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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.20 (1893) n.0982, 26 febbraio

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIEN ZA ECONOMICA, FIN A N ZA , COMMERCIO, BAN CH I, F E R R O V IE ,' I N T E R E S S I P R IV A T I

Anno XX

Voi. XXIV

Domenica 26 Febbraio 1896

N. 982

DISORDINE ECONOMICO

Non sappiamo comprendere come la Camera ed il Seuato non si accorgano che la loro voce non è all’ unisono con quella del paese, e come non av­ vertano che mentre tranquillamente lasciami domi­ nare la ragione politica, la compagine economica della nazione vada con una spaventosa costanza sfa­ sciandosi da ogni parte.

Nè ci si dica che siamo troppo pessimisti e che non abbiamo fede nell’avvenire della patria. Tutl’al- tro ! speriamo ed auguriamo le lontane rivincite, ma intanto, con sgomento, notiamo le presenti disfatte.

Occorre ricordarlo? — Sono appena dieci anni che il bilancio dello Stato segnava avanzi di oltre 50 milioni, — che il commercio coll’estero andava crescendo ed i prodotti italiani si spandevano sui mercati forestieri ; — con compiacenza si notava il rapido aumento del risparmio privato; — il capitale degli altri paesi volentieri si impiegava nei fondi italiani ; — le Banche degli Stati esteri ricevevano per centinaia di milioni la nostra carta; — il traffico ferroviario prometteva aumenti cospicui ; — le im­ prese industriali, bancarie e manifatturiere rimune­ ravano sufficientemente il capitale. Avevamo in una parola tutti i sintomi di quella attività febbrile, forse alquanto disordinata e sproporzionata, ma tuttavia simpatica a tutti, che prometteva bene dell’avvenire economico del paese.

Che cosa è avvenuto dal 1883 al 1893 perchè si potesse rovesciare sull’ Italia la bufera che im­ perversa cosi ostinata e potesse così fortemente radi­ carsi tra noi, per distruggere fino dalle fondamenta la ancora gracile economia di un paese giovane e de­ sideroso di benessere? — Apparentemente nulla è mutato ; gli italiani sono gli stessi di prima, non hanno mancato di fede ai loro impegni perchè il mercato estero respingesse o non accogliesse le loro promesse; — la attività industriale non è diminuita, si vuole anzi che sia alquanto accresciuta ; — non abbiamo su­ bito guerre disastrose, non pagate indennità ; in­ somma nessun fatto straordinario sembra giustificare questo stato di malessere che tutti avvertiamo e che e certamente più intenso, più profondo di quello che non sembri dalle stesse più dolorose manife­ stazioni.

Egli è che da dieci augi a questa parte è un suc­ cedersi senza tregua di errori economici, che accu­ mulano le loro conseguenze e lasciano sentire tutto il

oro peso sulla nazione ; — egli è che da dieci anni lanno governato l’ Italia : — o la spavalda ignoranza 1 chi non conosce i fatti economici e non sa quindi

lasciarli svolgere nella tranquilla loro azione ; — o la presunzione di una scuola, che naviga tra il culto vano della libertà, ma solo in teoria, e la inetta in­ tromissione in ogni genere di attività, nella pratica. È durante'questi dieci anni che l’ Italia ha suc­ cessivamente esperimentati tutti gli espedienti eco­ nomici più condannati, e li ha esperimentati sul proprio corpo gracile, giovane inadatto ad una pro­ va, che come lo dimostrano i fatti doveva accasciare ogni attività.

Enumeriamo i principali di questi errori, giacché è bene aver sempre presenti i demeriti degli no­ mini, che hanno retta la economia del paese, affine di tenerli d’ ora innanzi lontani abbastanza perchè, col pretesto di portare i rimedi, non aggravino il male con nuovi mali.

Hanno aumentato i debiti di parecchi miliardi, anche quando si sapeva che il mercato estero non avrebbe assorbiti i nostri titoli ed il risparmio na­ zionale non vi si sarebbe rivolto senza danno della industria crescente.

Si è lascialo aumentare di più che 400 mi­ lioni le spese,' senza provvedere contemporaneamente alle corrispondenti entrate e permettendo che il di­ sordine del bilancio crescesse e si manifestasse con cospicui disavanzi.

Si è messo il disordine nel Tesoro, lasciando a suo carico le deficienze degli esercizi e gravandolo così di oltre mezzo miliardo di deficit.

Si è sconvolto tutto l’organismo delle industrie e dei commerci mediante una tariffa protettiva, che un paese povero non poteva senza danno sopportare.

Si sono rotti i rapporti commerciali col paese che trafficava più abbondantemente con noi, senza aver p r im a con altri trattati provveduto di nuovi sbocchi la produzione italiana.

Si è rincarato il pane col dazio sui cereali, au­ mentandone il costo circa del 25 per cento e la­ sciando che coi dazi di consumo locali sul pane e sulle farine i comuni gravassero la mano, contri­ buendo così a far rifiorire la pellagra, contro la quale meglio che gli ospizi, gli ospedali ed i forni, aveva agito il buon mercato del grano.

Si sono inasprite le tasse e le imposte a cui sono soggetti i meno abbienti, solleticando maggiormente l’ignoranza col lotto, rincarando il sale appena sgra­ vato, rendendo più cara la giustizia.

Si è gettato il disordine sul credito, non solo mantenendo, ma peggiorando il regime bancario che ha dato i risaltati che tutti vediamo.

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130 L ’ E C O N O M I S T A 26 febbraio 1893

Si sono acoresciute lo incombenze de lo Stato, aumentando la burocrazia già troppo polente ed in­ vadente.

Si sono spinti gli armamenti ad un punto spro­ porzionato per forze del paese, sia aumentando la dotazione ordinaria delle spese militari, sia ricor­ rendo frequentemente a domande di straordinari e cospicui sussidi.

Si è gettata la sfiducia nella nazione sulla con­ dotta politica degli stessi uomini di Stato per mezzo di' una serie continua di ingiustificate incoerenze.

Questo è lo stato di servizio degli uomini che da dieci anni ebbero in mano nei fatti economici il governo del paese.

Nè la sventura dell’ Italia sembra da questo lato compiuta ; il Governo ed il Parlamento continuano nella loro via così discorde da quella che desidera e reclama il paese e sono già pronti i progetti di nuovi errori che si sovrapporranno agli esistenti : — il monopolio sul petrolio e sull’alcool.

A noi sembra che sia tempo che il paese dica solennemente il suo tasta, e possa collocare in po­ sizione ausiliario tutti coloro che in questi ultimi dieci anni lo hanno così maltrattato.

L e situazioni d elia B anca R om ana

Le ultime situazioni della Banca Romana, in mi­ lioni di lire, danno i seguenti risultati, che racco­ gliamo in un prospetto per comodo dei lettori :

<M cn> — i " a « « <=s 31 D ec em br e 18 92 10 G en na io 1 89 3 20 G en na io 1 89 3 31 G en na io 1 89 3 10 F eb br ai o 18 93 Cassa e riserva... 27.9 27.3 27. s 27.2 25.5 27.9 Portafoglio e anticip. 62.2 63.5 62 5 59.5 88.5 56.8 T ito li... 2.1 2.1 2.1 2.1 2.7 2.7 Crediti... 27.2 36 0 59.5 56.7 66.7 55.7 Sofferenze... 5.3 5.4 5.1 5.8 6.0 7.9 Circolazione... 72.7 111.7 134.9 137 7 137.3 138.2

Conti correnti ed al­

tri debiti a vista.. 1.1 1.1 0.9 0 3 0.3 0.1

Conti correnti a sca­

denza ... 41.9 13.5 12 0 5.3 3.9 3.4

I lettori possono di per sè stessi analizzare questo quadro e vedere quali sono state le cause per le quali è avvenuto che nella situazione dal IO al 20 gennaio ed in quella del 10 febbraio si verificasse un aumento di circolazione. Di tale aumento abbiamo data notizia al pubblico nel nostro ultimo numero e

con nostra meraviglia vediamo che non solo una parte della stampa, ma lo stesso Ministro della Agri­ coltura tentano di difenderlo e di giustificarlo.

