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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.39 (1912) n.2013, 1 dicembre

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno X X X IX - Voi. XLIII

Firenze-Roma, 1 Dicembre 1 9 1 2

N. 2 0 1 3

SOMMARIO : Ancora sui limiti della Circolazione Bancaria, A. J. de Johannis — Sul provvedimento dei 125 milioni dal fondo di garanzia dei biglietti di Stato — Il Programma del Partito radicale — Dopo la elezione del Presi­ dente degli Stati Uniti — RIVISTA BIBLIOGRAFICA : Dott. P ierre Boven, Les applications matématiques à l’éco­ nomie politique - Prof. A . Zorli, Di un nuovo indirizzo della Scienza economica in Italia - Prof. Jacopo Tivaroni, Metodi di accertamento della Ricchezza imponibile - Dr. Robert W eber, System der deutschen Handelsverträge - Prof. Theo Sommelard, Wirtschaftsgeschichte und Gegenwart— RIV IS T A ECONOMICA E

FINANZIARIA : Produzione tedesca di macchine - Mortalità in Francia - L’accordo Internazionale per la regola­

mentazione delle Esposizioni - Navi mercantili del mondo — CAMERE 01 COMMERCIO — Diritti di Pedaggio al Canale di Panama — Situazione del Tesoro — NOTIZIE VARIE — MERCATO MONETARIO E R IVISTA

DELLE BORSE.

Ancora sai limili fella circolazione bancaria

Per esaminare la questione dei limiti della circolazione bancaria nel presente momento, cioè indipendentemente delle modificazioni che potranno essere suggerite, dopo che la Commissione avrà presentate le sue conclu­ sioni e dati i suoi suggerimenti, conviene richiamare alla memoria quali sono ora, per legge, i limiti per la emissione dei bi­ glietti.

La legge (testo unico) all’articolo 6 fìssa i limiti di circolazione in 908 milioni, di cui 660 per la Banca d’Italia, 200 milioni per il Banco di Napoli, 48 milioni per il Banco di Sicilia. Tale circolazione, che si chiama normale o iniziale, deve avere una copertura di riserva metallica pari al 40 % e deve pagare al netto della detta riserva una tassa di un decimo (L. 0.10) per cento all’anno (art. 20). Per di più la legge con­ templa una prima circolazione eccedente le cifre di cui sopra, per un totale di 69 mi­ lioni ripartiti per 50 milioni alla Banca d’Italia, 15 al Banco di Napoli, 4 al Banco di Sicilia, pure con una copertura del 40 % di riserva metallica, e con una tassa eguale al terzo della ragione dello sconto. Ancora un’altra eccedenza è ammessa per eguale somma con la stessa copertura, ma con una tassa eguale a due terzi la detta ragione dello sconto; e di più l’art. 21 nel penul­ timo comma dispone : « per la circolazione

che ecceda la somma di 100 milioni e Ano a 150 milioni per la Banca d’Italia, di 30 mi­ lioni e fino a 45 per il Banco di Napoli, e di 5 fino a 12 milioni per il Banco di Si­ cilia, purché esista il detto rapporto della riserva metallica, la tassa sarà eguale alla intera ragione dello sconto ».

E finalmente l’ultimo allinea dice: « per le ulteriori eccedenze, o quando non esista il rapporto prescritto con la riserva metal­ lica, gli Istituti pagheranno allo Stato una tassa straordinaria del 7.50 per cento ».

Ora non andiamo ad esaminare se e quanto sieno logiche tali disposizioni ; accertiamo soltanto due fatti : che gli Istituti di Emis­ sione hanno creduto di oltrepassare, più o meno durevolmente i tre limiti della circo­ lazione ed arrivare a quella eccedenza che dalla legge è tassata col 7 % per cento, anche quando lo sconto era al 5 e che d’altra parte il Governo ha ritenuto ingiusto che le Banche di emissione sopportassero, oltre il rischio e la maggior spesa per tale circolazione, un due per cento di perdita; e quindi ha emanato il decreto che riduce la tassa del 7 % a quella della sola ragione dello sconto.

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754 L ’ ECONOMISTA 1 dicembre 1912

Ora la domanda che abbiamo posto più sopra, se cioè debba o non debba rinnovarsi 0 prorogarsi il decreto in parola, si traduce in quest’altra — devesi imporre agli Istituti di emissione di rientrare nei limiti di circo­ lazione entro i quali la tassa non supera la intera ragione dello sconto? — 0 ancora è conveniente oggi, nelle attuali condizioni del mercato, diminuire di qualche centinaio di milioni le operazioni bancarie di sconto ed anticipazioni?

Perchè, non bisogna illudersi, se il de­ creto non fosse rinnovato, è assolutamente sicuro e necessario che gli Istituti di emis­ sione e particolarmente la Banca d’ Italia, che ha da render conto del proprio operato anche agli azionisti, rientrerebbe nel limite di circola­ zione normale aumentato delle tre eccedenze, ma non lo oltrepasserebbe certamente espo nendosi ad una perdita dell’uno e mezzo ed anche solo dell’ uno per cento. E perchè 1 tre Istituti da molti anni a questa parte sono proceduti d’accordo con tutte le opera­ zioni, è da ritenersi che anche in questa, delle cui giustificazioni non è da dubitarsi, seguirebbero la stessa linea di condotta.

Coloro i quali vorrebbero che il limite della circolazione fosse mantenuto nei rigo­ rosi termini fissati dalla legge e perciò non fosse prorogato nei suoi effetti il decreto dell’agosto ultimo scorso, hanno pensato alle conseguenze economiche che potrebbero de­ rivare da una restrizione di circolazione nel momento attuale?

E siccome riteniamo che la risposta non può essere che negativa, salvi sempre quei provvedimenti più duraturi che potranno es­ sere suggeriti dalla Commissione d’ inchie­ sta, cosi crediamo che nessuno possa op­ porsi alla proroga del decreto in discorso, fino a tanto che duri la legge attuale.

Veramente sarebbe logico chiedere che la tassa di circolazione per l’ultima eccedenza fosse un po’ meno del saggio dello sconto, inquantochè non è giusto che le Banche ab­ biano a correre il rischio che deriva dalle maggiori operazioni, senza avere il relativo correspettivo. Si potrebbe quindi tassare in ragione, ad esempio, di nove decimi del saggio dello sconto. A nostro avviso la scala di tassazione contemplata dagli articoli 20 e 21 del Testo Unico, non ha lo scopo di impedire l ’aumento di circolazione, ma sol­ tanto di mettere un freno a tale aumento.

in modo che le Banche non siano stimolate a spingere la circolazione per accrescere i loro utili, senza troppo curarsi della econo­ mia del paese.

Ma dal 1° gennaio 1909 tale ragionamento non può avere che scarso valore, inquanto­ chè da quella data lo Stato partecipa agli utili della Banca d’ Italia eccedenti la m i­ sura del 5 per cento sul capitale versato, e dei due Banchi Meridionali, eccedenti il 5 per cento sull’ammontare del loro patrimo­ nio, nella misura che un terzo degli utili stessi, tra il 5 ed il 6 per cento e della metà, quando superino il 6 per cento.

Tale larga partecipazione dello Stato fa entrare nelle Gasse del Tesoro, in certi casi, somme maggiori di quellè che sarebbero rappresentate dalle tasse.

Però, viste le circostanze attuali, se non si vuole scendere nella gravezza al di sotto della ragione dello sconto, fino a che non abbia ad essere modificata la legge, non si può a meno, crediamo, di prorogare il de­ creto dell’agosto ultimo scorso, e nessuno certo vorrebbe assumersi la responsabilità di produrre una crisi, quale certo nascerebbe se dovesse essere notevolmente ristretta la circolazione.

Noi non siamo e non siamo mai stati espansionisti in fatto di circolazione e non crediamo che si possano alimentare le in­ dustrie ed i commerci con biglietti di Banca, ma nello stesso tempo non possiamo a meno di tener conto della realtà delle cose, le quali oggi sono quello che sono.

Troppa differenza si è avuto campo di no­ tare nel modo con cui sono amministrate le tre Banche di emissione oggi a paragone di venti anni or sono, perchè non si abbia la certezza che nessuno dei tre Istituti allar­ gherebbe la circolazione con leggerezza di propositi. La difesa che le Banche hanno fin qui fatta delle loro riserve metalliche con tanto successo, deve essere garanzia che, appena possibile, sarà ripresa la circolazione nei limiti normali. Volere la applicazione ri­ gida dei principi anche sani e buoni, in tutti i casi ed in tutte le circostanze, può voler dire evitare un male al paese procurando­ gliene uno maggiore.

Ed in questo momento crediamo sarebbe dannoso alla economia nazionale lasciare ca­ dere il Decreto dell’agosto.

