L’ ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI REDAZIONE: M . J. d e Jo h a n n is — R. A . Mu r r a y
Ann» XLII - Voi. XLV1
Flnnie-Bomn, !3 maggio 19151 ™ » T £ r o \ S . ' r ' ‘
N. 2112
« L ’Economista » esce quest’anno con 8 pagine di più e quindi il suo contenuto più ampio dà modo di introdurre nuove rubriche e nuovi perfe zionamenti.
Il prezzo di abbonamento è di !.. io annue anticipate, per l ’Italia e Colonie. Per l’ Estero (unione postale) i.. *5 . Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fasci- colo separato li. 1.
SOMMARIO: PARTE ECONOMICA.
Ciascuno al suo posto!
Economia e finanza di guerra delV Inghilterra - Lan fr a n c o Ma r o i.
Continuo incremento del credito agrario - E. Z.
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.
Il prestito nazionale del miliardo — I provvedimenti in caso dì guerra all’unione delle Camerejdi Commercio — L’emigrazione italiana e la guerra.
FINANZE 1)1 GUERRA.
Il bilancio della Banca d ’Austria-Ungheria— Il bilancio della Banca tedesca dell’ Impero — La moratoria del Belgio — La Banca d Inghilterra — La Banca nazionale Bulgara — Il limite di emis sione della Banca di Francia.
LEGISLAZIONE DI GUERRA.
. 11 soggiorno degli stranieri in Italia — Difesa delle coste e delle ferrovie in periodo di guerra.
NOTIZIE DOGANALI.
Commercio francese — Commercio inglese — Il commercio del Brasile — Importazione ed esportazione di prodotti si derurgici in Spagna — Importazione di seta greggia e seteria negli Stati Uniti — L’esportazione del riso italiano nel 1914. IL PENSIERO DEGLI ALTRI,
La scomparsa dello sbilancio commerciale ì L. Ein a u d i— La ri
presa del commercio nei paesi a mare libero — Fiume, la Croazia la Dalmazia, e Vemigrazione italiana - L. Pic c ia t i — L ’ aspetto
economico del problema adriatico - R. A. Mu r r a y. NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.
La produzione di rotaie negli Stati Uniti — Produzione della ghisa in Italia — Produzione carbonifera della Russia europea — Produzione di acciaio in Germania nel 1914 — Produzione di ferro e acciaio in Austria-Ungheria — I cereali ed i petroli ru meni in Italia — Le terre in Libia — Cifre impressionanti sulle nascite e sulle morti in Francia — Un nuovo grande Istituto fi nanziario — La potenza idraulica nei vari Stati — Un ispettorato medico dell’ industria e del lavoro — Il rincaro dei viveri a Buenos Ayres — Situazione economica e finanziaria russa — Le successioni in Francia — La tassa di circolazione nel 1915 — La situazione economica in Romenia — Un prestito Argentino a New-York.
MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE
Situazione d egli Istitu ti di Credito m obiliare, Situazione degli Istitu ti di emissione ita lia n i, Situazione degli Istituti Nazio nali Esteri, Circolazione di Stato nel Regno Unito, Tasso dello sconto ufficiale, Situazione del Tesoro italiano, Debito Pubblico italiano, Prodotti delle Ferrovie dello Stato, Riscossioni dello Stato n ell’esercizio 1914-1915, Riscossioni doganali, Importa zione ed esportazione riunite, Importazione (per categorie e per m esi), Esportazione (per categorie e per m esi).
Quotazioni di valori di Stato italian i, Borsa di Parigi, Borsa di Londra, Prezzi c ita ti a Milano.
Cambi in Italia, Cambi a Milano, Cambi alPEstero, Media u fficiale dei cambi agli effetti delPart. 39 del Cod. civ., R ivista dei cambi di Londra, Rivista dei cambi di P arigi.
Indici econom ici italiani.
Porto_ di Genova, Movimento del carico. Indici economici d ell’ « Economist » . Credito dei prin cipali Stati. Lloyds Bank Lim ited,
Rivista bibliografica — Pubblicazioni ricevute.
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I Sigg. Abbonati troveranno in questo fascicolo un importante SUPPLEMENTO relativo ai principali Indici delle condizioni economiche d’Italia.
La raccolta è stata curata dal doti. Francesco Gian- nini del Ministero di Agricoltura, Industria e Com mercio.
PARTE ECONOMICA
Ciascuno al suo posto!
La fatalità del cammino segnato all’ Italia nella sua storia ed in mezzo alla storia degli altri popoli, è stata compresa e definitivamente indicata dalla volontà del Sovrano, dalla decisione del Governo concorde, dal voto esplicito e confortevole del Par lamento .
Nessun dubbio è ormai più lecito ad alcun citta dino italiano, nessuna esitazione può giustificare 1 indugiarsi nell attesa di decisioni future; non più è concessa la indagine del passato, annullato ed im poverito dalla visione più alta di un glorioso futuro. Ciò che prevedevamo è accaduto e siamo lieti che le deliberazioni delle rappresentanze del paese sieno state dignitose e conformi alla solennità del- 1 ora, alla gravità del momento; siamo lieti di que sto primo e pur significante sintomo di una più in tensa concordia nazionale, rivolta ad uno sforzo unico e supremo, alla conquista cioè di quel miglior posto che spetta al paese nostro fra le nazioni ar bitre dei futuri destini d’Europa.
Ma la concordia prevalsa nelle Camere rappre sentative noi vorremmo trasfusa nel paese non solo com e concordia di opinioni, bensì ed ancor più come concordia di sforzi. Il cimento cui è chia mata tutta la energia e tutta la ricchezza del paese sara aspro, sarà duro, sarà forse lungo. E’ più che necessario quindi utilizzare efficacemente e pronta mente tutte le forze vive che la nostra meravigliosa Italia ha mostrato di possedere recondite al m o mento della occorrenza, abbenchè povera, abben- chè piccola, abbenchè negletta.
mi-litari; e saranno gli addetti a tutti i dicasteri pub blici che potranno facilitare le nuove esigenze am ministrative; e saranno le industrie che dovranno provvedere con solerzia particolare e con prontez za eccezionale alle richieste dell esercito e del pae se; e sarà ogni singolo cittadino che alleggerendo per tutto quanto è possibile il fardello delle sue ne cessità, specie in confronto dei pubblici poteri, che concorrendo volenteroso a portare l’ opera sua do vunque può essere utile, che diminuendo, ogni volta accada, l’ostacolo delle difficoltà e degli in dugi o le comodità della noncuranza e della indif ferenza, coopererà grandemente a rendere meno difficile il compito che la Nazione si è assunto e che l’ esercito deve assolvere.
« Ciascuno al suo posto ! » abbiamo premesso a queste linee, e ciascuno al suo posto, ripetiamo; perchè è solo col contributo individuale di chi ha raziocinio e di chi sente come deve sentire un citta dino di una nazione civile, che può ottenersi il mas simo sforzo e la massima efficienza; non è 1 eser cito solo che vince una guerra, ma è tutto il paese che ha saputo cooperare a rendere il suo esercito forte, pronto, sicuro eliminando ogni bisogno per sè, e tutto dando di sè per la forza, la prontezza e la sicurezza dell’ esercito.
Questo concetto facile ed ovvio ci sembra debba maggiormente penetrare nell’ animo degli Italiani per far loro comprendere che se non richiamati alle armi per età o per sesso, se non aggregati a quelle istituzioni sussidiarie intese a facilitare i ser vizi degli eserciti combattenti, non sono per questo semplici spettatori di un evento tragico quale è la guerra, ma possono egualmente coll’ azione e colle rinuncie cooperare al minore dispendio di energie, al migliore impiego delle forze utili.
E noi abbiamo esempio di altre nazioni che han no saputo dare spettacolo ammirevole di una tale compattezza di intenti sì da eccitare la meraviglia del mondo. Imitiamole per quanto è possibile, ed il cimento aspro diverrà meno duro e più facile, più sicura la vittoria agognata.
