• Non ci sono risultati.

INDICE. Premessa CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "INDICE. Premessa CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA"

Copied!
143
0
0

Testo completo

(1)

1

INDICE

Premessa

I. CARATTERISTICHE DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE 1.1 Ruolo e definizione di piccola e media impresa.

1.2 Fattori di successo e di rischio nel contesto europeo 1.3 Limiti e problematiche finanziarie per le Pmi

II. L’AZIONE DELL’UNIONE EUROPEA SULLE PMI 2.1 Cenni storici

2.2 La strategia di Lisbona: una nuova politica per le Pmi 2.3 I finanziamenti comunitari

2.3.1 Accessi diretti: i Programmi Comunitari 2.3.2 Accessi indiretti: strumenti finanziari 2.4 I fondi strutturali

2.4.1 Il Fondo Sociale Europeo(FSE) e la crisi

2.4.2 L‟impatto dei fondi strutturali (2000/2006) sulla regione Campania

III. IL RAPPORTO BANCA-PMI E IL RUOLO DELL’U.E.

3.1 Evoluzione del rapporto banca-impresa in Italia 3.2 Un nuovo scenario:Basilea 2

3.2.1 I tre pilastri di Basilea 2

3.2.2 La nuova cultura del rating per le imprese Appendice. L‟effetto del rating sulle Pmi italiane 3.2.3 Il nuovo ruolo dei Confidi

3.3 Basilea 2 :Implicazioni pratiche per le PMI Appendice. PMI italiane in crisi

IV. LA CRISI FINANZIARIA E IL CREDITO ALLE PMI:CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE E PROSPETTICHE

4.1 Le radici della crisi 4.1.1 La crisi arriva in Europa 4.2 Il credito alle PMI

Appendice. La situazione italiana

4.3 Unione Europea e Italia: i rimedi contro la crisi 4.3.1 Strumenti a favore delle Pmi: TREMONTI BOND

CONCLUSIONI

BIBLIOGRAFIA

(2)

2

Politiche di finanziamento dell’Unione Europea alle piccole e medie imprese: Prospettive e sviluppi.

Premessa

Ho deciso di approfondire quest‟argomento alla luce dell‟importanza che questo segmento d‟impresa riveste nell‟economia Europea e soprattutto Italiana. Proprio per questi motivi ho analizzato e cercato di capire, e spiegare, le politiche di finanziamento dell‟UE verso quelle che la stessa ha definito “il motore dell‟economia europea!” Innanzitutto nel I Capitolo ho cercato di delineare un profilo del segmento Piccola e Media Impresa(in breve PMI), attraverso una precisa definizione dello stesso, e in seguito, approfondito i fattori di successo(in periodo di globalizzazione) e di contro le problematiche strutturali -soprattutto finanziarie- che lo caratterizzano. Nel II Capitolo,invece, si passa ad illustrare, attraverso fonti ufficiali,le numerose opportunità che la Comunità offre agli Stati membri -Finanziamenti diretti e indiretti- per agevolare e cercare di imprimere uno sviluppo alle PMI. Ci sarà inoltre una breve parentesi sui risvolti pratici per le stesse nella Regione Campania(la mia terra!) attraverso una comparazione di dati e risultati che ci danno un‟idea di come possa cambiare l‟economia(reale) attraverso i fondi comunitari(2000-2006). Nel III Capitolo viene approfondito il rapporto banca-impresa(pmi) alla luce soprattutto dell‟introduzione di un nuovo regolamento approvato dall‟UE chiamato Basilea 2. S‟inizia con l‟evoluzione

(3)

3

negli anni del suddetto rapporto in Italia; in seguito saranno definiti i nuovi

„parametri‟ che determinano la funzione di finanziamento da parte delle banche alle pmi e, infine, si analizzano le probabili implicazioni che quest‟ultime riceveranno dal mutamento di questo regime e le prospettive future di rilancio al fine di non rimanere schiacciate dal peso delle nuove regole. Nel IV Capitolo,l‟ultimo,concluderemo con una „finestra‟ sulla crisi internazionale dei mercati,che stiamo vivendo in questo momento,e delle implicazioni di questa al credito d‟impresa. Si analizzeranno alcune leggi introdotte dal governo Italiano al fine di evitare uno shock di credito - credit crunch – e alcune proposte avanzate in sede comunitaria e italiana,per cercare di capire la soluzione migliore in un periodo in cui sono crollate tutte le certezze in ambito economico.

