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PROGETTO DEFINITIVO IMPIANTO FOTOVOLTAICO

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Academic year: 2022

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IMPIANTO FOTOVOLTAICO A TERRA COLLEGATO ALLA RTN POTENZA NOMINALE 9,9 MWp

Località “Contrada Murri” – Comune di Mazara del Vallo (TP)

PROPONENTE:

TEP RENEWABLES (MAZARA 16 PV) S.R.L.

Corso Vercelli, 27 – 20144 Milano

P. IVA e C.F. 11464410965 – REA MI - 2604482

PROGETTISTA:

ING. VINCENZO PALUMBO

Iscritto all’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Viterbo al n. A-775

AGRONOMO:

DOTT. AGR. GIUSEPPE MARINO

Iscritto al Collegio dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati della Provincia di Trapani al n. 495

PROGETTO DEFINITIVO IMPIANTO FOTOVOLTAICO

(art. 27bis del D. Lgs 152/2006 e ss. mm. ii)

Relazione Pedo-Agronomica

Cod. Documento Data Tipo revisione Redatto Verificato Approvato

RS06REL0018A0_Relazione Pedo - Agronomica impianto e connessione

12/2020 Prima emissione GM GG V.Palumbo

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INDICE

1. PREMESSA ... 3

2. RIFERIMENTI NORMATIVI ... 4

3. SITUAZIONE ENERGETICA A LIVELLO REGIONALE – PIANO ENERGETICO REGIONALE ... 5

4. LOCALIZZAZIONE E INQUADRAMENTO TERRITORIALE... 7

4.1 OPEREACCESSORIE ... 8

5. STATO ATTUALE ... 10

5.1 PAESAGGILOCALI ... 10

6. IL CLIMA ... 12

6.1 INDICIBIOCLIMATICI ... 13

7. IL SUOLO ... 16

7.1 VULNERABILITÀDELTERRITORIOAIPROCESSIDIDESERTIFICAZIONE ... 17

7.2 PROPRIETA’FISICHEDEISUOLI ... 18

7.3 PROPRIETÀ CHIMICHEDELSUOLO ... 19

7.4 USODELSUOLO ... 19

8. AGROVOLTAICO ... 21

8.1 COLTIVAZIONEDELCITRUS X LIMON ... 23

8.2 BREVEANALISIDIREDDITIVITA’DELLACOLTURA ... 25

8.3 ESEMPLARIEXNOVODIOLEAEUROPEA ... 26

9. CONCLUSIONI ... 28

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1. PREMESSA

Io sottoscritto Dott. Marino Giuseppe iscritto al Collegio dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati della provincia di Trapani al n. 495, avendo ricevuto l’incarico dalla TEP RENEWABLES (MAZARA 16 PV) SRL di redigere uno studio pedo-agronomico al fine di integrarlo al progetto definitivo per l’“impianto fotovoltaico a terra collegato alla RTN

- potenza nominale 9,9 MWP - Comune di Mazara del Vallo (TP)”.

Tale operazione contribuirebbe direttamente a perseguire gli obbiettivi di riduzione dei gas serra (secondo il Quadro 2030 per il Clima e l’Energia e la Strategia a lungo termine per il 2050). Ciò, a maggior ragione, si verificherebbe includendo il cosiddetto agro-voltaico, ovvero l’istallazione di un impianto fotovoltaico sui terreni agricoli, ottenendo così una contemporanea produzione agricola ed energetica sulla medesima area.

Questa tecnica di produzione, ideata dai fisici Adolf Goetzberger e Armin Zastrow nel 1981, permette non solo di ottimizzare i rendimenti di energia e agricoltura e ridurre i consumi di acqua ma anche di limitare la crescente “competizione” tra i terreni agricoli coltivati e quelli destinati all’istallazione di impianti fotovoltaici, data la già decrescente disponibilità di terreni per uso agricolo (arable land) e la crescente domanda mondiale di cibo.

Figura 1.1: Rappresentazione simulata del sistema agro-fotovoltaico oggetto di studio con limoneto interfila e uliveto perimetrale

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2. RIFERIMENTI NORMATIVI

L’Articolo 1 del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, in "Attuazione della Direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità", propone di promuovere un maggiore contributo delle fonti energetiche rinnovabili per la produzione di energia elettrica nel mercato italiano. Inoltre, l’Articolo 7 stabilisce che per la scelta dell’ubicazione di impianti come quello in oggetto “si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale di cui alla Legge 5 marzo 2001, n. 57, articoli 7 e 8, e del Decreto Legislativo 18 maggio 2001, n. 228, articolo 14”.

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3. SITUAZIONE ENERGETICA A LIVELLO REGIONALE – PIANO ENERGETICO REGIONALE

A livello regionale, nell’intento comune di perseguire uno sviluppo sostenibile, che non può non passare da una corretta gestione del settore energetico, strettamente necessario per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, è stato predisposto il Piano Energetico Ambientale della Regione Siciliana (PEARS).

Il PEARS è stato approvato con DECRETO PRESIDENZIALE del 9 marzo 2009: “Emanazione della Delibera di Giunta regionale n. 1 del 3 febbraio 2009”. Tale schema di Piano energetico sviluppa il percorso metodologico indicato dalla politica regionale, individuando preliminarmente i punti strategici da perseguire, secondo principi di priorità, sulla base dei vincoli che il territorio e le sue strutture di governo, di produzione e l’utenza pongono. In particolare:

1. Contribuire ad uno sviluppo sostenibile del territorio regionale attraverso l’adozione di sistemi efficienti di conversione ed uso dell’energia nelle attività produttive, nei servizi e nei sistemi residenziali (ob. 1, 2, 3);

2. Promuovere una forte politica di risparmio energetico in tutti i settori, in particolare in quello edilizio, organizzando un coinvolgimento attivo di enti, imprese, e cittadini (ob. 2, 4);

3. Promuovere una diversificazione delle fonti energetiche, in particolare nel comparto elettrico, con la produzione decentrata e la “de-carbonizzazione” (ob. 3, 5);

4. Promuovere lo sviluppo delle Fonti Energetiche Rinnovabili e assimilate, tanto nell’isola di Sicilia che nelle isole minori, sviluppare le tecnologie energetiche per il loro sfruttamento (1, 2, 4);

5. Favorire il decollo di filiere industriali, l’insediamento di industrie di produzione delle nuove tecnologie energetiche e la crescita competitiva (ob. 3, 4);

6. Favorire le condizioni per una sicurezza degli approvvigionamenti e per lo sviluppo di un mercato libero dell’energia (ob. 4, 5);

7. Promuovere l’innovazione tecnologica con l’introduzione di Tecnologie più pulite (Clean Technologies

8. Best Available), nelle industrie ad elevata intensità energetica e supportandone la diffusione nelle PM I (ob. 1, 2);

9. Assicurare la valorizzazione delle risorse regionali degli idrocarburi, favorendone la ricerca, la produzione e l’utilizzo con modalità compatibili con l’ambiente, in armonia con gli obiettivi di politica energetica nazionale contenuti nella L. 23.08.2004, n. 239 e garantendo adeguati ritorni economici per il territorio siciliano (ob. 1, 3, 4);

10. Favorire la ristrutturazione delle Centrali termoelettriche di base, tenendo presenti i

programmi coordinati a livello nazionale, in modo che rispettino i limiti di impatto ambientale compatibili con le normative conseguenti al Protocollo di Kyoto ed emanate dalla UE e recepite dall’Italia (ob. 2, 3);

11. Favorire una implementazione delle infrastrutture energetiche, con particolare riguardo alle grandi reti di trasporto elettrico (ob. 3, 4, 5);

12. Sostenere il completamento delle opere per la metanizzazione per i grandi centri urbani, le aree industriali ed i comparti serricoli di rilievo (ob. 1, 3);

13. Creare, in accordo con le strategie dell’U.E, le condizioni per un prossimo sviluppo dell’uso dell’Idrogeno e delle sue applicazioni nelle celle a combustibile, oggi in corso di ricerca e sviluppo, per la loro diffusione, anche mediante la realizzazione di sistemi ibridi rinnovabili/idrogeno (ob. 1, 2, 4);

14. Realizzare forti interventi nel settore dei trasporti (biocombustibili, metano negli autobus

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pubblici, riduzione del traffico autoveicolare nelle città, potenziamento del trasporto merci su rotaia e mediante cabotaggio) (ob. 2, 4).