Economia e finanza di guerra dell’ Inghilterra
Non aveva mai creduto l'Inghilterra alla possi bilità di un conflitto così spaventoso che dovesse reclamare il suo immediato intervento. Anche nel caso di una guerra europea, i cui segni precursori del resto andavano annunciandosi da tempo, l’ In ghilterra veniva esclusa fra le nazioni che vi avreb bero improvvisamente ed in maniera così diretta partecipato. Ed il paese viveva fidente nelle sue peculiari condizioni; nel privilegio, cioè, che le con feriva la posizione geografica e nella formidabile difesa della flotta, capace di garantirlo da ogni aggressione, non solo, ma persino da qualsiasi mi naccia.Veramente l’ Inghilterra poteva dirsi in guerra da anni; una guerra di tutti i giorni e di tutte le ore, combattuta senza sangue, silenziosamente, ma senza tregua e senza auartiere; la lotta indu striale e commerciale che le aveva mosso la Ger mania tentando di soppiantarla nei mercati del mondo, con una organizzazione sicura, poderosa, frutto di una sapienza tecnica ed amministrativa mirabile, di una facoltà di iniziativa decisa a su- oerare ornai ostacolo, a vincere ogni resistenza. Era una lotta che aveva svegliato a tempo l’Inghil terra, enfiatasi fino allora in una troppo rosea sicu rezza della propria superiorità, e che aveva pro vocato una resistenza tenace, cui la Germania ri spondeva con una concorrenza «emnre più spie tata e sfrenata. Dal 1903 al 1913 Vloorfifiterra aveva nort-ata la sua esportazione da 300 milioni a 525 milioni di sterline, ma nello stesso periodo la Ger mania era passata da 246 a 504 milioni; una lotta
da giganti giunta al punto decisivo, per il cui esito, | però, non sarebbe stato possibile far previsioni in attesa delle nuove risorse e dei nuovi mezzi che avrebbero entrambe messi in azione pur di non lasciarsi sopraffare.
Ma l’ altra guerra, quella tremenda che oggi si combatte, non era stata mai preveduta dall’ Inghib || terra nè quindi preparata. L ’ aveva sognata la Ger mania, considerandola necessaria per 1 attuazione
j
del suo imperialismo conquistatore, essa che dal1870 in poi si era abituata «a ravvisare le proprie idealità supreme nell’ipostasi della forza e in que sta stessa il criterio delle azioni» (1), la cui impo nente trasformazione industriale, operata con mira bile rapidità in tutti i campi dei lavoro umano, aveva dato alla coscienza tedesca un delirio di esaltazione tale da farle credere che nulla fosse impossibile alla sua volontà e tutto fosse lecito per il raggiungimento del suo sogno di dominio, che da tempo non vedeva nell’ espansione econo mica che un contenuto politico-militare e che ado rando quindi il militarismo non adorava che le proprie tendenze; l’ aveva sognata e l’ aveva quindi preparata con mezzi così formidabili da rendersi sicura che nessun altro Stato in Europa avrebbe contrastata la vittoria ai suoi eserciti, preparata e meditata da tempo in tutti i suoi più vari aspetti, in tutto quel che vi era di necessario per il rag giungimento della mèta, fin nei più piccoli parti colari, affinchè in alcun modo fosse compromesso l’ esito della lotta.
L ’ Inghilterra invece non aveva mai pensato ad una guerra di aggressione che l’ avrebbe impegnata in maniera così improvvisa e definitiva per l’indole stessa del suo carattere nazionale, pel contenuto essenziale di tutta la storia della sua civiltà.
Se nessuna nazione più dell’ Inghilterra aveva contribuito a deprimere la forza politica ed esaltare quella economica, tanto nella vita sociale che nella vita internazionale, è facile comprendere di qual natura dovesse essere il suo sogno imperialista. Pervenuta gradatamente, per processo naturale ed organico, ad un meraviglioso sviluppo industriale e commerciale, a differenza della Germania la cui storia economica non è stata una evoluzione, ma, per il movimento rapido e violento che la carat terizza, una vera rivoluzione, tutta la vita inglese, come giustamente osserva il Carli, la vita del pen siero, la vita degli affari, la vita politica, si sono svolte in maniera armonica, senza scosse e senza deviazioni, dando così all’idea imperialista un con tenuto economico e commerciale per eccellenza : l’espansione economica come fine; laddove per la Germania era un mezzo soltanto, perchè il suo fine era la dominazione.
L’imperialismo inglese dunque, tutto intento nelle opere della pace, non voleva la guerra e nes suna misura preventiva non solo di carattere mili tare, ma neppure di carattere economico aveva presa.
E la prova l’ abbiamo nel modo brusco col quale la nazione fu sorpresa pel suo immediato inter vento, nel disordine delle prime ore che invase tutti i campi di attività, nel panico improvviso che sconvolse, fra lo stupore generale, tutti gli organi j della sua finanza (2).
E la Borsa e la Banca e il mercato monetario in genere furono profondamente scossi. Negli ultimi giorni, prima della dichiarazione di guerra, gli in numerevoli ordini di vendita e la realizzazione im provvisa di enormi crediti determinarono perdite impressionanti nei corsi e la disorganizzazione
com-M) F. Carli, «La. ricchezza e la gu erra». Treves, 1915. p. 172. (2) Tu un articolo pubblicato in « The Nineteenth Century and A ft e r » (ottobre, 1914): The commercial and financial O u
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a portare il tasso dello sconto ufficiale dal 3 per cento, qual’ era stato dai 29 gennaio al 30 luglio, al 4 %, all’8 °/, il 31 luglio e al IO per cento il primo agosto. Quasi contemporaneamente, per non compromettere tutto l’edifizio creditizio che in In ghilterra è organizzato, quanto in nessun altro paese, con rapporti di stretta dipendenza fra i vari istituti, venne proclamata la moratoria generale riguardante tutti i pagamenti, compresi gli chè- ques e le cambiali a vista.
E mentre ciò accadeva nel campo finanziario, nel campo industriale, per le restrizioni del credito, per la mancanza di certi generi e materie prime provenienti in tempi normali dalla Germania, pro prio quando v era improvviso bisogno di allargare e di intensificare la produzione, specialmente quella connessa coi bisogni dell’ esercito, si deter minò una pericolosa incertezza ed il timore di gravi disastri, e nel campo commerciale si pro dusse un arresto improvviso di ogni traffico. I prezzi dei viveri, per timore di carestia e per le enormi provviste che i cittadini ne fecero, salirono ad altezze preoccupanti, mentre i salari ribassa rono improvvisamente.
Ma, impreparata alle più urgenti necessità del momento, l’ organizzazione finanziaria inglese pog giava su tali salde basi da non lasciare alcun dubbio che, passata la prima ora di panico e di disordine, sarebbe stata in grado di fronteggiare vittoriosamente la nuova situazione creata dallo spaventoso conflitto. L ’ energia del Governo, la di sciplina della nazione, facilitarono la ripresa di ogni attività, il ristabilimento dell’ ordine finanzia rio ed economico e la formazione di nuovi gran diosi meccanismi per i nuovi grandiosi bisogni.
Oliando fu visto che le Banche pagavano senza restrizioni non valendosi della moratoria, ritornò completa la fiducia e cessò ogni affluenza per il ritiro dei depositi, non solo, ma i depositi stessi fin nei primi mesi di guerra andarono gradualmente accrescendosi passando da 597.844 milioni di ster line alla fine di luglio a 616.141 alla fine di agosto e a 676.771 alla fine di settembre. Il mercato mo netario. le cui improvvise richieste dei primi giorni avevano dovuto frenarsi col rialzo dello sconto uf ficiale. colla emissione di banco-note, convertibili però in oro presso l’istituto di emissione il), e con altri provvedimenti escogitati dal Cancelliere dello Scacchiere, rientrò in una calma relativa che as sunse l’ asoetto di un andamento normale non ao Pena q] unnico delle orime ore subentrò un virile sentimento di patriottismo, proprio del popolo in glese. e la sicurezza che le meravigliose riserve fi nanziarie sarebbero state messe in funzione per la "-'"ezza del paese.
