• Non ci sono risultati.

Land grabbing in Africa Subsahariana: le zone più colpite.

Land grabbing in Africa Subsahariana.

3.2 Land grabbing in Africa Subsahariana: le zone più colpite.

Il land grabbing in Africa è stato descritto come una nuova forma di colonialismo, senz'altro il continente africano segnato da un passato coloniale molto importante in un certo senso lo sta rivivendo con il fenomeno dell'accaparramento delle terre, sebbene attraverso dei tratti diversi.

L'Africa Subsahariana, ma come altre regioni dell'Africa e del mondo sottosviluppato, negli ultimi anni ha visto un'accelerazione della mercificazione delle terre caratterizzata dalla vendita di terre pubbliche a società e governi stranieri volta alla produzione di cibo, di biocarburanti, alla estrazione mineraria, allo sviluppo turistico o per altri usi agricoli e commerciali. Come abbiamo visto queste pressioni sono avvenute e man mano aumentate in seguito alla crisi alimentare del 2007/2008.

I paesi africani attratti dalla possibilità di far ripartire le proprie economie grazie agli investimenti stranieri, hanno incentivato le acquisizioni di terra su larga scala nelle loro regioni. Il fatto è che spesso le forme con cui avvengono gli accordi non danno i risultati sperati creando invece divisione tra le società africane, le comunità e tra i cittadini e gli stati19.

Le terre che spesso sono destinate alla coltivazione di colture per la produzione di biocarburanti, invece che di cibo per la popolazione locale, aggravano la situazione di povertà e di fame che milioni di persone in Africa vivono. L’impatto sulla sicurezza alimentare non è l’unico, infatti più aumentano le acquisizioni di terra più aumenta l'instabilità politica di questi paesi e allo stesso tempo aumenta la rivalità tra le comunità per l'accesso all'acqua e alla terra, tutto ciò non fa altro che rincarare sulla disgregazione sociale che può poi sfociare in conflitti civili e guerre tra stati. D’altra parte, c’è invece chi sostiene il fenomeno del land grabbing africano, sottolineando quali possano essere i risvolti positivi che esso può causare, ad esempio nuovi posti di lavoro per le comunità locali, il miglioramento dello stile di vita della popolazione20 e la possibilità di limitare i

rischi che possono derivare dalla dipendenza da una sola risorsa come ad esempio nel caso del Sudan con il petrolio o il rame nello Zambia21.

Nella maggior parte di paesi africani la terra è nazionalizzata o comunque controllata dallo stato. Ad esempio, in Etiopia la nazionalizzazione della terra è prevista dalla

19 R. Hall, Land grabbing in Southern Africa: the many face of the investor rush, in Review of African Political Economy, 21 giugno 2011, in http://www.tandfonline.com, consultato in data 18/01/2018. 20 M. Di Salvo, Guerra D'Africa. Land Grabbing, Bologna, Minerva, 2016, p.55.

costituzione del 1995, in Mozambico è prevista dalla costituzione e dal Land Act del 1997, in Tanzania è prevista dal Land Act del 1999 e dal Village Land Act del 1999. In questi casi la terra non può essere venduta. Poi vi sono alcuni paesi africani che sebbene hanno introdotto la proprietà privata all’interno dei loro ordinamenti, la maggior parte della terra comunque è controllata dallo stato22. In altri paesi la terra può essere

acquisita attraverso delle procedure di registrazione della terra (ad esempio in Kenya, Madagascar e Mali). Tranne che in alcune eccezioni la proprietà della terra non viene riconosciuta formalmente e questo avviene in modo particolare nelle zone rurali dove le terre appartengono ai villaggi, gruppi o famiglie in base al diritto consuetudinario. Secondo la Banca Mondiale solo una minima parte della terra africana è riconosciuta formalmente, precisamente si parla di cifre che vanno dal 2% al 10% della terra in totale23. Ad esempio, in Camerun solo il 3% della terra è formalmente registrata e

appartiene principalmente a élites urbane come ad esempio politici, uomini d’affari o funzionari statali. In Sudan ad esempio anche se la proprietà privata è formalmente riconosciuta ben il 95% della terra appartiene allo stato24. La scarsa diffusione della

proprietà privata in parte è dovuta alle complicate procedure che devono essere affrontate per la registrazione della terra (come ad esempio accade in Mali o in Camerun). Inoltre, dove vige il diritto consuetudinario, nelle aree rurali, la comunità locale spesso non sente l’esigenza di un riconoscimento formale di proprietà privata sulle loro terre. Questo comporta il fatto che anche dove gli stati riconoscono la proprietà privata, di fatto la terra viene controllata dallo stato anche se in realtà la terra viene lavorata e abitata dalla comunità locale25.

