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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.30 (1903) n.1505, 8 marzo

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SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno I I X - V o i . X I I I V

Firenze, 8 Marzo 1903

N. 1505

S o m m a r i o : Le urgenze del momento — L’ Istituto italiano di credito fondiario (esercizio 1902) — R. Da l l a

Vo l t a. A proposito della dépopulation in Francia — Il progetto di Legge sulle case popolari — Rivista bibliografica. G. J. Romane*. L ’ évolution mentale chez l’ homme, trad. dall’ inglese da G. H. De Varigny — P . Schonten. Die prinzipien der Lebensversicherungs-Mathematik — Louis Rousselon. Des Assurances en cas de décós conctractees par un ópoux au profit de son conjoint — Dr. Kart Grünberg. Die Handels­ politischen Beziehungen Oesterreich-Ungarns zu den Ländern'an der unteren Donau — Prof. Bar. J. D'Aulnis de Bourouill. La convention relative au regime des Sucres conclue le 5 mars 1902 à Bruxelb s annotée d’après les pièces officielles — Dr. Leo Petrisch. Die Theorie von der sogenannten günstigen und üngustigen Handelsbilanz — Dr. Hans Crüger. Handel und Genossenschaftswesen — Artkur Le Creps.

De la dépopulation et de la repopulation en France — Rivista economica. {Il principio della decadenza dei trust - y aumento delle tasse universitarie - Movimento del grano nel 1902 - TJn concorso bandito dalla R. Accademia dei Georgofili) — Commercio italo-belga — Statistica dello sviluppo industriale degli Stati Uniti dal 18o0 al 1900 — Banche popolari cooperative nell’ esercizio 1902 — Cronaca delle Camere di commercio (Pavia) — Mercato monetario e Banche di emissione — Rivista delle Borse — Società com­ merciali ed industriali (Rendiconti di Assemblee) — Notizie commerciali - Avvisi.

LE URGENZE DEL MOMENTO

Siamo già prossimi alle ferie pasquali e la Camera avrà appena il tempo di discutere i bi­ lanci che, secondo i nostri costumi parlamentari, domandano un periodo non breve, ed avremo quindi passata anche la stagione 1902-1908 senza aver fatto un solo passo verso la soluzione degli importanti problemi che implicano tanta parte degli interessi del paese.

E questo ancora sarebbe meno male, se si intravedesse la possibilità di una soluzione; se cioè gli uomini affidassero abbastanza per cre­ dere che nella loro mente è già maturata una idea la quale può essere in breve tempo con­ cretata.

Sventuratamente, mentre nell’ attuale Mini­ stero vi sono uomini di ingegno e di esperienza, che bene od abbastanza bene conducono tra gli scogli parlamentari la nave dello Stato per alcuni rami della amministrazione e della politica, man­ cano affatto uomini tecnici che abbiano dato prova di saper comprendere nella loro gravis­ sima complessità le questioni che stanno matu­ randosi ed alle quali converrebbe dare una ra­ pida soluzione.

Sono tre ordini di cose sulle quali richia­ miamo la attenzione di chi ha la maggiore re­ sponsabilità morale dell’ andamento economico e politico del paese.

I lavori pubblici, che hanno davanti una pros­ sima scadenza della questione ferroviaria, della quale non si sente quasi più parlare, tranne la recente recisa dichiarazione dell’ on. Lalenzano « che il Governo non si lascierà prendere alla sprovvista e che è pronto ad ogni migliore solu­ zione » ; affermazione però a cui nessuno presta fede, poiché è troppo chiaro che se il Ministero avesse veramente risoluto nell’ animo suo il pro­ blema, si dovrebbero avere già segni palesi

della soluzione vagheggiata, sia per ordinare quell’ esercizio di Stato a cui molti aspirano, sia per modificare, molto prima che spirino le at­ tuali convenzioni, i contratti in modo che 1’ eser­ cizio non sia lasciato in mano alle Società anche negli ultimissimi anni prima della scadenza. Non occorre infatti dimostrare che se il Ministero è convinto della utilità di continuare nell’ esercizio privato, i nuovi contratti, dovrebbero essere con­ clusi almeno due anni prima che spirino gli at­ tuali; ciò è suggerito dalla più elementare pru­ denza.

Ed è del pari dalla elementare prudenza suggerito che, se il Governo intende di venire all’ esercizio di Stato, deve qualche anno prima della scadenza riscattare 1’ esercizio, affine di evi­ tare quelle difficoltà e quegli inconvenienti che nascerebbero quando le Società esercenti sapes­ sero di dover cessare il loro ufficio ed avessero ancora qualche anno davanti a sè.

Abbiamo sentito alcuno, che dovrebbe pur es­ sere bene informato, affermare che la sostituzione dell’ esercizio di Stato a quello privato non por­ terebbe nessuna difficoltà, perchè il Ministero avrebbe in mente di sostituire agli attuali Con­ sigli di Amministrazione dei Consigli o Comitati nominati dal Governo, e tutto il rimanente re­ sterebbe inalterato. Amiamo credere che questa strana soluzione — la cui stessa facilità dimostra la leggerezza colla quale è stata concepita — sia un parto di fantasia un po’ calda. In ogni modo sarà bene che il Ministro dei Lavori Pubblici legga la storia della Rete dell’ Alta Italia dal 1878 al 1885 e le conseguenze che derivarono dall’ esercizio di Stato sotto un regime simile, per convincersi del pericolo a cui si andrebbe incontro sistemando in tal guisa un servizio tanto importante.

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150 L ’ E C O N O M I S T A 8 marzo 1903

sia la prova che il Ministero non ha ancora fis­ sata la soluzione che intende dare al problema, e non desidera quindi che la Commissione presenti al pubblico le sue conclusioni. Ad ogni modo ci par chiaro, per molte ragioni, che in questo momento sarebbe necessario che al Ministero dei lavori pubblici vi fosse un uomo già versato nella ma­ teria, di molta autorità parlamentare, di larghe vedute, tale insomma da affidare che le proposte che poi dovrà fare il Governo, saranno frutto di efficace e profonda ponderazione.

Ricordiamoci bene che la peggiore soluzione sarebbe quella che si arrivasse alla scadenza per chiedere due o tre anni di proroga affine di stu­ diare ancora la questione. Gli inconvenienti che deriverebbero da un periodo di incertezza per il già angustiato servizio ferroviario sarebbero di gran nocumento alla economia del paese.

Il secondo dei grandi problemi, che si affac­ ciano inesorabilmente a chiedere una soluzione, è quello dei trattati di Commercio.

Finché vi era Ministro degli affari esteri 1’ on. Prinetti, per quanto alcuno temesse molto che gli mancasse la esperienza sufficiente a risol­ vere una così complessa questione, che domanda larghe cognizioni e molta avvedutezza, si sapeva che almeno vi era un uomo di ingegno pronto e di tenace volontà che aveva vivissimo desiderio di fare e di far bene. Ma oggi, per disgrazia de­ plorata. l’ on. Prinetti non potrà, per quanto gli auguriamo una pronta e completa guarigione, sobbarcarsi tanto presto al gravissimo ufficio; e intanto il tempo passa e, ciò che è peggio, in si­

mile materia è troppo facile muovere male qual­ che pedina, troppi interessi politici nostri e di al­ tri essendo implicati sulla rinnovazione dei trattati. Nè affida in alcun modo il Ministro di Agri­ coltura, Industria e Commercio che di simile ma­ teria non può avere nè scienza, nè esperienza.

Il modo con cui è avvenuta, quasi improv­ visamente, la denunzia del trattato da parte del- l’Austria-Ungheria, ci fa temere che non vi sia stata tutta la oculatezza e la prontezza necessaria per impedire un fatto che può a suo tempo, se non sarà abrogato in tutto o in parte, avere conseguenze non lievi nel complesso delle tratta­ tive. La discretezza necessaria in simili materie, non ci permette di investigare quali cause abbiano indotto l’Austria-Ungheria a quella denunzia e pei che la nostra influenza politica non sia stata sufficiente ad impedirla; ma ciò dimostra sempre più la necessità che anche da questo lato il Mini­ stero si rinforzi in modo da affidare il paese che vi è al Governo non solamente chi abbia la buona volontà, ma anche chi abbia la capacità di vigilare sugli interessi del paese e tutelarli in modo che non siano possibili sorprese ed errori.

