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La collina del benessere. Ospitalità, sport e tempo libero come elementi culturali di valorizzazione territoriale

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Academic year: 2021

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INDICE ABSTRACT

INTRODUZIONE Presupposti e obiettivi Strumenti e metodo

1.  LE  DINAMICHE  DEL  TEMPO  LIBERO  E  LA  CULTURA  DEL  TURISMO 1.1 Lo sviluppo del fenomeno “tempo libero”

1.1.1 L'affermazione come tempo sociale 1.1.2 La gestione organizzata

1.1.3 L'avvento nella società industriale 1.2 La sociologia del tempo libero

2.2.1 I principali orientamenti teorici

2.2.2 Le quattro definizioni secondo Dumazedier 1.3 La dinamica produttrice del tempo libero

1.3.1 La quotidianità nella società dei consumi 1.3.2 Le nuove problematiche

1.4 L'evoluzione storica del turismo

1.4.1 Le origini del senso di ospitalità 1.4.2 Dal Grand Tour ai viaggi organizzati 1.4.3 Dal turismo di massa al turismo attuale

2.  IL  TURISMO  MONTANO:  MODALITÀ  DI  FRUIZIONE  E  PROMOZIONE  DEL  TERRITORIO 2.1 Le Alpi: mito e realtà di un grande spazio turistico

2.2 Le tendenze in atto nel turismo alpino

2.2.1 Le difficoltà del “prodotto montagna” 2.2.2 Il profilo del turista montano

2.3 Il turismo montano e la crisi economica

2.4 Le destinazioni montane come modelli di business 2.4.1 I nove clusters

2.4.2 Osservazioni sui modelli di destinazioni montane 2.5 I fattori di competitività delle destinazioni turistiche montane 2.6 Le indicazioni di policy per lo sviluppo turistico della montagna 2.7 Considerazioni finali: il settore montano in Italia

3.  IL  BINOMIO  SPORT  E  TURISMO 3.1 Il fenomeno “turismo sportivo” 3.1.1 Le origini sociologiche 3.1.2 La definizione dell’OMT 3.1.3 Prime sistematizzazioni 3. 2 Sport in vacanza o vacanza sportiva

3.2.1 La composizione della domanda 3.2.2 Lo sport-turismo

3.2.3 Il turismo sportivo 3.3 Il turista sportivo

3.3.1 Gli spettatori e i praticanti 3.3.2 Il caso italiano

3.4 L’offerta di turismo sportivo 3.4.1 Il sistema coordinato 3.4.2 Gli attori dell’offerta

3.4.3 Il futuro: antinomia outdoor vs indoor

4. IL TURISMO NELLA PROVINCIA DI BERGAMO: POLITICHE E STRATEGIE DI RILANCIO 4.1 L’offerta turistica della provincia di Bergamo

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4.1.1  Il  diverso  utilizzo  delle  strutture  alberghiere 4.1.2 Le aree sistema

4.2 Il sistema di accoglienza 4.2.1 L'offerta alberghiera 4.2.2 La ricettività familiare

4.2.3 Le strutture extralberghiere tradizionali 4.3 L’attrattività del sistema turistico “Orobie bergamasche”

4.3.1 Gli aspetti storico artistici 4.3.2 Le aree naturalistiche 4.3.3 I percorsi turistici di trekking 4.4 I servizi accessori alla ricettività

4.4.1 Gli impianti sciistici

4.4.2 Gli impianti di risalita estivi 4.4.3 Gli impianti sportivi

4.5 Politiche e iniziative di rilancio territoriale 4.5.1 Promozione, comunicazione e marketing 4.5.2 La politica turistica

4.6 Il progetto “vacanza attiva e sportiva” per le valli bergamasche 4.6.1 Articolazione

del progetto

4.6.2 La specializzazione sportiva per gli agonisti

5. SPORT E ATTIVITÀ FISICHE IN ITALIA: MODIFICHE STRUTTURALI E NUOVE TENDENZE

5.1 La pratica sportiva

5.1.1 I benefici sulla salute 5.1.2 L’evoluzione nella società 5.2 Lo scenario europeo

5.2.1 La definizione della UE 5.3 Lo scenario italiano

5.3.1 Dallo sport di pochi allo sport di molti 5.3.2 Le caratteristiche dell'utenza

5.3.3 Le dinamiche territoriali 5.3.4 Le motivazioni dei praticanti 5.3.4 Le attività praticate

6. L'IMPIANTISTICA SPORTIVA 6.1 I luoghi dello sport

6.2 La distribuzione degli impianti sul territorio 6.3 Le nuove tendenze

6.4 Casi studio

6.4.1 Salewa Headquarters, Bolzano 6.4.2 Wellnesspark, Mosca

6.4.3 Palamonti, Bergamo

6.4.4 Les Bains des Docks, Le Havre 6.4.5 Marnix Sport Centre, Amsterdam 6.4.6 Circolo bocciofilo, Cagliari 6.4.7 Centro di climbing, Rotterdam

7.  LE  STRUTTURE  ALBERGHIERE:  TRA  OSPITALITÀ      E  COMUNICAZIONE 7.1 L'evoluzione della struttura alberghiera

7.2 La condizione del settore alberghiero italiano al tempo della crisi 7.3 L’evoluzione della domanda turistica in Italia

7.3.1 La variabile temporale nei flussi di domanda 7.3.2 Le strategie per la de-stagionalizzazione 7.4 La cultura dell'albergo: la fabbrica dell'ospitalità 7.5 Le tendenze contemporanee 7.5.1 Il ruolo dell’architettura 7.5.2 I boutique hotel 7.5.3 I budget hotel 7.5.4 I wellness hotel 7.5.5 La green hospitality 7.6 Casi studio

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7.6.1 Strata Hotel, Sesto (Bz) 7.6.2 Pergola Residence, Merano 7.6.3 Vigilius Mountain Resort, Lana 7.6.4 Cube Hotel, Savognin

7.6.5 Klima Hotel

7.6.6 Albergo rifugio per ragazzi, Cervinia 7.6.7 Albergo Paradiso al Cevedale

8.  IL  PROGETTO  E  IL  CONTESTO  DI  RIFERIMENTO   8.1  Conoscere  il  territorio

8.1.1  La  città  di  Clusone 8.1.2  L’offerta  dei  servizi  sportivi 8.1.3  La  Collina  San  Giorgio   8.2  La  proposta  progettuale

8.2.1  Ideazione  e  sviluppo  

8.2.2  Funzioni,  morfologia  e  tipologia

INDICE  DEGLI  ALLEGATI Intervista  al  Team  Manager  e  Direttore  Marketing  dell'Atalanta

Intervista  a  Mino  Scandella,  storicoe  e  responsabile  Archivi  storici  della  città  di  Clusone Intervista  all'Assessore  al  Turismo  di  Clusone,  Lorenzo  Balduzzi

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Relazione  storica  Collina  san  Giorgio,  a  cura  dell’arch.  Macario

INDICE  DELLE  TAVOLE TAVOLA  N.  1  

Il  sistema  territoriale TAVOLA  N.  2  

Lo  stato  di  fatto TAVOLA  N.  3  

Planivolumetrico  e  concept TAVOLA  N.  4  

Pianta  livello  0  e  sezioni TAVOLA  N.  5  

Pianta  livello  -­‐1  e  sezioni TAVOLA  N.  6  

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ABSTRACT

Nell’attuale  contesto  delle  logiche  organizzative  e  funzionali  alla  scala  territoriale  e  architettonica  delle  nuove   polarità   urbane,   le   attività   sportive   e   di   accoglienza   assumono   grande   rilevanza,   sia   dal   punto   di   vista   delle   strategie  di  riqualificazione  urbana,  sia  di  riformulazione  del  concetto  di  sport,  come  indicatore  di  cultura,  e  del   concetto  di  vacanza,  come  esperienza  di  formazione.

La  pianificazione,  l’organizzazione  e  la  progettazione  di  queste  ultime  sono  oggi  occasioni  importanti  di  rilancio   e  potenziamento  di  interi  brani  urbani,  non  solo  sotto  il  profilo  architettonico  e  urbanistico,  ma  anche  dal  punto  di   vista  sociale,  economico  e  culturale.  L’intervento  assume  cosi  il  ruolo  di  nuova  centralità,    polo  di  attrazione  e   riferimento  per  la  popolazione  e  importante  occasione  di  incontro,  scambio    e  relazioni  interpersonali.

