GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno I I I - V oi. X I I I V
Firenze, 13 Dicembre 1903
N . 1545
S o m m a rio : R. D. V. Herbert Spencer — Sulla esposizione finanziaria — Ancora sul riscatto delle Meri dionali — Per l’ incremento industriale di Napoli, II — E. Ambhoh. Lo scopo e la funzione delle Banche di emissione —• Rivista bibliografica. Francesco Mavarelli. Dell’ arte dei fabbri nella terra di Fratta (Um- bertide) — Rivista economica. (Per gli esportatori di ortaggi, frutta ed altre derrate - Il regolamento per
gli infortuni sul lavoro - L ’ emigrazione italiana nel primo semestre - I fallimenti in Italia nel primo trime stre 1903) — L’ esposizione finanziaria dell’ on. Luzzatti — Il bilancio della Colonia Eritrea — La navi
gazione nell’ Argentina — Cronaca delle Camere di Commercio (Macerata) — Mercato monetario e Ban che di emissione — Rivista delle Borse. — Società commerciali ed industriali (Rendiconti di assemblee) — Notizie commerciali. — Avvisi.
Herbert Spencer
Il mondo scientifico lia perduto con la morte di Herbert Spencer il pensatore più insigne, il filo sofo e sociologo che meglio lo aveva rappresen tato nella seconda metà del secolo testé chiuso. Carlyle ha notato che la storia del mondo è in gran parte la storia dei suoi grandi uomini, e Spencer, che era veramente un grande pensatore, filosofo e scienziato insieme, con il suo sistema filosofico, con le sue numerose opere, esprime ed esprimerà nell’ avvenire più di qualsiasi altro scrittore, il carattere e i progressi degli ultimi éinquant’ anni. Niuno più di Lui in quel periodo ha dato così largo e fecondo contributo di idee, ha meglio spiegato le cause dei fenomeni natu rali e sociali, ha mostrato come deve applicarsi il metodo positivo per giungere alla scoperta del vero.
Morto a quasi 84 anni, Herbert Spencer ha avuto la grande soddisfazione di aver potuto attuare completamente quel programma di filo sofia sintetica eh’ egli si era proposto or sono 43 anni. Dopo essersi dedicato dapprima all’ in gegneria e poscia al giornalismo, come vice-di rettore dell’ Economist di Londra, Spencer si consacrò intieramente agli studi scientifici, filo sofici e sociologici. E per comprendere ciò che la scienza e la filosofia devono a Herbert Spen cer, bisogna riflettere allo stato in cui si trova vano le discipline filosofiche. Augusto Comte aveva, è vero, magistralmente svolta la conce zione statica della natura, ma la concezione di namica, che pure potevaG ormai intravedere dalle scoperte scientifiche di quel tempo, non ebbe nel Comte adeguato interpetre. Eu lo Spencer che seppe trarre tutto il profitto dalla nuova concezione della Natura, e a lui si deve la più ampia, la più profonda e persuasiva di mostrazione della legge di evoluzione. La Statica
sociale, i Primi principi, i Principi di biologia,
— di psicologia — di sociologia — di etica — i
Saggi, l’ Introduzione alla scienza sociale, sono
opere che non solo rivelano un pensatore di prim’ ordine, ma anche un filosofo che ha un si stema originale, coerente, logico, di interpreta zione dei fatti d’ ogni ordine: del cosmo, della vita, del pensiero, della società. Non è su que ste colonne che potrebbe trovar posto una dif fusa esposizione delle dottrine filosofiche e scien tifiche dello Spencer, e come i lettori non possono aver dimenticato, di quelle economiche e sociali dell’ illustre pensatore britanno, ebbe già a scrivere qui 4) un giovane filosofo, seguace con vinto dell’ evoluzionismo, il dett. Guglielmo Sal- vadori, che delle opere dello Spencer è pro fondo conoscitore. Ma, senza ripetere ora cose già dette da lui, ci sia permesso di notare che Spencer merita d’ esser meglio conosciuto e ap prezzato. Molti hanno criticato le sue dottrine, hanno giudicato il suo « Sistema di filosofia sin tetica » senza averne presa adeguata conoscenza; la stessa semplicità e chiarezza dei suoi scritti, delle formule, delle espressioni, dei principi da Lui sostenuti, non gli giovò di fronte alla scienza ufficiale, cattedratica, professorale, che ama, spesso, le dottrine dai termini oscuri, dall’ inafferabile senso, dalle studiate complicazioni. Spencer in vece ha uno stile limpido, una esattezza di espressioni, un metodo di esposizione che eli minano ogni oscurità di concetto, che permettono anche ai profani di comprendere il suo ragiona mento, che conducono facilmente dai fatti più sem plici e comuni alla chiara formulazione delle leggi scientifiche e delle dottrine filosofiche. Egli è un grande induttivista, e la massa enorme di fatti riuniti nella « Sociologia descrittiva » sta a provare su quale amplissima base di fatti, rac colti nello studio delle nazioni civili, come delle popolazioni selvaggie, sia venuto erigendo il suo sistema sociologico.
berta, l’ individualismo e crede nel progresso, per chè le ricerche scientifiche l’ hanno reso persuaso della sua inevitabilità, ma non tace che l’ invo luzione è possibile al pari della evoluzione e ohe le tendenze odierne nel campo politico-so ciale gli paiono costituire una minaccia alla ci viltà. La scuola economica liberale molto deve allo Spencer, che nei suoi Saggi sulle funzioni pro prie del Governo, sull’ individuo contro lo Stato, nei Principi di Morale, nei Principi di Sociolo gia ha dimostrato luminosamente la efficacia della libertà economica e la sua correlazione coi principii dell’ Evoluzione. La sociologia deve a Lui la più splendida e profonda e completa esposizione delle sue varie parti. Ogni ramo del sapere scientifico gli va debitore di qualche sprazzo di luce e se il progresso della scienza potrà dimostrare che talune sue vedute non erano esatte, gli si dovrà tributare però sempre giustizia e riconoscere che molto egli fece per rendere possibili quei progressi.
Dinanzi alla morte di questo sovrano del pensiero, memori di ciò che dobbiamo alla gran diosa opera sua, consapevoli dell’ influsso salu tare e profondo che Egli esercitò su tante menti, prima smarrite tra sistemi filosofici insufficienti e in urto con lo spirito scientifico del nostro tempo, noi auguriamo alle generazioni che ora si affac ciano alla vita intellettuale di abbeverarsi alla fonte viva e rinnovatrice della filosofia evoluzioni sta e di trarre da essa quel vital nutrimento scien tifico, che solo può dare la forza e la fiducia ne cessarie per le nuove conquiste del vero.
R. D. Y.
Diamo più innanzi il testo — non il rias sunto — della esposizione finanziaria pronun ciala alla Camera il 3 corr. dall’ on. Ministro del Tesoro.
Non abbiamo bisogno di emettere giudizi in merito dell’ importante documento, perchè già la opinione pubblica si è chiaramente ma nifestata nell’ apprezzarne 1’ altissimo valore. Pochi soltanto furono coloro cui parve quel di scorso inferiore alla aspettativa, ma non hanno indicato nemmeno approssimativamente che cosa dovesse esservi aggiunto.
Del resto sono così pochi coloro che non hanno voluto comprendere che vi è designato tutto un nnovo indirizzo finanziario del quale sono tracciate le prime linee, che non vai la cena di tenerne conto.
Ma noi dell’ Economista che abbiamo propu gnata e difesa una politica finanziaria a base di riforma tributaria e di sgravi, specie nei consumi popolari, dobbiamo giustificare i motivi per i quali approviamo l’ indirizzo nuovo a cui si ri volge 1’ on. Luzzatti.