Finalmente il terzo ordine di cose riguarda il debito pubblico ; anche da questo lato il Mi­ nistero è molto débole. Non ripeteremo qui le recriminazioni che furono già mosse sotto tutti i toni all’ on. di Broglio per i sistemi da lui adottati nella emissione del 3 1t2 e per le con­ seguenze che ha dovuto subirne il Tesoro. Sta il fatto che la conversione delle obbligazioni ferroviarie è un insuccesso finanziario, sebbene le condizioni del mercato sieno state quanto mai

favorevoli. E crediamo che abbiano ragione quei giornali i quali, di fronte ad un insuccesso come quello, per una operazione relativamente limi­ tata, si domandino come mai sia sperabile e desiderabile che lo stesso Ministro si avventuri in operazioni di ben altra importanza.

Ora da tutte le parti, e dalla Francia e dalla Germania e dall’Austria-Ungheria, il mondo bancario incoraggia alla conversione del 4 OjO in 3 1[2. Lo stato delle nostre finanze, la tran­ quillità del paese, l’ aumento spontaneo del get­ tito delle imposte, la ferma disposizione delle grandi potenze d’ Europa a voler mantenuta la pace, i buoni rapporti che vanno ristabilendosi anche tra gli Stati che parevano inconciliabili, tutto lascia ritenere che continuerà questo pe­ riodo di calma finanziaria, che è già cominciato T anno decorso e del quale per sventura l’Italia non ha abbastanza approfittato.

Il fatto stesso che scriviamo una rivista di finanza, ci permette di essere in frequente rela­ zione o diretta od indiretta cogli uomini di finanza e coi grandi Istituti dei diversi paesi, e da ogni parte non solo ci si domanda : che cosa aspetta l’ Italia? —■ ma si manifesta la mera­ viglia che nessun sintomo sia palese di quel lavoro preliminare che deve precedere una grande operazione. Ed è generale convincimento che se l’ Italia volesse, in pochi mesi potrebbe effet­ tuare la conversione del suo consolidato; oggi dovrebbe attendere che l’Austria avesse ulti­ mato la conversione del suo 4 1[2 in 4 0[0, ma subito dopo si potrebbero intavolare le trattative, che non sarebbero certamente lunghe, e con ogni probabilità si avrebbero aiuti da ogni parte per condurre a termine brillantemente la impor­ tante operazione.

Noi vogliamo domandare al Ministero se è conscio di questo stato di cose, e se crede di compiere il suo dovere verso il paese lasciando passare il momento propizio, non solo per otte­ nere un margine al bilancio, ma, ciò che ancora più importa, per mettere l’ Italia in quella favo­ revole posizione rispetto agli altri paesi che sarebbe in verità adeguato compenso ai sacri­ fizi che per tanto tempo hanno rassegnatamente sopportato i contribuenti italiani.

Qualcuno dice che tutte queste cose sono ben comprese da chi deve vigilare affinchè la cosa pubblica proceda nel modo migliore, ma che ad attuare modificazioni o completamenti nel Ministero si oppone la ragione politica.

A nostro avviso, la politica non può essere che un mezzo per raggiungere un fine ; e sarebbe ben deplorevole quella politica, la quale fosse in opposizione al fine che si riconosce buono e pos­ sibile e che pur si vorrebbe raggiungere.

L ’ Istituto italiano di credito fondiario

(esercizio 1902).

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Amministrazione agli azionisti, dopo aver date le notizie sul movimento dei mutui, delle cartelle e delle semestralità sulle quali ci siamo già intrat­ tenuti, rileva che il bilancio dell’esercizio 1902 si chiude con un prodotto lordo di L. 4,971,714.67, da cui detratti gli interessi passivi sulle car­ telle e diversi, le tasse e le spese varie, rimane un utile netto di L. 2,083,581.62, che aumentano, a L. 2,098,723.65 col residuo utile dell’ esercizio precedente.

Le principali partite del bilancio consuntivo si riepilogano nelle seguenti cifre :

All’ attivo

Credito per mutui ipotecari e

provvigioni differite . . . L. 96,888,316.25 Titoli di proprietà dell’ Istituto

e Cassa... » 7,299,138.57 Semestralità maturata ed inte­

ressi su titoli ... » 3,340,431.16

Semestralità arretrate... » 72,722.16

Titoli in deposito e cauzioni. . . » 10,199,012,50 Diverse... » 259,420.80 Totale L. 118,332,421.44 A l passivo Capitale ... L. 40,000,000.00 R iserve... » 3,589,361.16 Cartelle in circolazione... » 59,571,000.00 Cartelle estratte e cedole da

passarsi... ... » 1,194,623.00 Semestralità anticipate... » 308,231.21 Cassa di previdenza per

gl’im-piegati... » 203,153.56 Residuo dividendo azionisti . . » 841,364.21 Conto titoli... » 6,923,000,00 Depositanti e partite varie. . . . » 3,602,961.65 Utili netti dell’ esercizio... » 2,098,723.65 Totale L. 118,332,421.44 Abbiamo già rilevata la esigua cifra delle semestralità arretrate in L. 72,722.16, tanto più degna di considerazione in quanto è minore per L. 3,129.28 di quella dell’ esercizio precedente, sebbene i mutui sieno aumentati di oltre 6 milioni. Rileviamo il cospicuo aumento delle riserve che da 3,248,574.10 passano a L. 3,589,361.16 con una maggior cifra quindi di L. 340,788.06. Le riserve complessivamente rappresentano quindi qualche cosa di più dell’ 8 per cento sul capitale, e quindi più di 40 lire per azione.

Infatti la consistenza patrimoniale dello Istituto è così indicata dalla relazione del Con­ siglio d’Amministrazione :

C a p ita le ...L. 40. 000. 000. 00 Riserva statutaria... » 1. 058. 372. 59

» disponibile . . . . » 225.000.00

Fondo oscillazione dei valori » 100 000 00 Riserva d if f e r i t a ... » 2. 310. 168. 65 Residuo utili portato a nuovo » ,'4. 544. 57 Totale L. 43. 768. 085. 81 Tutte le spese di impianto essendo già state ammortizzate fino dal 1898, risultano per ogni azione L. 547.10.

Nel conto profitti e perdite troviamo che le spese di amministrazione, non comprese le tasse diverse, salgono a L. 335,091.91 con una lieve diminuzione di L. 8,478.28 sull’ anno pre­ cedente. Dette spese rappresentano il 15.95 per cento dell’ utile netto, ed il 0.37 per cento del­ l’ammontare dei mutui in corso.

Così svolgendo prudentemente e con co­ stante regolarità l’ opera propria, rafforzando il suo bilancio, impedendo l’ accumularsi degli ar­ retrati ed astenendosi da ogni operazione non consentanea al suo fine, 1’ Istituto si apparecchia a rendere al paese segnalati servigi in quanto potrà affrontare, senza timore di vedere scossa la sua compagine, quel fatto che si attende viva­ mente, cioè la cartella 3 1[2 per cento, la quale compierà un notevole passo nel progresso della agricoltura, se essa saprà approfittarne, per cominciare a dare alla terra quei capitali di cui ha bisogno.

E questo auguriamo sinceramente.

A proposito della depopulation

i ti F r a n c ia

Non vi è forse, ai nostri giorni, questione demografica più interessante di quella della dé-

populatión francese. Sebbene essa sia discussa

da più anni, può dirsi che con lo scorrere del tempo sono messi in luce, ad ogni tratto, nuovi fatti o nuove relazioni tra quel fenomeno e altri fatti, sono additati rimedi molteplici e le propo­ ste più disparate vengono sostenute con grande calore. Di recente, a cagione d’ esempio, un uf­ ficiale superiore, il colonnello Toutée, ha esposto all’ Accademia delle scienze morali e politiche 1’ idea di modificare il diritto successorio, nel senso che la divisione debba farsi non più se­ condo il numero dei figli, ma dei nipoti del de­ funto. Le famiglie numerose ne avrebbero un beneficio certo, perchè due figli, di cui uno sia celibe e 1’ altro padre, poniamo, di tre figli, non si ripartirebbero il patrimonio paterno per metà, ma al primo andrebbe un quarto e all’ altro i tre quarti della successione. Inoltre per combat­ tere, diremo così, la tendenza delle famiglie di avere un figlio solo, la metà della successione sarebbe data ai figli unici e 1’ altra metà spet­ terebbe a quello chiamato a succedere, se non ci fosse un erede diretto.

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152 L ’ E C O N O M I S T A 8 marzo 1903

Ma la proposta del Toutée ha dato luogo al­ l’Accademia delle scienze morali e politiche a una discussione della maggiore importanza e sulla quale è utile fermarsi per l’autorità delle persone che hanno interloquito e per quello eh’ esse hanno detto.