Il  lavoro  si  colloca  nell’ottica  di  una  crescente  esigenza  di  studio  del fenomeno sport, inteso, non solo come pratica sportiva, ma come filosofia di vita e quindi di benessere psico fisico. In particolare, si è voluto affrontare il tema dello sport come vacanza, andando ad approfondire le tematiche tipiche dell’accoglienza e dell’ospitalità, all’interno di un territorio già propenso a politiche di sviluppo turistico.

Il contesto delle valli bergamasche ben si prestava a rispondere a questa nuova richiesta, sia per la bellezza dei luoghi, che per la vicinanza alle città di Bergamo e Milano. Il territorio ha garantito la possibilità di sviluppare un concept nel pieno rispetto del rapporto con il paesaggio, al fine di garantire un alto livello di qualità e di tecnica agli appassionati delle varie discipline sportive, in un ambiente naturale e non privato della sua bellezza naturale. Lo  studio  e  l’analisi  del  contesto  rappresentano  le  basi  sulle  quali  progettare  queste  tipologie  di  intervento,  che   devono  integrarsi  e  interagire  positivamente  con  il  sistema  esistente  di  servizi,  al  fine  di  instaurare  con  questi   ultimi  un  rapporto  di  collaborazione,  all’interno  di  un  disegno  policentrico  del  complesso  urbano.  La  creazione  di   una  nuova  polarità  urbana  deve  inserirsi  nel  contesto  in  maniera  complementare  e  non  supplementare  andando   ad  arricchire  l’offerta  di  servizi  della  città  alla  popolazione.  

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Presupposti e obiettivi

Lo  scopo  del  lavoro  è  quello  di  ripensare  ad  una  nuova  concezione  di  hotel,  non  più  come  a  un  luogo  all’interno   del  quale  l’attività  fondamentale  è  quella  dell’ospitalità,  bensì  come  a  uno  spazio  polifunzionale  al  servizio  della   comunità,  dove  poter  praticare  attività  sportive,  ricreative  e  di  recupero  psico-­‐motorio.

Il  complesso  sorge  su  una  piccola  collina  immersa  nel  verde  della  località  di  Clusone  e  prevede  il  recupero  di  una   piccola  cappella  sconsacrata,  divenuta  poi  fienile,  di  cui  attualmente  rimangono  solo  i  muri  perimetrali  e  parte   della  copertura.  

Il  progetto  è  improntato  sul  concept  dello  “sport  hotel”,  specializzato  nella  pratica  di  sport  invernali  ed  estivi,  con   particolare  attenzione  alle  attività  di  montagna.

L’edificio  che  ospita  la  palestra  prevede,  infatti,  spazi  per  ogni  tipo  di  allenamento  e  per  il  recupero  fisioterapico,   con  la  possibilità  di  utilizzo  anche  di  un  centro  benessere.  Lo  sport  può  essere  praticato  indoor  e  outdoor,  grazie   al  parco  esistente,  dotato  di  pendii  naturali  e  percorsi  benessere  studiati  per  praticare  diverse  attività.  Tali  spazi   saranno   fruibili   in   segmenti   temporali   diversi   anche   dalla   popolazione,   che   troverà   nell’hotel   per   lo   sport   un   importante  punto  di  riferimento.  

L’intervento   è   stato   studiato   nel   più   totale   rispetto   del   territorio   circostante,   infatti,   fin   dall’inizio   la   volontà   progettuale   è   stata   quella   di   sfruttare   le   differenze   altimetriche   in   modo   da   evitare   di   creare   volumi   troppo   ingombranti,  che  andavano  a  deturpare  il  profilo  della  collina.  Tetti  verdi,  terrazzamenti  e  spazi  semi  interrati   sono  stati   le   linee   guida  che  ci  hanno  permesso   di  trasmettere   un’immagine   nuova   e  diversa   del  concetto  di   hotel,  vissuto  anche  come  mezzo  per  migliorare  artificialmente  la  percezione  dei  luoghi  e  di  conseguenza  la  loro   fruizione.

L’obbiettivo   finale   è   quello   irrinunciabile   di   gettare   le   basi   per   una   collaborazione   virtuosa   tra   pubblica   amministrazione  e  sistema  imprenditoriale,  per  realizzare  un  progetto  innovativo,  che  tragga  la  propria  forza   dalle  risorse  del  luogo  e  che  ve  ne  introduca  di  nuove,  non  soltanto  sotto  forma  di  investimenti  economici,  ma  di   occupazione,   di   formazione   professionale   e,   soprattutto,   di   fattivo   contributo   allo   sviluppo   e   alla   cura   del   territorio,   affinché   l’idea   di   “Territorio   del   Benessere”   si   leghi   a   filo   doppio   con   principio   del   “Benessere   del   Territorio”.  

Strumenti e metodo

Il  concept  sport-­‐vacanza  è  stato  sviluppato  attraverso  una  prima  analisi  nelle  sue  parti  teoriche,  passando  poi   attraverso  lo  studio  del  binomio  hotel-­‐impianto  sportivo  per  approdare  a  conclusioni  progettuali  che  ci  hanno   permesso  di  proporre  un  complesso  innovativo,  a  partire  dal  punto  di  vista  funzionale.

La   ricerca   è   stata   coadiuvata   da   un   attento   studio   del   territorio   bergamasco,   necessario   a   capire   le   caratteristiche   tipiche   dell’offerta   turistica   e   le   capacità   del   settore   sportivo,   al   fine   di   ottenere   una   visione   competente  degli  strumenti  necessari  a  rilanciare  l’immagine  della  provincia  di  Bergamo,  come  polo  turistico   prealpino  vicino  alla  città  di  Milano  e  all’aeroporto  di  Bergamo  Orio  al  Serio.  

Le   valli   bergamasche,   in   particolare   la   località   turistica   di   Clusone,   sono   dotate   di   impianti   sportivi,   spesso   obsoleti   e   poco  utilizzati,   che   comunque   rappresentano,   per   le   loro   caratteristiche   strutturali   e   dimensionali,   luoghi   fortemente   riconoscibili   dalla   collettività.   Grazie   a   queste   peculiarità   e   agli   ampi   spazi   che   essi   potenzialmente  mettono  a  disposizione,  gli  impianti  sportivi  si  configurano  come  un’opportunità  per  il  territorio,   anche  se  in  modo  mutevole  da  un  contesto  all’altro.  Allo  stesso  modo,  data  la  vocazione  turistica  del  paesaggio,   si  ritrovano  sparsi  nella  provincia  alberghi  e  luoghi  per  l’accoglienza,  che  risultano  essere  scarsi  sia  dal  punto  di   vista  numerico,  che  dell’offerta  e  necessitano  innovazione  architettonica  e  tecnologica.

L’analisi   teorica   è   stata   condotta   partendo   dalle   cause   che   sono   alla   base   dello   sviluppo   di   una   cultura   del   wellness,  dedita  alla   cura  del  benessere   psico-­‐fisico,  che  sempre   di  più  sta   dilagando  all’interno   della   società   contemporanea.  Definite  le  cause,  abbiamo  perseguito  la  ricerca  in  modo  separato,  ma  parallelo,  analizzando  da   una  parte  il  fenomeno  sport,  dall’altro  il  tema  hotel,  al  fine  di  far  emergere  le  peculiarità  e  le  necessità  di  ciascun   settore,  rispondendo  a  un’esigenza  che  trova  riscontro  diretto  nella  realtà  sociale,  culturale  e  lavorativa  locale. Al  fine  di  approfondire  in  maniera  adeguata  la  problematica,  la  tesi  propone  una  schedatura  di  alcuni  dei  più   significativi  progetti  di  impianti  sportivi    e  hotel  che  sono  stati  analizzati  secondo  schemi  che  ne  ripercorrono  le   caratteristiche  principali:  di  alcuni  si  considera  prevalentemente  il  sistema  funzionale,  di  altri  la  collocazione  nel  

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territorio,  di  altri  anche  l’involucro  o  il  sistema  strutturale,  etc.  