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1 dicembre 1912 L ’ ECONOMISTA 755

Sul prelevamento del 125 milioni

dal fondo di garanzia del biglietti di Stato

In data 20 Novembre è stato firmato il decreto che fu pubblicato il 25 stesso mese, col quale il Ministro del Tesoro viene au­ torizzato a prelevare la somma di 125 mi­ lioni dal fondo di 220 milioni d’oro depo­ sitati presso la Cassa depositi e prestiti a garanzia dei biglietti di Stato in circola­ zione. 11 Tesoro restituirà tale somma iscri­ vendo in bilancio 15 milioni l’anno fino a completa estinzione ; i 125 milioni saranno depositati presso la Banca d’Italia in corre- spettivo di altrettanta somma di biglietti.

Tali disposizioni pubblicate quasi improv­ visamente hanno suscitati molti commenti.

Lasciando a parte queste considerazioni esagerate, che sono suggerite dalla passione politica ed esaminando il più obbiettivamente possibile la operazione a cui fu autorizzato il Ministro del Tesoro, non possiamo nascon­ dere che essa è di una certa gravità, più però per la sua forma che per la sostanza.

Infatti, che cosa vuol dire quel provvedi­ mento se non che il Tesoro ha bisogno di disporre di 125 milioni ? Il fatto in verità non può meravigliare se, tanto in Italia che fuori, ha destato tanta sorpresa la possibi­ lità in cui si è trovato il Tesoro italiano di condurre per un anno intero la guerra di Libia senza ricorrere ad un grosso prestito. Che l’Italia abbia potuto sostenere colle pro­ prie sole risorse le spese di guerra era e doveva essere per tutti un fatto sorprendente, quando si pensi alle condizioni della finanza e della economia nazionale non più di quin­ dici o venti anni or sono.

Pertanto era logico che il Tesoro avesse raccolti in certo modo tutti i mezzi normali a sua disposizione per provvedere ai bisogni militari. Ma, ciò premesso, viene la domanda: — se il Tesoro aveva ora bisogno di 125 mi­ lioni, quale era il miglior mezzo che in questo

momento doveva adottare per procurarseli?

Ricorrere alla anticipazione statutaria delle Banche di emissione? Ma sarebbe stato au­ mentare di 125 milioni la circolazione, men­ tre molti credono che ogni aumento sia pe­ ricoloso per la economia nazionale e in ogni caso, se aumento vi debba essere, debba r i­ volgersi a vantaggio delle industrie e dei commerci.

Ricorrere alla emissione di Buoni del Te­ soro a lunga scadenza? — Ma si avrebbe po­ tuto dire giustamente, che Banche e Casse di Risparmio sono già sature di titoli di Stato e non essere quindi prudente di au­ mentarne l’ammontare finché almeno il pu b­ blico non vegga più normale la situazione politica, e non sia disposto a rivolgere i suoi capitali negli impieghi di Stato.

Fare un prestito... non pare in verità il momento opportuno.

Il Ministro del Tesoro, è ricorso ad un espediente, che, come tutti gli espedienti ha i suoi lati deboli.

In sostanza si tratta di contrarre un de­ bito, redimibile in otto anni, adoperando una parte del fondo di riserva che serviva a ga­ rantire i biglietti di Stato.

E non vi ha dubbio che la misura ha una certa gravità, poiché si può dimostrare che è molto meglio aumentare che non sia dimi­ nuire un fondo di garanzia ; e che mentre si dovrebbe agognare di raggiungere la in­ tera copertura dei biglietti di Stato, così che rappresentassero Buoni di Cassa, si va a ritroso e si diminuisce detta garanzia.

Ma è evidente che tale ragionamento è specioso ; se si fosse invece contratto un de­ bito colla emissione di titoli redimibili si sarebbe egualmente potuto dire : che in una finanza bene ordinata il debito pubblico deve essere diminuito, od almeno non aumentato.

Ripetiamo: si tratta di un espediente che ha i suoi lati criticabili, e porta degli incon­ venienti, di cui però non bisogna esagerare la gravità. Siamo d’avviso che, ove non in­ tervengano speciali ostilità dei mercati esteri, per i quali l’operazione potrebbe essere un buon pretesto, la diminuita garanzia dei bi­ glietti di Stato non ne farà diminuire il va­ lore.

D’altra parte in questo momento il miglior provvedimento era certo quello che meno avesse a turbare il mercato. E sotto questo aspetto non si può troppo biasimare il Mi­ nistro del provvedimento prescelto, anche nella speranza che si tratti di una misura provvisoria e che, appena le cose sieno tran­ quille, si possa provvedere alla sistemazione di questa come di tanti altri bisogni finan­ ziari che sono derivati dalla guerra.

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756 L’ ECONOMISTA 1 dicembre 1912

Il programma del partito radicale

Nella imminenza delle elezioni politiche a suffragio notevolmente allargato, il Partito radicale italiano lia creduto conveniente di esaminare con una certa larghezza i princi­ pali problemi economici, dei quali da lungo tempo si attende in Itaha, se non la soluzione, almeno un sensibile avviamento verso una so­ luzione con criteri larghi e moderni.

E il Partito radicale ha fatto benissimo ad occuparsi di tali argomenti con un senso suf­ ficientemente pratico, poiché, appunto al Par­ tito radicale si rimproverava di predihgere troppo le deliberazioni vaghe ed astratte, che non potevano, nè essere di buona guida ai membri del partito, nè costituire, per la massa del pubblico, una base di confronto col programma di altri partiti.

Se dobbiamo esprimere il nostro convinci­ mento dubitiamo assai che la maggioranza della futura Camera sarà animata da quello spirito innovatore, che molti credono conse­ guenza di un allargamento del suffragio. Te­ miamo anzi, se mai in simile materia le previ­ sioni sono possibih, temiamo che la nuova Camera sarà ancora più conservatrice della attuale; nel qual caso è troppo evidente che le dichiarazoni di voler intraprendere larghi studi e profondi esami delle diverse più ur­ genti questioni, non mancheranno certamente, ma e studi ed esami si arresteranno di fronte alla solita resistenza passiva del partito conserva­ tore, il quale non si è mai mostrato repugnante alle riforme, ma quando si è trattato di at­ tuarle ha sempre creati ostacoh insormontabili, finché non si sentisse sopraffatto dalla pubbliica opinione, e cedesse ad essa, anzi si mostrasse più zelante ancora degli stessi proponenti.

Ma dato e non concesso che la nuova Ca­ mera abbia veramente volontà e forza per ac­ cingersi a svecchiare la nostra legislazione, che è tra le più anziane dei paesi civih, è bene che un partito, cui spetta senza dubbio una importante funzione nell’ avvenire del paese, abbia formulate più concretamente che sia possibile alcune delle proprie idee e si pro­ ponga di propugnarne l’attuazione con in­ defessa attività, così tra le moltitudini, come nel Parlamento.

Sopra molti problemi il Congresso del Par­ tito radicale ha espressa e precisata la propria tendenza e brevemente diremo di ciascuno.

Intorno alla 'politica coloniale, venne invero concluso in termini soverchiamente generali, affermandosi la opportunità di consentire alle nostre colonie « una vita autonoma che permet­ ta loro di passare lentamente da uno stato di barbarie ad uno stato di civiltà. » Sarebbe per lo meno stato necessario di indicare, a grandi linee, quale poteva essere quell’ordina­ mento coloniale che meglio sembrava atto a raggiungere detto fine. Stanno davanti a noi tanti sistemi già applicati per le loro colonie da tanti Stati, che l’accenno ai capisaldi del sistema preferibile sarebbe riuscito utilissimo per le prossime discussioni.

Circa la politica doganale per le colonie il Congresso è stato più esplicito. Ha riconosciuto conveniente che i prodotti nazionali abbiano nella colonia un trattamento di favore, non però che il territorio coloniale sia considerato, ai fini doganali, come territorio nazionale. Quindi anche i prodotti nazionali dovrebbero essere soggetli a dazi, minori bensì dei pro­ dotti esteri, ma tali però da supplire in parte almeno alle esigenze finanziarie della nuova colonia.

Abbiamo già avuto occasione di trattare l’argomento sulle colonne doli’Economista, ed abbiamo espresso il parere che sia necessario considerare diversi periodi di svolgimento del regime doganale. Il primo periodo che fu quello già terminato colla pace di Losanna, era ne­ cessariamente legato allo statu quo ante, giac­ ché non potevano modificare i rapporti doga­ nali tra la Turchia e le altre Potenze, per ciò che riguardava la Libia, finché non fosse stata riconosciuta la conquista dalle Potenze stesse.