Era gli altri il Juglar si è domandato se non vi sarebbero pei matrimoni e per le nascite dei periodi corrispondenti allo stato di prospe­ rità e di depressione del paese. Ed è certo una ricerca che si potrebbe fare, perchè non sarebbe difficile di ricavare qualche utile osservazione, ma essa esige un larghissimo studio di fatti quale finora non è stato tentato da alcuno. Ciò che è fuor di dubbio è il fatto che cinquant’anni fa gli economisti si preoccupavano di restringere e non di incoraggiare la natalità. Stuart Mill, per esempio, consigliava una legislazione severa per impedire il matrimonio delle persone che non erano sicure di poter nutrire i figli. E allora si diceva ohe non è possibile sperare che la mo­ ralità faccia progressi, finche le famiglie nume­ rose non saranno considerate con lo stesso di­ sprezzo come 1’ ebrietà e qualsiasi altro eccesso nell’ uso delle facoltà fisiche.

Le preoccupazioni attuali provengono da cause politiche, cioè dalla importanza attribuita, dal punto di vista militare, al confronto tra la natalità della Francia e quella della Germania. Questa preoccupazione si riconnette poi a due opinioni dominanti le menti e che trovano ap­ poggio in due condizioni di fatto ; la pace armata e gli eserciti il più che è possibile numerosi. Finché si penserà che occorre una popolazione sempre più numerosa per far fronte alla neces­ sità della pace armata e che è debole lo Stato il quale non può tenere un esercito così numeroso come quello dei suoi vicini, la questione della

dépopuìation, o della insufficiente natalità, appa­

rirà come veramente fondamentale e assai deso­ lante.

Più profondo fu in tale disamina il Tarde, sociologo acuto e originale, il quale crede che vi sia molto e non già qualche cosa da fare. Negli ultimi cinquant’ anni, in Francia specialmente, è diventato sempre meno vantaggioso, o piuttosto sempre più svantaggioso d’ esser padre di fami­ glia. Tutte le ragioni che un tempo si avevano per diventare padre o madre — ripetere il pro­ prio tipo mentale e sociale più ancora che fisico, le proprie idee, credenze, tradizioni, nei propri figli, accrescere la propria autorità sociale, la propria considerazione ^essere favorito coll’ avan­ zamento nella carriera, acquistare una certa sicu­ rezza in previsione delle malattie e della vec­ chiaia, — tutte queste ragioni stanno per scompa­ rire. Il libretto della Cassa di risparmio e il contratto di assicurazione, sono diventati mezzi di sicurezza preferiti e preferibili a una numerosa famiglia, la quale, al contrario, è diventata un ostacolo al bisogno di risparmiare in vista dei più tardi giorni. E così si spiegherebbero le statistiche di Talquist, le quali hanno mostrato che il saggio della natalità è in ragione inversa del numero proporzionale dei libretti della Cassa di risparmio e dei contratti di assicurazione.

I diritti del padre sui figli sono sempre più contestati, mentre i doveri del padre verso i figli

vanno aggravandosi. Così i padri di numerosa famiglia sono diventati oggetto di pietà, se non di disprezzo. E assai frequente il vedere an­ nunzi coi quali si chiedono impiegati senza figli e in tutte le amministrazioni è più facile avan­ zare quando si è meno imbarazzati dai carichi di famiglia. Certe statistiche mostrano che la natalità dei funzionari è inferiore a quella della media della popolazione. E il più spesso non si ha nessun riguardo per le famiglie numerose. Così a Parigi si esentano dalla imposta i fitti inferiori a 500 franchi, senza distinguere se trat­ tasi di appartamenti abitati da un celibe o da un padre di famiglia e questa pare al Tarde una vera mostruosità. D’ altra parte il suffragio detto universale dà lo stesso valore politico a un celibe che ha da rispondere soltanto di sè stesso e a un uomo che ha cura d’ anime, che rappresenta 3, 4, 10 teste di figli minorenni, cioè gl’ interessi dell’ avvenire.

In tali condizioni, il Tarde si è chiesto che cosa ci sia da fare e ha risposto che poiché il fatto della dépoj:ulation è stato prodotto in parte dalle novità legislative e dalle idee nuove, oc­ corre combattere questo effetto con altre novità. Bisogna, come propone il Bertillon, attuare delle riforme che in parte compensino lo svantaggio annesso alla paternità; bisogna, come propone il Cheysson, estendere i diritti testamentari del padre di famiglia, e come vuole il Leroy-Beau- lieu dare la preferenza al padre di famiglia, a merito eguale, in tutte le carriere amministrative sull’ uomo senza figli; bisogna infine propoi'zio- nare il valore del voto elettorale di ciascuno al numero di teste che rappresenta. E il Tarde crede che non vi sia ragione perchè il principio della rappresentanza non si applichi al rapporto dell’ elettore con i suoi figli minori, come si ap­ plica al rapporto dell’ eletto coi suoi elettori. Il principio delia sovranità nazionale esige, a suo avviso, che niuno sia spogliato dei suoi di­ ritti politici, come non dev’ esserlo di quelli ci­ vili, sotto pretesto del suo sesso e della sua età. Non si può negare che il Tarde ha messo il dito sulla piaga, ma anch’ egli può dirsi che ne abbia vedute bene le cause e gli effetti? Quanto alle prime, crediamo che il Turquan abbia ra­ gione di scrivere che « senza dire che il Codice civile e il sistema fiscale attuale sieno perfetti, è da notare che non è da questo lato che bisogna cercare le cause o i rimedi di uno stato generale della economia sociale francese; la diminuzione della natalità risulta da un aumento generale di benessere, di istruzione, di previdenza, combi­ nato con certi bisogni nuovi, e da nuovi carichi che prima non esistevano. » Ciò è talmente vero, secondo questo demografo, che in tutti i paesi in cui il benessere, le ricchezze aumentano, la na­ talità indietreggia, più o meno; e bisogna am­ mettere, a suo avviso, che questa evoluzione, la quale ha cominciato a farsi sentire in Francia, è sempre più notata nei paesi vicini e anche nei paesi più primitivi dell’Est dell’Europa. La stessa evoluzione, prodotta dalle medesime cause, si av­ verte negli Stati più antichi della grande Re­ pubblica americana del Nord.

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forse essa non va intesa nei senso assoluto che gli danno alcuni scrittori francesi.

Questi, per spiegare il fatto della dépopula-

tion, cercano di mostrare eh’ esso è determinato

non già da cause speciali alla Francia, ma da una legge evolutiva propria dei popoli più progre­ diti civilmente ed economicamente. Ora, la storia mostra che più di un grande impero si è andato spopolando. L ’impero romano ha inutilmente lot­ tato contro la decrescente natalità ohe si manife­ stava già sotto Augusto. La Spagna ha veduto la sua popolazione decrescere considerevolmente dopo il periodo della sua maggiore grandezza. La Francia, che certo ha avuto ed ha una parte importante nella storia, vede la sua popolazione stazionaria, anzi teme eh’ essa possa nell’ av­ venire decrescere. In qualche cantone della Svizzera (Ginevra, Yaud) si nota pure una ten­ denza identica. Tutto ciò dimostra, per lo meno, che varie cause possono determinare il fenomeno demografico della dépopulation. Per la Francia le cause che sono state indicate sono ormai al­ cune diecine, ma è evidente che bene spesso si sono affermati dei rapporti immaginari tra il fe­ nomeno in esame e altri fatti. Che i progressi della coltura e dell’agiatezza abbiano un’ influenza sulla natalità non pare si possa mettere in dub­ bio, ma quando si è detto questo, non si è ancora data una spiegazione soddisfacente della dépopu­

lation.

Parrebbe anzi, a primo aspetto, che la mag­ giore prosperità economica dovesse favorire la natalità, perchè essa significa anche maggiore possibilità di allevare i figli. Ma il costo di pro­ duzione economico e morale dei figli è anche notevolmente cresciuto nella società moderna e sono pure cresciute le difficoltà di conquistarsi un posto che permetta di vivere comodamente. In ciò sta una delle cause della minore natalità; ma altre ve ne sono, indubbiamente e speciali, forse, a ogni ceto sociale, perchè non si può credere che le varie condizioni influiscano con pari forza su tutti gli strati della società ; le differenze mentali, psichiche ed economiche tra ceto e ceto non lasciano dubbio che anche la dinamica delle natalità debba essere soggetta ai- fi azione di forze di varia natura.

In fondo, per quanto si escogitino rimedi di carattere fiscale, giuridico, sociale, amministra­ tivo, è da credere che il fatto della dépopula­

tion, corrispondendo a tutto un complesso di sen­

timenti, di tendenze, di bisogni, non possa essere vinto con mezzi diretti, ma soltanto lentamente, per opera di una modificazione nelle idee, deri­ vante da una coscienza più diffusa e più illumi­ nata dei pericoli, e non solo politici, che da quel fatto possono derivare.