Il Piano Energetico Regionale della Regione Siciliana, in coerenza con le linee di “Politica Energetica Regionale”, indicate nell’ultimo Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, si articola su alcuni concetti di base che possono essere così sintetizzati:

o Valorizzazione e gestione razionale delle risorse energetiche (sia convenzionali che alternative e rinnovabili);

o Riduzione delle emissioni inquinanti e di gas che inducono alterazioni dell’effetto serra (GHG);

o Riduzione del costo dell’energia per imprese e cittadini;

o Sviluppo economico e sociale del territorio siciliano;

o Miglioramento delle condizioni per la sicurezza degli approvvigionamenti.

Oltre il 50 % dei Comuni Siciliani si è dotato di un proprio PAES (Piano d’azione per l’Energia Sostenibile) nel proprio Piano energetico locale, individuando le azioni da realizzare nei prossimi anni al fine di ridurre emissioni e consumi e ricorrere maggiormente alle energie rinnovabili, con l’obbiettivo finale di ridurre i costi per i cittadini ed aumentare l’efficienza energetica. Ciò per rispettare l’obiettivo fissato al 2020 in cui gli enti locali debbono innalzare del 20% la quota di consumi soddisfatta con energia da fonti rinnovabili, migliorare del 20% l’efficienza energetica ed abbassare del 20% le emissioni di anidride carbonica (CO2).

Il PAES è uno strumento operativo estremamente importante, in quanto volto a dimostrare in che modo l’amministrazione comunale intende raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica entro il 2020.

Il PAES ha come obiettivo generale quello di identificare le azioni e gli strumenti per garantire la nascita di un sistema energetico efficiente e sostenibile coerente con le peculiarità della realtà locale, dando priorità al risparmio energetico mediante attività di efficientamento e di aumento della produzione energetica da fonti rinnovabili.

Tra i comuni siciliani che hanno approvato il Piano di Azione per Energia Sostenibile (PAES) risulta presente anche il Comune di Mazara del Vallo che, con la Delibera di Consiglio Comunale n. 106 del 08/11/2017, approva il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES).

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4. LOCALIZZAZIONE E INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Gli appezzamenti che costituiscono l’oggetto dell’intervento di realizzazione dell’impianto fotovoltaico, di potenza pari a 9,9 MW, sono siti in in C/da “Borgata Costiera – SP50” in terreno agricolo in prossimità di Via Giuseppe Villani, nel comune di Mazara del Vallo (TP) e ricoprono un’area di circa 17,69 ha complessivamente recintati. Il progetto prevede la realizzazione delle seguenti opere:

• Parco fotovoltaico ed opere connesse;

• Elettrodotto interrato MT di collegamento tra impianto e cabina di servizio in agro di Mazara del Vallo e da qui tramite elettrodotto aereo AT a 150 kV fino alla stazione di Partanna della potenza

nominale RTN 220/150 kV.

Il progetto nel suo complesso ha contenuti economico-sociali rilevanti e tutti i potenziali impatti sono stati sottoposti a mitigazione.

Per quanto concerne il parco fotovoltaico e le opere connesse l’area di intervento è sita in Mazara del Vallo (TP), in località " Contrada Murri" in terreno agricolo in prossimità di Via Giuseppe Villani, a quota altimetrica di circa 40 m s.l.m. ed a circa 5,5 km dall’autostrada, 7,5 km dal mare e 1,75 km dalla SP. n. 50.

Ricade nella C.T.R. scala 1:10000, contraddistinta alle sezioni 618090, 618090, 618050 e 617120;

nell’I.G.M., scala 1:25000.

La zona in esame è compresa interamente nella tavoletta denominata "Borgata Costiera", Foglio 257, III Quadrante, Orientamento S.E. L’area di intervento risulta essere pari a circa 17,69 ha recintati, di cui circa 13,95 ha da utilizzare per l’installazione dell’impianto.

- Catastalmente resta definita, per i terreni interessati dal parco fotovoltaico, dal foglio di mappa n.

128 in agro di Mazara del Vallo, p.lle n. 335, 346, 356, 357, 367, 368, di proprietà della Ditta GIAFAR SOCIETA’ AGRICOLA S.S. con sede in MAZARA DEL VALLO (TP).

Il sito di impianto ricadrà in zona “E1” a verde agricolo del vigente P.R.G.C. approvato con Decreto ARTA del 14 febbraio 2003. L’area di intervento dell’impianto presenta un buon irraggiamento ed è facilmente raggiungibile ed accessibile attraverso le vie di comunicazione esistenti di cui appresso.

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Figura 4.1: Quadro Catastale

L’impianto fotovoltaico è sostanzialmente un impianto elettrico, collegato alla rete di distribuzione locale.

L’impianto fotovoltaico avrà, come detto, una potenza di picco pari a circa 9,90 MWp che interesserà una superficie totale netta di circa 13,95 ettari calcolati come occupazione del suolo con sottocampi, cabine e magazzini, è ubicato nel Comune di Mazara del Vallo. I pali di sostegno dei pannelli saranno distanziati tra loro 10 metri in modo tale da consentire la coltivazione e garantire la giusta illuminazione al terreno.

Analogamente, anche i pannelli saranno distribuiti in maniera da limitare al massimo l’ombreggiamento.

Questa tecnica di installazione consentirà di non operare scavi e modifiche morfologiche del terreno ed il completo ripristino della situazione preesistente a seguito della dismissione. Con riferimento al rapporto tra parco fotovoltaico ed attività agricola (agro-fotovoltaico), l’installazione di impianti FV non impatta sul terreno dal punto di vista della permeabilità, se non per una piccolissima parte (2-3% della struttura) e si tratta comunque di un intervento reversibile.

4.1 OPERE ACCESSORIE

• Recinzione perimetrale

Perimetralmente alle aree di installazione dei moduli fotovoltaici è prevista la realizzazione di una recinzione con lo scopo di proteggere l’impianto dall’accesso di eventuali intrusi. La recinzione perimetrale

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sarà realizzata con rete metallica plastificata verde alta mt 2,00, oltre cm 50 costituita da filo spinato, collegata a pali in acciaio tinteggiati verdi alti 2,5 mt, infissi direttamente nel suolo per una profondità di circa 50 cm. È stata, pertanto, evitata la scelta di recinzioni ancorate a cordoli di fondazione che risulta essere a maggior impatto ambientale. Per consentire il passaggio della fauna selvatica di piccola taglia si prevede di installare la recinzione in modo da garantire lungo tutto il perimetro dell’impianto un varco di 20 cm rispetto al piano campagna. In tal modo l’intervento risulterà “permeabile” alla microfauna locale. A norma, è prevista inoltre l’installazione di cancello carrabile della larghezza di mt 6,00 ed altezza di mt 2,30, oltre ad ingresso pedonale per un agevole accesso all’area d’impianto, che avverrà in prossimità delle cabine di consegna dalla strada di accesso principale (S.P. n. 42).

• Viabilità di servizio

In assenza di viabilità esistente adeguata saranno realizzate stradelle in misto granulometrico (larghezza carreggiata netta 3 m) per garantire l’ispezione dell’area di impianto all’uopo e per l’accesso alle piazzole delle cabine da realizzare lungo gli assi principali di impianto. La viabilità complessiva da realizzarsi all’interno delle aree di impianto avrà un pacchetto di fondazione di spessore e composizione differente in funzione dei carichi che si prevede transiteranno durante la fase di cantiere e di esercizio. La definizione degli spessori e di altri eventuali accorgimenti saranno ridefiniti in fase di progettazione esecutiva a seguito degli approfondimenti che verranno effettuati sulla portanza del terreno e sui carichi in transito. I materiali di risulta provenienti dall’esecuzione delle stradelle e dalle fondazioni di appoggio dei pannelli e delle opere accessorie (cabine) saranno oggetto di analisi per la classificazione qualitativa e la definizione dei relativi codici CER; e, se idonei, riutilizzati in loco, o, in caso contrario, da trattare come rifiuti (vedere Piano di Utilizzo terre e rocce da scavo); i manufatti accessori saranno del tipo prefabbricato. L’andamento dei sostegni dei pannelli deve rispettare perfettamente l’orografia esistente del terreno. La distanza tra le file dei sostegni dei pannelli sarà tale da garantire l’agevole accesso delle operazioni di manutenzione e/o sostituzione. Si prevede fascia a verde perimetrale della larghezza di mt 3.

• Smaltimento delle acque meteoriche e di lavaggio dei soli pannelli

È da realizzare un sistema di fossi e cunette trapezie drenanti per la raccolta, smaltimento e convogliamento acque piovane e di lavaggio in sezione di immissione all’impluvio locale esistente, da ubicare nelle sezioni naturali più depresse e senza che venga alterato il reticolo orografico - idrogeologico.

Sarà realizzata una rete di drenaggio in corrispondenza dei principali solchi di drenaggio naturali esistenti.

