L’ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA. FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERRO V IE, IN TER ESSI PRIV A TI
Anno XXYI - Yol. XXX
Domenica 12 Marzo 1899
N. 1297
PRO GRAM M I FIN A N ZIA RI
Abbiamo lamentato che nella occasione della di scussione dei provvedimenti politici, alcuni uomini parlamentari, dichiarando la loro fiducia nel Go verno, ma facendo le loro riserve per quanto riguarda il programma finanziario, non avessero poi esposte le loro idee, almeno nelle linee generali, per ciò che riguarda i diversi problemi più urgenti intorno al bilancio ed ai tributi. E rivolgevamo la nostra cri tica in particolar modo all’ on. Sonniuo, come a colui che è più particolarmente designato ad entrare in una nuova combinazione che rimpiazzi o rinvi gorisca l'attuale Ministero. ■
Ci si fa notare ora, che abbiamo avuto torto a muovere un simile rimprovero, perchè non è nelle consuetudini parlamentari che venga esposto un programma di finanza in occasione di discussione di progetti puramente politici. Ci si aggiunge pure che abbiamo torto nel credere che Fon. Sennino, perchè nelle circostanze eccezionali in cui si trovò nel 1893-94 ha aumentata la imposta sulla rendita ed il dazio sui cereali, contraddicendo così ai suoi stessi convinci menti, potrebbe anche ora destare diffidenze sui punti che costituiscono attualmente il suo programma.
L’ on. Sonnino, ci scrivono, alcuni amici nostri, vuole anzitutto la integrità del bilancio, ed essendo convinto che la pressione tributaria non si può au mentare senza pericolo, vuole che si mantengano frenate rigorosamente le spese ; — non disconosce la necessità ed anche la urgenza di riforme tribu tarie, ma crede che non si possano iniziare se non quando una riforma sia possibile senza pericolo di ricadere nel disavanzo. Ma errerebbero, ci sentiamo a dire, coloro che credessero che Fon. Sonnino sa rebbe disposto a ridurre ancora F interesse del de bito pubblico, o ad aumentare il dazio sui cereali, od a proporre analoghi provvedimenti.
Noi prendiamo atto volentieri di queste assicura zioni che gli amici nostri credono di darci in questo momento sugli intendimenti dell’ on. deputato di S. Casciano. Conosciamo però il suo carattere e sappiamo che non indietreggia mai di fronte a nes suna considerazione per raggiungere il suo scopo, e che non è di quegli uomini, d'altronde, dei quali sia facile conoscere gli intimi intendimenti. Egli non ha, del resto, nè bisogno nè desiderio di arrivare, per cui buoni o cattivi, encomievoli o no, i suoi intendimenti sono sempre obbiettivi non è quindi ozioso esprimere un convincimento diverso del suo; esso potrà non influire sull’animo suo, ma a suo tempo sarà da lui
apprezzato con piena indipendenza, se nuovi ele menti entreranno ad illuminare il suo giudizio.
I precedenti intanto, lo diciamo chiaramente, non ci affidano abbastanza per ritenere che Fon. Sonnino non abbia poi a seguire una via diversa da quella che oggi manifesta ; uomo politico di primo ordine, alla politica subordina il rimanente; siamo quindi collocati in troppo diverso punto di vista, perchè sia facile che i! nostro apprezzamento collimi col suo.
Tuttavia non esitiamo a dire che le riserve ma nifestate dall’ on. Sonnino sopra una eventuale ri forma tributaria, non ci sembrano rispondenti alle condizioni del presente.
Ammeitiamo che oggi non si lascierebbe trascinare agli errori — i suoi amici dicono alle necessità — da cui si lasciò vincere nel 18 9 2 ; ma ci sorprende che colla vista sua acuta non ¡scorga che saremmo in una via senza uscita; perchè da una parte le maggiori spese premono da tutte le parli, in quanto sino ad oggi non si sono diminuite, ma accresciute la funzioni dello Stato; dall’ altra i mezzi per adempiere tali funzioni si vorrebbero se non diminuire consolidare. Giustizia, sicurezza pubblica, guerra, marina, e ser vizi pubblici di ogni genere domandano nuovi fondi al bilancio perchè sono organizzati in modo da ri chiedere maggiore dispendio; la loro pressione potrà essere dominata per qualche tempo, ma finirà senza dubbio per prevalere o simultaneamente od alterna tivamente. Non deve essere sfuggito all’on. Sonnino che alcuni mesi or sono la stampa che ha più con tatti col Ministero, aveva iniziata una vera campagna per aumentale le spese dette produttive, magari ri correndo al debito; e che il movimento fu sospeso ! soltanto perchè il Ministero comprese che non tro- | vava sicuro appoggio nel Parlamento. D’ altra parte [ i tributi sono per lo meno stazionari, e se du- j rante un esercizio una pubblica calamità — la scar
sezza del raccolto — aumenta le entrate doganali, diminuisce la ricchezza mobile; se aumenta il red dito dei tabacchi, diminuisce quello delle tasse sugli affari; siamo cioè con un bilancio che pre senta le condizioni del famoso lenzuolo indicato da Bismarck: era troppo stretto per coprire due persone e se una si prendeva una parte maggiore, l’ altra re stava nuda.
Di fronte a questo stato di cose, già ormai da lutti riconosciuto per vero, la via sembrerebbe senza uscita ; mentre uoi crediamo, ed è in questo che di veggiamo dal programma che si attribuisce all’ ono revole Sonnino, — crediamo che un razionale rima neggiamento delle aliquote, potrebbe giovare ad un tempo ai contribuenti ed all’ erario.
inco-L’ E C O N O M I S T A
12 marzo 1899
102
raggierebbero in questa via, perchè sono esempi vecchi, contro i quali si è opposto che si trattava di paesi in condizioni speciali; ma insisteremo ed insistiamo perchè si studino appunto le speciali con dizioni del sistema tributario italiano e si veda se non presentino sufficienti elementi p e r aum entare le
entrate dim inuendo le im poste e te tasse.
E se l’on. Sonnino con quella energia, se non te nacità, di carattere che gli riconoscono amici ed av versari volesse sposare un simile concetto ed appli carsi fermamente a risolverlo, egli potrebbe essere l’ uomo della situazione. Diciamo di più; tutti con ■ venendo che è programma questo, che non si po trebbe ottenere se non in un lungo periodo, Parla mento e paese, gli concederebbero senza dubbio il tempo conveniente per raggiungere la meta, tanto è profondo e generale il convincimento del danno gravissimo che risente la nazione a vivere in questo stato di stazionarietà, nel quale tutto ha da temere e nulla da sperare.
Ma se l’ opera dei Ministri de! Tesoro e delle F i nanze,"deve limitarsi, come fanno i Ministri attuali, a togliere un tormento per imporne dieci, a rischiare colle piccole ed isolate riforme di turbare 1’ equili brio del bilancio, senza un esito sicuro; o se altri Ministri, a ciò solo ponessero mente di non aumen tare la spesa, attendendo per compiere le riforme tri butarie. uno spontaneo aumento di entrate, crediamo che la fiducia nel valore personale di tali uomini di Stato, svanirebbe di fronte alla insufficienza del loro programma.
L’AUMENTO DELL'AGGIO
Il mantenersi dell’ aggio ad una altezza che si sperava fosse passeggera e che ad ogni modo si riteneva vinta dopo la stipulazione dell’accordo com merciale colla Francia, ha dato luogo in questi ultimi giorni a nuove discussioni intorno alle cause che producono il fenomeno.
Non vi ha nessun dubbio che il governo sembra inconscio degli elementi che concorrono a determi nare il saggio dell’aggio, perchè i provvedimenti che egli prende sono ili contraddizione col desiderio, che sembra lo animi, di veder diminuita quella cifra giornalmente esposta nei listini di borsa.