E. Dalla Vo l t a.

I L P R O G E T T O D I L E G G E

sulle case popolari

Varie sono le soluzioni proposte e caldeg­ giate rispetto al problema delle abitazioni popo­ lari: ad esempio, alcuni vogliono fi intervento del Comune, altri si affidano esclusivamente alla

in-dustria privata ed altre infine si appoggiano alla cooperazione. Ma, come sono mutati, in parte, i termini tecnici del problema delle case popolari, così sono mutati quelli economici, o meglio le soluzioni si sonò perfezionate e, necessariamente, complicate. Ciascuno può infatti trovare che la speculazione e la beneficenza si sono associate precisamente su questo terreno degli alloggi pel popolo (ad esempio con le Rowton Houses o Al­ berghi popolari), che la azione del Comune tal­ volta si è coordinata con quella delle Opere Pie, che, sopratutto ora, la cooperazione e fi assicu- zione vorrebbero procedere insieme per dare la migliore soluzione del problema in esame. Ed è appunto di quest’ ultimo sistema che vogliamo occuparci, sia perchè esso rappresenta un perfe­ zionamento del principio cooperativo che merita d’ essere fatto conoscere, sia perchè, forse fra non molto la Camera dei deputati sarà chia­ mata a discutere il progetto di legge che ha lo scopo di favorire quel sistema.

Nel memorabile Comizio tenuto a Lodi il 22 settembre 1901 l’ on. Luigi Luzzatti esponeva l’ idea di organizzare delle Società per le case popolari ed essa fu raccolta con vero entusiasmo da ogni parte d’ Italia. L ’ illustre e beneme­ rito oratore pensava che anche al nostro paese avrebbe giovato grandemente una legislazione la quale mediante alcune immunità fiscali ed altre agevolezze favorisse il sorgere delle case per il popolo ; e il progetto di legge da lui formulato non solo è già stato esaminato dalla Commis­ sione parlamentare, ma è già all’ ordine del giorno della Camera dei deputati e sarà discusso pre­ stissimo. Un Comitato nazionale p er le case p o ­

polari ad ammortamento assicurativo raccoglie

ormai le migliori e più attive forze del paese nel campo sociale ed ha già tenuto due riunioni, fi ultima delle quali a Modena il 23 novembre u. s. Oltre sessanta Comitati locali sono ormai costi­ tuiti, parecchi dei quali sono già pronti ad agire, ma il maggior numero attende appunto che sia approvato il disegno di legge or ora ricordato per mettersi all’ opera. Ciò dimostra.quanto sia sentito il bisogno di provvedere abitazioni pel popolo e una inchiesta privata compiuta di re­ cente per opera della Popolare-Vita di Milano ha effettivamente dimostrato che quasi dovunque le abitazioni popolari sono scarse, insalubri e di pigione relat’ vamente assai elevata. « In una metà dei Comuni interpellati, il bisogno sarebbe sentitissimo ed urgente, mentre per 40 su 100 è constatato grave, e solo a 10 di essi la indagine è riuscita indifferente ».

Ebbene,il disegno di legge sulle case popolari regola principalmente questi punti: l ’ azione del Comune, le agevolezze fiscali, gl’ Istituti idonei a prestare l’assicurazione nel caso àe\Vammorta­

mento assicurativo, le càjp rurali, le norme spe­

ciali di diritto civile intese a consolidare la proprietà privata della casa coll’ intento fonda- mentale della sua inviolabilità e il modo di rac­ cogliere i capitali occorrenti a edificare le case del popolo.

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154 L ’ E C O N O M I S T A 8 marzo 1903

sulle case popolari. Anzitutto, sull’ esempio del Belgio, della Francia, della Germania si vuoi procurare alle istituende Società cooperative per la costruzione delle dette case il capitale a mite interesse, e a tale scopo sono accordate le neces­ sarie autorizzazioni, entro certi limiti, alle Casse di risparmio, ai Monti di pietà e alle Opere Pie. Il saggio dell’ interesse sui prestiti che le Casse di risparmio faranno non potrà superare d e ll! e 1(4 per 0[o l’ interesse da esse pagato pei depositi. Le grandi Casse di risparmio e le grandi Banche popolari, come pure parecchie Congregazioni di Carità hanno già dichiarato che quando una legge opportuna le confortasse, esse sarebbero disposte a promuovere coi loro capitali le Società per le case popolori.

Su questo punto si può essere certi che i nostri maggiori Istituti raccoglitori dei risparmi non verranno meno alle loro migliori tradizioni e non è a dubitare che le Casse di risparmio dei centri dove più è sentito il bisogno di case po­ polari saranno tra le prime istituzioni ad appog­ giare questo movimento cooperativo diretto a redimere le classi popolari dalle abitazioni mal­ sane, insufficienti e a caro prezzo.

Quanto alle agevolazioni fiscali, le quali sono ritenute indispensabili per rendere attua­ bile l’idea, sono state concordate dalla Commis­ sione parlamentare e dal Governo nel seguente modo: estensione a quattro anni (invece dei so­ liti due) dell’ esonero dalla imposta erariale e dalle sovraimposte provinciali e comunali per le case popolari costruite da Società cooperative, da industriali per gli operai, da proprietari per gli agricoltori — riduzione a un quarto delle tasse ordinarie di bollo, di registro, di circola­ zione e ipotecarie sugli atti costitutivi e modifi­ cativi delle Società cooperative di costruzione, »sulle delegazioni, sulla rappresentanza nelle as­ semblee, sulle azioni e sulle obbligazioni emesse, sulle inserzioni ufficiali, sui contratti di prestito, sulle iscrizioni e trascrizioni ipotecarie. Pari­ mente, per le tasse di bollo e di registro sugli atti di acquisto e di traslazione delle case po­ polari e per quelle sui contratti di Assicurazione- vita e sulla loro cessione a garanzia della casa: da ultimo rimborso dei 3(4 della tassa di regi­ stro pagata in misura normale per l’ acquisto delle aree, quando sulle medesime sieno state costruite case popolari secondo le disposizioni della legge.

Queste agevolezze fiscali, da un lato sem­ brano poca cosa ai fautori della legge, dall’altro saranno giudicate eccessive da coloro che per qualsiasi motivo si crederanno danneggiati dai nuovo movimento cooperativo per le abitazioni popolari.

Del resto gli accennati favori fiscali non potranno essere concessi che alle case costruite agli atti compiuti entro 10 anni dalla pubbli­ cazione della legge. Come vedesi si tratta di benefici ristretti e assai limitati anche nella durata.

Ma ciò che distingue la nuova applicazione del principio cooperativo alla costruzione delle case è 1’ ammortamento assicurativo. L ’ idea di provvedere le classi operaie e la piccola bor­ ghesia di abitazioni proprie, da pagarsi a rate

mediante annualità comprendenti l’ interesse e l’ammortam6nio del capitale impiegato, non è certamente nuova — così si legge negli « Studi della Popolare Vita » ■— essa ebbe molteplici applicazioni che parvero dapprima risolvere de­ finitivamente una delle più interessanti que­ stioni dell’economia popolare. Ma, alla prova, i risultati non corrisposero alle speranze dei filan­ tropi che avevano organizzato la cosa e del popolo che vi aveva intravveduto un’ èra nuova di pace e di benessere.

Il torto massimo del sistema si vide consi­ stere nella falsa posizione finanziaria creata alle famiglie dalla morte del capo della casa, in di­ fetto del quale venivano a mancare d’ un tratto i mezzi per soddisfare le annualità successiva­ mente dovute... Ma a tale difetto fu trovato un decisivo rimedio nelle offerte dell’ assicurazione, mediante la quale si rende possibile un ammor­ tamento perfezionato che estinguendo il debito in un prestabilito periodo d ’anni, lo annulla im­

mediatamente in caso di morte dell'assicurato.

Per tal modo il capo della casa (il padre o quel famigliare che, perchè lavora e guadagna, rappresenta la risorsa finanziaria della famiglia) assicurando sulla propria testa il valore della casa abitata, è sicuro di essere sciolto dagli oneri relativi in un determinato periodo di anni purché egli paghi durante tale periodo l’ annualità com­ prendente il premio di assicurazione e l’ interesse sul valore originario della casa, ed ha quest'altra

consolante certezza che, se egli morisse anzi

tempo, la sua famiglia resterebbe definita pro­ prietaria dello stabile, cessando immediatamente, all’ istante della sua morte, l’ obbligo di corri­ spondere l’ annualità prefissa.