Un secondo periodo abbiamo indicato come necessario, durante il quale i prodotti nazio­ nali, portati in Libia o quelli coloniali portati in Italia, fossero completamente esenti da dazio, salvo forse un diritto minimo di stati­

stica (come si denomina in linguaggio tecnico

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1 dicembre 1912 L ’ ECONOMISTA 757

come principio che il regime doganale della Colonia sia fin d’ora tale da « conciliare le esigenze finanziarie della Colonia stessa, ci sembra pericoloso, inquantochè, specie nel primo tempo, le esigenze finanziarie della Co­ lonia saranno tali da non poter essere nè sodisfatte nè conciliate con un qualsivoglia regime doganale. La Libia non sorgerà certo in pochi giorni a vita economica; ma perchè il suo sviluppo sia il più rapido possibile, avrà bisogno di poter respirare colla maggiore libertà la nuova aria che le si appresta.

Anche per quanto riguarda la politica finan­

ziaria il Congresso ha voluto tenersi troppo

sulle idee generali, quasi non volessero i mem­ bri di esso compromettere la propria opinione. Tendere ad assicurare « alle masse una condi­ zione meno aspra di vita ed una crescente dif­ fusione del benessere» può essere un principio accettato da qualunque partito. Vi sono tanti punti speoiali sui quali, specie in questi ultimi tempi, la opinione pubblica ha discussa la politica finanziaria, che sarebbe stato molto opportuno che il Congresso ne discutesse e ne deliberasse Dal fatto che la proprietà fon­ diaria ha ottenuto uno sgravio di 46 milioni di imposta negli ultimi 15 anni, al regime della imposta fabbricati ; al modo di applicazione della imposta di ricchezza mobile alle società anonime ; alla tassa di dazio consumo; e poi via via a-1 riordinamento delle finanze comu­ nali, e di quelle provinciali, si trovano a die­ cine argomenti degni di fissare l’attenzione di un Congresso radicale.

Meglio ha deliberato il Congresso sulla po­

lìtica doganale in rapporto alla prossima rinno­

vazione dei trattati di commercio. Ha ricono­ sciuto che vi possa essere antagonismo tra gli interessi dell’agricoltura e quelli della industria manifattrice ; ha ammessa la necessità dei dazi protezionisti finché gli altri stati li man­ tengano, ha però espresso il parere che nei pros­ simi trattati convenga, nell’interesse della stessa economia del paese in quanto consuma­ trice, una politica doganale che tempri gli ec­ cessi degli attuali dazi fiscali e protettori o almeno non ne inasprisca ulteriormente l’al­ tezza e il modo di percezione.

11 Congresso radicale si è fermato sopra altri due punti molto importanti ; quello della piccola proprietà rurale e quello della legisla­

zione sociale, intorno ai quali punti diremo

prossimamente in un altro articolo.

Dopo l'elezione del Presidente degli S. U.

I risultati numerici forniti dai telegrammi americani circa la elezione presidenziale danno al Wilson (eletto) 442 voti contro 77 a Boo- sevelt e 12 voti solamente a Taft, di guisa che la maggioranza democratica del Wilson sembra essere schiacciante. Non è però così, nella realtà. Effettivamente, i voti di Wilson rap­ presentano una minoranza per quanto rag­ guardevole, degli elettori che parteciparono alle urne il 5 corrente.

I 442 di Wilson, i 77 di Boosevelt e i 12 di Taft sono infatti i delegati scelti dagli elet­ tori per la nomina del Presidente della Confe­ derazione. Ma quanti voti raccolsero questi elettori di secondo grado!

Per Wilson 6.200.000,per Boosevelt 4.200.000 per Taft 3.500.000.

Dunque i republicani raggiunsero 7,700,000 voti, contro 6,200,000 democratici, cioè eb­ bero su costoro una maggioranza effettiva di un milione e mezzo di voti.

Computando poi i 750 mila raccolti per il candidato socialista Debs, si scorge che l’e­ letto Wilson ebbe 2 milioni 250,000 voti meno dei tre candidati avversari presi insieme.

II contrasto è spiegabile col principio elet­ torale, giustamente vigente in quasi tutti i paesi, delle maggioranze. Ad eleggere il pre­ sidente sono eletti quelli che riportano maggior numero di voti. Così avviene che nei 48 Stati della Federazione, 40 diedero la maggioranza giuridica a Wilson, 5 a Boosevelt e solamente 3 piccoli Stati a Taft. Il socialista Debs, con i suoi 750 mila voti, non ebbe nessun rappre­ sentante nel collegio dei delegati.

Quando 125 anni fa i « padri della patria americana » si riunirono a Filadelfia per deli­ berare il metodo di elezione del Capo dello Stato, due vie furono studiate : dare ad ogni Stato dell’Unione un ugual numero di voti, per modo che si votasse per Stato, oppure darne un numero proporzionato alla popola­ zione. Tra questi due opposti principii, adot­ tarono l’uno per la rappresentanza degli Stati al Senato federale l’altro per la rappresentanza dei cittadini alla Camera nazionale.

Di tal guisa, l ’idea federalista e l’idea uni­ taria si equilibravano nella costituzione del Parlamento.

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758 L ’ ECONOMISTA 1 dicembre 1912

I due sistemi su riferiti presentavano in­ convenienti tali che si preferì una soluzione media : agli Stati furono assegnati tanti elet­ tori di secondo grado, ossia delegati per la no­ mina del Presidente della Repubblica, uguale al numero dei rappresentanti di ciascuno di detti Stati al Senato, e alla Camera.

Siccome ciascuno, Stato . ha due senatori e almeno un deputato, i più piccoli partecipano con tre voti al collegio presidenziale. Onde il Nevada che conta solo 60.000 ab. ha un elet­ tore presidenziale per ogni 20.000 ab. mentre 10 Stato di Nuova Yorck - il più grande - con 9 milioni di abitanti ha 45 delegati, cioè uno per ogni 200,000 ab.

Non havvi in ciò nulla di strano, perchè se 11 Presidente venisse eletto da delegati nomi­ nati solo in proporzione del numero degli abi­ tanti di tutta l’Unione, i piccoli Stati sareb­ bero sopraffatti dai loro fratelli maggiori, mentre, esistendo il sistema federale, ciascuno deve conservare la sua singola efficienza nella collettività.

Così si può spiegare come un candidato possa raggiungere la maggioranza nel collegio dei delegati anche se l ’unico suo competitore abbia raccolto un maggior numero di suffragi nell’insieme dei voti espressi dalla massa elettorale.

Vero è che ciò si era verificato di rado- Nel 1888 il repubblicano Harrison fu eletto con 233 voti contro 168 dati a Cleveland, presidente democratico uscente, sul quale si erano invece raccolti più voti di primo grado che non sull’Harrison.

Inoltre i delegati possono essere nominati da ogni Stato con sistemi differenti, in base alle leggi speciali che, in forza della loro autono­ mia, promulgano gli Stati.

La Costituzione federale dice « Ogni Stato designerà, secondo i modi prescritti dalla pro­ pria assemblea legislativa, un numero di elet­ tori (presidenziali) uguale al numero comples­ sivo dei suoi senatori e deputati al Parlamento federale. »

Per ciò, uno Stato può adottare per la no­ mina di tali delegati lo scrutinio di lista, d1 maggioranza un altro la rappresentanza pro­ porzionale, un altro ancora lo scrutinio unino­ minale con voto ad uno o due gradi.

Ma i risultati sono molto variabili secondo il sistema.

Nell’atto pratico, gli Stati adottarono fi­ nora lo stesso scrutinio di lista di maggioranza,

ed il mandato conferito ai delegati è categori­ camente imperativo.

Di tal guisa, tutti i voti di uno Stato vanno in blocco diretti su di un solo candidato. Nel 1884, nello Stato di Nuova Yorck votarono un milione di elettori e solamente con mille voti di maggioranza furono eletti i 30 delegati favorevoli al candidato Cleveland.

11 metodo di scrutinio, è oggi identico in tutti gli Stati, invece il corpo elettorale è differentemente costituito.

Gli Stati del Sud, mercè ingegnose combina­ zioni, sono pervenuti a privare del diritto elet­ torale quasi tutti i negri, mentre sei Stati del­ l’Ovest hanno molto esteso l’elettorato confe­ rendo il diritto di voto alle donne ; onde 800 mila elettrici parteciparono allo scrutinio del 5 corr. per la nomina dei delegati che eleg­ geranno il Presidente degli Stati Uniti.

Altra caratteristica del sistema di votazione americano è ohe l’elezione si verifica a primo scrutinio - senza cioè ballottaggi.

Gli Stati avvalendosi dei loro diritti auto­ nomistici potrebbero variare il metodo ; ma si trovano tutti concordi nel mantenerlo, per­ chè corrisponde al carattere americano e alla massima « il maggior sforzo nel più breve tempo possibile. » Chi ha più voti vince anche se gli altri competitori insieme riuniti lo superino.