Dobbiamo innanzi tutto notare che per un lungo periodo la finanza italiana fu guidata in modo che non solo sembrava dovesse essere il suo obbiettivo : quello di raggiungere il pareggio. Obbiettivo certo importante ed encomievole ma
che noi giudicavamo incompleto per due mo tivi; il primo, perchè raggiungere il pareggio non poteva essere che il mezzo per un fine più elevato e complesso ; il secondo, perchè i modi proposti ed attuati per raggiungere il pareggio peggioravano i gravissimi difètti sui quali si fonda il nostro sistema tributario.
Ma quando il pareggio fu raggiunto ed anzi il gettito esuberante delle entrate lasciò al bi lancio un margine abbastanza largo, due indi rizzi finanziari si trovarono di fronte: l’ uno che accennava ad impiegare i margini del bilancio a sgravare sollecitamente e largamente ì tributi più popolari ; T altro, che riteneva miglior par tito servirsi dei margini del bilancio per rinfor zare la situazione del Tesoro e della circola zione dando argomento al mercato di meglio apprezzare gli sforzi dell’ Italia nuova verso il proprio riassetto finanziario e rendere cosi il mercato stesso cooperatore alla conversione del B OjO, fatto materialmente e moralmente così alto.
Noi giudicammo buoni ambedue i pro grammi, ma aggiungemmo che occorreva sce gliere l’uno o l’altro sollecitamente, perchè la sciando inoperosi i margini del bilancio, essi sarebbero stati inevitabilmente assorbiti dalle maggiori spese.
E così avvenne in gran parte: caduto il ministro Wollemborg, che aveva escogitato un vasto piano di riforme tributarie, successero i ministri Carcano e di Broglio che rappresenta- rono la politica del non fa re e le spese aumen tarono considerevolmente.
Oggi la finanza italiana è in mani esperte e sicure e lo vediamo subito da questa prima manifestazione.
L ’ on. Luzzatti intende imprimere allo Stato italiano, per ciò che riguarda la finanza, un in dirizzo diretto a rinforzarne la situazione ; evi dentemente mirando ad assicurare il mercato in terno e quelli esteri così che sia avvicinata la possibilità della conversione del 5 per cento.
Ripetiamo quindi il nostro concetto fonda- mentale : 1’ uno o l’altro indirizzo hanno buone ragioni di difesa ; il solo pericolo è quello di non far nulla, lasciando sfuggire le buone occasioni e ingenerando il convincimento che non si possa o non si sappia far nulla.
E siccome noi crediamo che lo sviluppo economico avvenire dell’ Italia stia principal mente nella sua forte situazione finanziaria, così che nessun pericolo possa minacciarla, ed è prova di una forte situazione tanto il diminuire i tributi, senza cadere in disavanzi, come rior dinare e consolidare la condizione del Tesoro e della circolazione ; approviamo ben volentieri l’ indirizzo tracciato dall’on. Luzzatti, tanto più che, come egli stesso nota, tale indirizzo di venta un mezzo per affrontare con più larghi mezzi la riforma tributaria tanto necessaria.
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dai prossimi esercizi, come pure esamineremo a suo tempo i diversi provvedimenti finanziari cui accennò il Ministro.
Ora ci limitiamo a richiamare 1’ attenzione dei lettori sul piano dell’ oli. Luzzatti per mi gliorare la circolazione.
Lo Stato ha in circolazione 400 milioni di biglietti che non hanno altra garanzia specifica che L. 91,250,000 di moneta metallica deposi tata presso la Cassa depositi e prestiti ; si può quindi dire che i biglietti ad effettivo debito dello Stato sono poco più di 300 milioni. Se però si tien conto che la situazione del Tesoro al 31 ottobre presentava la notevole ecce denza di attività sulle passività per 92 milioni, mentre al 30 giugno ultimo scorso vi era in vece una eccedenza di passività per 87 milioni, ed al 31 ottobre 1902 pure una eccedenza di attività di 20 milioni, si comprende che il Te soro ha mezzi per accrescere la riserva dei 91 milioni, e quindi diminuire la entità dei biglietti scoperti da riserva.
L ’ on. Luzzatti attuerebbe il concetto, già da lui altra volta espresso, di migliorare la circo lazione sopprimendo addirittura i biglietti di Stato passandoli agli Istituti di emissione; la garanzia esistente aumentata di quanto può avere disponibile il Tesoro nella sua florida si tuazione attuale e che non può che migliorare sino a che i consuntivi si chiudano in avanzo, passerebbero alle Banche di emissione le quali, coi dovuti compensi, dovrebbero provvedere a completare la copertura dei biglietti stessi.
Ci par di leggere tra le righe della espo sizione finanziaria che tale riforma della circola zione potrà collegarsi col rimpatrio dei nostri scudi all’ estero, rimpatrio che non presenta nes suna difficoltà e può essere agevolato in quanto il cambio è sotto la pari e già si nota in circo lazione qualche quantità di scudi.
Il concetto è veramente ottimo e lascia credere che in breve tempo la circolazione di Stato possa sparire e sia trasformata in bi glietti di banca di piccolo taglio a piena co pertura, e quindi più che biglietti di banca rap presentino buoni di cassa.
Non vi è dubbio che l’ attuazione di un si mile piano sarebbe per i mex-cati esteri la mi glior prova della serietà dei propositi finanziari del nostro paese ed agevolerebbe quindi opera zioni più ardimentose.
Auguriamo all’ on. Luzzatti che gli eventi politici interni ed internazionali corrano così tranquilli da permettergli questo primo impor tante passo verso la ì-igenerazione economica del paese.
ÀNCORA SUL RISCATTO DELLE MERIDIONALI
A ll’ articolo pubblicato nell’ ultimo numero dell’ Economista, la Tribuna risponde colle se guenti parole:
« Il prcf. De Johannis, di cui abbiamo pub blicato una lettera seguita da alcune parole di commento nella nostra Tribuna del 30 novem bre, ci ha replicato sull’ Economista di Firenze
con un breve articolo nel quale spiega ancora il suo concetto a proposito del riscatto delle Fer rovie Meridionali. Egli ammette che, non facen dosi il riscatto, le Ferrovie Meridionali non po trebbero o non avrebbero esse stesse la convenienza di riprendere l’ esercizio in base alla convenzione del 1862; ma vorrebbe che del pari si ammet tesse che non sono per nulla indotte, od obbli gate, a mantenere 1’ esercizio col regime attuale. — E questo consentiamo volentieri. — Laonde, conchiude il De Johannis, per esercitare le Fei-ro- vie Meridionali, non riscattate in condizioni di verse da quelle del 1884, occorre una conven zione o un accordo fra esse e il.Governo. Orbene, quando si parla del riscatto delle Ferrovie Meri dionali, e si fa il conto della relativa spesa, per apprezzarne giustamente le-conseguenze, bisogne rebbe fare anche il conto del non riscatto, cioè valutare i sacrifici richiesti ai cittadini e al Te soro qualora il riscatto non avvenisse.
« Il prof. De Johannis pone una tesi che nella sua semplicità e nella sua correttezza noi non siamo affatto alieni dall’ accettare ; purché, come dicevamo 1’ altra volta, invece di una equa tesi non si abbia 1’ aria di presentare una mi naccia o una coazione. »
Non è adunque il caso di insistere ultori cr ínente perchè la Tribuna finisce col consentire nelle mie premesse : — che cioè la Società delle Ferrovie Meridionali avrebbe diritto per i con tratti esistenti a riprendere 1’ esercizio della sua rete, quando non intervenisse il riscatto, in base alla convenzione del 1862; — che questo ritorno puro e semplice non può essere ritenuto conve niente nè dallo Stato, nè dalla Società; — che pertanto, se non interviene il riscatto, devono intervenire accordi di altro genere.
E consenziente su queste premesse la Tribu
na trova poi semplice e corretta la mia tesi che
discutendo degli eventuali oneri del riscatto bisogna tener conto anche degli oneri eventuali del non-riscatto per decidere sul da farsi.