Infine,  siamo  giunte  a  redigere  una  proposta  progettuale  sulla  base  delle  informazioni  raccolte:  uno  sport  hotel   che  fosse  innovativo  nell’offerta,  nell’immagine  e  nel  rapporto  con  il  contesto.  

1. LE DINAMICHE DEL TEMPO LIBERO E LA CULTURA DEL TURISMO

1.1 Lo sviluppo del fenomeno “tempo libero”

1.1.1 L'affermazione come tempo sociale

Per capire un certo numero dei nostri interrogativi occorre avere una visione sommaria dei principali aspetti dello sviluppo della sociologia del tempo libero .

Questo l’incipit dell’opera di Joffre Dumazedier “Sociologia del tempo libero”, opera che ci ha permesso di avvicinarci alle dinamiche di sviluppo del fenomeno “tempo libero” nella società contemporanea. Infatti, partendo da un’attenta definizione del termine, passando per un breve excursus storico filosofico, arriveremo a delineare gli sviluppi del fenomeno e delle relative conseguenze nella società.

Un primo problema che pone lo studio del tempo libero è quello della sua definizione. In prima analisi possiamo definire il tempo libero come quella quota di tempo che gli individui tendono a riempire con attività scelte liberamente, non soggette a vincoli imposti dall'esterno, non finalizzate a lucro, e ritenute fonte di piacere e/o di riposo . In questa definizione, si evidenziano un tempo costruito e un insieme di attività che si contrappongono al tempo lavorativo. In termini di durata il tempo libero si riferisce perlopiù a una quota di tempo quotidiano, ma si può parlare di tempo libero anche in relazione ai giorni festivi. Nel complesso, tuttavia, qualunque sia la sua accezione, il tempo libero si pone in relazione o in contrapposizione con un altro “tempo” di cui rappresenta il contrario. Il concetto corrente di tempo libero si afferma solo a partire dalla rivoluzione industriale, con la comparsa del lavoro salariato e con la contrapposizione tra tempo-luogo di lavoro e tempi-luoghi della quotidianità.

Già fin dall'epoca antica tuttavia, è possibile ritrovare la nozione di un tempo “altro” rispetto alle incombenze quotidiane necessarie; nella Grecia classica, secondo Aristotele, la “scuola” rappresenta il tempo dedicato alle occupazioni liberali e alla riflessione, mentre, nella Roma imperiale di Cicerone, l'otium costituisce un occupazione nobile, ovvero il diritto-dovere degli uomini destinati a ricoprire le più alte cariche.

Il tempo libero nell'antichità è dunque una prerogativa delle classi superiori, che la esercitano in tempo di pace, accrescendo il proprio spirito e immettendo nella comunità i risultati di una più elevata speculazione. Per le cerchie conservatrici esso è il tempo dell'inazione e dei piaceri sfrenati che caratterizza gli inetti e i depravati.

Al contrario nella cultura cristiana assume una connotazione negativa ed è considerato come non attività, fonte di perdizione e degrado morale. Assume un valore positivo solo quando è pratica riflessiva che porta alla realizzazione di un ordine sovrumano nel ritiro dalle preoccupazioni del mondo (Tommaso d'Aquino) o alla contemplazione e all'ascesi mistica (Sant Agostino). La condanna dell'ozio rimane un tema costante in tutta la tradizione occidentale. Si ritrova in tutte le dottrine e le utopie che si propongono la riforma dei costumi o il ripristino dei valori autentici della religione Cristiana.

Di natura diversa, ma con conclusioni simili, il sociologo Max Weber sottolinea la negatività dell'ozio, indicando nelle regole di operosità e di morigeratezza dell'etica calvinista il necessario supporto all'affermazione del capitalismo e della borghesia. L'ozio è, infatti, per sua stessa natura, in contraddizione non solo con i valori ma anche con le esigenze della nuova classe borghese che fonda la sua esistenza sulla necessità della crescita economica e della produttività del tempo. Tuttavia, il filone che esalta l'ozio come espressione di raffinatezza superiore continua a sussistere, benché, con il tempo, assuma sempre più il carattere di contrapposizione elitaria o di protesta nei confronti della morale vigente. Dal Rinascimento, in cui l'ozio appare come fondamento di una concezione edonistica del vivere, ai circoli libertini del XVII e XVIII secolo in Francia che esaltano uno stile di vita fondato

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sul piacere e sul godimento, fino al XIX secolo in cui l'ozio diviene il simbolo della contrapposizione alla morale puritana e borghese. Tuttavia, si è ancora molto lontani da ciò che oggi evoca l'espressione tempo libero che riporta una temporalità proposta come esemplare ed eccezionale, non estensibile all'esperienza comune.

Più vicino a quello che diventerà per noi il tempo libero, si può invece considerare quel tempo riconosciuto come destinato alla trasgressione delle norme vigenti, concesso al popolo in occasione di alcune feste (principalmente il carnevale). Si crea così, benché temporaneamente, un tempo “altro” in opposizione a quello dei potenti, uno spazio sociale in cui diventa lecito ciò che non è mai concesso e reale la negazione della realtà. Con queste caratteristiche, fino all'era industriale, il tempo libero è espressione tipica delle classi subalterne sebbene sia sempre più circoscritto all'ambiente rurale. Si ritrova dunque, in queste tradizioni, un altro filone che confluisce nella formazione del concetto moderno di tempo libero ovvero quello della festa. In questo momento si traduce socialmente il bisogno di interrompere il trascorrere uniforme della vita quotidiana. Sia la festa di impostazione laica, che realizza la necessità di affermazione dei signori e dei governanti sia di impostazione religiosa che ribadisca l'autorità e il controllo della Chiesa, costituiscono per il popolo momenti di pausa dalle fatiche del lavoro quotidiano e occasioni di incontro, socialità e spensieratezza.

Il significato moderno di tempo libero viene acquisito solo con la rivoluzione industriale. L'affermazione del lavoro di fabbrica comporta, infatti, sul piano spaziale, la separazione tra luogo di lavoro, luogo di residenza e luoghi destinati ad altre funzioni, e su quello temporale, la distinzione tra tempo di lavoro e tempo destinato al ripristino delle forze biologiche e psichiche degli individui. Si afferma pertanto una doppia normazione del tempo: da un lato un tempo scientificamente quantificato (l'orologio diventa lo strumento fondamentale della nuova disciplina del lavoro); dall'altro un tempo sottratto a ogni interferenza e dunque libero anche dal potere tradizionalmente esercitato su di esso dalla Chiesa e pertanto disponibile per ogni genere di usi e di eccessi, oggetto di rivendicazione e simbolo della liberazione dallo sfruttamento.

Il tempo libero che così si definisce si fonda su regole temporali consone alle nuove caratteristiche della società urbanizzata; i suoi ritmi non seguono più quelli dettati dal lavoro agricolo e artigianale secondo l'alternanza delle stagioni e del giorno e della notte, ma quelli imposti dall'utilizzazione delle macchine e dalle esigenze produttive, non più connesse con i ritmi della natura. Il tempo libero, ormai nel pieno senso moderno del termine, non potrà più essere considerato se non in relazione con il tempo del lavoro e anti teticamente a esso, qualunque sia il significato gli si voglia attribuire.

1.1.2 La gestione organizzata

Quando nella prima fase dell'industrializzazione il tempo libero si afferma come tempo socialmente costruito e riconosciuto, la sua gestione assume finalità principalmente etico sociali e viene spesso assunta da organizzazioni, istituzioni, che si vengono così a trovare in competizione con organizzazioni religiose, movimenti a sfondo sociale e organizzazioni dei lavoratori. Solo in epoca recente la gestione del tempo libero con l’indotto commerciale che esso genera (dall'abbigliamento alle attrezzature sportive, passando poi per le abitazioni, le strutture alberghiere, i viaggi, e così via), assume l’importanza economica che si merita.