Il P opolo R om ano, con quella improntitudine di linguaggio che suole adoperare, intitola le sue pre­ tese rettifiche « conti sbagliati » e vuole far credere ai suoi lettori che abbiamo rilevato l’aumento della circolazione senza tener conto del movimento dei conti nuovi passivi e di altre cifre.

Rispondiamo brevemente : — kok à vero.

Nel numero del 19 corr. \Econom ista riportava le cifre del bilancio della Banca Romana e notava anche la diminuzione dei conti correnti da 41.9 a S.3 milioni, e la diminuzione del portafoglio, ed infine l’aumento delle, sofferenze.

Nella nostra equità e prudenza di giudizio noi credevamo che l’aumento della circolazione da 131.9 a 137.7 milioni fosse prodotta da « nuove, scoperte

d i biglietti emessi abusivamente dalla p a ssa ta A m ­ m in istrazion e;« invece, con nostra grande meraviglia,

dalle giustificazioni del P opolo R om ano e dalle di­ chiarazioni fatte l’altro giorno alla Camera dal Mi­ nistro Lacava apprendiamo quello che non avremmo mai creduto, che si tratta cioè di aumento di cir­ colazione perpetrata adesso, approfittando dei biglietti di scorta.

Comprendiamo benissimo che la situazione della Banca Romana nei suoi complessivi risultati finan­ ziari non muta per la nuova emissione, se questa nuova emissione è impiegata a tacitare altri debiti, ina se tale considerazione giustifica i fini, rimane sempre scorretto e gravissimo sotto tutti gli aspetti, il mezzo usato.

Ma come? Si arresta il direttore della Banca Ro­ mana e si mette in liquidazione la Banca stessa, perchè ha emesso abusivamente dei biglietti ; e dopo l’arresto i successori, qualunque essi sieno (poiché noi ci riferiamo ai fatti e non alle persone) si per­ mettono di continuare lo stesso giuoco ! — Ma dun­ que le leggi si fanno per burla e nessuno è più ob­ bligato di osservarle !

Non basta che la G azzetta U fficiale d el Regno pubblichi nel suo numero del 14 febbraio che la Banca Romana aveva una circolazione di 137 mi­ lioni di biglietti « giusta il lim ite fissato d a lla legge

30 giugno 1891 e d a R . decreto 5 luglio 1891 » ,

mentre la legge ed il decreto fissano il limite della circolazione della Banca Romana in 70 milioni ; — ora si aggiunge anche una circolazione abusiva al di là di quella commessa dalla amministrazione Taulongo.

Il P opolo R om ano allega le necessità urgenti. Ma anche il Tanlongo dirà lo stesso e dimostrerà che ha aumentata mano a mano la circolazione per impedire il fallimento della Banca.

Non vogliamo insistere su un procedimento così scorretto, che ha avuto eco in Parlamento e del quale pare che lo stesso Governo sia pentito, giacché i giornali ufficiosi annunziano che si rimetteranno le cose in ordine ; ma scongiuriamo Governo ed Ammini­ stratori a non scherzare maggiormente col credito ; si tratta di cose delicatissime, sulle quali pare non si abbiamo idee giuste. Noi invochiamo quindi :

1° che le situazioni della Banca Romana indi­ chino separatamente:

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26 febbraio 1893 L ’ E C O N O M I S T A 1S1

Escludiamo la possibilità che a quest’uUima si ag­ giunga una terza categoria, che non sarebbe nei fini fraudolenti, ma che verso i terzi, i quali al rigoroso rispetto della legge hanno diritto e debbono essere sempre ed in tutti i casi sicuri che le infrazioni alla legge in materia di credito, costituisce il reato di cui parla l’articolo 256 del Codice Penale. Ma chi' pense­ rebbe mai il Governo di emettere biglietti di Stato senza l’autorizzazione della legge ? E si crede di poter emettere carta bancaria impuuemente sia pure colle migliori intenzioni? Sono cose così strane quelle elio oggi si vedono, che fa paura il parlarne ; si va sconvolgendo non solamente ogni concetto economico, ma temiamo, ogni concetto morale.

Il Popolo Rom ano e la Tribuna promettono che la circolazione giadualmente diminuirà ; e prendiamo atto della promessa, desideriamo anzi che ciò avvenga subi­

to, perchè la emissione nuova non è per nulla dissi­

mile — salvo i fini — da qi ella che abusivamente il Tanlongo ha gel ato sul mercato.

LE STRADE FERRATE ITALIANE

esaminate sotto 1’ aspetto finanziario *)

11 problema delle costruzioni ferroviarie ha rice­ vuto, come è noto, in Italia soluzioni assai differenti. Può dirsi che si sono esperimentati tutti o quasi i sistemi, e quali risultati, il più spesso cattivi e di rado buoni, siansi ottenuti, è pure noto. L’esperienza ha ormai provato che lo Stato è disadatto, non solo a esercitare le strade ferrate economicamente, ma anche a costruirle nel minor tempo e colla minore spesa. Diciamo di più, è anche il meno indicato a stabilire quali sono le linee che possono essere util­ mente costruite, ben inteso astrazion fatta dalle fer­ rovie strategiche, perchè troppe influenze si eserci­ tano sul suo giudizio, per potersi aspettare che questo sia unicamente appoggiato sopra l’utilità economica e finanziaria.

Perciò non è a maravigliare che laddove le fer­ rovie sono state costruite dallo Stato si sia esagerato nel piano delle costruzioni, si sia abbondalo più del necessario e fatto spesso opera finanziariamente dan­ nosa. Per chi non ignora che cosa voglia dire nel sistema rappresentativo l’azione dello Stato nel campo economico, gli eccessi in materia di costruzioni fer­ roviarie non sono un fatto nè anormale, nè senza una ragione nota e convien persuadersi che è assai più difficile trattenere lo Stato sulla china dei debiti e delle spese, che non mettere in moto la iniziativa e l’azione dei privati.

Diciamo questo, perchè nello sviluppo affrettato, più volte e da più parti deplorato, delle strade fer­ rate italiane noi non sappiamo vedere che una conse-

uenza di un fatto d’ordine piu generale, l’azione dello tato nella vita economica, azione che una serie di cir­ costanze rende spesso esagerata. Resterebbe però da vedere se e in qual misura sia stato eccessivo lo sviluppo della rete ferroviaria in Italia e se al punto in cut siamo giunti debbasi sostare, se ciò sia possibile, o quale metodo debba seguirsi per le costruzioni già deliberate e non ancora iniziate.

Lo scritto del quale ci siamo occupati nel prece­ dente articolo considera questa questione delle co­ struzioni in modo forse troppo assoluto e perciò pessimista. Scrive l’ anonimo scrittore: « Si ò visto quali fossero in passato e quali siano oggi le con­ dizioni finanziarie dell’ azienda ferroviaria italiana : che, se per essa i risultati ottenuti non sono stati nell’ insieme molto soddisfacenti, neppure è a dire che lo siano per lo Stato pel quale anzi, come già fu osservato, essi non potranno che peggiorare.

