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1 x1 + x 2 x 4 = 0 x 2 + x 3 + x 4 = 0.

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(1)

Test di Geometria

Ingegneria Meccanica a.a. 2019/20

Il test consiste di sei esercizi, e ha la durata di tre ore. Rispondere negli spazi predisposti, e giustificare le risposte in modo chiaro e conciso (nell’esame vero e proprio si potra’ usare anche il retro del foglio).

Esercizio 1 Nello spazio vettoriale R4 si considerino i sottospazi vettoriali

V = L

 0 0 1 0

 ,

−1 1 0

−1

 ,

 1 1 1 0

, W :

(x1+ x2− x4 = 0 x2+ x3+ x4 = 0.

a) Calcolare la dimensione e determinare una base ortogonale (se esiste) del sottospazio W . W `e definito da due equazioni cartesiane indipendenti. Quindi per il Teorema di Rouch´e- Capelli il sistema omogeneo definisce uno spazio delle soluzioni di dimensione 2. Dunque dim(W ) = 2. Risolvendo il sistema si trova una base di W : w1 =

 2

−1 0 1

 , w2 =

 1

−1 1 0

 . Ora

utilizzando il procedimento di Gram-Schmidt possiamo determinare la base ortogonale richiesta

w10 = w1

w20 = w2−hw1, w2i

hw1, w1iw1 = w2−3

6w1, da cui si ottiene:

w10 =

 2

−1 0 1

, w02=

 0

12 1

12

b) Calcolare la dimensione e determinare una base del sottospazio V.

Ricordando che R4 = V ⊕ V si ottiene dim(V) = 4 − dim(V ) = 4 − rk(A), dove A `e la matrice ottenuta incolonnando i generatori di V :

A =

0 −1 1

0 1 1

1 0 1

0 −1 0

(2)

Dato che rk(A) = 3 si ottiene dim(V ) = 3, da cui dim(V) = 1. Ora, un vettore

 x1

x2

x3 x4

 appartiene a V se e solo se `e ortogonale ai vettori della base di V , ovvero se e solo se `e

soluzione del sistema



 x3= 0

− x1+ x2− x4= 0 x1+ x2+ x3= 0

da cui si ricava una base per V: v =

−1 1 0 2

 .

c) Calcolare la dimensione e determinare una base di ciascuno dei sottospazi V ∩ W e V + W , dire inoltre se la somma V + W `e diretta oppure no.

• Il vettore v =

−1 1 0 2

`e ortogonale a tutti i vettori di V , dunque un’equazione cartesiana per V `e data da −x1+x2+2x4 = 0. Una base per V ∩W pu`o essere determinata risolvendo

il sistema





− x1+ x2+ 2x4= 0 x1+ x2− x4= 0 x2+ x3+ x4= 0

da cui si ottiene: U ∩ W = L

 3

−1

−1 2

 .

• Dal teorema della dimensione abbiamo dim(V + W ) = dim(V ) + dim(W ) − dim(V ∩ W ) = 3 + 2 − 1 = 4. Ne segue che V + W = R4 e una base `e ad esempio quella canonica.

• La somma non `e diretta dal momento che V ∩ W 6= ∅.

(3)

Esercizio 2 Si consideri la matrice Ak =

0 2 0 0

1 −1 0 0

0 0 0 k

0 0 1 0

dipendente dal parametro reale k.

a) Determinare gli autovalori quando k = 1.

Il polinomio caratteristico della matrice `e pA(λ) = (λ + 2)(λ − 1)(λ2− k). Pertanto per k = 1 gli autovalori sono:

λ1 = −2, λ2= 1, λ3 = −1 .

b) Determinare i valori di k per i quali gli autovalori sono tutti reali.