Durante la fase iniziale dell'industrializzazione, il problema sociale era duplice: da una parte, quello di realizzare un rapido adattamento delle classi lavoratrici ai nuovi valori e alle nuove forme di organizzazione quotidiana, dall'altra, quello di orientare il tempo, lasciato libero dal lavoro, verso pratiche che non turbassero il nascente ordine borghese. Inizialmente, la resistenza al lavoro di fabbrica si manifestava tra i lavoratori come abitudine a lavorare sotto la spinta del bisogno e senza regolarità, ma, partire dalla metà dell'Ottocento, con la scoperta e l'introduzione della macchina a vapore, la situazione cambiò. Infatti, la necessità di massimizzare l'utilizzazione degli impianti industriali portò a un inasprimento delle regole e a una dura lotta sociale. Il padrone voleva poter contrastare ogni forma di sregolatezza che compromettesse lo svolgimento dell'attività lavorativa, quali l'abitudine a non presentarsi al lavoro o l’inclinazione a rallentare l'attività nei primi giorni della settimana, a causa degli eccessi nel gioco e nel bere che avevano luogo il giorno di festa. La regolamentazione della festa, che, dati i lunghi orari di lavoro era per i lavoratori l'unico spazio di tempo libero, divenne così una necessità per la produzione e al tempo stesso una spinta alla moralizzazione dei costumi.

1.1.3 L’avvento nella società industriale

Lo sviluppo della società industriale si accompagna a una corrispondente affermazione del tempo libero non solo come tempo socialmente definito, ma anche come pratica generalizzata.

La diffusione di orari lavorativi regolamentati e rigidi resi necessari dalla produzione di massa, l'ampio movimento di inurbamento, il miglioramento delle condizioni di vita e l'aumento delle

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disponibilità economiche per ampi strati di popolazione hanno favorito la formazione di un modello di organizzazione della vita quotidiana in cui viene riconosciuto al tempo libero uno spazio rilevante e di diritto.

La legittimazione e la regolamentazione di questa quota di tempo nella vita dei lavoratori e delle loro famiglie si traducono, così, in modelli di comportamento generalizzati, in nuove attribuzioni di valore a campi di azione individuale e collettiva (il valore positivo riconosciuto al piacere, al divertimento, al consumo di tempo non finalizzato a scopi etici), nonché in consumi di tipo edonistico e spesso caratterizzati dallo spreco. In altri termini, l'ampliamento, la normazione e la generalizzazione del tempo libero, derivanti dalla modificazione tayloristica dei processi produttivi, innesca profonde trasformazioni in vaste aree dell'organizzazione sociale, in campo economico, culturale, professionale e territoriale. All'esplosione dei consumi a fini ricreativi si accompagna la maturazione di una nuova cultura, caratterizzata da un orientamento temporale verso il presente e da una maggiore libertà nelle relazioni tra sessi, generazioni e ruoli sociali.

L'allargamento della sfera dei consumi, accompagnato da una maggiore disponibilità di tempo e denaro, contribuisce a mutare il quadro delle professioni. Nascono e si consolidano le imprese attinenti alla ricreazione, come l'industria cinematografica, quella discografica, quella turistico - alberghiera, le industrie di produzione di beni per lo sport, etc.. .

L'affermazione del tempo libero come fenomeno sociale che assume connotazione di fenomeno di massa, contribuisce a modificare la morfologia del territorio e delle città. Come già si era riscontrato nella grande espansione urbana dei primi decenni del XX secolo negli Stati Uniti, la creazione di aree urbane specializzate nell'offerta di divertimenti e attrezzature e la successiva “colonizzazione”di vaste zone di territorio extraurbano ha provocato importanti trasformazioni del territorio, cambiando il volto di intere città. L'aumento della disponibilità di tempo non destinato al lavoro, non più solo nell’ambito della giornata, ma anche della settimana e dell'anno, ha prodotto una crescente domanda di attrezzature alberghiere e di residenze in località favorite dal clima o dall'ubicazione, stravolgendone spesso, in tempi rapidissimi, la configurazione tradizionale.

1.2 La sociologia del tempo libero 1.2.1 I principali orientamenti teorici

Per tracciare un quadro, seppure schematico, dei filoni interpretativi del tempo libero, è necessario partire dalla sua definizione come tempo sociale. In un tentativo di estrema sintesi si può affermare che, nella sociologia, l'interpretazione del tempo libero segue le linee dei due principali paradigmi che attraversano questa disciplina, quello funzionalista e quello marxista. Nel primo si sottolineano, spesso con ottimismo eccessivo, soprattutto gli aspetti di libertà e di benessere insiti nelle società moderne orientate dal mercato, di cui l'esercizio del tempo libero è un importante indicatore; nel secondo, con pessimismo speculare, si evidenziano gli elementi di sfruttamento che passano proprio attraverso l'ideologia del tempo libero nelle società borghesi. Tuttavia, a questi assi principali di lettura, si intrecciano altre presenze concettuali che ne rendono meno netta la contrapposizione. Benché si sia soliti far risalire al celebre lavoro di Thorstein Veblen, The theory of the leisure class (1899), l'inizio degli studi sul tempo libero, Veblen, concentrando la propria attenzione sulla funzione

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parassitaria dei ricchi, sottolinea soprattutto il carattere improduttivo del consumo di tempo, caratterizzato da esibizionismi, finalizzati al rafforzamento del prestigio. La sua è pertanto una critica nei confronti dei consumi vistosi e delle classi sociali che li adottano.

La nascita vera e propria degli studi sul tempo libero può essere fatta risalire agli anni venti con lo sviluppo negli Stati Uniti d’America delle prime indagini sociologiche. In esse il tempo libero diviene un campo di osservazione privilegiato dei comportamenti e dei consumi che caratterizzano il nuovo ceto medio, assunto ad archetipo della nuova società americana. I consumi di tempo libero vengono indicati come un fattore di distinzione sociale e la presenza di momenti di tempo libero, anche all'interno del luogo di lavoro, viene indicata come un fattore importante di equilibrio in grado di migliorare le relazioni umane e il rendimento operaio. Il grande entusiasmo che, fino alla prima metà del secolo, si sviluppò negli Stati Uniti d’America per questo tipo di studi, era alimentato dalla convinzione che con l'intensificarsi dell'automazione, si sarebbe verificato un ampliamento pressoché illimitato del tempo libero.

Nell'ambito del pensiero occidentale di ispirazione marxista, tra gli anni cinquanta e settanta, le opere che prendono in considerazione il tempo libero, o, come viene in esse più generalmente definito come il tempo non impiegato nel lavoro alienato, non possono considerarsi veri e propri studi specifici sull'argomento, ma come analisi globali della società contemporanea. Marx considera il tempo libero come parte integrante del sistema repressivo fondato sul lavoro, che ha come scopo l'esaltazione della produttività. Esso può procurare sollievo dalla fatica ma, come parte costitutiva della società, partecipa alla sua stessa natura alienante supportata in forma ideologica dai mezzi di comunicazione di massa. "…invece  di  considerare  l'aumento  del  tempo  libero  come  un  mezzo  economico  per  riassorbire  la  disoccupazione,   chiediamoci  come  sarà  utilizzato  questo  tempo  da  coloro  che  non  possono  accedere  ai  beni  ludici   e  culturali.  Se   continuiamo  a  lasciare  lo  spazio  del  tempo  libero  al  mercato  privato  senza  aiutare  i  più  sfavoriti,  esso  contribuirà  a   rafforzare  le  ineguaglianze  sociali"  .    Sempre  di  derivazione  marxista,  la  posizione  del  sociologo  Daniel  Mothè,   che,  controcorrente  rispetto  alle  posizioni  di  coloro  i  quali  salutano  come  una  liberazione  la  cosiddetta  "fine  del   lavoro",   contesta   la   tendenza   a   fare   l'apologia   del   tempo   libero.   Egli   dimostra   che   i   vantaggi   che   gli   si   attribuiscono   rispetto   alla   vecchia   organizzazione   dell'era   fordista,   con   i   suoi   ritmi   dettati   dalla   catena   di   montaggio  e  i  suoi  tempi  cronometrati,  non  compensano  l'azione  socializzatrice  del  lavoro.  Tanto  più  che,  nelle   condizioni   attuali,   il   tempo   libero   si   degrada   in   tempo   di   consumo,   trasformandosi   in   un   ulteriore   fattore   d'ineguaglianza:   il   tempo   libero   non   è   la   stessa   cosa   per   chi   dispone   di   un   reddito   confortevole   o   per   un   disoccupato  o  per  un  pensionato  dalle  scarse  risorse  .  