Rilevato questo completo accordo nelle
premesse e nelle conclusioni, mi sento in do vere di avvertire che il punto di partenza della questione quale l’ avevo posta nella mia let tera 25 novembre u. s. lo trovo ora chiara mente ed autorevolmente sostenuto dall’ ex Mi nistro dei Lavori Pubbltci, on. Balenzano, nel discorso del 2 giugno u. s. alla Camera, solo in questi giorni pervenutomi.
L ’ on. Ministro disse testualmente : « Ed è « bene che la Camera sappia quale è la condi- « zione che sarebbe fatta alla rete meridionale « nel caso di esercizio di Stato senza riscatto. « Per il contratto del 1862 erano stabilite le « tariffe nella massima parte molto più alte di « quelle oggi in vigore in Italia ; successiva- « mente si presero accordi fra Governo e So- « cietà, che resero possibili riduzioni di tariffe. « Quando accordi analoghi p er le mutate con
ti dizioni, non intervenissero,
rimarrebbe il diritto
« alla Società di ripristinare le tariffe conven-
« zionali. »
cose a sostegno della mia tesi « sul modo con cui calcolare gli oneri del riscatto » e se la Tri
buna quel brano avesse ricordato avrebbe com
preso che i consigli alla Società delle Meridio nali e le minaccia allo Stato, erano già stati pronunziati dall’ allora Ministro dei Lavori Pub blici, sino dal 2 giugno u. s.
Resta adunque, libera da ogni preoccupa zione di forma, la tesi che io ho inteso di porre : — che cioè l ’ onere del riscatto si deve deter minare tenendo conto dell’ onere del non ri scatto.
PER L’ INCREMENTO INDUSTRIALE DI NAPOLI
i l .
Chi osserva Napoli non superficialmente e senza preconcetti — dice la relazione della Commissione d’ inchiesta — chi esamina davvi- cino il movimento della vita economica delle sue classi povere e disagiate, è colpito dallo sfrenato carattere individuale che prevale nel lavoro. Or questa piccola industria, così sparpagliata e mul tiforme non è punto ordinata, è manchevole, è soggetta alla tirannia di sfruttatori che impon gono condizioni onerose. Queste condizioni non potendosi sopportare influiscono poi sulla qua lità dei prodotti. Il modesto operaio di buona o di cattiva voglia cerca di trarre dalla qualità scadente quel maggior guadagno che occorre per soddisfare le esigenze non sempre oneste di chi fornisce i mezzi.
Mancano agli operai che lavorano a domici lio, i quali hanno pronta intelligenza, amore al lavoro ed anche gusto, i mezzi tecnici che solo l’ officina può offrire. La loro preparazione al la voro è assai spesso grossolana e raramente cor redata da cognizioni speciali. Questo lavoro in dividuale, per le condizioni in cui è costretto a svolgersi, non può progredire tecnicamente.
Tutte le grandi città moderne hanno in ma niera estesa codesta forma rudimentale di lavoro ma ivi si sono trovati e si trovano gli elementi per cui essa, mercè i progressi della tecnica, si eleva al grado di industria vera e propria eser citata a domicilio.
E la Commissione aggiunge che l ’associa zione delle forze, questa potente leva di ogni miglioramento, non si è latta strada in nessun modo a Napoli.
La piccola industria resta confinata in tuguri dove gli sforzi superano i resultati ottenuti e dove la mano non sempre esce dalle tradizioni, dove un congegno non entra mai per diminuire la fatica, dove l’ operaio si rattrista pensando che tanto lavoro, tanto sforzo non procura quanto occorre per provvedere ai più modesti bisogni della famiglia, a Napoli più che altrove nu merosa.
È difficile di qualificare con una espressione sintetica questa triste condizione di cose ; vi è qui quello che vien detto in Inghilterra lo
sweating System, ma non esso soltanto perchè
non sempre si è davanti a casi di sfruttamento i) Vedi il numero precedente dell’Economista.
del lavoro per opera di intermediari; vi è so pratutto la disorganizzazione, la mancanza di mezzi tecnici progrediti, di capitale nelle sue varie forme tecniche, di coordinamento, di ini ziativa ardita e tenace. E lo nota la stessa re lazione quando più addietro (pag. 26) osserva che « tra le varietà delle lavorazioni esistenti in Napoli quasi tutti i tipi di industrie vi si trovano rappresentati. L ’ operaio abile e volon teroso riesce spesso a dare da solo, o con pochi compagni, un prodotto assai soddisfacente, data la scarsezza dei mezzi di cui dispone. Ciò, pero, se depone della bontà della mano d’ opera na poletana, non dimostra affatto uno sviluppo in dustriale ; l’operaio non è sussidiato nel suo la
voro dai mezzi opportuni,^ le sue risorse ^ sono meschine, i proventi poverissimi, spesso il ritardo
nella vendita del prodotto gli toglie la possibilità di continuare il lavoro, esponendolo alle dure vi cende della disoccupazione, se non vuole gittarsi nelle braccia degli sfruttatori.
E’ naturale che in questo stato di cose la produzione sia meschina e che quel poco che ora vi è sia minacciato di lenta fine, se non si cerca di migliorare 1’ ambiente, di farlo progre dire, di trasformarlo in gran parte, con mezzi vari che appunto conviene studiare e che la Commissione ha fatto oggetto di accurata disa mina. Produzione locale limitata, male organiz zata, male provvista di mezzi tecnici, di forza motrice, vuol dire, necessariamente, esportazione dei prodotti industriali scarsissima, minacciata seriamente da concorrenti più forti e progre dienti. Per questo, si comprendono molte ri chieste e molti voti degli industriali registrati nella relazione. Così le industrie di maggiore importanza chiedono lavoro non interrotto e ben regolato, le industrie di media importanza chiedono diminuzione di dazio sulle materie prime e protezione doganale per i prodotti. E chieggono ancora, insieme ai proprietari delle grandi officine, la istituzione del credito indu striale e la restituzione di dazi sulle materie prime; ma questi voti e richieste e le altre d’or dine più speciale, formulate dalle singole indu strie, se corrispondono a circostanza particolari in cui si dibattono le varie specie di imprese, non vanno alla radice del male deplorato, non investono gl’ interessi generali inerenti alla tra sformazione industriale d e ll’ intera città, bensì quelli delle singole industrie. La Commissione crede che nei voti espressi dagli industriali a Napoli non troverebbe una efficace spinta alla trasformazione industriale e pensa che di que sto difetto risentono tanto 1’ esame delle cause, quanto quello dei provvedimenti proposti dagli interessati per opporre un rimedio all’ attuale stato di cose. Sorse quindi in essa il dubbio che la mancanza di ogni sviluppo industriale
vero e vitale nella provincia di Napoli dipen
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liani ed esteri, è ad essi pari, sotto alcuni aspetti e, per alcuni, li supera.
Qui si presenta un primo quesito da ri solvere.
Deve prepararsi il terreno in Napoli alla grande industria o alla piccola ? Su questo punto la Commissione si è divisa, la minoranza essendo d’ opinione che la soluzione del pro blema per Napoli debba ricercarsi principal mente nelle sviluppo e nel migliore assetto del lavoro, ora frazionato in vari modi e forme, in piccolissime officine e a domicilio ; mentre la maggioranza crede non si possa a priori affer mare che Napoli sia paese non adatto alla grande industria, e il non esserlo stato non si gnifica che non possa mai esserlo, anche quando acquisti le condizioni per esserlo. D’ accordo ; però se in tesi generale è vero che non si po trebbe dire a priori che Napoli, situata sul mare e con altri. elementi favorevoli, è disa datta per la grande industria crediamo che per risolvere il quesito sopra accennato bisogna ri ferirsi in concreto al genere di industria cui in quella città, per una o per l’ altra ragione, me glio conviene di dare incremento. Dalla natura della industria dipende in gran parte la solu zione del problema, non già dalla considerazione generica delle condizioni che formano l ’ambiente economico napoletano. Ora le industrie che me glio si addicono a una città non si possono indicare senza tener conto delle attitudini degli abitanti, delle tradizioni, del genio del luogo, delle probabilità maggiori o minori di spaccio, delle concorrenze nazionale ed estera, insomma di un complesso di circostanze che mutano aspetto e importanza a seconda dei vari rami d’ industria.