L ’ assicurazione, oltre che presso la Cassa nazionale di previdenza per la invalidità e per la vecchiaia degli operai, quando vi sia autoriz­ zata per Decreto Reale potrà stipularsi (secondo l’ art. 5 del progetto) presso Istituti nazionali che, non avendo scopo di speculazione, non distribui­ scano dividendi ad azionisti. Quanto alle imprese di speculazione, tenuto conto della benemerenza che si sono acquistata per l’ impulso dato con la loro iniziativa alla pratica dell’ assicurazioni, il .progetto non le esclude da questa nobilissima gara, ma esige che costituiscano per le Case po­ polari una gestione speciale, con bilancio sepa­ rato e che tutti gli utili netti di tale gestione sieno restituiti agli assicurati.

Questo sistema, tuttavia, esigendo un sacri­ fizio maggiore da parte di coloro che hanno biso­ gno di un’ abitazione a buon mercato potrebbe avere in Italia una applicazione relativamente scarsa; ciò per altro non toglie valore ed effica­ cia alla legge, la quale vuole bensì facilitare al popolo il modo di diventare proprietario della sua dimora, ma intende provvedere al bisogno di abitazioni popolari, agevolando la costruzione di alloggi convenienti a miti pigioni.

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ora difettano e che sono ritenuti coefficienti in­ dispensabili per la loro vita prospera.

Tacciamo, per non dilungarci troppo, di al­ tre disposizioni pure importanti, sulla disponibi­ lità delle case popolari, sulla successione ed espropriazione di esse, sulle case popolari co­ struite da industriali e sulle case rurali e piut­ tosto vogliamo esaminare la applicabilità del pro­ getto dell’ on. Luzzatti date certe condizioni che presentano molti centri urbani.

É evidonte che il sistema della costruzione e dell’ acquisto di case con ammortamento assi- curativo difficilmente potrà avere larga applica­ zione in un paese dove i salari sono ancora piut­ tosto bassi e non consentono che l’ operaio dedi­ chi una somma proporzionalmente notevole alla spesa per la abitazione. Non escludiamo che in qualche città ciò sarebbe possibile anche ora, ma per lungo tempo quel sistema non sarà at­ tuabile là dove mancano industrie fiorenti e per ciò stesso salari elevati. Inoltre, non è da trascu­ rare che in non pochi centri urbani il bisogno più fortemente sentito è quello di provvedere alloggi a mitissimo prezzo per le classi indi­ genti, le quali vivono talvolta in condizioni vera­ mente contrarie a qualsiasi legge umana. Vi sono abitazioni, se tali si possono chiamare, che vanno dichiarate assolutamente incompatibili coi principi più elementari della igiene e il loro proprietario va diffidato a metterle in condizioni sane, igieni­ che e decenti, sotto la comminatoria, in caso contrario, di vedersele dichiarate inabitabili e per tanto chiuse. Come nei casi in cui siano messe in vendita derrate malsane, dannose alla salute pubblica, si procede al loro sequestro e alla relativa distruzione, così occorre che per le abitazioni assolutamente malsane, inabitabili, si proceda con la dovuta severità. Su questo punto le amministrazioni comunali hanno il do­ vere di procedere con criteri precisi e con la necessaria continuità di azione e di scopo.

Ma occorre in pari tempo che là dove esi­ stono simili abitazioni si provveda a fabbricare delle case, non tanto per la classe lavoratrice che può pagare la pigione richiesta dalie condi­ zioni del mercato, quanto per i poveri, gli indi­ genti, che ora, dalle loro infelici condizioni, sono costretti ad abitare in luoghi malsani. E il pro­ getto di legge sulle case popolari dovrebbe ap­ punto prendere in considerazione anche cotesto bisogno e provvedervi adeguatamente. Per ci­ tare un esempio, perchè non estendere alle So­ cietà costruttrici di case per gl’ indigenti, quando non abbiano uno scopo di lucro, quelle agevo­ lezze fiscali e di credito che si vogliono conce­ dere alle società cooperative? È chiaro che a quelle Società si dovrebbero anzi concedere mag­ giori agevolazioni, perchè esse agiscono non già a beneficio di una ristretta collettività di coope ratori, ma per un interesse sociale eminente, qual è quello di sottrarre una parte della popo­ lazione alle influenze Veramente deleterie di al­ loggi sotto ogni aspetto malsani. Qui a Eirenze ad esempio, esiste dal 1885 un Comitato per le case degli indigenti che, dati i mezzi limitati dei quali finora ha potuto disporre, ha saputo prov­ vedere di alloggio sano, conveniente, a mitissimo prezzo (1 lira e mezza la settimana, in media,

per 3 stanze), quasi 250 famiglie e si prepara, col- l’ aiuto finanziario della Cassa di risparmio, a provvedere di alloggio un numero eguale di fa­ miglie.

Ebbene perchè simili Comitati non dovreb­ bero godere per lo meno i medesimi vantaggi fiscali che si vogliono concedere alle Società cooperative costruttrici di case ? Sarebbe questo un atto di pura giustizia, che sappiamo tro­ verà il maggiore appoggio presso 1’ on. Luzzatti che lo sosterrà davanti ai suoi colleghi alla Camera.

Provvediamo pure la classe operaia di abi tazioni, sopra tutto là dove si nota veramente la mancanza di alloggi adatti per essa, ma pen - siamo anche che urge sottrarre la classe indi­ gente che oggidì vive in luride catapecchie, in mezzo al vizio, alla depravazione, al delitto, alle influenze nefaste di un simile ambiente. E per­ tanto facilitiamo la costituzione e l’ opera dei Comitati per le case ad uso degli indigenti e facciamo in modo che possano procedere sicuri per questa via così altamente benefica.

Rivista (Bibliografica

G. J. Romanes. — L ’ évolution mentale chez l’ homme,

trad. dall’ inglese da G. H. DeVarignv. — Paris, Felix Alcan, 1901, pag. 441 (fr. 7.50).

Questo volume fa parte della ricca e nota biblioteca di filosofia contemporanea che pub­ blica la solerte Casa editrice P. Alcan..

L ’Autore con un metodo ordinatissimo e con una precisione di linguaggio che contribuisce molto alla chiarezza ed alla facile intelligenza del lavoro, esamina la questione da molti filosofi non ammessa, se anche la intelligenza umana abbia subita una evoluzione.

Il lettore comprende subito che risolvere in un senso o nell’ altro tale questione vuol dire ammettere o non ammettere quasi tutti i postulati dello spiritualismo ed allontanarsi od avvicinarsi al materialismo. Il sig. Romanes trova già strano che si ammetta la evoluzione come dominante in tutta la vita ed anche nel pensiero organico e men­ tale, ed eccezione sia fatta per l’uomo ; onde sorge la domanda del perchè mai questo processo evolu­ tivo così generale ed uniforme, si sia arrestato alla sua fase terminale. E si domanda ancora come si possa giustificare il diverso sviluppo intellettuale delle razze se non si ammette un principio evolutivo che ha trovate cause più o meno favorevoli. Se la volontà umana, che può essere considerata simile a quella degli animali, quando possa essere esercitata in piena libertà, diventa soggetta alle necessarie leggi dell’ am­ biente ed alle conseguenze dello sviluppo storico, appena la società si costituisce, per necessità della esistenza collettiva, limita T esercizio della volontà nei singoli coi concetti della moralità e della religiosità, che si esplicheranno sino al di­ ritto ed alla sociologia.

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156 L ’ E C O N O M I S T A 8 marzo 1903

Non possiamo seguire l’ eminente filosofo, ohe insegna psicologia nell’ Iti tato Reale della Gran Brettagna, in tutte le pazienti ricerche e le rigorose deduzioni logiche; ci limitiamo a rias­ sumere la sua conclusione nella quale egli vede un legame strettissimo in una fase di ideazione umana tra noi e le scimmie superiori, o crede che i suoi avversari non vedano tale legame solo perchè vogliono ignorare il selvaggio ed il fanciullo, e solo perchè paragonano direttamente la psicolo­ gia sviluppata dell’ uomo civilizzato con quella degli animali inferiori, ed in tal modo non ve­ dono i contatti, ma solo le differenze.

P. Schouten. — Die prinzipien der Lebensversiche- runga-Mathematiìc. — Trad. dalla edizione Olan­ dese. Jena, (ì. Fischer, 1903, pag. 159.

Questo bellissimo e noto lavoro del signor P. Schouten, uno dei più autorevoli membri dei- fi Istituto degli Attuari di Londra, ha una pre­ fazione del sig. Cornelie L. Landré, e la tradu­ zione fatta dal sig. T. F. Reach.

