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Land Grabbing: corsa all'oro verde. Accaparramento di terre in Africa Subsahariana.

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Academic year: 2021

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INTRODUZIONE

Negli anni recenti la disponibilità di terra coltivabile ha acquisito un’importanza geo-economica considerevole a livello globale. La terra, l’elemento più antico che condiziona la produzione, la risorsa non rinnovabile per eccellenza, si riscopre un asset strategico ed economico con tutte le ricchezze che contiene, acqua in primo luogo. Il fenomeno della corsa alla terra, è la conseguenza diretta della crisi alimentare scoppiata nel 2007/2008, quando i prezzi dei generi di prima necessità come il riso, il grano, il mais hanno raggiunto dei prezzi altissimi. Tale aumento dei prezzi ha preoccupato molti paesi importatori di prodotti alimentari costringendoli a correre ai ripari. Assicurarsi la terra dove costa poco o addirittura nulla per coltivare il necessario e nutrire la popolazione diventa la soluzione più conveniente. Sicuramente investire attraverso le acquisizioni di terra non rappresenta un investimento come tutti gli altri. Infatti le acquisizioni di terra su larga scala comportano numerose implicazioni economiche e politiche, e non possono essere ignorati i risvolti sociali che coinvolgono le popolazioni locali dove avvengono questi investimenti. Gli stati poveri sono attratti dai capitali che fluttuano attorno agli stati ricchi, alle società private e ai vari investitori finanziari e mirano a migliorare le condizioni economiche delle proprie popolazioni risollevando il settore agricolo, a lungo ignorato dalla comunità internazionale. Ma spesso le condizioni che sono disposti ad accettare pur di ottenere ingenti profitti possono risultare particolarmente pesanti, in particolare modo per le popolazioni. Cedere porzioni di territorio per molti anni e in cambio di pochi dollari è un’ipoteca che ricade sulle spalle delle generazioni future. Gli investitori arabi, indiani, cinesi offrono la realizzazione di strade, canali di irrigazione, porti e la creazione di posti di lavoro in cambio di vaste porzioni di terra. Ma quando gli impegni non vengono rispettati le conseguenze che devono affrontare questi paesi sono disastrose. La febbre dell’oro verde può avere ricadute enormi sulla vita delle popolazioni coinvolte. Per molti dei popoli coinvolti nelle acquisizioni su larga scala, la terra non ha un valore economico, non è una semplice materia prima, essa rappresenta un simbolo culturale e spirituale. E il cibo prodotto grazie alla terra è un diritto sancito dalle Nazioni Unite che riconoscono a ciascun individuo una prerogativa fondamentale: la libertà dalla fame. Riuscire a coniugare l’ancestrale rapporto con la madre terra e il bisogno di modernizzare

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l’agricoltura diventa quindi una problematica e un obiettivo difficile da raggiungere. Inoltre, tutelare contemporaneamente il diritto al cibo delle popolazioni come quelle africane, e quello alla sicurezza alimentare dei paesi arabi, della Cina o dell’India in continua crescita diventa sempre più problematico e difficile da gestire.

L’aumento della popolazione e quello ancora più accentuato dei consumi accompagnato dal cambiamento delle diete alimentari di paesi come la Cina e l’India stanno facendo crescere a ritmi significativi la domanda alimentare, mentre la disponibilità di terre in questi paesi e la loro produttività diminuiscono. Ed è in questo contesto che si sviluppa il fenomeno del land grabbing che si concretizza nell’acquisizione di milioni di ettari di terre, in particolare nel continente africano, da parte di investitori stranieri. Gli attori che sono protagonisti di questo fenomeno non sono soltanto gli stati, a scendere in campo sono anche multinazionali agricole, investitori pubblici o privati, attori finanziari e molti altri ancora.

Il presente lavoro è strutturato in quattro capitoli. Nel primo capitolo viene analizzato il quadro generale del fenomeno del land grabbing partendo dalle cause che lo hanno scatenato, in particolare vengono analizzate le diverse crisi globali che hanno coinvolto tutto il mondo negli anni 2007/2008 ossia la crisi alimentare, finanziaria ed energetica che insieme hanno costituito una “tempesta perfetta” e un terreno fertile dove il fenomeno della corsa alle terre ha potuto mettere le sue radici e crescere significativamente negli ultimi anni. In seguito, vengono analizzati gli attori principali che si muovono in prima linea alla ricerca di nuove terre da acquisire, coltivare e su cui investire. In particolare viene riservata maggiore attenzione agli stati e ai motivi che li guidano nella corsa alla terra come ad esempio l’obiettivo della sicurezza alimentare per i propri paesi e il raggiungimento della sicurezza energetica.

Nel secondo capitolo viene fatta una panoramica generale dei paesi target presi di mira dagli investitori internazionali, analizzando i principali motivi che portano questi paesi a offrire le proprie terre. Inoltre vengono analizzate le modalità con cui questi accordi avvengono, sottolineando la segretezza e la poca trasparenza che circondano le negoziazioni e viene specificato il fatto che sebbene vi siano numerose fonti a livello internazionali dalle quali attingere è comunque impossibile avere dati certi e ufficiali sulle acquisizioni, tuttavia le stime riportate fanno ben capire quanto sia grande l’ampiezza del fenomeno. Il penultimo paragrafo è dedicato all’analisi dei diritti umani e delle popolazioni indigene messi a rischio dall’accaparramento delle terre e si concentra sull’impatto che questi investimenti provocano nelle popolazioni locali, le

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quali nella maggior parte degli accordi non vengono minimamente coinvolte. Nell’ultimo paragrafo viene fatta una breve analisi sulle regolamentazioni proposte a livello internazionale per responsabilizzare gli investimenti e creare delle linee guida affinché questi investimenti creino una situazione in cui tutte le parti possano trarre dei vantaggi.

Il terzo capitolo si concentra sull’Africa Subsahariana, essendo il continente africano quello più colpito dal fenomeno. Viene fatta una breve analisi sull’uso della terra in Africa, infatti le popolazioni africane considerano la terra non solo come uno strumento economico ma essa ha soprattutto un importante valore sociale e culturale. La terra per i popoli africani ha rappresentato un fattore determinante nella formazione dell'identità sociale, dell'organizzazione religiosa, politica e culturale. Nella maggior parte dei casi il diritto all’accesso alla terra non viene tutelato dagli stessi stati africani, i quali pongono così la popolazione in una situazione vulnerabile dove diventa impossibile rivendicare i propri diritti sulla terra da loro abitata e coltivata. Di conseguenza la popolazione rurale africana rischia di essere privata anche dell’accesso alle risorse che queste terre offrono e che rappresentano per loro le principali fonti di sostentamento. In questo capitolo viene quindi descritto il fenomeno nel continente tracciando una panoramica generale delle zone più colpite e illustrando le dinamiche che caratterizzano gli accordi e gli impatti sulla popolazione locale.

Il quarto capitolo si concentra sul caso particolare della Tanzania, descrivendo brevemente il quadro generale del paese, gli attori e le motivazioni che spingono gli investitori a scegliere di investire in Tanzania. Viene illustrato un particolare esempio di

land grabbing nel Paese il quale permette di comprendere e avere un’idea più concreta

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Capitolo 1

Il Land Grabbing: quadro generale del fenomeno.

1.1 Che cos’è il land grabbing?

Se negli anni passati la maggior parte delle guerre veniva fatta per l'energia rappresentata dalle riserve petrolifere oggi le cose sono cambiate, la popolazione mondiale continua a crescere costantemente e la vera ricchezza di cui tutti hanno necessità è il cibo alla cui base vi sono i prodotti agricoli. Per potere produrre il cibo occorrono due risorse essenziali: la terra e l'acqua che rappresentano i nuovi fronti della speculazione mondiale e le attuali e future cause delle guerre, è in quest’ottica che possiamo inquadrare il fenomeno del land grabbing.

Letteralmente land grabbing significa accaparramento delle terre e in particolare si riferisce al fenomeno sviluppatosi negli ultimi dieci anni che vede l'aumentare delle acquisizioni di terra arabile e degli investimenti esteri nei paesi del sud del mondo da parte di compagnie private e governi di paesi sviluppati e del nord del mondo1.Tali

acquisizioni avvengono tramite contratti di locazione pluriennali indi per cui anche se di fatto si tratta vere e proprio acquisizioni, per il modo in cui avvengono ufficialmente non possono essere definite tali2.