Fra le caratteristiche dell’ economia inglese in lennen di nir-e è una debole riserva metallica ed una ciré ni a zinne di biglietti assai ridotta in
con-ntn di altri paesi.
Il sistema monetario e bancario dell’ Inghilterra
pietà dello Stock Exchange, si che il 31 luglio an- I poggia quasi interamente sul credito e specialmente che la Borsa di Londra, il mercato mondiale di tutti sopra gli chèques che per centinaia di milioni al- gli affari e di tutti i titoli, dovette essere chiusa asine i 1 anno sono conteggiati e liquidati nelle undici die )). E mentre le Banche furono prese d assalto dai stanze di compensazione del Regno e specialmente depositanti, il mercato monetario venne scompagi- a Londra. Un altra cratteristica dell'economia in nato e disordinato si che la Banca d Inghilterra fu j glese è la predominanza assoluta degli investimenti costretta, di fronte all enorme richiesta monetaria, extra-europei. Di una ricchezza nazionale di quasi
400 miliardi, ne ha circa 100 impiegati fuori di Europa, in paesi lontanissimi, in America ed in Oceania, nell’ estremo Oriente e nell’ Africa A u strale, in paesi, cioè, sottratti alla ripercussione della politica europea (1), e soltanto 5 miliardi nel- 1 Europa. Se, quindi, era stato immediato l’ arresto del delicato e complicato meccanismo finanziario, ed a primo aspetto di una certa gravità, si presen tavano, però, rimedi larghi ed effettivi, per circo scrivere i danni, potendo l’ Inghilterra contar subito sui crediti colossali che teneva disseminati pel mondo. E di tali crediti non solo moltissimi, specie degli Stati Uniti, erano esigibili subito, ma ancora,
per le condizioni del mercato, esigibili in oro. I debitori infatti, presi nell’ alternativa di rinnova re le loro cambiali ad interesse rovinoso, essendo stato alzato al 10 % il tasso dello sconto, o di ri scattarle interamente, furono costretti a seguire questa seconda via. E ben presto notevoli carichi di oro giunsero dall oceano. In breve ì più urgenti bisogni furono soddisfatti, e quel che più fu utile, ritorno la calma e. la fiducia tanto necessari. Ne derivò non solo che il possesso metallico della Banca d’ Inghilterra, sceso la 40.2 milioni di sterline al 22 luglio a 27.6 milioni il 7 agosto riprese a sa lire nelle settimane seguenti sì da superare il li vello antecedente alla guerra del 75 per cento, ma la copertura di oro della carta che, appena dopo lo scoppio della guerra era del 76 per cento, in seguito al ricupero ed ai nuovi acquisti di oro, al 28 ottobre era salita al 175 per cento. Se anche in altri Stati le riserve auree aumentavano ed au mentano, è 1 oro che circola in paese il quale vien ritirato e concentrato nelle Banche, mentre in In ghilterra 1 oro circola come prima e la carta non è niente affatto deprezzata una volta che ha conti nuato il libero scambio di tutta la carta di Banca e di Stato.
Ea raiaida e felice soluzione del oroblema mone tario^, che poteva far dire a Eloyd George che il credito inglese sul mercato del mondo restava an cora il migliore, portò seco la soluzione dell’ altrcf problema : di quello industriale e commerciale.
D opo un primo periodo di confusione, di im provvisa interruzione di lavoro provocato dalla so spensione dei traffici, dall’ arresto immediato di or dinazioni, e durante il quale il mercato del lavoro ebbe un c o b o spaventoso e gli scambi commerciali ebbero a soffrire un notevolissimo regresso, essendo scaduti di quasi un miliardo di franchi nell’ agosto in confronto del luglio, e di 33.012.000 sterline in confronto all agosto dell anno precedente, la vita economica inglese se non può dirsi abbia ripreso il suo primitivo aspetto.’ ha dato esempio di una meravigliosa resistenza e di una salda organizza- zione. La decisione che il Governo con prontezza ardimentosa annuncio il 3 arrosto, assumendosi la assicurazione marittima dei rischi di guerra nella misura dell’80 per cento del rischio di perdita del piroscafo e del 100 per cento del rischio del ^ E’’ bmie chiarire ohp fu soltanto riar ’ bisogni nrg^n+i delle
^ t . T9ff,{,7in»,i comm erciali e non ne»- aberra che jl Governo fs»<v>1t«.. f>ori Ip « G’irrcTiey end T*a,r»1<; w p11q, ‘F’p.ncp ^ ’n^h.iltorri»- ■non alle pltre banche inodpei di emissione) ®d
,Q i'° rio Lo dj emissione ^i Scozia e d ’Irlanda, di e^ p^ ore bi- rj 'b ’oic.colo taglio, da una sterlina « da. 10 scellini « ohe ^ logoro ?f.paoo si riseTVO la emissione dp^n «Trepsiirv Nemesi' rioijfj, orn-iriona di p arte-moneta fu T)°r altro minima T1 2" novombii-o 1914 fi Cls.noelHer« T loyd Gpor<rp »ri mine,’’ a ohe d1 te 710 pafcforra.no soltanto "per lire sterline 33 892 non p eiop 847 milioni di franchi. Onesta misnra, pertanto hostò ° fare 1 r, o o i - o 0 far cessare quasi di un tratto la richiesta 1 moneta metallica.
carico della sua marina mercantile ricca di oltre 12.000 navi con più di 12 milioni di tonnellate, valse ad infondere una relativa calma negli arma tori, sì che in settembre quasi tutti i vapori erano di nuovo al largo sulle solite rotte (I). Ed il com mercio, che aveva seguito le vicende della naviga zione, si rianimò, esercitando a sua volta un’in- flul >nza rialzista sul mercato dei noli. Nel settembre le esportazioni già videro ridursi la diminuzione di fronte al 1913 dal 45.1 al 37.1 per cento; e nei mesi successivi le cifre assolute delle merci espor tate andarono aumentando sensibilmente : 24.2 mi lioni di sterline nell’ agosto e 28.6 nell’ ottobre, quando le importazioni anch’ esse segnarono un progresso : 42.3 milioni di sterline nell’ agosto e 67.5 nel dicembre (2). Un commercio speciale, se si dovesse entrare nei dettagli, che importa special- mente merci per il fabbisogno alimentare e segna una diminuzione di materie prime industriali e semi fabbricati e manufatti, un commercio di guerra, dunque, su cui i nuovi avvenimenti hanno lasciate le loro tracce profonde, ma che ha conservato sempre la sua gloriosa tradizione, non potendosi ad altro paese che alla Gran Bretagna addirsi ancora
la caratteristica di mercato internazionale.
Bastò che si comprendessero i nuovi bisogni del paese creati dalla guerra, che risorgesse la sicurezza del credito, perchè nel campo industriale si deter minasse un risveglio di attività, e dai timori e dalle incertezze dei orimi giorni si Dassasse ad una cal ma. e ad una fiducia meravigliosi.