(4)

4

CAPITOLO I: CARATTERISTICHE DELLE PICCOLE E

MEDIE IMPRESE

1.1 Ruolo e definizione di piccola e media impresa

Le piccole e medie imprese costituiscono la base portante del sistema economico del nostro paese e dell‟intera Unione Europea.

Più del 90% delle imprese sono, infatti, di piccole e medie dimensioni. Le imprese minori hanno un ruolo importante in tutti i paesi, dagli USA alla Germania e agli altri paesi europei, ma sono particolarmente rilevanti per il nostro paese poiché rappresentano l'ossatura dell'intero sistema produttivo, costituendo cosi un pilastro fondamentale dell'industria italiana.

Esse presentano un livello di occupazione pari al 45% del totale in Italia, mentre tale livello si aggira intorno al 20% in Germania e Francia.

Le piccole e medie aziende svolgono un ruolo di primaria importanza nel processo di creazione del valore aggiunto,contributo agli investimenti, allo sviluppo, alla esportazione.

(5)

5

Esse esprimono, altresì, valori umani, morali, professionali, capacità creativa, senso d‟intraprendenza e del rischio, fattori fondamentali nella moderna realtà sociale. Le imprese di minori dimensioni sono quindi sia importanti sia qualificanti per l'Italia sebbene in prospettiva il "sistema vitale" vada inserito nel quadro economico internazionale in un contesto di globalizzazione.

Oggi, infatti, si parla d‟impresa globale1 la quale concentra la propria attività su gruppi di mercati e adatta le strategie alle differenze tra questi. La funzione trainante di tali aziende deve però essere suffragata da concrete risposte alle carenze e vulnerabilità che le caratterizzano.

La quantità, la qualità, il costo del credito, la sottocapitalizzazione, l'esigenza di un più stabile equilibrio della struttura finanziaria, deve trovare valide soluzioni da parte delle istituzioni pubbliche e degli intermediari finanziari e creditizi.

L'innegabile e crescente importanza delle PMI nell‟ambiente produttivo nazionale e internazionale giustifica ampiamente la crescente attenzione rivolta all'implementazione di articolate politiche industriali in sede comunitaria, nazionale, sub-nazionale volta al loro sostegno.

1 “L‟impresa „globale‟ è caratterizzata dallo stretto coordinamento internazionale delle attività della catena del lavoro,normalmente esercitato dalla corporate,il tutto in funzione degli obiettivi della strategia globale della casa madre...”

Fonte: Globalizzazione e localizzazione dell'impresa internazionalizzata Di Matteo G (Franco Angeli,2004)

(6)

6

Il ruolo svolto dalle imprese minori nel modificare i meccanismi competitivi e la fisionomia stessa dell'ambiente economico, riveste un'importanza fondamentale e come tale suscita l'interesse del legislatore e la produzione di una cospicua mole di provvedimenti2. L'universo delle piccole e medie aziende costituisce un aggregato economico piuttosto complesso ed eterogeneo, che sfugge a rigorose definizioni, riflettendo molteplici realtà produttive. Tuttavia le ricerche condotte sulle imprese di minori dimensioni, hanno evidenziato alcune "uniformità relative”3 ,cioè, caratteristiche che si presentano con una certa frequenza.