R

ivis ta

B

ibliografica

Do t t. Pi e r r e Bo v e n — Les applications mathé­

matiques à l’économie politique - Lausanne,

F. Rouge et C.ie, 1912 pag. 204.

Perchè è venuta la moda di parlare di econo­ misti letterati ed economisti matematici ? Per la antica consuetudine di intolleranza che si suol sempre manifestare tra i varii gruppi di statisti. Da una parte coloro ohe sono affatto di­ giuni dei principi matematici e non sanno usare quél linguaggio, invece di confessare, la propria inferiorità, dileggiano quelle forinole, nello stesso tempo che dichiarano di non comprenderle ; dall’altro coloro che sono in grado di esporre e comprendere le formole matematiche si credono diventati gli esclusivi rappresentanti della eco­ nomia e scherniscono i letterati. Nè più nè meno di quello che si faceva un secolo fa tra i poeti del tempo.

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1 dicembre 1912 L’ ECONOMISTA 759

giovato alla economia l’applicazione delle mate­ matiche, crede inutili i tentativi di esagerare nel­ l’uso di tale sistema, ma crede puerile condotta quella di chi ne parla senza averne la necessaria nozione.

Il lavoro del 1). Boven ci sembra non sola­ mente un buon lavoro, perchè tratta esaurien­ temente la questione, ma anche una buona azio­ ne perchè mette a posto le cose e taglia le esage­ razioni di una parte e dell’altra.

Pr o f. A. Zo r l i - Di un nuovo indirizzo della

Scienza economica in Italia - Lucca, Baroni,

1912, op. pag. 32.

L’egregio prof. A. Zorli svolge nel suo corso eli Economia politica 1911-12, del quale corso ci riserbiamo di parlare in seguito, il nuovo in­ dirizzo che egli intende dare alla Economia Politica. Nell’opuscolo che presentiamo ai let­ tori, il quale contiene la relazione alla 7a Riunione di Genova della Società italiana per il congresso delle scienze, l’Autore condensa in poche pa­ gine le linee generali di tale nuovo indirizzo già da più tempo da lui indicato agli studiosi. È molto difficile fare un riassunto al riassunto, indicheremo soltanto che la base consiste nel considerare i fatti economici sottc l’aspetto « aziendale ». Le aziende devono avere in base alla legge delle proporzioni definite, quantità predeterminate di capitali fissi, circolanti e di personale adatto al fine ; la abbondanza o de­ ficienza di uno di questi tre elementi causano le crisi.

L’Autore divide l’Economia Politica in due parti principali, quella descrittiva, generale per tutte le Aziende in quanto esistono in esse carat­ teri comuni, e speciale per quelle aziende che hanno caratteri speciali ; e quella teoretica che ricerca le causalità. Il movente degli atti econo­ mici starebbe sulla « convenienza » di compierli. Avremo occasione di esaminare il concetto dell’Autore qual è svolto nel suo corso.

Pr o f. Ja c o p o Ti v a r o n i. — Metodi di accerta­

mento della Ricchezza imponibile. — Ricerche

di diritto internazionale. - Torino, Unione Tip. Ed. Torinese, 1912 pag. 324 (L. 6.) Una eccellente idea ha avuto il prof. Tivaroni dedicando il suo studio all’esame dei diversi metodi di accertamento della ricchezza impo­ nibile, per rilevare di ciascuno i pregi ecl i difetti sia per il raggiungimento della giustizia con­ tributiva, sia per la minore vessazione del si­ stema tassativo. L ’argomento è interessante non soltanto per ciò che riguarda il progresso della scienza finanziaria, ma anche per la vita

pratica, in quantochè i metodi di tassazione in giusti nella ripartizione dei tributi o eccessiva­ mente severi nelle forme di riscossione pesano sulla attività dei cittadini o frenandone le ardite iniziative o disgustandoli contro gli ordinamenti della pubblica amministrazione.

L ’Autóre ha posto ogni cura perchè il suo la­ voro riesca chiaro ed esauriente; non tutti forse i suoi apprezzamenti potrebbero essere accettati senza critica, tanto più che l ’Autore si è abban­ donato alla ricerca dell’Ottimo, mentre era forse più utile accontentarsi del buono ed anche del mediocre, e da ciò appunto le sue conclusioni sono piuttosto vaghe e soverchiamente generali, come quellecheogni Stato, «deve seguire metodi di accertamenti corrispondenti alle sue condi­ zioni economiche, storiche, morali ed ammini­ strative » e l’altra che ogni Stato dovrebbe com­ pilare il bilancio in corrispondenza « alla capa­ cità economica della popolazione ed ai bisogni veramente da essa avvertiti. »

Dr. Ro b e r t W e b e r. — System der deutschen

Handelsverträge - Leipzig. A. Deichert, 1912

pag. 464 (M. 12).

Richiamiamo l’attenzione degli studiosi su questo volume interessante e pensato nel quale l’Autore con molto ordine e con larga dottrina esamina la materia dei trattati di commercio tedeschi. Siccome molta parte dei trattati è comune per tutti i paesi, così il lavoro può riu­ scire molto utile anche fuori dal campo della Germania.

Il libro è diviso in due parti: la prima brevis­ sima, forse troppo breve, parla in via generale dei trattati di commercio, della loro formazione della loro durata eco. La seconda parte, che com­ prende quasi tutto il volume è divisa, in ca­ pitoli che tratta dei diversi argomenti contenuti nei trattati, circa la protezione delle persone, della religione e della proprietà degli stranieri, circa la libertà delle industrie e dei commerci, circa le misure sanitarie al confine. E poi sulla clausola della nazione più favorita, sulle tariffe doganali ecc. ed infine su quanto riguarda le materie dei consoli.

Pr o f. Th e o. So m m e r l a d. — Wirtschaftsgeschichte

und Gegenwart - Leipzig, C. L. Hirschfeld,

1911 op. pag. 62.

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760 L ’ ECONOMISTA

1 dicembre 1912

RIVISTA

ECONOMICA E

FINANZIARIA

—• Le fabbriche Germaniche di macchine si sono da molto tempo strenuamente occupate nel favorire all’estero lo smercio dei loro articoli, onde poter arrivare a smaltire la crescente pro­ duzione indigena. Il 35 % e persino il 40 % della produzione tedesca di macchine, è oggidì destinata all’esportazione. Dal 1907 al 1911 questa; esportazione, che era di 387 milioni di Marchi, passo a 544 milioni, vale a dire aumentò di 157 milioni di Marchi, tenendo conto che un progresso pressoché eguale l’aveva già raggiunto nel quinquennio precedente.

Ad uno sviluppo così importante non si a- vrebbe potuto arrivare, se non con una organiz­ zazione modello, con un forte slancio di operosità e di iniziativa, finalmente con dei prezzi di as­ soluta concorrenza. L ’Europa è il paese nel quale si dirigono maggiormente le macchine tedesche. Il cliente maggiore sarebbe l’ Au- stra-Ungheria; seguono per ordine d’importanza la Russia, la Francia, l’Italia, il Belgio e l’Inghil­ terra. Nei paesi oltre Oceano ¡’esportazione si dirige preferibilmente nell’Argentina; nel Bra­ sile e negli Stati Uniti.

Ecco quali sono le specie di macchine esportate dalla Germania nel periodo 1907-1911.

Locomotive a vapore. — L ’esportazione di queste macchine che nel 1907 si limitava a 36.400.000 Marchi, aumentò a Marchi 52 mi­ lioni 200.000 nel 1911. I paesi principali di de­ stinazione sarebbero: Francia, Argentina, Ru menia, Spagna, Bulgaria, ecc.

Motori ad esplosione. — L ’esportazione che nel 1907 si limitava a 15.400.000, si elevò a 45 mi­ lioni 800,000 nel 1911. Queste macchine si in­ viarono di preferenza nella Russia, Austria- Ungheria, Francia e Belgio.

Macchine da cucire. — Se ne esportarono 35 mi­ lioni 900.000 nel 1907 ed a sua volta 45 milioni 600.000 nel 1911. Principali clienti sono la Fran­ cia, l’Italia e l’Austria-Ungheria.

Macchine per la lavorazione dei metalli. — L ’e­ sportazione di questa categoria nel periodo suin­ dicato diminuì di 8 milioni di Marchi e ciò per la forte concorrenza degli Stati Uniti d’America. Gli sbocchi principali per queste macchine sa­ rebbero: Austria-Ungheria, Italia, Francia, Rus­ sia, Belgio e Svizzera.

Macchine tipografiche. — L’aumento nell’e­ sportazione di queste macchine fu di 7 milioni circa (da 14,2 a 21.5 milioni di Marchi) e si di­ ressero la maggior parte nella Russia, nell’Austria- Ungheria, nell’Italia e nella Svizzera.

Locomobili a vapore. — Da 9.300.000 passò a 20.500.000 Marchi vale a dire subì un aumento di più del doppio. Clienti principali sarebbero, sempre per ordine d’importanza: Russia, Austria- Ungheria, Brasile e Francia.

Macchine per molini. — Da 11.200.000 nel 1907 passo a Marchi 16.-600.000 nel 1911. Vennero richieste dalla Russia e dall’Austria-Ungheria.