Un terzo approccio definisce il tempo libero non un'unità indifferenziata e omogenea, ma un insieme complesso che comprende discontinuità e pluralità, un alternarsi e spesso un sovrapporsi di dimensioni che si estendono secondo differenti regole di durata. Il tempo libero costituisce una delle forme in cui si costruisce il tempo sociale e, in quanto tale, deve essere considerato in relazione con gli altri (tempo di lavoro, tempo di riproduzione, ecc.), attraverso cui si realizzano le esperienze individuali . Questa concezione rappresenta la conclusione, data in Francia a partire dagli anni cinquanta, da Joffre Dumazedier, al quale spetta peraltro il merito di aver elaborato la definizione concettuale più rigorosa di tempo libero e la distinzione tra tempo libero e loisir.

1.2.2 Le quattro definizioni secondo Dumazedier

Secondo Dumazedier l’affermazione del tempo libero è subordinata alla realizzazione contemporanea di due condizioni, tra l’altro presenti solo nella società industriale e post-industriale: da un lato gran parte delle attività si liberano dai ritmi collettivi imposti dalla comunità permettendo così la libera scelta delle modalità di organizzazione del tempo non occupato dal lavoro; dall’altra, il lavoro professionale non è più dipendente dai ritmi della natura, ma presenta limiti arbitrari che lo differenziano dalle altre attività.

Il concetto di tempo libero, quindi, non è figlio della società postmoderna, ma affonda le proprie radici nell’avvento della società industriale. Da questa premessa lo studioso francese è partito per la definizione del “tempo libero” in Loisir et Culture, basata su quattro proprietà. Secondo tale definizione, fondata sui giudizi degli intervistati da Dumazedier, il loisir sarebbe liberatorio, disinteressato, edonistico e personale (ossia, rispondente ai bisogni personali dell'individuo). In particolare, il loisir non costituisce una categoria definita del comportamento sociale, ma piuttosto uno stile di comportamento, un modus vivendi che permette di trasformare qualsiasi attività in svago. Questa definizione destabilizza lo storico rapporto tra tempo libero e lavoro.

La seconda definizione inquadra il tempo libero unicamente in rapporto al lavoro professionale attraverso l’antitesi con quest’ultimo, definizione questa adottata spesso dagli economisti. In questo caso si parla di tempo “liberato” dagli impegni professionali e dagli obblighi familiari. La critica che viene mossa contro questa definizione deriva dall’approccio toppo economico nel definire il concetto di tempo, che risulta essere descritto solo in funzione di una sociologia del lavoro.

Semiloisir e’ la terza definizione che il sociologo utilizza nel suo libro per descrivere il fenomeno del tempo libero. Essa deriva dal fatto che le attività svolte da gruppi o organizzazioni non possono rientrare nella sfera del puro tempo libero. La parola tempo libero -o loisir – comprende gli obblighi socio-spirituali e socio politici il cui regresso permette l’affermazione di attività di tipo nuovo . Da questo punto di vista tutte le attività diverse da quelle lavorative, compiute dentro o fuori dalle mura

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domestiche, e tutti gli impegni socio-spirituali e socio-politici sono da ritenersi attività di loisir. Infine, crediamo sia più valido e più pratico riservare la parola loisir al solo contenuto del tempo impiegato per la realizzazione della persona come fine ultimo . In queste circostanze il diritto di disporre di un determinato tempo ha come fine ultimo la soddisfazione di se stesso. Loisir puro o tempo ipsativo, le parole adatte a descrivere una tale posizione.

Da queste quattro definizioni ne deriva una visione d’insieme che caratterizza le attività del tempo libero secondo quattro caratteristiche: due negative, definibili in rapporto agli obblighi imposti dalle istituzioni fondamentali della società e due positive definibili in rapporto ai bisogni della società. Carattere liberatorio: in quanto il loisir è la conseguenza di una libera scelta. Carattere disinteressato: il tempo libero non è fondamentalmente legato ad alcun fine di lucro, come il lavoro professionale. Carattere edonistico: il tempo libero è contraddistinto dalla ricerca di uno stato di soddisfazione, intesa come fine a se stessa.

Carattere personale: tutte le funzioni del tempo libero, rispondono a bisogni individuali.

Secondo il sociologo Dumazedier, il loisir offre all’uomo la possibilità di liberarsi dalla fatica fisica e dallo stress mentale; liberarsi dalla noia quotidiana derivante dallo svolgimento di compiti ripetitivi e permette di uscire dalla propria routine e dagli stereotipi comportamentali imposti dalla società.

1.3 La dinamica produttrice del tempo libero 1.3.1 La quotidianità nella società dei consumi

Nei paesi occidentali industrializzati la disponibilità e i consumi di tempo libero rispondono a un modello comune pur esistendo declinazioni specifiche che rispecchiano gli stili di vita, le tradizioni culturali e i livelli di benessere presenti nelle diverse realtà nazionali. Affermatosi in modo stabile quello che viene considerato l'ammontare fisiologico di tempo necessario alla riproduzione psicofisica degli individui, il tempo libero rappresenta una quota di tempo costitutiva dell'organizzazione quotidiana, e si attesta mediamente attorno alle quattro - cinque ore al giorno. Uno dei meriti delle indagini di bilancio-tempo è dunque proprio quello di aver mostrato come il tempo libero risulti una realtà ineliminabile, una quota di tempo socialmente riconosciuta e relativamente stabile, indipendentemente dalle percezioni di carenza espresse dai soggetti.

Altri aspetti di questo modello di tempo libero comune a tutti i paesi industrializzati, sono il suo diverso ammontare a seconda delle fasce d'età e del genere, nonché la tipologia delle attività presenti. Riguardo al primo punto, la quantità disponibile risulta minima in alcune condizioni specifiche, come la fase adulta della vita e l'appartenenza al genere femminile. Presente in tutti i paesi è, infatti, lo “svantaggio di genere” per le donne, ossia la minore disponibilità di tempo libero, a parità di condizione occupazionale e professionale.

Se si considera l'evoluzione quantitativa di questa quota di tempo, la tendenza rilevata mette in luce un generale aumento del tempo libero, correlato alla ricchezza del paese (più è alto il reddito pro capite, più diminuisce il tempo complessivo di lavoro e aumenta il tempo libero).

Anche per quanto riguarda le attività, alcuni aspetti sono comuni a tutti i paesi. Si può rinvenire, infatti, un duplice addensamento attorno ad attività di tipo “ricettivo” e a localizzazione domestica (tra cui prevale l'ascolto televisivo), che sono preponderanti, e ad altre a carattere relazionale e a localizzazione esterna (tra cui si possono collocare anche attività di tipo culturale, come cinema, teatro, ecc.). Trovano invece minore spazio pratiche di tempo libero a connotazione maggiormente “attiva e creativa”, quali, ad esempio, gli sport e gli hobbies.

1.3.2 Le nuove problematiche

È innegabile che in questi ultimi anni, nella società cosiddetta postindustriale, le linee di definizione e di analisi del tempo libero, affermatesi in epoca taylorista e fordista, siano entrate in crisi e necessitino di essere rimesse in discussione. Caduti ormai l'ottimismo e l'entusiasmo per le possibilità aperte dalle innovazioni tecnologiche che sembravano poter dilatare oltremodo la sfera del tempo libero, questo diventa sempre più sfuggente e indefinibile e sembra addirittura ridursi. Si ritiene che mai, come in questi anni, la società americana sia stata oppressa da un tale eccesso di lavoro e da un tale sentimento di saturazione del proprio tempo . Se l'orario di lavoro ufficiale

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diminuisce, aumenta infatti la tendenza a svolgere un secondo lavoro per far fronte ai bisogni di consumo che la società impone; la mutata condizione della donna nella famiglia e nel mercato del lavoro contribuisce a dilatare, piuttosto che a ridurre, l'ansia derivante dall'attivismo.

Il tempo libero, inteso come sfera della vita quotidiana e campo delle azioni che si definiscono in rapporto al lavoro, tende dunque a modificarsi, seguendo le grandi trasformazioni della modernità avanzata.

Nel campo pubblico e dell'organizzazione sociale, l'estensione della disoccupazione, legata all'aumento della produttività, crea una vasta eccedenza di tempo (che interessa in particolare la popolazione giovanile) non definibile secondo i parametri tradizionali del tempo libero. La desincronizzazione dei ritmi e degli orari lavorativi, la frammentazione e il rapido avvicendamento dei tempi sociali rendono spesso problematica la fruizione del tempo libero. Infine, la flessibilizzazione introdotta nei processi produttivi induce bisogni di analoga flessibilizzazione dei tempi di vita e una generalizzata aspirazione al tempo scelto , che diventa ancora più appetibile di quanto non sia la generica disponibilità di tempo libero.