All'interno di questo insieme di impresa si distinguono tre elementi:

1) L'assetto istituzionale

Le PMI sono guidate da un team di vertice molto ristretto. Il soggetto economico di tali aziende si caratterizza per la limitata numerosità dei suoi membri. Il legame tra esso e l'azienda si rivela assai stretto, anche quando quest'ultima sia strutturata su base societaria4. Si tratta di un elemento di non poco conto giacché conferisce

2 Provvedimenti volti all'eliminazione o all'attenuazione di alcune "debolezze” finanziarie delle stesse e quindi a favorire un più facile perseguimento di vantaggi competitivi. Fonte: G.

BRUNETTI, G. MUSSATI, G. CORBETTA, “Piccole e medie imprese e politica di facilitazione”, Egea, Milano, 1997.

3A. DESSY, “Politiche finanziarie e indebitamento nelle piccole e medie imprese”,Egea, Milano, 1995, pag. 5.

4Al riguardo, le gestioni produttive tendono ad assumere spesso la forma giuridica di società -pur con capitali esigui per esigenze fiscali- mantenendo però la base sociale assai ristretta e limitata per lo più all'ambito familiare. Sussiste, talora, la forma individuale che rispecchia realtà economiche e dimensioni ridotte. Fonte “Il patto di famiglia. Teoria, prassi, normativa.” Di ROSANNA CAFARO ,HALLEY Editrice, 2007,pag.173-174

(7)

7

alla piccola impresa una delle caratteristiche più rilevanti: la flessibilità, grazie alla quale essa riesce a mutare con efficacia, e in tempi brevi, la qualità e anche la quantità della propria produzione adattandosi ai difformi adattamenti del mercato e ai cambiamenti ambientali. E' questa forse la caratteristica distintiva più importante ai fini del successo delle aziende di minori dimensioni soprattutto nei periodi in cui l'ambiente nel quale operano si presenta instabile e turbolento.

Tuttavia, allo stesso tempo, tale situazione fa sorgere dei problemi non indifferenti dovuti alla varietà e complessità delle decisioni che il soggetto economico deve adottare. Spesso infatti, egli non possiede tutte le necessarie informazioni per individuare le migliori soluzioni e quindi finisce per trascurare alcuni problemi o tralasciare invece aspetti strategici della gestione aziendale .Pertanto, rispetto alle grandi, le piccole e medie aziende sono spesso caratterizzate da fenomeni di

"sottodirezione" che rivelano lacune, soprattutto per quanto concerne la conoscenza dei mercati, le informazioni tecnologiche,i piani e i programmi previsionali, le procedure contabili e così via.

2) L'assetto tecnico-operativo e finanziario

Per quanto concerne l'aspetto tecnico-operativo, vale precisare che le aziende minori tendono alla specializzazione del prodotto con attività svolta per conto

(8)

8

proprio o di terzi, in particolare, la diffusione del decentramento produttivo ha dato ampio impulso alla specializzazione e a produzioni realizzate per conto di altre imprese. In sostanza, i processi d‟integrazione verticale e di altro tipo hanno assunto un notevole rilievo, impegnando una molteplicità di aziende con funzioni divenute altamente specialistiche. Ciò ha modificato i tradizionali schemi operativi e soprattutto ha reso evidente il ruolo diverso svolto dalle grandi e dalle piccole imprese. Nonostante si riconosca alla PMI una capacità innovativa importantissima per lo sviluppo dell'economia italiana ed europea, di fatto, essa è fortemente dipendente dalle innovazioni tecnologiche di aziende più grandi che si possono permettere di investire con continuità in ricerca e sviluppo. Diffusa è la tendenza a operare al limite della saturazione della capacità produttiva. Le soluzioni sperimentabili dalle gestioni produttive minori soffrono di oggettivi limiti erisentono delle fasi congiunturali attraversate. Così, mentre le grandi aziende possono ottenere fondi a titolo di capitale di credito a lunga scadenza sui mercati organizzati dei capitali a livello nazionale o internazionale, quelle minori sono generalmente escluse dai vasti mercati e possono attingere a fonti di finanziamento locale. Frequente è la sottocapitalizzazione, la presenza di una struttura finanziaria squilibrata e con capitale circolante scarso, particolarmente condizionata, nel suo percorso di sviluppo, da vincoli finanziari.