Certo è che la piccola industria corrisponde meglio ora allo stato del lavoro, al suo grado di abilità, ai mezzi di cui si può disporre ; ma ciò non toglie che aumentando i mezzi disponibili, svolgendosi la istruzione professionale, trasfor mandosi lo spirito d’ iniziativa possa anche aversi un incremento industriale fondato sulla grande industria.
Ad ogni modo ora si tratta di preparare il terreno e la relazione osserva che se T associa zione è un mezzo efficace per porre in gran parte rimedio alla disorganizzazione tecnicamente ed economicamente dannosa delle piccole indu strie napoletane, gioverebbe anche la grande industria, la quale intorno a se sprona, migliora e provvede all’ ordinamento della piccola. Yi provvede anche fornendo i mezzi necessari al- l’ esercizio migliore dell’ industria a domicilio, perchè 1’ esperienza ci apprende che la grande industria ha sempre nella piccola un’ ottima ausi- liaria, e che al credito cui non può sempre aspi rare il modesto operaio, giunge facilmente il grande industriale. Insomma, come nell’agricol tura la grande e la piccola coltura si comple tano tra loro e sono quasi egualmente necessa rie, così nell’ industria giova avere la grande e la piccola impresa e ciò che torna utile all’una lo è pure all’ altra. Dice giustamente la rela zione : quando con T ingrandimento e sicurezza del porto verranno offerte alla esportazione con dizioni migliori, quando i traffici ferroviari sa
ranno agevolati ed equiparati con opportune mo dificazioni di tariffe, quando, con riduzione e sollievi doganali e daziari, saranno liberatele ma terie prime e i prodotti da gran parte dei vin coli attuali, quando gli enti locali porranno come una delle loro finalità lo sviluppo delle indu strie e, dalla scuola e dalla sana attività indi viduale, costituita come esperienza esemplare, sergeranno uomini preparati validamente all’eser cizio dell’ industria in senso moderno, allora non mancherà quell’ ambiente industriale che è tanto necessario, e nel quale la grande e la piccola industria avranno quello che loro spetta.
A creare quell’ ambiente occorrono molte plici condizioni, alcune delle quali in germe esi stono già e solo occorre far sviluppare. La Com missione indica come elementi naturali favorevoli alle industrie: 1° il mare, cioè la vicinanza del mare pel minor prezzo di trasporto delle mate rie prime provenienti dall’ estero e per la espor tazione dei prodotti lavorati ; 2° la feracità del suolo, favorevole alla produzione agraria e alle industrie alimentari e tessili ; 3° la mitezza del clima, la luce, la temperatura come fattori di talune industrie ; 4° il buon mercato della forza motrice per la vicinanza del mare che fa costar meno il carbone e la vicinanza di grandi sor genti di forza motrice che potrebbe aversi a basso prezzo; 5° la mano d’opera eccellente nei lavori artistici e nel lavoro a mano, e la tradi zione che le proviene dai ricordi gloriosi delle fabbriche di Capodimonte, delle Officine di S. Lucia, di Pietrarsa e del Eibreno.
Non bisogna però dimenticare che le sole condizioni naturali rappresentano mere possibi lità ; sono semplici e potenziali attitudini ; egual mente le sole condizioni artificiali per sè stac cate dalle naturali, non riescono a nulla o rie scono assai poco, con gran dispendio di forze, per la stessa ragione per cui 1’ arte è impotente senza l’ attitudine geniale e l’ educazione falli sce al suo scopo se manca un germe, una virtù originaria. Coadiuvatele condizioni naturali esi stenti con la creazione di opportune condizioni artificiali, la formazione di un fecondo ambiente industriale, a giudizio della Commissione, non potrà mancare e l ’ iniziativa privata, resa attiva e intelligente, saprà scegliere la via migliore. Conviene ora vedere i diversi fattori necessari all’ ‘ncremento industriale di Napoli.
Lo scopo e la finizione delle Eanclie di emissione
Dall’ egregio amico avv. Ambron riceviamo la seguente lettera colla quale miia a rispondere ad alcune critiche che abbiamo mosso alla sua recente pubblicazione :
Eyregio P rofessore,
Non sarebbe strano che ai lettori dell’ .Eco-
nomista fosse venuto un po’ a noia di sentir par
strazioni dello spirito. Ad onta di ciò spero che mi si vorrà consentire il diritto ad una breve risposta su qualcuna delle osservazioni che con forma tanto gentile Ella mi fa ; e che, mosse da una Critica così dotta e imparziale come la sua, mi lasciano credere di non avere espresso con sufficiente chiarezza certe idee, le quali, seb bene a lei non sembrino fondamentali alla mia tesi, sembrano a me abbastanza necessarie per renderne un poco più comprensiva e più esatta 1’ esposizione.
Non potendo aspirare a dare una forma, non dirò attraente, ma nemmeno piana ad un argo mento così poco malleabile, mi era almeno affa ticato nello studio di raggiungere una certa pre cisione e mi duole specialmente di sentirmi pungere da quel lato. In tal maniera, essendomi voluto impancare una volta tanto in una tratta zione teoretica, mi trovo adesso compromesso ad ingolfarmi in una discussione di pura teoria.
Ella per esempio in più di un punto mi tar tassa perchè non rifuggo dall’ accogliere il con cetto di valore intrinseco che il Macleod ha combattuto, cercando di dimostrarlo inesatto ; e ciò a Lei sembra tanto più strano in quanto vede in me un caldo seguace del Macleod. Ma vuol Ella credere che io mi sia imposto di giurare sempre in nerba di tanto maestro ? È verissimo che ho per lui una grande ammirazione perchè, in fatto di Credito e di Banche, ritengo che pochi scrittori abbiano, come lui, tanta profondità di percezione e tanta chiarezza di analisi da ri durre i fenomeni apparentemente più complessi alla loro più semplice espressione, ma non po trei impegnarmi ad andare sempre d’accordo con i suoi insegnamenti economici ; e per quel che riguarda in specie la teoria del valore io non divido il suo modo di credere, perchè lo credo troppo esclusivamente preoccupato dal concetto di ricavare anche da questa teoria una nuova dimostrazione alla sua teorica favorita, e del resto per me giustissima, che il credito è un ca pitale alla pari della moneta. Mi pare che egli tenda sempre a voler persuadere che, anco per riguardo ai principii che concernono il Valore, fra credito e moneta non vi è differenza di sorta.
Ed eccomi adesso a spiegarle perchè io dis senta dal Macleod nella teoria del Valore e per chè io non trovi nulla di scorretto nel concetto e nell’espressione di valore intrinseco. Senza pos sedere tutta quella dottrina che la sua amicizia si compiace di attribuirmi, da quel poco che so, ho sempre creduto di rendermi conto che gli scrittori sulla teoria del Valore possono dividersi in due diverse tendenze; diciamo pure due scuole. Vi sono gli economisti secondo i quali il con cetto di Valore non sorge che caso per caso, al momento in cui due ricchezze si scambiano, ed in base soltanto allo scambio avvenuto, econo misti rimasti fedeli alla celebre definizione clas sica a tutti nota che ne dette il Bastiat : Il va
lore è il rapporto di due servigi scambiati. Fra
questi si è anche disputato se questo scambio particolare, da cui dovrebbe emergere l’ idea del valore rispettivo di due cose singole, dovesse essere uno scambio realmente avvenuto ; e non ho bisogno di ricordarle che Ella, egregio Pro fessore, in un Suo scritto ( Analisi psicologica ed
economica del Valore) ha combattuto questa
scuola ed ha specialmente confutato il Macleod, che ne è uno dei sostenitori. Costoro insegnano che Videa del valore di una cosa non ha nessun significato se non si riferisce ad altra cosa ben determinata con cui effettivamente si metta in rapporto, ed il Macleod 1’ assimila all idea di
distanza dicendo che come 1’ espressione « di
stanza di una cosa » è priva di qualsiasi conte nuto se non si riferisce ad altra cosa da cui quella si separi, nè è priva ugualmente 1’ espressione « valore di una cosa » se non si riferisce ad altra cosa con cui quella si scambi, sicché « vi sono altrettanti valori quante sono le cose con cui può cambiarsi », perchè egli aggiunge il valore, alla pari della distanza, sono accidentalità del tutto esterne che non si connettono con nessuna proprie tà delle cose stesse. Con tal modo di vedere si ca pisce beno come egli venga a concludere che 1 idea di valore intrinseco è altrettanto assurda quanto potrebbe esser quella di distanza intrinseca.