Questo fenomeno da una parte può essere considerato e visto come un nuovo colonialismo, ma dall'altra c'è chi vuole considerarlo anche come una possibilità e un'opportunità per i paesi sottosviluppati di crescere economicamente e quindi di combattere la povertà e la fame. Diventa quindi fondamentale capire quali sono le radici di questo fenomeno e la sua portata, ma soprattutto quali siano le sue conseguenze.

Dare una definizione precisa e unica è complicato, ma forse anche impossibile, considerando il fatto che il land grabbing non può essere ricondotto ad un unico significato ma è un qualcosa di più ampio con radici profonde e sebbene questi ultimi anni abbia assunto una rilevanza e un aumento non indifferenti a livello globale, esso non può essere considerato un fenomeno nuovo.

1 S. Liberti, Land Grabbing, Roma, Minum Fax, 2011, pp.7-9.

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L'occupazione di territori e con essi l'impadronirsi delle risorse naturali son sempre stati il motivo conduttore che hanno guidato l'espansione coloniale e in questo senso il land

grabbing può essere considerato come un nuovo colonialismo3. Tuttavia

l'accaparramento delle terre che avviene nel periodo attuale si contraddistingue dal vecchio colonialismo per diverse ragioni, ad esempio per la vastità delle terre coltivabili coinvolte in questo fenomeno e quindi per la grande richiesta della domanda e inoltre per la produzione per la quale queste terre sono destinate, ossia: nei tempi passati la produzione era diretta verso coltivazioni con un considerevole valore sul mercato, attualmente le terre acquisite sono finalizzate soprattutto alla produzione di prodotti alimentari di base come il grano, il riso, il mais e per la produzione agro-energetica4. Un'altra importante differenza consiste nel fatto che il land grabbing

contemporaneo è caratterizzato da uno scenario geopolitico molto diverso rispetto a quello del passato, e non si limita solo all'acquisizione di terre nei paesi sottosviluppati da parte dei paese ricchi ma le dinamiche delle relazioni tra i paesi del Sud del mondo sono diverse.5Infatti ci sono paesi come la Cina, l'India e la Corea del Sud o i paesi del

Golfo che agiscono sulla stessa linea dei paesi occidentali nel fenomeno dell'acquisizione delle terre6.

La conferenza dell'International Land Coalition7 a Tirana ha denunciato ogni forma di

accaparramento delle terre sia di natura internazionale che nazionale e ha definito questo fenomeno come « accaparramento di terre fertili praticato in violazione dei diritti umani, in particolare in violazione della parità dei diritti delle donne, il quale non si basa sul libero consenso dei proprietari terrieri, né su una approfondita valutazione degli impatti sociali, economici e ambientali, i contratti vengono stipulati in modo non trasparente senza specificare quali siano gli impegni vincolanti e le ripartizioni dei benefici»8.

3 G. Franchi, L. Manes, Land grabbers. Italy's involvement in the Great Land Grab, in RE: Common, giugno, 2012 in www.recoommon.org consultato in data 28/04/2017.

4 M.G. Lucia, P. Lazzaini, La terra che calpesto: per una nuova alleanza con la nostra sfera esistenziale

e materiale, Milano, 2015, pp. 163-166.

5 Ibidem. 6 Ibidem.

7 L'International Land Cohalition è un Organizzazione Internazionale nata a Bruxelles nel 1995, è formata da associazioni di proprietari terrieri, da agenzie delle Nazioni Unite e Ong. Lo scopo dell’Ilc è quello di promuovere e garantire un accesso sicuro, equo e libero alla terra nei paesi in via di sviluppo e del Sud del mondo.

8 International Land Coalition, Tirana Declaration. “Securing land access for the poor in times of

intensified natural resources competition”, 27 maggio 2011, in www.landcoalition.org consultato in data 3 maggio 2017.

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La domanda che è impossibile non porsi è se il land grabbing possa essere veramente una risposta alla fame e alla povertà, e se possa essere un valido motore con cui le povere economie dei paesi in via di sviluppo possano ripartire o se invece porti solo conseguenze negative con la distruzione dell'agricoltura familiare. Gli stati più poveri infatti, sono attratti dalla possibilità di avere nuovi capitali utili per risollevare il settore agricolo ma le condizioni che sono costretti ad accettare spesso si rivelano pesanti e controproducenti. Questo fenomeno senza dubbio conduce alla marginalizzazione delle comunità contadine e alla perdita dei loro diritti su queste terre ancestrali, tutto ciò porta a conseguenze anche nella vita sociale di queste comunità. Le implicazioni generate dalle acquisizioni di terre sono diverse e considerevoli sia dal punto di vista politico che economico e non son da meno i risvolti sociali, questo non fa che rendere il fenomeno del land grabbing ancora più imponente, difficile da gestire e da definire. Proprio per questi motivi tali acquisizioni non possono essere classificate come semplici investimenti. A causa dell'accaparramento delle terre l'agricoltura familiare subisce un arresto allarmante. Gli studi della Fao e delle Nazioni Unite dimostrano che l'agricoltura familiare nutre il mondo, infatti l'85% della produzione alimentare del mondo proviene dall'agricoltura familiare9.

1.2 Quali sono le cause? Crisi globali.

1.2.1La crisi alimentare.

Una delle cause principali del land grabbing sicuramente è la crisi alimentare globale avvenuta negli anni 2007-2008, quando i prezzi dei cereali hanno subito un notevole incremento. Questo ha fatto sì che i generi di prima necessità diventassero inaccessibili per moltissime persone. Tale crisi nel 2008 provocò un elevato aumento del prezzo delle importazioni dei generi alimentari di prima necessità nelle nazioni meno sviluppate10.

I paesi esportatori iniziarono e limitare le esportazioni per tenere bassi i prezzi nei propri paesi e di conseguenza i governi dei paesi importatori preoccupati di non essere in grado di acquistare le quantità necessarie di cereali optarono per l'acquisizione di terre in altre paesi, queste terre erano destinate alla coltivazione di cereali e di cibo

9 Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, Agricoltori familiari. Nutrire il

mondo, preservare il pianeta, 1° marzo 2014, in www.fao.org, consultato in data 28/04/2017.

10 W. Bello, Le guerre del cibo: Come l'Occidente ha creato una crisi alimentare globale, Modena, Nuovi Mondi,2009, p.11.

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indispensabili per il consumo interno11. Parliamo di paesi che sebbene godessero di

ingenti capitali dal punto di vista economico erano carenti di terre coltivabili. La maggior parte di queste destinazioni avvenne in Africa, e questa tendenza con il tempo è andata sempre aumentando e ancora oggi è un fenomeno in crescita anche se è difficile avere dei dati precisi riguardo l'ampiezza di questo fenomeno perché nella maggior parte dei casi l'estensione degli ettari acquistati, il prezzo e gli anni della durata dei contratti non vengono resi noti12.

In questo nuovo periodo storico il cibo è diventato importante come il petrolio e la terra preziosa come l'oro, con l'aumento dei prezzi dei cereali a livello mondiale si è scatenata una vera e propria corsa alla terra.

Sebbene per i paesi più ricchi questa crisi causò un calo delle proprie potenzialità di acquisto, i paesi più poveri si trovarono in una situazione estremamente critica soffrendo letteralmente la fame e scivolando nelle soglie più basse di povertà. Infatti, la crisi alimentare portò a milioni di persone a soffrire la fame e molti altri milioni finivano sotto la soglia della povertà. Alla fine del 2009 le stime delle Fao indicavano un aumento da 850 milioni a oltre 1 miliardo il numero delle persone sottonutrite nel mondo e la Fao riferiva che «questo aumento della fame e della povertà non era dovuto a una crisi nei raccolti, ma bensì alla crisi mondiale che oltre ad aver ridotto i redditi e provocato un aumento della disoccupazione aveva significativamente portato a livelli bassissimi la possibilità per i poveri di aver libero accesso al cibo»13. Inoltre l'allora

presidente del Fondo Internazionale per lo Sviluppo agricolo, Kanayo F. Nwanze affermava che « la maggioranza di coloro che soffrivano la fame erano perlopiù piccoli contadini nei paesi in via di sviluppo, ma che ciò nonostante essi erano in grado di garantirsi la propria sussistenza e anche di accrescere la sicurezza alimentare, ma dovevano essere supportati dai governi e dalla comunità internazionale con la protezione degli investimenti di base nel settore agricolo, essi dovevano essere posti nelle condizioni di poter avere l'accesso non solo di sementi e fertilizzanti ma anche delle tecnologie più adatte »14. Ma con la corsa alla terra che si verificò in seguito a tali

crisi la situazione delle comunità contadine peggiorò ulteriormente, infatti tale

11 L.R. Brown, 9 Miliardi di posti a tavola. La nuova geopolitica della scarsità del cibo, Milano, Edizioni Ambiente, 2012, p. 45.