Il polinomio caratteristico della matrice `e pA(λ) = (λ+2)(λ−1)(λ2−k). Dunque gli autovalori sono tutti reali se e solo se (λ2− k) ammette due radici reali (eventualmente coincidenti), ovvero se e solo se k ≥ 0. In tal caso:

λ1= −2, λ2 = 1, λ3=√

k, λ4= −√ k .

c) Determinare i valori di k per i quali Ak `e diagonalizzabile.

Sicuramente se gli autovalori sono tutti reali e distinti la matrice `e diagonalizzabile. Questo accade se 0 < k < 1 ∨ 1 < k < 4 ∨ 4 < k. Restano da studiare i casi seguenti:

• (k=0) Gli autovalori della matrice A0 sono −2, 1, 0; di cui 0 `e l’unico con molteplicit`a algebrica pari a 2. Ne segue che A0`e diagonalizzabile se e solo se la molteplicit`a geometrica dell’autovalore 0 vale 2.

M G(0) = dim E(0) = 4 − rk

0 2 0 0

1 −1 0 0

0 0 0 0

0 0 1 0

= 4 − 3 = 1

da cui si deduce che A0 non `e diagonalizzabile essendo M G(0) = 1 6= 2 = M A(0).

• (k=1) Gli autovalori della matrice A1 sono −2, 1, −1; di cui 1 `e l’unico con molteplicit`a algebrica pari a 2. Ne segue che A1`e diagonalizzabile se e solo se la molteplicit`a geometrica dell’autovalore 1 vale 2.

M G(1) = dim E(1) = 4 − rk

−1 2 0 0

1 −2 0 0

0 0 −1 1

0 0 1 −1

= 4 − 2 = 2

(4)

da cui si deduce che A1 `e diagonalizzabile essendo





M G(−2) = M A(−2) = 1 M G(−1) = M A(−1) = 1 M G(1) = M A(1) = 2 .

• (k=4) Gli autovalori della matrice A4 sono −2, 1, 2; di cui −2 `e l’unico con molteplicit`a algebrica pari a 2. Ne segue che A4`e diagonalizzabile se e solo se la molteplicit`a geometrica dell’autovalore −2 vale 2.

M G(−2) = dim E(−2) = 4 − rk

2 2 0 0 1 1 0 0 0 0 2 4 0 0 1 2

= 4 − 2 = 2

da cui si deduce che A4 `e diagonalizzabile essendo





M G(−2) = M A(−2) = 2 M G(−1) = M A(−1) = 1 M G(1) = M A(1) = 1 . In conclusione Ak `e diagonalizzabile se e solo se k > 0.

d) Determinare gli eventuali valori di k per i quali Ak`e simile alla matrice D =

−2 0 0 0

0 1 0 0

0 0 3 0

0 0 0 −3

 .

Abbiamo dimostrato che la matrice Ak `e diagonalizzabile ∀k > 0. Dunque se k > 0 la matrice Ak `e simile alla matrice diagonale

Dk=

−2 0 0 0

0 1 0 0

0 0 √

k 0

0 0 0 −√

k

Pertanto l’unico valore del parametro che soddisfa la richiesta `e k = 9.

(5)

Esercizio 3 a) Enunciare il secondo criterio di diagonalizzabilit`a.

Un endomorfismo f : V → V `e diagonalizzabile se e solo se il suo polinomio caratteristico `e totalmente riducibile e inoltre M A(λ) = M G(λ) per ogni autovalore λ.

b) Stabilire se esiste un endomorfismo f di R3tale che Kerf : x+y−3z = 0 e Imf : 2x+y+4z = 0 (se esiste, trovarne uno, se non esiste, spiegare perch´e).

Supponiamo per assurdo che un tale endomorfismo f esista. Per il teorema della dimensione si ha

dim R3 = dim(Kerf ) + dim(Imf )

D’altra parte le equazioni di Kerf e Imf rappresentano due piani, dunque dim(Kerf ) = dim(Imf ) = 2,

da cui l’assurdo.

c) Supponiamo che i vettori v1, v2, v3 ∈ R5 siano tutti non-nulli e a due a due ortogonali. `E vero che v1, v2, v3 sono linearmente indipendenti ? (Se lo sono sempre, dimostrare perch´e; se a volte non lo sono, dare un controesempio).