3) I fattori ambientali, legislativi e di mercato

Il numero delle PMI è assai più elevato rispetto a quello delle aziende maggiori ed è caratterizzato da una notevole dinamicità. Vale precisare che sebbene l'impresa

(9)

9

minore possa godere di una quota di mercato rilevante, all'interno di una determinata nicchia di mercato, essa tende ad assumere generalmente una posizione non dominante nel settore di riferimento, nella quale si colloca. Si evidenzia notevole influsso esercitato da molti fattori ambientali quali provvedimenti di politica economica, monetaria e fiscale. In particolare, i mutamenti che intervengono a livello di politica economica del paese, nella normativa e politica fiscale, nei provvedimenti degli enti amministrativi, di finanziamento locale, nazionale e sovranazionale hanno un effetto molto più consistente e deleterio sull'economia delle piccole e medie imprese che non su quelle delle grandi. Il grado di vulnerabilità delle imprese minori, al mutare dei fattori esterni, è dunque particolarmente elevato, soprattutto se valutato rispetto al grado d‟influenzabilità che le stesse hanno su queste variabili.

Definizione di PMI: La Commissione Europea ha modificato i criteri e i parametri di definizione della dimensione delle P.M.I. mediante la Raccomandazione5 2003/361/CE del 6 maggio 2003 che ha sostituito la precedente Raccomandazione 96/280/CE.

La nuova definizione dimensionale d‟impresa viene applicata in tutti gli Stati membri a partire dal 1° gennaio 2005.

5“RACCOMANDAZIONE”: è un atto non vincolante che può essere adottato dalle Istituzioni Comunitarie. Sono dirette agli Stati Membri e contengono l‟invito a conformarsi ad un certo comportamento. Da non confondersi con Regolamenti, Decisioni e Direttive che sono atti vincolanti, che incidono sugli ordinamenti giuridici interni.

(10)

10

La bozza del nuovo decreto ministeriale riprende pertanto le indicazioni fornite dalla Commissione europea, adeguando alla normativa nazionale gli aspetti di novità riportati in modo solo generico nella Raccomandazione 2003/361/CE. In particolare, nello schema di decreto non si prevedono parametri diversi per i vari settori produttivi, così come era avvenuto per il passato.

Pertanto, le indicazioni fornite con il nuovo decreto, finalizzate alla determinazione della dimensione aziendale ai fini della concessione di aiuti alle attività produttive, si applicano alle imprese di tutti i settori produttivi.

TABELLA 1 . Parametri Pmi 6

Categoria d'impresa

Numero di

dipendenti Fatturato Stato

patrimoniale MICRO

IMPRESA < 10 < 10 -

2 Mln.

- 2 Mln. €

PICCOLA

IMPRESA < 50 < 50 7 Mln.

10 Mln.

5 Mln.

€ 10 Mln. € MEDIA

IMPRESA < 250 < 250 40 Mln.

50 Mln.

27

Mln. € 43 Mln. €

Fonte D&G industries (UE)

6 Pagamici B,. '' Nuova definizione di PMI e nuove regole per la concessione delle agevolazioni '', PMI n° 7/2005.

(11)

11

Nelle tre tipologie i due requisiti sub a) e b) sono cumulativi, nel senso che entrambi devono sussistere7.

In particolare, poi, per occupati si intendono i dipendenti delle imprese a tempo determinato e indeterminato iscritti nel libro matricola dell'impresa e legati all‟impresa da forme contrattuali che prevedono il vincolo di dipendenza, con eccezione di quelli posti in cassa integrazione straordinaria. Il loro numero corrisponde al numero di unità – lavorative -annue (ULA), quindi, al numero medio mensile di dipendenti occupati a tempo pieno durante un anno, mentre quelli a tempo parziale e quelli stagionali costituiscono frazioni di ULA.