12 M.G. Lucia, P. Lazzaini, op. Cit. pp. 166-167.

13 Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura, 1,02 miliardi di persone

soffrono la fame. Un livello storico-nuove stime della Fao, 19 giugno 2009, in www.fao.org, consultato in

data 3/05/2017 14 Ibidem.

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fenomeno va a ledere l'agricoltura familiare e certamente non viene supportata.

1.2.2 Crisi finanziaria.

I motivi che scatenarono questa crisi alimentare furono diversi, una grande responsabilità fu dovuta alla crisi economica globale causata dalle attività finanziarie che ci furono a partire dall'estate del 2007 che costituirono il grande shock finanziario che aveva investito Wall Street e di conseguenza la maggior parte delle borse del mondo15.

Colpiti dal crollo del mercato azionario molti investitori ricorsero ai beni rifugio come i prodotti alimentari di base, incidendo sull'aumento dei prezzi di materie prime come il grano. Il cibo iniziò ad essere uno strumento finanziario soggetto alle speculazioni come qualsiasi altro strumento finanziario. I generi alimentari di prima necessità finirono per diventare un contratto che le due parti contraenti decidevano di stipulare concordando una data di consegna della merce in questione e il prezzo. Al momento dello scambio il prezzo può essere diverso da quello stabilito e una delle due parti avrà un guadagno da questa differenza. Infatti, se il prezzo aumenta, è l'acquirente a realizzare un profitto. Questo tipo di mercato viene definito mercato dei futures e comprende due grandi categorie di partecipanti: coloro che vogliono coprirsi dai rischi dei prezzi e solitamente sono gli agricoltori chiamati anche hedger16, e gli altri sono gli speculatori. I primi

cercano di proteggersi dalla volatilità dei prezzi fissandoli in anticipo mentre i secondi scommettono sui possibili rialzi17. In un periodo caratterizzato dell'elevata volatilità dei

prezzi le operazioni sui mercati finanziari sia speculative che legate alla gestione dei rischi da parte degli agricoltori (o hedger) tendono a sensibili incrementi che contribuiscono ancor di più alla volatilità dei prezzi. I fattori che hanno influenzato l'aumento degli investimenti nel mercato delle commodities agricole sono le aspettative di rialzo che si basano sulle previsioni di ciò che potrebbe accadere in un futuro imminente. Per quanto riguarda la bolla agricola gli operatori finanziari e gli investitori hanno basato le loro aspettative di rialzo prevedendo che ci sarebbe stata a breve una scarsità nell'offerta di prodotti agricoli, previsione molto realistica, dovuta sia alla

15 S. Liberti, op. Cit. pp.7-9.

16 Dal verbo inglese to hedge: proteggersi.

17 P. De Castro, Corsa alla terra. Cibo e agricoltura nell'era della nuova scarsità, Roma, Donzelli Editore, 2012, pp. 63-68

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situazione economica sia all'aumento di domanda di cibo e energia che nei paesi emergenti era in continua crescita18. Oltre alle aspettative di rialzo è stata determinate la

crisi del mercato immobiliare statunitense che ha contribuito all'aumento degli investimenti speculativi nei beni agricoli. In seguito alla crisi dei sub-prime che ha provocato il calo dei prezzi delle case, gli investitori in conseguenza alle perdite avute e alla cospicua disponibilità di denaro hanno indirizzato i propri investimenti in beni più sicuri come appunto le commodities agricole19.

Non solo le derrate alimentari, ma anche la terra è diventata oggetto di speculazione, infatti in seguito al fallimento del mercato immobiliare del 2007/2008 molti operatori finanziari iniziavano ad acquistare la terra per recuperare le perdite dovute al crollo di tale mercato affiancati dagli stati che la acquistavano per potere garantire alla propria popolazione la sicurezza alimentare di cui aveva bisogno. La terra viene così mercificata da una parte a causa della tendenza degli investitori istituzionali che considerano la terra come un investimento altamente redditizio per la diversificazione del proprio portafoglio e dall’altra parte a causa della preoccupazione degli stati di proteggere e assicurare alla propria popolazione la sicurezza alimentare. Questo fenomeno ancora in atto, era iniziato a partire dagli anni novanta del ventesimo secolo ma la crisi del 2007/2008 lo accresce significativamente portando all'acquisto dei terreni destinati anche alla coltivazione di biocombustibili oltre che di colture destinate per la sicurezza alimentare20.

Benché il crollo del mercato azionario ebbe un'importanza cruciale nel determinare la crisi alimentare ci fu una concatenazione di cause e elementi che fecero sì che tale crisi assunse proporzioni cosi vaste. Tra questi elementi ci fu il fatto che i settori agricoli dei paesi più poveri erano piuttosto arretrati, la speculazione sui commodity future, il differente uso dei cereali e della canna da zucchero che invece di essere usati esclusivamente come alimenti diventarono essenziali nella produzione di biocarburanti, inoltre fu significativo l'impatto del cambiamento climatico, le diverse abitudini alimentari di paesi come la Cina e L'India che hanno contribuito a creare tensioni nel mercato globale del cibo e l'urbanizzazione delle zone rurali21.

18 M. Di Salvo, Guerra D'Africa. Land Grabbing, Bologna, Minerva, 2016, p. 83-85 19 Ibidem.

20 M.G. Lucia, P. Lazzaini, op.cit., pp157-160. 21 W. Bello, op. cit. pp. 13-15.

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Gli esperti del World Food Programme22 definirono questa serie di eventi che si

verificarono tra il 2005 e il 2007 una «tempesta perfetta», un concatenarsi di eventi che insieme hanno portarono milioni di persone a soffrire la fame ed a non avere libero accesso al cibo, ed è in questa tempesta perfetta che mise le radici il fenomeno del land

grabbin.23.

1.2.3 Crisi energetica.

Uno dei motivi che portò all'aumento dei prezzi dei cereali è lo stretto legame tra prezzo dei cereali e prezzo del petrolio. Quando le quotazioni del barile salgono diventa più conveniente convertire i cereali in etanolo.

Tra il 2000 e il 2007 la produzione di etanolo era triplicata e quella di biodiesel aumentò considerevolmente. Questi aumenti furono dovuti soprattutto alle politiche degli Stati Uniti e dell'Unione Europea. Tali politiche consistevano nell'incentivazione della produzione dei biocarburanti, attraverso incentivi fiscali, misure di protezione commerciale, misure che ne stimolano la produzione e obblighi di miscelazione. Riguardo alle politiche dell'Unione Europea ad esempio nel 2003, era stato stabilito un obbligo di miscelazione non vincolante del 5,75 sul totale del petrolio, oltre alla possibilità di defiscalizzare i biofuel. Sempre nel 2003 con la politica agricola comunitaria, fu inserito un aiuto per la produzione delle colture necessaria per la produzione dei biocarburanti 24. Fondamentale è stata la direttiva del 2009/28CE

relativa alla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, essa stabilisce obiettivi vincolanti per tutti gli stati membri dell'Unione con il fine di stabilire la quota di energia da fonti energetiche al 20% di tutta l'energia dell'Unione Europea entro il 2020 e al 10% di energia in riferimento alle fonti energetiche rinnovabili nel settore dei trasporti25.

22 La World Food Programme è un'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare per combattere la fame. L’agenzia fornisce cibo laddove è necessario, sia in fase di emergenze come guerre o catastrofi ambientali e sia una volta le emergenze sono terminate aiutando alle comunità colpite a risollevarsi. La WFP viene finanziata su base esclusivamente volontaria e fu fondata nel 1962, essa ha sede a Roma e ha uffici in tutto il mondo, collabora con le agenzie ONU che hanno sede a Roma oltre che con le altre agenzie Onu e i governi.

