Il fenomeno dell’accaparramento delle terre nello stato delle Tanzania.
4.1 Quadro generale del paese.
4.2.2 Dal Socialismo alla liberalizzazione del mercato.
Il periodo tra gli anni ‘70 e ‘80 rappresentò una profonda spaccatura politica nella storia della Tanzania. La crisi economica e l’indebitamento infatti portarono alla fine dell’ujamaa e all’inizio di un grande processo di liberalizzazione dell’economia.
La situazione economica in Tanzania fu aggravata non solo dalla guerra contro l’Uganda nel 1978-1979 e dal peso sulle casse dello stato in conseguenza allo scioglimento della East African Community nel 1977, ma un importante ruolo lo ebbe la inefficienza del settore pubblico e la diminuzione della produzione agricola. L’impatto negativo sulla produzione agricola fu causato da diversi elementi14:
- calo in termini di scambio delle materie prime agricole sui mercati internazionali; - le avverse condizioni climatiche;
- il sistema creato dalla ujamaa di villaggizzazzione; - la politica governativa di fissazione dei prezzi;
- la bancarotta degli enti statali che avevano il compito di distribuire sementi e fertilizzanti ai contadini e di acquistare e commercializzare i prodotti agricoli.
Tutto ciò, fu accompagnato da una grave crisi dei servizi sociali, e dalla crescita rapida del contrabbando.
In seguito al fallimento dei negoziati con il FMI nel 1979 mirati a ottenere un prestito, il governo lanciò una serie di programmi di riforma economica. Tuttavia, questi programmi non ottennero il risultato sperato15.
Proprio durante questa situazione economica ci fu una spaccatura all’interno della leadership politica, infatti da una parte Nyerere, sebbene si dimostrasse favorevole a intraprendere delle riforme economiche, non era disposto ad abbandonare i capisaldi ideologici dell’ujamaa, e dall’altra parte vi era un gruppo di riformatori che sosteneva l’adozione di un programma di sviluppo economico in linea con gli altri paesi africani che stavano attuando i piani di aggiustamento strutturale. L’aggravarsi della crisi economica e la spaccatura politica spinsero a Nyerere a non ricandidarsi alle elezioni del 1985, e divenne presidente della Tanzania Hassan Mwinyi. Con il nuovo presidente la politica economica del Paese cambiò direzione e con l’adozione dell’Economic
Recovery Plan si intraprese la strada dell’aggiustamento strutturale. Dalla metà degli
anni ottanta il commercio estero venne liberalizzato, furono aboliti i controlli sui prezzi
14 Ivi pp. 158-159. 15 Ibidem.
dei prodotti agricoli e i sussidi statali per l’acquisto dei fertilizzanti, la maggior parte delle imprese parastatali vennero privatizzate o poste in liquidazione e inoltre furono introdotte misure di recupero dei costi nei settori della sanità e dell’istruzione. La fine della ujamaa e l’adozione del programma di aggiustamento strutturale segnarono una svolta politica significativa. Infatti, il sistema basato sul socialismo e sull’ideologia della ujamaa, dai tratti solidaristici e al tempo stesso autoritari, promosso durante gli anni sessanta settanta lasciò spazio a un nuovo sistema incentrato sui meccanismi di mercato. Si passò dal partito unico a una democrazia pluripartitica, il multipartitismo fu reintrodotto nel 199216.
Nel corso dei primi dieci anni di riforme economiche si registrò un tasso di crescita superiore al 3% che però fu accompagnato da un peggioramento della qualità di vita. Nelle regioni rurali la liberalizzazione dei prezzi dei prodotti agricoli, l’abolizione dei sussidi all’acquisto dei fertilizzanti e l’introduzione di misure di recupero dei costi nei settori sociali, limitarono notevolmente i possibili benefici che questo nuovo contesto economico avrebbe potuto offrire ai piccoli contadini. Le riforme messe in atto con i programmi di aggiustamento strutturale non portarono a una crescita della produzione agricola significativa, e nelle aree urbane la crisi si aggravò consumando i redditi degli impiegati pubblici e alimentando il settore informale. Inoltre, calò il tasso di iscrizione alle scuole e anche l’aspettativa di vita diminuiva, questo anche a causa della rapida diffusione dell’epidemia di HIV e AIDS. Durante gli anni 1995-2005 si registrano tassi di crescita ancora più elevati del Pil e una stabilizzazione dei conti macroeconomici. Ma ancora una volta al miglioramento dell’economia non corrispondeva un miglioramento delle condizioni di vita di gran parte della popolazione. Nel quinquennio 2000-2005 l’aspettativa di vita calò a 46 anni. Anche l’indice di sviluppo umano subì un arresto durante gli anni novanta e passo da 0,435 nel 1990 a 0,416 nel 200017. Secondo le stime
attuali l’indice di sviluppo umano è pari a 0.531 e l’aspettativa di vita è di 65 anni18.