1.2 Fattori di successo e di rischio nel contesto europeo

E‟ormai ampiamente riconosciuto, all‟interno dell‟Unione Europea,il ruolo fondamentale che le piccole e medie imprese (PMI) svolgono per la creazione di posti di lavoro e per la crescita nell‟UE. La Comunità e gli Stati membri, a livello nazionale, regionale e locale, già si adoperano per valorizzare appieno le potenzialità delle PMI per mezzo di tutta una serie di misure politiche e di piani di

7 Nella accezione comunitaria e nel decreto ministeriale, inoltre, le imprese sono identificabili come autonome, associate o collegate. L'appartenenza di una impresa all'una o all'altra di queste tipologie è definita dall'esistenza o meno di peculiari rapporti/relazioni/influenze tra imprese, riscontrabili attraverso precise ipotesi - dettagliate nel decreto - atte a meglio definirne la sua complessiva collocazione dimensionale.

(12)

12

sostegno, ma molte di queste iniziative hanno obiettivi limitati e troppo disparati perché siano facilmente accessibili alla maggior parte delle PMI.

Il problema cruciale per le piccole e medie imprese, è sempre stato quello di evidenziare notevoli difficoltà nell‟accedere alle informazioni, in particolare per quelle che provengono da Bruxelles. L‟Unione Europea deve quindi contribuire a far aumentare il grado di conoscenza degli strumenti e delle azioni a favore delle PMI.

La rilevante funzione delle PMI è evidenziata dalle numerose indagini che in questi anni hanno contribuito a dare un‟immagine delle capacità interne alle imprese appartenenti a questa fascia dimensionale.

Sono molte le caratteristiche che fanno assumere alle PMI il ruolo di motore dell‟economia europea. Eccone, in sintesi, alcune8 :

- Nell‟Unione Europea ci sono circa ventitré milioni di piccole e medie imprese (PMI), pari al 99,8% di tutte le imprese. Le PMI offrono oltre 100 milioni di posti di lavoro in Europa, arrivando a coprire oltre il 67% del totale dei posti di lavoro.

- In Italia, le PMI sono oltre quattro milioni pari al 99,9% di tutte le imprese.

L‟81,7% degli addetti è occupato nelle PMI. Le micro imprese da sole sono il 94,9% di tutte le imprese e occupano il 48% del totale degli addetti.

8Fonte EURO Barometro Flash 2007

(13)

13

Le Pmi svolgono,dunque,ruolo predominante sia in Europa sia in Italia.

-In Europa, le PMI producono il 57,6% del valore aggiunto.

-In Italia, le PMI producono il 71,5% del valore aggiunto.

-Le micro imprese italiane contribuiscono al 32,8% del valore aggiunto.

TABELLA 2. Struttura per Paese, Europa-19

Imprese (1000) dimensioni dimensione Produttività lavoro relativa*

Redditività relativa**

medie dominante --- ---

PMI GI PMI GI

Austria 225 10 PMI 78 142 -9 10

Belgio 545 6 MICRO 94 114 16 -28

Danimarca 180 9 PMI 85 132 -18 25

Finlandia 210 6 GI 75 136 -19 15

Francia 2 490 7 MICRO 68 164 -17 15

Germania 3 550 8 GI 101 99 -4 5

Grecia 800 2 MICRO 96 129 -1 3

Irlanda 95 10 PMI 47 220 2 -1

Italia 4 125 3 MICRO 89 146 -1 2

Lussemburgo 20 10 PMI 103 93 2 -5

Olanda 555 10 PMI 90 117 1 -1

Portogallo 685 5 PMI 85 157 0 0

Spagna 2 700 5 MICRO 70 218 -6 7

Svezia 270 8 GI 84 126 -5 5

Regno Unito 3 490 6 GI 69 138 -11 7

Unione Europea

19 930 6 MICRO 78 143 -11 12

Islanda 25 4 GI 23 186 -54 8

Liechtenstein 3 6 MICRO 89 133 0 0

Norvegia 175 6 PMI 73 164 -12 13

Svizzera 320 8 PMI 72 157 -10 9

Non-UE 525 7 PMI 68 166 -14 12

Europa-19 20 455 6 MICRO 78 144 -11 12

* Valore aggiunto per occupato come percentuale della media nazionale

** Differenza tra valore aggiunto e costo del lavoro come percentuale del valore aggiunto;

risultati per dimensione/media nazionale

Fonti: EIM Business & Policy Report Research, elaborazioni su dati EUROSTAT (banca dati sulle PMI) 2007