Consideriamo una combinazione lineare a1v1+ a2v2+ a3v3= 0. Fissato j = 1, 2, 3, applichi- amo ad entrambi i membri il prodotto scalare con il vettore vj:

ha1v1+ a2v2+ a3v3, vji = h0, vji a1hv1, vji + a2hv2, vji + a3hv3, vji = 0

ajkvjk2= 0

Dove nell’ultimo passaggio abbiamo sfruttato l’ortogonalit`a di vj con gli altri due vettori.

Dunque, essendo per ipotesi vj 6= 0, otteniamo a1 = a2 = a3 = 0; se ne deduce che i vet- tori v1, v2, v3 sono linearmente indipendenti.

(6)

Esercizio 4 Nello spazio sono dati la retta r :



 x = 2t y = t z = t

e il piano π : x − y + z = 0.

a) Determinare la retta r0 proiezione ortogonale di r su π.

La proiezione r0 pu`o essere determinata come l’intersezione fra il piano π e il piano π0 che soddisfa le seguenti propriet`a:

π0 ⊥ π e r ⊆ π0.

Per determinare il piano π0 definiamo la normale ~n0 come il prodotto vettoriale fra la normale

~ n =

 1

−1 1

 del piano π e il vettore direttore della retta r.

~ n0 =

 1

−1 1

∧

 2 1 1

=

−2 1 3

Si osservi che tale scelta garantisce che π0 ⊥ π e che r // π0. Il piano π0 ha dunque equazione

−2x + y + 3z + d = 0. Affinch´e r sia contenuta in π0 `e ora sufficiente imporre che π0 contenga un qualunque punto di r. A tale scopo osserviamo che r passa per l’origine, otteniamo dunque d = 0. Pertanto π0: − 2x − y + 3z = 0 e dunque

r0:

(x − y + z = 0

− 2x + y + 3z = 0

b) Determinare l’equazione cartesiana di una sfera di raggio √

3 con centro sulla retta r e tangente a π. Tale sfera `e unica ?

L’equazione di una sfera con centro Ct =

 2t

t t

 e raggio√

3 `e St: (x − 2t)2+ (y − t)2+ (z − t)2 = 3. Affinch´e tale sfera sia tangente al piano π `e necessario e sufficiente che la distanza fra il centro della sfera St e il piano π sia uguale al raggio. Imponiamo dunque la condizione d(Ct, π) =√

3, da cui:

|2t − t + t|

√1 + 1 + 1 =√ 3 .

La condizione di tangenza risulta dunque |2t| = 3, ovvero t = ±32. Concludiamo che le sfere cercate hanno equazioni:

S3

2: (x − 3)2+

 y −3

2

2

+

 z −3

2

2

= 3 e S3

2: (x + 3)2+

 y +3

2

2

+

 z +3

2

2

= 3 .

(7)

Quindi la sfera richiesta non `e unica.

c) Determinare equazioni (cartesiane o parametriche) della retta r00 che giace sul piano π ed `e ortogonale e incidente a r.

Scegliamo il vettore direttore della retta r00 come il prodotto vettoriale fra la normale del piano π e il vettore direttore di r:

 l00 m00

n00

=

 1

−1 1

∧

 2 1 1

=

−2 1 3

Si osservi che tale scelta garantisce che r00// π e che r00 ⊥ r. Affinch´e r e r00 siano incidenti, dobbiamo imporre che il punto di intersezione fra r e π appartenga alla retta r00. Si verifica facilmente che r ∩ π =

 0 0 0

, pertanto le equazioni parametriche di r00 sono:





x = −2t y = t z = 3t .