Tutti ammettono che da più anni il capitale italiano si investe in titoli di Stato che vengono rimandati dall’estero; che ciò sia prodotto da uno sbaglialo in dirizzo del risparmio nazionale, e che invece sia l’effetto di una minore resistenza dei capitali esteri, sta indiscusso il fatto che rientrano in Italia sempre in maggior numero i nostri titoli di debito pubblico e privato. Ciò posto, è conseguenza inevitabile di tale movimento, un debito in oro verso I’ estero per il pagamento dei titoli che 1 Italia va acquistando, e quindi un inasprimento dell’ aggio.
Tuttavia tale movimento non avrebbe che una limitata importanza, perchè di sua natura è lento ad operare, se non intervenissero fatti di suprema importanza che aggiungono nuove cause all’inaspri mento dell’aggio.
Da una parte le Banche di emissione, autorizzate a ribassare il saggio dello sconto, accrescono il portafo glio e quindi la emissione di biglietti, dall’ altra lo Stato, pressato dai bisogni di cassa, ricorre alle
Banche stesse e le autorizza a nuove emissioni in conto di anticipazioni statutarie.
Abbiamo quindi ad un tempo: e considerevole espor tazione di divisa estera o di oro, ed aumento di cir colazione cartacea. Il primo fatto tende a rarefare il mercato del metallo giallo e della divisa estera per le necessità dei saldi passivi verso l’estero ; il secondo fatto, in quanto aumenta la circolazione cartacea, (e da un anno è aumentata di quasi 100 milioni) serve di repellente, cioè incita a tener chiusa la moneta in ternazionale ed a diminuirne quindi la funzione, sia che si tratti di oro in se, sia ohe si tratti di divisa estera. La speculazione poi, vigilando sull’andamento del mercato e sulla condotta delle Banche di emis sione e del Tesoro, aggrava la situazione cercando di approfittare degli errori delle une e dell’altro.
A nostro avviso questa è la vera causa dell’altezza dell’aggio quale si lamenta in queste settimane, nelle quali dovrebbe secondo gli esempi degli altri anni, cominciare a determinarsi la curva discendente.
Uno sconto basso al 3 ’ /, quale lo hanno a tale sag gio soltanto i paesi forniti d’oro per la circolazione ; un continuo bisogno di ricorrere alle Banche di emis sione perchè suppliscano colla loro circolazione ai bi sogni del Tesoro, sono fatti che concorrono ad ina sprire gli effetti di quegli elementi che non si possono dominare, come l’ immigrazione dei nostri titoli; cosi si determina, si mantiene e si aumenta la ten sione dell’aggio.
E inutile, sembra a noi, andare a cercare cause recondite e meno evidenti, quando tutta insieme la condotta finanziaria del governo mostra una specie di incapacità a comprendere i diversi lati dello stesso problema, a farne la sintesi ed a convincersi essere inutile deplorare i fatti quando si agisce in modo da renderli sempre più gravi nella loro manife stazione.
Più volte nell’E conom ista abbiamo detto che la situazione del mercato italiano esigeva uno sconto alto, al 7, all’8, al IO per cento, occorrendo; affine di impedire l’eccesso della circolazione ed a richia mare una sufficiente corrente d'oro ; questo provve dimento, assieme ad un uso limitato e sempre in casi eccezionali delle anticipazioni statutarie delle Banche, avrebbe limitata la circolazione dei biglietti, ed avrebbe impedita l’azione della legge di Gresham. Non diciamo che queste misure avrebbero impe dito il rimpatrio dei titoli italiani, il quale è in gran parte causato dalle condizioni dei mercati esteri, ma certamente non avrebbe aggiunto altre cause a quelle che sono inevitabili.
Ma pur troppo in Italia la conoscenza delle più elementari leggi economiche è così scarsa, che si vuole ad un 'tempo e lo sconto basso, e la circo lazione ampia, e l’aggio sull’oro diminuente.
Le altre nazioni con numerosi esempi mostrano che tali supremi vantaggi per la economia pubblica non si raggiungono se non con grandi difficoltà, perchè esigono una lenta e solida sistemazione della pubblica economia.
12 marzo 1899
L’ E C O N O MI S T A
103
addetti a quei servizi sia stata oggetto di esame ac curato e profondo. L’ argomento Io avrebbe meritato più di qualche altro articolo di quell’ infelicissimo
om nibus di provvedimenti repressivi, ma la Camera,
nella discussione sul passaggio alla seconda lettura ha prestato maggiore attenzione alle proposte che involgono questioni politiche ed ha mostrato appena di accorgersi che anche altri principi, oltre quelli po litici, erano in causa e sul punto di ricevere gra vissime offese.
Tale è il caso delia disposizione relativa alla tu tela dei servizi pubblici, la cui sostanza, i lettori lo sanno, è questa: nel caso di sciopero degli addetti a un pubblico servizio dipendente dallo Stato, in nu mero di tre o più, e previo concerto, è comminato l’ arresto fino ad un anno; e i promotori o capi sa ranno puniti coll’ arresto da un anno a due anni. Sic ché, senza che siano state commesse violenze, senza che la libertà del lavoro sia stata menomata in altri, ma pel fatto solo dell’ abbandono del lavoro in tre o più e previo concerto, l’ anno di carcere può essere distri buito largamente fra coloro che avessero l’ infelice idea di credersi liberi cittadini, di poter rompere un contratto,conchiuso senza determinazione di tempo , che non fosse più di loro gradimento, e di far così in tre o più d’ accordo fra loro. Su cotesto provve dimento abbiamo già riprodotto un articolo del pro fessore Jannaccone, col quale siamo d’ accordo nel giudicare il carattere illiberale della disposizione pro posta dal Governo e la violazione del diritto di coa lizione e della libertà del lavoro. L’ articolo del Jan naccone provocò alcune osservazioni più dubitative che contrarie, alle quali l’ egregio scrittore rispose, e affinchè si conosca integralmente il suo pensiero sulla questione è bene riprodurre anzitutto alcuni brani della sua replica :
« Rimane dunque accertato dalla discussione: I o che non si può in una disposizione di legge non eccezionale, ma normale (perchè ai casi eccezionali intende provvedere un progetto di legge, presentato a parte, sulla m ilitarizzazion e del personale ferro viario, postale e telegrafico), violare permanente- mente per una categoria di persone il diritto di coalizione e la libertà di lavoro e disconoscere il ca rattere puramente contrattuale che hanno i rapporti fra intraprenditori ed operai; 2° che lo sciopero im porta una responsabilità civile e può, nel caso dei servizi pubblici, importare una sanzione penale solo quando costituisca una violazione del contratto di lavoro; 3° che, poiché non esiste ancora in Italia una figura di contratto di lavoro disciplinata per legge, bisognerebbe far precedere alla disposizione punitiva dello sciopero nei servizi pubblici un articolo che determinasse almeno alcuni elementi di questo contratto, cioè il tempo della sua durata, il termine di disdetta, e la forma in cui la disdetta dev’essere data, acciocché lo sciopero non divenga un abban
dono indebito dell’ufficio.
E in verità, se in Italia s’avesse la pazienza di far leggi veramente organiche, non vi sarebbe occasione migliore di questa per cominciare ad erigere quella costruzione giuridica del contratto di lavoro, ehe è oramai una vera necessità pratica (e questo caso lo dimostra) ed alla quale tutte le legislazioni civili si sono già messe. Tutti i servizi pubblici hanno bi sogno di speciale tutela; non quelli soltanto ehe di rettamente od indirettamente dipendono dallo Stato, ma pur quelli che sono esercitati dai Comuni, in
proprio o per mezzo di privati assuntori, e quelli che, pur essendo esercitati interamente da privati, hanno carattere di pubblica utilità in quanto al fine e di monopolio di fatto in quanto alla forma (tran vie, fornitura di gas, acqua, energia elettrica, ecc.) Si potrebbe, almeno per questo caso dei pubblici servizi che è di singolare importanza ed urgenza, cominciare a stabilire per legge alcuni punti dei rapporti tra intraprenditori ed agenti nell’ interesse sia delle parti sia del pubblico, senza lasciar più oltre questa delicata materia in balìa dei soli rego lamenti interni e d’una giurisprudenza necessaria mente incerta ed oscillante. Se la maggior parte de gli elementi sostanziali del contratto : la capacità ed il consenso delle parti, l’oggetto, gli obblighi degli operai in ordine alla prestazione del lavoro, alla di ligenza con cui dev’esser compiuto, alla cura del materiale loro affidato, e gli obblighi degl’intrapren- ditori in ordine alle condizioni del lavoro, al paga mento dei salari, agli infortuni, ecc., non possono venir formulati se non in maniera tipica e generale in una legge che si sostituisca alle disposizioni del Codice civile sulla locazione d’opera, vi sono altri elementi più superficiali (il tempo, la forma, la prova, la risoluzione e la rottura del contratto) che ben si prestano a determinazioni specifiche.