Macchine per la lavorazione del legno — Da 9.800.000 passò a 13.300.000 dirigendosi prefe- libilmente neU’Austria-Ungheria, Russia ed I- talia.

Macchine per l’ industria delle calci, cementi e laterizi. — Da 9.800.000 Marchi passò a 12.600.000. Quali clienti principali sarebbero: l’Austria-Ungheria, Francia, Belgio e Russia.

Macchine per zuccherificio. — L ’esportazione di questo genere di macchine si dirige di prefe­ renza nei paesi oltre Oceano e da 8.400.000 si elevò ad 11.900.000. Il Giappone, l’isola di Cuba, le Indie olandesi sono i paesi principali di de­ stinazione. In Europa invece sarebbero l’Italia e la Danimarca.

Macchine per cartonaggi, per fabbriche di carta — L ’esportazione da 7.500.000 Marchi passò ad 11 milioni nel 1911. Queste macchine vennero inviate sopratutto nella Russia, Austria-Unghe­ ria, Italia ed Inghilterra.

Pompe, macchine ed impianti frigoriferi. — Da 6.700.000 Marchi passò a 10.700.000 per una attiva richiesta dell’Austria-Ungheria, Russia Francia, Italia ed Olanda.

Macchine per birrerie e mallerie. — Nel 1907 l’esportazione di queste macchine si limitava a 7.100.000 Marchi, nel 1911 si sviluppò invece a 10.200.000 Marchi. Si diressero nell’Austria- Ungheria, Svizzera, Russia e Brasile.

Macchine per l’elettrotecnica, dinamo e mo­ tori elettrici. — È questa un’ industria che in Germania presenta una elevata importanza. L ’esportazione aumentò da 37 milioni 300.000 a 47.200.000.1 paesi che ritirano queste macchine sono per ordine di importanza, il Giappone, l’I ­ talia, l’Africa del Sud, l’Austria-Ungheria, l’Ar­ gentina, il Belgio, l’Inghilterra, la Russia, la Francia e la Spagna.

(9)

1 dicembre 1912 L ’ ECONOMISTA 761

mondo del lavoro stragi ancor più numerose che zioni, la loro organizzazione e durata, l’istituzione non ne produca una guerra. Ecco la media an- di sezioni straniere, i particolari per la composi­ nua dei decessi su diecimila viventi, per le tre zione ed i procedimenti delle giurie, nonché categorie di padroni, d’impiegati, di operai. per la ripartizione dei premi si è adottato un quale risulta da questa tabella : certo numero di principi determinati. Por il

E tà P a d ron i Im p ieg a ti Operai resto la convenzione firmata contiene l’impegno

35-29 62 80 72 formale di combattere le Esposizioni fraudolenti

30-34 67 95 95 ed il commercio delle medaglie.

35-39 75 110 117 Non si tratta di una regolamentazione che esau­

40-44 89 131 159 risce la questione, ma semplicemente di un’in'

45-49 115 180 208 tesa su questioni fondamentali.

50-54 140 227 261 Il compimento della convenzione sarà riser­

55-59 206 330 372 vato a conferenze ulteriori.

60-64 287 470 487 — Sono stati pubblicati dal Lloyd’s Register

65-69 487 702 757 of British and Foreign Shipping i consueti

70-79 1073 1224 1543 volumi, contenenti tra l’altro : il numero ed

Se si passa al confronto delle medie di morta- il tonnellaggio di stazza delle navi mercantili, lità delle diverse categorie professionali, naturai- appartenenti alle principali nazioni marittime mente si arriva all’altra constatazione che la morte

si abbatte più spesso sugli uomini, il cui lavoro è più penoso, pù duro, più estenuante e che si svol­ ge in condizioni meno igieniche.

Mentre la proporzione annua media dei de­ cessi sopra 10.000 lavoratori della campagna è di 48 dai 25 ai 34 anni, di 79 dai 35 ai 44 anni di 150 dai 45 ai 54 anni, di 296 dai 57 ai 64 anni, fra gli operai delle miniere e delle cave è, rispet­ tivamente all’età, di 68, di 101, di 204, di 420, fra i fornai aumenta a 97, a 183, a 306, a 577.

Nelle industrie del libro, dei vestiti, dei cuoi e delle pelli, il numero dei decessi è ancor più alto ; e rimane allo stesso livello per gli operai segatori, carpentieri e zoccolai.

Fra gli operai addetti alle industrie della maio­ lica della porcellana e del vetro la morttalià raggiunge il suo massimo : 106 dai 25 ai 34 anni, 150 dai 35 ai 44 anni, 318 dai 45 ai 54 anni, 567 dai 55 ai 64 anni.

Gli addetti alla macellazione danno un con­ tingente ancor più elevato : 120 decessi dai 25 ai 34 anni, 290 dai 35 ai 44, 511 dai 45 ai 54 e 860 dai 55 ai 64 !

— È stato firmato a Berlino l’Accordo inter­ nazionale per la regolamentazione delle espo­ sizioni.

Una delle più importanti disposizioni dell’ac­ cordo è quella che limita il numero delle grandi Esposizioni universali, che per l’avvenire non dovranno essere organizzate dagli Stati firma­ tari dell’accordo che in ragione di una al massimo ogni tre anni e nell’interno degli Stati stessi in ragione di una al massimo ogni dieci anni. È inoltre stabilito con una classifica precisa quali saranno le Esposizioni considerate ufficiali o come ufficialmente riconosciute.

Per le modalità degli inviti a queste

Esposi-del mondo.

L ’Italia rispetto al tonnellaggio complessivo del naviglio, e cioè a dire riguardo alla stazza lorda dei piroscafi e netta dei velieri insieme, occupa il sesto posto, essendo preceduta solo dalla Gran Brettagna, dagli Stati Uniti d’A ­ merica, dalla Germania, dalla Norvegia e dalla Francia, mentre quanto alla stazza lorda dei soli piroscafi scende al settimo posto, avendo avanti le predette nazioni, più il Giappone. Ha fatto non pertanto un progresso rispetto al pre­ cedente anno. Il numero delle navi iscritte nel Lloyd’s Register che è il maggiore istituto mon­ diale per classificazioni di bastimenti in metallo o in legno, va aumentando di anno in anno. Ora è salito a 10.445 in cui sono comprese 67 unità aventi una stazza lorda superiore alle 10.000 tonnellate.

Dal volume che riguarda le navi a vapore aventi una stazza di 100 e più tonnellate lorde e quelle a vela di 100 e più tonnellate nette durante il 1912-13sidesume la seguente classifica delle nazioni:

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762 L ’ ECONOMISTA 1 dicembre 1912

Svezia: piroscafi 1006, velieri 403, tonnellaggio totale 969.943 - Russia : piroscafi 690, velieri 317 tonnellaggio totale 936.591. - Austria-Un- gheria: piroscafi 690, velieri 3, tonnellaggio to- : tale 903,067 ~ Spagna: piroscafi 526, velieri 64, tonnellaggio totale 771.983.'- Danimarca: pi­ roscafi 548, velieri 281, tonnellaggio totale 757.599 - Grecia: piroscafi 346, velieri 87, ton­ nellaggio totale 668.230 - Brasile : piroscafi 370, velieri 64, tonnellaggio totale 305.330 - Belgio: piroscafi 152, velieri 8, tonnellaggio to­ tale 271.684. - Argentina: piroscafi 228, velieri 66, tonnellaggio totale 204.351 - Chili: piroscafi 98, velieri 42, tonnellaggio totale 145.252 - Turchia: piroscafi 141, velieri 175, tonnellaggio totale 181.057 - Portogallo: piroscafi 105, ve­ lieri 100, tonnellaggio totale 112.84 - Cinaipi- roscafi © velieri 65, tonnellaggio totale 87.242.

Da altri prospetti si rileva che fino ad oggi il primato della velocità e della stazza fu tenuto dall’Inghilterra con i piroscafi Lusitania e

Mauritania, per la velocita, e con l’Olimpie per

la stazza, e si vede pure che dopo l’Inghilterra viene la Francia, la quale è passata quest’anno avanti alla Germania con il France entrate in servizio testé sulle linee del nord Atlantico; quanto alla velocità anche l’Italia ha quattro piroscafi di più di venti nodi (Città di Palermo,

Città di Messina, Città di Catania, Città di Sira­ cusa) appartenenti alle Ferrovie dello Stato,

ma questi stazzano meno di 10.000 tonnellate.

Camere di Commercio

Ve n e z i a. — Il Consiglio nella seduta del

20 ott. ha discusso il preventivo per l’anno 1913. Le proposte della speciale Com. di Finanza vengono accettate compreso il discusso : sussi­ dio di L. 5000 al Museo Com. di Venezia di cui tutti riconoscono le benemerenze. La aliquota per le tasse Camerali viene mantenuta a L. 1.35. Infine vengono stabilite alcune modalità per la formazione del ruolo dei curatori di fallimenti in attesa del regolamento ministeriale non an­ cora formulato.

