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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.14 (1887) n.695, 28 agosto

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, RANCH I, F E R R O V IE IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XIV - Voi. XVIII

Domenica 28 Agosto 1887

N. 695

I DOTTRINARI ED i FATTI

U n curiosissim o scritto ha pubblicato o riportato con questo titolo in questi ultim i giorni il Corriere

italiano ; lo scrittore intende m ettere a confronto

due ordini di dottrine (si intende nel senso d isp re­ giativo della parola) e due ordini di fatti : — da una parte la dottrina della pace universale e del - F arbitrato internazionale, dall’altra i fatti dei grandi ed incessanti arm am enti ; — da una parte la dot­ trina del libero scam bio e della abolizione assoluta d’ogni vincolo doganale, dall’ altra la gara così a c ­ canita, così studiata e calcolata con cui gli Stati più potenti, e riconosciuti com e i più progrediti nella civiltà e nelle arti, a cingersi di elevate b arriere doganali.

N aturalm ente il Corriere italiano, trovato q u e ­ sto ravvicinam ento tra i due ordini di dottrin e e di fatti, non si ferm a facilm ente nelle sue considera­ zioni, ma, invocando P ellegrino Rossi gli fa dire che « 1’ economia politica non è una scienza sol­ tanto di form ule più o m eno algebriche o di principi astratti ; m a una scienza di um anità, che dallo studio delle condizioni di fatto deve attingere le norm e per prom uovere ed estendere il benessere delle società civili, le quali non possono vivere di astrazioni ».

Infine crede di poter dire, coll’ aria m agistrale di chi scopre cose nuove : anche nella questione economica « com e di fronte alla dottrina um anita­ ria della Pace Universale, troviam o i fatti in dia­ m etrale antagonism o colla dottrina um anitaria e li­ berale del Libero Scambio ».

Ci sia perm essa qualche osservazione per tentare di m ettere il Corriere italiano nella buona via. Il nostro confratello por solito è così logico e così cir­ cospetto nelle sue considerazioni, che se questa volta ha sm arrita la strada, conviene rite n ere che sull’ar­ gom ento non fosse abbastanza forte.

E giacche ha voluto paragonare le dottrine dei fautori della pace universale con quelle dei fautori del libero scambio, seguiam olo nello stesso cam m ino.

Noi non sappiam o se gti apostoli dell’ abolizione della g uerra raggiungeranno m ai il loro scopo ; — com e non sappiam o nem m eno se m ai gli econom i­ sti raggiungeranno lo scopo di ottenere la abolizione assoluta delle dogane. Diciam o di più : — siam o esi­ tanti nel credere che si confaccia alla n atura um ana, quale essa è al presente e quale sarà nel prevedi­ bile avvenire, u n regim e di pace universale e di fratellanza. — P er la stessa ragione — poiché in fondo le g u erre econom iche non sono che u na delle

form e delle g u e rre um ane — per la stessa ragione non sappiam o se il libero scam bio potrà mai avere una com pleta od assoluta applicazione ; andiam o più in là, dubitiam o anche qui che un regim e d i libero scam bio sia confacente alla n atura um ana, quale è oggi e quale sarà p er m olte generazioni future.

Ma, e che per c iò ? — Devesi p er questo deridere la scienza econom ica ed innalzare I’ opportunism o, che erroneam ente si confonde coll’arte econom ica ? L’arte econom ica — com e la intendeva P ellegrino Rossi, — vuol dire che l’uom o di Stato adatta le dot­ trine all’ am biente m odificandole quanto può, m a colla tendenza di raggiungere — anche se è in modo com pleto irraggiungibile — qu ell’ ideale che la scienza indica come la condizione m igliore. L ’uom o di Stato cioè, è il nocchiero che non pretende di raggiu n g ere il porto con una linea retta, m a p ro ­ fitta di ogni vento che spira per procedere, anche obbliquam ente, verso il porlo; bordeggia; se il vento m anca, sta in panna, se la tem pesta infuria, fugge con essa, ma ha sem pre di m ira il porto a cu i vorrebbe giungere.

L ’opportunism o invece, quale Io praticano i n o ­ stri uom ini di Stato, è un seguire giorno per giorno gli eventi, senza m eta, senza ideale da raggiungere, e spesso profittando di tutti i casi, solo per m ire personali o p er soddisfazioni individuali. Ci rap p re­ senta un tronco d’ albero abbandonato nell’ oceano, che segue la corrente, da essa è portato qua e là ma non ha porti a cui prem a dirigersi, non ha punto di arrivo a cui tenda.

L’uomo di Stato sorretto dai principi e dalle dot­ trine, è l’ intelligenza che lotta contro i fatti c o n ­ trari e tenta di vincere ; I’ uom o di Stato seguace dell’opportunism o è un corpo m orto, u n corpo senza intelligenza, ch e ha soltanto — ci si perm etta la frase — un peso specifico inferiore a quello d el­ l’am biente e p er questo galleggia.

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554 L’ E C O N O M I S T A 28 agosto 1887

universale fosse di com une accordo sottoscritta e di buona fede osservata. Ma fino a d ie alle nazioni si solletica 1’ orgoglio, ora colla politica coloniale, ora col bisogno di esser forti in m are, ora col ricordo dei fasti antichi ; fino a che nei libri di scuola si educano i figli ad am m irare il cuore della m adre spartana, che davanti al cadavere del figlio, m orto in g u erra, diceva : « l’ho partorito apposta per darlo alla patria » ; — fino a che i filosofi scrivono i li­ b ri colla parola umanità, ma parlano al popolo colla parola nazionalità, i fatti che voi lam entate sono conseguenze n aturali, inevitabili. I seguaci dell’aho- lizione della g u erra vi avvertono soltanto che siete in contraddizione quando piangete sulle spese che v i costano gli eserciti, i cannoni, le torpedini e le flotte e in pari tem po volete la patria forte e te ­ m uta, e pronta così all’offesa com e alla difesa.

N on dissim ile è la questione del libero scam bio. L’Econom ia politica non ha p er com pito — come credono gli ignoranti — di far ricche le nazioni, nè di far prosperare le industrie ed i com m erci, p re­ cisam ente com e la m eteorologia non ha per compito nè di p ro d u rre la pioggia quando si lam enta la sic­ cità, nè di im pedire gli uragani, nè di ren d ere meno rigoroso l’ inverno. L ’E conom ia politica studia i fatti e "da quei fatti ricava la sua dottrina ; sono gli igno­ ranti, quelli che della scienza non conoscono n e m ­ m eno l’alfabeto, che credono che la Econom ia abbia fatto le dottrine per poi cam biare ì fatti. E gli E cono­ m isti, dopo aver studiato il regim e delle alte tariffe doganali hanno concluso che, lungi dall’ essere un vantaggio p er chi le applica ed u n danno p er quel paese contro cui sono applicate, sono per necessità di cose un danno enorme a lu tti e due i paesi, tanto a Chi le applica com e a chi le subisce.

E , proseguendo, soggiunge che | a vera prosperità dei com m erci e delle industrie p er tutti i paesi, in qu alu n q u e condizione si trovino, sarebbe il libero

scambio.

C he poi il libero scam bio si possa o non si possa ottenere, questa è cosa in cui la Econom ia politica c’ en tra per poco, poiché dipende da troppo num erosi altri elem enti di ordine diverso, il raggiungere tale ideale o l’avvicinarvisi.

Ma sono gli ignoranti, o quegli uom ini di Stato ai quali può applicarsi il paragone detto più innnazi del tronco ch e galleggia, sono gli uom ini di Stato devoti all’ opportunism o e m ercè il quale soltanto em ergono, sono essi i quali prom ettono la prospe­ rità delle in d u strie e dei com m erci m ediante le alte tariffe doganali. A llora, soltanto allora, è intervenuta l’Econom ia politica a dim ostrare che questi uom ini vaneggiano e che afferm ano il falso; — allora, soltanto allora, è sorta questa lotta econom ica che vorrebbe essere scientifica, m a non è altro che un vaniloquio, poiché quelli che osano rinnegare la scienza dichiarano, ad ogni buon fine, di accettarne le dottrine, quelli che dileggiano l’ econom ia e gli econom isti sono chiacchieroni che parlerebbero anche di chirurgia e di m edicina senza averne alcuna cognizione se "non vi fossero quei term ini ostici davanti ai quali pru ­ dentem ente si arrestano.