Vi sono invece altri economisti i quali con cepiscono l’ idea di valore in modo assai diverso; cioè la considerano come la capacità delle cose, le quali siano suscettibili di appropriazione ed esistano in quantità limitata, di poter formare oggetto di scambio con altre cose che abbiano questa stessa natura. Secondo questa dottrina l’ idea di valore ha un significato completameute definito di per sè, perchè non ha bisogno per sorgere di riferirsi ad un’ altra singola cosa spe cificatamente indicata, ma sorge spontanea ri portandosi a tutto quanto l’ insieme delle cose scambiabili e si determina poi in relazione delle diverse quantità delle altre cose che in un dato momento possono ottenersi in cambio. Con ciò si viene a distinguere l’ idea di valore, o potenza di acquisto, o potere di scambio, faculte echan-
geable come disse il Roscher, che è una pro
prietà, un requisito vero e proprio delle cose commerciabili, dall’ idea di quantità di valore, quantità che come ogni altra non può essere misurata se non che in virtù di un rapporto.^ Il valore è una proprietà di certi beni economici, come il volume, il peso, il calorico sono proprietà di tutte le cose materiali, e si misurano con al tre cose aventi le stesse proprietà, e si modifi cano alla pari del valore secondo l’ ambiente in cui si trovano. Così nell’ infinito mondo di tutte le cose che hanno un valore, o potere di scambio, cioè che possono procurare in loro vece altre utilità appropriabili, ciascuna occupa in ogni momento un posto determinato in relazione a tutte quante le altre; come nel mondo delle cose materiali ciascuna occupa un posto determinato per riguardo al suo volume, oppure al suo peso, oppure al suo calorico. L ’ espressione « valore della cosa A » indica appunto la posizione at tuale di A nel firmamento delle cose che hanno un potere di scambio e la sua determinazione definisce la quantità che si deve attribuire al coeffi ciente di A nella serie interminabile delle equazioni
x A = m metri tela — n litri vino — == p stala grano, ecc. ecc.
fino all’ equazione finale, x A = z unità di moneta. Da questo modo di concepire l’ idea di va
13 dicembre 1903 L ’ ECONO M I S T A 819
valore di due cose implica una modificazione nel valore di almeno una di esse di fronte alla massa delle altre.
Il valore non è dunque un rapporto, così come non sono rapporti il volume, il calorico, od il peso; il ragguaglio con altre quantità di va
lori non ha altra portata che quella di determi
nare la misura.
Questa ritengo che sia la teoria del valore più moderna e certamente è quella che a me sembra più giusta. In fatto di valore io sono dunque più Marxista che Macleodiano.
Non v’ ha il menomo dubbio che l’ idea del valore debba considerarsi determinata in rela zione alle particolari condizioni di luogo e di tempo, e sopratutto in relazione alle condizioni psichiche prevalenti in ogni singolo ambiente, giacché gli scambi si producono in relazione di queste condizioni, e la teoria del valore deve servire di base alla teoria degli scambi ; ma non ho mai saputo risolvermi ad ammettere che per determinare il concetto di valore debba scen dersi fino alla considerazione delle più anormali contingenze individuali e che questo concetto debba ricavarsi frammentariamente da singoli scambi che possono compiersi nelle condizioni più strane e più disparate. Da singoli scambi che si effettuino in circostanze eccezionali, o da chi per estro, per inesperienza, o per maturato proposito possa desiderare di effettuarli, magari anche a proprio svantaggio, non sono da trarsi deduzioni ohe abbiano importanza scientifica, perchè le anormalità si sottraggono ad ogni legge generale e non possono costituire il fon damento di nessuna teoria. Quando si vuole sta bilire il concetto scientifico del valore, sul quale devono poi basarsi le leggi che regolano gli scambi, sta bene che non si debbano perdere di vista le particolari circostanze che possono de rivare dalla mutabilità dei luoghi, dei tempi e principalmente dalle inclinazioni degli uomini in generale, ma si devono con la stessa cura eli minare le circostanze che rappresentano altera zioni affatto accidentali delle ragioni di scambio. Se adunque l’ idea di quantità di valore sta propriamente a denotare il posto che a ciascuna cosa viene generalmente attribuito nella gerar chia dei beni scambiabili, nulla di più naturale e di più logico del considerare che cotale posto è conferito a talune cose per qualità che sono inerenti alla loro condizione naturale, mentre è conferito ad altre per qualità che ad esse de rivano da speciali accordi, convenzioni, consue tudini o leggi sociali. Delle prime può dirsi, senza improprietà, che abbiano un valore a loro proprio o intrinseco (il che non vuol dire che sia un valore immutabile) perchè, perdurando a sussistere le cose stesse, il loro valore di scam bio continuerà in certa misura a sussistere in riguardo al loro valore di uso; delle seconde si può affermare che non hanno valore proprio, perchè, pur continuando a sussistere se vengono a cessare le leggi, le consuetudini, le conven zioni o gli accordi, che costituiscono la sola base del loro valore, cesseranno di possedere qual siasi potere di scambio.
Del resto lo stesso Macleod, così severo contro l’ espressione di valore intrinseco, è poi
costretto a riconoscere la differenza fra il valore della moneta metallica ed il valore dei titoli di credito, dicendo che la prima ha generai and
permanent Valué ed i secondi hanno soltanto particular and precarious Valué, il che vuol
dire che se non è zuppa è pan bagnato, e che, se egli ricercasse la causa di questa distinzione, non potrebbe trovarla che in quel valore intrin seco di cui non vuol sentir ragionare.
E qui basta per quello che riguarda questo punto; ma, prima di passare ad altro, vorrei li quidare subito ogni rilievo di inesattezza di espressione scientifica, rispondendo ad un altro appunto di questo genere che si trova alla fine del suo quarto articolo. Ella osserva, che, dopo di aver detto che l’ abbondanza del danaro fa crescere il valore dei servigi, perchè ne aumenta le richiesta, io dico dipoi che l’ abbondanza del danaro fa diminuire il valore di quest’ ultimo, ossia la sua potenza d’ acquisto, e mi domando: sono i servigi che sono aumentati di pregio, o è il denaro che è diminuito? E nota anche ben giustamente che una volta che sia cognita la causa delle modificazioni del valore, osservata fra due cose non si può confondere l’ un feno meno con l’ altro.