Per capire meglio la grandezza del fenomeno in Africa riporto alcuni dati ricavati dal database land matrix, come specificato precedentemente si tratta di stime e non di dati certi, tuttavia sono utili per rendersi conto della grandezza del fenomeno. Secondo land

matrix tra i primi dieci paesi target cinque sono africani26. La Repubblica Democratica

del Congo con circa sette milioni di ettari ceduti è il paese più colpito a livello mondiale, gli altri paesi africani che rientrano tra i primi dieci più colpiti a livello mondiale sono: Sud Sudan (2.691.453 ha), Mozambico (2.521.460 ha), Congo

22 L. Cotula, S. Vermeulen, R. Leonard, J. Keeley, Land grabbing or development opportunity?

Agriultural investment and internatonal land deals in Africa, in www.fao.org,, 2009, pp. 74-75.

consultato in data 20/01/2018. 23 Ibidem.

24 Ibidem. 25 Ibidem.

(2.303.379 ha) e Liberia (1.883.871 ha) rispettivamente al sesto, settimo, ottavo e nono posto nella classifica dei paesi target più colpiti. Tra i paesi africani più coinvolti inoltre vi sono Etiopia con circa un milione di ettari di terra ceduti, Ghana (940,594 ettari ceduti) Sierra Leone (777,909 ha), Zimbabwe (642,677 ha), Zambia (611,198 ha), Madagascar (588,322 ha), Tanzania (281,922 ha)27. Su un totale di 1503 contratti ben

589 sono stati stipulati in Africa precisamente così distribuiti 28:

- Africa Orientale: 293 contratti (i paesi interessati sono: Etiopia, Kenya, Madagascar, Mozambico, Malawi, Ruanda, Tanzania, Uganda, Zambia, Zimbabwe, Mauritius); - Africa Occidentale: 166 contratti i paesi interessati sono: Benin, Costa D’Avorio, Ghana, Guinea, Liberia, Mali, Mauritania, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Guinea Bissau, Burkinafaso)

- Africa Centrale: 72 contratti (i paesi interessati sono: Angola, Camerun, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Repubblica Centrafricana, Sao Tome and Prince);

- Nord Africa: 47 contratti (le regioni interessate sono: Egitto, Marocco, Sud Sudan, Sudan, Algeria, Tunisia).

Da questi dati emerge come praticamente l’intero continente sia coinvolto nel fenomeno dell’accaparramento delle terre, le cifre sono sicuramente altissime. Sempre più dati inoltre mostrano che le terre acquisite tramite contratti d’affitto o concessioni sono terre pubbliche ma che in realtà appartengono alla comunità rurale locale29. Queste

acquisizioni se continuano ad aumentare in questa maniera così rapida potrebbero mettere a rischio ottanta milioni di piccoli agricoltori africani che contribuiscono al trenta per cento de prodotto interno lordo e al quaranta per cento della sua esportazione, coinvolgendo un gran numero di cittadini poveri impiegati nelle filiere produttive30.

Tra i principali investitori in Africa vi sono gli Stati Uniti e i paesi europei i quali sono spinti particolarmente dall’industria dei biocarburanti, i Paesi del Golfo in particolare Emirati Arabi e Arabia Saudita spinti soprattutto dall’obbiettivo di garantire la sicurezza alimentare delle proprie popolazioni. Inoltre, è significativa anche la presenza dello stato indiano mentre per quanto riguarda la Cina sebbene vanti un legame cinquantennale con il continente africano, la sua presenza in termini di investimenti agricoli su larga scala è minore rispetto a quello che si pensa.

27 Ibidem. 28 Ibidem.

29 R. Hall. op. cit. pp., 194-196. 30 Ibidem.