L’area di intervento è stata suddivisa, sulla base della morfologia di progetto, in bacini imbriferi non necessariamente coincidenti con i singoli settori dell’impianto. I bacini sono delimitati verso il monte idrologico da “alti” naturali (orli di scarpata, rilievi) mentre il valle idrologico coincide con l’ubicazione di progetto dei canali da realizzarsi in scavo per il collettamento delle acque meteoriche. Le acque meteoriche ricadenti su ogni settore, per la parte eccedente rispetto alla naturale infiltrazione del suolo, verranno infatti intercettate dalle canalette drenanti realizzate lungo i lati morfologicamente più depressi.

Sono inoltre previste, lungo tutto il perimetro esterno dell’area dell’impianto, delle opere di mitigazione, consistenti, nello specifico, dalla realizzazione di una fascia arborea perimetrale di 3 m di larghezza composta da alberi di Olea europea, già caratteristici del paesaggio agrario. Tali nuove essenze vegetali saranno impiantate a 1,5 m dal confine degli appezzamenti, lungo un unico filare di impianto con L = 5 m.

La fascia arborea occuperà complessivamente una superficie di circa 0,87 ettari.

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5. STATO ATTUALE

Allo stato, l’area in disponibilità della ditta committente pari ad 19,28 ha è caratterizzata dalla presenza di agroecosistema contrassegnata dalla prevalenza di seminativi in rotazione con leguminose da granella (Lens culinaris) e vigneti. Inoltre, il sito è servito nell’intorno e direttamente da un tessuto viario di diverso livello (locale e provinciale). Più precisamente, il sito corre attiguo alla S.P. n. 42 lungo il lato nord-Ovest cui è posto un accesso all’impianto. Un secondo accesso è previsto lungo la recinzione sul lato sud-Est dei terreni a disposizione. La S.P. n. 42, verso nord, si va a congiungere con la S.P. n. 50 e verso Sud con la S.P. n. 25. Allo stato l’area non risulta recintata.

5.1 PAESAGGI LOCALI

L’area di intervento ricade, altresì, nel Piano Paesistico degli Ambiti regionali 2 e 3 della provincia di Trapani, adottato con D.A. num. 6683 del 29 dicembre 2016, Paesaggio locale 8 “Delia-Nivolelli” e Paesaggio locale 13 “Belice”.

• Paesaggio locale 8 “Delia-Nivolelli”

Il paesaggio locale è connotato dal bacino del fiume Delia, che nasce in prossimità di monte San Giuseppe presso il comune di Vita, si sviluppa tra il bacino del Mazaro e quello del Modione e sfocia infine nei pressi della città di Mazara del Vallo.

Il corso d’acqua è denominato “Fiume Grande” nel tratto di monte, fiume “Delia” nel tratto centrale, fiume

“Arena” in quello finale. Lungo il percorso riceve le acque di molti affluenti, tra i quali: in destra idrografica il torrente Madonna Giovanna, il torrente Giardinazzo e il torrente Gazzera, in sinistra idrografica il torrente San Giovanni e il Torrente Giacosia.

Al paesaggio prevalentemente collinare che caratterizza il bacino nella parte settentrionale, segue quello tipicamente pianeggiante dell’area di Mazara del Vallo.

L’invaso artificiale del lago della Trinità, realizzato negli anni 1954-59 con la costruzione della diga in contrada Furone-Timpone Galasi, a ovest dell’abitato di Castelvetrano, ha acquisito importanti caratteristiche di naturalità (boschi artificiali e presenza di numerosi uccelli migratori) e offre scorci paesaggistici incantevoli. Comunità riparali interessanti sono presenti nelle anse del Delia, mentre la vegetazione a gariga interessa le calcareniti affioranti. Il regime del corso d’acqua è tipicamente torrentizio, con magre prolungate nel periodo estivo. La presenza dello sbarramento riduce drasticamente gli afflussi a valle.

Il fiume ha una bassa naturalità dovuta allo sbarramento della diga Trinità, alla cementificazione delle sue sponde dalla diga alla foce e alla presenza, nell’alveo fluviale, di campi coltivati senza lavorazioni conservative (che causano un elevato apporto terrigeno durante le piogge torrentizie).

Il paesaggio agrario è abbastanza omogeneo e caratterizza tutta l’area con estese coltivazioni a vigneto e seminativo, che si ritrova a macchia di leopardo e in modo più continuo sui versanti collinari argillosi. Anche l’uliveto è presente, ma in minor quantità, anche se va diffondendosi sempre di più.

L’insediamento è caratterizzato prevalentemente da case sparse a carattere rurale, isolate o a formare

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allineamenti. La viabilità provinciale, comunale e interpoderale costruisce un’ampia griglia in cui si articola il disegno regolare dei campi. Il patrimonio storico è costituito da ville, bagli e casali rurali, magazzini e abbeveratoi.

• Paesaggio locale 13 “Belice”

Il paesaggio è costituito dall’alta valle del fiume Belice e si estende fino a comprendere, in direzione Ovest, anche la parte iniziale del bacino del Modione. La valle e il fiume costituiscono uno degli scenari più espressivi della natura e della storia della Sicilia.

Si entra nella Valle, da Nord, tramite la strada a scorrimento veloce Palermo-Sciacca, il cui tracciato si sviluppa lungo il fondovalle del Belice sinistro, per poi deviare decisamente verso Sud-Est, in direzione di Sciacca, dopo la confluenza dei due rami iniziali del Belice.

L’ingresso nella Valle da questo percorso è immediatamente percepibile per il repentino cambio delle caratteristiche morfologiche e naturali del territorio rispetto a quello da cui si proviene: s’incontra subito, infatti, la “Montagna”, interclusa fra i due rami del fiume, primo di una serie di rilievi abbastanza regolari che da qui si dispiegano verso Ovest, a costituire una sorta di corona superiore della Valle.

Su tali rilievi persistono alcune aree di bosco più o meno consistenti, frutto delle operazioni di rimboschimento che negli ultimi cinquanta anni hanno cominciato a invertire una secolare azione di deforestazione.

Il paesaggio, dal punto di vista antropico, mostra soltanto i segni dell’insediamento storico distrutto dal terremoto del ’68: qui, infatti, si trovano i ruderi di Poggioreale e Salaparuta.

Le coltivazioni di vigneti e oliveti, interrotte da minori estensioni di seminativo e incolto, interessano l’intero paesaggio locale.

Nella Valle, i centri agricoli di Partanna e Santa Ninfa sono gli unici che non hanno subito il trasferimento a seguito del terremoto: ricostruiti in sito, hanno subito però gli effetti del processo di ricostruzione che ha proposto tipologie edilizie nuove e soprattutto formalmente diverse, più anonime e omologanti, rispetto a quelle tradizionali.

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6. IL CLIMA

Con riferimento all’analisi sito-specifica, secondo la classificazione fitoclimatica del Pignatti, l’area oggetto di studio ricade nella fascia mediterraneo-arida. Sulla base della classificazione bioclimatica di Rivas- Martinez (1985), l’area oggetto di studio ricade nel termotipo termo-mediterraneo caratterizzato da una temperatura media compresa tra i 16-18 C° e da un ombrotipo secco con precipitazioni medie inferiori ai 600 mm annui. Secondo la classificazione fitoclimatica del Pavari l’area oggetto di studio ricade nella sottozona media del Lauretum con una precipitazione media annua di circa 500 mm e una lunghezza del periodo secco correlata secondo il Diagramma di Walter e Lieght alla temperatura nel senso di un’aridità crescente. La zona climatica per il territorio di Mazara del Vallo, assegnata con Decreto del Presidente della Repubblica n. 412 del 26 agosto 1993 e successivi aggiornamenti fino al 31 ottobre 2009, è definita di tipo

“C” con 927 gradi-giorno. Lo studio del clima nella zona interessata è stato condotto con riferimento ai dati termo – pluviometrici forniti dall’Osservatorio delle acque della Regione Sicilia rilevati nella stazione di

“Mazara del Vallo”, la più prossima al sito di intervento, ubicata a 8 mt.s.l.m relativamente all’intervallo temporale 1971-2015.

• Regime pluviometrico

I dati pluviometrici, rilevati nella stazione di “Mazara del Vallo”, ubicata a “8”mt.s.l.m sono relativi all’intervallo temporale 1971-2015, con esclusione degli anni dal 1971-1983, 1985 - 1886 in quanto non pervenuti. Come si evince dal grafico, la piovosità più elevata si registra nei mesi di gennaio e dicembre, mentre i valori più bassi nei mesi estivi (giugno, luglio e agosto). Il territorio in esame mostra un regime pluviometrico con valore medio annuo di 505 mm.