23 F. Roiatti, Il nuovo colonialismo. Caccia alle terre coltivabili, Milano, Università Bocconi Editore, 2010, pp. 2-7.

24 P. De Castro, op. Cit. pp. 23-25.

25 Direttiva 2009/28CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 23 aprile 2009 sulla promozione

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http://eur-Gli Stati Uniti leader nella produzione di etanolo avevano iniziato a investire nei carburanti verdi sin dagli anni settanta dopo lo shock petrolifero, ma negli ultimi anni questi investimenti son aumentati divenendo una delle strade più importanti nel settore agricolo.

La strada dei biocombustibili fu intrapresa anche perché i prezzi del petrolio erano saliti alle stelle, per cui molti paesi preoccupati per la propria sicurezza energetica intrapresero strade alternative, tra queste l'industria degli agrocarburanti. La produzione di agro carburanti iniziò quindi ad essere un affare e non solo un modo per salvaguardare il pianeta e per sostenere il settore agricolo26.

Quando si parla di agrocarburanti ci si riferisce soprattutto all'etanolo e al biodiesel, prodotti utilizzati come carburanti, essi sono fonti di energia rinnovabile prodotte con materiale biologico. Biocarburante è il termine che viene utilizzato più spesso per qualificare la loro accezione ambientalista. Inizialmente i biocarburanti rappresentavano una possibile soluzione al problema del cambiamento climatico, per la loro capacità di ridurre le emissioni di gas serra nell'atmosfera con la sostituzione della benzina e del diesel. Tuttavia, è stato dimostrato che questi combustibili non sono assolutamente innocui ma che anche essi contribuiscono al riscaldamento globale e quindi non possono essere una soluzione al problema dei cambiamenti climatici27. Per questo

motivo negli ultimi tempi son stati oggetto di critiche per quanto riguarda il loro impatto ambientale, infatti ecosistemi come le foreste e le torbiere assolutamente fondamentali per il contenimento delle emissioni, potrebbero essere distrutte a causa del loro sviluppo28.

Le coltivazioni utilizzate per i biocarburanti sono diverse. Per quanto riguarda l'etanolo esso può essere ricavato da cereali amidacei come mais o colture zuccherine come la canna da zucchero, il biodiesel invece può essere ricavato dall'olio di semi di girasole, l'olio di palma o di colza.

A partire dal 2008 la produzione di etanolo aveva influenzato notevolmente l'aumento dei prezzi degli oli vegetali del 97%, dei cereali dell'87%, dei derivati del latte del 58% e del riso del 46%29. Ma questi aumenti non interessarono solo i prodotti utilizzati per

lex.europa.eu in data 28/8/2017. 26 Ibidem. 27 W. Bello, op.cit. pp. 145-146. 28 P. De Castro, op.cit. pp. 21-22. 29 F. Roiatti, op.cit. pp. 2-7.

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la produzione di biocarburanti come l'olio di palma, il granoturco o la soia, ma tutti ne subirono le conseguenze. Infatti, come viene spiegato dalla FAO nel suo rapporto The

state food and Agricolture30 del 2008 un dato apprezzamento di terra può essere

utilizzato per coltivare mais destinato alla produzione di etanolo oppure può essere utilizzato per la produzione di grano destinato alla produzione di pane. Se cresce la domanda di materie prime destinate per i biocarburanti crescerà anche alla domanda di materie prime destinate per l'alimentazione. Di conseguenza è chiaro come la corsa all'etanolo abbia influenzato i prezzi del cibo e così facendo aumentando il tasso di insicurezza alimentare in molti paesi poveri. Il fatto di riservare la terra per la produzione di biocarburanti piuttosto che per la produzione di cibo, per poi aggravare le condizioni di vita di molte persone in paesi sottosviluppati sicuramente porta a farsi molte domande ed accrescere i dubbi sulla sostenibilità dei biocombustibili. Nel 2007 il relatore speciale sul diritto all'alimentazione per il consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, Jean Ziegler, ha definito i biocarburanti un crimine contro l'umanità proprio perché essi portano alla sottrazione di terre arabili per la produzione di cibo per destinarle ai biocarburanti31.

Il tema dei biocarburanti è diventato così complesso e di grande attualità che ricopre aspetti sia di carattere scientifico che ideologico.

1.2.4 Sicurezza alimentare.

Un altro fattore che ha influenzato il fenomeno del land grabbing è il cambiamento della dieta alimentare in paesi emergenti come la Cina e l'India. Infatti, con l'ascesa della classe media in questi paesi è aumentato anche il potere di acquisto di molti abitanti i quali potendo scegliere hanno iniziato a cambiare le proprie preferenze alimentari. Considerando anche l'aumento della popolazione di questi paesi tali cambiamenti hanno influenzato le loro politiche commerciali. Man mano che le popolazioni diventano più ricche i prodotti amidacei come riso e farina vengono sostituiti da prodotti con alto tasso proteico come la carne, latticini e derivati. Questa trasformazione nella dieta alimentare coinvolge e coinvolgerà diversi miliardi di persone che abitano e abiteranno i paesi emergenti. In Cina ad esempio la domanda

30 The state of food and agricolture è un rapporto annuale che la FAO dedica allo stato dell'alimentazione e dell'agricoltura nel mondo, ogni anno viene affrontata una tematica diversa, nel 2008 il tema era riservato agli agrocarbuanti.

31 G. Ferret, Biofules Crime against Humanity, BBC News, ottobre2007, in www.bbc.com consultato in data 10 luglio 2017.

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della carne negli ultimi anni è aumenta significativamente ed è destinata ad aumentare, stessa cosa vale per i prodotti caseari. Questa situazione ha influito e influisce sulla domanda di alcune materie prime agricole e vegetali come il grano che sono alla base dell'alimentazione dell'animale allevato sia per la carne che per il latte e derivati. In risposta a questo bisogno, questi paesi scelgono di acquistare terra coltivabile in altri stati soprattutto nel sud del mondo da destinare alla coltivazione di colture necessarie per ottenere mangimi utilizzati per l'allevamento32.

Ad esempio, sebbene la Cina sia uno dei maggiori produttori di cereali non è in grado di nutrire tutti gli animali dei suoi allevamenti (in particolare l'allevamento suino in questi ultimi anni è aumentato considerevolmente, se si considera che dal 1993 al 2005 è cresciuto del 45% e continua a crescere tuttora). In conseguenza la Repubblica Popolare Cinese ha importato grandi quantità di soia dal Brasile e ha trasformato il 10% della foresta amazzonica in campi di soia33.

Con l'aumento della popolazione mondiale, in particolare di questi paesi emergenti e il cambio della dieta alimentare in seguito all'aumento della ricchezza ci si domanda se la terra sia in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare di tutto il mondo.

L'allarme su questi cambiamenti è scattato a partire dal biennio 2008/2009 con l'impennata dei prezzi delle materie prime agricole per poi consolidarsi con il nuovo picco dei prezzi nel 2010/2011. Le preoccupazioni per questi cambiamenti sono state espresse anche nel rapporto della FAO The future of Food and Agricolture: Trends and

Challenges del 2017 che sostiene che entro il 2050 la popolazione raggiungerà quasi i

dieci miliardi di persone facendo aumentare la domanda di produzione agricola del 50% rispetto ai livelli attuali andando ad accrescere la pressione sulle risorse naturali già sotto sforzo34. Il rapporto della Fao descrive 15 tendenze dei sistemi alimentari del

mondo e 10 sfide da affrontare. Le tendenze che vengono descritte sono:

- aumento della popolazione, urbanizzazione e invecchiamento

- crescita economica globale

- competizione per le risorse naturali

- cambiamenti climatici

32 P. De Castro, op. cit., pp. 15-21. 33 F. Roiatti, op.cit., pp. 10-12

34 Food and Agricolture organization of the United Nations, The future of Food and Agricolture: Trends

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- produttività ed innovazione dell'agricoltura

- malattie transfrontaliere

- conflitti, crisi e catastrofi naturali

- povertà e diseguaglianza nell'accesso al cibo, insicurezza alimentare

- nutrizione e salute

- cambiamenti della struttura economica con conseguenze nell'occupazione del lavoro

- aumento dell'immigrazione

- cambiamento nella dieta alimentare

- perdite e spreco di cibo

- cambiamento dei meccanismi di governance per rispondere all'insicurezza all'alimentare

- diversi tipi di finanziamento internazionale allo sviluppo.