L ’ arte di rendere chiare le trattazioni ma­ tematiche non è comune, ed in genere i mezzi­ profani, quando esaminano libri di questo genere, se ne disamorano subito perchè la dottrina dello scrittore non sa adattarsi alla mezza dottrina del lettore. Qui non è veramente il caso, perchè quando il lettore superi la impressione che im­ mancabilmente gli produrrà il vedere delle for­ mule algebriche fino dalla prima pagina, e cer­ chi invece di penetrarne il significato, il che non gli sarà difficile, si sentirà poi guidato dall’Au­ tore con tanto ordinato processo e con tanta chiarezza di idee ai punti anche meno accessibili, che, senza accorgersi della fatica, arriverà a com­ prendere il senso ed il significato di ogni punto del libro.

Nel quale libro, premessa una accurata ri­ cerca sulla assicurazione di vita in una singola persona, viene poi alla assicurazione di più per­ sone, alle tariffe prendo, alla separazione tra il premio lordo ed il premio-riserva, ed a tutti que­ gli altri elementi che entrano a costituire il pre­ mio tariffa. — Opportune tavole terminano il lavoro.

L ouis Rousselon. — Dea Assurcmces en cas de decés contractées par un époux au profit de son conjoint.

— Ljon, P. Legendre et O.ie 1991, pag. 293. L ’Autore bene osserva che siamo ormai molto lontani dal tempo in cui le assicurazioni erano proibite come se fossero segno di un abbassa­ mento morale, perchè l’uomo doveva considerarsi

hors àe p rix , e la sua vita non suscettibile ad

essere oggetto di commercio e la sua morte di speculazione. Oggi il contratto di assicurazione è diventato comune ed anzi riguardato come un raffinamento del senso morale. Tuttavia l’Autore trova che nella legislazione vigente il beneficia­ rio è assolutamente disarmato e gli eredi armati imperfettamente contro le eventuali irregolarità degli assicuratori.

E infatti il contratto di assicurazione a fa- voi'e di un terzo non entra nel diritto che per la eccezione ammessa alla massima generale che nessuno può stipulare in suo proprio nome, fuor­ ché per se medesimo, ammettendo che tuttavia

si possa stipulare a vantaggio di un terzo, quando ciò formi condizione di una stipulazione che fa il contraente per se stesso, o di una dona­ zione che fa altri. L’Autore però vede tutto l’artifizio di far entrare tale contratto di assicura­ zione nella anzidetta eccezione del codice, perchè effettivamente mancano gli estremi, e non è che artifizioso il concetto che ammette la perfezione del contratto colla accettazione da parte del be- nificiario, fatta dopo la morte dell’ assicurato, la quale accettazione avrebbe effetto retroattivo.

E partendo da queste premesse l’Autore esamina i diversi casi di assicurazione in caso di morte, stipulati da un coniuge a favore dell’altro, prima o durante il matrimonio, sotto il regime della comunità dei beni o sotto altro regime, delle cause di separazione, del beneficio di as­ sicurazione, del dirittto dei creditori e degli eredi.

E l’Autore che ha cercato di dimostrare le grandi lacune che il codice ed in genere le leggi contengono intorno a questa materia, attribuisce a tale incertezza legale lo scarso od irregolare svi­ luppo delle assicurazioni sulla vita in Francia. Domanda quindi che si migliorino le leggi.

Il lavoro chiarissimo e ragionato sempre, merita di essere fatto oggetto di studio, poiché anche in Italia molte delle cose osservate dal­ l’Autore sono applicabili.

Dr. Karl Grtinberg. — Die H'andelspolitischen Bezie- hungen Oesterreich-Ungarns zu den Làndern an der unteren Donauì Leipzig. Duncker et Humbolt, 1902, pag. 317 (M. 6.00).

L’Autore, professore all’Università di Vienna, tratta la questione dei rapporti politici e com­ merciali tra l’ Impero Austro-Ungarico e gli Stati del basso Danubio, dal punto di vista prevalen­ temente austriaco, nel senso che egli crede che l’Austria debba cercare di crescere quegli sboc­ chi importanti al suo commercio, anche indipen­ dentemente dalle incertezze dei suoi rapporti coll’ Ungheria. Come si vede la tesi è molto ar­ dita, poiché una politica commerciale libera tra le due parti dell’ Impero sarebbe un passo di più, e questa volta gigantesco, verso la separazione politica.

L’Autore separatamente considera le vicende commerciali dell’Impero con ciascuno degli Stati danubiani: laRomania,la Serbia,la Bulgaria; e con molti dati statistici cerca di dimostrare tutta la importanza del movimento degli scambi tra l’Im­ pero, e specialmente la parte Cisleitana, ed i tre Stati anzidetti. Gli sembra che una guerra di ta­ riffa non sia possibile ammetterla, tanto meno poi se essa fosse causata da difficoltà di accordi tra le due parti dell’ Impero. Esorta quindi il Go­ verno austriaco a non lasciarsi cogliere sprovvi­ sto di studi già compiuti per tutte le eventua­ lità ed occorrendo a provvedere agli interessi vi­ tali di questa parte dell’ Impero.

P rof. Bar. J. D ’Aulnis de Bourouill.— La convention rélative au régime des sucres concine le 5 mars 1902 à Bruxelles ànnotée d'après les pièces officielles. — La Haye, Lib. Belinfante Frères, 1902, pag. 59, (fr. 1.50).

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nel 1899 un lavoro, che fu molto apprezzato dai competenti, intorno ai premi d’ importazione che i diversi Stati accordavano per lo zucchero. Con­ clusa il 2 marzo 1902 la Convenzione internazionale che regola la materia, il barone D ’Aulnis de Bou- rouill pubblica il testo della Convenzione facendolo seguire da una serie di annotazioni, articolo per articolo, tratte dai verbali delle avvenute discus­ sioni. Così riesce più facile l’ intelligenza degli accordi presi, giacche l’Autore ha posto nel suo lavoro la maggiore diligenza e tutta la speciale sua competenza.

Coloro che hanno da applicare quella Con­ venzione trovano in questo opuscolo una illu­ strazione sobria e corretta.

petizione al Senato ed alla Camera dei deputati perchè provvedano agli opportuni rimedi contro le cause che determinano la stazionarietà della popolazione francese sotto l’ aspetto del numero. Premessi i dati statistici già noti, l’Autore viene ai rimedi, alcuni di ordine morale, come la sop­ pressione della sovvenzione all’ Opera, la diminu­ zione dei caffè-concerti, cabarets, buvettes, bar eoo. altri di ordine fiscale, come l’ imposta sui celibi e sugli sterili, lo sgravio di tributi alle fami­ glie numerose ecc. Sopratutto si scaglia contro g l’ impiegati dello Stato celibi o nubili e do­ manda ohe a partire dal 25° anno d’ età essi siano colpiti da una trattenuta di un quinto dei

loro stipendi e pensioni. J.

Dr. Leo Petrisch. — Die Theorie von der sogenannten günstigen und iingustigen Handelsbilanz. — Graz, Leuschner-Lubensky’ s, 1902,¿pag. 203 (Oor. 3.60).

L ’Autore, che si propone di esaminare la teoria della bilancia commerciale, comincia a di­ stinguere la economia dei singoli popoli da quella mondiale, e gli elementi che compongono le di­ verse vicende degli scambi tra le parti con­ traenti : le compere con pagamenti a contanti od a consegna, od a termine ; i saldi quindi interna­ zionali che ne derivano; l’ ufficio delle Banche nei saldi internazionali; i conseguenti arbi­ traggi ecc. ecc. e viene alla conclusione che la teoria della bilancia del commercio favorevole o sfavorevole è un pregiudizio (aberglaube) eco­ nomico. Conclusione a cui già la scienza econo­ mica era venuta da un pezzo, così che la bilan­ cia commerciale si considera soltanto come fa­ vorevole o sfavorevole rispetto [alle transitorie condizioni di un dato paese, le quali in un lungo periodo non possono essere che bilanciantisi, non ostante le apparenze opposte.

L ’Autore ha il merito di aver trattato con metodo ordinato un argomento che però in so­ stanza non è più controverso.

Dr. Hans Crttger — Handel und Genossenschaftswesen.

— Berlin, L. Simion, 1902, op. pag. 36.

Il sig. Crtìger solleva ed esamina la que­ stione non nuova del pericolo di lasciar libera­ mente nascere e vivere società di mutuo soc­ corso o simili, le quali, aumentando grandemente di numero, rappresentano cospicui interessi ed una somma di promesse che va necessariamente crescendo col tempo, senza che siano debita­ mente sorvegliate in modo da assicurare gli in­ teressati che le società stesse sono in grado, per la loro organizzazione di soddisfare, gli ob­ blighi che si assumono.

Nel breve opuscolo l’Autore esamina i pos­ sibili rimedi a tale pericolo, specie in riguardo alle singole forme ed ai diversi scopi di tali so­ cietà.

Arthur Le Creps. — De la dépopulation et de la re­ population en France. — Toulose, Labouehe frères.