Ciò non pertanto è positivo che, durante un certo numero di anni, quei resultati erano per lo addietro riusciti abbastanza lusinghieri, giacché dal 1870 al 1880 ‘), quantunque la rete non abbia cessato di am­ pliarsi sensibilmente, pure i prodotti lordi chilome­ trici continuarono a progredire, tanto da poter far sperare in un ulteriore progresso economico del paese. Ma alle liete speranze succedettero le disil­ lusioni ; i prodotti chilometrici cominciarono coll’es­ sere stazionari e poi finirono col diminuire non poco. Dai confronti fra i risultati successivi dei vari periodi e dalle considerazioni fatte, appare ovvio di dedurre che tale diminuzione sia dovuta in gran parte al soverchio sviluppo che si volle dare alla rete dal 1880 in poi; poiché, come già fu detto, mentre è avvenuto che taluna delle nuove strade ferrate andasse sostituendosi, quale scorciatoia, a ta­ luna di quelle già esistenti, il paese non si è tro­ vato in condizioni economiche tali da poter egual­ mente approfittare di tutte, le vecchie e le nuove, insieme. È vero che disgraziatamente negli ultimi anni, e cioè dopo 1*88, sopravvenne anche la crisi economica a peggiorare di molto la situazione, ma,

come si vedrà in seguilo, una sosta più o meno

lunga e forse una depressione nei prodotti, erano da aspettarsi anche indipendentemente dalla crisi. »

Sta in fatto che le ferrovie hanno risentito gli effetti della politica contradditoria seguita negli ul­ timi anni. Accrescere le vie di comunicazione e i mezzi di trasporto, mentre si creavano o si rende­ vano più gravi le difficoltà al commercio, pare sia la sapienza dei governi in questo scorcio di secolo. Così le ferrovie si sono estese maggiormente in Italia quando il traffico subiva una contrazione; la poli­ tica ferroviaria fu insomma agli antipodi con quella commerciale e gli effetti si sono resi palesi nella diminuzione dei prodotti chilometrici. E lo scrittore della Nuova A ntologia pensa che anche se le con­ dizioni economiche in certi anni poterono apparire economicamente floride, non erano però tali da giusti­ ficare la costruzione di tante nuove linee. Egli è quindi logico quanuo crede che si debbano bensì ultimare i 1710 circa chilometri di ferrovie in co­ struzione, ma che per gli altri 1100 non ancora ap­ paltati sia da prendersi il partilo del rinvio ad altri tempi migliori. La questione è certo grave, e noi, che abbiamo approvato la riduzione delle spese fer­ roviarie, crediamo meriti d’ essere discussa ed esa­ minata ampiamente dalla stampa, per far conoscere al paese lo stato vero della questione.

In quale condizione si trova l’ Italia in fatto di ferrovie, sia rispetto agli altri Stati, che in ragione di abitanti e di superficie, può vedersi dal seguente prospetto, nel quale è indicata la lunghezza delle

*) Vedi il numero precedente dell’ Economista.

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132 L ’ E C O N O M I S T A 26 febbraio 1893

strade ferrate in Europa, in rapporto appunto alla popolazione ed alla superficie; esso è tolto daH’4>'-

chiv fi ir Eìsenbdhnen e si riferisce alla fine del­

l’anno 1891

Chilometri

STATI per 10,000 abitanti Chilom. qnad.per 100 S v e z ia ... . 16.6 1 .8 Svizzera... . 10.6 7 .5 Fran cia ... . 9 .5 6 .9 D a n im a rc a ... ... . 9 .0 5 .1 Germania... . 8 .6 7 .7 B elgio... . 8 .5 1 1 .5 Regno U nito... . 8 .3 1 0 .4 Norvegia. ... . 7 .9 0 .5 Paesi Bassi, Lussemburgo. . 6 .4 8 .5 A ustria-U ngheria... . 6 .3 3 .9 Spagn a... . 5 .6 1 .9 Porto" a llo ... . 4 .8 2 .3 R u m a n ia ... . 4 .7 2 .0 I t a l i a ... ... . 4 .4 4 .2 G recia... . 3 .2 1.1 Russia e Finland ia... . 3. 1 0 .6 Serbia... , . . . 2 .5 1.1 Turchia Europea, Bulgaria

R u m elia... e 2 .3 0 .6

M edia.. . . 6 .4 2 .2

Apparisce da questi dati che l’ Italia occuperebbe quattordicesimo posto rispetto ai chilometri di

fer-rovie che essa possedeva alla fine del 1891 raggua­ gliati alla popolazione. Ma sono forse bastevoli quei dati per giudicare sulla insufficenza o meno della rete ferroviaria italiana ? L’anonimo scrittore non lo crede, anzi pensa debbasi aggiungere qualche elemento, che tenda a far conoscere se almeno all’ ingrosso le nuove strade ferrate saranno più o meno utilizzate, sia pure anche soltanto in vista di fare affluire alla rete già esistente taluni pochi traffici, che diversa- mente forse non vi arriverebbero. E il criterio che ä suo avviso darebbe una norma abbastanza esatta della opportunità finanziaria non solo, ma anche eco­ nomica, di costruire nuove strade ferrate in un dato paese, potrebbe aversi dalla sua produzione nel senso economico più esteso della parola , i fattori della quale come si sa sono: le terre colla rendita, i ca­ pitali propriamente detti col profitto, e le persone col lavoro. E chiaro che per l’agricoltura, per l’in­ dustria e pel commercio in generale gli scambi che determinano lo sviluppo dei traffici, devono essere proporzionati alla produzione; per cui quanto mag­ giore sarà questa, altrettanto maggiore sarà il biso­ gno di strade ferrate. Disgraziatamente non si hanno elementi abbastanza particolareggiati per apprezzarla in tutte le sue manifestazioni. Fondandosi tuttavia sui calcoli del comm. Bodio e del prof. Pantaleoni crede lo scrittore della Nuova Antologia di poter calcolare la ricchezza dell’Italia dal 1870 a oggi e di stabilire così se lo sviluppo delle ferrovie sia stato più rapido o no della ricchezza, non solo, ma partendo dal concetto che l’incremento della ricchezza nel periodo 1891-95 sia eguale a quello del quinquennio antecedente 1 8 8 6 -9 0 e tenendo conto delle strade ferrate che sono in corso di costruzione e potranno essere ul­ timate pel 95, vuole gettare uno sguardo anche sul futuro prossimo e determinare così a che punto sa­ remo fra tre anni. Ecco il prospetto relativo :

Q U IN Q E N N IO IN D IC A Z IO N I 1 8 7 0 -7 5 1 8 7 6 -8 0 1 1 8 8 1 -8 5 1

j

0 6 -9 8 8 I | 0 6 -9 8 8 1 1 8 9 1 -9 5 /

Medio sviluppo della rete

in esercizio... 6719 7969 9403 11712 11712 14291 Ricchezza media assoluta

in m iliardi... 37.7 46.5 51 1 54.4 56.7 62.3 Progressione percentuale

dei chilometri di stra­

de ferrate... 100 118 140 174 174 213 Progressione della ric­

chezza assoluta ... 100 121 136 144 150 165

Differenza fra le due pro­

gressioni ... 0 - 3 + 4 -1- 30 + 24 + 48

Ricchezza corrispondente ad un kil. di strade fer­

rate ...Milioni. 5.6 5.7 5.4 4 6 4 8 4.4

Nei primi quattro quinquenni si è calcolata la ric­ chezza media assoluta, quale realm ente sarebbe ac­ certata, mentre nei u'timi due quinquenni del pro­ spetto 1886-90 e 1 8 9 1 -9 5 (e ciò spiega la ripetizione del quinquennio 1886-90) si è tenuto conto della ricchezza media assoluta, come se la crise non fosse avvenuta e la ricchezza avesse continuato a crescere secondo la progressione avutasi prima del 1885 cioè nel quinquennio 1 8 8 1-85. Or bene, due fatti appa­ riscono evidenti, secondo lo scritto che analizziamo: anzitutto che nei primi due quinquenni, cioè dal 1870 al 1885, l’ apertura all’esercizio dei nuovi chilome­ tri di ferrovia è andata quasi di pari passo cogli aumenti della ricchezza, mentre nel quinquennio suc­ cessivo l’aumento dello sviluppo delle strade ferrate finì col superarla non di poco; e in secondo luogo che nell’ ipotesi che la crise non fosse sopravvenuta si avrebbe bensì che la differenza tra la progres­ sione delle strade ferrate e quelle della ricchezza diminuisce da 50 a 24 pel quinquennio 1886-90, ma risale a 48 pel quinquennio in corso. E se si traducono queste due differenze in lunghezza di strade ferrate si trova che la prima corrisponde a 1610 chilometri e la seconda a ben 5 2 2 5 ; gli uni dovrebbero dedursi dallo sviluppo medio di 11712 chilometri che sono stati esercitali durante il periodo 1 8 8 5 -9 0 e gli altri dallo sviluppo medio delle strade ferrate che si avranno in esercizio durante il quin­ quennio in corso. Insomma si sarebbe dato impulso alle costruzioni ferroviarie in una ragione superiore a quella dell’ incremento della ricchezza.