Io sarei stato veramente colto in fallo se avessi parlato con tanta indifferenza del valore di due cose particolari in mezzo a tutte le altre, perchè conoscendo la causa che ha alterato il loro rapporto si ha il mezzo abbastanza semplice per distinguere qual è delle due cose quella che è rimasta ferma al suo posto in mezzo a tutte le altre, e qual’ è quella che invece ha cambiato di posizione. Importa allora designare in modo esatto se il cambiamento riguarda l’ una o l’ al tra, nè si può dire che vi è stato aumento o diminuzione di valore in quello che di fronte alle altre ha conservato il suo stato primitivo. 10 per altro non mi trovava in questo caso per chè parlava non già di valore, ma di prezzo ed in siffatta ipotesi tutto quanto il mondo econo mico si divide in due sole cose, che si raffron tano fra loro ; da una parte, tutti quanti i beni scambiabili nessuno escluso nè eccettuato, dal l’ altra parte, soltanto il denaro. Allora altri ter mini di confronto al di fuori non esistono più, e se una delle due cose aumenta di proporzione di fronte all’ altra, aumenta di tanto di quanto l’ altra diminuisce di fronte alla prima, laonde 11 dire che l’ una è fatta più grande di fronte all’ altra equivale esattamente al dire che l’altra è divenuta più piccola di fronte alla prima, pre cisamente come se il mare invadesse una esten sione maggiore della superficie terrestre, tanto varrebbe il dire che è aumentata la parte del globo coperta dalle acque, quanto sarebbe il dire che è diminuita la superfice dei continenti, Così le due locuzioni « aumento del valore o della potenza di acquisto di tutti i beni » e « diminu zione del valore o della potenza di acquisto del danaro » esprimono esattamente la stessa cosa.
E dopo di ciò verrò alla questione della
teoria quantitativa con cui delizierò i lettori
dell’ Economista in una prossima mia. Mi abbia intanto tutto suo.
E. Ambkon.
Rivista §ibliograñca
Francesco Mavarelli. — Dell’Arte de’ fabbri nella
terra di Fratta (Umbertide). Memorie e docu
menti. Umbertide, Stab. tip. tiberino, 1903, 2a ed. Se d’ ogni paese, per piccolo che sia, si ri cercassero negli archivi i documenti del nascere e del fiorire delle Arti e s’ illustrassero debita mente ; e di più s’ indagassero le attinenze di quelle Arti col nascere e col fiorire d’ altre si mili od affini d ’ altri paesi, e s’ additassero, le cagioni della lor decadenza, sarebbe questa la più degna e insieme la più necessaria ripara zione della storia industriale della nazione.
A tale necessità, che è insieme storico or namento, provvide per la terra di Fratta (oggi Umbertide nell’ Umbria) il compianto e sempre desiderato dott. Francesco Mavarelli con la mo nografia sull’ arte dei fabbri, alla quale altre sopra altre Arti sarebbero certamente seguite. Ma intanto la pietà dei congiunti volle pubbli cata questa, affidando le cure cosi della l a come della 2a edizione all’ eruditissimo prof. don. Au gusto Yernareni di Fossombrone. E con ottimo divisamente; perchè alla monografia, per ogni parte in sè pregevole, accresce ai più doppj il pregio l’ essere non soltanto un contributo di documenti storici, ma un lavoro accurato di cri tica, che rende ancor più dolorosa la perdita del giovane autore; il quale possedeva sì mira bili attitudini all’indagine storica e dava insieme sicura speranza di altri e ben maggiori lavoi'i,
A. Morena.
Rivista Economica
Per gli esportatori di ortaggi, fruita ed altre derrate
_ Il regolamento per gli infortuni sul lavoro
L’ emigrazione italiana nel primo semestre 1 fa l limenti in Italia nel primo trimestre 1903.
Per gli esportatori di ortaggi, frutta ed altre derrate. - Il Museo commerciale di Milano ha ripreso il lavoro per la compilazione di una nuova edizione del Catalogo degli Esportatori italiani, nella parte riferibile ai generi alimentari. La pubblicazione secondo il solito, si fa senza spesa per le ditte esportatrici da inscrivere in essa e viene poi largamente distribuita all’ estero gratuita mente fra i presumibili compratori dei generi di no- stra esportazione nel fine di contribuire ad
esten-Sono già predisposte le rubriche del nuovo la voro per quanto concerne gli ortaggi e le frutta e le relative bozze vennero trasmesse alle Camere ai Commercio ed agli interessati per l’ opportuna revi sione prima di darle alla stampa. Sarebbe bene e tradito assai al Museo commerciale, che chiunque fosse esportatore di derrate alimentari g.i facesse conoscere il proprio nome coll’ indicazione dei ge neri che esporta, acciò possa esserne tenuto conto nella compilazione definitiva del lavoro.
Le comunicazioni devono essere dirette ai Mu seo commerciale di Milano.
Il regolamento per gli Infortuni sul la voro. — E’ stato rimesso al Consiglio d is t a t o lo schema del regolamento della legge sugli infortuni degli operai sul lavoro.
XI nuovo regolamento dovrà attuarsi coi ou cor- rente e disciplina le norme e le misure per 1’
antici-pazione sulle indennità giornaliere per 1 inabilita temporanea, da parte del capo, ovvero esercente im presa, industria ovvero costruzione quando esse siano richieste dall’ Istituto assicuratole. . .
Determina poscia le norme per le anticipazioni sui provvisionali in caso di morte degli operai ai suoi aventi diritto, le modalità, le garanzie ed in genere, le norme colle quali il capo ovvero 1 eser- ¿ente 1’ impresa deve mettere il Governo e 1 istituto assicuratore in grado di conoscere in
mento quali siano gli operai compresi nell assicura- zione e quali i rispettivi salari e le giornate di la voro da essi fatte.
Inoltre indica il modo col quale il capo ovvero 1’ esercente 1’ impresa deve denunziare la stipula zione del contratto di assicurazione e le norme per 1’ istituzione di sindacati obbligatori di mutua assi curazione fra gli esercenti di una determinata in- dustria.
L’ emigrazione italiana nel 1° seme stre. — Le notizie raccolte dalla Direzione di sta tistica, sul movimento della emigrazione per altri paesi europei o verso paesi d’ America, d Africa o d’ Oceania, differiscono da quelle pubblicate dal Ke- gio Commissariato della emigrazione, le quali ri guardano la sola emigrazione nei paesi transa-Nel primo semestre 1903 1’ emigrazione comples siva permanente fu di 133,701 persone e la tempora
nea di 199,626; in totale di 333,327 persone.
Nei primi sei mesi del 1902 si erano contate 148,737 persone nella emigrazione permanente e 206,388 nella temporanea; m complesso d00,izo ^ ~Nol primo semestre di miest’ anno 1’ emigrazione è dunque diminuita di 21?Ì98 individui rispetco a quella verificatasi nel 1" semestre 1902 e cioè di 15,306 nell’ emigrazione permanente e di blbg nena te^o^dim inuzioni più forti si verificarono nella Campania, nella Lombardia, nel Piemonte e nel VBnAÌ0 contrario la Sicilia ebbe un aumento di 7199 emigranti nella temporanea e una diminuzione ai 840 nella emigrazione permanente.
Emigrazione. Temporanea Permanente Piemonte Liguria Lombardia Veneto Emilia Toscana Marche Umbria Lazio Abruzzi Campania Puglie Basilicata Calabrie Sicilia Sardegna 1902 19,157 271 30,019 85,130 15,065 10,493 3,084 3,204 3,351 4,369 15,473 1,573 5 2,886 10,827 1,481 1903 15,212 360 22,118 82,465 13,177 9,951 5,053 2,716 4,715 4,200 16,089 3,838 13 618 18,026 1,075 1902 4,539 2,413 3,473 2,820 1,828 4,138 2,936 887 2,099 28,412 41,066 8,434 7,810 21,262 16,590 5,251 2,016 3,629 2,258 2,090 3,919 3,839 695 1,556 27,166 30,812 5,428 7,174 22,088 15,750 Kegno 206,388 333,327 148,737 133,701
Il movimento generale dell’ emigrazione totale negli anni seguenti fu :
1876 1880 1885 1890 1895 1900 1901 1902 1903 (12 mesi) ( 6 mesi) Permanente 19,756 37,934 77,029 104,733 169,513 153,20.9 251,577 215,217 133,701 Tem poranea 89,015 81,967 80,164 112,511 123.668 199,573 281.668 286,292 199,626 Totale 108,771 119,911 157,193 217.214 293,181 352,782 533.215 531,509 333,327 ) ^ ilio,,;
---I fallim enti in ---Italia nel primo trinie-
a fr e 1 9 0 3 . — Secondo quanto risulta da una sta:
mas-13 dicembre 1903 L ’ E C O N O M IS T A 821
simo di 166 in Lombardia. Viene in seguito il Pie monte con 93, poi la Toscana con 79, la Liguria con 63, 1’ .Emilia con 60, il Lazio con 58, il Veneto con 50: le altre 9 regioni hanno un contingente in feriore a 50 con un minimo di 1 dato dalla Basi licata.