D obbiam o dirlo con una sola parola riprendendo l’esem pio della m eteorologia? Da una parte abbiam o gli S chiapparelli, i Tacchini dall’altra i M athieu de la D rò m e ed i Sesto Cajo Baccelli.

E in fondo noi crediam o che lo scritto re del

Corriere italiano convenga in queste n o stre idee,

solam ente — spinto un poco dall’ andazzo attuale — ha preso esso pure la cantonata che prendono i più, e chiam ò, in certo modo, responsabile la Econom ia politica perchè le sue d o ttrin e non sono applicate o non sono applicabili.

Sono tanti secoli che la m orale predica ed inculca il rispetto alle persone ed alle cose altrui, e le p ri­ gioni rigurgitano sem pre di sanguinari e di la d ri; vuole il Corriere prendere argom ento da ciò per farsi scrivere u n quarto articolo i dottrinari ed i

fatti ?

LE

FINANZE SEI

COMUNI

Che sia proprio vero che il M inistro delle F i­ nanze e quello dell’ Interno stanno elaborando un progetto di legge allo scopo di rio rd in are le Finanze com unali? — Molti periodici della capitale — per solito bene inform ati — lo annunciano senza riserv e , sebbene senza farci conoscere quali sieno le basi del progetto. — Q ualunque esse abbiano ad essere però n o i'ac co g lia m o con molta com piacenza la notizia e facciam o voti che essa abbia serio fondam ento. Ci siam o tante volte occupati nell 'Economista dei bilanci dei c o m u n i, abbiam o tante volte dom andato che si provvedesse energicam ente a riordinarne le finanze, abbiam o anche tanto biasim ato che il progetto sulla le<we Com unale e P rovinciale non contenesse alcuna disposizione rig u ard o alle finanze dei com uni , che siam o soddisfatti veram ente di apprendere che il Mi­ nistero si è scosso.

R ecentem ente sono avvenuti fatti che dim ostrano fino a qual punto può spingersi la cattiva am m ini­ strazione dei Com uni e quanto grande sia la irre ­ sponsabilità degli am m inistratori. A bbiam o sott’occhio u n num ero di un periodico diffusissim o, la Gazzetta

dei Prestiti, dove, esam inando le proposte che il Co­

m une di P isa fa ai suoi creditori, si adoperano per gli am m inistratori di quella città espressioni di una violenza estrem a, le quali ci danno una idea della gravità della colpa. Nello stesso P arlam ento e sugli stessi fatti si pronunciarono parole molto vivaci ; il che dim ostra che il G overno non ha nella legge mezzi per assicu rare la m oralità delle pubbliche am ­ m inistrazioni, e p unire severam ente coloro che la infran g o n o ; poiché non è a cred ere che si sareb­ bero lasciati passare sotto silenzio avvenim enti che vennero generalm ente giudicati con tanta severità.

S e non che i com m enti che vengono oggi m an i­ festati da alcuni periodici sulla possibilità di una riform a d e ’le finanze Com unali, ci inducono a q u a l­ che osservazione che non ci pare trascurabile.

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delle entrate stesse vien fatto dalle am m inistrazioni locali.

La prim a di queste riform e sarebbe v eram ente una riforma delle finanze comunali, ma noi d ubi­ tiam o assai che sia questo il m om ento opportuno per m etterla in discussione, specialm ente se il nuovo M inistero ha, com e si afferm a, intendim ento di p re­ sentare i progetti perchè il P arlam ento li esam ini e li discuta, e non già perchè appaghino m om en­ taneam ente i p artiti, m ostrando una apparente buona volontà del G overno. Non è infatti quando le finanze dello Stato attraversano un periodo difficile, il quale può essere transitorio solo nel caso in cui si m uti l’in­ dirizzo seguito negli ultim i tre anni; — non è quando si discute sopra un disavanzo confessato per parecchie decine di milioni ; — non è quando il G overno si a r­ rovella da ogni parte, e pare con poco successo, p er trovare nuove entrate che colm ino il deficit; non è in queste condizioni che torna possibile m etter m ano ad una riform a sostanziale dei tributi locali, riform a che, p er quanto p rudente e lim itata, lascerà sem ­ pre ignota una parte delle conseguenze. L e stesse ristrettezze nelle quali si trova il bilancio dello Stato, ci pare che rendano difficile anche l’altro genere di riform a che consisterebbe nella dim inuzione delle spese obbligatorie ohe oggi la legge attribuisce ai com uni. Si possono aum entare o ra le spese dello S ta to ? — La risposta nou occorre nem m eno for­ m ularla.

Da questo punto di vista q uindi non possiam o certam ente attenderci un progetto di riforma finan­

ziaria dei C om uni. 0 che vengano aum entate le

loro entrate o che vengano dim inuite le loro spese, ì risultati cadranno sem pre, o sul bilancio dello Stato, o sui contribuenti. O ra, se proprio in questo m om ento è lo Stato che cerca, e non trova, il modo di chiedere qualche cosa di più ai contribuenti, è chiaro che non potrebbe assennatam ente far gettito delle proprie risorse od accollarsi nuovi oneri p er rivolgersi esso stesso direttam ente ai contribuenti con richieste più energiche ; nè d’altra parte potrebbe dar facoltà ai Com uni di d istu rb a re essi direttam ente i contribuenti, m entre è lo S tato quello che in questo m om ento cerca di colpirli.

Y i è però la seconda possibilità, cioè la riforma, che chiam erem o tecnica. E qui v eram en te a nostro avviso, il cam po è vasto e la m esse da raccogliere oltre ogni dire feconda.

In m olte occasioni abbiam o avuto modo di esa­ m inare i bilanci com unali ed abbiam o v ed u to quali stran e anom alie si verifichino così alle en tra te com e alle spese. Com uni che, non si sa perchè, trascurano alcuni cespiti di rendita per aggravarne eccessiva­ m ente altri ; C om uni che senza cu rare la econom ia del bilancio, procedono allegram ente, provvedendo alle entrate ordinarie m ediante debiti ; C om uni che riversano tutta la loro potenzialità di im positori so­ pra una sola classe di contribuenti o sopra una sola specie di im poste o di ta sse ; Com uni ch e rovinano la proprietà fondiaria colla sovrim posta ; Com uni che si servono del Dazio Consum o p e r fare della politica protezionista. Nè m eno grave è il disordine delle spese ; in Com uni, che hanno ugu ale popola­ zione ed eguale entità di bilancio, abbiam o ved u te le spese di am m inistrazione assorbire qua una quota sem plice, là una doppia del bilancio ; Com uni con eguale popolazione che spendono il q uinto un del­ l’altro p er l’ istruzione elem entare ; criteri diversi da

provincia a provincia p er distinguere le spese ob­ bligatorie dalle facoltative ; limiti delle spese facol­ tative in un luogo rigorosam ente intesi, in altri la­ sciati all’arbitrio. Non parliam o poi della tutela eser­ citata dalle P refettu re e dalle D eputazioni provinciali. Noi abbiamo dati esem pi solenni per dim ostrare com e, con vicendevole connivenza, si eluda la legge e si producano a poco a poco situazioui finanziarie, p e r le quali occorrono poi provvedim enti eccezionali.

S u questo punto si può dire essere necessaria u n a

restauratio dalle fondam enta. E crediam o non sola­

m ente possibile, ma u tile , un progetto di legge che disciplini questa m ateria, non per lim itare le auto­ nom ie dei Com uni, ma p er im pedire l’arbitrio e r e n ­ dere im possibile il generalizzarsi di fatti scandalosi com e i recenti.

Come si possa ottener ciò, e su quali basi, ci proponiam o di dirlo in u n prossim o articolo.

L’ INSEGNAMENTO TECNICO E PROFESSIONALE

Un nostro egregio corrispondente ci scrive una lettera, che ci pregiamo di pubblicare. Le proposte che egli presenta sono tali che noi saremo lieti se forniranno nuova occasione a discutere un argomento, che riteniamo di alto interesse per l’avvenire economico del nostro Paese. Noi per parte nostra non mancheremo di esporre in proposito quanto prima alcune considerazioni.