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26 febbraio 1893 L ’ E C O N O M I S T A 133

relativamente, breve vorremmo che il Governo, po­ nendo per principio che non intraprenderà diretta- mente nessuna costruzione, affidasse alle Società eser­ centi di compiere la rete, conciliando il più possibile i bisogni delle popolazioni con le condizioni della finanza e dell’azienda ferroviaria. Si può credere che le Società, quando non fossero vincolate a scadenze inesorabili rispetto al tempo nel quale compiere le costruzioni e nemmeno ai tracciati già fissati, non avrebbero difficoltà ad assumerle a patti equi, libe­ rando cosi lo Stato dall’ alea e dagli altri, inconve­ nienti che esso incontra sempre quando vuol farsi costruttore.

IL C U R C I O ITALIANO NEL 1 8 9 2

Il bollettino della Direzione Generale delle Ga­ belle pubblica il risultato complessivo del commercio speciale italiano nell’anno decorso 189-2. Come è noto è alla fine dell’ anno che la Commissione reale per i valori delle dogane si aduna per stabilire i prezzi unitari delle merci nell’ anno precedente, quindi il risultato complessivo non è più fatto coi prezzi uni­ tari usati fino al 20 novembre, ma i calcoli sono tutti riformati secondo i nuovi prezzi.

Sarà quindi necessario che nelle cifre di confronto si ponga subito mente alla origine loro diversa e quindi al fatto che alcune cifre mutano non tanto per la entità del commercio, quanto per la entità dei prezzi a cui furono calcolate.

Così il vino fu diminu to nel suo prezzo di espor­ tazione da 32 a 23 lire l’ettolitro, e da 163 a 143 lire le cento bottiglie, l’ olio d’ oliva scese da 110 a 103 lire il quintale, I’ acido tartarico da 320 a 260 lire, i sali di chinina da SO a 43 lire il chilogram­ mo, il sale marino da 11.30 ad 11 lire la tonnellata, il tartaro e feccia di vino da 100 ad 80 lire, il sugo di cedro e di limone da 70 a 60 lire, e così via.

Parlando quindi di valori, e sopratulto parago­ nando i valori del 1891 con quelli del 1892, la dif­ ferenza delle unità è elemento essenziale, di cui me­ rita tener conto per formarsi un esatto concetto delle mutazioni avvenute nel nostro commercio.

Trascurando tutto ciò e tenendo solo conto dei va­ lori assoluti, il 1892 presenta un aumento di 43.7 milioni nella importazione e di 81 milioni nella esportazione. La importazione del 1892 era stata costantemente inferiore a quella del 1891 nei primi cinque mesi, poi andò mano a mano aumentando e superandola ; la esportazione invece fu sempre su­ periore a quella del 1891, meno che nei due mesi di agosto e dicembre; peròde maggiori differenze si riscontrano nei primi mesi.

Facendo i soliti prospetti riassuntivi si ha:

1891 1892 Differenza

Importazione 1,126584,583 1,170,328,304 + 43,743,721 Esportazione 876,800,155 957,895,378 + 81,095,223

Totale 2,003,384,738 2,128,223,682 + 124,838,944

In quanto ai metalli preziosi si avrebbe invece :

1891 1892 Differenza

Importazione 54,286,700 43,978,600 — 10,315,100 Esportazione___62,709,400 53,907,100 — 8,802,300

Totale“ 116,996,100 97,885,700 — 19,117,400

L’ aumento del commercio è quindi complessiva­ mente del 6 per cento, della importazione quasi del

4 per cento e della esportazione quasi del 9 per cento. Sono sempre povere cifre, ma in fondo sono le prime

dopo tanti anni che danno un miglioramento. Se però si pensa che l’ aumento della importa­ zione è quasi tutto dovuto ai cereali, 34 sui 43 mi­ lioni, e che quello della esportazione si deve ai vino ed alla seta, 78 su 81 milioni, si ricava che con estrema fatica e lentezza dopo la sciagurata pertur­ bazione del 1888, il commercio si asside nelle nuove angustie creategli dalle tariffe.

Riservandoci di esaminare in seguito alcuni par­ ticolari elementi del commercio, ecco ora i soliti prospetti :

IM P O R T A Z IO N E C A T E G O R IE

secondo la tariffa doganale

Valore delle merci importate nell* anno 1892 Differenza col 1891 I. 24.7*9.827 — 3.843,351 -1- 3,172,477 + 705,323 -1- 2,824,636 — 1,480,142 — 10,723,950 — 8,482,849 + 42,584,409 — 1,406,902 125 619 II. I I I .

Generi colon., droghe e tabacchi. Prodotti chim. generi medicinali,

85,524,606 43,892,192 24,657,325 22.437,188 132,522,214 77,705,427 123,631,768 37.126,860 IV . Colori o generi per tinta e per

V. V I. V I I .

Canapa, lino, ju ta ed altri vege­ tali filamentosi esci. 11 cotone.

IX. X. 12m , m 44.3 21.819 X I P elli... - 1,146,185 - 8,796,755 - 5,195,003 + 34,122,483 + 885,149 + 650,000 X I I . X I I I .

Minerali, metalli e loro lavori.. Pietre, terre, vasellam i, vetri e

120,635,103 118,278,536 191,079,735 93,306,631 17,125,758 X IV . X V. X V I.

Cereali, far., paste e prodotti ve- get.,non compresi in altrecateg. Animali,prodotti e spoglie di ani­

mali non compresi in altre cat.

X V II.

Totale delle prime 16 categorie 1,170,328,304 43,971,600 + 43,743,721 - 10,315,100 Totale generale.. . . 1,214,299,904 + 33,428,621 E S P O R T A Z IO N E C A T E G O R IE secondo la tariffa doganale

Valore delle merci esportate nell’ anno 1892 Differenza col 1891 i . 128,580,226 5,648,980 35,915,680 10,514,110 43.552,304 29,468.903 + 19,329,733 - 184,241 - 1,432,614 + 1,870,017 + 5,366,495 j - ■> '1«; r, I I .

I I I . Generi colon, droghe e tabacchi. Prodotti chim.,generi medicinali, IV . Colori e generi per tinta e per V.

V I.

Canapa, lino, ju ta ed altri vege­ tali filamentosi, esol. il cotone.

V I I . 11,643,930 + 2,260,342 343.366.248 -U3R.9ifi.9ft7 V I I I . IX. 29,581 343 - 10.192 + 470,558 - 4,654,015 + 3,587,471 - 1,566^91 - 948,368 - 5,664.343 + 1,417,543 X. 7,520,835 18,795,850 36.661,589 64,979,074 92,804,408 96 890,813 11,941,(63 X I. P e lli... X II. X I I I .

Minerali, metalli e loro lav o ri.. Pietre, terre, vasellami, vetri e X IV .

X V . X V I.

Cereali, far., paste e prodotti ve­ getali, non compr. in altre cat. Animali, prodotti e spoglie di ani­ mali, non compr. in altre categ.

X V I I .

Totale delle prime 16 categorie.. 957,895,378 53,907,100

(6)

134 L’ E C O N O M I S T A 26 febbraio 1893

Ed ecco quanto riguarda i dazi : Titoli di riscossione 1892 1891 Differenza Dazi d ’importazione 222.017.726 212,067,847 4- 9,949 879 D azi di Esportazione Sopratasse di fabbri-5,117,246 5,538,791 421,545 oazione. . . . . 3,429,557 3,894,872465.315 Diritti di bollo. . . 1,400,513 1,419,15118,638 Diritti marittimi . . 5,098,544 5,030.431 *4- 68,113 Proventi diversi . . 987,016 1,040,014 52,998 T o ta le . . . 238,050,602 228,991,106 + 9,059,496

Le Convenzioni pei Sem i Marittimi

Stimiamo di far cosa opportuna indicando quali sarebbero i servizi regolati dalle Convenzioni stesse, se queste fossero approvate dal Parlamento, quali furono stabilite definitivamente, dopo le ultime mo­ dificazioni.