E doveva essere così oer un paese essenzial mente industriale come l’ Inghilterra. Ove si consi deri che, secondo il censimento del 1911, 11.286.850 individui, pari all’83 % della popolazione maschile inglese, traggono direttamente o indirettamente i loro mezzi di sostentamento dalle industrie nazio nali, e che oggi, anche ammettendo che un mi lione di costoro si siano arruolati, si può calco lare sempre che i tre quarti della popolazione ma schile vivano coll’industria, è facile immaginare come fosse indispensabile che neanche in parte
(1) Significativi sono gli effetti rii questo « W at Bisks Office », Lo scoppio della guerra aveva disorganizzato il mercato delle assicurazioni facendo salire le tariffe nella seguente misura:
28 luglio 0,25 % 4 agosto 10,50-15,75 °/0
31 » 3-4 » 6 » 21 »
Dopo che l ’ufficio governativo dei rischi si dichiarò pronto assumere qualunque rischio al tasso del 5 %. ridotto subito j al 4 %, le tariffe del Lloyd e delle Compagnie di assicurazione vennero così moderate :
6 agosto 2 1 ,- % 9 agosto 8,40 %
7 » 10,50 » 14 » 3,15 »
Al 14 agosto era già più conveniente, come nota l’Einaudi G Corriere della Sera>\ 30 settembre 1914) ricorrere al Lloyd ed alle Compagnie di assicurazione che all’ufficio governativo.
(2) La seguente tabella mostra le cifre relative al valore del commercio internazionale della Gran Bretagna nel semestre ago sto-gennaio :
Agosto Gennaio 1913-14 1914-15 (in migliaia di lire st. Im portazione... 396.649 320.289 Esportazione di merci nazionali . , 269.048 158.615 Riesportazione di merci esportate. . 51.886 35.283 Esportazione totale . . 330.963 193.988 Nel primo semestre, dallo scoppio della guerra l’ importazione britannica è dunque diminuita, rispetto al periodo corrispondente dell’ anno precedente, di circa 66.360.000 sterline, e l’ esportazione di circa 127.035.000 sterline; la perdita complessiva del commercio internazionale della Gran Bretagna è stata quindi di circa lire sterline 193.395.000.
I progressi sono continuati negli ultim i mesi. Nel lo trimestre 1915 ecco l’ andamento del commercio paragonato con quello cor rispondente del 1914, in m igliaia di sterline:
1914 1915 Variazioni assolute % Importazioni . , 196.997 208.165 + 11 168 + 5. Esportazioni , . 133.586 84.600 — 44,386 — 32.2 Riesportazioni, . 29,362 21.772 — 1,470 — 15.4 E ’ giusto osservare , però, che l ’aumento di valore delle portazioni fu in parte dovuto non all’aumento delle quantità ma al forte rialzo dei prezzi delle merci importate.
si arrestasse l’attività degli opifici inglesi. E così è avvenuto. Vi erano industrie che dovevano ne cessariamente risentire danno dalla guerra, ma che si prestavano ad adattarsi ai nuovi bisogni e furono rapidamente trasformate : le fabbriche di argente ria di Birmingham e di Sheffield si misero a costruire baionette, le fabbriche di automobili si accinsero a fabbricare proiettili, le fabbriche di mobili di lusso produssero cassette per munizioni, le fabbri che di stoffa per signora stoffe per i soldati. Altre, che non erano suscettibili di trasformazione, furono abbandonate e le maestranze, per quel fenomeno di shijting proprio dell’industria inglese, per cui vi è trasloco dell’offerta di mano d’opera da un campo di lavoro all’ altro, secondo 1 intensificazione della domanda, passarono ad altre industrie obe rate di richieste e quindi di lavoro.
Non conviene dimenticare il carattere della in dustria inglese, la quale produce roba necessaria così in tempo di pace che di guerra ; carbone e scarpe, lane e tessuti, automobili, oggetti di cuoio e di ferro; e che lavora quindi per equipaggiare e solo eccezionalmente per decorare, per adornare, per deliziare. E poiché, proprio di questi generi, di questi prodotti la guerra aveva bisogno, e ne aveva bisogno non solo l’ Inghilterra, ma la Fran cia, la Russia per le immense richieste dell’ esercito e dei servizi annessi, così l’ Inghilterra fu inondata di ordinazioni e fu costretta a raddoppiare, a tri plicare l’intensità del rendimento degli opifici e delle fabbriche.
E questo miracolo industriale si è compiuto con una rapidità meravigliosa : gli stabilimenti che si erano chiusi nell’ agosto, nel settembre si riapri rono; nell’ ottobre solo il 2 per cento delle officine erano silenziose; la disoccupazione ritornò nel più breve tempo allo stato normale, come lo dimo strano le seguenti percentuali : fine di giugno, 2.4, fine di luglio 2.8, fine di agosto 7.1, fine di settem bre 5.9, fine di ottobre 4.4, fine di dicembre 2.5. E intanto, mentre l’ organismo tutto quanto eco nomico ed industriale inglese si riprendeva dopo la prima scossa, per funzionare raccolto come in tempo di pace, 1 azione dello Stato interveniva, con arditi provvedimenti economici e sociali, a re golare quelle manifestazioni di attività che potes sero fuorviare da una linea di condotta regolare
ed onesta.
Ed alcune delle forme di intervento statale, co me 1 assumersi il controllo diretto delle ferrovie, il combattere l’ altezza eccessiva dei prezzi dei ge neri alimentari, lo stabilire norme precise circa lo impiego degli operai e la loro retribuzione, venendo così a sostituirsi alle tradizionali Trade-Unions. forme di intervento inspiegabili in tempi ordinari per un paese dalla libertà più assoluta ed accolte tuttavia dal favore di tutto il pubblico, sono la prova migliore dello spirito di fiducia, di concordia, di sacrifizio, da cui è animata tutta la nazione. La quale, colta improvvisamente dalla più grande guerra che si sia combattuta, senza che nulla fosse stato preparato per sostenerla e fronteggiarla, dopo un primo momento di stupore, di incertezza, ha ri
trovata nel suo organismo economico l’ energia per un’ azione ininterrotta e sicura, nel suo carattere deciso e nel suo temperamento severo la solidarie tà dinnanzi al pericolo e la fede nella vittoria.
Vi sarebbe ora da studiare un altro lato della complessa attività inglese di questo periodo di guerra, più modesto e meno conosciuto perchè meno accessibile ai più, il lato finanziario, dal cui esame sorgeranno aspetti nuovi della resistenza economica dell’ Inghilterra.
E di ciò ci occuperemo altra volta.
L’ECONOMISTA 465
Continuo incremento del credito agrario
Intendiamo parlare del credito agrario che viene esercitato nelle provincie continentali del mezzo giorno -e nella Sardegna dalla Cassa di Risparmio del Banco di Napoli. E’ una nostra consuetudine annua, della quale non abbiamo fuorché da compia cerci, visto che ogni volta possiamo notare confor tanti progressi.Nei primi anni (ora corre il 14°) il grande Istituto meridionale ebbe a lottare contro più specie di dif ficoltà: critiche, multiformi, e questo fu anche il mi nor male, ma inoltre resistenze passive, imprepara zione. dell’ambiente, desideri smodati. A poco a poco, col perfezionare i sistemi adottati, col far tesoro del- l’eso-erienza^ con una propaganda intelligente ed in stancabile, è giunto a conseguire risultati sempre migliori e più visibili. Vediamo quelli recenti, te nendo sott’occhio la Relazione, testé pubblicata,’ che concerne l’Esercizio 1914.
Il credito agli agricoltori, come è noto, vien fatto indirettamente, cioè per mezzo di piccoli Istituti lo cali; solo dove questi manchino o non affidino abba stanza, la legge permette i prestiti diretti. Siffatti Istituti rivestono forme- varie : sono Casse Rurali, Con
sòrzi Agrari, Società di Mutuo Soccorso, Banche Po polari, ecc. Trattandosi di vaste regioni, il loro nu mero di certo è ancora minore dal desiderabile; pur tuttavia vanno sempre aumentando. Difatti nel 1914 ne sorsero 117 nuovi, salendo così da 1963 a 2080. Non tutti però sono solidi e bene amministrati, nè quindi di tutti il Banco si può servire. Quelli ch’esso qualifica « buoni » si riducono a 1149, ma questi pu re segnano un aumento di 105 sull’anno precedente. Alcuni sorgono spontaneamente, altri invece si co stituiscono per merito di volonterosa, e assidua isti gazione del Banco. Il quale, senza -esser contrario ad altre forme di associazioni economiche, nè di sconoscerne il pregiò, nella sua opera di propagan da dà una certa preferenza alle Casse Agrarie moti vandola come segue: « Le riteniamo, nella grande maggioranza dei Comuni delle nostre provincie, me glio rispondenti alle condizioni dell’economia rurale. Costituite infatti senza conferimento di un capitale sociale e funzionanti sulla base del credito personale dei singoli soci e della responsabilità illimitata e so lidale di -essi, provvedono — con semplicità di ammi nistrazione-, data l’indole familiare della Società, e quindi con tenuità di spese — ai bisogni sociali me diante l’assunzione di prestiti passivi e sussidiaria mente con i depositi ricevuti -a risparmio. Noi però lasciamo libere le energie locali di consociarsi nella forma che meglio credono adattabile -alle condizioni del luogo, giacché quel che a noi preme è che sor gano istituzioni e sorgano sane ».