(8)

Esercizio 5 `E data la conica γk : 2x2+ 2y2+ 2kxy − 1 = 0 dipendente dal parametro reale k ≥ 0.

a) Determinare la forma canonica di γkal variare di k e disegnare la conica nel caso in cui essa

`

e degenere.

Gli autovalori della matrice Q sono λ = 2 + k e µ = 2 − k. Calcolando gli invarianti si ottiene:





I1= tr(Q) = 4 I2= det(Q) = 4 − k2 I3= det(A) = k2− 4

da cui, ricordando che k ≥ 0 per ipotesi, si deduce che

• γk `e un’ellisse reale se 0 ≤ k < 2 (poich´e I2> 0 e I1I3< 0),

• γk `e un’iperbole reale se k > 2 (poich´e I2 > 0 e I3 6= 0),

• γk `e una parabola degenere se k = 2 (poich´e I2 = 0 e I3= 0).

Abbiamo dimostrato che se I2 6= 0 allora l’equazione canonica della conica `e: λX2+µY2+II3

2 = 0.

Pertanto la forma canonica richiesta sar`a:

γk: (2 + k)X2+ (2 − k)Y2 = 1 ∀k 6= 2 .

Per studiare il caso degenere consideriamo l’equazione di γ2: 2x2+2y2+4xy −1 = 0 e osserviamo che pu`o essere riscritta come segue:

x2+ y2+ 2xy = 1

2 ⇐⇒ (x + y)2 = 1

2 ⇐⇒ x + y = ± 1

√2 da cui deduciamo che γ2`e l’unione delle rette parallele r1: x + y −1

2 = 0 e r2: x + y +1

2 = 0.

b) Disegnare la conica γ0ottenuta per il valore k = 0, e trovare l’equazione di una retta tangente a γ0 e parallela alla retta x − y = 0.

L’equazione di γ0 `e 2x2 + 2y2 = 1, che rappresenta una circonferenza di raggio R = 1

2

centrata nell’origine. L’equazione del fascio di rette parallele a x − y = 0 `e rc: x − y + c = 0.

Tali rette sono tangenti alla circonferenza esattamente quando la loro distanza dal centro `e pari al raggio. Pertanto imponiamo la condizione:

d

 rc,0

0



= 1

√2

da cui si ottiene |c|

2 = 1

2 e dunque c = ±1. Si ottengono cos`ı le due rette tangenti alla circonferenza e parallele a x − y = 0:

r1: x − y + 1 = 0 e r−1: x − y − 1 = 0 .

(9)

c) Determinare il valore di k per il quale γk `e un ellisse di area π. (Suggerimento: l’area dell’ellisse di semiassi a, b `e πab). In generale, se γk`e un’ellisse, quali valori pu`o assumere l’area di γk?

Nel punto a) abbiamo determinato l’equazione canonica della conica dimostrando che γk `e un’ellisse reale se e solo se 0 ≤ k < 2 e in tal caso

γk: (2 + k)X2+ (2 − k)Y2 = 1 , da cui ricaviamo ak= 1

2+k e bk= 1

2−k. Ricordando che l’area dell’ellisse vale πab, otteniamo il valore dell’area della conica γk:

Aγk = π

4 − k2 0 ≤ k < 2 . Affinch´e l’area di γk sia π dobbiamo imporre √

4 − k2 = 1, da cui k = √

3. Osserviamo infine che Aγk `e una funzione continua e crescente, che soddisfa inoltre le relazioni

Aγ0 = π 2 lim

k→2Aγk = ∞ . Pertanto l’area dell’ellisse γk pu`o assumere qualsiasi valore nell’intervallo π

2, ∞.