Mi l a n o. — Il Consiglio nella seduta del 19

ott. si è occupato di una divergenza col Comune per la compilazione del listino bestiami, ed ha deliberato di fare un ulteriore tentativo di ac­ cordo, ha approvato il bilancio preventivo 1910 che porta L. 580.000 di entrate e 484.000 di spese ed ha mantenuta la aliquota di tasse in L. 0.23 % Ha infine nominati i delegati alla Ass. Straord. delle Unione Cam. di Commercio.

Bo l o g n a. — Il Consiglio nella seduta 28 ott.

ha approvato un ordine del giorno sulla industria it. del cognac, invocando che il Governo riveda, riordini, semplifichi la legislazione vigente, in modo stabile, eliminando le frequenti dannose variazioni; ha disdetta la sua adesione alla Unione della Cam .di Commercio non riconoscendo nelle proposte modificazioni di statuto suffi­ ciente affidamento per una energica azione della Unione. Approvò infine un ordine del giorno di­ fendente il valore dei diplomi delle Scuole medie di Commercio da ritenersi equipollente ai di plomi dei Licei od Istituti tecnici.

I diritti di pedaggio al Canale di Panama

Il Presidente degli Stati Uniti, sig. Taft, ha pubblicato l’atto che stabilisce i diritti di pedaggio nel canale di Panama. Una nave mer­ cantile che trasporti viaggiatori o carico pagherà un dollaro e 20 cents per tonnellata netta, cioè per ogni centinaio di piedi cubi di capacità utile. I piroscafi in zavorra senza passeggieri, pagheran­ no il 40 % di meno di quelli con passeggieri o carico. Le navi da guerra, eccettuato i trasporti le navi da carbone, le navi ospedali e quelle che portano provviste, pagheranno 50 cents per tonnellata di spostamento. I trasporti delle ar­ mate di terra e di mare, le navi da carbone, le navi-ospedali e quelle che portano proviste, pa­ gheranno un dollaro e 20 cents per tonnellata netta. La capacita di queste navi sarà misurata come se si trattasse di rilevare il tonnellaggio netto delle navi mercantili.

II segretario di Stato alla guerra preparerà e prescriverà le norme di stazza per queste navi, nonché i regolamenti che potranno esser neces­ sari e adatti all’andata in vigore del presente proclama. Il proclama è fondato sull’avviso di un perito.

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sorpas-1 dicembre sorpas-19sorpas-12 L ’ ECONOMISTA 763

sassero un dollaro per tonnellata, di ottenere delle entrate che per metterèssero di ammortiz­ zare definitivamente i capitali impiegati dagli Stati Uniti. Il perito propone che si versi inconto di ammortamento, quando sarà possibile, il 10 p. c. all’anno sui 375 milioni di dollari consacrati alla costruzione del canale. Esso aggiunge che sarebbe possibile per gli Stati Uniti, senza far subire al commercio un peso troppo grave e senza restringere l’utilità del canale, di ottenere, nei primi 20 anni, delle entrate sufficienti affinchè ih canale basti commercialmente a sè stesso e copra le sue spese.

Il Congresso di Columbia, prorogato per un mese, discuterà i trattati pel regolamentò delle differenze con la Repubblica di Panama e degli Stati Uniti. Il Congresso columbiano au­ torizza il governo ad intentare alla ferrovia di Panama un’azione pél pagamento di 58 annua­ lità da 250.000 dollari dovuti in conformità della concessione accordata nel 1850.

La situazione del Tesoro

La s i t u a z i o n e d e l t e s o r o al 31 ottobre ri­

sulta come segue:

31 ottobre 1912 30 giugno 1912 Fondo di cassa L. 184.173.624 — 191.791.375 Crediti di Tesoreria »> 1.298.314.439 + 327.597.392 Tot. avere L. 1.482.488.063 -f- 135.806.017 Debito di Tesoreria L. 950.675.491 — 67.356.763 Rimanenza attiva L. 531.812.572 + 68.449.254 in altri termini, la situazione indica nel quadri­ mestre luglio-ottobre un migliorameto di 68 mi­ lioni e mezzo aH’incirca, malgrado la notevole diminuzione del fondo di cassa, compensata però ad usura dai maggiori crediti di Tesoreria, in conseguenza di pagamenti eseguiti per conto delle varie amministrazioni dello Stato e non ancora rimborsati; anticipazioni, le quali ammontano alla notevole cifra di L. 419.841.187 e superano di oltre 145 milioni il credito, che per il mede­ simo titolo aveva il Tesoro al 30 giugno scorso, vale a dire al principio dell’anno finanziario.

E giova notare subito che sono ancora intatte le anticipazioni statutarie, e che i Buoni del Te­ soro aumentarono durante ri quadrimestre, di soli 29 milioni in cifra tonda.

Se si confronta la situazione del 31 ottobrel912 a quella del 31 ottobre 1911, si arriva alle se­ guenti risultanze:

Avére del Tesoro Debito del Tesoro

+ L. 448.089.661 + » 303.275.384

Rimanenza attiva + L. 44.114.277

le quali, ridotte alla loro ultima espressione, di­ cono che, dopo un anno di guerra guerreggiata, le disponibilità del Tesoro superano di 44 milioni e frazione quelle che il Tesoro stesso aveva al­ l ’inizio delle ostilità.

Gliincàssi effettivi Ordinari di bilancio, accer­ tati nel primo quadrimestre 1912-913 ammon­ tano a L.765.798.414 e superano di lire 41,969.553 quelli del corrispondente periodo 1911-912; cifra che, di poco inferiore a quella, la quale,

c o m e fu veduto prima,» ìndica il miglioramento

della situazione del Tesoro, ne è la spiegazione illustrativa.

Le entrate straordinarie, del quadrimestre ammontano, alla loro volta, a lire 110.869.182 con aumento di L. 48.767.916 su quello del corrispondente quadrimestre 1911-12, di guisa che l’ihsiéme dei maggiori incassi accertati tocca i 98 milioni, così divisi:

Entrata ordi­

naria L. 765.798.415 + 41.969.553 Entrât, straor. » 110.869.182 + 48.767.916 Totale L. 876.667.597 + 90.737.469 Alle maggiori entrate straordinarie hanno contribuito L. 45.195.395 di maggiori incassi per far fronte alle spese ferroviarie, di’guisa- che il benefìcio effettivo del Tesoro discende , a lire 3.571.525 le quali, aggiunte al benefìcio della parte ordinaria, elevarlo a Lire 45.541.070 il maggiore rendimento dell’entrata accertata nel quadrimestre.

E sono i contributi di carattere fiscale, le privative, le imposte di consumo ed i servizi pubblici, cioè gli indici maggiori e più sicuri delle condizioni dell’economia nazionale, che concor­ rono Con 35 milioni e mezzo a formàre questa somma, cioè Tasse affari + L. 2.188.672 Reddito di R. M. + » 4.609.453 Tasse fabbricazione + » 7.622.745 Tabacchi e sali + » 7.344.435 Servizi pubblici + » 3.631,091

Dogane, grano escluso" + » 9.141.000 Totale + L. 35.537.356 I rimanenti 10 milioni sono forniti dall’impo- sta fondiaria, dal lotto e dalle entrate minori.

Al 31 ottobre 1911 il maggiore accertamento, in confronto del 31 ottobre 1910 era di Lire 10.730.558.

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del-764 L ’ ECONOMISTA

1 dicembre 1912 l’interno, che registrano una minore spesa di

L. 55.643.870, per le ragioni, che saranno dette in appresso tutti gli altri bilanci indicano aumento di spesa, nella misura per ciascun bilancio in­ dicati: Finanze + L. 5.662.526 Grazia e giustizia + » 4.029.488 Affari esteri + » 1.160.510 Istruzione pubblica + » 1.698.340 Lavori pubblici + » 8.166.204 Guerra + » 31.987.455 Marina + » 181.159 Agricoltura + » 4.977.697 Poste e telegrafi + » 8.877.480 Totale + L. 66.741.859

Le minori spese nel bilancio del Tesoro sono la risultante per 22 milioni di minori anticipa­ zioni all’amministrazione ferroviaria: per 18 milioni circa del riscatto fatto nel 1912 dal Te­ soro delle quote di indennità dovute dalla Cina, per 4 milioni del servizio dei debiti redimibili ecc.

Le migliori condizioni sanitarie del regno sono la causa principale delle minori spese sopportate dal bilancio dell’interno per provvedimenti profilattici.

All’incasso accertato, parte ordinarie e straor­ dinaria, di L. 876.667.597 si oppone nel primo quadrimestre 1911-912 la spesa di L. 821.536.633: onde la rimanenza attiva ossia un fondo di cas­ sa, al F novembre del 1912 di L. 55.131.164, che esclude, meno avvenimenti imprevedibili, il ricorso prossimo a nuove emissioni di buoni del Tesoro o alle anticipazioni statutarie per fronteg­ giare i bisogni di Cassa.