Figura 6.1: Media pluviometrica mensile rilevata nella stazione di “Mazara del Vallo”, ubicata a 8 mt.s.l.m relativa all’intervallo temporale 1971-2015

• Regime termico

I dati termometrici, rilevati nella stazione “Mazara del Vallo” ubicata a 8 mt.s.l.m sono relativi all’intervallo temporale 1980-2015, con esclusione degli anni 1981, 1987, 2000-2002 in quanto non pervenuti. Un periodo di trent’anni si ritiene più che sufficiente per ottenere informazioni attendibili circa l’andamento climatico della zona. La scala di riferimento è quella mensile e i grafici che seguono riportano i valori medi mensili di temperatura massima e minima. Si rileva che la temperatura media annua è di 18 C°, la

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temperatura minima di 7 C° nel mese di febbraio e la temperatura più alta di 31 C° nel mese di agosto. Il territorio in esame mostra un andamento termico con valore medio annuo complessivo di 18 °C e si caratterizza per il clima di tipo Mediterraneo-Secco superiore.

Figura 6.2: Media termometrica mensile rilevata nella stazione di “Mazara del Vallo”, ubicata a 8 mt.s.l.m relativa all’intervallo temporale 1971-2015

• Anemometria

Secondo l'Atlante Eolico dell'Italia (2002), realizzato dal CESI in collaborazione col Dipartimento di Fisica dell’Università di Genova, i venti predominanti che interessano il territorio siciliano sono il Maestrale e lo Scirocco, ma frequente è anche il Libeccio nelle stagioni primaverili e autunnali e la Tramontana in quella invernale. Generalmente nella zona in esame la velocità del vento presenta variazioni diurne con un valore massimo verso mezzogiorno ed un valore minimo di notte. La distribuzione delle velocità del vento registrate al suolo mette in risalto condizioni territoriali molto diverse tra loro. Per effetto del diverso riscaldamento del mare e della terraferma si determina la brezza di terra e di mare: la prima si manifesta durante la notte e la seconda durante il giorno. I venti dominanti nell’area sono orientati prevalentemente da WSW. Inoltre, come riportato ancora dall’Atlante eolico, l’area di intervento è caratterizzata da una velocità media del vento di 5 m/s.

• Irraggiamento Solare Globale

L’irraggiamento, cioè la quantità di energia solare al suolo, è legata alla generazione di ozono troposferico ed al calcolo delle classi di stabilità atmosferica, dette “Pasquill” che sono degli indicatori della capacità di dispersione degli inquinanti in atmosfera, già precedentemente trattate. Dall’analisi effettuata risulta che i mesi di Luglio e Agosto sono quelli con maggior radiazione globale media, in cui si registrano valori da 1237 a 1384 KW/m2 anno, e i mesi con i valori di radiazione globale media più bassi sono quelli di Dicembre e Gennaio.

6.1 INDICI BIOCLIMATICI

Gli indici Bioclimatici, mettendo in relazione i dati di temperatura e di piovosità registrati in un determinato ambiente nel corso dell’anno, aiutano a categorizzare, seppur con qualche limite, il carattere prevalente del clima locale.

• Indice termo - pluviometrico o pluvio fattore di Lang

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Si esprime con la formula 𝑓 = 𝑃

𝑇

in cui P e T rappresentano rispettivamente la piovosità media annua espressa in millimetri e la temperatura media annua espressa in gradi centigradi. Sulla base dei valori che P e T assumono nell’area oggetto di studio, l’indice di Lang assume valore pari a 27,7 ricadendo, quindi, nell’ intervallo che in Sicilia, come sopradetto, caratterizza la pianura ovvero “Suoli delle regioni aride: Terre Salse” (𝑓 ≤ 40).

• Indice di aridità di De Martonne

L’indice di De Martonne 𝐼𝑎 = 𝑃/(𝑇 + 10) dove con P si indicano le precipitazioni medie espresse in mm e con T la temperatura medie annue in °C) è un perfezionamento del Pluviofattore di Lang (P/T).L’indice assume valori compresi tra 30 e 35 per la montagna (clima umido), tra 20 e 25 per la collina (clima sub- umido) e tra 20 o 10 per la pianura (clima semiarido). Sostituendo nella formula ai parametri di temperatura e precipitazione medi, i rispettivi valori relativi all’area oggetto di studio, l’indice assume un valore pari a 17,85 per cui la nostra area ricade nel clima semiarido.

• Indice di lisciviazione o di E.M. Crowther

È definito dalla relazione 𝐻 − 3,3 𝑇 in cui H è la piovosità media annua in cm e T la temperatura media annua in gradi centigradi. Questo indice fornisce risposte abbastanza precise in ambito pedologico per la valutazione del processo della lisciviazione. Valori pari a zero indicano assenza del processo; valori positivi o negativi indicano rispettivamente presenza di lisciviazione o del suo inverso (risalita idrica capillare) la cui intensità cresce con il crescere del valore assoluto dell’indice. Nell’area in esame, sostituendo alla formula rispettivamente il valore della precipitazione media annua in cm e la temperatura media annua in gradi centigradi, l’indice assume un valore pari a - 9,4 per cui nella nostra area si verifica risalita idrica capillare.

• Quoziente pluviometrico di Emberg

L'elemento fondamentale della classificazione di Emberger è il quoziente pluviometrico (Q), che esprime la siccità generale in clima mediterraneo. Il quoziente di Emberger corrisponde alla formulazione seguente:

𝑄 = 𝑃/ 𝑀 − 𝑚 ∗ 100 dove P è precipitazione annua (in mm), M è temperatura media massima del mese più caldo (in °C) e m rappresenta temperatura media minima del mese più freddo (in °C). Sostituendo nella formula i valori di precipitazione (mm 500) e di temperatura massima (31C°) e minima (7 C°) relativi all’area oggetto di studio, l’indice assume un valore pari a 20,83 per cui la nostra area ricade nel terzo intervallo:

nel clima arido.

• Indice Xerotermico o di Bagnouls e Gaussen

Secondo questo indice, si definisce “mese secco”, il periodo durante il quale il totale medio mensile delle precipitazioni (P) espresso in mm è uguale o inferiore al doppio della temperatura media mensile (T) espressa in gradi centigradi (𝑃 ≤ 2𝑇). l diagramma ombro termico di Bagnouls – Gaussen relativo ai valori termo – pluviometrici della stazione di Mazara del Vallo (8 m.s.l.m) rileva che la precipitazione media

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mensile risulta inferiore al doppio della temperatura media mensile per i mesi di giugno, luglio ed agosto, che, quindi, si configurano come i mesi secchi dell’anno per l’area in esame.

• Indice di siccità

Classicamente per studiare i fenomeni siccitosi si analizza l’andamento dell’evapotraspirazione potenziale secondo il modello di Thorntwaite basato sui valori della “evapotraspirazione potenziale” (ETp). Dal valore della ETp si ricavano due indici che esprimono, per l’insieme di un ciclo idrologico, il grado di umidità o di aridità del territorio. Per valori di ETp inferiori alla piovosità si ha surplus idrico (S) ed il clima risulta umido, per valori superiori si ha deficit (D) ed il clima risulta arido. Il rapporto tra S ed ETp e fra D ed ETp indica rispettivamente l’indice di umidità (Ih) e l’indice di aridità (Ia). La differenza tra questi due indici consente di calcolare l’indice di umidità globale (Im): 𝐼𝑚 = 𝐼ℎ − 𝐼𝑎

Nel caso in esame, l’indice di umidità globale (Im) assume valore negativo (- 0,44) per cui siamo in presenza di clima da sub-umido a sub-arido.

Tuttavia, il l valore dell’Im esprime in modo sintetico il grado di umidità o di aridità di un ambiente nel corso dell’anno ma non dà indicazioni circa le variazioni stagionali. Il Thorntwaite, pertanto, a completamento dell’indice di umidità globale pone altri tre indici che consentono di ricavare:

a) la “varietà climatica in funzione dell’efficienza termica” calcolata come sommatoria dei dodici valori mensili dell’ETp:

b) la “variazione stagionale dell’umidità ricavata sulla base dei valori assunti dall’indice di aridità per i climi umidi o dall’indice di umidità per i climi aridi;

c) la “concentrazione estiva dell’efficienza termica” (CEET) espressa come percentuale della ETp durante il periodo estivo.

Secondo il sistema climatico di Thornthwaite, l’area di progetto si inserisce nel clima semiarido (D) terzo mesotermico (B3’), molto scarsa o nulla (d) e concentrazione estiva dell’efficienza termica compresa tra 48,00 e 51,9 %: D B3’d b4’. Per quanto riguarda il regime di temperatura, nell’area in esame, ricadente nell’ambito della “pianura” si colloca costantemente nella classe “termico”. Il regime di umidità, posta pari a 100 mm la capacità di ritenzione idrica (ST) del solum, è quasi sempre xerico.