Le sfide che la Fao propone di affrontare sono:

- migliorare in modo sostenibile la produttività agricola per rispondere all'aumento della domanda di cibo

- garantire una base sostenibile di risorse naturali

- affrontare il cambiamento climatico e le calamità naturali

- porre fine alla povertà estrema e a tutte le forme di malnutrizione

- migliorare i sistemi alimentari rendendoli più efficienti, inclusivi e resistenti

- migliorare il reddito nelle zone rurali fornendo nuove opportunità e affrontare le cause dell'immigrazione

- migliorare l'efficienza nella risposta alle crisi prolungate, disastri e conflitti

- prevenire le minacce transfrontaliere per l'agricoltura e per i sistemi alimentari

- far fronte all'esigenza di una governance efficiente e coerente.

Vincere la sfida della sicurezza alimentare sicuramente richiede uno sforzo notevole con azioni urgenti da intraprendere a livello internazionale. La sicurezza alimentare veniva

(15)

inclusa dallo studioso Hans J. Morgenthau35 tra gli elementi che contraddistinguono il

potere nazionale al pari della disponibilità delle risorse naturali. Infatti, l'incapacità di soddisfare il fabbisogno alimentare della popolazione di uno stato da parte di un governo può causare disordini interni e instabilità politica. In seguito all'aumento dei prezzi del riso e del grano del 2008 la Banca Mondiale aveva stimato che c'erano circa 33 paesi coinvolti dall'instabilità politica e a rischio di conflitto36. Molti paesi hanno

cercato di affrontare queste crisi riducendo le esportazioni e molti altri ancora come ad esempio i paesi del Golfo hanno scelto affrontare il problema con l'acquisizione di terre coltivabili destinate al fabbisogno alimentare della popolazione.

1.3 Gli attori coinvolti.

In seguito alle crisi globali avvenute in questi ultimi anni la terra è diventata un vero e proprio affare. Gli investimenti in agricoltura nei paesi poveri sono in continua crescita, la terra essendo un bene tangibile può essere acquistata e poi utilizzata per essere coltivata per poterne poi fare profitto. La terra è quindi un bene materiale ed è anche un bene rifugio per gli investitori contro l'inflazione.

Gli attori di questo fenomeno sono diversi, sicuramente un ruolo fondamentale è da attribuire agli stati che agiscono sia direttamente che indirettamente, le imprese private, multinazionali, investitori finanziari pubblici o privati, fondi speculativi e fondi pensioni.

Uno dei motivi che hanno portato alla ribalda il fenomeno del land grabbing è sicuramente la sua portata globale infatti esso non può essere circoscritto a una determinata regione geografica ma è un fenomeno globale che bene o male investe tutti i continenti37. Avere dei dati certi e precisi sulla sua portata non è cosa semplice, anche

perché come detto precedentemente spesso i contratti avvengono in forma segreta o comunque non totalmente trasparente. Infatti, parliamo più che altro di stime, nella maggior parte dei casi l'estensione e gli anni di durata dei contratti non vengono resi noti. Molto spesso le parti contraenti tengono nascoste le conseguenze economiche e sociali che le popolazioni locali subiscono quando vengono private delle proprie terre.

35 Hans J. Morgenthau è stato un politologo statunitense. Divenne uno dei più importanti studiosi delle relazioni internazionali, uno dei padri del realismo politico che nel 1948 elaborò i nove elementi che contraddistinguono il potere nazionale.

36 F. Roiatti, op.cit., pp. 20-22. 37 P. Sellari, op. cit., pp. 158-159.

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Infatti solitamente le comunità locali sono totalmente escluse dalle decisioni riguardanti la vendita delle terre, questo succede perché in molti paesi del Sud del mondo la terra non appartiene a chi la coltiva, ma appartiene allo stato38. Benché l'attenzione del

mondo scientifico sia relativamente recente, il numero delle istituzioni, organizzazioni, centri di ricerca accademici e non, sia internazionali che locali che si occupano del fenomeno della mercificazione delle terre è in continuo aumento. L'agricoltura è tornata al centro del dibattito sullo sviluppo a livello globale grazie anche alla crisi alimentare mondiale, questo sicuramente è uno dei fattori che ha catturato l'attenzione della stampa nazionale e internazionale sul fenomeno della corsa alla terra su scala globale creando maggiore consapevolezza all'interno dell'opinione pubblica sul fenomeno del land

grabbing.

Oltre alla stampa vi sono diverse fonti alle quali possiamo attingere, infatti negli ultimi anni numerose organizzazioni non governative, movimenti sociali, istituzioni internazionali si sono occupate di analizzare questo fenomeno in maniera sistematica studiando sia la dimensione quantitativa che qualitativa del fenomeno, tutto ciò ha reso possibile un monitoraggio e un lavoro di analisi che hanno permesso di comprendere maggiormente la dimensione del fenomeno39. Tra le varie organizzazioni non

governative la Ong Grain40 è stata tra le prime a occuparsi delle analisi quantitative sul

fenomeno lavorando in collaborazione con organizzazioni internazionali quali la

International Land Coalition con l’IFAD41 e l’OXFAM42 che si battono per l'equo

38 M.G. Lucia, P. Lazzaini, op.cit., p. 166. 39 M.G. Lucia, P. Lazzaini, op. cit. pp.166-167.

40 Grain è una piccola organizzazione internazionale senza fini di lucro con sede a Barcellona. Essa sostiene i contadini e i loro movimenti e lotte sociali in difesa di sistemi alimentari basati sulla biodiversità e controllati dalla comunità agricole locali. Opera facendo ricerca e producendo analisi indipendenti, promuovendo il legame di reti a livello locale, regionale e internazionale e coltivando nuove forme di cooperazione. Si occupa soprattutto di Africa, Asia e America Latina.

41 L'International Found for Agricoltural Development (Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo) è un’istituzione finanziaria internazioale e un’agenzia delle Nazioni Unite che è stata istituita a Roma nel 1977 su iniziativa dei paesi produttori di petrolio (OPEC) con lo scopo di finanziare specifici progetti di sviluppo agricolo nelle aree rurali dei paesi dei Paesi in via di sviluppo e combattere la fame e la povertà rurale. L'IFAD si pone come obiettivo quello di far sì che i piccoli agricoltori delle aree rurali e le loro famiglie, siano in grado di sviluppare le capacità essenziali per produrre il reddito necessario al loro fabbisogno e di incrementare la loro produzione alimentare agricola. Gli interventi dell'IFAD (di cui oggi fanno parte 176 paesi) permettono alle comunità rurali di assumere la responsabilità del proprio sviluppo sia grazie a una maggiore possibilità di accesso alle risorse naturali, tecnologiche e produttive, ai mercati e ai servizi finanziari sia grazie ai processi di programmazione a livello locale e nazionale. L'IFAD non si avvale solo di strumenti come prestiti finanziari per combattere la povertà ma promuove programmi e progetti mirati al diretto vantaggio dei piccoli agricoltori dei paesi in via di sviluppo, dando priorità nell'agenda politica internazionale agli investimenti nell'agricoltura familiare e nelle aree rurali. In questa ottica è stata dottata l'Agenda 2030 con obiettivo di una trasformazione rurale inclusiva e sostenibile. 42 L'OXFAM è una confederazione internazionale composta da 18 organizzazioni no profit di paesi diversi che ha lo scopo di combattere la povertà e l'ingiustizia. Collabora con quasi tremila partener locali

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accesso alle terre, e monitorano le acquisizioni su larga scala. Nel 2012 la Ong Grain pubblicò un libro: “The great food robbery, how the corporations control food, grab

land and destroy climate” che documentava 416 casi di accaparramento da parte di

investitori stranieri per investimenti in agricoltura, su una superficie di 35 milioni di ettari in 66 paesi43. Otto anni dopo Grain nel 2016 pubblicava un nuovo report che

documenta circa 500 casi di “accaparramento di terre” che coprono 30 milioni di ettari distribuiti in 78 paesi44. Quindi il fenomeno della corsa globale non accenna a

diminuire.