Dei 1149 Istituti qualificati buoni, soli 687, sia su loro richiesta, sia d’ufficio, vennero iscritti al castel letto agricolo per un fido complessivo di 26 milioni; gli altri 462 no, o per loro troppo recente costituzio ne o per altri motivi che dalla Relazione non si ri levano. Nè tutti i 26 milioni furono adoperati in ope razioni di credito, ma, come succede ogni anno, una minor somma, e precisamente L. 13,934,159.40. ’ Que sta però supera di L. 899,818.78 quella analoga del l’anno precedente-, ed oltreché di per sè stessa è tut- t’altro che piccola, dimostra una volta di più che il progresso è continuo. Diciamo una volta di più, per chè tale aumento delle somme erogate- in prestiti agrari è un fatto annuo costante, anco se n-e varia la. misura, e non ha mai avuto eccezioni. L’avvenire benefico di questa forma di credito non è più sol- tanto sperabile, ma assi-curato-. Frattanto il totale delle somme con cui essa è venuta in aiuto all’agri coltura meridionale durante gli scorsi 13 anni, ascen- de.a L. 74,735,196.12. Se v’è chi ancora vad-a dicendo eh essa non attecchisce, pecca o d’ignoranza o di mala fede.
Uopo ciò, poiché non possiamo riprodurre le nu merose e- particolareggiate tabelle della Relazione, ecco pochissimi dati numerici. Il saggio dell’interes se praticato fu, come di consueto, del 4 qz sui prestiti diretti agli agricoltori, del 3.50 sulle operazioni con gli Istituti intermediari. I quali, dal canto loro, non praticano tutti uno stesso saggio, ma interessi che variano dal 3 al 6 %. Gli utili netti ascendono a po co più di 136 mila lire per la Cassa di Risparmio del
Banco, a un po’ meno di 153 mila per le Casse Pro vinciali dal Banco stesso amministrate. Le sofferenze rappresentano 1T.34 per cento del capitale collocato, percentuale relativamente alta, mentre la media del tredicennio non è, per lo stesso titolo, fuorché del 0.32 per cento.
Come negli anni precedenti, è stata continuata da gli Ispettori del Banco, coadiuvati dalle Cattedre Ambulanti d’Agricoltura, un’attiva propaganda nelle provincie, per popol-arizzare la cognizione del credito agrario e per promuovere la fondazione d’istituti in termedi. Al sorgere di questi fanno ostacolo, secondo i luoghi, o l’apatia e l’abitudin-e di sfuggire ogni noia anche piccola, o le -men-e di coloro (leggi usurai) a coi preme mantenere uno -stato di cose ad essi pro pizio. Ad onta di ciò, come si è visto, col tempo e colla tenacia cammino se ne fa. Su 24 Istituti venne ro eseguite ispezioni, che misero in luce e fecero -eli minare alcune deficienze -amministrative -e contabili. Merita speciale menzione una Circolare del novem bre scorso, che ordina di rispondere negativamente a certe sospette richieste di prestiti, e mostra con quale austera correttezza il Banco prosegua l’opera sua. Era -emerso che alcuni proprietari conservava no i prodotti .agricoli, specie il grano, in attesa che aumentassero i prezzi, mentre, poi si rivolgevano al Credito agrario per anticipazioni, per spese di col tivazione, per acquisto di concimi od -altro-. Grossi proprietari si fecero a chiedere perfino 30 mila lire per un unico fondo. «E’ tutta una nuova speculazion-e, osserva la Circolare, che si tenterebbe istituire, man tenendo elevati i prezzi contro l’interesse generale, sottraendo al mercato, la merce. A ciò non dobbia mo prestarci: ben .altra e più -alta è la finalità del Credito agrario. L’istituto delle anticipazioni è dalla legge preordinato allo scopo di evitare all’agricol tore. di svendere con danno, non per dargli un’arma da ritorcere contro la generalità. E se l’agricoltore artatamente conserva quei prodotti che potrebbe ven dere a prezzi riihuneratori, egli viene per ciò solo a precludersi la via di attingere al Credito agrario per i bisogni della terra ».
Moratoria. — Concessa, dai noti decreti-legge del- 1 agosto, naturalmente essa venne applicata anche alle- cambiali di credito agrario. Per le proroghe fu stabilito l’interesse del 6 %, anche per farlo servire come freno, acciò della facoltà loro data dai det ti decreti gli agricoltori si servissero nei soli casi di vera necessità. Si può dire che questo scopo sia stato raggiunto. Infatti dal Io agosto al 31 dicembre la pro- Proroghe sulle scadenze non superò il 21.16 per cento. In quattro provincie- poi (Potenza Cosenza, Benevento, Napoli) dagli agricoltori non furono chieste proroghe di sorta.
E. Z.
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE
Il prestito nazionale del miliardo
E' stata pubblicata la relazione del Ministro del Tesoro on. Corcano circa la « Emissione del Prestito Nazionale 4,50 % di un miliardo » autorizzato con le99e 16 die. 1914 e con P. lì. 19 die. stesso anno.
Questa relazione dà particolareggiate informa zioni sullo svolgimento ed il risultato dell'emissione La riproduciamo quindi quasi integralmente :
Concetti che hanno ispirato il Regio Decreto e disposizioni in esso contenute
Per fare un accenno fugace ai criteri fondamentali che ispirano il citato Decreto Reale del 19 dicembre decorso, ricorderò che, non ostante la favorevole ac- coglienza fatta -alle ultime emissioni di buoni quin quennali al 4 per cento, era agevole di prevedere che le difficili condizioni di tutti i mercati e l’-esem- pio delle altre nazioni, non solo belligeranti ma an che neutrali, che offrivano titoli e saggi notevolmen te superiori, non -avrebbero consentito al nostro pae se di fare un nuovo appello al credito con la stessa misura di interesse! E ciò tanto- più in quanto il nuovo appello avrebbe dovuto avere necessariamente un periodo di durata superiore a quello dei buoni quinquennali.
voluto mantenere il saggio del 4 per cento, avremmo dovuto stabilire un prezzo di emissione- notevoiniente inferiore alla pari, venendo- a riconoscere un debito nominale- troppo superiore alla, somma effettivamen te ricevuta, e cagionando un aggravio al bilancio dello Stato del corrispondente maggior onere all’e poca del rimborso. Si preferì invece di elevare il saggio di interesse al 4.50 per cento, tenendo vicino alla pari il prezzo di emissione.
Tale prezzo di emissione, fissato in lire 97 per ogni cento di capitale nominale, posto a raffronto del saggio d’interesse, vie-ne a costituire per i sotto- scrittori un reddito netto di 4.64 per ogni cento lire di capitale- impiegato.