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7. IL SUOLO

Fattore essenziale dell’equilibrio biofasico dell’ambiente, il suolo è la risultante dell’azione congiunta della roccia, del clima che lo disgrega per mezzo dell’acqua e del gelo e della vegetazione. In quanto sistema multifase è caratterizzato da specifiche proprietà fisiche, chimiche, mineralogiche, biologiche e da una particolare dinamica interna che lo fanno differenziare dalla roccia da cui ha origine e che lo legano all’ambiente esterno circostante.

Il suolo, come precedentemente detto, nasce per l’azione concomitante nel tempo del clima, degli organismi vegetali e animali sulla roccia; cresce, si sviluppa e raggiunge la maturità per l’azione di alcuni processi pedogenetici; muore per cause naturali (erosione, alluvioni, salinizzazione, ecc.) o più spesso per cause antropiche (inquinamento, urbanizzazione, lavorazioni, ecc.).

Il suolo come fattore di equilibrio dell’ambiente va difeso non solo proteggendolo contro l’erosione e contro le altre cause di distruzione ma anche assicurandone le condizioni perché possa continuare a formarsi e a mantenere le naturali proprietà fisiche, chimiche e biologiche.

Per la caratterizzazione pedologica della Regione Sicilia è stata consultata “La banca dati delle Regioni Pedologiche d'Italia” redatta dal CNCP - Centro Nazionale Cartografia Pedologica, che fornisce un primo livello informativo della Carta dei Suoli d'Italia e, allo stesso tempo, uno strumento per la correlazione dei suoli a livello continentale.

La Regione Sicilia ricade nelle regioni pedologiche 62.2, 62.3, 66.4, 66.5, 59.9. L’area di nostro interesse ricade nella regione pedologica 62.2. Quest’ultima estesa 10.431 km2, comprende le colline argillose, calcari, arenarie, gessi e le pianure costiere della Sicilia.

Secondo quanto riportato dalla classificazione della Soil taxonomy, la tipologia pedologica prevalente è rappresentata da gruppo degli xerofluvents, ovvero suoli che evolvono sulle alluvioni recenti e presentano regime di umidità xerico. Il profilo profondo o mediamente profondo è del tipo Ap-C. Nello specifico si distinguono i Typic Xerofluvents presenti nelle immediate vicinanze dei torrenti “Franchina” e “Gazzena”;

la potenzialità agronomica è sempre elevata e possono accogliere quasi tutte le colture; ed i Vertic Xerofluvents (suoli Alluvionali vertici) a profilo Ap-Ass-C differiscono dai primi perché sono dominati da argilla a reticolo espandibile. La tessitura varia dall’argilloso, all’argilloso-limoso e l’argilloso-sabbioso. Il contenuto di fosforo e di potassio è quasi sempre discreto; l’azoto si mantiene sempre su livelli bassi. La reazione si aggira intorno a valori di neutralità o di sub-alcalinità, lo stato strutturale è buono così come la stabilità strutturale; difettano invece la permeabilità ed il drenaggio; l’ elevato potere di ritenzione idrica, la ridottisima velocità dei movimenti per ascensum e quindi la lentezza del rifornimento idrico rispetto al potere evaporante dell’atmosfera nel corso dell’estate, la degradabilità e l’erodibilità legata ai grumi terrosi, costituiscono serie limitazioni nelle scelte colturali. I suoli oggetto di indagine, ricadono nell’associazione pedologica n. 14 “Typic e/o Vertic Xerofluvents”, descritti nella tabella sottostante.

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Figura 7.1: Classificazioni principali tipi pedologici. Soil Taxonomy (1975-1999)

7.1 VULNERABILITÀ DEL TERRITORIO AI PROCESSI DI DESERTIFICAZIONE

I principali elementi di vulnerabilità sono rappresentati dall’attività agricola, dal pascolo e dagli incendi che ha notevolmente predisposto il territorio ai fenomeni di desertificazione. La desertificazione è definita nella Convenzione delle Nazioni Unite come il “degrado delle terre nelle aree aride, semi-aride e sub-umide secche, conseguente all’azione di vari fattori, incluse le variazioni climatiche e le attività umane”. Tale degrado è il risultato di condizioni climatiche (siccità, aridità, regimi di precipitazioni irregolari e intense) e di attività umane (deforestazione, pascolamento eccessivo, deterioramento della struttura suolo) che determinano l’incapacità del territorio ad assicurare le proprie funzioni.

Il fenomeno della desertificazione in ambiente mediterraneo, come evidenziato dalla letteratura scientifica, è un processo complesso determinato dalla concomitanza di fattori climatici, litologici, vegetazionali e di gestione del territorio. Per tale ragione la valutazione nel tempo di tale fenomeno può svolgersi solo attraverso lo studio dei molteplici fattori che lo determinano e quindi attraverso un monitoraggio integrato delle diverse matrici ambientali coinvolte nel processo grazie a strumenti metodologici capaci di trasformare i dati raccolti in informazioni sul grado di vulnerabilità alla desertificazione del territorio e quindi in strumenti di supporto alle decisioni. In questo contesto, l’indice ESAI (Environmental Sensitive

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Area Index) individua le aree con crescente sensibilità alla desertificazione secondo il seguente schema, in cui sono riportati i differenti valori che tale indice può assumere:

Figura 7.2: Aree con crescente sensibilità alla desertificazione ottenute secondo l’indice ESAI L’area in esame si configura nelle aree a rischio critico 2 e fragile 2.

7.2 PROPRIETA’ FISICHE DEI SUOLI

• La profondità del suolo

Nel caso in esame, i suoli rientrano nell’intervallo da 30 – 90 cm di profondità e la relativa valutazione è da

“mediamente profondo” a “profondo”.

• La tessitura

L’area in esame è caratterizzata dalla presenza di scheletro medio (ciottoli) per quanto attiene la copertura colluviale; in prevalenza scheletro minuto (ghiaia), limi e sabbie in corrispondenza dei depositi alluvionali.

Nell’area in esame la diversità pedologica si traduce in una diversità delle caratteristiche tessiturali. In particolare: i suoli presentano una tessitura argillosa, argilloso-limosa ed argilloso-sabbiosa.

• Densità

Nell’area in esame, vista la diversità pedologica, i valori medi della densità apparente variano da 1,10 a 1,65.

• Porosità

A causa dell’elevata presenza della frazione argillo–limosa nella composizione granulometrica del terreno, oltre all’asfissia radicale, si verifica anche l’appesantimento del terreno per la mancanza o difficile sgrondo dell’acqua e in situazioni di elevata pendenza anche le frane e / o smottamenti in genere. La correzione di tali caratteristiche, in situazioni normali, può essere effettuata con una buona rete drenante. Perciò, la tessitura dell’area in esame determina ritenzione idrica con rischio di appesantimento del terreno e conseguenti fenomeni alluvionali.

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7.3 PROPRIETÀ CHIMICHE DEL SUOLO

• La capacità di scambio cationico

La capacità di scambio cationico, nei terreni oggetto di indagine sarà ascrivibile alla quarta e quinta classe (15-30 CSC (cmol (+) Kg-1) per la presenza dei colloidi argillo – umici. Da ciò ne deriva che questo parametro aumenta con la frazione argillosa.

• La reazione

La reazione si aggira intorno a valori di neutralità e sub-alcalinità.

• Il drenaggio

Nell’area in esame le tipologie di suoli che si rinvengono sono ascrivibili a suoli scarsamente drenati:

smaltiscono l’acqua piuttosto lentamente e rimangono saturi per parecchio tempo. Generalmente può esservi una falda in prossimità della superficie per buona parte dell’anno oppure è presente un orizzonte impermeabile sempre in prossimità della superficie.

7.4 USO DEL SUOLO

Per la classificazione dell’uso del suolo si è fatto riferimento ai dati riportati sul SITR (sistema informativo territoriale) della Regione Sicilia.

Nell’ agro in esame, l’area di intervento è caratterizzata da terreni agricoli a seminativo (Triticum sp.) in rotazione colturale con leguminose da granella (Lens culinaris); e nell’intorno da vaste estensioni a vigneto (Vitis vinifera).

La vegetazione dell’area è quella tipica di un’area coltivata, conservando pochi e limitati aspetti di naturalità, che si evidenziano in alberi isolati e nei tratti dove in qualche maniera si riconosce una vegetazione vicino a quella spontanea; tra le superfici non agricole: viabilità provinciale e di servizio, canali irrigui artificiali e caseggiati rurali sparsi.