Alla fine degli anni ‘90 i costi piuttosto alti delle riforme economiche avevano spinto il governo a intraprendere una rivalutazione della politica di sviluppo e in tal senso nel 2000 ci fu l’adozione del Poverty Reduction Strategy Paper. Il governo del Paese da una parte era determinato a continuare ad attuare le politiche macroeconomiche con l’obiettivo di rafforzare il mercato e dall’altra parte però vi era la necessità sempre più
16 Ibidem. 17 Ibidem.
urgente di contrastare la povertà. La tensione tra crescita economica e lotta alla povertà continuava ad essere presente anche negli anni successivi. Nel 2005 fu adottata la
National Strategy for Growht and Reduction of Poverty che era basata sulla necessità di
creare delle nuove opportunità affinché la popolazione potesse crescere economicamente. Uno dei punti principali attraverso i quali doveva avvenire la crescita economica, era la regolarizzazione e l’assegnazione di proprietà che avrebbero dovuto facilitare l’utilizzo da parte dei residenti della loro terra e quindi della loro proprietà come garanzia per ottenere dei prestiti dalle banche e creare imprese19. Lo sviluppo
economico e la riduzione della povertà dovevano avvenire attraverso l’applicazione delle leggi sulla terra del 1999 e il completamento della riforma del governo locale. La riforma del regime fondiario e la riforma del governo locale avevano come obiettivi sia quello di stimolare la crescita economica e sia quello di ridurre la povertà, comunque sia, l’attuazione di queste riforme ha incontrato numerose difficoltà soprattutto nel realizzare l’obiettivo della riduzione della povertà.
Nel caso della riforma della terra, la Village Land Law introduceva un’importante innovazione ossia la possibilità da parte di un individuo o una famiglia di ottenere da parte delle autorità del villaggio un certificato di diritto consuetudinario di occupazione su un appezzamento di terra. I diritti consuetudinari furono istituzionalizzati ed equivalevano agli altri diritti fondiari concessi dallo stato mentre l’amministrazione della terra fu decentralizzata e affidate alle autorità di villaggio.
La riforma fondiaria mantenne la proprietà pubblica e furono istituite tre diverse categorie di terra20 :
- la reserved land che appartiene ai parchi nazionali, le riserve naturali o marine e comprende circa il 30-40% dell’area del paese ed è amministrata dal governo centrale e dalle istituzioni locali;
- la village land viene amministrata a livello locale dal Village Council, la cui proprietà è per consuetudine della comunità locale che la usa. Essa rappresenta i circa 10.000 villaggi presenti in Tanzania e comprende circa il 70% dell’area del paese;
- la general land di cui può disporre a proprio piacimento il governo e quindi amministrata direttamente dal governo per mezzo del Commissioner for Land o il Tanzania Investiment Center (TIC).
19 A. Pallotti, op.cit., pp. 167.
20 E. Sulle, F. Nelson, Biofuels, land access, and rural livelihoods in Tanzania, in https://www.iied.org/ 2009, pp. 35-38, consultato din data 20/02/2018.
Con la nuova riforma della terra era previsto quindi il rilascio di titoli di occupazione che potevano essere sia individuali che di villaggio. Una volta che il governo segna i confini e rilascia il certificato di occupazione della terra, le autorità del villaggio hanno il compito di registrare e rilasciare i nuovi titoli di occupazione individuale. Il problema di questo tipo di regime stava nel fatto che l’ottenimento di un certificato di proprietà precludeva dei passaggi burocratici piuttosto complessi e dai costi alti collocando così in una posizione decisamente svantaggiata categorie di popolazione di per sé già vulnerabili. Inoltre, queste nuove norme, favoriscono gli investimenti sia privati che nazionali, mentre le insufficienti risorse materiali e capacità tecniche a disposizione dell’amministrazione centrale e delle autorità di villaggio contribuiscono a intensificare i fenomeni di accaparramento delle terre21. Il rischio del land grabbing inoltre è stato
amplificato dalla complessità del regime fondiario ancora confuso, dagli effetti delle politiche di villaggizzazione sulle norme, le pratiche tradizionali di accesso alla terra e alle risorse naturali a livello locale e da quelle dinamiche di tipo informale che caratterizzano la compravendita della terra e che si sono rafforzate negli ultimi decenni22. Gli alti costi dei certificati inoltre, sono stati un ostacolo difficile da superare
per quanto riguarda il processo di attribuzione dei titoli di proprietà individuale della terra disciplinato dal Village Land Act. Infatti, alla fine del 2011 solo 157.968 certificati erano stati assegnati23. Se si considera che ben otto milioni di terra attendevano di essere
formalmente registrati, allora si può capire quanto sia modesta questa cifra24.
Ma se da un lato il processo di assegnazione dei titoli di proprietà della terra ai piccoli contadini è piuttosto rallentato, dall’altro la Tanzania è stata coinvolta da numerosi investimenti finalizzati alla produzione di carburante, legname e di altri prodotti agricoli da esportazione. 21 A. Pallotti, op.cit., 168-169. 22 Ibidem. 23 Ibidem. 24 Ibidem.