N O T I Z I E VA R I E

Soc. Servizi Marittimi. Roma. — Ecco il bilancio

quale venne approvato dall’ultima assemblea. Attivo-. Materiale per la navigazione: piroscafi in servizio al netto di deperimento L. 24,970,466.64; materiale galleggiante L. 209,859.10 ; approvvigiona­ menti, scorte In magazzino ed a bordo 985,519.78; piroscafi in costruzione 4,851,654.51 ; mobili 87,561.97; immobili 2400; cassa 30,248.86; cambiali ed assegni da esigere 38,082.90; debitori: conti correnti con sedi, agenzie e capitani L. 1,525,421.45; conti con R. Governo per sovvenzioni postali e trasporti lire 2,963,573.07; conti correnti verso terzi e diversi (saldi debitori) 2,076,181.75; spese anticipate per esercizi futuri 460,870.95 ; valori ricevuti in deposito per cauzione amministratori 750.000; id. servizi vari L. 565.960, totale L . 39,517,800.98.

P a s siv o : Capitale sociale L. 15,000.000; fondo di riserva 35,942.98; riserva speciale per il fondo previ­ denza del personale 60.000; portatori di azioni (ce­

dole da pagare) 950; cambiali ed assegni da pagare 3,419.409; creditori: conti correnti con sedi, agenzie e capitani 1,330,881.65; conti correnti verso terzi e diversi (saldi creditori) 16,319,287.57 ; riserva per tasse 1911-912 130,000; depositanti a titolo di cau­ zione: Consiglio d’ amministrazione 750,000 ; diversi per servizi vari 565,960; esercizio 1912-913 compe­ tenze supplementari 1,012,208.96; utile dell'esercizio in chiusura 882,423.26; avanzo utile dell'esercizio precedente 10,937.56, totale L. 39,517,800.98.

Associazione dei Comuni. Asti. — Il Cons. Dirett.

dell’Assoc. Comuni del 20-21 u. s. ha trattate a fondo le relazioni Orefici e Niccolini, la prima sulle modi­ ficazioni da apportarsi alla legge comunale e provin­ ciale per coordinarla alla legge di allargamento del suffragio, la seconda sulla perequazione fondiaria quale pregiudiziale ed avviamento alla questione dei tributi locali. La relazione Orefici fu approvata in ogni sua parte. La relazione Nicolini, rilevate tutte le diffi­ coltà e le lungaggini della perequazione fondiaria generale anche con carattere probatorio, pone la que­ stione sulla opportunità di permettere ai Comuni lo assestamento della rendita fondiaria ai soli effetti della imposta fondiaria comunale. Aggiunge altre proposte in ordine alle contro prestazioni della pro­ prietà fondiaria esenti da imposta erariale per le necessità dei servizi pubblici locali, ad esempio per la viabilità e gli impianti d ’acquedotti nelle zone dì bonifica.

Il Consiglio direttivo, preso atto della relazione Nicolini, dopo lunga discussione, ha dato incarico a quest’ultimo di tener conto dei risultati della discus­ sione stessa per formulare proposte concrete.

Venne stabilito che il prossimo Congresso Nazio­ nale si tenga in Milano nei giorni 8, 9 e 10 mar­ zo 1913 e si occupi in special modo della questione dei tributi locali.

Piazza Colonna. Roma. — Con un capitale di 6 mi­

lioni si è costituita la società per la esec. del pro­ getto Dario Carbone per la regolarizzazione della Piazza Colonna.

La Fondiaria. Firenze. — Si assicura che col con­

corso degli lst. di Cred. che possiedono azioni della Fond. Vita, si sia addivenuti all’accordo per la ces­ sione della azienda al nuovo lst. di Ass. dello Stato.

Sano Commerciale Italiana

Soeietà Anonima con Sede in Milano F iliali Bergamo Cagliari, Genova, Padova, Saluzzo, Venezia,

Londra,

Alessandria, Ancona, Bari, Biella, Bologna, Brescia, Busto Arsizio, Carrara, Catania, Como, Ferrara, Firenze, Livorno, Lucca, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Parma, Perugia. Pisa, Roma, Savona, Sestri Ponente, Torino, Udine, Verona, Vicenza.

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1 dicembre 1912 L ’ ECONOMISTA 765

S. A. Unione delle Fabbriche. Badia Polesine. —

La situazione patrimoniale delle fabbriche che ha raggiunto il concordato preventivo è la seguente:

A ttivo : Cassa 9,617.42; effetti attivi 3,228,40; Casa Fadini, Venezia 193,636.33; Fab. Naz. Lingerie e affini 109,233; Fab. St. mobili e carat. tipi in legno 53,633.49 ; mobili, macchine, utensili e valori 4,741.45; magazzino « A la Ville de Lyon » Venezia 35,018 31; mercanzie in liquidazione 49,451.20; corrispondenti 21,340.50; totale L. 480,000.

P a s siv o : Corrispondenti 80,000; capitale sociale 1,000,000. Totale 1,080,000. Perdita sul cap. sociale lire 600,000.

Gaensler, Bedarida a Co. Torino. Nell’ esercizio

1911-1912 le vendite sorpassarono di L. 300.000, quelle dell’anno precedente. Le spese diminuirono del 3 % ; i profitti lordi ammontarono a 351,575.15; le spese a L. 186,268 20. Dedotte L. 54,651.04; per ammortizzo si ebbe un beneficio netto di 110,655.88; che ha permesso come per il passato un dividendo del 6 %■ La Società per soddisfare alla domanda procede a nuovi impianti.

Fed. 11. dei Servizi Pub. Automobiliottei. Colla par­

tecipazione di 103 linee aut. sulle 170 in esercizio e 150 in attesa di concessione si è formata la Fede­ razione sotto gli auspici della rivista l’auto-lndu- striale.

Marconi. Si ritiene confermato che la Telefunken

tedesca abbia riconosciuta la validità de1 grande brevetto Marconi n. 7777.

Società Veneta. Padova. E stata concessa la tra­

sformazione a trazione elettrica della linea Padova- Pieve di Sacco.

Acquedotto Pugliese Genova. — Al 31 ott. l’esca-

vazione tot. di canali in tunnels era di m. 83,364.98, e il rivestimento m. 74,181.74. Da compiere metri 95,022.55. Canali in trincea o in opere d’arte metri 155,076.89, rivestimento m. 124,488.20. Gli allaccia­ menti di Lecce e Foggia hanno raggiunto 15.376.94 ed i rivestimenti m. 8,786 02.

Stanze di Compensazione Torino. — L’insieme delle

operazioni compiute durante il mese di ottobre dalla Stanza esercitata dal Banco di Napoli, è stato di L. 962,760,107, di cui L. 952,583,514 per partite com­ pensate e L. 10,176,598 per saldi in denaro, che rag­ giunse L- 1.05 per cento sul totale delle operazioni — Napoli. Le operazioni nel mese di ottobre della Stanza esercitata dalla Banca di Napoli furono di L. 33,496,453 di cui L. 28,596.008 per partite com­ pensate e L. 4,900,445 per saldi in denaro, che rag­ giunse il 14 62 % sul totale delle operazioni.

Soc. Anglo-Romana per la illuminazione a gas. Rama.

— In seguito all'aumento dei prezzi del carbone, dovuto agli scioperi nei bacini minerarii, della pri­ mavera scorsa, la Soc. seguendo l ’esempio di altre imprese, ha domandato al Municipio di poter elevare transitoriamente le tariffe. La Società ritiene di essere autorizzata a tale domanda della ultima convenzione

e dai precedenti. Sembra che sia stato chiesto il lodo arbitrale per la soluzione della controversia.

Soc. An. Lombardi e Macchi. Milano. — 11 bilancio

del secondo esercizio, ma primo completo, dimostra se non realizzate le previsioni, una buona prudenza e un opportuno deprezzamento ed ammortizzo neces­ sario. Il beneficio netto è di L. 105,172.41 che ag­ giunte al precedente di L. 2,962.46 formano un to­ tale di 108,134.87, divisi cosi : al fondo di ris. 5,258.60: al Cons. d’Amm. 6,310.35; a disp. del Cons. 4,206.85; agli azionisti L. 12 per az. = L. 90,000, in conto nuovo 2,359.07.

SUb. Chim. Farmaceutica Riuniti Schlapparelll. To­

rino. — L’ultimo bilancio dà la prova del suo svi­ luppo, avendo gli altari della parte rimedi e prodotti chimici superato i 6 mil. contro i 5 dell’eserc. prec. Il solo Stab. di Settimo ha dato un prodotto di L. 1,600,000.11 capitolo Credit, diversi è in aumento ma compensato da quello « Soli, di rame in corso di lavoro » pel quale si è anticipato il lavoro per la campagna futura.

Sooietà Ita), di Credito Provinciale. Milano. — Si as­

sicura che la Società aprirà fra breve una succursale a Prato, Toscana.