Sul piano più strettamente culturale si è venuta affermando una profonda modificazione degli interessi e dei gusti nell'impiego del tempo libero. Si registra una maggiore attenzione prestata al corpo e all'ambiente, e si è realizzata una rapida diffusione dei nuovi modelli di comportamento grazie alla globalizzazione in atto e all'alta mobilità dei soggetti. Si sono, infatti, affermati, in tempi rapidissimi, radicali cambiamenti nella morale, nei costumi e nelle pratiche sociali: tali trasformazioni si dimostrano esse stesse in stato di perenne instabilità.

Anche le trasformazioni demografiche, che modificano gli equilibri tra le generazioni, così come la diversa collocazione delle donne nella società e nel mercato del lavoro, che contribuisce a cambiare la coscienza femminile e i rapporti all'interno del nucleo familiare, modificano il rapporto tempo libero e l'organizzazione quotidiana della vita.

Oggi ci troviamo davanti ad una società che dispone di una maggiore quantità di tempo libero, derivata da molteplici fattori, che trovano il loro coumun denominatore nella trasformazione del mondo del lavoro. Nuove tecnologie di produzione, sistemi di lavoro flessibili e organizzazioni aziendali che mutano hanno modificato i tempi e la vita dei lavoratori che si sono ritrovati a dover organizzare e investire nel proprio tempo libero. Non possiamo tralasciare il fatto che i nuovi prodotti di divertimento non sono gratuiti e i mezzi finanziari per accedere a tali prodotti sono sempre meno disponibili. L’unica fonte di svago che si può considerare gratuita è la televisione; la natura o la strada non rappresentano più i luoghi di divertimento popolare e di conseguenza di aggregazione sociale perché la diffusione massiccia dell’intrattenimento televisivo produce un’enorme concorrenza alle attività socializzanti. Perché inventare e dare prova di spirito creativo quando un prodotto fornisce a domicilio illusione di vivere con il mondo? Tutto questo ha portato ad avere una società sempre più “introversa”, ma non per mancanza di tempo, ma perché le tecniche ludiche disponibili esercitano una grande attrazione sulle scelte individuali.

Un ultimo aspetto da considerare nell’analisi delle problematiche relative all’aumento del tempo libero, è la sua considerazione come fattore di ineguaglianza. Nelle nostre società la popolazione non manca di desideri di consumo: questi sono immensi e continuamente alimentati dalla pubblicità; sono i mezzi finanziari egli individui che mancano per accedere ai divertimenti disponibili . Quando  parliamo   di   tempo   libero,   in   una   concezione   moderna   ci   si   riferisce   a   molteplici   tempi   liberi,   perché   dipendenti  da  redditi  e  gradi  di  cultura  diversificati  e  il  suo  consumo  dipende  da  vari  aspetti,  anche  considerando   in  strati  sociali  omogenei.  Inoltre,  valutando  che  oggi  la  linea  di  demarcazione  fra  ricchi  e  poveri  si  sta  sempre   più   allargando,   diventa   paradossale   descrivere   una   società   del   tempo   libero,   quasi   che   tutti   gli   individui   facessero  parte  della  classe  media.

La sociologia del tempo libero, davanti a questi cambiamenti, seppure per un periodo relativamente breve, era riuscita a proporre una delimitazione concettuale e ad elaborare protocolli di ricerca standardizzati. Da un lato, essa continua a percorrere le vie tradizionali, dando per scontato un oggetto di ricerca che spesso non corrisponde più alla realtà, attingendo a un repertorio di attività predefinite (guardare la televisione, fare sport, andare al cinema, ecc.) che rientrano invece in un complessivo processo di trasformazione dell'attribuzione di senso da parte dei soggetti. D'altro canto, l'analisi del tempo libero tende sempre più a dissolversi in una riflessione filosofico, politico, culturale sulle idee, senza fornire concrete indicazioni per la ricerca. Il disagio e il senso di inadeguatezza che circolano, anche tra i più convinti studiosi contemporanei del tempo libero, si fondano pertanto sul riconoscimento che la ricerca, nell'ultimo decennio, ha mostrato una scarsa capacità di realizzare una soddisfacente elaborazione teorica (sono cadute le vecchie teorie basate sulla centralità del tempo libero senza essere state sostituite da altre) e di dare una risposta accettabile alle vecchie domande.

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1.4  L’evoluzione  storica  del  turismo

1.4.1 Le origini del senso di ospitalità

L’accoglienza  dell’ospite  esisteva  già  agli  albori  della  società,  dove  allo  straniero  veniva  offerta  ospitalità  anche   se  per  motivazioni  diverse  da  cultura  a  cultura.  Il  concetto  di  ospitalità  si  è  tuttavia  evoluto  con  il  passare  dei   secoli  fino  a  diventare  attività  imprenditoriale.

Difficile  individuare  una  data  di  nascita  del  turismo,  anche  se  alcuni  autori  ne  fanno  risalire  le  origini  al  periodo   della  Grecia  classica,  quando  il  viaggiatore  veniva  considerato,  in  quanto  messaggero  degli  dei,  come  persona   sacra,  da  accogliere  nel  migliore  dei  modi.  Infatti,  occorre  sottolineare,  che  in  questo  periodo,  i  viaggiatori  erano   rari  e  il  loro  arrivo  veniva  interpretato  come  un  segno  divino.

Pertanto,   l’ospitalità   verso   il   viandante   era   sempre   rispettosa   e   calorosa,   anche   al   fine   di   ricevere   una   ricompensa  da  parte  degli  dei.  Tuttavia,  solo  le  famiglie  più  potenti  e  agiate  del  periodo  potevano  permettersi  di   ricevere  i  viandanti,  in  appositi  spazi  recintati  e  all’aria  aperta,  forniti  di  semplici  giacigli  di  paglia  e  fieno,  ma   abbastanza  sicuri  dal  pericolo  d’aggressioni.

Col  passare  del  tempo,  anche  le  ragioni  che  assumono  l’ospitalità  mutano,  infatti,  per  gli  antichi  romani  ospitare   il  viaggiatore  veniva  considerato  non  solo  come  ostentazione  della  propria  ricchezza,  ma  anche  quale  opportuna   possibilità  di  ampliare  le  proprie  conoscenze  venendo  a  contatto  con  gente  di  luoghi  diversi  e  quindi  parlare  degli   usi  e  dei  costumi  di  altri  paesi.

Nel   periodo   romano   il   turismo   attraversa   una   fase   di   sviluppo   e   ciò   per   una   serie   di   ragioni,   tra   le   quali   la   costruzione   della   rete   viaria   romana   realizzata   originariamente   per   permettere   all’esercito   romano   di   poter   raggiungere  le  zone  più  lontane  dell’impero  al  fine  di  sedare  le  sommosse.

Inoltre,  in  questo  periodo  vengono  costruite  le  prime  strutture  ricettive  della  storia,  denominate  stationes  che   offrivano  ai  viaggiatori  vitto  e  alloggio.

Le  stationes  si  distinguevano  a  loro  volta  in  mansiones  e  le  mutationes.

Le  prime  erano  costruite  lungo  le  strade  principali  a  una  distanza  di  circa  30  chilometri  una  dall’altra,  ovvero  la   distanza  che  un  cavallo  poteva  percorrere  nell’arco  della  giornata.

In  tale   periodo   prendono  vita   i   pellegrinaggi   religiosi,   in   particolare   intorno   ai   tre   poli   principali   d’attrazione:   Roma,  Gerusalemme  e  Santiago  di  Compostela.  Tuttavia,  si  assiste  al  declino  dei  viaggi,  la  cui  causa  principale   è  dovuta  alla  caduta  dell’impero  romano  che  comportò  oltre  al  peggioramento  dello  stile  di  vita,  la  rischiosità   delle  vie  di  comunicazione  ove  imperversavano  briganti  che  rendeva  eccessivamente  pericoloso  il  viaggio.  In   tale  contesto  gli  unici  posti  dove  era  possibile  trovare  alloggio  sicuro  erano  i  centri  religiosi:  chiese,  monasteri,   abbazie  e  conventi,  presso  i  quali  viandanti  o  pellegrini  trovavano  accoglienza  senza  dover  pagare  e  soprattutto   senza  correre  il  rischio  di  essere  derubati.