Preg. Sig. Direttore

Roma, 23 Agosto 1887.

Molto opportunam ente il suo pregevole periodico ha sollevato, o alm eno ravvivato nel nu m ero del 14 corrente agosto, la questione delle S cuole T ecn ich e, da trasform arsi, o tutte o buon num ero di esse, in scuole professionali.

È v irtù delle considerazioni savie su un p ro ­ blem a im portante, il suscitare, anco nei m ediocri dei quali io son uno, il desiderio, la voglia, quasi il bisogno di cooperare in qualche m odo alla so­ luzione del problem a stesso. O nd’ è che il suo a rti­ colo mi ha indotto a sottoporre al suo p arere u n a proposta pratica, o che per m eglio dire vorrebbe esser tale, salvo il giudizio delle persone più co m ­ petenti d i me.

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Leggo altresì, dim ostrato con dati num erici, che nem m eno un quarto degli iscritti a tali scuole a p ­ partiene a fam iglie di esercenti un m estiere o u n arte vera e propria ; il che dim ostra, com e Ella nota giustissim am ente, essersi già i negozianti e gli artigiani persuasi che le scuole stesse non sono atte a ren d e re i loro figliuoli capaci di seguire e m iglio­ ra re l’ industria esercitata dai genitori.

V edo poi che l’ Economista giudica abbastanza facile trasform are in scuole professionali le scuole tecniche, m odificandone i program m i tecnici e ag­ giungendo speciali corsi adattati all'indole delle in­

dustrie locali; e prevede che la cosa sarebbe per

riu scire, inquanto le Società e gli industriali non potendo non essere desiderosi di prepararsi valenti operai, m ediante accordi colle Società ferroviarie, colle O pere Pie che hanno delle officine, e cogli in­ dustriali privati, si potrebbe raggiungere l’ intento im portantissim o d’avere l’officina accanto alla scuola.

Circa l’ opera del G overno in proposito V Econo­

mista dice : « Il M inistero di A gricoltura e Com­

m ercio è anim ato dalle m igliori intenzioni, ma esso dispone di pochi mezzi e trova d’ altra parte un form idabile avversario nel M inistero della Pubblica Istruzione, che accresce il num ero delle scuole tecniche, m entre dovrebbe a grado a grado e col

concorso degli enti locali trasform arle in scuole

professionali, eccettuato, se si vuole, un certo n u ­ m ero da servire di preparazione agli istituti tecnici ». P arrà strano che, scrivendo a un giornale, io abbia riassunto un articolo del giornale stesso e ri­ petuto perfino testualm ente le sue parole. Ma l’ ho fatto perchè appunto dalle sue parole traggo argo­ m ento a quello che sto per dire.

Se non erro (e se erro mi corregga p u re ) in Toscana le scuole tecniche non sono governative, ma com unali. Ora mi par certo che se la spesa di esse non sta a carico del G overno ma degli enti locali, questi devono avere o pieno diritto, o, più assai che in altre regioni d’ Italia, voce in capitolo per iniziare una riform a cui tutto consiglia.

V ediam o u n poco la m olteplice utilità che ne conseguirebbe.

In prim o luogo, sopprim endosi parecchie officine

di spostati, si decim erebbe la legione dei braccatori di impièghi, con vantaggio im m ediato e grande

della regione Toscana, m inore e indiretto, ma pur non trascurabile, dell’Italia tutta. D unque un male generale già dim inuito.

In secondo luogo si incom incerebbero a form are quei vivai di valenti capi fabbrica, di buoni assistenti, di operai colti, che oggi, se non m ancano, scarseg­ giano. S e ne avvautaggerebbe p er prim a e in m ag­ gior grado la Toscana, ma u n pò* anche le altre provincie, visto che oggi gli uom ini non stanno più come diceva il G iusti.

— « q u i rattra p p iti Sul terren che li ha nutriti. »

In terzo luogo la buona riuscita, che non potrebbe m ancare, servirebbe d’ esem pio al rim anente del Regno e i pubblici poteri troverebbero più facil­ m ente la via di m etter mano a una riform a g en e­ rale tanto salutare, quando in qualche luogo ne vedessero fatto 1’ esperim ento.

F orse (io non sono pratico, ma Ella lo sap rà di- certo) anco là dove le scuole tecniche non sono I m antenute dallo Stato, esse sono regolate dalla legge |

sull’ istruzione, che in ogni parte dello Stato vige egualm ente, nè quindi possono a volontà delle P ro ­ vincie o dei Com uni m utare organism o, program m i, scopo, coordinam ento colle altre scuole di diversa indole e grado. Ma se anche è così, la difficoltà non m i sem bra insuperabile.

La trasform azione, com e I’ Economista ha detto benissim o, dovrebbe farsi a grado a grado. E allora non è il caso di incom inciare per l’ap'punto da quelle P rovincie in cui le scuole tecniche sono già, dal lato am m inistrativo, in una condizione diversa dalle altre, perch è non m antenute dallo S ta to ?

Si dirà : ci vuole in ogni modo una legge sp e­ ciale, perchè dal Iato didattico sono sottoposte finora alla leggo com une. B en e: o che ci vuol tanto a fare una legge speciale, m assim e quando il terreno sia già ap parecchiato? Il m otto dell’ antica A ccade­ mia del C im ento era : Provando e riprovando. An- ehe oggi in Italia non si va forse introducendo in alcuni Convitti nazionali, a uno alla volta, cioè a modo di esperim ento — che è il m igliore — l’istru ­ zione m ilita re ? E in quanto agli istituti m ilitari pro­ priam ente detti, 1’ averne creato un altro a Roma e poi anche un altro a Messina, entram bi con legge speciale, ha forse distrutto o guastato i tre che già esistevano in M ilano, F irenze e N apoli? E il pa­ reggiam ento delle U niversità di G enova, P arm a, Ca­ tania, e non so quale altra città, opportuno o no, ha forse turbato l’ economia scientifica e am m inistrativa delle U niversità che già erano di prim ’ o rd in e?

Inoltre la trasform azione, com e parim ente I’ Eco­

nomista ha detto benissim o, dovrebbe farsi col con­ corso degli enti locali. Io vado più in là e dico : per iniziativa di essi. Ma intanto il loro concorso

è duplice. P ecuniario, in quanto essendo a loro ca­ rico la spesa delle odierne scuole tecniche e potendo esserlo quella delle future scuole professionali, lo Stato non viene ad assum ersi nessun aggravio e quindi ha l’ obbligo m orale di non opporsi ad una richiesta che in fondo non m ira fuorché al bene com une, ed anzi di secondarla quanto più può e incom inciando col sostenere apposita legge dinanzi al P arlam ento. — Tecnico e didattico inoltre, in quanto dovendosi aum entare o m odificare i diversi insegnam enti in ordine all' ìndole delle industrie locali, tornerebbe agli enti locali interessati il pren­

dere, per l’ im piego dei giovani che escissero dalle scuole, gli opportuni accordi colle Società ferroviarie, colle O pere pie, coi privati industriali, ecc.

A me pare che di tutto ciò dovrebbero farsi pro­ m otori, le P ro v in c ie toscane, i Com uni toscani e i deputati che rappresentano collegi toscani in P a rla ­ m ento e non dubito che il M inistero di agricoltura e com m ercio sarebbe per fa r buon viso alle loro proposte. Ma per vedere i fatti bisogna prim a .dif­ fondere le idee. 0 la mia e sbagliata in tutto e per tutto e non. se ne parli p iù ; o non lo è, e allora si com piaccia, egregio sig. D irettore, di pubblicare questa lettera. Ci fossero m olte obbiezioni da op­ porre, ci fossero m olte inesattezze di fatto da re tti­ ficare, sarei p u r sem pre lieto eh’ Ella o altri lo fa­ cesse nelle colonne del suo stim ato giornale e che da qualche persona com petente la questione venisse trattata e fatta progredire.

Con tutta stim a m e le professo

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Rivista Bibliografica

Domenico Berardi. — Le funzioni del Governo nella

Economìa sociale. — Firenze, Successori Le Mon- nier, 1887, pag. 392.