Con la Navigazione Generale Italiana. — Le linee compílese nei capitolati con la N avigazione gen erale italiana sono queste:

a) Sei viaggi alla settimana fra Napoli e Palermo; i \ b) Sei viaggi alla settimana fra Golfo degli Aranci e Civitavecchia;

c) Un viaggio settimanale fra Livorno e Tunisi, toccando Cagliari;

d ) Un viaggio alla settimana fra Tunisi e Tripoli, toccando Susa, Monastir, Medhia, Sfax, Gabes e Gerba;

e) Un viaggio settimanale fra Napoli e Tripoli, toccando Messina, Catania, Siracusa e Malta ;

f ) Un viaggio bisettimanale fra Golfo degli Aranci e la Maddalena ;

g) Un viaggio settimanale fra Palermo e Cagliari ; h) Un viaggio settimanale fra Cagliari e Napoli ; i) Un viaggio settimanale fra Cagliari e Civitavec­ chia, toccando Muravera, Tortoli, Dorgali, Orosei, Si- niscola, Terranuova, Golfo degli Aranci ;

i bis) Un viaggio quindicinale fra Cagliari e Por- totorres, con approdi a Sant’Antioco, Carloforte, Ori- itano, Bosa, Alghero e Cala d’ Oliva ;

l) Un viaggio settimanale fra Livorno e Portotor- res, toccando Maddalena ;

m ) Un viaggio settimanale fra Livorno e Porto- torres, toccando Capraia, Bastia, Maddalena e Santa Teresa;

n) Un viaggio settimanale fra Palermo e Catania, toccando Trapani, Favignana, Marsala, Mazzara, Sciacca, Porto Empedocle, Palma, Licata, Terranova, Scoglitti, Mazzarelli, Pozzallo, Marzamemi e Siracusa ;

o) Un viaggio settimanale fra Palermo e Tunisi, toccando Trapani, Marsala e Pantelleria ;

p) Un viaggio settimanale fra Palermo e Messina, toccando Cefalù, Santo Stefano, Sant’Agata, Capo d'Or- lando (San Gregorio), Patti, Milazzo;

q) Un viaggio settimanale fra Napoli e Messina, toccando Amalfi, Pisciotta, Scario, Maratea, Scalea, Praia, Diamante, Belvedere, Cetraro, Fuscaldo, Paola, Amantea, Sant’ Eufemia, Pizzo, Tropea, Nicotera, San Ferdinando, Gioia Tauro e Reggio;

r) Un viaggio settimanale fra Napoli e Messina, toccando Maratea, Diamante, Belvedere, Paola, Aman­ tea, Sant’Eufemia, Pizzo, Tropea e Reggio ;

r-bis) Un viaggio alla settimana fra Napoli e Mes­ sina, toccando M aratea, Diamante, Belvedere, Paola, Amantea, Pizzo e Reggio ;

s) Un viaggio bisettimanale fra Palermo e Ustica; t) Un viaggio settimanale fra Napoli, Messina e Reggio ;

u) Un viaggio giornaliero fra Carloforte e Porto- venere, da eseguirsi dal 1® luglio prossimo venturo.

Quando per causa di cattivo tempo i piroscafi delle linee sotto le lettere q, r non potessero approdare a Pizzo, l’approdo dovrà effettuarsi a Santa Venere.

I concessionari dovranno prolungare, senza sovven­ zione, in andata e ritorno:

1. il viaggio sotto la lettera c a Genova; 2. il viaggio sotto la lettera m a Genova ; 3. il viaggio sotto la lettera i a Portoferraio, L i­ vorno e Genova.

I concessionari si obbligano :

a) di approdare eventualmente e mensilmente a Tangeri con la linea per Nuova York, ove tale linea facoltativa fosse conservata ;

b) di mantenere senza sovvenzione, un viaggio set­ timanale fra Cagliari e la Maddalena, toccando Mura­ vera, Tortoli, Dorgali, Orosei, Siniscola, Terranova, Golfo degli Aranci, fino a quando sarà, per le costru­ zioni ferroviarie, soppressa la linea, di cui alla lettera i del presente articolo. Ove però nei primi due anni, cioè dal 1° luglio 1893 al 30 giugno 1895, l’ esercizio della linea suddetta fra Cagliari e la Maddalena do­ vesse dare risultati economici passivi per la Società, la linea stessa sarà sovvenzionata dal Governo, in ragione di lire 14 a lega dal 1° luglio 1895, a meno che il Go­ verno non ritenga opportuno di sopprimerla.

Sono postali e postali commerciali le linee distinte nel presente articolo con le lettere a, b, c,d, e, f, m , o, t. Sono commerciali le altre.

II Governo potrà istituire il prolungamento della linea a Bengasi.

11 Governo avrà inoltre facoltà di obbligare i con­ cessionari ad eseguire tutti od in parte i servizi per le isole del Golfo di Napoli e delle Eolie per un tempo da determinarsi ed anche per tutta :a durata del pre­ sente contratto, qualora i detti serviz. affidati ad altra Società fossero abbandoniti dalla medesima.

Sarà altresì in facoltà del Governo di apportare le seguenti modificazioni ai servizi di cui all’art. 1.

1. Soppressione dei due viaggi alla settimana de­ signati alle lettere q, r , dell’art. 1°, quando si verifi­ cherà l’apertura dell’intera linea ferroviaria lungo la costa tirrena da Napoli a Reggio;

2. Soppressione del viaggio delle linee di cui alle lettere i ed i bis quando si verificherà per la prima, l’apertura delle linee ferroviarie Mandas-Tortoli e Ma- comer-Orosei;

3. Soppressione del viaggio di cui alla lettera n, quando sarà compiuta l’intera linea ferroviaria Sira- cusa-Licata;

4. Soppressione del viaggio di cui alla lettera p, Palermo-Messina, quando sarà compiuta l’intera linea ferroviaria litoranea Palermo-Messina.

Queste modificazioni e soppressioni 'non potranno attuarsi che col preavviso di tre mesi, e dovranno es­ sere approvate per legge.

Il servizio di navigazione a vapore dall’ Italia al Le­ vante, all’ Egitto, al Mar Rosso ed alle Indie, com­ prende le seguenti linee : ’

a) Un viaggio ogni due settimane fra Venezia ed Alessandria d’Egitto, toccando Ancona, Bari e Brindisi. b) Un viaggio settimanale fra Brindisi e Patrasso, toccando Corfù;

c) Un viaggio settimanale fra Genova ed Alessan­ dria d’Egitto, toccando Livorno, Napoli, Messina e fa­ coltativamente Catania;

d) Tredici viaggi all’anno fra Alessandria d’Egitto e Massaua, toccando Porto Said e Suez;

e) Tredici viaggi all’anno fra Alessandria d’Egitto e Bombay, toccando Porto Said, Suez ed Aden;

f ) Un viaggio mensile fra Bombay e Singapore, toccando facoltativamente Colombo;

(7)

26 febbraio 1893 L ’ E C O N O M I S T A 135 h) Un viaggio settimanale da Venezia e Costanti­

nopoli, toccando Ancona, Bari, Brindisi, Corfù e Pireo. i) Un viaggio settimanale fra Palermo e Brindisi, toccando Messina, Reggio, Riposto, Catania, Catanzaro, Cotrone. Taranto e Gallipoli;

l) Un viaggio settimanale fra Massaua ed Aden, toccando Assab ;

L’approdo a Catania della linea sotto la lettera c), avrà luogo sempre che da quella Agenzia sia telegra­ fato a Napoli, un giorno prima della partenza del pi­ roscafo, di avere in pronto un carico di almeno 100 tonnellate, come pure nel ritorno, sempre quando si avrà un simile carico per quello scalo.

In ogni altro caso, i concessionari si obbligano di tra­ sportare le merci da Catania per l’Egitto fino a Mes­ sina, e cosi da Messina a Catania nel ritorno, per ope­ rare il trasbordo : il tutto senza aumento di nolo, come se le merci fossero caricate o destinate a Messina.

I concessionari dovranno prolungare senza sovven­ zione in andata e ritorno :

1. a Genova, con approdo a Livorno, il viaggio settimanale sotto la lettera g ) ;

2. ad Odessa ogni quindici giorni il viaggio, sotto la lettera g ) ;

3. il viaggio sotto la lettera h) a Brada, nove volte all’anno con approdo a Kusteridjè, Sulina, Tdleià e Galatz ; ed a Batum, pure nove volte all'anno, con ap­ prodi a Ineboli, Samsum, Kerassunda e Trebisonda.