Con   il   rinascimento,   la   Riforma   e   l’Umanesimo,   il   Cinquecento   inaugura   un   nuovo   corso;   un   periodo   denso   di   avvenimenti   anche   per   gli   storici   del   turismo.   La   storia   del   viaggio   inizia   nel   1492   e   prosegue,   in   sordina   ma   promettente,   fino   all’avvento   dell’assolutismo   francese   delle   mire   egemoni   del   Re   Sole   sull’Europa.   Con   il   Classicismo  si  afferma  invece  un  ideale  di  sedentarietà,  Nobili,  prelati,  artisti  e  scrittori  preferiscono  vivere  a  corte  .   Nell’epoca  rinascimentale

si   assiste   al   progressivo   miglioramento   delle   condizioni   sociali   che   permette   il   facile   sviluppo   del   fenomeno   turistico,  il  quale  assume  una  connotazione  diversa.  Infatti,  tra  i  motivi  che  spingevano  a  intraprendere  i  viaggi   c’era   l’interesse   a   conquistare   nuove   terre,   intraprendere   attività   commerciali   con   paesi   lontani,   ma   anche   avventure  al  confine  della  conoscenza  umana,  aprendo  la  strada  verso  il  nuovo  mondo.

Con  lo  sviluppo  dei  traffici  commerciali  e  le  scoperte  geografiche  i  mercanti  iniziarono  a  sentire  l’esigenza  di   trovare  ricovero  in  edifici  adeguati  e  con  un  deposito  per  le  loro  merci.  Si  passò  progressivamente  da  forme  di   ricovero   gratuite   a   servizi   di   alloggio   e   accoglienza   a   pagamento.   In   questo   contesto   nacque   il   concetto   di   albergo,   una   struttura   che   offriva   beni   e   servizi   dietro   compenso.   Nello   stesso   periodo   si   diffuse   la   parola   francese   hotel,   che   significa   “residenza”   e   che   divenne   ben   presto   il   termine   internazionale   per   indicare   la   struttura  in  grado  di  offrire  buona  ospitalità  e  garantire  sicurezza  e  comodità  ai  suoi  ospiti.

Di  questo  periodo  si  ricorda  Cesare  Ritz,  direttore  del  prestigioso  Savoy  Hotel  di  Londra,  che  avviò  un  processo   di  trasformazione  e  innovazione  degli  alberghi,  dove  fece  istallare  impianti  d’acqua  corrente  e  bagni  privati  in   tutte  le  camere.  Inoltre,  progettò  ambienti  esclusivi  e  sale  riunioni,  sviluppò  l’idea  dell’American  bar  con  musica   dal  vivo.

1.4.2  Dal  Grand  Tour  ai  viaggi  organizzati

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britannica  a  partire  dal  XVIII  secolo  e  destinato  a  perfezionare  le  loro  conoscenze.  Questo  viaggio  poteva  durare   dai  pochi  mesi  fino  a  8  anni  ed  il  termine  tour,  che  soppianta  quello  di  travel  o  voyage,  chiarisce  come  la  moda  di   questo   viaggio   si   specifichi   in   un   “giro”,   particolarmente   lungo   e   ampio   e   senza   soluzione   di   continuità,   con   partenza  e  arrivo  nello  stesso  luogo,  che  ha  come  traguardo  prediletto  e  irrinunciabile  l’Italia.  L’Italia  era  una   meta  molto  apprezzata,  anche  se  nei  diari  di  viaggi  si  può  leggere  che  i  turisti  avevano  paura  a  recarsi  nel  nostro   paese   a   causa   del   brigantaggio.   Conseguenza   di   questa   nuova   tendenza   fu   la   nascita   dei   cosiddetti   “Grand   hotel”,  strutture  lussuose  che  offrivano  ospitalità  agli  illustri  ospiti.

A   metà   ‘700,   la   pratica   del   Grand   Tour   comincia   ad   estinguersi:   i   viaggiatori   borghesi   si   muovono   ora   con   obiettivi  precisi,  tanto  che  si  annulla  la  componente  gratuita  del  piacere  e  del  divertimento.  Le  motivazioni  alla   cultura  e  al  piacere  sopravvivono  tuttavia  con  due  nuove  forme  di  viaggio:  l’itinerario  culturale  degli  artisti  e   degli  eruditi,  e  il  soggiorno  ai  bagni  termali,  orientato  al  gioco  e  al  divertimento.   Attraverso  la  riscoperta  dei   paesaggi  e  dei  monumenti,  gli  aristocratici  cercano  l’alleanza  del  passato,  della  storia  antica,  contro  il  mondo   contemporaneo.  

Risalgono   allo   stesso   periodo   la   riscoperta   delle   stazioni   termali:   i   bagni   si   aprono   a   tutte   le   classi   di   età   e   i   momenti  del  riposo  e  della  cura  acquistano  un  ruolo  marginale  rispetto  a  quello  del  divertimento.

Dopo  la  crisi  del  Grand  Tour,  vengono  attuati  viaggi  esclusivamente  basati  su  motivazioni  artistiche  e  culturali,  i   cui  sono  protagonisti  pittori,  poeti,  intellettuali  del  ‘700  e  ‘800.   Più  che  un  viaggio  organizzato,  si  tratta  di  un   vagare.  Contemporaneamente  cresce  l’attenzione  per  la  montagna,  studiata  da  botanici,  naturalisti  e  geografi.   Si  hanno  le  prime  imprese  degli  scalatori,  che  danno  il  via  all’alpinismo  dilettantistico  e  amatoriale,  lanciato  alla   conquista  dell’ignoto  e  dell’inesplorato.

Con  il   processo   di   industrializzazione   rimasero   giorni   liberi   dal   lavoro   soltanto   le   grandi   festività   cristiane,   e   contemporaneamente  si  accrebbe  il  carico  fisico  e  psichico  del  lavoro  alienante  dell’operaio  industriale.  Alla  fine   dell’800  le  associazioni  operaie  cominciarono  a  esigere  la  riduzione  della  giornata  lavorativa  e  un  periodo  di  ferie   annuali.

A  questo  proposito  è  utile  introdurre  la  suddivisione  delle  fasi  di  sviluppo  della  vacanza  ipotizzate  da  Asterio   Savelli,  nel  suo  libro  Sociologia  del  turismo:

1)  Turismo  dell’aristocrazia  decadente,  alla  quale  si  affianca  poi  l’alta  borghesia  del  capitalismo  industriale,  che  ne   segue   i   modelli.   I   turisti   di   questa   prima   fase   sono   costituiti   dagli   aristocratici,   dai   possidenti,   dai   capitalisti.   Questa  fase  si  basa  su  soggiorni  invernali  nelle  città  del  Mediterraneo.  Per  quel  che  riguarda  il  soggiorno  estivo,   emergono  le  stazioni  termali,  le  stazioni  dei  bagni  di  mare,  il  soggiorno  estivo  montano,  le  residenze  rurali.

2)  Turismo  dello  strato  medio  dei  funzionari  e  degli  impiegati:  viene  introdotta  la  villeggiatura  a  buon  mercato.  Si   ha  la  creazione  dei  grandi  alberghi;  è  il  periodo  di  maggior  splendore  della  Costa  Azzurra.

3)  Le  ferie  pagate  si  impongono  in  misura  sempre  maggiore.  Inizia  a  diffondersi  l’interesse  estivo  per  il  mediterraneo. 4)  Turismo  di  massa.  Emancipazione  turistica  dei  piccoli  impiegati  e  dei  lavoratori.  Si  diffondono  le  guide  turistiche   e  l’associazionismo   legato   alla   pratica   degli   sport,   ai   mezzi   di   trasporto   e  alle   modalità   di   soggiorno.   Gli   stati   iniziano   ad  intervenire  con  i  congedi  retribuiti,   con  la  protezione  della  natura,  con  la  promozione  di  determinate   forme  di  movimento  (treni  speciali,  biglietti  a  tariffa  ridotta).