Ci vuole davvero una fede non com une nella bontà della propria tesi per pubblicare ai nostri giorni un volum e di quattrocento pagine sulla grave questione delle funzioni del G overno e patrocinare la causa liberale. Siam o cosi assaliti da ogni parte dall’ inge­ renza governativa e sono tanto num erosi i fautori dell’azione vigorosa, energica, illum inata, ecc., dello S tato a regolare i rapporti sociali, che un libro in ­ form ato ai principi della econom ia classica ha tutte le probabilità di essere una vox clamantis in deserto e, quel che è peggio, di passare inosservato per la solita lega del silenzio contro tutto ciò che è con­ trario all’indirizzo oggi prevalente. È bene però che vi siano coloro che non si lasciano sopraffare dallo scetticism o , dalla sfiducia che ogni conato abbia a riescire a vuoto, ed è utile che l’argom ento sia fre­ quentem ente ripreso in esam e e presentato sotto i suoi vari aspetti al pubblico.

Ma la stessa difficoltà di scuotere l’apatia del p u b ­ blico o di rico n d u rre l’ indirizzo scientifico a un esatto apprezzam ento dei fatti non può non rendere assai ardua «la trattazione dell’ argom ento , la quale esige dim ostrazioni chiare e convincenti, fatti palpa­ bili e deduzioni logiche, ordinate ; insom m a lo scrit­ tore se vuol essere efficace e se vuol vincere a l­ m eno una battaglia traendòsi dietro anche un solo lettore, deve, com e in g u erra, affrontare il nem ico e debellarlo; in altri term ini confutare le argom enta­ zioni degli avversari e presen tare le proprie.

Il libro del prof. B e ra rd i soddisfa in g ran parte a queste condizioni, ma non possiamo dire, co m ea v re m rao voluto, lo faccia com pletam ente. Egli m erita tutti gli elogi per la scelta dell’argom ento ch e ha preso a trattare, pel modo con cui lo ha svolto e per la bontà della tesi da lui sostenuta, che, non occorre dirlo, è interam ente anche la nostra. Ma il libro non ci ha del tutto soddisfatti, e direm o anche il perchè. G ioverà però anzitutto di farsi un ’idea della tela del lavoro che il prof. B erardi ha dato alle stam pe.

L ’ industria privata e i lim iti della sua potenza : tale è il punto di partenza del nostro A utore. E n e l­ l’industria privata egli distingue il lavoro diviso da quello associato per m ostrare quali bisogni pos­ sono essere soddisfatti dal prim o, cioè dal lavoro

isolato (e non diviso com e lo chiam a inesattam ente

in qualche punto il B erardi) e quali dal secondo, cioè da quello associato (che appunto perchè tale presuppone la divisione del lavoro). Da questa i n ­ dagine rileva quali siano i bisogni che non possono essere soddisfatti nè dal lavoro isolato nè da quello diviso, donde la necessità di u n ’ altra form a di a s - associazione, cioè del G overno.

In questo prim o capo l’ A u to re , sebbene non lo citi, come avrebbe dovuto, segue principalm ente il F e rra ra , di cui riporta spesso gli esem pi colle sue stesse parole.

Il G overno deve adunque soddisfare il duplice b i­ sogno della sicurezza e della protezione, quali, se­ conde l’A u to re, « derivano dalla im perfezione della um ana n atu ra nella lotta per difetto di adattam ento

alle condizioni di esistenza. » Di qui il B erardi è in­ dotto a studiare il G overno nei riguardi della sicu­ rezza delle persone e delle proprietà, della sicurezza esterna e I’ ordinam ento m ilitare, della sicurezza in ­ terna e 1' ordinam ento della giustizia. Passa poi ad esporre la legge della cooperazione politica, dim o ­ strando com e, anche pel fenomeno econom ico a r e ­ gim e di cooperazione politica di cui espone le form e, viga la legge del valore. « La cooperazione po­ litica ha p u r essa, egli dice, il suo costo di p ro ­ duzione; e gli uomini raggiungono o no lo scopo della loro cooperazione forzata, secondo che l’ u ti­ lità che ricavano dalle funzioni governative, in d i­ fesa e giustizia assicurate, superi o no il sa cri­ ficio al quale si sottopongono per o tte n e rla ; p r o ­ sperano o decadono, secondo che quel sacrificio rappresenti o no il m inim o di tutti i costi possibili. » Ma le funzioni governative non si sono m ai lim itate a p ro cu rare la soddisfazione del bisogno della sicu ­ rezza e della protezione ; m olte altre furono e sono quelle che il G overno ha esercitate ed esercita s o ­ stituendosi all’ iniziativa dei privali nella produzione di cose necessarie ai loro bisogni, div ersi da quello della difesa e della protezione. D’ onde la pluralità delle funzioni governative, le svariatissim e form e di ingerenza che l’A utore stu d ia riguardo alla m oneta, alla carità legale, all’insegnam ento, al lavoro e alle industrie, al credito, alle, colonie ecc. ecc., ch è per essere com pleti in questa enum erazione bisognerebbe passare a rassegna tutta la serie dei fenom eni eco­ nom ici. E dopo aver analizzata l’ingerenza g overna­ tiva nelle sue varie form e, il nostro A utore ne studia gli effetti diretti e quelli indiretti m ostrando la lunga sequela degli insuccessi governativi, l’ opposizione radicale tra le previsioni e i risultati, nonché i r i­ sultati im prevedibili che accom pagnarono e accom ­ pagnano le varie ingerenze governative o la causa d i 't u t t o questo, contrapponendovi gli effetti della azione privata nel regim e dell’unicità della funzione.

R iguardo agli effetti indiretti d erivanti dell’ inge­ renza governativa, l’A utore si occupa in un in te res­ sante capitolo dell’educazione intellettuale e m orale degli individui nel regim e della m olteplicità delle funzioni e in quello dell’u nicità delle funzioni, ^ rile­ vando i m ali che il prim o sistem a p ro d u ce all e d u ­ cazione e i benefici del secondo.

Ma poiché, quando lo Stato anziché attenersi alla funzione sua vera e propria, esercita la sua azione per tutti i cam pi dell’ um ana attività, le funzioni essenziali dell’ autorità sono im perfettam ente com ­ piute e quanto p iù si estende l’ingerenza governativa tanto più cresce il costo della sicurezza, 1 A utore trova conveniente di stu d iare l’am m inistrazione della giustizia nel regim e della m olteplicità della funzione e in quello dell* u nicità. E dim ostra com e la p e r­ fezione delle funzioni sia in ragione inversa del loro num ero e in ragione diretta della specializzazione dell’ organo che la com pie. P e r ultim o si occupa dell’evoluzione del G overno e m ostra com e n o rm al­ m ente nenche lo Slato si sottragga alla legge universale di specializzazione, perch è se nuove funzioni egli viene ad esercitare di altre si è andato in passato liberando e che il progresso e la recrudescenza dell’ ingerenza governativa proviene dal m ilitarism o, confutando su questo punto le idee del W ag n er.

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lisi accurata ed è considerato sotto i suoi aspetti prin ­ cipali.

N ondim eno, non possiamo tacere che il libro ci ha m ediocrem ente appagati. L ’A utore nella parte relativa alle form e dell’ ingerenza, agli effetti diretti dell’azione del G overno nel regim e dell’ ingerenza, rip o rta lunghi brani degli scritti dello S pencer, del F e rra ra , del L ero y -B ea u lie u , dello C hevalier ecc., citando p e r tal modo o esem pi notissim i, o fatti che si riferiscono a u n passato lontano e che, p er ciò stesso, hanno una forza inferiore a quella che sarebbe necessaria per convincere i lettori incerti o ad d irit­ tu ra favorevoli alla tesi opposta a quella dell’A utore. Non ci pare, invero, che sarebbe stato difficile al prof. B erardi di fare un lavoro più originale e più convincente valendosi dell’esperienza di questi ultimi vent’anni e conducendo qualche ricerca propria, non sui libri appartenenti all’ una o all’altra scuola, m a sul ricco m ateriale che le statistiche, le relazioni e i docum enti pubblici oggi vanno formando su tutte le questioni.