Indipendentemente dai servizi previsti dal presente articolo, il Governo potrà, col preavviso opportuno, accrescere i viaggi contemplati dall’articolo stesso, ed aumentare la velocità dei piroscafi.

Sono postali e postali commerciali le linee distinte nel presente articolo con le lettere a, 6, c, d, e, l. Sono commerciali le altre.

II Governo avrà facoltà di obbligare i concessionari ad eseguire il servizio fra Venezia e Brindisi, toccando Zara, Ancona, Tremiti, Bari, Brindisi, Antivari, San Giovanni di Medua, Durazzo, Vallona, per un tempo da determinarsi ed anche per tutta la durata del pre­ sente contratto, qualora il detto servizio, affidato ad altra Società, venisse abbandonato dalla medesima.

Il Governo avrà la facoltà di prolungare la linea «otto la lettera d) a Zanzibar, con approdi intermedi da determinarsi.

Quando sarà tagliato l’ istmo di Corinto, per cui pel canale si passerà dall' Jonio all’ Egeo, il Governo potrà modificare il corso delle linee sotto le lettere g ed h, volgendole da Catania e da Corfù al Pireo per il ca­ nale stesso, nonché prolungare al Pireo la linea sotto la lettera 6,

Alla Navigazione Generale Italiana sono pure affidati i servizi con le isole dell’Arcipelago toscano e con quelle di Pantelleria, Linosa e Lampedusa.

Con la Nederland. — Alla Società N ed er la n d è con­ cesso il servizio fra Genova e Batavia.

Con la Società Siciliana. — Proponesi di affidare alla Società Siciliana di navigazione il servizio fra la Sicilia e le isole Eolie, cosi determinato :

a) Un viaggio giornaliero fra Milazzo, Lipari e Salina. L ’approdo all’ isola di Salina avrà luogo gior­ nalmente a Santa Marina ed a giorni alternati a Ri- nella e Malifa ;

V) Un viaggio alla settimana fra Messina e Strom­ boli con approdi a Lipari, Rinella, Santa Marina, Malfa e Panaria ;

c) Un viaggio per settimana fra Messina e Filicudi con approdo a Lipari, Rinella, Santa Marina, Malfa e Alicudi.

Con la Società Puglia. — Il servizio dell’ Adriatico da affidarsi alla Società P uglia comprende :

a) Un viaggio ogni due settimane col seguente itinerario : Venezia, Trieste, Zara, Ancona, Tremiti, Bari, Brindisi Vallona, Durazzo, San Giovanni di Me­ dua, Antivari, Brindisi, Bari, Tremiti, Ancona, Zara, Venezia ;

b) Un viaggio ogni due settimane fra Ancona e Zara.

II Governo d'accordo col concessionario, potrà por­ tare da quindicinale a settimanale il servizio di cui alla lettera a.

In tal caso sarà soppresso il servizio di cui alla lettera b.

Con la Società napoletana. — Da ultimo, è sottopo­ sta al Parlamento la Convenzione che affida alla « So­ cietà napoletana di navigazione » il servizio delle isole, nei golfi di Napoli e di Gaeta.

L ’art. 5 del progetto venne dalla Commissione mo­ dificato cosi:

« Non più tardi del marzo 1895 sarà attuato un viaggio mensile fra Venezia e Bombay.

La relativa convenzione sarà approvata per Decreto Reale e la spesa occorrente, che non potrà esser mag­ giore di quella fissata pel viaggio fra Genova e Bom­ bay, sarà inscritta nel bilancio di quell’esercizio 1891-95 e successivi. »

L a Questione Bancaria

Giovedì scorso ebbe luogo l’ adunanza generale degli Azionisti della Banca Nazionale Toscana, essendo presenti 133 Azionisti, in proprio e per procura possessori di oltre 10,830 azioni, disponendo così di 356 voti.

L ’ Assemblea approvò ad unanimità il Bilancio per l’ esercizio 1892, e la distribuzione degli utili.

Venute in discussione le due convenzioni, cioè la convenzione per la costituzione della Banca d’Italia, e I’ altra per la liquidazione della Banca Romana, 1’ Assemblea approva alla unanimità con una sola astensione il seguente ordine del giorno :

« L’ Assemblea

« Associandosi alle considerazioni svolte nella rela­

zione intorno ai concetti di ordine generale e supe­ riore, che consigliano il sacrifizio della autonomia della Banca ;

« Ritenuto che le premesse alla Convenzione per la fusione delle tre Banche per azioni costituiscono per il Governo veri e propri impegni, che dovranno essere tradotti in legge ed avere la durata per lutto il periodo del privilegio ;

« Ritenuto che I’ Amministrazione nella sua pru­ denza e saggezza, ove quegli impegni in tutto od in parte venissero meno senza correspetlivo, vedrà ^op­ portunità di riconvocare gli Azionisti ;

« Approva :

« 1° la convenzione stipulata per la costituzione della nuova B an ca d 'I ta lia alle condizioni indicate nelle premesse alla Convenzione stessa, le quali deb­ bono considerarsi e si considerano correspettivi per l’ onere derivante dalla liquidazione della B an ca

R om ana ;

« 2° la Convenzione per la liquidazione della

B an ca R om an a »

Rivista Bibliografica

Prof. Edwin R. A. Seligman. — 0 « thè shiftin g an d in­ cidence o f taxation . — (P u blication s o f thè A m e­ rica n E con om ie A ssociation, voi. V I I , n. 2 e 3). — London, Swan Sonnenschein and Co., 1892, pag. 191.

(8)

136 L ’ E C O N O M I S T A

pubblicazioni della Associazione economica americana uno studio assai pregevole sulla traslazione e inci­ denza delle imposte, che merita di prender posto tra le opere migliori suH’importante argomento. In due parti può dividersi questo lavoro: nella prima sono passate in rassegna le dottrine più importanti esposte dagli scrittori intorno alla traslazione dei tributi; nella seconda sono esaminate le varie imposte dal punto di vista deila loro incidenza.

Il prof. Seligman ha distribuite le varie dottrine in dieci gruppi, che vai la pena di indicare. Nel primo egli pone le teorie primitive, ossia gli scrit­ tori anteriori a Smith, che divide in quattro classi ;

a, quelli che propongono una imposta generale sul

consumo (Mun, Petty) b, quelli che domandano una

imposta unica sulle case (Decker, Massie), c, coloro che vogliono la imposta unica sulla terra, (Locke,

Davenant, Cantillon ecc.) e d, i fautori di un sistema

eclettico (Hume, Stewart). Le preferenze finanziarie di questi vari scrittori, dicono anche quali idee aves­ sero intorno alla incidenza delle imposte e come i fisiocrati abbiano avuto dei precursori riguardo alla loro dottrina, che tutte le imposte si ripercuotono sui proprietari del suolo. AI secondo gruppo appar­ tiene la teoria fisiocratica (Quesnay, Mirabeau, De la Rivière), secondo la quale le imposte cadono in ul­ tima analisi sul proprietario fondiario e su lui solo. Il terzo c costituito dai sostenitori della teoria asso­ luta (Smith e Ricardo), la quale poggia sui postu­ lati della libera concorrenza, del fondo salari e della teoria della rendita. Segue la teoria ottimista, ossia della eguale diffusione delle imposte, (Verri, Canard, Courcelle-Seneuil, Cherbuliez, Thiers, e c c .) , se­ condo la quale le imposte colpirebbero tutti gli in­ dividui in proporzione dei loro consumi. La teoria pessimista (Proudhon, Bolles) crede pure che le im­ poste siano trasferite sui consumatori, ma ne trae una conseguenza opposta a quella della teoria pre­ cedente, cioè che esse sono pagate principalmente dalla massa, mentre gli abbienti, che risparmiano e accumulano, si sottrarrebbero alla loro giusta parte di imposta. Seguono le teorie della capitalizzazione 0 ammortizzazione della imposta (Passy, Wolowsky, Destutt de Travy, Rau, Schafìle, ecc.) le teorie ecclet- tiche (Say, Sismondi, Garnier e molti altri), quella agnostica del Held, quella socialista del Lassalle e finalmente la teoria quantitativa o matematica, espo­ sta specialmente dagli economisti che hanno adottato il principio del grado finale di utilità (Cournot, Fau- veau, Jenkin, Pantaleoni, Walras, Marshall e Coni- gliani).