Così, ad esempio, la legge inglese del 1875 sulle coalizioni e la protezione della proprietà, che già l’altra volta ricordava, ha una speciale disposizione per coloro che sono addetti ai servizi del gas e del- i’acqua. Essa statuisce all’art. 4: « Ogni persona impiegata da una Autorità municipale o da una So cietà od assuntore, che per legge od altrimenti abbia il dovere di somministrare gas od acqua a città, borgo o luogo, ecc., la quale volontariamente e in tenzionalmente rompa un contratto di lavoro con quell’Autorità, società od assuntore, conoscendo od avendo ragionevole motivo di credere che la conse guenza probabile del suo operare in tal modo, da sola o di concerto con altri, sarà di privare gli abi tanti di quel determinato luogo della loro provvista di gas o di acqua, sarà condannata ad una multa non eccedente venti lire sterline o al carcere non eccedente tre mesi, con o senza lavoro duro. » Di più l’articolo stesso impone ad ogni imprenditore di tali servizi di gas od acqua di tener affissa in luogo visibile questa disposizione di legge, di rinnovare il cartello ogni volta che sia divenuto illeggibile, com minando multe e agli intraprenditori che trascurino l’osservanza di questa prescrizione e a coloro che lacerino, nascondano, ecc. il cartello in cui essa è scritta.
Le pene portale da questa legge inglese per co loro che rom pano il contratto di lavoro nei casi specificati indicano che vi sono nel diritto scritto o nel costume elementi da cui questa violazione può essere determinata. E infatti è uso costante nell’in dustria inglese di concludere contratti di lavoro spe cificati o con le Unioni di operai o con gli operai singoli, fissando sempre il tempo pel quale il rap porto contrattuale deve durare (tempo più o meno lungo secondo la qualità del lavoro e la categoria delle persone) e il periodo di disdetta, senza la cui notificazione il contratto non può essere sciolto.
104
L ’ E C O N O M I S T A
12 marzo 1899
non ha creduto di doverlo cristallizzare in una di sposizione uniforme, neanche pei servizi pubblici. Piuttosto, si tentò nel Parlamento inglese di ottenere che in tali casi fosse reso obbligatorio il contratto scritto, acciocché le parti fossero più sicuramente consapevoli delle loro obbligazioni e un documento rimanesse a prova dei patti stipulati.
Volendo dunque disciplinare, almeno nella sua parte formale, questa materia del contratto di lavoro nei servizi pubblici, il legislatore italiano dovrebbe, innanzi tutto, prescrivere l'osservanza d’ un termine di disdetta, proporzionato al 'tempo di durata del contratto, che dovrebbe aneli’ esso essere esplicita mente fissato per convenzione delle parti, o, in di fetto, dalla legge. S ’ intende bene che, come dispone il progetto di legge belga sul contratto di lavoro « l’obbligo e il tèrmine della disdetta debbono esser reciproci, nonostante ogni patto in contrario; se fos sero stipulati termini di lunghezza ineguali per l’una e l’ altra delle parti, il termine più lungo farebbe legge per ambedue ». E s’ intende pure che, come fanno tutte quelle leggi che si occupano della materia, debbano essere tassativamente numerati e specificati quei casi in cui 1’ abbandono del lavoro da una parte o il licenziamento dall’ altra possono aver luogo senza
secondo luogo si potrebbe stabilire che la con clusione del contratto nei servizi pubblici debba farsi per mezzo d’ un documento scritto.
Non v’ è bisogno a ciò nè di notaio, nè di carta bollata: basta, come prescrive la legge industriale tedesca, che ad ogni operaio si rimetta, al suo en trare in servizio, una copia del regolamento interno, e che questa copia, come voleva un progetto di legge belga del 1892, sia firmata dall’ operaio. I regola menti interni, secondo I’ uso inglese e secondo la legge industriale tedesca e la legge belga del 1896, fanno parte integrante del contratto fra operai e in tra prendi tori, e quindi sono obbligatori, e nè possono essere mutati a capriccio e nè contenere disposizioni contrarie a quelle portate dalle leggi sul contratto
di lavoro. .
in terzo luogo si potrebbe stabilire che la notifi cazione della disdetta debba essere fatta per iscritto. Anche questo è d’uso generale in Inghilterra in tutte le industrie. . . .
L ’importanza di queste notizie e considerazioni non sfuggirà, crediamo, ai nostri lettori. Ma altre osser vazioni si possono aggiungere a quelle opportunissime
del Jannaccone e le esporremo brevemente.
I termini della questione sono due: da un lato la necessità che alcuni servizi, in ¡specie quelli dei tra sporti ferroviari, della illuminazione e dell’acqua, non siano compromessi a un tratto, all’impensata, da uno sciopero generale o parziale degli addetti ai servizi medesimi ; dall’ altro, la necessità che si rispetti la libertà del lavoro, che non si crei uua nuova forma di servitù, imponendo agli addetti ai servizi pub blici l’obbligo imprescindibile di lavorare a date con dizioni per lo Stato, o per l’ assuntore del servizio di Stato, sotto pena del carcere in caso di sciopero. Per conciliare queste due necessità, che sono egual mente una conseguenza della civiltà, il provvedi mento proposto dal ministero Pelloux è assoluta- mente disadatto e ad esso possono acconciarsi sol tanto coloro che mentre riconoscono la prima ne cessità, disconoscono del tutto la seconda. Perchè costoro non tengan conto della seconda necessità è
presto detto : liberali a parole e non nei fatti, son pronti a sacrificare alla così detta e supposta ra gione di Stato la libertà individuale, della quale quando si tratta del lavoro non fanno gran caso. Così non manca chi trova che la disposizione for mulata dal governo è il meno che si poieva fare. Ma è chiaro invece che con essa si sacrifica com pletamente la libertà del lavoro alla prima necessità che sopra abbiamo indicata, e il sacrificio è senza
alcun compenso. ...
La cosa cambierebbe aspetto se si stabilisse che la rottura del contratto non può avvenire se non con la disdetta data un certo tempo prima, suppo niamo un anno prima, e se organismi adatti venis-ero creati per dirimere le controversie che possono sor gere tra lo Stato o l’ assuntore del servizio di Stato e i suoi dipendenti. La rotiura del contratto senza l’ osservanza di certe prescrizioni da stabilirsi do vrebbe essere essa sola punibile come quella che compromette l’ andamento di un servizio, al quale si riconneltono interessi sociali superiori. Ma punire con un anno di carcere tre operai che uscendo dalla officina si trovano d’ accordo nel!’ abbandonare fi la voro perchè, per ipotesi, non hanno ottenuto I’ au mento del salario desiderato, è un colmo, al quale non si può essere trascinati che dalla ignoranza del cammino fatto su questo terreno dello sciopero e della sua punibilità, oppure dall’ accecamento che deriva dall’ illusione di credere che nei provvedi menti reazionari e repressivi stia la salute della pairia.