Fab. Riun. Gì lettine, Biscotti e Aff. Torino. — L’ As­

semblea Gen. è convocata pel 5 die., col seguente ordine del giorno : 1) Rapporto del Consiglio di Am­ ministrazione ; 2) Presentazione del bilancio chiuso al 30 sett. 1912 e ripartizione u tili; 3) Emolumenti ai sindaci ; 4) Nomina di due sindaci e due sup­ plenti.

Nuovo Banco Italiano. Buenos A yres. —- La situa­ zione generale dei conti di questo Istituto, che torna di indiscutibile utilità agli scambi italo argentini, ai 30 settembre 1912 era: A ttiv o : Azioni da emettere L. 4,400,000; Cassa 19,262,773 49; Corrispondenti estero 4,518,698.10; Portafoglio 51,229,432; Conti corr. liberi e garantiti 24,005,497.64; Titoli 394,007.96; Im m obili2,663,342; Mobilio2,200; Cambio6,574,894.41; Conti div. 1,027,776.64; Depositi titoli in custodia e in garanzia 34,165,736.38 ; ìd. effetti all’incasso lire 4.683.415.28. Totale L it 152,927,773.90.

P a ssiv o: Capitale L. 11,000,000; Fondo di riserva 2,640,000; id. straordinaria 3,960,000; Fondo di pre­ videnza impiegati 168,982.97 ; Depositi a vista ed a termine 87,106,794.13; Cambio 6,574,402.90; Conti diversi 2,628,442.24; Depositanti titoli in custodia e in garanzia 34,165,736.38; id. effetti all’incasso lire 4.683.415.28. Totale 152,927,773.90.

L 'E C O N O M IS T A

d i Fi r e n z e

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mercio, Banchi, Ferrovie ecc.

(14)

766 L ’ ECONOMISTA 1 dicembre 1912

Mercato monetario e Rivista delle Borse

Roma, 30 novembre 1912. 11 ribasso del cambio della sterlina a New York pur avendo avuto per corollario, sul finire della prece­ dente ottava, un moderato assorbimento di oro sul mercato libero londinese da parte degli Stati Uniti, non ha influito sulle condizioni del massimo centro inglese, nè pare che debba su questo ripercotersi in avvenire. Nella settimana il prezzo del denaro a New York ha toccato un massimo di 9 % ; ma esso chiude ora a 4 % ; mentre, con l’ ultimo bilancio, le Banche Associate segnano un aumento da 5 1/3 a 7 3/5 mi­ lioni di dollari, contro 9 2/5 milioni un anno fa; di più il Tesoro nord-americano ha dichiarato di non essere disposto, per ora, ad aumentare i suoi depo­ siti presso le Banche nazionali, il che, se varrà a impedire un ulteriore impulso artificioso dei saggi da parte degli interessati, è pure un indizio che non si attende effettivamente una prossima tensione mone­ taria. Invero è questa l’ epoca in cui si verifica il riafflusso di capitale dall’interno verso New York e, ancorché la straordinaria importanza del raccolto possa ostacolare e ritardare il movimento, ogni pre­ visione pessimista parrebbe doversi escludere.

La prospettiva del mercato londinese risulta quindi, tranquillante giacché, in mancanza di prelevamenti da parte degli Stati Uniti, gli arrivi di oro dal Sud- Africa potranno compensare le uscite di metallo dalla Banca d’ Inghilterra a destinazione del Brasile e del­ l ’Argentina e i non lontani bisogni delle provincie interne, e non si farà luogo alla necessità di un più alto saggio di sconto ufficiale. Pel momento, nono­ stante la liquidazione mensile, il prezzo del denaro a Londra rimane stazionario, lo sconto a tre mesi quotando 4 3/4 % come otto giorni fa, mentre la Banca d’Inghilterra (28 novembre) ha aumentato di circa Ls 1/3 di milione il metallo, di oltre 1/4 di m i­ lione la riserva la cui proporzione agl’impegni è sa­ lita da 50,70 a 50,80 % contro 51,50 % l’ anno scorso a pari data.

A Parigi pure lo sconto libero è invariato intorno a 3 3/4 % , mentre a Berlino è aumentato da 5 1/2 a 5 7/8 % . Le maggiori richieste che affluiscono alla Ueichsbank anche pel fatto del recente aumento dello sconto ufficiale in Sassonia, e le condizioni in cui si trova l ’istituto germanico, che risultano meno favorevoli di quelle di un anno fa, giustificano i dubbi prevalenti sulla possibilità per la Eeichsbank di man­ tenere invariato il proprio minimo ufficiale ; ma, a parte ciò, si può dire non esistano elementi atti a preoccupare circa l ’ avvenire del mercato monetario europeo.

Dato il periodo (leU’an'no che si attraversa, con­ trassegnato, normalmente, dalla tensione dei saggi, e tenuto conto delle nubi che oscurano l’orizzonte politico, la situazione monetaria appare soddisfacente, tanto più che, come avviene a Londra e a Berlino, si nota una minore riluttanza agli impieghi a lunga scadenza, e una maggior disposizione a quei trasfe­ rimenti di capitali da un mercato all’altro soliti io tempi normali, come lo prova, l ’aumento delle dispo­ nibilità francesi investite a Berlino, determinato dal margine del prezzo del denaro fra i due paesi.

Questi sintomi tranquillanti, però, non hanno avuto azione apprezzabile sui circoli finanziari internazio­ nali : la possibilità di un conflitto austro-russo, che i preparativi militari dei due Stati han fatto temere prossimo, ha assorbito l’attenzione degli operatori, cui la scadenza del termine consigliava già un m ag­ gior riserbo. Attraverso l ’ alternarsi delle notizie sulla situazione politica, i mercati hanno, a volta a volta, manifestato tendenza alla fiacchezza o all’ottimismo, ma il bilancio settimanale dei corsi è risultato in comp esso sfavorevole.

La prospettiva della minor facilità monetaria che si verifica di solito nell’ ultimo mese dell’anno e la considerazione che, in ogni miglior ipotesi, le opera­ zioni finanziarie sospese dalla guerra saranno, a pace ristabilita, occasione a proficui impieghi, non pos­ sono non incoraggiare il Capitale a quell’astensione che la situazione generale odierna vale da sola a giu­ stificare.

Giova osservare come le stesse condizioniljcui è stato ottenuto il denaro per la liquidazione (5 e mezzo per cento a Londra, 6 mezzo per cento a Berlino), non potessero non consigliare la riduzione delle po­ sizioni.

È perciò che la settimana, mentre segna, in ge­ nere, una maggiore indecisione pel mercato dei va­ lori, registra una generale fiacchezza in quello dei fondi di Stato, come i più esposti all’aumento del prezzo del denaro e all’aggravarsi della situazione politica.

Anche il nostro Consolidato ha subito il con­ traccolpo della tendenza prevalsa per le Rendite di Stato; essa chiude, però, assai ferma. Così all’e­ stero come all’ interno. Per ciò che riguarda i valori, si ha a constatare una sensibile irregolarità, che si è tradotta, in ultima analisi, nel mantenimento o nel leggiero miglioramento dei corsi di otto giorni fa per la maggior parte dei valori, mentre ha dato luogo in alcuni casi, come sul mercato locale, a perdite del tutto ingiustificate.

Prof. Artdro J. de Johannis,

Direttore-R om a , S ta b , Tip. E redi C av. A .\ B efa n i - V ia Celsa^6, 7.

LLOYDS BANK LIMITED.

C a p ita le S o tto s critto , Lire 657,605,000.00.

Capitale Versato, Lire 1 0 5 ,2 1 6 ,8 0 0 .0 0 . Fondo di Riserva, Lire 7 2 , 5 0 0 , 0 0 0 .0 0 .

71, L O M B A R D STREET, L O N D R A , E.C.

U F F IC IO C E N T R A L E :

D e p o siti e c o n t i c o r r e n ti - - - , - (31 D ic e m b r e , 1911) Lire 2 ,1 1 6 ,4 6 5 ,6 7 5 .0 0 N u m e r a r io in C a s s a , o t t e n i b ile s u d o m a n d a e d a b r e v e p r e a v v is o „ 5 3 8 ,3 5 3 ,0 2 5 .0 0 C a m b ia li - - - - - - - - - - - - - - 2 7 0 ,2 6 2 ,8 7 5 .0 0 I n v e s t im e n t i 2 7 6 ,3 1 1 ,6 7 5 .0 0 A n tic ip i e d a ltri v a lo r i - - - - - - - - - - - 1 ,1 5 7 ,6 4 9 ,4 7 5 .0 0

QUESTA BANCA HA PIÙ DI 6 0 0 UFFICI ÌN INGHILTERRA E NEL PAESE DI GALLES.

R ip a rto C o lo n ia le

E s te ro : 60, L o m b a rd S tre e t,

E.C.

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