L ’A utore invece ha creduto di potersi lim itare agli scrittori che più sopra abbiam o citato, e per noi e per chi è convinto della bontà della sua tesi po­ trebbe anche essere sufficiente, se non ne derivassero al libro alcuni difetti che agli occhi di molti lettori possono scem arne il m erito incontrastabile. A noi è parso infatti che il libro del B erardi abbia in certi punti più l’aspetto di una raccolta di fram m enti sul bellissim o tem a dell’azione dello Stato, che la qua­

lità di òpera organica, profondam ente pensata e stu­ diata.

Ci ingannerem o forse, ma a noi pare che la let­ tu ra di questo libro debba riu scire singolarm ente m o­ notona e pesante, difetto non lieve quando invece la form a del libro dovrebbe essere un ’ attrattiva po­ tente. D i più ci è parso un libro u n po’ vieillot per dirlo alla francese, perchè, salvo pochissime pagine, invano si cerca u n ’ eco delle dispule scientifiche contem poranee sulla n atu ra dello Stato e sulle sue funzioni.

È certo poi che m olte fonti furono trascurate dall’ A utore e p er citargliene, tra molte, due che ci ricorrono tosto alla m ente, egli avrebbe potuto tro ­ v a re m olti fatti contem poranei a sussidio della sua tesi nel libro del C unningham : Politics and Eco-

nomics, (London 4 8 8 5 ) e in quello del W a tt : Eco­ nomie Aspects ofEecent Legislation, (London, 4885).

Q ueste osservazioni che noi francam ente facciamo al prof. B erardi non tendono punto a scem are il p re­ gio del suo libro ; pregio che p er noi sta nella bontà della sua tesi e nella am pia, se non sem pre profonda, trattazione dell’argom ento.

RIV ISTA ECONOMICA

I l p ro s s im o co ngresso d e lle S o c ie tà co operative f r a n ­ ce si.L a nuova le g g e s u ll’a lc o o l in G e rm a n ia e

la is titu z io n e d i un m onopolio p riv a to s u g li s p i­ r i t i .La p ro d u z io n e e l ’es p o rta z io n e del g ra n o . D a t i s t a t is t ic i s u lle s tra d e f e r r a t e d e l mondo.

Come dicevam o n ell’ ultim a Rivista, bisogna che i lettori si preparino a leggere per qualche tem po la cronaca dei Congressi che stanno p er rad u n arsi o che devono ten ere le loro adunanze a b rev e in­

tervallo. F ortunatam ente non tutti i Congressi operai si rassom igliano pel disordine delle idee e delle di­ scussioni, p er le eresie che si sostengono, pei voti assurdi che si ap p ro v an o ; ve ne sono di quelli che attestano q u alch e volta eom e il buon senso non ab­ bia abbandonato tutti i gruppi della classe operaia.

A lmeno le riunioni dei cooperatori non sogliono abbandonarsi alle accuse violente e ingiuste di cui ha tanto abusato 1’ 8° Congresso operaio di Parigi, del quale abbiam o discorso la volta passata. Ed è da credersi che anche il Congresso delle società coo­ perative che deve aver luogo a T ours il 20 settem ­ b re p. v., sarà fecondo di buoni risultati, com e lo fu quello tenuto l’anno passato a Lione.

Questo è alm eno il nostro voto, poiché anche se non riponiam o nella cooperazione quella fiducia che — com e è n aturale del resto — sogliono riporvi gli instancabili apostoli suoi, quali il M aurice, il Y ansittart N eale, I’ H olyoake ecc., in Inghilterra, e il De Boyve e il Fougerousse in F ran cia, siam o però sinceri am m iratori degli sforzi di quegli illustri uom ini per m igliorare la condizione econom ica delle classi operaie.

M entre il partito operaio socialista crede di trovare in u n moto rivoluzionario il mezzo sicuro p er sop­ prim ere il proletariato e nell’organizzazione del socia­ lism o di Stato quello di assicurare la felicità di tutti, — i cooperatori ben più positivi e m odesti preten­ dono che l’associazione sotto la form a cooperativa è il rim edio ai mali presenti, l’organizzazione che può elevare il cittadino m aterialm ente e intellettualm ente. Q uesta dottrina, non occorre dirlo, dista enorm e­ m ente dalla prim a, ma forse ancora non si è trovato p er così dire il lim ite della sua potenzialità e si dà a una forma una v irtù che non crediam o possa m odificare di m olto la sostanza.

Ad ogni modo non vogliam o incidentalm ente e a questo posto pronunciarci in modo assoluto sopra u na questione di tanta im portanza ; m entre alla v i­ gilia di un Congresso vorrem m o piuttosto tener conto del punto a cui la cooperazione è pervenuta nel suo sviluppo in F rancia. Ma non abbiam o dati recenti e precisi ; si sa solo che le società cooperative francesi sono circa seicento e in gran parte società di consu­ m o. Il congresso dì T o u rs perm etterà a tutti quelli che si interessano allo sviluppo della associazione cooperativa, di studiare i mezzi atti a creare delle società di produzione e a svolgere su più larga scala la cooperazione di consum o. P e r parte nostra noi, nella nostra qualità di studiosi im parziali della m ateria, esprim iam o il voto che sia fatto conoscere larga­ m ente la condizione della cooperazione in F rancia, com e si suole fare in Inghilterra e in G erm ania.

— La nuova legge tedesca'sul regim e degli alcools (2 4 giugno 4 8 8 7 ) ha dato luogo a u n fenom eno eco­ nom ico im previsto ; alla costituzione, cioè, di una società m onopolizzatrice che avrebbe p er iscopo di centralizzare tutta la produzione e di fissare un prezzo rim u n erato re all’ esportazione e al consum o. Ma per farsi u n ’ idea precisa della possibilità o meno che questa società possa raggiungere il suo intento, giova prem ettere alcuni cenni sulla nuova legge.

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che fanno parte della regìa com une degli alcools m oltiplicata pel coefficiente 4 4 |2 pagherà solo 50

pfennige per litro e il di più 7 0 pfennige al litro. E

il diritto di fabbricare alcool, soggetto alla tassa di 50 pfennige, spelta solo alle distillerie che esistevano all’A prile 1887 e ciascuna di esse potrà fabbricare dell’alcool tassato colla tariffa m eno elevata pro p o r­ zionalm ente alla quota media di imposta pagata da essa dal 1 8 7 9 - 8 0 al 1 8 8 5 -8 6 , dedotta l’annata che presenta il m inim o e quella che presenta il massi­ mo. La ripartizione della facoltà di fabbricare alcool è del resto fissata in base alla distinzione delle d i­ stillerie, ma a noi non im porta sofferm arci su essa, com e non vogliam o insistere su altre disposizioni della legge che è assai particolareggiata. In conclu­ sione la nuova legge stabilisce sull’alcool una d u ­ plice tassa di fabbricazione e di consum o. L a prim a- varia da 17 franchi e mezzo l’ettolitro p er le distil­ lerie dette agricole, che sono quelle poi appartenenti alle famiglie nobili, a 25 francbi per le distillerie industriali. La tassa di consum o, come vedem m o, va da u n m inimo di 50 e un m assim o di 70 pfenni­

ge. Inoltre le tasse saranno ridotte del 50 0 |0 o del

75 per cento a seconda che si tratta delle distillerie che si servono di cereali o d’altro genere.

Q uesto sistem a, com plicato e abbastanza strano paralizza intanto il com m ercio che non può attu al­ m ente fissare, nè i prezzi di acquisto, n è quelli di vendita stante l’incertezza della situazione industriale degli spirili. Ma questo è ancora il m eno. Q uello che è degno di nota è appunto la costituzione di un monopolio privato della fabbricazione dell’alcool, che non v ’ha dubbio cercherà di profittare delle nuove condizioni fatte dalla legge all’industria degli spiriti.

Secondo le notizie date dai giornali tedeschi la grande società anonim a che si pensa di istituire in G erm ania fornirebbe un prezzo com pensatore alle fabbriche nazionali e m ediante una coalizione di tutte o della m assim a parte di queste fabbriche fis­ serebbe il prezzo al quale in tutta la G erm ania do- v re b h ’essere venduta l’acquavite. E il prezzo sarebbe n aturalm ente determ inato dal tornaconto della nuova S ocietà, la quale nel prezzo interno dovrebbe trovare il com penso dei prezzi di concorrenza p er la espor­ tazione. Se o meno questo monopolio potrà reggere, 10 vedrem o in seguito; intanto il fatto è notevole, quando si pensi agli sforzi tentati dal principe di Bi- sm a rk per in tro d u rre il monopolio governativo. Ma forse si tratta ora di un tentativo destinato a fallire prim a di avere nn principio di attuazione.