Al 31 dicembre 190g nelle 16 regioni erano pen denti 3298 fallimenti, cui aggiunti i 746, si ha un totale di 4044, dei quali 517 sono cessati o stati chiusi in detto periodo, con una rimanenza in pen denza al 31 marzo di 3527.
Pi questi'561 appartengono alla Lombardia, 441 alla Campania, 385 al Piemonte, 343 alla Toscana, 273 alla Sicilia, 244 alla Liguria, 184 al Veneto, 178 all’ Emilia, 153 al Lazio; le rimanenti 7 regioni figu rano per contingenti inferiori a 150, con un minimo di 40 rappresentato dall’ Umbria.
I fallimenti dichiarati nel 1° trimestre 1903 se gnano un aumento di 79 sul 4° trimestre del 1902.
L ’ E S P O S I Z I O N E F I N A N Z I A R I A
dell’ on. Luzzatti
Ecco il testo dell’ esposizione finanziaria che 1’ on. Luzzatti ha letto oggi alla Camera :
11 sommo amministratore e riformatore dello Scacchiere inglese qualificò una Esposizione finan ziaria : il bilancio delle virtù e degli errori politici
delie nazioni. Se questo è esatto, devono apparire
sempre più pazienti e operose le qualità del contri buente italiano, che ha potuto coll’ incremento delle entrate fronteggiare 1’ onda crescente delle spese. Infatti i bilanci dell’ ultimo quadriennio lasciarono una rimanenza attiva di 148 milioni, non tutti utili pel Tesoro, come si vedrà in appresso nella analisi che devo compiere dinanzi alla Camera.
Le grandi operazioni, alle quali per consenso generale par maturo l’ attuale momento, richiedono una finanza forte, ed è impossibile conservarla in tatta se non si dica intera la verità. La seduzione delle spese non assolutamente necessarie ed orna mentali e dei piccoli sgravi è tale che tutti noi tenta se non ci trattenga il dominante pensiero della ne cessità che l ’alto credito dello Stato affretti gli atti liberatori, idonei a preparare le riforme finanziarie invocate dal paese.
Con la guida di queste inspirazioni conviene addentrarci nell’ esame dei bilanci.
Il consuntivo 1902-903.
Il conto consuntivo del 1802-903 si è chiuso con felici accertamenti: infatti le entrate effet tive di 1,794,749,688.47, superarono le spese effettive (1,695,977,038.92) di 98,772,649.55. Con questa eccedenza la maggiore notata sinora, si fece fronte alla costru zione di strade ferrate per 17,222,080.27 e alla diffe renza passiva del movimento dei capitali, per 11,837,450.07; quindi l’ avanzo finale registrato in 69,713,119.21. Questi risultati cosi notevoli si devono ali’ aumento delle entrate effettive, le quali, tra le prima previsioni (lire 1,689,713,916.19) e gli accerta menti definitivi (lire 1,789,246.082.86, escluse le en trate per reintegrazione di fondi), palesarono un miglioramento di cento milioni all’ incirca. In un documento allegato a questa esposizione si dimo stra come in quasi tutte le fonti delle entrate nor mali vi abbiano contribuito, segnatamente le tasse sui consumi, l’ incremento dei prodotti delle reti ferroviarie, le tasse sugli affari, le poste e i tele- grafi.
Ma convien subito notare, poiché altrimenti non si spiegherebbero al paragone le vicende dell’ eser cizio corrente e quelle del futuro, che la straordi naria fortuna del 1902-903 si deve al piovento di circa 94 milioni di dazio sul grano.
Puf ammettendo 1’ uso maggiore del pane per effetto della popolazione che si accresce, del benes sere che lievemente si svolge e della necessità igie nica di una alimentazione più sana, le importazioni normali del grano, nonostante la intensità più ac
curata della cultura indigena, si possono ancora sti mare fra 700 e 750 mila tonnellate all’ anno con un reddito non eccedente i 54 milioni. Quindi p ’r afi
gurar la realta della potenza finanziaria del 1902-903,
convien detrarre almeno 40 milioni dall’ avanzo, quando non si voglia asserire che per la fortuna dii bilancio aritmetico dello Stato l’ Italia debba con dannarsi perpetuamente a insufficienti raccolti.
E continuando l’ esame di questo esercizio, straordinariamente fortunato, è uopo notare che lo avanzo di 68 milioni e mezzo non ha potuto per intero volgersi a beneficio del Tesoro, poiché si elise in parte, sui 22 milioni, per il peggioramento dei residui.
I residui passivi crebbero di lire 1,243,8¡7X2. Quelli attivi diminuirono di L. 20,774,769.17. Il che dipende segnatamente dal passaggio nei conti patri moniali dei crediti del Tesoro verso le provincia o i comuni ai quali la legge dell’ 8 dicembre 1801 ha conceduto opportuni indugi al pagamento dei debiti contratti per la esecuzione di opere pubbliche.
Come per effetto di quella legge nel 1901-902 scemarono i residui attivi di 8,424,760.35 per 1’ ab bandono degli interessi di tutti i crediti maturati sino al 30 giugno 1901, cosi nell’ esercizio scorso do- vevansi passare al patrimonio crediti ripartiti in lontane scadenze che a poco a poco si ricupereranno incominciando dal bilancio corrente. Ma il peggio ramento dei residui ha sottratto 22 milioni alle uti lità che il Tesoro avrebbe tratte dalla gestione pro pria del 1902-903, riducendone per tal modo il disa vanzo a L. 273 milioni e 227,692.11, il che è sempre un notevole beneficio rispetto al debito di 320 mi lioni e 820,395.84 registrato al 30 giugno 1902. E ove si ricordi che 1’ esercizio passato si giovò per 40 mi lioni delle importazioni straordinarie del grano, il miglioramento ottenuto dal Tesoro per effetto della gestione delle entrate e delle spese normali, senza quel gitto eccezionale, si sarebbe ristretto alla somma di 7 milioni e mezzo.
Questo studio sommario sui conti consuntivi del 1902-903 nè pessimista, nè ottimista, chiarisce le diverse condizioni dei bilanci nell’ esercizio corrente e in quello prossimo 1904-905, quali furono presen tati dal Gabinetto precedente pel 1903-904 rispetto alle spese e con non lievi revisioni nostre pel 1904- 905, come si dirà in appresso.
L ’ esercizio 1903-904.
Le previsioni di bilancio per l’ esercizio 1903-9C4 esposte dal mio predecessore, offrivano i seguenti risultati :
Entrate e spese effettive... L. + 32,764,208.96 Costruzioni di strade ferrate.... » — 11,608,320.— Movimento di ca p ita li...’. ... » — 16,757,220.73
Avanzo... L. + 3,826,668.22
Ma rimanevano fuori di bilancio nuove e mag giori spese oltre quelle registrate negli stati di pre visione, e fra esse, 5,416,000 lire per la spedizione militare in Cina, notando però che non si era in scritto nell’ entrata la quota di indennità per lire 3,200,000.
Il fatto è che, su proposta del Governo e per deliberazione della Camera, la legge per l’ esercizio provvisorio del 30 giugno 1903 ha così modificato le previsioni accennate sopra:
Entrate e spese effettive... + 28,972,200.62 Costruzione di strade fe r r a te ... — 11,680,320.— Movimento di capitali... — 17,257,220.73 Quindi l’ avanzo di 3,826,668.23 si restringeva a 534,659.85.