(10)

Esercizio 6 a) Discutere le soluzioni del seguente sistema lineare al variare del parametro

reale k: (

x + 2y − z = k 4x + 4ky − k2z = 2

Tramite l’algoritmo di Gauss otteniamo

(x + 2y − z = k

4(k − 2)y + (4 − k2)z = 2(1 − 2k) la cui matrice dei coefficienti `e

Ak =1 2 −1

0 4(k − 2) (2 − k)(2 + k)



mentre la matrice completa `e:

Bk=1 2 −1 k

0 4(k − 2) (2 − k)(2 + k) 2(1 − 2k)



Studiando i pivot delle due matrici otteniamo rk(Ak) =

(2 se k 6= 2

1 se k = 2 rk(Bk) = 2 , ∀k ∈ R

Ne segue che lo spazio S delle soluzioni del sistema ha dimensione dim(Sk) = 3 − rk(Ak) = 1 per ogni k 6= 2, mentre S2 = ∅ per k = 2. Risolvendo il sistema per k 6= 2 si ottiene un’equazione parametrica per la retta Sk:

Sk=









x = k2+ 2k − 2 k − 2 −k

2t y = 1 − 2k

k − 2 +k + 2 4 t z = t

Osservazione: Come parziale verifica della correttezza della soluzione precedente si pu`o de- terminare il prodotto vettoriale fra le normali dei due piani che definiscono il sistema. Tale prodotto vettoriale fornisce un vettore direttore per la retta soluzione e dovr`a pertanto risultare proporzionale al vettore direttore (−k2,k+24 , 1)t determinato in precedenza.

 1 2

−1

∧

 4 4k

−k2

=

−2k2+ 4k k2− 4 4k − 8

= k − 2 4

−k k+22

4

1

Osserviamo infine che tale prodotto vettoriale `e non nullo se e solo se k 6= 2; ci`o dimostra che i due piani sono paralleli se e solo se k = 2 (confermando che per k = 2 il sistema non ammette soluzioni).

(11)

b) Sono dati i punti A = (12,

3

2 ) e B = (−

3

2 , −12). Trovare la matrice canonica della rotazione di centro l’origine che porta A in B (in senso antiorario).

Osserviamo che A si trova nel primo quadrante e il vettore ~OA forma un angolo π3 con e1, mentre B si trova nel terzo quadrante e il vettore ~OB forma un angolo di 6 con il vettore e1. Pertanto l’angolo formato fra i due vettori sar`a θ = 6π3 = 6 . Tale angolo formato dai vettori OA e ~~ OB si pu`o anche calcolare tramite la formula:

θ = arccos h ~OA, ~OBi k ~OAk · k ~OBk

!

= arccos −

√3 2

!

= 5π 6 . La matrice di rotazione cercata `e dunque

R

6 =cos 6 

− sin 6  sin 6 

cos 6 



= −

3 212

1

2

3 2

!

Si verifica facilmente che R

6

1

2 3 2

!

= −

3 2

12

! .

c) Dati i vettori v1 = 1 1



, v2 =  1

−1



, w1 = −1

−2



, w2 = 3 6



, trovare (se possibile) un’endomorfismo f di R2 tale che f (v1) = w1, f (v2) = w2.

Abbiamo dimostrato che un endomorfismo `e univocamente determinato dai valori che assume su una base. Dal momento che v1, v2 formano una base di R2 esister`a un unico endomorfismo f che soddisfa le propriet`a richieste. Inoltre, la matrice associata ad f rispetto alla base canonica ha per colonne le immagini di e1 ed e2. Risolvendo il sistema e1 = αv1 + βv2 otteniamo α = β = 12, da cui

f (e1) = αf (v1) + βf (v2) = 1 2w1+1

2w2 =1 2

 .

Analogamente, risolvendo e2= α0v1+ β0v2 otteniamo α0 = 12 e β0 = −12, da cui f (e2) = α0f (v1) + β0f (v2) = 1

2w1−1

2w2=−2

−4

 .

Quindi la matrice associata ad f rispetto alla base canonica `e A = 1 −2 2 −4



e l’applicazione lineare cercata `e:

fx y



= x − 2y 2x − 4y

 .

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