Nel 2009 grazie alla collaborazione tra la International Land Coalition e il Cirad45venne

creato il database Land Matrix46, si tratta di un'iniziativa di monitoraggio indipendente a

livello globale. L'obiettivo che si pone land matrix è quello di promuovere la trasparenza e il dialogo in relazione agli investimenti sulla terra affinché le decisioni sugli investimenti avvengano in modo responsabile e informato. Una prima versione dell'osservatorio è stata lanciata nel 2012 e poi aggiornata e completamente rivista a giugno del 2013 migliorando l'attendibilità delle informazioni e ad oggi land matrix ha messo in atto un processo che garantisce aggiornamenti continui. Come viene sostenuto nello stesso database online le acquisizioni su larga scala di terra non sono totalmente trasparenti ed è per questo motivo che i dati non possono essere considerati totalmente affidabili. Si possono verificare degli errori se le fonti dell'informazione provengono da fonti non affidabili, questo può avvenire perché in molti paesi gli accordi non prevedono delle procedure prestabilite e le negoziazioni e le decisioni non avvengono su luogo pubblico47. Stefano Liberti parla di “linee rosse” da non oltrepassare, in riferimento a

queste acquisizioni quando parla dell'Etiopia (ma ciò avvieni in molti altri paesi)48 . Il

database land matrix è in continuo aggiornamento, e può essere considerato ad oggi quello più completo che verifica e raccoglie informazioni provenienti da varie fonti,

in oltre 90 nazioni.

43 Grain, The great food robbery, how the corporations control food, grab land and destroy climate, 2011, in www.grain.org, consultato in data 15/10/2017.

44 Grain, El acaparamiento global de tierras en el 2016 sigue creciendo y sigue siendo malo, in www.grain.org, 28 novembre 2016, p.2, consultato in data 16/10/2017.

45 Il CIRAD è' un centro di ricerca francese agronomica e di cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile delle regioni tropicali e mediterranee.

46 Ad oggi il database Land Matrix include ILC (International Land Cohalition); CIRAD (La recherce

Agronomique pour le Developpement), GIGA (German institute of Global and Area Studies), GIZ

(Geselleschft fur Internationale Zuzzammenarbeit), oltre ad essere supportato dall'UE e dalla Swiss Devolepment Cooperation. Cfr. http://landmatrix.org consultato in data 16/10/2017.

47 Cfr. http://landmatrix.org/en/ consultato in data 20/10/2017. 48 S. Liberti, op. cit., p. 39.

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governi e società civili e settore privato. L'analisi di land matrix ci permette di conoscere quali siano i paesi coinvolti e a che stadio si trovino le negoziazioni facendo una distinzione tra accordi conclusi, accordi ancora in fase di negoziazione o in fase di espressione di interesse. Vengono trattate anche le negoziazioni fallite o i contratti annullati. Oggetto di analisi sono anche le finalità d'uso della terra destinata a tali negoziazioni, ad esempio coltivazioni per carburanti e le colture destinate all'uso alimentare sono le voci principali. Attualmente secondo land matrix sono più di 48 milioni gli ettari oggetto di tali acquisizioni e parliamo di contratti conclusi49.

Sebbene in questi ultimi anni la maggior parte dei paesi non si trova di fronte all'impennata dei prezzi dei prezzi dei beni alimentari che nel 2007/2008 aveva sconvolto un po' tutto il mondo, i prezzi continuano a essere alti e l'accesso al cibo è una lotta continua per moltissime persone. Inoltre, ai nostri giorni la situazione è peggiorata dall'enorme impatto del cambiamento climatico50. Ad esempio, i danni ai raccolti in

paesi come il sud delle Filippine portano gli agricoltori a mendicare in mezzo alle strade, o anche come succede in India dove la maggior parte della popolazione vive grazie all'agricoltura e praticamente la vita indiana dipende dalle piogge che quando scarseggiano provocano enormi danni facendo sprofondare nella povertà un altissimo numero di persone.

Il numero degli accordi e dei contratti è in continuo aumento, anche se molti dei progetti più grandi sono falliti portando a una diminuzione degli ettari acquisiti, il fenomeno comunque non accenna a fermarsi51.

1.3.1 Chi investe?

Com'è noto i protagonisti non solo i governi dei paesi del Nord del mondo. Nella corsa globale alla terra sono coinvolte anche le singole imprese che hanno sede in un determinato paese da cui parte l'investimento. Si parla ad esempio di banche, compagnie coinvolte nel finanziamento del progetto di acquisizione, oppure aziende o multinazionali e così via. La terra può essere oggetto di vendita, affitto o concessione da comunità, proprietari terrieri privati o dal governo del paese ospitante che solitamente è coinvolto o in maniera diretta rappresentando una parte attiva del contratto o

49 Cfr. http://landmatrix.org/en/ consultato in data 24/11/2017.

50 Grain, El acaparamiento global de tierras en el 2016 sigue creciendo y sigue siendo malo, op.cit., p.2. 51 Ivi p.5.

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indirettamente attraverso la concessione di finanziamenti o incentivi per l'acquisto di una determinata terra. Anche le compagnie o aziende possono ricevere un supporto dal proprio paese di origine. Inoltre, vi sono nuovi soggetti che fino a pochi anni prima non avevano nessun interesse a investire in agricoltura, parliamo di fondi speculativi, grandi multinazionali e fondi pensione. La terra è diventata un vero e proprio soggetto economico a tutti gli effetti sul quale speculare e investire52. In seguito alla crisi

finanziaria del 2007 con il crollo di Wall Street e delle borse di mezzo mondo la terra è diventata un bene rifugio e cosi investire in agricoltura diventa una soluzione appetibile sul quale puntare per diversi protagonisti del settore finanziario che prima di quel momento forse mai si sarebbero avvicinati a questo settore. Ma d'altronde il ragionamento che hanno fatto investitori e speculatori è stato abbastanza logico, ossia: non si può di certo rinunciare al cibo, la popolazione mondiale continua ad aumentare mentre il cibo scarseggia, allora in quest'ottica sicuramente investire sulla terra diviene un vero e proprio affare53.

Poi c’è il settore privato che collabora con quello pubblico, ossia degli attori sia pubblici che privati che condividono mezzi e risorse con l'obiettivo di ottenere risultati più efficienti. Spesso il settore pubblico supporta quello privato facilitando le acquisizioni attraverso interventi di natura politica o finanziaria. Questo tipo di meccanismo viene presentato come vantaggioso sia per gli investitori che per le comunità locali dove queste acquisizioni avvengono poiché porterebbero più investimenti e quindi anche più lavoro.

I soggetti coinvolti nel fenomeno del land grabbing sono quindi diversi, sia pubblici che privati e hanno finalità differenti. I protagonisti principali sicuramente sono gli stati, e per prima cosa va fatta una distinzione tra paesi investitori e paesi target.

I paesi investitori (o anche chiamati grabbers) sono mossi dall'intento di garantire la sicurezza alimentare delle proprie popolazioni messe notevolmente a rischio in seguito alla crisi globali che hanno coinvolto l'intero pianeta, o motivati dall'interesse di conformarsi alle politiche energetiche derivate dall'aumento del prezzo del petrolio. Essi vedono le acquisizioni di terra su larga scala una soluzione valida a cui aggrapparsi sia per l'approvvigionamento energetico che per quello alimentare54. Questi paesi che

52 S. Liberti, op.cit., p.99. 53 F. Roiatti, op. cit., pp.25-26.

54 M. Nino, Land Grabbing, sovranità territoriale e diritto alla terra dei popoli indigeni, in Diritti umani e diritto internazionale, 2016, n°1 p.186.

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hanno una bassa disponibilità di terra scelgono di acquistarla per poi sfruttarla e ricavarne profitto in modo da garantire la propria sicurezza alimentare.

Il land grabbing viene spesso identificato come una nuova forma di colonialismo e quando si parla di questo fenomeno si tende a classificarlo con uno schema che contraddistingue i paesi del nord come quelli investitori e i paesi del sud come i paesi possessori che cedono le proprie terre. Questo tipo di classificazione tipica del colonialismo, attualmente non è l'unica prospettiva attraverso la quale avviene il fenomeno della corsa alle terre. Infatti con il land grabbing assistiamo alla nascita di nuovi scenari geopolitici sicuramente favoriti dalla globalizzazione, infatti oltre ai paesi del Nord del mondo vi sono nuovi paesi emergenti come la Cina, l’India o i Paesi del Golfo che hanno assunto una posizione centrale nel ruolo di paesi investitori determinando il cambiamento degli scenari di interazione in scenari di tipo Sud-Sud55.