Stabilito il saggio d’interesse e il prezzo di emis sione- si -ebbe cura di agevolare il buon esito della sottoscrizione, rendendo bene- accetto -al pubblico il nuovo titolo con opportune disposizioni, fra le quali è da ricordane- : -i,l piccolo taglio, • accessibile ai mode sti risparmiatori; la rateazione dei versamenti por tata -a un periodo relativamente lungo; l’esenzion-e dalla tassa di bollo- per i titoli provvisori e definitivi, la facoltà data agli Istituti di emissione di concedere per tutto l’anno in corso anticipazioni e proroghe alle Stanze di compenso sui nuovi titoli ¡al saggio del 4,50 per cento e con uno scarto ridotto, purché non inferiore al 5 per cento sul valore nominale; e infine la deroga al vincolo della moratoria per le somme che venissero prelevate sui depositi presso gli Istituti di credito con lo. scopo di sottoscrivere -al Prestito nazionale.
Si decise che l’emissione del Prestito nazionale di un miliardo dovesse- aver luogo per sottoscrizione diretta del pubblico a obbligazioni estinguibili in 25 anni a- partire dal 1° gennaio 1915, ma non prima del 1° gennaio 1925; obbligazioni non convertibili prima -di 10 -anni dalla data di emissione, e rappre sentate da titoli al portatore, distinti per valore no minale in titoli da lire 100, 500, 1.000, 5.000, 10.000, 20.000.
-Le sottoscrizioni da lire 100 individuali furono concesse irriducibili, contro versamento in una sola volta, all’atto della sotto-scrizione, di lire 97 e con abbuono degli interessi maturati dal 1° gennaio.
Tutto ciò considerato e stabilito, si pensò che non poteva mancarci il favore del pubblico, ed è con sincero compiacimento che devesi constatare come il risultato ottenuto abbia ben corrisposto ¡alle spe ranze concepite.
Consorzio e convenziona con il consorzio Pubblicato il decreto più volte citato del 19 di cembre decorso, furono subito iniziate le pratiche necessarie per la costituzione del Consorzio previsto dall’articolo 6 del decreto stesso: e il 20 dicembre costituivasi in Roma, sotto la presidenza del Di- rettor Generale della Banca d’Italia, un Consorzio, esclusivamente italiano, inteso ad assicurare il buon esito della nuova operazione. Al detto Consorzio par teciparono gli Istituti di emissione, la Cassa di ri sparmio delle Provincie lombarde e altre 80 Casse di risparmio ordinarie, l’Istituto delle Opere pie di S. Paolo, il Monte dei Paschi di Siena, le grandi Banche italiane, la Banca popolare di Milano e al tre 90 Banche popolari -e cooperative, parecchi Isti tuti di credito ordinario e varie Ditte bancarie di primo ordine; in tutto più di duecento Enti bancari di varia grandezza, distribuiti e operanti in tutto il Regno con le loro sedi, succursali e agenzie e con i loro numerosi corrispondenti diretti.
Il 23 dicembre veniva stipulata fra il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro del Tesoro, da una parte, e il Direttore Generale della Banca d’Italia, dall’altra, una convenzione, in base ¡alla quale il Consorzio assumeva l’obbligo di cooperare alla raccolta delle sottoscrizioni al Prestito nazionale 1915, a ricevere i relativi versamenti, alla consegna dei certificati provvisori e al cambio di questi con i titoli definitivi.
Il Consorzio inoltre garantiva il collocamento di quella parte del prestito, dell’importo effettivo di un miliardo di lire, che non risultasse coperta dalla sottoscrizione pubblica fino alla concorrenza di 500 milioni.
A titolo di compenso per l’impegno assunto e per le spese tutte relative al collocamento delle obbliga
zioni, veniva pattuita, a favore del Consorzio, una provvigione di mezzo per cento sul valore nominale delle obbligazioni stesse. Al Consorzio era ancora concesso l’abbuono degli interessi 4,50 per cento sulla quota onde sarebbe rimasto eventualmente accolla tario, per il periodo decorrente dal 1° gennaio al 1° febbraio 1915, data fissata per il versamento della prima rata.
Venivano infine stabilite, nella detta convenzione, le regole da seguire dal Consorzio per i versamenti da -effettuare al Tesoro, sia in relazione alla parte del Prestito della quale sarebbe rimasto accollata- rio, sia in relazione- alla parte del prestito sotto- scritta dal pubblico.
Il Consorzio avrà la durata fino al 31 dicembre 1915 ma la Direzione potrà prorogarla per altri sei mesi, sentito il Ministro del Tesoro.
Manifesto di sottoscrizione
Contemporaneamente alla detta convenzione ve niva steso il manifesto ufficiale di sottoscrizione col quale si dava notizia al pubblico delle condizioni e delle- modalità relative al prestito.
Si stabiliva ch-e la sottoscrizione sarebbe stata a- perta dal giorno 4 a tutto: TU gennaio 1915 presso le sedi, succursali e agenzie della Banca d’Italia e dei Banchi di Napoli -e Sicilia, e che gli Istituti di credito e risparmio e le Ditte bancarie consorziate con gli Istituti di -emissione avrebbero potuto racco gliere le sottoscrizioni per portarle ai detti Istituti di emissione.
Per le sottoscrizioni d i somme m aggiori alle L. 100 veniva concesso di effettuare il versamento della quota assegnata alle seguenti rate :
l a rata: all’ atto della sottoscrizione L. 10 al reparto il 1. febbraio 1915 » 20
Totale L. 30 più interessi maturati dal 1. gennaio 1915
su lire 100 L. 0.3875
---L. 30.3875 2a rata : il 1. aprile 1915 L. 25
I più interessi maturati dal 1. febbraio 1915
su lire 70 » 0.525
--- » 25.525 3a rata: il 1. luglio 1915 L. 25
più interessi maturati dal 1. aprile 1915 su
lire 45 » 0.50625
Totale L . 25.50625 meno cedola semestrale scaduta al 1 lu
glio 1915 » 2.25
--- L. 23.25625 4a rata: al 1. ottobre 1915, a saldo L. 17
più interessi maturati dal 1. luglio 1915
su lire 20 » 0.225
. ---!_' s yj225
Somma da versare complessivamente per
ogni 100 cap. nom. L. 96.39375
Peraltro era concessa facoltà ai sottoscrittori di liberare interamente i titoli al reparto o successiva mente in qualunque tempo, e di anticipare anche il versamento di qualche rata soltanto.
Non si credè invece di concedere il versamento parziale di qualche rata, per non intralciare lo svol gimento regolare delle operazioni di controllo e di contabilità relative.
Svolgimento delle operazioni
Costituito il Consorzio di garanzia per agevolare il collocamento del prestito, firmata la convenzione fra il Governo e il Consorzio stesso, è stata iniziata l’opera di emissione con la stampa, la pubblicazione e la diramazione del manifesto ufficiale e dei pro gramma di sottoscrizione, che porta la data del 24 dicembre 1914.
Nel programma venivano meglio chiarite ai pub blico le condizioni e le modalità relative all’emissione e, oltre alle disposizioni già accennate, si aggiungeva quella riguardante le sottoscrizioni eventualmente in mora; veniva cioè stabilito che per ogni ritardato versamento sarebbe stato applicato un interesse di mora in ragione del 5 e mezzo per cento fino al 15 novembre 1915, trascorso il qual termine il Consorzio avrebbe potuto realizzare al meglio i titoli non libe rati a conto e a rischio dei ritardatari, i quali sa rebbero rimasti comunque obbligati per qualunque eventuale differenza.
rispar-miatori che prestavano allo Stato il loro peculio con slancio veramente patriottico.
All’atto della sottoscrizione vennero rilasciate ri cevute provvisorie per il 10 per cento versato. Tali ricevute vennero poi sostituite in occasione del versa mento della prima rata, con certificati provvisori e m e s s i dalia Banca d'Italia.
E’ già cominciato nei giorni decorsi il cambio dei j certificati provvisori completamente liberati con i ti- ì toli definitivi, allestiti dall’Officina governativa delle! carte-valori in Torino, e che il Tesoro va consegnan do alla Banca d’Italia a mezzo delle Tesorerie prò- j vinciali del Regno e delle Colonie, secondo le indi- j cazioni ricevute dalla Banca stessa.