È noto, invero, che ormai lo sciopero e la coa lizione, nei paesi civili, non sono più puniti ; ma lo è soltanto la violenza diretta a impedire ad altri l’ esercizio della libertà di lavorare; quindi, la di sposizione sulla tutela dei servizi pubblici di Stato è un passo indietro. Vero è che all occorrenza e dato un motivo giustificato essa non ci salverebbe dalle conseguenze dello sciopero; ma intanto quello articolo verrebbe a inscrivere nella nostra legisla zione un principio che è la negazione più aperta dei diri Iti individuali in fatto di lavoro.
12 marzo 1899
L’ E C O N O M I S T A
105
tal motivo che non possiamo se non dar lode a quei deputali, e specialmente a quelli di parte costituzio nale, che hanno volato pel ritorno di quel progetto, male ideato, ai suoi autori responsabili.
I BILANCI DI P R E M I PER L’ESERCIZIO I 8 M
( Ministero dell' Istruzione Pubblica) Nel preventivo del bilancio della Istruzione Pub blica, il totale generale, escluse le partite di giro, ammonta a L. 14,755,515.33, con una maggiore spesa dì L. 594,321.82 sul preventivo precedente, ed una economia, invece, di L. 327,308.35 sulla spesa accertata nel consuntivo 1897-98. Così av viene che il preventivo già maturato stanziava una somma di 44 milioni, la spesa accertata esigette un milione di più del preventivo, nel nuovo bilancio si limita questa maggiore spesa a 600,000 lire circa. Tutte le voci della spesa ordinaria hanno richiesto nell’ esercizio 1897-98 un aumento di spesa al di là del preventivo; fatta eccezione delle spese per la
istruzione norm ale e m agistrale che diede sopra
7.3 milioni un piccolo risparmio di 26 mila lire. Il nuovo bilancio, nella spesa effettiva ordinaria, stanzia una somma di 150 mila lire, inferiore alla spesa effettivameme accertata l’ anno decorso; ecco il quadro delle differenze:
Spese generali. . . . Debito vitalizio . . . Spese per 1’ Amministr. scolastica provinciale. Spese per le Univ**r ecc.
» per gli Istituti e corpi scientif. e letter. Spese per antichità e
belle a r t i ... Spese per 1’ istruzione
secondaria e classica . Spe e per l ’ istruzione tecnico-industriale. . . Sp°se per 1’ istruzione
normale m agistrale. Spese comuni . . . . » diverse . . . .
maggior spesa stanziamento consuntivo 1897-98 sul preventivo 1897.98 pel 1898-99 2,618,607 2,705,815 + 51,330 -1- 30,515 1,557,934 2,695.000 1,137 794 10.500,913 -+■ 2 807 + 215,484 1,150,187 10,418.382 1,552,825 + 5,756 1,557,112 4,062,790 + 30,180 4,095,090 7,706,217 + 435,759 7,748.011 6,756,090 -1- 182.690 6,711,087 7,334,129 32,500 - 26,776 7,356,185 931,777 320,500 44,404,684 + 927,748 44,253,818
La grossa economia di quasi un milione nelle
spese generali non è che apparente, poiché la dif
ferenza è portata quasi totalmente nella nuova voce
spese com u n i; il rimanente presenta i soliti sposta
menti da una voce ad un’ altra.
Nella spesa straordinaria vi è una economia di 177,000 lire; di cui 68 mila per le spese p e r le
Università ecc. è di circa 100,000 lire per Vinse- gnam ento norm ale e m a g istrale; oltre ad altre mi
nori differenze ; così il totale che nel preventivo precedente era di L. 687,000 e nel c, nsuntivo fu di L. 678,000, si limita ora a L. 501,000.
( Ministero delle Poste e T elegrafi).
Le cifre del bilancio di questo Ministero si rias sumono così :
La spesa reale nel 1897 98 è stata di L. 61,400,974 con un aumento sulle previsioni di L. 1 ,3 9 9 ,9 4 9 ; nel bilancio in corso la spesa è stanziata per
L. 62,308,177, cioè un aumento di L. 1,108,203 sul consuntivo precedente,
Le spese generali che stanziate nel 1897 98 in L. 56,429,509 hanno dato una maggiore spesa di L. 1,416,950. Tale aumento si distribuisce in quasi tutti i capitoli numerosi, che compongono la voce delle spese generali e non hanno altra giustifica zione che le necessità del se rv iz io ; talvolta sono aumentati capitoli che hanno data una economia nell’esercizio precedente, tal’ altra si trova una eco nomia dove vi è stata una maggiore spesa.
Tutto il rimanente del bilancio si riduce a poca cosa ; sono quasi 3 milioni e mezzo di debito vita lizio, ed appena 57 mila lire di spese straordinarie, che erano state 65 mila nell’esercizio precedente.
Noteremo a proposito delle spese generali che si aumenta col consuntivo precedente di oltre 700,000 lire la spesa per il p erson ale stabile ; si stanzia una spesa di 105,000 lire superiore a quella raggiunta nell’anno decorso per il person ale degli u ffici tele
grafici d i 2 a cla sse; —— si aumenta di 40,000 lire
la spesa per i fa tto rin i telegrafici, di 90,000 lire; quella per gli agent r u r a li delle poste ; — di 13,000 le spese d’ufficio per il Ministero; di 50,000 lire le spese p e r il risp a rm io , ecc.
Le emissioni e le conversioni nel 1898
L’anno passato, secondo la statistica compilata dal periodico belga M oniteur des intérêts m atériels, avrebbe dato un totale fra emissioni e conversioni di 10 miliardi e mezzo di franchi, in aumento sul 1897 di quasi un miliardo. Le conversioni però non hanno concorso a dare quella cifra di 10 miliardi e mezzo che per 1640 milioni di franchi; sicché siamo ben lontani dal periodo delle conversioni sistematiche che già altra volta avemmo occasione di prendere in esame. L ’ èra delle conversioni è chiusa per molti paesi e ciò si comprende, perchè la riduzione del saggio del- l’ interesse di molli debiti pubblici è sceso ormai a j un livello che difficilmente potrebbe essere ancora ridotto in misura sensibile. Secondo la statistica che analizziamo le conversioni sarebbero avvenute nei se- j guenti paesi e per le somme appresso indicale :Franchi Franchi
: B e l g i o ... 8.347.500 Rumenia . 97.650.O00 j E g i t t o ... 49.500.000 Russia . 658.300.260 ! Francia e colonie 815.688.400 Serbia . . . 1.968.000
I t a l i a ... 2.600.000 Svizzera. . 6.000.000 Totale fr. 1.640.054.160
Il primo posto nelle conversioni sarebbe adunque occupato dalla Francia per la rilevante somma di 815.6 milioni. Ma, e questa è una osservazione che si ap plica a tutto il complesso della statistica del perio dico belga, non si possono riferire questi dati senza fare molte riserve riguardo alla loro esattezza, nel senso che potrebbe essere sfuggito al compilatore della statistica qualche dato, anche di non lieve im portanza.