1902, pag. 79, (fr. 2.50).

In poco tempo già molte pubblicazioni fran­ cesi ci sono venute tra mano su questo argo­ mento, il che dimostra quanto esso sia interes­ sante per quella nazione. Questo opuscolo è una

Rivista (Economica.

Il principio della decadenza dei Trust.L'aumento delle tasse universitarie.Movimento del grano nel 1902.Un concorso bandito della B. Accademia dei Georgofili.

Il principio della decadenza dei Trust. — Uno dei fatti più interessanti ohe viene metten­ dosi in luce nei primi mesi del 1903 ci è rivelato dalle statistiche che si vanno pubblicando sull’ anno sborso.

Cosi ad esempio pei trusts le ultime statistiche ci dicono che nei 1902 vi fu una grande diminuzione nel numero di quelli fondati negli Stati Uniti ed un marcato incremento nelle intraprese le quali lottano con i trusts. Come mette in luce VEconomist di Lon­ dra nel suo n. 3099, parecchie combinazioni già prò gettate e sopratutto il B eef trust, sono state procra­ stinate, mentre altri progetti furono abbandonati, come il trust delle chincaglierie con un capitale di 125 milioni di dollari (625 milioni di lire), ed il trust

dello zinco con un capitale di 125 milioni di dollari (250 milioni di lire). Ècco la capitalizzazione totale dei trusts negli ultimi anni ¡nel totale del 1901 è compreso il trusts dell’ acciaio con il suo capitale di 1400 milioni di dollari).

1899.... dollari 2. 663.445. 000

1900.. .. » 945.195.000

1901.... » 2. 804. 475.000

1902.... » 1.112.205. 200

A questa marcata decadenza dei trusts fa riscon­ tro il progresso delle intraprese rivali ai trusts e delle società comuni, le quali sono fondate sul prin­ cipio della libera concorrenza :

Imprese rivali dei trusts Società comuni

1900 dollari 1901 1902 » 63.800.000 173.650.000 214.800.000 948.875.000 979.900.C00 1. 292.011. 550 Si potrebbe osservare ohe l’ espansione dei trusts

è stata ostacolata dalle condizioni avverse del mer­ cato monetario e delle borse. Ma le medesime con­ dizioni agivano altresì contro le imprese rivali dei

trusts e le società comuni, le quali ciò nonostante ebbero modo di espandersi. Il che indica che real­ mente la speculazione è contraria ai trusts e che le borse non sono più animale verso di essi da quello entusiasmo ohe era caratteristico di esse alcuni anni or sono.

Forse a questa poca popolarità dei trusts nel mondo della borsa ha cooperato altresì l’ avversione che va diventando sempre più forte contro ì tru.ls

nell’ opinione pubblica americana. Dai giornali al presidente Boosevelt tutti guardano con sospetto ai

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158 L ’ E C O N O M I S T A 8 marzo 1903

li’ aumento delle tasse universitarie. sta col nuovo disegno di legge:

Matematica e ingegneria... Scienze matematiche, fisiche e

naturali... Scuola di magistero... Laurea in chimica e farmacia.. Filosofia e lettere... Notai e procuratori... Farmacia... Istituti superiori di magistero

Movimento

fa le tasse che at-sita e quelle

propo-Tasse Tasse attuali preposte L. 800 1145 » 200 685 » 800 1365 > 860 1175 » 450 815 » — 110 » 450 1000 * 450 845 » 200 685 » 200 550 » 80 715 nel 1902. - 11 importazioni nette di grano

confronto con quelle del 1901 : del grano

bblica il seguente prosj nello scorso Ettolitri PAESI IMPORTATORI 1 9 0 1 1 9 0 3 Inghilterra... Germania... Belgio... Olanda... Ita lia ... Spagna... Svezia... Francia... Svizzera e Grecia... Altri paesi... . 67,114,700 . 27,492,000 . 15,123,500 . 6,713,500 . 13,775,000 . 2,001,000 . 2,421,500 . 2,102,500 . 7,975,000 . 3,625,000 72.297.000 25,911,500 16.124.000 6.969.000 14.210.000 942,500 2,537,500 2.900.000 7.975.000 2.175.000 Totale Europa... . 148,343,71X1 152,032,500

Id. fuori Europa... 17,400,000 17,400,000

Totale generale... 165,743,700 169,432,500

Il 1901 e 1902 hanno, nelle importazioni, supe­ rato tutti gli anni trascorsi, perchè fino al 1897 la media annuale delle importazioni non superava i 145 milioni di ettolitri.

Essendo probabile che nell’ anno corrente l’ Au­ stria invece di esportare d bba importare da 2,500,000 a 4,000,000 di ettolitri, si può prevedere che le impor­ tazioni dei paesi fuori d’Europa raggiungeranno nel 1903 la cifra di 21 a 22 milioni di ettolitri, mentre al­ cuni anni fa questa cifra non raggiungeva al mas­ simo più di 9 o 10 milioni di ettolitri.

Al prospetto dei paesi importatori fa raffronto il seguente dei paesi esportatori:

PAESI ESPORTATORI

Un concorso bandito dalla R. Accade­ mia dei Georgoftli. — L aR . Accademia Econo- mico-Agraria dei Georgofili pone a concorso il se­ guente tema di studio :

La imposta e la sovraimposta sui terreni nel Regno d'Italia, studiata nei suoi precedenti e nelle sue modi­ ficazioni, in rapporto alla economia agricola ed alla finanza.

All’ autore del miglior lavoro 1’ Accademia asse­ gna un premio di L. 1000, sulla fondazione Cuppari, ed in pari tempo un diploma e una medaglia d’ar­ gento.

I manoscritti dovranno esser presentati all’ Acca­ demia non più tardi del 30 maggio 1904, e ciascuno di essi dovrà essere contrassegnato con un motto, ripetuto sopra una busta suggellata contenente il nome, il cognome e il domicilio dell’autore.

Una Comnrssione nominata dall’Accademia giu­ dicherà inappellabilmente del concorso, e ne riferirà nella pubblica adunanza solenne dell’ anno accade­ mico 1504,

L’ Accademia si riserva il diritto di stampare nei suoi Atti la memoria premiata; ed ove essa non in­ tenda valersi di tal diritto, l’ Autore della memoria stessa avrà l’ obbligo di pubblicarla altrimenti.

I manoscritti non vengono restituiti ; le schede dei lavori non premiati saranno abbruciate.

Commercio ¡talo-belga

Il Console d’ Italia a Bruxelles invia un rapporto sul commercio speciale del Belgio con 1’ Italia, du­ rante il 1902.

Nel 1902 furono importati dall’ Italia in Belgio chilog. 244,292 di polli, galline, ecc. Questa esporta­ zione era stata nulla nel 1901 e nel 1900. Notevole è l’ aumento dell’ importazione delle conserve alimen­ tari : 212,804 chilog. nel 19C2 contro 130,634 nel 1901 e 104,364 nel 1900. Le patate sono in continuo incre­ mento: chilogrammi 2,22(1.810 nel 1902 contro 2,155,457 nel 1901 e 1,854,361 nel 1900. Anche i legumi sono in forte aumento, cioè chilog 225.863 contro 174,674 nel 1901 e 186,336 nel 1910. Le uova sono in diminuzione, cioè 59,926,396 pe.-zi contro 64,252,740 nel 1901 e 67,814,075 nel 1900. Un torte incremento vi è nell’im­ portazione delle drogherie non specificate, foglie, fiori, piante, essenze, oli medicinali, preparazioni far­ maceutiche, ambra, canfora, ecc., chilog. 2,539,574 nel 1902 contro 1,278,881 nel 1901 e 774,449 nel 19C0. Gli agrumi importati furono 1,788,706 chilog. contro l 771,708 nel 1901 e 1,404,249 nel 1900; i fichi 1,095,694 nel 1902 contro 1,106,214 nel 1901 e 1,080,017 nel 1900. L’ uva secca è pure in notevole incremento. L’ olio d’ oliva fu importato per chilogrammi 236,818; l’ im­ portazione era stata nulla nel 1901 e nel 1900. Le materie animali lorde, non denominate, grassi e altri, sono in enorme aumento : chilog. 1,663,195 nel 1902 contro 259,179 nel 1901 e 103,045 nel 1900. In diminu­ zione sono le esportazioni dello zolfo e dei minerali, la canapa e la stoppa. Invece in aumento sono le lane con chilog. 393,155 contro 207,884 nel 1901 a 160,444 nel 1900. In forte aumento sono i marmi con 15,565,637 contro 14.462,227 nel 1901 ed 11,117,204 nel 1900. In forte aumento sono i prodotti chimici, tinture e co­ lori. L ’esportazione di vini è insignificante.