E notando gli effetti di varie leggi approvate dal Parlamento con un onere complessivo di lire 6,289,496.92 e l’ ulteriore aggravio di L. 10,193,069.55 per altri disegni l’avanzo di lire 534,659.89 registrato nell’ esercizio provvisorio si tramuterebbe in un di savanzo di L. 15,947,906.58.
cho esamina il concorso dell1 Italia all1 Esposizione di Saint Louis e non si possono negare per le si cure speranze di un crescente traffico cogli. Stati Uniti, dove i nostri emigranti sono anch'essi gli ec citatori di un maggior consumo di merci italiane. Ma per fortuna nostra lo svolgimento abbastanza favorevole delle entrate, come lo provano gli accer tamenti dell’ esercizio 1902-903 paragonati colle ri scossioni dei primi mesi di quello in corso, con sente di correggere in meglio, come se si fosse in sede di assestamento, la prima previsione fatta sino dal novembre 1902, quando non si conoscevano che quattro mesi dell’andamento dell’ esercizio passato. Infatti allora, nei novembre 1902, per entrate princi pali, escluso il grano e lo zucchero, si presagivano 1,503 milioni, oggi prevedo 1,518 milioni, sotto l’ ac certamento del 1902-903, che fu di oltre 1.526 milioni. E sulla prima indagine si attende un aumento di sette milioni e mezzo pel grano e la diminuzione di un milione per lo zucchero.
In una analisi allegata al presente discorso si di mostra il fondamento di siffatte previsioni, che at tingono luce alla evoluzione economica del paese, la quale non si arresterà.
Qui però devo avvertire elle nella stima delle entrate ho calcolata la perdita delle nuove tariffe ferroviarie eccezionali ed estremamente miti in espe rimento dal 1° agosto e 1° settembre a tutto giugno 1904. La previsione iniziale di perdere 12 milioni nel corrente esercizio si è addolcita coi primi assaggi e vi è fondata speranza che si restringa a otto e forse anche a meno per la maggiore evoluzione del traffico ho registrato tuttavia la perdita di otto milioni.
Mentre il disegno di legge del 26 giugno gettava questo carico sul conto consuntivo del 1902-903, mi è parso meglio rispondente a una severa finanza in scriverlo nella competenza dell’ esercizio corrente, nell’ occasione dell’ assestamento.
Tenuto conto della quota della indennità cinese di fronte alia quale sta inscritta una spesa mag giore, e di quella rappresentante la parte dei erediti del Tesoro rateati e scadenti in quest’ anno, il bi lancio si chiuderà con un avanzo di 6,051,039.42.
Dirò alla Camera sinceramente ciò che sta a favore e contro di questa previsione. Forse le par tecipazioni ferroviarie daranno qualche getto mag giore e quindi le perdite degli 8 milioni per gli sperimenti di tariffe in parte si compenseranno. Se il Parlamento delibererà di urgenza i provvedimenti per la conversione del 4 lj2 in 3 U2, una parte dei benefici riverbererà a vantaggio del corrente eser cizio, del quale miglioreremo la situazione. E non è perduta la speranza che qualche cespito frutti piu del previsto. Tuttavia può diminuire l’ arrivo di 60 tonnellate di grano al mese dall’ estero, finora oltrepassate, su cui si fa assegnamento per la ri scossione di 60 milioni.
" Ma di poco possono variare in meglio o in peg gio le nostre previsioni.
L ' esercizio venturo 1904-905,
Ora passeremo a ragionare dell’ esercizio 1904-905, il cui bilancio si epiloga nei seguenti risultati :
Entrate e spese effettive.. . . . -+- 36,175,402.10 Costruzioni di strade ferrato. — 12,726,986.66 Movimento di c a p it a li... — 16,411,947.08
Avanzo + 7,036,468.36
Però fuori di bilancio stanno alcuni disegni di legge già presentati dai nostri predecessori e che recano un onere di L. 5,569,460.80.
-E convien registrare la spesa di L. 50,000 al fine d’ iniziare la costruzione di nuovi locali per uffici postali e telegrafici, le spese per la spedizione in Cina e per le truppe distaccate a Candia con un onere complessivo di L. 5,766,000 aggiungendovi la entrata corrispondente di L. 3,21)0,000 quale importo della quota di indennità dovuta dalla Cina, che si riscuote regolarmente.
Aggiungasi un nuovo disegno di ripartizione di spese straordinarie per opere pubbliche favorevole al bilancio, preparato per ragioni essenzialmente
tecniche dal mio collega on. Tedesco, nel prossimo quadrennio ; effetto di studi accurati intesi a più giuste distribuzioni e tali ohe ne fissano il carico intorno a 150 milioni (e a circa due milioni meno nel 1904-905) con una dote sufficiente di riserva pel le eccezionali contingenze, che non mancano mai. In quel piano si comprendono le spese per le fer rovìe votate, per que'la del collegamento delle sta zioni di Termini e Trastevere e dei tronchi Cuneo- Yentimiglia, Vievola Tenda e Tenda-confine Nord, che saranno costrutti dallo Stato. Giova qui ricor dare che i nuovi carichi ferroviari si compenseranno anche con le spese dirette per costruzioni di Stato registrate nella categoria seconda del bilancio, estinte completamente nell’ esercizio 1905-1906. Così in questo nuovo piano quadriennale si provvede anche a lavori di riconosciuta urgenza resi necessari dalle ultime piene e pel consolidamento delle frane. E tutto ciò è possibile perchó il ministro si propone di affret tare i lavori, mobilizzando i residui inerti della sua Amministrazione, senza mai confonderli con la com petenza.
Tenuto conto di ogni cosa, le previsioni del 1904- 1905 si affermerebbero definitivamente così:
Entrate e spese effettive... -t- 35,771,621.80 Costruzioni di strade ferrate. — 12,676,986.66 Movimento di capitali... — 10,874,447,08
Avanzo 7,220,188. 06
La stima delle previsioni delle entrate pel 1904- 1905 è temperata ; tutto lascia confidare che, fra qual che mese, si potrà migliorare. Si può affermar sin d’ ora che lo svolgimento naturale delle entrate fer
roviarie e di altre risarciranno esse gli effetti delle perdite per le tariffe ribassate sui vini e su gli altri prodotti che, quantunque ristrette dall’ Amministra zione passata all’ esercizio corrente, la forza delle cose costringerà, con opportune revisioni e corre zioni, a rinnovare anche nel prossimo anno finan ziario.
Pei maestri, per Roma, per Napoli e per la Basilicata.
Ma sul 1904-905, che sostiene, senza piegarsi, 1’ onore dell’ ultima quota di sgravio per i farinacei, il cui carico complessivo è di circa 26 milioni, si avvertiranno i primi effetti di altri impegni per noi tutti inviolabili, dei quali soltanto gradueremo con prudenza in diversi esercizi i pesi ben divisi se condo lo forze vive della finanza ; i provvedimenti distribuiti in un triennio, in parte compensati nella spesa, per i maestri elementari e per la scuola po polare, un contributo al pareggio delle finanze mu nicipali di Roma, che proporremo dopo avere esa minata a fondo la situazione e acquistata la certezza di un assestamento definitivo, di preferenza concor rendo alla trasformazione e all’ alleggerimento del peso dei debiti contratti segnatamente per dar splen dore e comodità alla Sede eterna del nuovo Regno e agevolando intanto il servizio di cassa. A tale uopo si ricerca il modo di volgere nel solo pros simo anno a saldo di spese per opere inscritte nel bilancio municipale, una parte della quota di due milioni e mezzo assegnata pel 1904-1905 ai nuovi lavori. E qui conviene affermare la necessità di ot tenere maggiori profitti all’ erario municipale dai pubblici servizi, senz’ aggravio dei consumatori ; al ludo segnatamente all’ acqua, alla luce, ai mezzi di comunicazione,
Aggiungansi gli aiuti alla vita economica di Na poli e della Basilicata.