in-160
L’ E C ONOMI S T A
12 marzo 1899
dustriali e dalle strade ferrate e sommano a quasi S miliardi e mezzo, infine le ultime emanano da sta bilimenti di credito e furono di 1411 milioni. Diamo qui 1’ elenco delle emissioni dei vari paesi :
PAESI MUTUATÀRI PRESTITI DI STATI di provineie e dì città STABILIMENTI di credito STRADE FERRATE e Società industriali Africa . , . . Pr. » » 52.679,000 Germania . . . » 427,530,000 1,121,575,000 1,377,575,000 America latina . » 252,500,000 » 67,938,250 Austria-Ungheria » 121.857,000 65,740,300 57,156.110 Belgio . . . . » 16,768,500 18,825,000 127,317,700 Bulgaria . . . » » » 1,500,000 Canada. . . . » 6,325,000 » 77,717 500 China . . . . » 360,000.000 » » Congo . . . . » 12,4(6,250 » 4,300,000 Danimarca . . » 20,625,000 » 6,328,150 Egitto . . . . » » 19,050,000 14,071,250 Sp a g na . . . . » » » 12,235,000 Stati-Uniti . . » » » 332,025,000 Francia e colonie » 8,375,000 2,000,000 308,198,400 Gran-Bret.a e col.® » 473,750,800 36,445,000 2,217,796,250 Grecia . . . . » 41,707,500 » 1,480,000 Italia . . . . » 1,107,000 4,150,000 14,825,000 Giappone . . . » » » » Lussemburgo. . » » » 6,300,000 Norvegia . . . » » » » Paesi-Bassi e col.® » 178,927,5 0 5,376,000 134,211,800 Portog. e colonie » » 10,091,850 3,180,000 Rumania . . . » 98,400,000 3,800.000 780,000 Russia . . . . » » 110,106,300 518,205,750 Serbia . . . . » » » » Svizzera . . . » 22,600,000 9,481,000 60,037,100 Transvaal. . . » » 5,145,000 43,612,500 Turchia . . . » » » 8,621,900 To t a li Fr. 2,042,899,550 1,411,785,450 5,448,091,660
Nei prestili di Stato tiene il primo posto la Gran Brettagna con le sue colonie ; ed evidentemente si tratta principalmente di queste ultime, tanto che sa rebbe utile tener separate le cifre della madrepatria da quelle delle colonie ; seguono la Germania, la Cina, i paesi Bassi, l’ America latina, ecc., Molti Stati non presentano emissioni di tal genere e un numero anche maggiore di paesi non avrebbe fatto emissioni per conto di stabilimenti di credito. Ma ri guardo a queste ultime, è notevole la cifra relativa alla bermania di 1121 milioni e mezzo sopra il totale di 1411 milioni e tre quarti. La Gran Brettagna pre senta soltanto 36 milioni e mezzo per emissioni di questa categoria, ha però la cifra di 2217 milioni per emissioni di società industriali e ferroviarie, con tro 1371 milioni e mezzo relativi alla Germania. Questi due rivali nel campo economico stanno alla testa degli altri Stati, tanto nel 1897 che nel 1898, per le emissioni, l’Inghilterra con quasi 3399 mi lioni e la Germania con quasi 2374 nel 1897 e ri spettivamente con 2728 e 2926 milioni nel passato anno. Gli altri Stati hanno cifre molto inferiori.
Le emissioni di strade ferrate e società industriali formano oltre la metà del totale e ad eccezione di quattro paesi : Cina, Giappone, Norvegia e Serbia,
tutti gli altri vi concorrono. La cifra relativa al l’Italia di 14,825,000 franchi, probabilmente è in completa e questo, ripetiamo, è forse il difetto di tutta la statistica. La quale, è bene ricordarlo, è com pilata coll’idea di repartire le emissioni secondo ciò che si può dire il loro paese d’ origine, cioè tenendo conto dello Stato mutuatario, oppure se non si tratta di Stato, secondo il paese che è sede della impresa che domanda al credito capitali. Questa classifica zione da lungo tempo adottata dal M oniteur gli è parsa preferibile al sistema opposto, che tien conto invece del paese dove le emissioni sono fatte. Ma questo sistema riesce ad attribuire le somme mag giori ai grandi mercati dei capitali: Londra, Berlino, Parigi, mentre ciò che interessa principalmente di conoscere, sono le domande dei capitali, da chi sono fatte e per quali motivi.
Classificando le emissioni e le conversioni in modo da tener distinta la Gran Brettagna dal continente europeo e dalle altre parti del mondo, ecco la ri- partizione che ne resulta :
1898 ° / o 1897 %
Gran Bret. e colonie
franchi 2,727,991,250 25.88 franchi 3.398,767,500 35 40 Continente d’ Europa 6,517,569,820 61.83 5,268,710.180 54.90 A f r i c a ... 200,764,000 1.90 185,915 ,65' 1.94 America... 736,505.750 6.99 586.441,650 6 .1 2 Cina e Giappone. . 360,000,000 3.40 156,920,700 1.64 Totale franchi. 10,542,830,820 100 9,596,755,680 100 '
Come si vede da questo calcolo, l’Inghilterra e le sue colonie formano più del quarto delle emis sioni; i paesi esotici (Africa, America e Asia) hanno contribuito nella misura del 10 per cento circa, e il continente d’ Europa concorre pel rimanente, e quelle proporzioni negli ultimi cinque anni non hanno mu tato in misura notevole. Ma i prospetti statistici danno cifre da permettere qualche conclusione a questo ri guardo? Si può dubitarne. E ’ proprio esatto che l’Asia, l’America e l’Africa non assorbano che il IO per cento del totale? Paesi che hanno appena co minciato ad avere un organismo industriale, e in genere economico, moderno possono aver domandato soltanto il 10 per cento dei capitali richiesti nel 1 8 9 8 ?
Si può rispondere, più che dubitativamente, in senso addirittura negativo. Quei paesi domandano e ottengono certo di più, perchè oltre le domande dirette vi sono quelle indirette, per mezzo di società inter mediarie o per altre vie. Così, per citare un solo esempio, il Congo non entra nel prospetto che ab biamo riprodotto che per 17.600.000 franchi mentre è evidente che nel solo Belgio gl’ impieghi di fondi destinati ad alimentare imprese congolesi sono stati molto maggiori. Bisogna tener conto anche dell’im piego di fondi fatto all’ estero da società nazionali.
12 marzo 1899
L’ E C O N O M I S T A
107
ciò che ogni paese od ogni continente ha ottenuto di capitali da impiegare nelle industrie.
Tuttavia, poiché si conoscono le cause di errori, le ragioni per le quali sfuggono certi fatti, è sempre interessante di seguire, per quanto è possibile, le emis sioni che si fanno nei vari paesi; se dovessimo ri nunciare a tale indagine statistica resteremmo ancor più all' oscuro del movimento dei capitali. Ma la sta tistica va interpetrata sempre cum gran o salis, e in questo caso i grani di sali vogliono essere parecchi.
Rivista Bibliografica
Tito Canovai. — L ’Ita lia presente e i suoi problem i. — Note ed appunti. — Roma, Tip. Baldi, 1898, pag. 163 (lire 4)
Di questo libro, e specialmente di alcuni capitoli di esso relativi alle situazione finanziaria dell’Italia, si sono occupati già da tempo i principali giornali, non risparmiando gli elogi al suo egregio Autore per le idee sane che vi sono difese. Noi veniamo quindi a parlarne dopo che il libro ha percorsa la sua strada, ma lo facciamo egualmente volentieri, perchè si tratta di uno scritto che merita tutta l’at tenzione di coloro che amano le idee chiare, posi tive, esposte in forma impeccabile. Il comm. Ca novai sorge a difendere la buona finanza che sa guardarsi a un tempo dalle maggiori spese, provo cate dalla crescente ingerenza dello Stato, e quindi anche dai debiti e dalle maggiori imposte, combatte il protezionismo di cui mostra i danni morali ed eco nomici, mette in luce le condizioni d’inferiorità del nostro paese, i bisogni che esso presenta e indica dove dovrebbe esplicarsi l’opera utilmente riforma trice del legislatore. E ’ quindi una diagnosi dei mali dai quali è afflitto il paese, è un’ analisi accurata dei vari problemi che invocano ancora e chi sa per quanto tempo invocheranno una soluzione razionale ; di qui l’utilità del libro che senza essere sovracca rico di fatti e di dati contiene però elementi pre ziosi per formarsi un’ idea esatta di alcuni aspetti della situazione economica dell’ Italia e di ajcune modificazioni in essa avvenute negli ultimi anni.