Secondo la classificazione Corine (Coordination of Information on the Environment), le categorie presenti nell’area interessata e nell’intorno sono:

COD. CLC CLC – DESCRIZIONE

2.1.2 Seminativi in aree irrigue

2.2.1 Vigneti

• Vigneto

La coltura degli arborati comprende quella del vigneto (Vitis vinifera), presente nel paesaggio agrario dell’intorno dell’area in esame che ingloba espressioni anche significativamente rilevanti dal punto di vista percettivo e dell’olivo (Olea europea), diffusa nelle aree interne collinari e nelle pianure anche in prossimità della costa. Per il paesaggio delle colture arboree la disciplina è quella del mantenimento con possibilità di conversione delle colture, compatibile con criteri generali di salvaguardia paesaggistica e ambientale.

Le superfici a vigneto caratterizzano il territorio in cui è locata l’area di intervento con gli impianti a contro-

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spalliera altamente specializzati in cui sono stati introdotte da alcuni anni le uve internazionali e si sono adottati moderni sistemi d'impianto con sesti fitti sulla fila (2,50 m x 1,00 m).

Per quanto riguarda i vigneti dell’area di intervento, le particelle 356 e 367 del foglio di mappa 128 del comune di Mazara del Vallo, sono oggetto di domanda di un’istanza di intenzione all’estirpo, presentata da Rustico Riccardo (nato a Bergamo il 07/03/1984) in qualità di conduttore per comodato della ditta GIAFAR SOCIETA’ AGRICOLA S.S. con sede in MAZARA DEL VALLO (TP) regolarmente protocollata il 16/10/2020 presso l’Ispettorato dell’Agricoltura di Trapani a cui seguirà, decorsi i termini di 60 gg. dalla data di protocollo, comunicazione di avvenuta estirpazione.

Inoltre, sulle particelle 367 e 346 del foglio di mappa 128 è presente un impianto di barbatelle messe a dimora a gennaio 2020 con varietà di uva da tavola per uso familiare. Pertanto, dato il cattivo stato delle piantine, la ditta si impegna a rimuovere l’impianto.

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8. AGROVOLTAICO

Sebbene il sistema agro-voltaico sia stato teorizzato all'inizio degli anni '80 utilizzando lo spazio tra le file fotovoltaiche per le colture, i primi esperimenti dettagliati sull'agricoltura agricola sono stati eseguiti solo di recente a Montpellier, in Francia, nel 2013.

Dal punto di vista agronomico, tali ricerche condotte da Dinesh e Pearce (2016), hanno analizzato la resa di lattuga (Lactuca sp.) coltivata in irriguo all'ombra. I risultati hanno dimostrato che l'ombreggiatura non ha alcun effetto significativo sulla resa a causa delle capacità di adattamento della lattuga di adattarsi all'ombreggiatura causata dagli array fotovoltaici. Pertanto, la stessa area di terra è stata utilizzata per produrre con successo sia elettricità che cibo.

In un altro studio, condotto nella valle del Po da Amaducci et al., (2018), si evince che la riduzione delle radiazioni, sotto agrovoltaico, ha influenza sulla temperatura media del suolo, l'evapotraspirazione e l'equilibrio idrico del suolo, fornendo in media condizioni più favorevoli per la crescita delle piante che in piena luce.

La ditta proprietaria dell’area interessata alla realizzazione del parco fotovoltaico sarebbe tuttavia interessata all’impianto, nello spazio inter-fila tra i pannelli solari, di un limoneto.

• Scelta delle specie

I fattori che hanno determinato la scelta ipotetica di questa specie vegetale per un impianto agro- voltaico sono così sintetizzabili:

- Fattori botanici e fitosociologici: la specie è stata individuate tra quelle tipiche del paesaggio agrario siciliano sia per questioni ecologiche, che per la capacità di attecchimento;

- Criteri ecosistemici: le specie sono individuate in funzione della potenzialità delle stesse nel determinare l’arricchimento della complessità biologica.

Essendo il limone (Citrus x limon) una pianta di originaria di climi caldi, esso presenta particolari esigenze climatiche. Infatti, per ottenere una valida produzione commerciale occorre un clima caldo e sufficientemente umido, caratterizzato perciò da inverni miti e senza ampie escursioni termiche. In generale, l’attività vegetativa di tali agrumi si svolge a temperature comprese tra i 13° e 30° C e generalmente patiscono temperature inferiori agli 0°C. Altrettanto dannose risultano anche le temperature superiori a 38°C, specialmente se si verificano insieme a condizioni di bassa umidità relativa e durante la fase dell’allegagione. Anche la presenza di venti forti e persistenti può risultare problematica in quanto capace di provocare gravi danni a tali colture (disseccamento delle foglie e dei giovani germogli, rotture meccaniche di rami, ferite da sfregamenti sugli stessi frutti). Per ovviare a tali inconvenienti si ricorre spesso ai frangivento (vivi o morti). A questo riguardo i moduli fotovoltaici potrebbero costituire una prima barriera di protezione contro il vento.

Gli agrumi in generale prediligono un terreno sciolto o di medio impasto, profondo, fertile, ben drenato (non sopportano i ristagni idrici), con pH compreso tra 6,5 e 7,5 e ben dotato di sostanza organica. Per questo tipo di coltura l’irrigazione è sempre necessaria per stabilizzare la produzione e la qualità dei frutti ed è altresì necessario fornire un drenaggio adeguato durante il periodo piovoso, essendo l’area di

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intervento caratterizzata da terreni piuttosto pesanti. Per tali ragioni la realizzazione di un limoneto comporterebbe una serie di operazioni idraulico agrarie insistenti sull’area in oggetto, quali la realizzazione di un impianto di irrigazione a goccia o micro-irrigazione, rispetto ad un impianto di sub-irrigazione.

Quest’ultima, per essere realizzata richiederebbe, prima dell'installazione, un'analisi chimico fisica delle acque in modo da valutare la compatibilità delle stesse con la sub-irrigazione. Inoltre, una volta appurata la compatibilità delle acque per tale impianto e proceduto all’istallazione, si renderebbe necessario spurgare periodicamente le linee gocciolanti, attraverso l'apertura delle valvole di scarico, così da garantire all'impianto una lunga vita operativa; operazione da ripetersi molto frequentemente data la natura prevalentemente argillosa del terreno dell’area in esame. Tuttavia tale tecnica irrigua avrebbe il pregio di consentire l’accesso facile ed in ogni momento ai campi, in quanto nessuna tubazione si troverebbe in superficie.

Riguardo invece la tecnica irrigua della micro-irrigazione, fatta eccezione per il costo più elevato per la realizzazione dell’impianto rispetto ad altre tecniche, i vantaggi che la micro-irrigazione offre includono risparmio di manodopera, acqua ed energia, una migliore uniformità del frutteto e la risposta immediata alle necessità del raccolto, un migliore rapporto suolo-acqua nell’ ambiente di radicazione, oltre a una migliore resa e qualità dei frutti. Ulteriori ricerche hanno dimostrato che quando i sistemi di micro- irrigazione sono gestiti correttamente, il risparmio idrico può arrivare fino all'80% rispetto alla subirrigazione e al 50% rispetto all'irrigazione a pioggia. Le ricerche hanno anche dimostrato l'importante vantaggio dei microirrigatori per la protezione antigelo degli agrumi.

In aggiunta, la micro-irrigazione garantirebbe:

1. maggiore uniformità di distribuzione dell'acqua con un maggior contenimento degli sprechi;

2. migliore predisposizione all'automazione degli impianti;

3. minore compattamento del terreno;

4. possibilità di esplicare la massima potenzialità della distribuzione dei concimi nell'acqua d'irrigazione (fertirrigazione);

Riguardo al quarto punto, ci sarebbero diversi vantaggi nell'utilizzo della fertirrigazione rispetto alla tradizionale applicazione di fertilizzanti in quanto i nutrienti, trovandosi già in forma solubile al momento dell’applicazione, risulterebbero potenzialmente più disponibili per l'assorbimento da parte dell'albero.

Inoltre, la concentrazione di nutrienti nel suolo può essere mantenuta entro intervalli specifici durante tutto l'anno. Alcuni agrumicoltori credono anche che la crescita e la resa degli alberi migliorino se i nutrienti vengono applicati in piccole quantità ma continuamente rispetto ad applicazioni più consistenti ma poco frequenti. Tuttavia, per una corretta concimazione è sempre necessaria l’analisi del terreno, da integrare con l’analisi fogliare che permette di sapere quali sono i livelli nutrizionali raggiunti dalla pianta e diagnosticare così eventuali situazioni di carenza o di eccesso dei diversi elementi nutritivi.

La forma di allevamento che maggiormente si riscontra negli agrumeti è il globo. Per ottenere tale forma si parte da una pianta già impalcata a circa 10 cm dal terreno e presentante 3-4 branche. Tali branche saranno ricoperte da una vegetazione più o meno folta, in relazione alla specie ed alla varietà. Le attuali tendenze, al fine di utilizzare tutto lo spazio disponibile, puntano ad ottenere una forma di allevamento a chioma piena, cioè a far espandere la vegetazione delle branche fino al suolo. Il sesto d’impianto prevedrebbe un distanziamento di 5 m tra le piante.