— Il sig. J. R. D odge, del D ipartim ento dell’ a g ri­ coltura degli S tati U niti, nella ultim a relazione sul raccolto si occupa della produzione e dei prezzi del grano e presenta alcune notizie e osservazioni inte­ ressanti sull’ esportazione am ericana ed estera del grano, che crediam o utile di riassum ere.

La statistica ufficiale dell’ im portazione del grano nel Regno U nito durante il prim o sem estre dell’anno dim ostra un largo aum ento nella im portazione for­ nita dagli Stati U niti, essendo passata dal 5 4 0 |0 com e fu nel 4° sem estre del 4886 e 48 8 5 al 68 per cento, e riunendo il grano con la farina si ha invece 11 73.5 0 |0 contro il 60.8 0 |0 nello stesso periodo del 4886 e il 6 0 .6 0 |0 nel 4885. Vi è invece una riduzione notevole nella quantità ricevuta dalla R us­ sia, una dim inuzione pure relativam en'e ai grani indiani del 2 0 0 (0 e una lieve dim inuzione circa l’A ustralia. E questi dati relativi all’ im portazioni in

Inghilterra hanno una im portanza generale, perchè è noto che il m ercato inglese concorre a fornire quelli degli altri paesi europei.

Le quantità di grano im portate dal Gennaio al G iugno col valore loro ai prezzi m edi, espressi in m isure am ericane sono le se g u en ti:

V alore Bushels V alore per bushel

Russia... 2,782,608 doli. 2,847,311 1.02 Germania.. 1,112,629 » 1,226,154 1 .1 0 Stati Uniti. 32,718,276 » 31,870,814 1.07 C hili... 1,063,011 » 1,101,367 1.04 In d ia ... 6,725,790 » 6,670,429 0 .9 9 Altri paesi. 3,650,170 » 3,726,848 1.02 Totale... 48,053,484 doli. 50,442,723 1.05 Da queste cifre risulta che il prezzo del grano am e­ ricano per bushel è di 8 cents superiore a quello^ d el­ l’India e di 5 cents a quello della R ussia; esSo è più alto di quello dei paesi non europei, ma ciò non ostante la quantità esportata è più che doppia di quella for­ nita ila tutti gli altri paesi, il che attesta la su p e­ riorità qualitativa del grano am ericano.

In tale condizione di cose la questione della con­ correnza che l’ India può fare agli Stati Uniti p re ­ senta un certo interesse, tanto è vero che, agli S tati U niti e fuori, questo punto è frequentem ente esam i­ nato, sebbene con m olta superficialità. Il sig. D odge crede grandem ente esagerata (overrated) l’ im por­ tanza dell’ India come un possibile concorrente sui m ercati granari. Un anno di carestia, egli dice, r i­ du rreb b e a zero le sue esportazioni. Ma, a parte questo, sono c.osì radicati gli usi in dustriali del suo popolo che una grande estensione dell’area coltivata a grano è pressoché im possibile e nel fatto non vi è stato nessun aum ento, in dipendènza dell’ espor­ tazione, d ell’ eccedenza di grano degli ultim i dieci anni. L ’estensione della rete ferroviaria ha facilitato il trasporto dello stock che gli anni di buon raccolto avevano form ato. T uttavia l’aum ento nelle esporta­ zioni un qualche effetto lo ha pure avuto, ma secondo il sig. Dodge non è nell’ India che gli Stati Uniti possono vedere un com petitore terribile. L ’Ame­ rica del S ud potrebbe invece divenirlo, ma p er ora la sua area coltivata a grano è piccola e solo quando le circostanze fossero favorevoli potrebbe p ro d u rre por una esportazione ben più considerevole di quella dell’ India. Q uanto alla situazione del raccolto europeo esso, secondo le inform azioni che si posseggono ora, appare essere superiore alla m edia. I raccolti della R ussia ,e dell’Austria sono soddisfacenti, quello della Spagna è m ediocre, e in G erm ania, F rancia e In­ g hilterra sono in generale favorevoli. Il raccolto in ­ diano sarà di 2 0 milioni di bushels m eno del p rece­ dente, cioè di 2 3 8 ,0 0 0 ,0 0 0 bushels.

L ’A ustralia produrrà probabilm ente 45 m ilioni di

bushels in più del 1 8 8 5 - 8 6 ossia 37 m ilioni di bushel.

La produzione m ondiale risultereb b e quindi di poco diversa da quella delle due annate precedenti, sic ­ ché a norm a dei dati che ora si posseggono le p re ­ visioni sono co ntrarie a una variazione sensibile dei prezzi.

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infor-560 L’ E C O N O M I S T A 28 agosto 1887

m ati i lettori dell ’Economista sui principali arg o ­ m enti dei quali il Congresso di Milano sarà chia­ m ato ad occuparsi. Intanto, valendoci di una recente pubblicazione sulle strade ferrate dovuta a uno sc rit­ tore francese, il sig. O ctave Noel (Les chemins de fer

en France et à V éfranger. P aris, 1887) vogliamo

dare alcuni ragguagli sulle strade ferrate del globo. Nota il sig. Noel che lo sforzo principale dei governi a favore della creazione e dell’estensione delle strade ferrate si è m anifestato nel periodo che corse tra il 1869 e il 1885. In quei quindici anni la lu n ­ ghezza delle linee aperte al traffico passò da 210 ,1 8 0 chilom etri a 4 8 8 ,5 6 6 ehilom ., con un increm ento quindi di 2 7 7 ,3 8 6 chilom etri, pari al 132 0]0.

Nel 1869 il capitale im piegato nella creazione di tutta quella rete ferroviaria era valutato a 53,200 milioni di franchi di cui 3 7 ,600 milioni per l’E uropa, 1 2 ,1 2 5 m ilioni per il continente am ericano, 1600 m ilioni per l’ Asia, 1475 m ilioni per l’ Africa e 4 0 0 milioni p er l ’A ustralia.

Nel 188 5 le som m e im piegate all’ estensione di questo mezzo di trasporto erano cresciute del 129 per cento e non erano inferiori a 60 m iliardi per l’E uropa e 45 m iliardi per l’A m erica, di cui più di 39 m iliardi per gli Stati Uniti soltanto. L’Asia aveva speso a questa stessa epoca 4,500 m ilioni, 1’ Africa 2 m iliardi, e I’ A ustralia 3 m iliardi circa, ossia un totale di 123 m iliardi e mezzo. Se poi si conside­ rano i resultati m ateriali e im m ediati che l’industria delle strade ferrate ha tratto dall'im piego di questo enorm e stock di capitali coi quali essa potè essere istituita, si trovano queste cifre. Nel 1869 il num ero dei viaggiatori trasportati nell’ insiem e delle strade ferrate era di 800 m ilioni, di cui 734 m ilioni in E u ropa e 145 pel resto del m ondo.

La quantità di m erci spedite in ogni direzione era di 5 6 6 m ilioni di tonnellate di cui 401 per l’E uropa, 1 5 0 per gli Stati U niti, e 15 per gli altri paesi. Il prodotto generale di questo traffico era allora v a lu ­ tato a qu asi. 5 m iliardi di franchi , e le spese di esercizio am m ontando a 3,8 0 0 m ilioni, pari al 76 per cento, lasciavano u n reddito netto di 1200 milioni, ossia il 2,28 p er cento del capitale di im pianto.