Per i segni e i distintivi caratteristici dei detti ti toli definitivi, fu provveduto col Decr. Reale del 4 febbraio 1915 n. 89.
Tutte le operazioni finora compiute si sono svolte con la massima regolarità e con piena soddisfazione del pubblico, e quelle che restano ancora a compiersi non potranno dar luogo .a osservazioni degne di nota.
Spese e loro stanziamento in bilancio
Prima di passare a considerare il risultato dell’o perazione che ci occupa, sembra opportuno di avver tire che, per la fabbricazione, emissione e colloca mento delle obbligazioni del Prestito nazionale 1915, fu provveduto iscrivendo nel bilancio della spesa del Ministero del Tesoro, per l’esercizio 1914-15, il capi tolo 19819, con uno stanziamento di L. 5.410.000, sud diviso in tre articoli.
Art. 1. — Somma dovuta al Consorzio degli Istituti di credito costituitosi per agevolare il collocamento delle obbligazioni redimibili con rinteresse del 4,50 per cento netto annuo, a compenso di ogni spesa e prestazione d’opera, intesa a collocare il prestito na zionale, nonché della garanzia di sua eventuale as sunzione di obbligazioni L. 5.000.000.
Art. 2. — Spese diverse inerenti alla fabbricazione e alla emissione del nuovo' titolo redimibile 4,50 per cento netto, carta, inchiostri e altre materie prime, lavori e prestazioni di carattere diverso, L. 370.000.
Art, 3. — Spese- della Direzione generale del De bito pubblico per taglio delle matrici, bollatura a secco di ciascun titolo e relative cedole, per la for mazione del volumi delle contromatrici con i dovuti controlli, per lavori straordinari per la spedizione di titoli, per la provvista di stampati e per impianto di registri (gran libro al portatore e nominativo) ruoli di pagamento e accessori L. 40.000.
Di tale somme può finora ritenersi interamente erogata quella stanziata all’art. 2 per la provvista di inchiostro e di carte per i titoli provvisori e definitivi e per le spese di fabbricazione.
Risultato delia sottoscrizione e dati statistici I risultati, ripeto, corrisposero alle speranze con cepite.
La sottoscrizione pubblica, aperta il 4 gennaio e chiusa sette giorni dopo, assicurò il collocamento fra zionato di 881 milioni di lire, per cui le quote sot toscritte furono assegnate per intero e i consorziati furono chiamati ad assumere « prò rata » soltanto la differenza di L. 119 milioni sui 500 guarentiti.
Le sottoscrizioni individuali da lire cento furono 44.491 e quelle per somme maggiori 'furono 91.136: in tutto 135.627 sottoscrizioni.
Tenuto conto che, nella detta cifra di 881 milioni sono compresi circa 100 milioni sottoscritti da un nu mero ristretto di Enti pubblici, per investimento dei loro capitali disponibili, si può affermare con ragione che all’ottimo risultato contribuirono assai in larga misura le medie e le piccole fortune-.
Nei prospetti allegati alla presente relazione si trovano raggruppate le sottoscrizioni per ammontare -e quantità, ripartite per ciascuna Provincia.
Segue l’elenco degli Istituti e delle Ditte consor ziati, con le cifre delle sottoscrizioni da ciascuno rac colte, e a tal punto è giusto di segnalare l’opera ve ramente benemerita del Consorzio, che contribuì effi cacemente al compimento deH’oper-azione.
Infine si è ritenuto utile di aggiungere un riepi logo dei tagli dei titoli richiesti dal pubblico per gli 881 milioni da esso sottoscritti e un altro riepilogo indicante la cifra dei titoli richiesti dal Consorzio al Regio Tesoro per tutto l’ammontare del prestito di un miliardo di lire.
Versamenti
Il buon esito conseguito è dovuto al largo e spon taneo concorso dei privati cittadini e al 'favore che ha incontrato- nel pubblico il nuovo titolo.
Prova di tale favore è stato l’andamento dei versa menti effettuati nelle Gasse- della Banca d’Italia, e da questa riversati al Tesoro dello Stato, in conto dei mille milioni nominali (970 milioni effettivi). An damento che dimostra come la maggior parte dei sot toscrittori si sia affrettata a pagare interamente tutta la quota dovuta, senza usufruire della facoltà concessale di suddividerla in più rate, fino a otto bre p. v.
I versamenti anticipati, -a liberazione intera o di qualche rata soltanto, sono stati sempre numerosi, mentre pochissimi sono i versamenti ritardati e il nu mero delle sottoscrizioni in mora limitatissimo.
Per agevolare al pubblico le operazioni relative ai versamenti da effettuare alle casse degli Istituti con sorziati, fu concesso ai sottoscrittori di alcune cate gorie-, opportunamente scelte per importo, di poter pagare 1-a prima rata, anziché il 1° febbraio soltanto, -anche nei quattro giorni successivi, senza aggravio degli interessi di mora.
! Ora, lasciando da parte l’ammontare delle sotto- ! scrizioni dia L. 1000 individuali che fu versato all’at to stesso della sottoscrizione, dal 4 allTl gennaio, in L. 4.315.627, e prendendo in esame le somme ver- ! saie per le sottoscrizioni per importi superiori, alla
scadenza della prima rata risultarono incassate: L. 464.964.797, mentre erano dovute soltanto
« 298.669.170, con una differenza in più di
L. 166.295.627, differenza ^he è andata successiva mente e rispettivamente aumentan do, così da raggiungere la cifra di: L. 283.715.385 a tutto il 10 febbraio, e quella di
» 363.779.808 a tutto il 28 stesso mese.
Al 31 marzo, talla vigilia cioè del giorno fissato per il versamento della seconda rata, risultarono com plessivamente incassate :
L. 709.865.274, invece di sole
» 298.669.170 dovute, con differenza in più di L. 411.196.104
Al 20 aprile, dopo soli 20 giorni dal versamento della seconda rata, risultarono versati in più circa 524 milioni, che al 30 detto salirono a 545 -circa, essendosi incassati alla stessa data circa 844 milioni sulla somma -complessiva di 970 milioni, dovuti in tutto.
Al 20 aprile- restavano da incassare ancora: L. 358.710 per la l a rata;
» 2.844.925 per la 2a rata; » 82.127.700 per la 3a rata e » 57.694.430 per la 4a rata; L. 143.025.765 in totale.
Se infine si aggiunge che la somma di 119 milioni rimasta al Consorzio è già alquanto ridotta, in se- • guito a ulteriori richieste di titoli da parte del pub blico e di domande di alcuni Istituti consorziati, i quali hanno voluto assurgere, per impiego delle pro prie disponibilità, una parte delle quote rimaste a loro carico nelle partecipazioni ricevute, sembrerà giustificato il compiacimento già espresso per l’esito avuto da questa operazione finanziaria, la quale può essere considerata come buon indice della potenzia lità del nostro paese, e può far bene sperare per i bisogni dell’avvenire. »
I provvedimenti per l’industiia e il commercio
in caso di guerra all’Unione delie Camere di Commercio
L’Unione delle Camere di Commercio, nella sua re cente riunione, fra le altre proposte, ha trattato quel la relativa ai provvedimenti a favore dell’industria e del commercio in caso di guerra, e dopo ampia di scussione, alla quale hanno partecipato tutti i pre senti, ha votato unanime il seguente Ordine del giorno :
1° Relativamente ai servizi pubblici: che nel pe riodo della mobilitazione e durante la guerra non venga alterato il funzionamento dei servizi pubblici — ferrovie, automobili, poste, telegrafi e telefoni — sia col richiamo alle truppe di parte del personale ad essi addetto, sia colla distrazione di eccessiva parte del materiale di servizio dal commercio e dal l’industria.