Questi nuovi tipi di scenari si riscontrano anche nell'alterazione degli equilibri mondiali dell'approvvigionamento del cibo, infatti anche gli assetti commerciali sono cambiati, per quanto riguarda il commercio alimentare gli scambi di prodotti agroalimentari sono aumentati notevolmente, ad esempio solo nel 2009 gli scambi si erano attestati a 1169 miliardi di dollari cioè più del doppio rispetto al 199956. Negli ultimi anni lo scambio di

derrate agricole è continuato ad aumentare. Questo mutamento è avvenuto in seguito all'aumento dei tassi di crescita dei consumi alimentari e anche all'affermarsi in paesi del Sud di nuove superpotenze agricole come Brasile e Argentina in America Latina ad esempio, anche i paesi dell'Ex Unione Sovietica hanno cambiato status trasformandosi da importatori in esportatori e la crescita di economie emergenti come quella della Cina e dell'India hanno contribuito al cambiamento dei scenari economici internazionali. In pratica come per altri settori commerciali anche per quello agroalimentare il modello Nord-Sud sta cedendo il passo a quello Sud-Sud57.

Questo nuovo tipo di scenario lo possiamo comprendere anche osservando i dati che il database land matrix ci fornisce in relazione alle acquisizioni di terra su larga scala. Osservando la classifica dei primi dieci paesi investitori possiamo notare la presenza di paesi come la Malesia, Singapore, Brasile che seguono gli Stati Uniti che con 10,127,331 ettari acquisiti sono i primi in questa classifica, un ruolo centrale è ricoperto da Cina e India mentre a rappresentanza dei paesi europei troviamo UK e Paesi Bassi.

55 P. Sellari, op.cit., pp.156-157. 56 P. De Castro, op.cit. pp. 85-86. 57 Ibidem.

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Top 10 paesi investitori58 : USA 10,127,331 Malesia 4,093,234 Singapore 3,270,565 Brasile 2,410,238 Emirati Arabi 2,262,658 China 2,259,451 UK 2,178,488 India 2,102,382 Paesi Bassi 1,841,732 Arabia Saudita 1,617,520S

I motivi conduttori che portano gli stati ad investire sulla terra comprandola o affittandola altrove sono diversi. Paesi emergenti come la Cina e L'india sono motivati dall'esigenza di garantire la sicurezza alimentare alle proprie popolazioni che oltre ad essere in continua crescita mutano anche le loro abitudini alimentari. I paesi del golfo invece ricchi di petrolio con grandi disponibilità finanziarie non possiedono invece le terre necessarie per assicurarsi l'approvvigionamento alimentare della popolazione allora decidono di acquistarla e affittarla altrove59. Oltre al problema della sicurezza

alimentare un altro fattore è sicuramente quello dell'approvvigionamento energetico che è la causa principale che ha spinto Europa e Stati Uniti a scegliere di acquistare migliaia di ettari di terra nei paesi in via di sviluppo destinati alla produzione dei biocarburanti.

1.3.2 La Cina.

La Cina è un paese in continua crescita, sia per quanto riguarda la sua economia che per quanto riguarda la sua influenza nelle relazioni geopolitiche mondiali. A crescere però non è solo la sua economia e la sua influenza politica, ma anche la necessità di assicurare alla popolazione l'accesso al cibo e la sicurezza alimentare di cui ha bisogno. Infatti, la popolazione cinese è in costante aumento e attualmente rappresenta circa il

58 http://landmatrix.org/en/ consultato in data 24/11/2017. 59 F. Roiatti, op. cit., p.36.

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20% della popolazione mondiale, ma possiede solo il 7% di terra coltivabile, un problema che sicuramente in seguito all'aumento dei prezzi dei beni alimentari del 2007/2008 si è aggravato60. Uno dei motivi che ha portato alla perdita di milioni di

ettari di terra coltivabile sono state le politiche di urbanizzazione forzate, infatti dove prima vi erano campi di grano o di riso ora sorgono invece nuovi insediamenti urbani. Inoltre, anche la scarsità dell'acqua rappresenta un importante problema che la Cina deve affrontare, infatti i terreni sono inquinati dalle sostanze nocive rilasciate dalle industrie e la siccità che spesso negli ultimi ha colpito questa nazione sicuramente ha aggravato il problema della scarsità delle risorse idriche. Oltre allo scarso patrimonio idrico la Cina deve far fronte quindi a un patrimonio agricolo altrettanto scarso poiché un sesto delle terre coltivabili sono inquinate da metalli pesanti e il 40% delle terre si sta compromettendo a causa dell'erosione e della siccità61. Anche il cambiamento di dieta

della popolazione cinese ha inciso fortemente sul mercato delle materie prime, in particolare a causa dell'aumento del consumo di carne soprattutto di maiale. In una situazione di questo tipo l'obbiettivo primario da raggiungere e la food security62.

Secondo il database di land matrix la Cina si colloca al sesto posto tra i primi dieci paesi investitori con 2.259 451 di ettari acquisiti63. La Cina viene quindi considerata tra i

maggiori paesi investitori, e quando si pensa agli investimenti cinesi sulla terra il pensiero va subito all'Africa. La Cina è tradizionalmente presente in Africa, vantando un legame cinquantennale con il continente africano, soprattutto nello sfruttamento delle materie prime e nella costruzione di infrastrutture. Per quanto riguarda il settore agricolo la sua presenza in investimenti su progetti agricoli risulta meno importante, quanto meno secondo le fonti ufficiali64.

Secondo un’analisi svolta da Stefano Liberti l'invasione cinese in Africa è diventata ormai uno stereotipo ma in realtà non ci sarebbero stati investimenti rilevanti in agricoltura né un’immigrazione eccezionale di contadini cinesi in terra africana. I progetti agricoli in cui il governo cinese è coinvolto sono perlopiù di piccole dimensioni e destinati per il mercato interno. Attualmente tali progetti agricoli sono condotti da imprese private di piccola o media taglia che seguono uno sviluppo di per sé

60 Ibidem. 61 Ibidem.

62 P. De Castro, op cit., p. 88.

63Cfr. http://landmatrix.org/en/ consultato in data 24/11/2017. 64 Ibidem.

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trascurabile65.

Quindi sebbene la Cina sia un soggetto attivo nella corsa globale alla terra, la percezione che le viene attribuita dalla stampa potrebbe essere esagerata soprattutto in riferimento all'Africa, essa è il principale investitore diretto in Laos e in Cambogia in particolare per la produzione di riso e di gomma66. La Cina infatti è tra i primi

consumatori di gomma al mondo e questo è il motivo principale dei suoi investimenti in queste regioni. Mentre gli accordi che il governo cinese ha stretto con Filippine e Indonesia riguardano la produzione di riso, palma da olio, canna da zucchero e grano. Dai dati di land matrix emerge come la Cina abbia stipulato ben 66 land deals nel sud-est asiatico per un totale di 617.228 ettari di terra acquisiti67.

L'importanza della presenza della Cina in Africa è stata ampiamente riportata dai media a partire dal 2006 anno in cui capi di stato e di governo di 48 paesi africani si riunirono a Pechino per il Summit del Forum per la cooperazione tra Cina e Africa il FOCAC

Forum on China-Africa Cooperation. Si tratta di un organismo istituito nel 2000 e da

allora impegnato a promuovere la cooperazione e le relazioni commerciali e politiche tra Cina e Africa68. Nel 2000 ci fu il primo forum a Pechino che poi si è ripetuto ogni tre

anni, il governo cinese si è servito di questi forum per stipulare accordi economici e politici confermando il suo ruolo di primo piano nel continente africano. Ruolo che sicuramente è andato via via crescendo se si pensa che ad esempio che sul piano economico nel 2006 furono stanziati cinque miliardi di dollari che poi nel 2009 sono diventati dieci, poi venti nel 2013 fino a raggiungere i 60 miliardi nel 201569.

Durante il Summit di Pechino del 2006 il presidente cinese Hu Jintao proclamò quali erano i piani futuri che la Cina aveva in serbo per il continente africano, ossia il raddoppiamento degli aiuti dati all'Africa nel 2006, la cancellazione del debito dei paesi maggiormente indebitati e/o meno sviluppati, l'offerta di 3 miliardi di dollari in prestiti preferenziali e 2 miliardi in crediti all'esportazione; la creazione di un fondo di sviluppo Cina-Africa per incoraggiare le compagnie cinesi a investire in Africa, l'addestramento di 15.000, professionisti africani nel settore agricolo, culturale e medico con una

65 S. Liberti, op cit. pp. 59-61.

66 L. Cotula, The international political economy of the global land rush: A critical appraisal of trends,

scale, geography and drivers, in www.fao.org consultato in data 15/11/2017. 67 Cfr. www.lanmatrix.org consultato in data 4/11/2017.