Per citarne una è interessante vedere come sia avvenuto uno spostamento considerevole nei risparmi. Infatti dalla fine del 1888 alla fine del 1897 i depositi presso le Banche popolari, le Società ordinarie di credito e le Casse di risparmio di istituti diversi diminuirono complessivamente di 494 milioni, men tre quelli presso le Casse di risparmio ordinarie, le Casse di risparmio postali e gli Istituti di emis sione complessivamente aumentarono di 813 milioni. Sicché alla fine del 1888 le somme depositate am montavano a 3005 milioni, alla fine del 1897 erano salite a 3024 milioni. Se si considera che gli inte ressi accumulati durante nove anni sulle somme iniziate ammontano a 747 milioni, calcolando l’in teresse nella misura esageratamente modesta del 2 1|2 per cento, si vede come invece di un aumento vi sia stata una considerevole diminuzione nelle somme di danaro depositalo nelle casse dei vari Istituti, pur tenendo conto che una parte di esse sia stata tolta agli Istituti per essere direttamente impiegata in titoli pubblici.
Giustissime sono le considerazioni dell’ Autore sul protezionismo e sui balzelli eccessivi che gravano i generi di prima necessità ; ma non sarebbe stato inopportuno, tutt’ altro I maggiori ragguagli di fatto con adatte dimostrazioni statistiche, perchè pur troppo il maggior numero di coloro ai quali il libro del Canovai può riescire veramente istruttivo, non han certo cognizioni speciali su quei vari argomenti, nè la possibilità di acquistarle facilmente. Ma noi non ci perderemo dietro qualche altro appunto che po tremmo muovere a questo libro; diremo piuttosto che di rado ci è capitato di leggere un libro, col quale ci siamo trovati così spesso d’ accordo come con questo del Canovai ; le idee che egli vi espone, i principi che vi propugna, sono le idee ed i principi che su queste colonne da lunghi anni ormai veniamo espo nendo e difendendo. Éd è per questo che crediamo di poter consigliare senza riserve la lettura delle note ed appunti del comm. Canovai, com’ egli modesta mente chiama il suo studio che è veramente utile e istruttivo.
6 . Townsend Warner. — Landm arks in English indu
striai history. — London, Blackie and Son, 1899,
pag. 368.
La letteratura economica inglese possiede già al cune pregievoli opere di storia industriale dell’ In ghilterra, fra le quali va ricordata quella ¿el Cun- ningham, ed ha pure alcuni ottimi sommari, come quello del Gibbins ; ma questo lavoro del Warner ci pare migliore di altri consimili, per la cura posta dall’Autore nel mettere in piena luce i caratteri più salienti del progresso industriale e commerciale del- l’ Inghilterra. L’Autore, adunque, non ha mirato a gettare nuova luce su fatti che del resto son già abbastanza noti, ma ha cercato di presentare nel modo migliore la materia che costituisce la parte più interessante della storia industriale inglese. E infatti egli non ha trascurato alcun argomento ca pitale di quella storia: il sistema mercantile, le com pagnie commerciali, lo sviluppo delle macchine, sono argomenti trattati con grande chiarezza, non meno ! di quelli relativi alla rivoluzione agraria, al sorgere delle banche, ai principi e agli sviluppi delle città, alla legislazione elizabettiana ecc. È questo un libro che non manca di utilità anche per gli economisti.
Rivista Economica
L a r e la z io n e p e l p ro g e tto d i legge p e r l'e m ig ra z io n e — L a g ra n d io s a diga n e l N ilo — Le cause d i d e - fic e n z a del co m m ercio in g les e — Le co n d iz io n i e c o n o m ic o -fin a n z ia rie d e ll'Im p e r o b ritta n n ic o — Nuovi im p ia n ti p e r la p ro d u zio n e d i e n e rg ia e le t tr ic a .
La relazione pel progetto di legge per l’emigra* i zione. — L ’on. Pantano ha presentato alla Camera | la relazione sul disegno di legge per I’ emigrazione, che la Commissione ha trasformato fondendo quello | del ministero, coll’altro dello stessso on. Pantano, ! in un progetto nuovo.
168
L’ E C O N O M I S T A
12 marzo 1899
dello stato, ha cominciato del distinguere l’emigra zione in spontanea, fa v o rita e per arruolam ento : differenziando coloro che emigrano con mezzi pro pri! da quegli altri che ricevono, in tutto o in parte il nolo pagato da governi esteri, da società o da pri vati impresari, ovvero che vincolano, in beneficio di questi ultimi, la propria attività per determinato luogo, tempo, lavoro o retribuzione.
Ciò posto ha modificato l’antica figura giuridica
Ae\V agente d i em igrazione, sostituendovi due cate
gorie d’intermediari: quello dei semplici mediatori di trasporti o venditori di biglietto d’imbarco, agenti
m a r ittim i: e quello dei veri e propri agenti di emi
grazione, vettori d i em igranti, nominati entrambi con patente revocabile in ogni tempo.
La patente di vettore di emigranti, che può ser vire anche ad esercitare le finzioni di agente ma rittimo, è concessa soltanto alle compagnie nazionali di navigazione, agli armatoli e noleggiatori nazionali. Entrambe poi le due facoltà, quella di agente ma rittimo e di vettore, possono essere concesse anche alle compagnie estere di navigazione riconosciute nel Regno, agli armatori e noleggiatori stranieri sta biliti in Italia, a condizione però che nominino come loro mandatario un cittadino italiano, domiciliato nel Regno, e si sottomettano alla legislazione ed ai Tri bunali Italiani nelle cause derivanti dal reclutamento e dal trasporto degli emigranti italiani.
Possono compiere operazioni di emigrazione spon tanea gli agenti marittimi e, come tali anche i vet tori. (juelle relative alla emigrazione favorita o ar ruolata sono riserbate ai soli vettori.
Tanto l’opera degli agenti marittimi quanto quella dei vettori è circondata da discipline rigorose e tali, che senza creare soverchi vincoli alla libertà indivi duale impediscano però che la miseria e l’ignoranza delle masse lavoratrici vengano sfruttate a beneficio di speculazioni disoneste o inumane: provvedendo altresì in modo sicuro al pronto risarcimento dei danni eventuali che potessero derivarne agli emi granti o alle loro famiglie.
Al funzionamento di queste e di altre disposizioni che hanno di mira l’assistenza e la tutela dell’emi grazione, tanto nel suo periodo iniziale, quanto nel suo esodo attraverso l’Oceano e alla sua esplicazione nei luoghi d’arrivo, presiede un C om m issariato ge
nerale dell'em igrazione posto sotto la diretta dipen
denza del ministro degli affari esteri, con personale tecnico ed amministrativo scelto mediante concorso per titoli.
L ’azione del commissariato viene integrata mercè comitati mandamentali che controllano l'opera locale degli agenti marittimi e dei vettori ; uffici di prote zione, d’informazione e di avviamento al lavoro, sta biliti nei porti d’imbarco e di sbarco, nel Regno e all’estero ; commissari governativi a bordo delle navi che trasportano emigranti, onde tutelarne il tratta- . mento pattuito e le prescrizioni igieniche ; ispettori viaggianti nei principali centri delle nostre colonie libere, così nei paesi oltre-oceanici come in Europa.
A questo complesso servizio col quale, tutelando per quanto è possibile, gli emigranti contro co loro che li sfruttano e contro ai rischi ai quali vanno spesso laconicamente incontro, s’intendono tener saldi i nodi e fecondi i rapporti morali ed economici fra la madre patria e le sue colonie li bere, si provvede a sufficienza, senza gravare me nomamente il bilancio dello Stato, con una tassa a
carico di coloro che esercitano il lucroso mestiere del trasporto degli emigranti.
Questi, a grandi linee, i punti più salienti del nuovo disegno di legge coordinato dalla commis sione.
La grandiosa diga nel Nilo. — L’attenzione pub blica inglese si occupa molto del gigantesco serbatoio d’acqua per irrigazione del Nilo, inaugurato dai duchi di Connaught. Si tratta nientemeno che di una diga in muratura all’altezza di Philue, che chiude I’ intera vallata del Nilo dai monti dell’ Arabia ad oriente a quelli della Libia ad occidente, e che farà rialzare il livello del fiume in modo da rendere irrigate e coltivabili 2500 miglia quadrate dell’attuale deserto, aumentando in tal modo la produttività dell’ Egitto del 25 per cento.