2° Relativamente ai trasporti marittimi: che allo scopo di assicurare gli approvvigionamenti delle regioni servite dai porti minori, specie per le merci provenienti d’oltre mare con trasbordo nei porti maggiori e d’alleggerire in pari tempo il traf fico ferroviario, lo Stato provveda ad assicurare la regolarità dei servizi sovvenzionati predisposti dai recenti capitolati, compensando, ove occorra, gli assuntori dei maggiori oneri ad essi imposti dalla eccezionalità della situazione; che ad assicurare la sufficienza dei servizi liberi venga conservato alla industria dell’armamento la maggiore quantità del tonnellaggio nazionale 'favorendone inoltre l’incre mento con facilitazioni all’acquisto di materiale estero anche a mezzo del credito navale e che lo Stato provveda ai bisogni suoi propri di ordine com merciale facendo anche ricorso al noleggio di piro scafi esteri.
3° Relativamente ai porti : che si provveda a mantenere ai porti i mezzi ferroviari necessari a garantirne il regolare funzionamento specialmente in vista della ripercussione al loro movimento che verrà dalle cresciute difficoltà della navigazione nell’Adriatico; in modo particolare per quanto ri guarda il porto di Genova che a risolvere la conge stione di cui ora soffre e a rimetterlo in condizioni normali di funzionamento gli organi che hanno in gerenza nei servizi portuali coordino le loro rispet tive competenze e in modo particolare provvedano : IL CONSORZIO alla sollecita rigorosa applicazione del R. decreto 28 aprile scarso e ad intensificare il lavoro della mano d’opera, specialmente riguardo all© operazioni di trasporto delle merci dirette ad altri porti nazionali; LE FERROVIE ad assicurare la necessaria dotazione giornaliera di vagoni che l’esperienza ha ripetutamente dimostrato suscetti bile di completa utilizzazione.
4° Relativamente alle sovvenzioni su m erci:
che il Consorzio costituito dal R. decreto 20 dicem bre scorso sia autorizzato a fare sovvenzioni oltre che su materie prime provenienti dall’estero, su quelle nazionali, sui prodotti finiti e semimanufatti e sui prodotti del suolo depositati in magazzini fidu ciari.
5° Relativamente alle industrie della filatura della seta : che sia esaminata la possibilità dell’eso
nero dalla requisizione dei locali di ammasso du rante il periodo della essiccazione dei bozzoli.
6° Relativamente ai contratti ,per lavori o prov
viste per conto dello Stato: che sia resa più solle
cita la liquidazione dei crediti verso lo Stato per lavori e provviste ed estesa a tutte le amministrazio ni dello Stato la facoltà di concedere anticipazioni su tutti i contratti in corso per lavori e provviste.
7° Relativamente alle maestranze e personale
direttivo delle aziende: che a permettere la conti
nuazione delle industrie ed evitare la. disoccupa zione operaia, la dispensa dal servizio militare pre vista da.ll’art. 8 del regolamento 13 aprile 1911 nu mero 374 e dal regio decreto 17 maggio 1914 n. 548, siano estese al personale direttivo e tecnico specia lizzato a qualunque milizia appartenga che risulti indispensabile al funzionamento delle industrie.
8° Relativamente alle leggi sociali che siano impartite daH’amministr,azione centrale istruzioni alle autorità preposte aH’osservaniza delle leggi di carattere sociale per una equa applicazione di que ste in armonia con le eccezionali condizioni delle aziende commerciali e industriali e la mano d’opera.
9° Relativamente al credito: a) che ai soli og getti civili e commerciali siano equiparati ai gior ni festivi i primi cinque giorni successivi alla di chiarazione di guerra; b) che sia aumentata la cir colazione per consentire a favore delle industrie e commerci facilitazioni nello sconto a favore delle Casse di risparmio e Istituti di credito a forma coo perativa, anticipazioni da parte degli Istituti di emissione sui titoli di Stato o garantiti dallo Stato
su cartelle del Credito fondiario, su delegazioni di imposte delle provincie e Comuni estendendo e age volando la applicazione del R. decreto 18 agosto 1914 n. 227 a favore delle Banche ordinarie; una mag gior larghezza nel risconto da parte degli Istituti di emissione, che l’aumento di circolazione a questo scopo sia garantito dal Consorzio fra il Governo e gli enti che presero parte alla assunzione del pre stito nazionale; c) che il Consorzio costituito con re gio decreto 20 dicembre 1914 applichi una maggior larghezza di criteri sia nel determinare l’ammissio ne di valori industriali al beneficio dell’anticipa zione, sia rispetto alla misura di questa in rappor to all’intrinseco effettivo valore dei titoli depositati e che pari larghezza venga seguita dagli Isti tuti di emissione nelle anticipazioni su titoli di Stato 6 garantiti dallo Stato; d) che sia consentita una moratoria a favore di coloro che la dovessero richiedere per cause dipendenti dalla guerra, da riconoscersi queste dal Presidente del Tribunale sentito il parere di speciale Commissione nominata dal presidente della Camera di Commercio.
La moratoria così sommessa dovrà avere effetto per tutti i coobbligati.
L’emigrazione italiana e la guerra
Nell'ultimo numero della « Rivista coloniale » A. Cabrini esamina il fenomeno dell’emigrazione in rap porto alla guerra. Non mai come allo scoppiare della conflagrazione mondiale l’emigrazione continentale aveva messo in evidenza la grandiosità dei propri contingenti e la svariata molteplicità dei problemi che ad essa si attengono, quando, cioè, da ogni terra di Europa e del bacino inferiore del Mediterraneo — dall’Asia Minore all’Inghilterra, dalla Francia ai Balcani — gran parte della nostra emigrazione ap parve come investita e sollevata da un vento furioso e scaraventata attraverso i confini di terra e di mare nella Patria lasciata da mesi, da anni, da decenni.
Ma la guerra non ha solo percosse le nostre cor renti migratori© continentali sconvolgendo quelle tranquille colonie etnografiche che ci eravamo abi tuati a considerare più o meno completamente fuse nella vita economico-sociale degli altri paesi di Eu ropa, ma ancora la guerra, ha agito e continua ad agire sinistramente sulla nostra emigrazione tran soceanica.
La contrazione del capitale europeo investito nelle Americhe latine, aggravando il disagio di quelle re pubbliche © i turbamenti del mercato di lavoro nord- americano, ha determinato una sensibile accen tuazione dei rimpatri transmarini di nostra gente; nel tempo stesso si restringevano e si restringono sempre più le correnti di espatrio, non solo per i di vieti di emigrare, di carattere militare; ma per ef fetto di quelle condizioni economiche che — insieme ai maggiori rischi dei trasporti marittimi — svo gliano dalle partenze anche i non soggetti ad obbli ghi militari.
Indicare in 200-220 mila il numero delle persone da aggiungersi alle 600 mila « vittime della guerra » della emigrazione continentale, è offrire un dato reso attendibilissimo dal meccanismo della rivelazione statistica relativa ai trasporti marittimi.
Ecco le statistiche che l’Ufficio del Lavoro pubblica circa i rimpatri:
Il numero dei rimpatriati, dal 1° agosto al 15 set tembre 1914, era di 470.866 persone; di cui 62.787 donne.
Rispetto ai mestieri, i rimpatriati erano così divi si: contadini e braccianti, 125.471 uomini e 16.516 donne; terrazzieri, 108.004 u. e 4661 d.; muratori, 95.302 u. e 1381 d.; minatori, 25.897 u. e 359 d.; scal pellini, vetrai, segatori di pietre, 24.885 u. e 3335 d.; metallurgici, 3756 u. e 107 d.; tessili 3023 u. e 10.104 d.; alimentari, 2684 u. e 659 d.; carta, 460 u. e 73 d.; tipografi 241 u. e 49 d.; .altre industrie, 12.456 u. e 2238 d.; camerieri e domestici, 4937 u. e 3630 d.; cure domestiche, 963 u. e 19.675 d.