In quindici anni queste cifre sono più che r a d ­ doppiate. Infatti nel 1 8 8 5 la rete ferroviaria m on­ diale faceva circolare 2 miliardi, di viaggiatori di cui 1 5 0 0 milioni in E uropa, 312 m ilioni agii S tati Uniti e 187 milioni e mezzo negli altri paesi. T ra ­ sportava inoltre 13 0 0 milioni di tonnellate di m erci, di cui 7 6 0 m ilioni in E uropa e 4 0 m ilioni fuori del nostro continente, pei quali la parte degli Stati U niti non era m inore dì 401 m ilioni. I proventi ferroviari am m ontavano a circa 12 m iliardi di franchi, di cui 6 e mezzo in E uropa e 4 ,2 0 0 m ilioni agli Sta ti U niti. Le spese di esercizio prelevavano circa 7 m iliardi pari al 5 8 ,7 5 per 0 |0 , dei quali 3 6 0 0 m ilioni in E u ropa e 2 ,7 0 0 agli Stati Uniti d’A m erica. L e spese d’esercizio variavano p er il continente europeo tra il 41 e il 71 per 0(0 e per gli altri paesi tra il 39 e il 76 per 0(0.

Il reddito netto finalm ente era di cinque m i­ liardi che in relazione al capitale speso nella co­ struzione variava tra 1,26 e 4,85 p er Ojo conside­ rato tutto il m ondo, e raggiungeva la m edia del 4,21 p er O|0 in E u ro p a e del 4 ,1 5 per Ojo per l ’insieme delle reti esistenti sul globo.

LA SITUAZIONE DEGLI ISTITUTI DI EMISSIONE

a I 3 0 g i u g n o 1 8 8 7

Dal M inistero di agricoltura e com m ercio è stata recentem ente pubblicata la situazione dei conti degli istituti di em issione alla fine di giugno p. p. Nel riassum erne le partite le più im p o rta n ti, continue­ rem o a confrontarle con quelle resultate alla fine di dicem bre d ell’anno scorso, onde potere così meglio apprezzare il m ovim ento avvenuto nel prim o sem e­ stre del 1887.

L’attivo delle sei banche di em issione alla fine dei

m esi sopra indicati, resultava com e appresso:

Cassa e riserva L. Portafoglio » Anticipazioni » Impieghi diretti » Titoli » Crediti » Sofferenze » Depositi » Partite varie » 30 giugno 1887 526,499,564 713,669,704 133,012, 885 147,042,289 37,245,944 185,000,153 22, 297,901 617,803, 760 796,378,090 31 dio. 1886 512,585, 328 673,724,450 129,656,419 150,244, 391 31,848,720 182,721,175 18,351,082 584,953,578 195,077,129 Totale L. 3 ,178,950,294*) 2,435,993,679 D al confronto delle due sopraccennate situazioni resulta che alla fine del prim o sem estre del 1887 l’attivo delle sei banche di em issione era cresciuto di di L. 7 4 2 ,9 5 6 ,6 1 5 , nel quale aum ento le partite varie figurano p er oltre 5 0 0 m ilioni.

L’ am m ontare del portafoglio sopraindicato divide- vasi fra le sei banche di em issione nel m odo che segue :

Banca Naz. Italiana L. Banco di Napoli » Banca Naz. Toscana» Banca Romana » Banco di Sicilia » Banca Tose, di cred. »

30 giugno 1887 423,519,097 140,822,529 54,883,416 43,811,419 47,805,588 2,827,653 31 dio. 1886 411,244,505 130,117,693 42,926,403 38,910,473 46,031,162 4,494,121 Totale L. 713,669,704 673,724,450 Nel 1° sem estre d ell’anno in corso il portafoglio delle sei banche aum entava di L . 3 9 ,9 4 5 ,2 5 4 e all’au- m ento prendevano parte tutte le banche, eccettuata la Banca Toscana di C redito.

Il passivo delle sei banche alla fine delle due date sopraccennate era costituito dalle seguenti partite :

Capitale e massa Circolazione Debiti a vista Debiti a scadenza Depositi Partite varie L. 30 giugno 1887 381,808,004 1,096,722,580 164,768,918 164,977,239 617,803,760 746,669,210 31 die. 1886 377,239,343 1,031,869,712 181,740,702 137,093,448 578,776,928 120,685,603 Totale L . 3,172,740,713 2,447,309,769 lì passivo alla fine del 4° sem estre 188 6 era cre­ sciuto di L. 7 2 5 ,4 3 0 ,9 4 4 , al quale aum ento le partite v arie contribuirono per oltre 5 0 0 m ilioni. L ’ unica categoria in dim inuzione fu quella dei debiti a vista.

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La circolazione propria delle sei banche di em issione che alla fine di giugno p. p. ora di L . 1 ,0 9 6 ,7 2 2 ,5 8 0 contro L . 1 ,0 3 1 ,8 6 9 ,7 1 2 alla fine di decem bre 1886, dividevasi fra esse nella seguente m isura :

80 ap rile 1887

Banca Naz. italiana L. 619,143,118 Banco di Napoli...» 241,034,545 Banca Naz. Toscana . » 89,682,779 Banca Romana...» 51,632,814 Banco di Sicilia...» 51,801,379 Banca Tose.di Credito» 12,803,420 Totale. . . L . 1,096,722,580

la qual cifra, in confronto della circolazione esistente al 31 dicem bre 1886, dà per il prim o sem estre un aum ento di L. 6 1 ,8 5 2 ,8 6 8 .

La circolazione com plessiva delle sei banche ascen­ deva alla fine di giugno p. p. a L. 1 ,2 0 7 ,1 0 1 ,1 3 9 , la quale dividevasi p er L. 1 ,0 9 6 ,7 2 2 ,5 8 0 in biglietti pro­ pri degli istituti di em issione, e per L. 1 1 4 ,4 5 1 ,5 6 4 in biglietti già consorziali. La qual circolazione di biglietti già consorziali presenta una dim inuzione di L. 8 3 5 ,5 4 8 ,5 3 6 .0 0 in confronto di quella di L. 9 4 0 ,0 0 0 ,0 0 0 ; dim inuzione che deriva da essere stati cam biati in moneta m etallica biglietti per L. 5 1 1 ,5 3 3 ,0 5 6 , ed in biglietti di Stato da L. 5 e 10 p er L. 2 3 2 ,9 9 5 ,4 8 0 .

Nei prim i sei mesi del 1887 le ren d ite delle sei banche am m ontarono a L. 1 2 ,5 6 4 ,8 2 8 e le spese a L . 6,364,347.

C hiuderem o questi confronti col rip o rtare il prezzo corrente alla fine dei due mesi delle azioni delle B anche costituite da società anonim e:

30 giugno 1887 31 die. 1886

Banca Naz. Italiana L. 2 , 2 0 2 2,279 » Naz. Toscana » 1,134 1 , 2 0 0

» Romana » 1,179 1,236

» Toscana di cred. » 565 580

LA PRODUZIONE ED IL COMMERCIO DEGLI AGRUMI

negli Stati Uniti &’ America

Il Console generale italiano in Nuova Y o rk per rispondere al quesito se, e quanto la produzione italiana degli agrum i abbia da tem ere dalla concor­ renza degli agrum i d’A m erica, inviava al nostro Mi­ nistero di agricoltura e com m ercio un elaborato ra p ­ porto contenente m olte e interessanti notizie sulla produzione degli agrum i nella California, nella F lo­ rida, e nella L uisiana, che sono i tre Stati nei quali la produzione degli agrum i va prendendo un note­ vole sviluppo.

Secondo quel docum ento la concorrenza più te ­ m ibile per il com m ercio italiano degli agrum i verrà dalla California, inquantochè essa per le su e condi­ zioni di suolo e di clim a è in grado di provvedere p er quasi tutto l’ anno il proprio paese dei suoi prodotti.

A ttualm ente la F lorida prim eggia per il num ero degli alberi piantati, che som m ano a circa tre m i­ lioni, di cui mezzo m ilione danno già il loro frutto. Degli altri due m ilioni e mezzo si crede che un solo

m ilione arriv erà a p ro d u r f ru tto , essendo che non tutte le piantagioni sono situate in terren i adatti agli agrum i.

Q uanto alla Luisiana i suoi aranci non potrebbero com petere con i nostri a m otivo della loro breve conservazione; ma n aturalm ente, aum entandosene la p ro d u zio n e, v errà am pliandosi il circuito della r e ­ gione, ove si sm erciano e si consum ano, effetto a n ­ che questo che non può fare a m eno di nuocere alla im portazione estera.

Riguardo alla produzione com plessiva dei tre Stati sopra m enzionati, la relazione con la solita scorta dei dati statistici, passa a fare le seguenti considerazioni.