1 9 0 1 1 9 0 3

Stati Uniti... 96,135,000 76,125,000 Canadà... 5,800,000 10,150,000 Argentina... 12,905,000 9,425,000 Russia... 26,390,000 36,250,000 Romania, Bulgaria e Turchia 13,325,000 18,125,000 Indie... 3,480,000 6,525,000 Australia... ... 7,250,000 3,190,000 Altri p a e si... 2,900,000 3.625,000 Totale... 167,185,000 163,415,000

La differenza di 6,017,500 ettolitri che corre fra le cifre delle importazioni e quelle delle esportazioni, dipende dalle quantità fluttuanti in commercio che alla fine del 1902 erano superiori a quelle dell’ anno precedente.

STATISTICA DELLO SYILDFPO INDUSTRIALE

degli Stati Uniti dal 1850 al 1900.

Il confronto dei risultati fra i diversi censimenti, effettuati dal 1850 al 1900, permette di rendersi conto del prodigioso sviluppo industriale degli Stati Uniti nella seconda metà del secolo passato. I risultati dei censimenti anteriori al 1850 sono per mala avven­ tura troppo incompleti, perchè si possa di essi tenerne conto.

Gli stabilimenti industriali di ogni natura aumen­ tarono dal 1850 al I960 da 123/25 a 512,889*); il numero degli operai dei due sessi è salito da 957,059

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a 5,316,802 (diviso nel 1900 in 4,116,610 adulti 1,031,609 donne e 168,583 fanciulli). Il capitale impiegato nella industria è divenuto sette volte maggiore, 1’ ammon­ tare dei salari pagati nove volte più grande ed il valore degli oggetti prodotti dodici volte più alto.

Nello stesso tempo, mentre la popolazione degli Stati Uniti triplicava, il valore dei prodotti agricoli saliva da 8 a 23 miliardi.

Nel prospetto seguente è segnato il progredire dell’ aumento nei diversi periodi decennali.

Au m e n t o p e r c e n t o

'

d a l 1 8 5 0 d a l I 8 6 0 d a l 1 8 7 0 d a l 1 8 8 0 d a l 1 8 9 0 a l 1 8 6 0 al 1 8 7 0 a l 1 8 8 0 a l 1 8 9 0 a l 1 9 0 0

Numero degli stabilimenti... 14 79 0.7 40 44

Capitale... 89 109 31.0 133 50

Numero totale dei salariati... 37 56 33.0 56 25

Totale dei salari... 60 104 22.0 99 23

Materie prime... 85 141 36.0 52 42

Valore dei prodotti fabbricati... 85 124 26.0 74 48

Dal precedente prospetto risulta come l’ aumento più considerevole sia avvenuto nel periodo dal 1860 al 1870. A questo periodo di sviluppo intensivo, ne e seguito, dal 1870 al 1880 un altro di raccoglimento, durante il quale si rallentò sensibilmente il progresso, ed a questo, dal 1880 al 1890, succedette un nuovo periodo di espansione industriale.

Questo movimento in avanti non è cessato nel- 1’ ultima decade, quantunque non si osservi, fra que­ sta ed il periodo decennale, che 1’ ha preceduta degli aumenti relativi così consìderovoli, come quelli veri­ ficatisi fra quest’ ultima e quella del periodo dal 1870 al 1880.

Si deve pure osservare, che con 1’ espressione

valore dei prodotti fabbricati si intende significare solamente il valore greggio. Così pure conviene av­ vertire, che in molti casi, servendo i prodotti lavorati da certi stabilimenti come vere materie prime per altri, ne consegue, che la statistica li fa figurare due volte nei suoi totali. Nel censimento del 1900, deter­

minando il prezzo di costo delle materie prime, si sono indicate separatamente le quantità, acquistate allo stato di materie greggie, e quelle che avevano già ricevuto una trasformazione parziale. Sottraendo quindi il valore di quest’ ultime, cioè'23 miliardi, dai 65 miliardi registrati più sopra, si può valutare a 42 miliardi circa il valore netto dei prodrotti manifat- turati (costo delle matere prime e prezzo dello loro trasformazione).

Nel numero delle fabbrica più sopra enunciate, non sono compresi gli stabilimenti, che abbiano una produzione annuale inferiore alle 2500 lire, e cosi pure non si tenne conto degli stabilimenti peniten­ ziari, ospitalieri e di insegnamento professionale. Nel caso, che si volessero calcolare anche tutti questi ultimi, al numero più sopra indicato di 512,339, se ne dovrebbero aggiungere altri 127,855, ottenendo cosi nel 1900 un ammontare complessivo di 460,194 stabi­ limenti di ogni specie.

Nu m e r o Ca p i t a l e To t a l e d e i s a l a r i Co s t o d e l l e Va l o r e d e i d e g l i d e g l i i n v e s t i t o m a t e r i e i m p i e g a t e p r o d o t t i f a b b r i c a t i s t a b i l i m e n t i o p e r a i i n m i l i o n i d i l i r e Mestieri a mano *) Stabilimenti dello Stato . Stabilimenti ospitalieri, peniten­

ziari e di insegnamento profes­ sionale ... 215,814 138 559,130 » 1,902 » 1,440 » 2,413 35 18 45 34,314 5,918 110

Stabilimenti di produzione annua inferiore a 2,500 lire... Altri stabilimenti 127,419 296,440 64,702 4,749,276 222 47,125 i l 10,171 83 149 59,104 Totale.. . . 640,194 5,373,108 49,309 11,622 36,825 65,314

(23 571)In iavoer811nH1,S r tÌf - i - S,0no iaclusi ’ riparazione di bicicli e tricicli (6,331); fabbri e carrozzieri (61,791); lavorami in calzature

(213381 di m uratori . Ì ‘ da uo“ ° <2,2’ 8U > 5 ,n. vest' da donne O M 8 5 ) ; lavoranti in mode (16,153); imprese di lavori da falegname gli apparecchi a ira* od 1 C08truzi° “ e ( M 34)J pitture d’ insegne e di fabbricati (15,300); operai che mettono in opera i tubi di piombo,

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160 L ’ E C O N O M I S T A 8 marzo 1903 Gli stabilimenti privati, la cui produzione annuale nali, il numero dei loro operai, e i loro salarii medi era nel 1880 e nel 1900 superiore alle 2,500 lire, si j annuali, nel modo s guente :

dividevano, secondo le diverse categorie

professio-Secondo il censimento ìlei 1900, ecco le cifre relative a oneste diverse categorie di stabilimenti :

Alimentazione.

Industrie tessili.

Ferro, acciaio e derivati.

Industrie del legno.

Cuoi e pelli.

Carta e stamperia

Liquori e bevande.

Industrie chimiche.

Industrie delle pietre, terre e vetri.

Altri metalli fuorché il ferro e l’acciaio.

Tabacchi.

Vetture ed altri modi di trasporto per terra

Costruzioni di navi. Industrie diverse Mestieri a mano . Totale. Nu m e r o d e g l i s t a b i l i m e n t i Nu m e r o t o t a l e m e d i o d e i s a l a r i a t i o c c u p a t i i n q u e s t i s t a b i l i m e n t i To t a l e d e i s a l a r i i m e d i a n n u a l i i n m i l i o n i d i d o l l a r i 1900 61,302 313,809 129 1880 38,427 174,410 M 1900 30,048 1,029,910 341 1880 14,137 710,493 198 1900 13,896 733,968 381 1880 8.823 379,491 160 1900 47,079 546,953 2 1 2 1880 42,336 319,661 96 1900 16,989 238,202 99 1880 16,288 181,772 70 1900 26,747 297,551 140 1880 6,044 119,388 53 1900 7,861 63,072 36 1880 3,880 38,747 17 1900 5,444 101,522 43 1880 2,914 45,443 17 1900 14,809 214,987 109 1880 10,418 132,615 39 1900 16,305 190,757 96 1880 9,801 85,278 38 1900 15,252 142,277 49 1880 7,674 87,587 25 1900 10,113 316,214 164 1880 4,472 68,677 27 1900 1,114 46,781 24 1880 2,188 21,345 12 1900 29,479 483,273 202 1880 11,149 188,774 6 6 1900 215,814 559,130 288 1880 75,381 178,914 71 1900 512,254 5,308,406 2,322 1880 253,852 2,732,595 947

Da questo prospetto risulta, che il numero degli stabilimenti non sarebbe aumentato, nella stessa proporzione del numero degli operai, che vi sono oc­ cupati. Cosi pure si scorge, che il totale dei salari unnuali sarebbe proporzionalmente aumentato di più del numero degli operai, in modo che il salario an­

nuale medio per operaio sarebbe aumentato dal 1880 al 1900 da 1730 e 2275 lire.

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