L’opera grandiosa si compirà in cinque anni. Gli intraprenditori hanno pattuito per pagamento una somma di 120 milioni di lire italiaue, pagibili a rate uguali di -4 milioni nello spazio di trent’anm, ed è superfluo osservare che il capitale è quasi esclusi vamente inglese, ciò che è un indizio di più che John Bull non ha intenzione p e r ora di abbandonare
il paese delle piramidi.
La diga sarà lunga un miglio e mezzo; l’ altezza massima sarà di trecento piedi ; e le acque del Nilo nella Nubia saranno alzate di livello per una esten sione di circa 140 miglia. Cinquemila operai sono già impiegati sui lavori; la settimana scorsa l’im presa ha dato un ordinativo per tre m ilioni di ba rili di cemento europeo, e migliaia di tonnellate di granito si estrarranno da quelle cave faraoniche e tolomeiche per costruire la diga meravigliosa degna del paese delle piramidi. La diga formerà poi un meraviglioso ponte attraverso il Nilo, sul quale si può imaginare quale sarà il via vai di camelli e dromedarii ed umili asinelli. j _
Il punto nero di questo grandioso lavoro è l’in fluenza che eserciterà sull’isola di Philae, i cui poe tici templi vedranno sparire i lunghi viali di pal mizi che ne ombreggiano deliziosamente i dintorni, e rimarranno sulle loro fondamenta di granito isolati e bagnati dalle acque del vecchio fiume minaccioso. Ma Fi benessere di migliaia di fellah s farà meno rimpiangere la perduta poesia dell’ isola incantevole.
Le càuse di deficienza del commercio inglese. — Le cause di declino delle esportazioni inglesi sono così riassunte nel rapporto testé pubblicato dal Ministero inglese del commercio :
I o Ripulsione del negoziante inglese a fornire prodotti a buon mercato, a contentarsi di piccole ordinazioni in principio, a studiare il gusto dei clienti, ad accordare facilità di credito, oltre che impiegare il sistema metrico nel calcolo dei pesi, spese, ecc.
2° Numero limitato di viaggiatori in confronto a quello delle altre nazioni e ignoranza del a I ngua del paese visitato; cataloghi e stampe solo in lingua inglese.
3° Inferiorità nel sistema d’imballaggio inglese a quello americano e tedesco.
4° Spese addizionali dei noli sulle linee dei vapori inglesi.
5 ° Consegne troppo lunghe ed instabilità nelle date di consegna, causa scioperi frequenti.
12 marzo 1899
L’ E C O N O M I S T A
109
Le condizioni economlco-flnanziarie dell’Imperobritan n ico. — Di un importante lavoro presentalo dal Gitimi all’Istituto reale delle Colonie, sul bilan cio economico-fiuanziario dell’Impero brittaunico dal 1871 in poi, togliamo alcuni dati interessanti che valgono a dare una idea della grande potenza del popolo inglese.
La popolazione totale dell’impero britannico sale oggigiorno a 407 mi ioni di abitanti (di cui oO mi lioni d’inglesi) ossia il quarto della popolazione della terra. Dal 1871 essa è aumentata di 123 milioni.
Gli inglesi, vale a dire gli abitanti del Regno Unito, del Canada e dell’Australia (ove le razze in digene non esistono quasi più) si mantengono pro lifici e sono aumentati di 12 milioni e 1/2, ossia del 53 per cento, sulla cifra del 1871.
I sudditi, vale a dire gli abitanti dell’Africa in glese, dell’ India e delle piccole colonie, sono au mentati di 112 milioni e mezzo, principalmente per mezzo di conquiste, ossia il 46 per cento.
Le imposte dell’impero producevano nel 1897 una rendita totale di 6 miliardi e mezzo. L’aumento, dal 1871, è di 3 miliardi. I sudditi pagano 98 per cento e gli inglesi 69 per cento più che nel 1871.
La somma delle importazioni e delle esportazioni per tutto l’impero si eleva nel 1897 a 35 miliardi; 26 miliardi nei paesi inglesi, 9 miliardi nei paesi soggetti. L ’aumento totale dal 1871 è di 11 miliardi. Dalle minuziose statistiche del Giffen emergono quattro grandi fatti.
1° La regione in cui i progressi sono più ra pidi in fatto di popolazione, di rendite e di com mercio, è il sud dell’Africa, ma nonostante questo grandioso slancio l’ importanza dell’Africa australe come fattore economico è ancor poco considerevole perchè essa non conta più di 3,750,000 abitanti.
2° La regione che ha la parte sua più impor tante nella vita materiale deM’Impero è l’India, che ha una popolazione di 300 milioni (aumentati di 73 milioni dai 1871). Rendita: 2 miliardi e mezzo. Commercio: 5 miliardi.
3° Nella maggior parte delle piccole colonie, specialmente nella Gnjana e nelle AntiIle, si nolano segui di decadenza anziché di progresso.
4° Infine, il tratto essenziale nella storia del l’Impero dal 1871, è la creazione di un’ Africa in glese al di fuori dell’ Africa australe L ’ importanza di questo nuovo acquisto è manifesta se si pensa che, pur non comprendendovi il Sudan, essa accre sce di 31 milioni la somma della popolazione del l’ Impero brittaanico. Si può quindi vedere in essa l’inizio di un nuovo Impero indiano.
Sir GiPfen conclude constatando, in questo im menso dominio, l’ esistenza di un grande pericolo economico, quello dell’ India, gremita da una popo lazione senz' altre risorse che i frutti della terra e per conseguenza sempre sul punto di soffrire terri bilmente delle carestie. Confrontando l’ Impero colo niale dell’ Inghilterra a quelli delle a 11"e nazioni, il Giffen crede che non vi sia ragione di concepire inquietudini sul suo avvenire. È un impero che va aumentando da per sè e per forza propria, non già in virtù di un piano prestabilito.
Il suo accrescimento, per quanto prodigioso, è normale. Le risorse vi aumentano per ogni nove insieme alle conquiste, ed i mezzi di difesa seguono immediatamente i progressi economici.
Suor! impianti per la produzione di energia
e le ttrici. — Fino dall’ anno 1897 la ditta Ganz e G di Budapest, presentava domanda di conces sione per una derivazione di acqua dal fiume Tanaro in territorio di Narzole per eseguire nelle vicinanze di Cherasco un grandioso impianto di produzione di energia elettrica. Questa domanda di concessione ebbe vita laboriosa in seguito alla nota circolare dell’ex ministro Afan Do Rivera. La Commissione incaricata, riconobbe che la concessione chiesta dalla ditta Ganz e C. non disturba la eventuale applica zione della trazione elettrica alla ferrovia Torino- Savona colla utilizzazione delle acque del Tanaro, e diede voto favorevole alla concessione. Nel frattempo si costituiva in Milano, sotto gli auspici della Banca Commerciale italiana, una società il cui scopo è in dicato dal suo titolo: « Società per lo sviluppo delle imprese elettriche in Italia. » Una delle prime ope razioni di questa società si fu quella di rilevare dal concessionario del canale di Narzole la concessione predetta, ed è perciò coi capitali della Società stessa che sorgerà l’ impianto idro elettrico di Cherasco, i cui lavori si incominceranno fra breve. L’energia elettrica che si svilupperà coi 2000 cavalli effettivi creati con questo impianto, servirà alla illumina zione pubblica e privata dei numerosi e ricchi cen tri di popolazione esistenti in un raggio di circa venticinque chilometri attorno alla città di Cherasco, e potrà pure fornire forza motrice 'a domicilio, per qualunque industria si voglia stabilire in quei paesi.
1 bilanci dei Comuni per il 1897
È stata pubblicata la statistica dei bilanci comu nali per il 1897, e, riserbandoci una più minuta analisi, diamo intanto il sunto delle notizie più im portanti.