Il consum o annuo totale di aranci indigeni e fo­ restieri agli Stati Uniti è approssim ativam ente di 4 m ilioni e mezzo di casse. N ell’anno scorso oltre due m ilioni furono forniti dalla produzione locale : il resto dalla im portazione estera. F ra q u attro o cinque anni il consum o continuando a crescere secondo l’espe­ rienza del passato anderà a sei o sette m ilioni di casse, e forse anche più. Ma nello stesso periodo di tem po la produzione agrum aria della C alifornia, F lo ­ rida e L uisiana raggiunto il suo m aggiore sviluppo, potrà dare una quantità di fruiti forse tripla di quella necessaria per il consum o. E anche tenendo conto delle perdite di prodotto, derivanti da gelo, e da agrum eti isteriliti, se ne a v rà sem pre ad esuberanza.

Q uanto ai limoni, la relazione ritiene che la crisi sia più lontana ma non m eno certa.

Il presente consum o annuale è in questo paese di due m ilioni di casse, e il suo aum ento in ra p ­ porto a quello degli aranci sarà m inore. California e F lorida hanno di recente rivolto speciale attenzione alla coltura e propagazione dei lim oni, piantando le varietà più scelte di alberi, che producono buon frutto e di forte durata. La concorrenza quindi av­ versa alla nostra im portazione si avanzerà da codesti due S tati, e principalm ente dalla California , dove, com e in Sicilia, pendono frutti dagli alberi in tutto l’ anno.

Passando a parlare dei mezzi per im pedire la crise, che m inaccia la produzione ag ru m aria del nostro paese, dopo avere dim ostrato la necessità di ap rire ad essa altri sbocchi, la relazione si ferm a più spe­ cialm ente su quello diretto ad ottenere dagli Stati U niti, l’abolizione o dim inuzione del dazio che grava sugli agrum i.

D ue difficoltà, secondo essa, si oppongono alla effettuazione del disegno di ottenere u n m igliore trattam ento daziario per i nostri agrum i all’ entrata negli Stati U n iti; una accidentale e l’ a ltra costante. La prim a è sorta dalla prom ulgazione di una legge recente, relativa al com m ercio e trasp o rti ferroviari fra i diversi Stati dell'U nione (Interstate commerce). Si prescrive con essa, che le tariffe ferroviarie per trasporto di m erci siano regolate in ragione delle distanze, uniform i sopra tutte le linee ed eguali per tutti.

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562 L’ E C O N O M I S T A

brevi distanze, che non pagassero codeste Società e ditte privilegiate p e r distanze enorm i. F orse con la nuova legge si volle m etter term ine alle ingiustizie di questa forma di m onopolio; ma se sia provvida m isura in generale p er i grandi interessi della p ro ­ duzione e delle industrie, non saprebbesi afferm are ; certo si è che suscitò innum erevoli reclam i da tutte le parti, i quali rendono difficilissimo il com pito della Com m issione incaricata dal Congresso di det­ tare le tariffe a senso della legge.

F ra i reclam anti vi sono pure i produttori e nego­ zianti di agrum i delle regioni lontane, e prim i quelli della California. Il loro reclam o non farà abrogare la legge, m a eglino otteranno facilm ente un com penso per il pregiudizio che loro venga dall’ applica­ zione di essa. C hiederanno probabilm ente nella pros­ sim a riunione del Congresso che si aum enti il dazio di entrata sugli ag ru m i forestieri, com e provvedi­ m ento indispensabile per proteggere contro codesta concorrenza la loro produzione già fiorente e for­ m ante orm ai parte considerevole della ricchezza na­ zionale. Così avvenendo, la ipotesi più favorevole si è che il reclam o non sia accolto, e rim angano i dazi quali sono, m a giam m ai che vengano tolti o dim inuiti.

La marina mercantila francese nel 1886

A dim ostrare il m ovim ento progressivo della m a­ rin a m ercantile francese, com incerem o col ripro d u rre il seguente specchietto, nel quale sono indicate a p artire dal 1881 le navi a vapore di una portata non inferiore a 1 0 0 tonnellate, e quelle a vela di u na portata non inferiore a 50.

ANNO

N avi a vapore N avi a vela

Tonnellaggio Numero T on­ nellaggio lordo netto 1881... 387 380,000 270,717 3,143 606,161 1884... 493 737,205 490,559 2,343 431,495 1885... 505 750,061 498,646 2,173 308,501 1886... 468 743,660 494,023 2,136 385, 631

Dal quadro riprodotto si scorge che, m entre le navi a vela sono dim inuite dal 1881 di circa un m igliaio, della portata di 2 0 0 ,0 0 0 tonn., le navi a vapore aum entarono di circa un centinaio di una portata netta di tonn. 2 23,000. L ’ aum ento assoluto di 2 2 3 ,0 0 0 tonn. non sem bra molto elevalo ; però giova considerare ch e nel traffico m arittim o una tonn. a vapore corrisponde a tre tonnellate a vela.

L a flotta m ercantile a vapore della F ra n cia , col suo tonnellaggio di circa 50 0 ,0 0 0 tonn. in cifra ro­ tonda, viene subito dopo quella dell’In g h ilte rra, la quale pur sem pre rappresenta, in cifre tonde, un

28 agosto 1887

tonnellaggio netto otto volte m aggiore ed un num ero dieci volte superiore di vapori.

A nche dai prospetti sul m ovim ento della naviga­ zione per l’ anno 1886 nei porti francesi appare, con­ frontandolo con quello degli anni precedenti un au­ m ento nel tonnellaggio delle navi con carico, spe­ cialm ente con bandiera francese pel traffico tran ­ satlantico, e per quello delle colonie.

Rileviam o infatti da quei prospetti che fra l’an­ no 1881 e il 1886 il tonnellaggio delle navi francesi entrato nei porti di F ra n c ia crebbe da 3 ,9 1 9 ,3 6 2 a 4 ,3 8 5 ,5 2 8 tonn. e quello delle navi estere aum entò nello stesso periodo da tonn. 7 ,9 6 2 ,9 0 9 a tonnel­ late 8 ,0 3 4 ,5 9 0 .

Nell’ uscita l’ aum ento fu respetlivam ente per le navi francesi da tonn. 3 ,3 5 4 ,9 1 5 a 4 ,3 4 6 ,5 7 8 e per le navi estere da tonn. 4 ,1 8 4 ,1 0 7 a tonn. 4 ,6 7 8 ,3 2 4 .

F ra le cause che esercitarono una influenza su questo sviluppo si annovera prim a fra tutto la con­ cessione di prem i alla costruzione di navi, e alla navigazione accordati dal G overno francese con la legge del 1881.

L ’ am m ontare dei prem i pagati ai costruttori na­ vali ed agli arm atori, dal m om ento che entrò in vi­ gore la legge relativa, andò aum entando da 3,75 0 ,0 0 0 lire circa nel prim o anno a 16,6 9 6 ,0 6 7 lire nel 1884, (delle quali 11,5 1 8 ,0 0 0 lire pei vapori in ferro, il rim anente p er le navi a vela costruite in ferro o in legno) e la som m a per l’ anno 1886, sebbene an ­ cora non vi siano i dati ufficiali, si può ritenere che non sia punto inferiore, poiché nel frattem po è stata applicata anche l’ addizionale ai prem i di co ­ struzione del 15 °/„ per quei vapori che sono co­ struiti secondo i piani del Governo, nel fine di es­ sere utilizzati in caso di g u erra.

Inoltre è da osservare, com e rileva il Handels

Museum da cui abbiam o tolto le cifre più sopra

indicate, che secondo le disposizioni della legge sui prem i alle costruzioni navali, le navi in ferro e in acciaio costruite all’ estero, oltre al pagare alla loro entrata in F rancia un dazio di esportazione per le m a c c h in e , devono pagare un dazio supplem entare di 6 0 lire, e che queste navi godono soltanto il diritto di concorrere p er metà ai prem i per la navigazione. P e r questi provvedim enti avvenne una notevole di­ m inuzione nella im portazione di navi in ferro co­ struite in In g h ilte rra, e il fatto è dim ostrato dalle seguenti cifre:

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