Pur tributando i dovuti elogi al prof. Seligman per il suo studio storico, che crediamo non sia mai stato fatto con tanta accuratezza, dobbiamo però notare che non di tutte le teorie ha dato un concetto suffì- centemente completo e chiaro. Più importante è senza dubbio il rimanente del libro, dove l’ Autore esa­ mina successivamente l’incidenza della imposta sulla terra, sulla proprietà edilizia, sulla proprietà mobilia­ re, sui profitti, sui salari e di qualche altra imposta. Qui il prof. Seligman dimostra acume critico e pro­ fonda ed estesa conoscenza della materia. Le sue con­ clusioni ci sembrano generalmente giuste e accetta- bdi e il suo saggio sulla incidenza dei tributi, per 1 suoi pregi scientifici, ci fa desiderare che l’Autore dia presto alla luce quel trattato sistematico di scienza delle finanze promesso alcuni anni or sono.

26 febbraio 1893

George Qlare.— The A B C o f thè F o reig n E x ch an g es.

— A p r a c tic a l guide. — London, Macmillan and Co., 1893, pag. 160.

L’Istitu to d ei B a n c h ie r i di Londra suole te ;ere an­

nualmente dei corsi su materie che interessano coloro che si occupano di affari, specie di banca. Appunto al

detto Istitu to il sig. Clare ha svolto l’ anno passato

l’importante e diffìcile tema dei cambi coll’estero; di qui l’origine di questo libro che viene opportunamente a insegnare in modo pratico ciò che si può appren­ dere teoricamente dall’opera classica del sig. Goschen sui cambi coll’estero. L ’Autore ha trattato in modo semplice, chiaro e convincente l’intricata materia è il suo libro, sebbene abbia lo scopo di istruire gli in­ glesi merita d’essere raccomandato anche agl’ italiani, che sono in grado di leggerlo, perchè vi potranno apprendere molte utili cognizioni. È infatti messo in luce, non solo il meccanismo dei cambi coll’estero, ma sono anche esposte le relazioni monetarie tra il continente e l’ Inghilterra, le condizioni del mer­ cato monetario inglese, e le cause che influiscono sui cambi dei paesi esteri, specialmente in Francia, agli Stati Uniti, in Germania. Accennando al cambio in Italia e al suo aumento l’Autore dice che « l’oro è comprato e venduto con premio e il paese è sotto il corso forzoso della carta moneta, che è valuta le­ gale per tutte le obbligazioni all’interno. »

Non ci pare che l’Autore abbia reso chiaramente il suo pensiero; il corso forzoso di diritto non esiste, ma abbiamo uno stato di fatto che negli effetti equi­ vale al corso forzoso. Molte notizie reca questo libro sui cambi dei principali paesi e perciò il volume del sig. Clare, arricchito di otto diagrammi è una eccellente guida per imparare anche praticamente la materia dei cambi.

(Rivista (Economica

II Credito localeI l movimento dei prezzi nel com­

mercio internazionaleLa produzione del gran­

turco negli Stati UnitiG li infortuni nelle miniere

in ItaliaL'agricoltura negli Stati Uniti d’America.

Il Credito locale. — È stato distribuito ai depu­

tati il disegno di legge per la concessione dell’eser­ cizio del Credito locale a favore dell’ Istituto di Credito fondiario. Eccone il testo :

Art. 1. Il Governo del Re è autorizzato a conce­ dere all’ Istituto italiano di credito fondiario il privi­ legio per l’esercizio del credito provinciale, comunale e consorziale alle condizioni stabilite dall' allegato, che forma parte integrante della presente legge.

Art. 2. La concessione sarà fatta per Decreto Reale, sopra proposta del ministro di agrieoitnra, industria e commercio, di concerto col ministro del tesoro, quando, soddisfatte le condizioni previste dal Codice di Commercio e dagli statuti sociali, e com­ piuta l’assegnazione dei dieci milioni previsti dall’ar­ ticolo 12 dell’ allegato alla presente legge, l’ Istituto italiano di credito fondiario avrà dichiarato nelle debite forme di assoggettarsi agli obblighi e di accet­ tare i benefizi stabiliti nell’allegato medesimo.

(9)

26 febbraio 1893 L ’ E C O N O M I S T A 137

1890, n. 6953 (seria 3 a), è protratto a quando i mutui fondiari effettuati avranno raggiunto la somma di lire 150 milioni.

Art. 4. Il privilegio concesso all’ Istituto italiano di credito fondiario per l’esercizio del credito comu­ nale, provinciale e consorziale, durerà fino al 6 maggio 1941.

L’ Istituto decadrà dal privilegio, se non inizierà l’ esercizio del credilo stesso entro tre mesi dalla pubblicazione della presente legge e del rispettivo regolamento.

Il movimento dei prezzi nel commercio inter­ nazionale. — L’ E con om ia, ha suggerito per il

primo di tener dietro al movimento dei prezzi delle mercanzie mediante gli In d ex -N u m iers. Questi nu­ meri-indici, che l'Econom ist pubblica regolarmente alla fine di ogni anno, sono formali sommando as­ sieme i prezzi medi dell’anno, di 22 merci diverse. Altri Ila perfezionato questo metodo un po’ troppo empirico di seguire il movimento dei prezzi, tenendo conto dell’importanza delle mercanzie, i prezzi medi delle quali vengono sommati per ottenere la media generale dei prezzi. Il Sauerbeck, noto economista inglese, che di questi studi s’ è fatto una specialità, pubblica ora i coefficenti, che seguono, desunti dalla combinazione dei prezzi di 45 merci importanti.

Presa, come punto di partenza, la media dei prezzi durante il decennio 1867-77, e stabilito di indicarla colla cifra 100, il livello dei prezzi avrebbe vacillato in proporzione negli anni posteriori, come appresso:

1867-77 1873 1878 1879 1880 1881 1883 1883 1884 1885 1886 1887 1888 1889 1890 1891 1893

Livello dei prezzi 100

111 87 83 88 85 84 82 76 72 69 68 70 72 72 72 68

I prezzi dei prodotti nel complesso sarebbero saliti al massimo nel 1 8 7 3 ; quindi sarebbero dimi­ nuiti costantemente, in ragione del 32 0|0, in con­ fronto dei prezzi del decennio 1867-77.

Chi dice che la diminuzione è imputabile al pro­ gresso agricolo e industriale, il quale abbassando il costo di produzione abbassa i prezzi. Altri vede nell abbassamento generale del livello dei prezzi I effetto dell’aumento di valore dell’oro.

La questione monetaria, il dibattito cioè intorno all uso d’ un solo, o di due metalli come moneta legale, ha la sua origine nel fatto di questo presunto effetto della quantità d’oro disponible sul livello gene­ rale dei prezzi.

La produzione del granturco negli Stati Uniti.

7 7 .La superficie coltivata a granturco negli Stali Untti nel 1892 fu di 70,626,258 acri l ), il pro­ dotto fu di 1 ,628,464,000 bushels ’ ), di contro a quello di 2,060,154,000 nel 1891.

L ’ acre equivale ad are 40. 46 ) 41 bushels equivale a litri 35. 23.

Il prospetto che segue indica la produzione del granturco negli Stati Uniti per gli ultimi 14 anni,

Bushels 1892... 1 ,6 8 2 ,4 6 4 ,0 0 0 1891... .. 2 ,0 6 0 , 154,000 1890... 1 ,4 8 9 ,9 7 0 ,0 0 0 1889... 2 ,1 1 2 ,8 9 2 ,0 0 0 1888... 1 ,9 8 7 ,7 9 0 ,0 0 0 1887...1 ,4 5 6 ,1 6 1 ,0 0 0 1886 ... 1 ,6 6 5 ,4 4 1 ,0 0 0 1885... 1 ,9 3 6 ,1 7 6 ,0 0 0 1884... 1 ,7 9 5 ,5 2 8 ,0 0 0 1883... 1 ,5 5 1 ,0 6 7 ,0 0 0 1882... 1 ,6 1 7 ,0 2 5 ,0 0 0 1881... 1 ,1 9 4 ,9 1 6 ,0 0 0 1880... 1 ,7 1 7 ,4 3 4 ,0 0 0 1879... 1 ,5 4 7 ,9 0 1 ,0 0 0

Gli Infortuni!, nelle miniere in Italia. — Dalla

relazione parlamentare sul disegno di legge per la polizia delle miniere, rileviamo le seguenti cifre rela­ tive agli infortuni accaduti nelle miniere italiane durante il decennio 1881-90.