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Sebbene l’area in esame, una volta realizzate le sistemazioni idraulico-agrarie necessarie descritte in precedenza, sarebbe adatta ad un tale impianto di limoneto, le rese per ettaro sarebbero da considerarsi ridotte rispetto alle previsioni, in quanto l’arboreto coprirebbe soltanto la superficie dell’azienda non occupata dai pannelli fotovoltaici.

8.1 COLTIVAZIONE DEL CITRUS X LIMON

• Lavori all’impianto

Generalmente, i lavori d’impianto propriamente detto iniziano con lo scasso, con un’aratura relativamente profonda (0,60- 0,80 m). Successivamente è opportuno affinare il terreno, per una profondità di 35–45 cm, con attrezzature meccaniche più leggere (es. erpice a dischi). Nel caso dell’area in esame non si procederebbe con tale operazione su tutta la superficie in oggetto, bensì con un’aratura parziale detta “a fosse o a buche” che interesserebbe solo l’area di terreno in corrispondenza dei punti in cui saranno messe a dimora le piante; tale operazione verrebbe eseguita meccanicamente con una trivella in grado di praticare buche di 80-100 cm di profondità.

Con lo scasso si effettua la concimazione di fondo. Per eseguirla razionalmente, occorre confrontare i valori delle analisi del terreno con quelli di riferimento, in modo da stabilire la quantità di fertilizzanti da apportare. L'epoca migliore per l’esecuzione dello scasso, soprattutto in terreni compatti, è l'estate, al massimo inizio autunno.

Riguardo lo smaltimento delle acque superficiali, se si adotta la tradizionale rete di fossi la larghezza degli appezzamenti coincide con la distanza fra le scoline. Nei terreni più compatti esse saranno più ravvicinate (25-30 m) rispetto che in quelli franchi. Se si adottano i dreni, essi sono posti ad una profondità che supera di poco il franco di coltivazione (80-90 cm). Per ridurre i rischi di asfissia radicale in terreni poco permeabili si esegue una sistemazione a prode sopraelevate di 25-30 cm in corrispondenza del filare.

Gli astoni di agrumi sono commercializzati col pane di terra, quindi non c’è un vincolo preciso circa il periodo della messa a dimora. Comunque è preferibile mettere a dimora le piante in autunno inoltrato – inizio inverno perché diminuisce lo stress da trapianto. Quando il trapianto si esegue a fine inverno o in primavera può essere necessario irrigare le piantine in rapporto all'andamento stagionale.

• Potatura

Occorre raggiungere, nel minore tempo possibile, la forma prescelta (il globo) e poi eseguire un'oculata potatura di produzione. Tale forma si ottiene attraverso leggeri interventi cesori praticati sulle giovani piante in modo da favorire la formazione di tre branche principali a circa 100-120 cm. dal suolo. In seguito, particolare attenzione va riservata all'asportazione dei succhioni che si sviluppano dal tronco e dalle branche ed alla eliminazione dei rami più vigorosi ed assurgenti emessi dalle zone interne della chioma. È da evitare, invece, l'asportazione dei rami vigorosi che tendono a piegarsi verso il basso. Una volta che si curvano, detti rami fruttificano infatti abbondantemente. Nel limone è, inoltre, necessario diradare i rami che si toccano per evitare che attraverso le abrasioni si diffonda il malsecco.

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• Modalità di applicazione del fertilizzante

Gli agrumi si avvantaggiano dell’impiego di concime organico. Per la concimazione di produzione l’azoto viene somministrato generalmente in due interventi: a fine inverno (febbraio-marzo) ed in post-allegagione (luglio). Nei giovani impianti l’azoto è frazionato in almeno tre interventi nel corso della stagione primaverile-estiva, in funzione dello sviluppo delle piante. Ugualmente importante è soddisfare le esigenze in calcio e magnesio. I più evidenti sintomi di carenze di magnesio si verificano in autunno nelle foglie vecchie con evidenti aree verdi di forma triangolare con parti marginali della lamina di color giallo bronzata.

• Metodologia per la valutazione dei fabbisogni irrigui

La metodologia per valutare i fabbisogni irrigui si basa sul calcolo del prodotto fra l’evapotraspirazione di riferimento 𝐸𝑇0, che dipende dalle condizioni climatiche, e dal coefficiente colturale 𝑘𝑐 (in tabella), che rappresenta una misura dello sviluppo vegetativo della coltura nelle diverse fasi fenologiche, al netto degli apporti di pioggia 𝑃 (espressa in 𝑚3/ℎ𝑎, ovvero moltiplicando per 10 il dato di piovosità espresso in mm):

𝐸𝑇0 ∗ 𝑘𝑐 – 𝑃

Coefficienti colturali (kc) mensili per gli agrumi in funzione dei metodi di conduzione del terreno (suolo inerbito o suolo nudo)

feb Mar apr mag Giu Lug Ago sett ott nov

T. inerbito 0,75 0,80 0,90 0,95 1,10 1,10 1,20 1,15 1,00 0,90 T. lavorato 0,60 0,65 0,80 0,82 0,90 0,95 0,95 0,85 0,83 0,80

L’intervento irriguo va effettuato quando la somma dei dati giornalieri di (𝐸𝑇0 ∗ 𝑘𝑐 – 𝑃) raggiunge il Valore massimo di adacquamento (𝑉𝑚𝑎𝑥) espresso in 𝑚3/ℎ𝑎:

𝑆𝑜𝑚𝑚𝑎 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑎𝑙𝑖𝑒𝑟𝑎 (𝐸𝑇0 ∗ 𝑘𝑐 – 𝑃) = 𝑉𝑚𝑎𝑥 Volumi di adacquamento massimi (𝑉𝑚𝑎𝑥) in relazione al tipo di terreno:

Tipo di terreno metri cubi ad ettaro (𝒎𝟑/𝒉𝒂) pari a millimetri

Terreno sabbioso 350 35

Terreno franco 450 45

Terreno argilloso 550 55

• Difesa

Nell’ottica di una difesa integrata è obbligatorio il rispetto del Disciplinare regionale di produzione integrata: norme tecniche di difesa integrata delle colture e controllo delle infestanti 2019, elaborato dal Servizio Fitosanitario della Regione Sicilia, il quale riporta norme tecniche di difesa integrata delle colture per l’applicazione delle misure agro-climatico-ambientali.

In ogni caso, al fine di permetterne la rintracciabilità, è auspicabile che i prodotti ottenuti con i metodi di

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produzione integrata siano identificati in modo tale da renderli distinguibili da altri prodotti ottenuti con modalità produttive diverse.

• Raccolta

i limoni sono una specie che fiorisce più volte nell’arco dell’anno e in tal modo dà vita a una raccolta principale, costituita dal limone primofiore, la cui campagna di commercializzazione va da ottobre a maggio, e due raccolte secondarie, il limone bianchetto che va da aprile a giugno e costituisce circa il 10% della produzione complessiva e il limone verdello che va da luglio a ottobre e rappresenta circa il 20% del totale.

Per individuare l'epoca ottimale di raccolta, nel caso del limone non esistono specifici indici descriventi il grado di maturazione (come invece accade per l’arancio). Perciò in genere, per il tipo di utilizzazione che ha il frutto di limone, un parametro di notevole importanza è rappresentato dal contenuto in succo. In Italia, per essere considerati limoni di qualità, è necessario che il contenuto in succo non sia inferiore al 25

%.

È importante a questo proposito ribadire che per il limone non può essere utilizzato come parametro di maturazione nessun altro tipo di valutazione estetica del frutto. La caratteristica rifiorenza della specie e, di conseguenza, la possibilità di avere frutti provenienti da fioriture diverse, non consente di generalizzare su caratteristiche di forma del frutto o di colore dell'epidermide che possano agevolare l'individuazione del momento ideale per la raccolta.

Per gli agrumi in generale, la raccolta viene ancora prevalentemente effettuata a mano; non mancano tuttavia prime sperimentazioni di raccolta meccanizzata in cui l’intervento umano è ridotto al minimo. Il problema di queste raccoglitrici automatizzate sono però le dimensioni: occupando parecchio spazio, le macchine dimostrano la loro piena efficienza solo in coltivazioni molto estese con lunghe file di alberi. Ciò necessariamente fa escludere la raccolta meccanizzata dall’area in esame.

