima modalità di osservazione fa riferimento a principi taoisti e marxisti: nel primo caso il flusso e la trasformazione sono alla base della realtà. Andando ad analizzare la figura del Tao vediamo infatti due forme compenetranti, l’una parte dell’altra, che ciclicamente acquistano e cedono spazio a vicenda. Ogni fenomeno cambia nel suo opposto, questa stessa antitesi di forze è alla base del pensiero di Marx, il cui concetto sociologico parte dalle contrapposizioni interne alla società per arrivare a delinearne le dinamiche.

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Ne “Il Capitale91” egli traccia le linee del conflitto di classe partendo dal

profitto capitalista, generato dalla differenza tra il costo di produzione, o valore di scambio, ed il prezzo finale di vendita del prodotto a cui i consumatori sono disposti ad acquistarlo, o valore d’uso. A causa dell’alto tasso di competitività vanno considerati altri risvolti, ossia i tentativi dei produttori di abbassare il costo di produzione diminuendo i salari operai, oppure utilizzando macchinari tecnologici per diminuire i tempi della fabbricazione.

Qui sorge il conflitto in una società che prende forma ad immagine e somiglianza dell’ideale capitalista, e qui troviamo la lente che quest’analisi ci offre per capire la realtà. Come abbiamo potuto osservare il conflitto di classe basato sulla massimizzazione del guadagno porta a collidere l’interesse del capitalista, votato esclusivamente al denaro e quello della classe operaia, che necessita di lavorare ma non vuole vedere ridotta la sua umanità all’abbrutimento in nome del guadagno del solo capitalista.

Questo conflitto tra bisogni porta alla dinamica dialettica che vede appunto la contrapposizione tra due punti di vista distinti ed in contrasto. L’analisi dialettica risulta particolarmente utile dato che serve ad identificare il momento in cui la divergenza si presenta e quindi permette di capire quando le condizioni alla base del conflitto insorgono, consentendo di individuare le motivazioni a fondamento del contrasto.

Tramite succitata acquisizione di consapevolezza è possibile sviluppare una mediazione che vada a sostenere entrambe le visioni cercando una soluzione

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compromissoria. Non sempre è però possibile tale realizzazione: la dinamica del conflitto implica difatti che vi sia un interesse di base volto a far sì che i due bisogni si incontrino, purtroppo alle volte tale presupposto non è del tutto scontato potendo implicare che si generi una vera e propria guerra di interessi mirata alla mera prevaricazione.

Dal punto di vista della “Sociologia della globalizzazione” di Martell92, la

branca sociologica che studia l’impatto del fenomeno globalizzazione sulle dinamiche e relazionali e di politica economica, il capitalismo novecentesco appare ormai superato. Ciò non per quanto concerne i conflitti di classe che risultano quanto mai acuiti, piuttosto in riferimento ad una realtà che non appare più basata sulla produzione quanto sulla volatilità del capitale, sulla transazione di flussi e sulla speculazione finanziaria.

La concezione dialettica marxista perde qui di mordente poiché la nuova economia del XX secolo ha implicato una diffusione del potere, non più legato alle classiche politiche nazionali, in cui il contrasto tra capitalisti ed operai necessitava di un’eventuale regolamentazione statale. La volatilità di flussi e capitali ha portato con sé una perdita di chiarezza riguardo confini e delimitazioni di poteri, smantellando i vecchi concetti comunisti e portandoli su un piano più vago ed astratto, quello dei flussi transnazionali.

Sorge pertanto il bisogno di capire questi nuovi sviluppi e di intuirne le dinamiche, comprendere la necessità di cambiamento anche nella metodologia valutativa è l’unico mezzo che abbiamo per evolvere positivamente influenzando un sistema così discriminante attraverso una

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nuova contrapposizione dialettica. Questa potrebbe porre la figura del singolo, rappresentante tipico di una società disgregata ed atomista come quella contemporanea descritta da Bauman in “Dentro la globalizzazione93”,

in contrasto con le dinamiche caratteristiche della modernità quali sregolatezza ed ingovernabilità.

Rendere ogni uomo pienamente consapevole del suo ruolo e del suo grado di interdipendenza col tutto diventa fondamentale per uscire dal nichilismo ed aiutare ognuno a sviluppare una coscienza sociale che vada al di là dei confini nazionali che hanno ormai perso d’impatto.

Un impegno civico 94che generi umanità piuttosto che cittadinanza, per

andare a ricreare quei legami sociali che sembrano ormai perduti col declino dello stato nazionale, e che potrebbero contrastare nel concreto di ogni giorno, questa percezione di separazione che caratterizza l’individuo moderno.

L’altruismo95 si è infatti rivelato essere un toccasana per il benessere psico-

fisico delle persone, è stato infatti dimostrato che la compassione riesce a migliorare la qualità emotiva, fisica e addirittura ad aumentare la longevità di individui impegnati in relazioni di sostegno.

Lo scopo che ci poniamo in questo elaborato è quindi quello valutare nuovi metodi per spingere ogni individuo a ricercare in sé una comprensione dell’universo, una qualche forma di autoconsapevolezza da conquistare al di

93 Z. Bauman, Dentro la globalizzazione, Laterza, Roma-Bari, 2001.

94 G.R. Franci, Buddhismo impegnato, Studi orientali e linguistici, torrossa.com, 2001.

95 J.R. Vollhardt, Altruism born of suffering and prosocial behavior following adverse life events: A review

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là delle forme preimpostate e delle visioni omologate forniteci dagli stereotipi globalizzati.

Una nuova presenza mentale da sviluppare attraverso le pratiche mindful per far sì che tramite una piena conoscenza di bisogni e possibilità, passando per la riscoperta di un inquadramento del proprio sé all’interno di un contesto sociale come la comunità, possa infine portare ad una risocializzazione che vada a lenire il senso di impotenza e porti ad una maggiore presenza sociale. Uno studio pilota del 201296 che ha applicato la pratica meditativa per

sviluppare l’altruismo in un programma di otto settimane ha dimostrato quanto l’applicazione di suddetto metodo aiuti gli individui a sviluppare maggiore empatia, un senso di corresponsione rispetto gli altri, in un cammino che sviluppa compassione e migliora le relazioni con altri individui ed allo stesso tempo permette di migliorare la propria gestione del sé.

La pratica dell’altruismo è frequentemente usata nei percorsi psicologici per permettere all’individuo di migliorare la propria concezione del sé, sentendosi utile e di supporto la persona acquisisce una migliore idea riguardo le proprie capacità acquisendo forza.

Dopo aver capito il mandato di quest’analisi procederemo nel percorso andando ad analizzare come le filosofie orientali menzionate finora abbiamo impattato sul mondo del mercato economico. Faremo qui riferimento al modello del Total Quality Management inserito nella realtà giapponese.

96 J.T. Huber, An investigation of the relations between altruism, empathy, and spirituality, Journal of

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Nel documento Ben-essere organizzazione. (pagine 57-67)