5)La  dimensione  sociale  del  turismo  si  sviluppa  su  3  direttrici:

_  l’accelerazione  nell’incremento  del  numero  di  coloro  che  partono  in  vacanza; _  la  diffusione  delle  modalità  di  soggiorno  e  delle  forme  ricettive  più  economiche;

_   l’avvio   di   una   pianificazione   del   territorio   che   privilegia   l’insediamento   turistico   nelle   aree   meno   sviluppate   economicamente  .

Si inizia a parlare di turismo di massa con il fenomeno della villeggiatura. L’abitazione urbana viene sostituita temporaneamente da una semplice locanda o da una camera in affitto presso privati, in ambiente rurale, distante spesso poche ore di treno dalla propria residenza. La villeggiatura è finalizzata soprattutto alla ricreazione della famiglia, e non a costosi divertimenti. La relazione con gli ospiti urbani è animata da sentimenti di simpatia; la gente di città viene apprezzata perché parla in maniera diversa, si veste in maniera elegante e porta un pezzetto del “gran mondo” nella realtà del villaggio, non ancora toccato dalle conquiste della civiltà urbano- industriale. Le relazioni d’amicizia tra famiglia urbana e famiglia rurale portano a ripetere la propria villeggiatura nel luogo abituale che ormai rappresenta la seconda residenza di famiglia. La mobilità viene ad essere minima; si cerca pace e riposo. Non appena maturano i presupposti economici, il legame con una certa località viene consolidato con l’acquisto di una casa di villeggiatura. Si viene così a possedere direttamente la propria abitazione stagionale. I fattori che hanno determinato  l’evoluzione  del  turismo   da  fenomeno  elitario  a  fenomeno  di  massa  sono  molteplici,  ma  i  principali  possono  essere  riassunti  cosi:  

• l’incremento  della  popolazione  mondiale;

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• il  miglioramento  delle  condizioni  politico  e  sociale; • la  modernizzazione  dei  mezzi  di  trasporto.

La  nascita  del  turismo  di  massa  ha  avuto  luogo  negli  anni  ‘50  negli  Stati  Uniti  d’America.  La  classe  media  aveva   conquistato   un   reddito   netto   sufficiente   per   spendere   le   proprie   vacanze   verso   mete   straniere,   favoriti   dalla   crescita  del  trasporto  aereo  intercontinentale  e  dalla  forza  del  dollaro,  in  un  mondo  uscito  distrutto  dalla  seconda   guerra   mondiale.   In   poche   ore   di   volo   si   potevano   raggiungere   luoghi   e   mete   lontane.   Il   boom   economico   statunitense  degli  anni  ‘50  si  replicò  dieci  anni  dopo  in  un’Europa.  I  mercati  di  massa  e  la  sindacalizzazione  del   lavoro  favorirono  la  crescita  del  potere  di  acquisto  minimo  rendendo  il  prezzo  dei  viaggi  sempre  più  abbordabili   per  tutti.  L’industria  aerea  cominciò  a  differenziare  l’offerta  introducendo  i  primi  voli  charter  mentre  il  progresso   tecnologico  rese  più  rapida  e  immediata  la  trasmissione  radio-­‐tv  da  ogni  luogo  del  mondo.  Dagli  anni  Sessanta   la   logica   del   mercato   si   é   impadronita   del   turismo.   Tour   operator,   catene   alberghiere,   compagnie   aeree   propongono  sogni  artificiali  a  potenziali  turisti  “mirati”.

E,  tutto  è  compreso  nel  prezzo,  la  viaggiatrice  compra  un  prodotto  confezionato,  secondo  alcune  norme  semplici:   rapporto  qualità  prezzo  o  tempo  piacere  .

La  televisione  e  Internet  svolgono  attualmente  un  ruolo  fondamentale  nella  comunicazione  del  turismo.  Grazie   a   sofisticate   tecnologie,   rispetto   al   passato   oggi  è  molto  più  veloce   e  agevole   l’organizzazione   di  un  viaggio.   Esistono   in   rete   portali   predisposti   per   l’organizzazione   di   viaggi   e   la   ricerca   di   servizi   turistici.   Eppure   le   strategie  del  marketing  non  hanno  conquistato  tutti:  I  parchi  naturali  si  moltiplicano,  la  bicicletta  torna  a  essere   il  mezzo  privilegiato,  molti  europei  del  nord  corrono  ai  ripari  nei  borghi  semi  abbandonati  dell’Umbria  e  della   Provenza,  dove  comprano  case  da  restaurare  con  l’idea  che  l’autenticità  stia  nel  ritorno  alla  semplicità.  Il  tempo   libero  e  sempre  più  il  tempo  del  ritorno  alle  radici  .

2.4.3 Dal turismo di massa al turismo attuale

Lo sviluppo del turismo di massa ha portato all’evoluzione strutturale della domanda turistica, influenzata dai grandi cambiamenti della società e dalle diverse congiunture economiche.

Per ciò che riguarda il contesto socio-territoriale in cui si manifesta la domanda, la fase del turismo di massa è caratterizzata dall’esodo turistico dalle grandi città. Diversamente dal protagonista del Grand Tour, che partiva da un contesto rurale, il turista moderno lascia la metropoli dove vive e lavora per raggiungere località più piccole e caratterizzate da ritmi di vita tranquilli, climi confortevoli e ambienti rilassanti.

Un’altra variazione riguarda le fonti di finanziamento del consumo turistico: dalle rendite, prima agricole e poi di capitale, si passa ai salari derivanti dall’attività dell’individuo. Stipendi mensili fissi e ferie retribuite permettono anche alla classe sociale meno abbiente di passare le proprie vacanze al mare o in montagna. Anche la struttura demografica dei gruppi in movimento muta nel tempo: il viaggio, un volta prerogativa esclusiva dei giovani, diventa una forma abituale del comportamento degli adulti, economicamente attivi. Inoltre il viaggio, solitamente prerogativa maschile, si estende alle donne.

I comportamenti tipici del turismo di massa si presentano correlati alla crisi della dimensione creativa nel tempo della società industriale. Con la scissione del giorno in due tempi contrapposti, quello del lavoro e quello del tempo libero, occupato da attività ricreative, l’ozio tende a scomparire. Le capacità individuali, prima utilizzate per recarsi in vacanza o comunque per impiegare il proprio tempo libero, non vengono più richieste e, attraverso la delega della pianificazione del tempo libero, si rinuncia ad ogni possibilità di intervento attivo e creativo. Il corso dei programmi è predeterminato e non può essere arrestato né modificato e il viaggio perde così il carattere tipico dell’avventura: il turista, durante il suo viaggio, non farà alcuna scoperta, ma verrà solo in contatto con ciò che altri hanno già scoperto.

Una delle principali cause di questo fenomeno sono lo sviluppo e la diffusione delle agenzie di viaggio. La funzione essenziale delle agenzie di viaggio, identificabile nell’interessare, attirare e far convergere gli individui su determinate proposte turistiche, appare strettamente legata alla creazione di bisogni appropriati attraverso la pubblicità. L’industria turistica, infatti, non ha ancora saturato il mercato e le singole imprese non sono costrette a guadagnarsi i clienti sottraendoli alla concorrenza. Esse possono contare su grandi riserve di clienti potenziali e orientano tutta la pubblicità a favore del prodotto, ad ampliare il mercato dei viaggi turistici in modo che tutti i concorrenti vengono a guadagnare contemporaneamente nuovi strati di consumatori. Si manifesta in ciò l’omogeneizzazione dei comportamenti cui l’individuo etero diretto della società industriale viene sottoposto attraverso i mezzi di comunicazione di massa. La differenziazione verrà soltanto più tardi, quando il mercato si approssima alla saturazione e le diverse imprese dovranno conquistare i clienti a spese delle altre. I tour operators si basano sull’immagine fotografica la cui azione ha un carattere prevalentemente subliminale e non giunge alla coscienza dell’individuo: essa afferma, influisce e stimola. Al posto della motivazione subentra così l’istituzione, che solleva gli individui dal problema della riproduzione dei loro impulsi e desideri.

Uno dei caratteri fondamentali che contraddistinguono il turismo di massa e lo contrappongono alle precedenti fasi di turismo è dato dalle condizioni di isolamento degli individui e dei gruppi che lo praticano. L’isolamento si esprime nella cosiddetta massificazione, che può essere spiegato come

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