8.2 BREVE ANALISI DI REDDITIVITA’ DELLA COLTURA

L’analisi della redditività delle colture agrumicole attraverso l’utilizzo dei dati RICA (Rete di Informazione Contabile Agricola) evidenzia come le performance economiche delle aziende agrumicole si differenzino in base alla coltivazione in regime biologico o convenzionalo (e integrato). Infatti, a fronte di dotazioni strutturali simili nei due campioni considerati, si evince una più bassa capacità economica delle aziende biologiche rispetto a quelle convenzionali (e integrate). Le medie aziendali della produzione lorda vendibile mostrano valori di circa 79.900 euro per le aziende biologiche e di 87.200 euro circa per quelle convenzionali. Tali valori, più contenuti per le aziende biologiche, condizionano evidentemente anche i risultati reddituali. Il reddito lordo è di circa 64.900 euro nelle aziende convenzionali (e integrate) e di circa 54.100 euro in quelle biologiche, mentre il reddito netto passa dai 54.200 euro delle aziende agrumicole convenzionali ai 39.300 euro circa di quelle biologiche.

Per quanto riguarda la modalità di vendita, più diffusa nel campione osservato è quella all’ingrosso (a commercianti o a all’industria di trasformazione), mentre non si riscontra in nessun caso il ricorso alla vendita diretta e decisamente basso è il ricorso al dettaglio, cosa che farebbe accorciare la filiera e trattenere presso l’azienda una maggiore quota del prezzo finale. Occorre specificare che per le aziende convenzionali e integrate la vendita a commercianti si pratica nel 70% dei casi, mentre per quelle biologiche

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essa rappresenta il 53%; invece la vendita all’industria – e dunque una destinazione finale in prodotto trasformato e/o lavorato – è molto più frequente nelle aziende biologiche (nel 20% dei casi). La vendita a cooperative, infine, è piuttosto frequente nelle aziende biologiche; tale modalità, infatti, è presente nel 14% dei casi.

L’analisi dei costi suggerisce che i costi specifici per la coltivazione, quali le spese per antiparassitari, fertilizzanti, acqua, elettricità ed altre spese, registrano un importo complessivo di circa 461 euro/ha per le coltivazioni biologiche; mentre per la tecnica convenzionale (e integrata) si riscontrano valori pari a circa 757 euro/ha. In particolare, per la coltivazione biologica risultano più basse sia le spese per gli antiparassitari che le spese per la fertilizzazione.

Variabili Biologico Convenzionale e

Integrata Unità di misura Medie per ettaro di

SAU

Medie per ettaro di SAU Spese specifiche totali

Di cui fertilizzanti Di cui antiparassitari

€/ha

€/ha

€/ha

461,0 240,5 90,9

756,9 301,5 175,9

Produzione Lorda Vendibile €/ha 4.915,5 5.901,0

Margine lordo €/ha 4.454,6 5.144,2

Scendendo nel dettaglio della coltivazione di limoni, si riscontra un valore della produzione decisamente favorevole alla coltivazione biologica, pari a circa 6.600 euro/ha contro i 4.390 euro/ha della tecnica convenzionale. Tali differenze sono determinate da spese della coltivazione più contenute (-190 euro/ha circa) e dalla presenza del premium price nelle vendite di quasi 17 euro al quintale. Le rese produttive mostrano tuttavia un riscontro negativo per le produzioni biologiche per il limone, per il quale si determina una riduzione di circa 30 quintali ad ettaro.

Variabili Biologico Convenzionale e

Integrata Unità di misura Medie per ettaro di

SAU

Medie per ettaro di SAU

Resa produttiva Ql/ha 172 203,4

Prezzo di vendita €/Ql 38,6 21,6

Produzione Lorda Vendibile €/ha 6.634,0 4.390,0

Spese specifiche totali €/ha 711,5 901,3

Margine lordo €/ha 5.922,5 3.488,7

8.3 ESEMPLARI EX NOVO DI OLEA EUROPEA

Nel caso specifico, considerata la tipologia dell’opera in progetto, la società promotrice ha ritenuto di provvedere alla realizzazione di macchie arboree da realizzare nelle zone di maggior visibilità dell’impianto:

in particolare lungo il confine dell’impianto, al fine di schermare l’impatto visivo dell’opera in modo da salvaguardare il pregresso paesaggio dell’area. La fascia perimetrale all’impianto realizzata ad oliveto sarà composta da una fila di piante di Olea europea distanziate tra di loro 5 m.

La scelta dell’olivo risponde all’esigenza di mitigare l’impatto visivo con una specie vegetale già presente in un intorno ampio, seppur non prevalente, in una logica di continuazione con le forme già esistenti del

(27)

paesaggio agrario. In aggiunta, si tratterebbe di una specie mediterranea, termofila, eliofila assai longeva che può facilmente raggiungere alcune centinaia di anni; una pianta sempreverde, particolarmente rustica, resistente alle temperature elevate, agli stress idrici (spiccati caratteri di xerofilia) o altri esemplari autoctone e/o tipiche del paesaggio agrario di analoghe caratteristiche.

Sarebbe auspicabile l’impiego di esemplari già adulti aventi immediata funzione di mitigazione visiva, quanto meno nelle parti più critiche. Inoltre, l’impianto ad uliveto produce un valore economico aggiunto sia in fase di esercizio dell’impianto che post-vita utile del medesimo.

Si procederà all’acquisto di piante di Olea europea utilizzando esclusivamente materiale di propagazione proveniente da vivai autorizzati ai sensi del D. Leg.vo 10.11.2003, n. 386 e del D.D.G. n. 14/2007 pubblicato sulla G.U.R.S n. 13 del 23.03.2007, provvisto di certificato di provenienza e di identità clonale.

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9. CONCLUSIONI

La presente relazione, riporta i risultati ottenuti dallo studio pedologico e agronomico riguardante l’area in cui è prevista l’ubicazione di un impianto fotovoltaico ed opere connesse da 9,90 MWp, da realizzare principalmente nel Comune di Mazara del Vallo, e toccando i comuni di Campobello di Mazara (elettrodotto MT) e Partanna (cabina RTN).

Nell’ecosistema agiscono tre componenti fondamentali: l’ambiente fisico, la comunità (componente biotica cui appartengono la vegetazione e le popolazioni animali) e la società umana. L’area in esame, si caratterizza, come precedentemente detto, per una tipologia di paesaggio dalle connotazioni antropiche, in cui l’uomo con dissodamenti, incendi, erosione e inquinamento da sempre altera gli equilibri dell’ecosistema.

Pertanto:

1. tale scenario va salvaguardato il più possibile e con riferimento alla componente paesaggistica e con riferimento alla componente pedo-agronomica oltre che ambientale;

2. in tale contesto, le specie vegetali nella fase post-intervento devono potere estrinsecare al massimo grado e a medio termine la funzione di ripristino e recupero all’ambiente delle aree di cantiere, nonché ripristino e recupero finale dell’area a fine utilizzo impianto.

Considerato che:

- l’area di progetto è, allo stato attuale, interessata da seminativi e/o foraggere in rotazione con leguminose da granella e si trovi in uno stato di avanzato grado di antropizzazione dovuto all’uso del suolo ed all’ attività agricola;

- la vegetazione spontanea si riduce ad essenze erbacee a basso valore ecologico (vegetazione nitrofilo - ruderale);

la realizzazione dell’impianto fotovoltaico ed opere connesse nonché dell’elettrodotto aereo, verrà ad occupare un’area nel passato sfruttata dall’uomo e la destinazione temporanea ad altro fine si traduce in un periodo di “riposo” per il terreno sotteso alle unità fotovoltaiche, durante il quale si reintegrano le caratteristiche pedologiche e di fertilità propedeutiche idonee, a dismissione impianto, all’attecchimento di colture di più elevato pregio e rendimento economico;

- l’inerbimento di previsione progettuale dell’area sottesa dalle unità fotovoltaiche, oltre al miglioramento agrario del suolo, lo protegge dall’erosione, lisciviazione e ne contrasta il rischio desertificazione;

- la idonea raccolta e smaltimento delle acque superficiali a mezzo cunette trapezie in terra nelle depressioni naturali salvaguardano l’aspetto morfologico del contesto;

- a fine vita utile dell’impianto, si viene ad ottenere un’area dalle caratteristiche agronomiche, pedologiche, ambientali superiori alle attuali (ante-operam), stante l’arricchimento del suolo in contenuti nutritivi, in termini ambientali e produttivi per la presenza degli ulivi e la possibilità di un utilizzo plurimo; Se si cala l’aspetto agrario nelle unità paesaggistiche di appartenenza alla luce delle considerazioni:

- dall’esame degli strumenti di programmazione comunale, provinciale e regionale, le opere progettuali risultano conformi ai medesimi;

- dallo studio delle caratteristiche stazionali, si sono individuate soluzioni tali da ridurne le relative

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