In questi dieci anni furono occupati nei lavori minerari 400,950 operai.

La relazione non accenna al numero degli infortuni accaduti, ma solo al numero delle vittime — e, pur­ troppo, questa cifra è tutt’ altro che consolante.

Infatti, ben 1019 furono gli operai che lasciarono la vita nelle miniere nel decennio accennato, ossia in media 102 ogni anno — e 2107 vi portarono ferite, ossia in media 202 ogni anno.

La proporzionalità di queste cifre è, quanto ai morti, di 2,54 per ogni 1000 operai, e di 5,25 per ogni 1000 operai quanto ai feriti.

Il maggior numero di infortuni si verificava nel 1 8 8 1 -8 2 -8 3 -8 6 , nei quali anni il solo numero dei morti oltrepassò di molto il centinaio.

Le provincie maggiormente colpite furono poi quelle di Caltanissetta, Iglesias, Firenze, Bologna, vengono dopo quelle di Milano, Torino, Roma, Ge­ nova ed ultima quella di Vicenza, dove in tutti i 10 anni si ebbero a lamentare appena 18 disgrazie, delle quali soltanto 4 seguite da morte.

L ’ agricoltura negli Stati Uniti d’ America. —

Il segretario per l’ agricoltura, signor Rusk, ha pub­ blicato il solito rapporto annuale sui lavori compiuti dal dipartimento al quale è preposto e sulla condi­ zione dell’agricoltura negli Stati Uniti. Il documento, sempre interessante, merita qualche cenno riassuntivo.

Il rapporto comincia con un confronto tra il com­ mercio di esportazione del 1892 con quello del 1891, e dice che dalla cifra di dollari 1,100,000,000 che rappresenta il valore delle esportazioni degli Stati Uniti per I’ anno scorso, I’ 80 per cento si compone di prodotti agrari.

(10)

panico-138 L ’ E C O N O M I S T A 26 febbraio 1893

tormente colto seta greggia, che s’ importa annual­ mente per un valore di circa doli. 23,000,000.

Quest’ ultimo prodotto potrebbe tutto conseguirsi all’ interno.

Riferendosi al cessato divieto d’ importazione dei suini americani negli altri paesi, egli dice che dopo I’ ultimo suo rapporto, si esportano 40 milioni di pouds di carni suine ispezionate, le quali senza la preliminare ispezione, non avrebbero trovato esito all’ estero.

Confrontando il commercio di esportazione, egli trova un aumento nella quantità esportata nel 1892 del 62 per cento, ed un aumento nel valore del 66 e mezzo per cento, avendo la maggiore esportazione determinato un aumento nel prezzo. Confrontando i prezzi del settembre 1892, con quelli del settembre 1890, l’ anno prima che si adottasse il sistema delle ispezioni delle carni suine, rileva un aumento di 80 centesimi per ogni 100 pouds in favore di quest’ ul­ timo anno, ed una media di 2 dollari per ogni capo venduto.

Il Rusk considera la diminuzione della superficie coltivata a cotone negli Stati Uniti come una razio­ nale trasformazione delle colture.

Il basso prezzo del cotone e la produzione che per alcuni anni eccedette il consumo, ebbero per effetto di indurre i piantatori di cotone a restringere la produzione, e ciò fu opportuno.

Egli osserva in proposito l’aumento che si è verifi­ cato, negli ultimi anni, nelle importazioni di cotone greggio, che soltanto pochi anni fa, si conosceva appena, e dice:

Durante l’anno fiscale (giugno 1891 - giugno 1892) il cotone greggio si importò, libero da dazi, per un ammontare di dollari 3,113,303 di contro a dol­ lari 2,823,000 nell’ anno fiscale precedente ed a doli. 1,392,728 per l’anno fiscale terminato nel 1890.

La maggior parte del cotone importato proviene dall’ Egitto ed è richiesto dalle manifatture degli Stati Uniti per le sue qualità peculiari, che non riscontransi in quello indigeno.

Il cotone si importa anche in certa quantità dal Perù, e sembra certo che l’ intera offerta del cotone peruviano importalo, trova la sua applicazione non nelle manifatture di cotone, ma in quelle di tessuti di lana, essendo per le sue proprietà particolarmente utilizzabile come trama nei tessuti di tona.

Allo scopo di arrestare le importazioni di cotone estero e specialmente dell’ egiziano, si presero delle misure per tentare, colto cooperazione di alcune sta­ zioni sperimentali negli Stati dove si coltiva il cotone, di produrne di tale quantità da sostituire efficacemente quello egiziano. Ma finora non si conoscono i risultati.

Sulla produzione del frumento, il Rush dice che le esagerate previsioni relative al prezzo del frumento del raccolto 1891 derivarono da un errore nell’apprez­ zamento delle mutate condizioni della produzione mondiale di questo cereale ; che, considerandosi il mondo nel suo insieme, la produzione del 1892 su­ però quella del 1891 in modo che quest’anno esiste una quantità maggiore di frumento che nel 1890.

Anche la Russia, dove la carestia si è manifestata sopra un’ area considerevole e dove le esportazioni di grano furono proibite per un certo tempo, ne esportò 103,000,000 di bushels, quantità che tocca da vicino la media dell’ ultimo quadriennio.

Il segretario conclude che condizioni simili a quelle per le quali i coltivatori di cotone dovettero restrin­

gere la superficie, ora obbligano i coltivatori di fru­ mento a ridurne la produzione in guisa da metterla in armonia con la domanda.

Per quanto riguarda gli esperimenti di fabbricazione dello zucchero, il Rusk dice che l’ esperienza fatta dal Ministero nel passato anno, conferma te speranze che si erano concepite, ed aggiunge che nelle varie parti del paese la barbabietola, il sorgo e la canna da zucchero possono prodursi con profitto dell’agri­ coltore e dell’ industriale, purché si osservino le condizioni di coltura e di lavorazione indicate negli speciali rapporti fatti su tale soggetto dal Ministero di agricoltura.

LA S I T U A Z IO N E D E L TESORO

al 31 gennaio 1893

Le attività del Tesoro alla fine di gennaio 1893, cioè alla fine dei primi sette mesi dell’ esercizio fi­ nanziario 1892-93, ascendevano a L. 2,421,617,327.87 divise fra i seguenti capitoli :

Fondi di cassa alla chiusura del­

l’esercizio 1891-92 . . . . L. 230,189,561.56 Entrate di bilancio

nei sette mesi

E ntrate effettive ordinarie e stra­ ordinarie . . L. 901,792,650.75 Movimento di ca­ pitali . . . . » 18,632,843.61 Costruzioni di fer­ rovie . . . . » 19,339971.51 P artite di giro . » 19,128,325 68 958,893,791.55 » 958,893,791.55 In conto debiti di T e s o r e r i a ... » 1,095,779,817.54 In conto crediti di T eso reria... » 136,784,157.22 T otale attivo L . 2,421,647,327.87

Le passività nella stessa cifra dell’attivo erano co­ stituite dalle seguenti partite :

Sp^se di b ila n c io ... L. 973,352,693.11 In conto debiti di Tesoreria . . » 1,004,189,857.39 In conto c r e d i t i ... » 253,503,433.43 Fondi di cassa al 31 dicemb. 1893 » 190,601,343.34 T otale p a ssiv o L. 2,421,647,327.87

Da questi prospetti del d a re e dell’ avere, viene a resultare che le entrate di bilancio ascesero nei primi sette mesi dell’esercizio 4892-93 a L. 938,893,791.55 e le spese parimenti di bilancio, quelle cioè pagate dai vari Ministeri, a L. 973,352,691.11 e così queste supe­ rarono le entrate per la somma di L. 14,458,901.56.

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