Le entrate e le spese degli 8260 Comuni del Regno pel 1897 si bilanciano in L. 646,923,550.
Le entrate sono così ripartite:
Entrate effettive... L. 434,613,888 » non effettive') . » 212,309,662 Fermandoci alle sole entrate effettive, che rap presentano la vera potenzialità economica dei Comuni, si trova che su L. 434,613,888 previste per questo titolo nell’ insieme dei Comuni, più di due quinti e precisamente L. 193,766,433 spettavano a 79 Co muni aventi più di 500,000 lire di entrate effettive ciascuno: primi Roma e Napoli con 27,114.295 e 20,720,691 rispettivamente. Vengono poi Milano con 18,511,947; Genova con 12,130 185; Torino con 10,972,668; Firenze con 9,176.423; Palermo con 8,719,833, Venezia con 4 ,687,887; e Bologna con 4,146,750.
Le rimanenti L. 240,847,453 di entrate effettive si ripartivano fra gli altri 8181 Comuni. Cosicché, degli 8260 Comuni d’ Italia, 2468 avevano nel 1897 un’ entrata non superiore a 10,000 lire; 2564 fra 10 e 20 mila; 2956 fra 20 e 100 mila; 472 sol tanto superavano le 100 mila lire di pntrata.
170
L’ E C O N O M I S T A
12 marzo 1899
effettive non superavano le 10 lire per abitante: per 2703 si aggiravano fra le 10 e le 20 ; per 185 fra le 20 e le 25 e per 174 eccedevano questa aliquota.
Le entrate effettive ordinarie si dividevano per sommi capi nel modo seguente:
Rendite patrimoniali . . . L. 40,204,782 Dazio consumo comunale » 157,416,184 Sovrimposta terreni e fab. » 132,961,697 Altre tasse e diritti . . . » 60,709,729 Proventi div ersi... » 15,982,592 La rendita patrimoniale era formata principalmente dai fitti di beni stabili (L. 21,629,523), dai censi, canoni e livelli (L. 9,154,180), dagli interessi di fondi pubblici e crediti (L. 5,003,982), dai diritti per uso di acque e pascoli (L. 5,797,868) eec.
A costituire la somma per tasse e diritti diversi concorrevano specialmente la tassa di famiglia o fuo- catico (L. 21,379,131), la tassa sul bestiame agricolo e sulle bestie da tiro, sella e soma (L. 15,936,464) la tassa di esercizio e rivendita (L. 6,083,078), la tassa per occupazioni di aree pubbliche (L. 4,448,023) quella di macellazione (L. 4,280,802) e quella sul valore locativo (L. 1,719,526).
Le spese effettive obbligatorie ord in arie ammon tarono a L. 328,158,391 così ripartite:
Oneri patrimoniali... L. 80,084,906 Spese generali... » 72,163,330 Polizia e igiene... » 64,386,741 Sicurezza pubbl. e giustizia » 8,002,226 Opere pubbliche... » 33,349,352 Istruzione primaria . . . . » 57,357,811 Culto... » 2,448,794 Beneficenza... » 10,345,231 Tra gli oneri patrimomiali vanno particolarmente segnalati gli interessi dei mutui passivi per Li re 51,080,594, le imposte, sovrimposte e tasse per L. 19,549, i censi, canoni e livelli per L . 2.835.653.
Nelle spese generali si comprendevano : 28.190-557 per stipendi e paghe agli impiegati e salariati ed aggi ai tesorieri dei Comuni; 9.856.218 per pen sioni ed assegni; 15.710.937 per spese di personale e materiale per l’esazione del dazio consumo; 7.200.495 carta, stampati, posta, ecc.; 2.680.543 per spese di liti e contrattuali; 1.098.114 per fitti di locali, spese di leva ed elezioni ecc.
Fra le altre spese primeggiavano quelle per pa ghe alle guardie urbane e campestri 10.657.977 lire; per la nettezza delle strade 7 .6 5 0 .8 5 0 ; per la illu minazione pubblica 16.6 7 9 .7 6 5 ; per condotte medi che ed osteriche per i poveri 16.855.443; pel ser vizio funebre e cimiteri 5 .2 7 7 .8 3 0 ; per gli ingegneri e assistenti 7.276.775; per la manutenzione stradale 19,204.075 ; per stipendi ai maestri elementari 42,330.830; pel concorso al mantenimento degli esposti 5,508.402.
Le spese obbligatorie stra o rd in a rie 75.451.249 lire, suddividevansi così:
Spese generali... L. 17,779,249 Polizia locale e igiene . . » 17,119,669 Sicurezza pubbl. e giustizia. » 540,780 Opere pubbliche . . . . » 28 081,749 Istruzione pubblica . . . » 5,071,671 Culto... » 1,000,765 Beneficenza... » 857,266
Finalmente le spese facoltative 56,076,709 si ripar tivano come segue :
Spese generali... L. 7,301,552 Polizia locale e igiene . . » 5,041,839 Sicurezza pubbl. e giustizia. » 2,153,786 Opere pubbliche . . . . » 13,968,215
Istruzione pubblica . . . » 15,516,519 Beneficenza... » 12,111,897 Le entrate effettive ascendono a L. 434,613,888 e le spese effettive a » 454,666,348 ne risulta un disavanzo di L. 20,052,460 Questo per altro non è che il disavanzo appa rente, cioè la differenza tra la somma dei singoli avanzi e quella dei singoli disavanzi. Il disavanzo reale ammontava a quasi il doppio.
Difatti 4485 Comuni chiudevano il loro bilancio pel 1897 con un ammanco, il quale ascendeva nel complesso a L. 36,881,754.
Invece, in 3535 Comuni il bilancio presentava un avanzo che sommava a L. 16,829,294.
Nei rimanenti 240 Comuni il bilancio risultava in pareggio.
L’ attivo dovendo necessariamente uguagliare il passivo, a coprire la deficienza di circa 37 milioni suindicata, si provvide con l’eccedenza attiva del
movimento dei capitali e con quella dei residui. Queste, le risultanze generali: in altri articoli le decomporremo nei loro fattori, che soli ci possono indicare, con precisione, il vero stato finanziario dei nostri Comuni,
BANCHE POPOLARI E COOPERATIVE
n e l l 9 e s e r c i z i o 1 8 0 8B a n c a C ooperativa C om m erciale in M ilano. —
È la Banca che con questo nome è succeduta alla Banca triestina. Essa chiuse il suo bilancio 1898 senza utili da distribuire, avendo dovuto coprire per dite varie per L. 5224,69.
Il capitale della Banca è di L. 175,450 con un fondo di riserva di L. 8731.73.
B an ca P op olare d i M odena. — Il Bilancio del
l’esercizio 1898, presentava un aumento effettivo di patrimonio di L. 56,723.03, delle quali L. 48,488.40 dai valori di proprietà della Banca, L. 7,520.76 dagli utili dell’annata, e L. 713.87 da azioni sotto- scritte, da dividendi prescritti, e da resto utili.
Il complesso delle rendite del 1898, superò quello del 1897 di L. 10,721.14. Quasi tutti i cespiti con corsero a tale aumento, e segnatamente lo sconto cambiali, il reddito dei beni stabili, ed il reddito dell’ esattoria. Diminuirono invece gl’ interessi sui crediti ipotecari, le provvigioni vaglia, incassi, e le sopravvenienze da effetti in sofferenza. Gli utili netti furono di L. 70,144.08, con un dividendo di L. 4.5 0 per azione.
La Banca sta impiantando una succursale a F i nale Emilia.
B a n ca d i G allarate. — Abbiamo sott’ occhio la
relazione dei Sindaci di questa Banca sul bilancio dello scorso esercizio. Gli utili furono di L. 140,720.03, con un dividendo del 14 per cento sul valore no minale delle azioni.
B a n c a P isa n a d i an ticipazion e e d i sconto. —