68 C. Brighi, I. Panozzo, I. M. Sala, Safari cinese. Petrolio, risorse, mercati. La Cina conquista l'Africa. Milano, O Barra O edizioni, 2007, p.14.

69 M. Finazzi, FOCAC 2015: un salto di qualità per le relazioni sino-africane? in ISPI Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, 9/12/2015, in http://www.ispionline.it consultato in data 4/11/2017.

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particolare attenzione alla lotta alla malaria e dal punto di visto commerciale l'aumento considerevole del numero delle merci africane che potevano entrare in Cina senza dazi e la creazione di 5 “ zone di cooperazione commerciale ed economica”70. In seguito, il

ruolo della Cina in Africa è aumentato notevolmente ad esempio il valore degli scambi

commerciali passò da 10,6 miliardi nel 2000 a 210 miliardi nel 2014

71

.

L'importante ruolo rivestito dalla Cina in Africa ampiamente dimostrato e confermato con il passare degli anni, sicuramente ha suscitato l'attenzione degli osservatori internazionali e dei media che spesso hanno criticato la presenza cinese nel continente africano definendola come una nuova forma di colonialismo mossa più dai propri interessi che dallo spirito di cooperazione e di aiuto allo sviluppo africano72.

La notevole presenza cinese in Africa dimostrata e confermata negli anni e messa in risalto dai media internazionali sicuramente ha contribuito a renderla nell'immaginario collettivo come una tra le nazioni in prima linea nel fenomeno del land grabbing. Come riportato precedentemente uno degli obiettivi primari del governo cinese è il raggiungimento della food security ed è in questo senso che nel 2008 la National

Development and Reform Commission, Agenzia di Pianificazione di Pechino creò delle

linee guida di medio-lungo periodo per raggiungere la sicurezza alimentare del paese fissando come obiettivo la produzione di 540 miliardi nel 2020 la data che avrebbe segnato l'autosufficienza73. In questo documento le acquisizioni di terra in larga scala

non rientravano nel piano dell'agenda cinese con l'eccezione di alcune coltivazioni di soia in Brasile74. Nel 2009 il ministro cinese Niu Dun smentì ufficialmente che la Cina

volesse partecipare all'acquisizione di terre su larga scala in altri paesi75.

Tuttavia, l'obiettivo della sicurezza alimentare rimane primario per il governo cinese, e senz'altro non si può affermare con certezza che le politiche cinesi riguardo la corsa alle terre non possano cambiare. Inoltre, è doveroso sottolineare che le modalità d'azione con cui avvengono le acquisizioni non sempre son limpide per cui rimane sempre difficile dare stime ufficiali di ciò che realmente accade.

70 C. Brighi, I. Panozzo, I.M. Sala, op.cit., pp. 15-16. 71 M. Finazzi, op. cit.

72 Ibidem.

73 P. Sellari, op. cit. p. 159. 74 Ibidem.

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1.3.3 I Paesi del Golfo.

Tra gli attori attivi nella corsa alle terre un ruolo di primo piano viene attribuito anche a gran parte dei paesi del golfo. Questi paesi dispongono di ingenti risorse economiche, ma son poveri di terreni su cui sviluppare l'agricoltura, per cui sicurezza alimentare e autosufficienza agricola sono per loro degli obiettivi primari.

Il problema delle terre coltivabili e della sicurezza alimentare non è una novità per questi paesi. A partire dagli anni '70 in Arabia Saudita fu lanciato un importante programma di sovvenzioni statali proprio per garantire la sicurezza alimentare e non dipendere troppo dalle esportazioni76. Nel 1973 in seguito allo shock petrolifero i paesi

occidentali minacciarono i paesi dell'OPEC77 di bloccare le esportazioni di cibo in

risposta al blocco delle esportazioni di greggio fatto dai paesi produttori di petrolio. l'Arabia Saudita affrontò questa situazione con l'attuazione di diverse politiche di impulso alla produzione. A partire dal 1978 fu lanciato un piano di sostegno alla produzione di grano, organizzato in un sistema di sussidi, praticamente lo stato acquistava la produzione di grano a prezzi molto più alti rispetto a quelli reali di mercato. Quando partì questo programma prevedeva il versamento di 933 dollari per ogni tonnellata di grano mentre il prezzo reale di mercato corrispondeva a 165 dollari78.

Ovviamente gli agricoltori hanno risposto anche troppo positivamente a questo piano e nel 1984 l’Arabia Saudita raggiunse l'autosufficienza in grano e nel 1992 divenne addirittura la sesta tra i maggiori esportatori mondiali79. Il prezzo di questi risultati fu

molto alto, infatti tutto ciò era reso possibile da uno sfruttamento sconsiderato delle risorse idriche già scarse che non sarebbe potuto andare avanti all’infinito, infatti tale sfruttamento sfrenato avrebbe portato ad esaurire le riserve d'acqua dolce forse nell'arco di trent'anni80. Recentemente la situazione è molto cambiata, innanzitutto il governo

saudita si rese conto dell'esauribilità dell'acqua di cui disponeva e decise per il blocco della politica di sussidi graduale e poi definitivo entro il 201681. Così il paese

ricominciò ad importare ad esempio nel 2008 il regno saudita importò circa 880.000

76 S. Liberti. op. Cit. p. 55.

77 L'OPEC è l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Organization of the Petroleum Exporting

Countries) istituita a Baghdad nel 1960 e comprende 14 paesi che si sono associati formando un cartello

economico per negoziare con le compagnie petrolifere aspetti riguardanti le quantità di petrolio da esportare e i prezzi.

78 S. Liberti, op. cit., p.56. 79 Ivi p.57.

80 F. Roiatti, op.cit., pp. 46-47. 81 Ibidem.

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tonnellate di frumento. A partire dagli anni 2007/2008 a causa della crisi alimentare il problema dell'autosufficienza alimentare tornò ad essere imponente considerando anche che la popolazione saudita è in continua crescita, e si stima che nel 2035 arriverà a raggiungere i 39 milioni di abitanti82. Il governo saudita ma anche i governi degli altri

paesi del golfo come Qatar, Kuwait e Emirati Arabi dovettero far fronte al blocco delle esportazioni di grano e riso da paesi come Vietnam, India, Argentina che in seguito all'aumento dei prezzi dei beni alimentari e della crisi alimentare del 2007/2008 decisero di chiudere le frontiere e trattenere in patria riso e grano per il fabbisogno interno così da scongiurare rivolte interne83.

Di fronte a una situazione di questo tipo, dove i prezzi del cibo erano cresciuti alle stelle, i paesi produttori bloccavano le esportazioni e la produzione di cibo sufficiente a sfamare le intere popolazioni dei Paesi del Golfo era resa impossibile dalla scarsità di terre coltivabili, i governi di questi paesi erano quindi decisi a trovare nuove soluzioni.

Acquistare terra coltivabile all'estero per la produzione di cibo da destinare in patria è parso un ottimo investimento per la sicurezza alimentare di questi paesi, per la pace interna e per la difesa degli interessi nazionali. Nel 2009 il governo saudita lanciò la

King Abdullah Initiative for Saudi Agricultural Investiment Abroad (KAISAIA) si tratta

di un'agenzia con la quale il governo saudita vuole facilitare le acquisizioni di terra e gli investimenti da parte del settore privato attraverso il supporto dello stato84. La

KAISAIA è guidata dal ministero del commercio e dell'industria, mira a investire in paesi che hanno un alto potenziale agricolo e che offrono incentivi governativi, regolamenti amministrativi che siano incoraggianti per i paesi investitori85. L'agenzia

inizialmente partì con lo stanziamento di tre miliardi di rial cioè circa 620 milioni di euro per stimolare attraverso prestiti e altre forme di agevolazioni gli investitori sauditi interessati a investire in altri paesi. Investitori e responsabili del governo iniziarono a visitare i possibili paesi su cui investire valutando sia la vicinanza geografica sia le condizioni delle terra. Si diressero in Sudan, Etiopia, Turchia, Ucraina Vietnam e Filippine e presto i primi accordi furono firmati e i primi progetti partirono86.

Nell'agosto 2009 l'Islamic Developement Bank insieme a un gruppo di investitori sauditi fece partire un piano che prevedeva l'acquisto e quindi lo sviluppo agricolo di 700.000

82 Ibidem.

83 F. Roiatti op.cit. pp. 48-49. 84 Ibidem.

85 Ibidem.

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