(14)

14

1.3 Limiti e problematiche finanziarie delle Pmi

Numerosi sono gli studi che hanno riguardato le piccole e medie imprese e dal complesso dei quali è possibile desumere una sintesi degli attributi che caratterizzano l‟inadeguato profilo qualitativo della funzione finanziaria nelle Pmi -cosiddetta FINANZA POVERA9 -e, in particolare:

- la sottocapitalizzazione;

GRAFICO 1.

Fonte MILKENINSTITUTE(2007)

9 E‟chiamata così per la sua funzione residuale e non strategica rispetto alla gestione;per le Pmi la finanza è funzionale solo alla ricerca di opportunità di finanziamento agevolato e in particolare alla copertura delle contingenti necessità di finanziamento.”

Fonte : BASILEA 2 E PMI(Impatti sulla gestione e sulla relazione Banca-Impresa) di CRISTIANA CATTANEO , Franco Angeli, 2006, pag.272

(15)

15

- il multi-affidamento (multi-banking o prassi del fido multiplo)10;

GRAFICO 2.

Fonte “RAPPORTO BANCA-PMI” Gruppo MPS (2007)

10 In media una PMI italiana ha rapporti con 3 o 4 banche diverse. Le motivazioni che giustificano il fenomeno del multi-affidamento sono duplici, da una parte le banche tendono a co-assicurare fra loro il rischio di credito, senza puntare con convinzione al modello della banca unica di riferimento. Dall'altra parte le imprese hanno sempre temuto di instaurare rapporti esclusivi con il sistema bancario per la possibilità di deriva monopolistica della relazione a favore della banca e per mantenere una certa forza negoziale sulle condizioni di prezzo.

(16)

16

- l‟avversione al rischio e alla diluizione del controllo;

- il prevalente ricorso all‟autofinanziamento e lo sbilanciamento sul credito bancario a breve;

- la debolezza strutturale sotto il profilo finanziario e dei rapporti con il sistema bancario;

- l‟inadeguatezza dell‟informativa economico-finanziaria (opacità informativa) determinata dal basso livello di disclosure e dalle carenze nella cultura finanziaria e di controllo gestionale.

I mutamenti dell‟ambiente competitivo e gli interventi legislativi (TU, 1994) che hanno indotto le grandi imprese a contrarre il ricorso al credito bancario, per la maggiore disponibilità di fonti di autofinanziamento e la progressiva apertura al mercato, come previsto dai modelli di ciclo di vita finanziario11, non hanno invece contribuito a mutare le caratteristiche finanziarie delle PMI, che continuano a manifestare la preferenza per l‟indebitamento a breve, quale risorsa fondamentale per la sopravvivenza e lo sviluppo.

Questa circostanza trova spiegazione sia in ragioni economiche (costo delle diverse forme di finanziamento) che, soprattutto, nella cultura tipica dell‟imprenditorialità italiana, preoccupata in primo luogo di mantenere il pieno

11La concezione tradizionale del ciclo di vita finanziario dell‟impresa prevede sei diversi stadi di sviluppo a cui si collegano specifiche fonti finanziarie destinate a superare i potenziali problemi finanziari tipici di ogni stadio. (Weston, Brigham, 1978)

(17)

17

controllo sulla proprietà e tendente a privilegiare soluzioni meno difficoltose e impegnative, soggette a minori controlli dall‟esterno.

Un altro fattore che si pone alla base di tale orientamento è legato alla carenza organizzativa e di competenze nella gestione della funzione finanziaria aziendale.

Solo in una minoranza di PMI è presente una direzione finanziaria all‟interno della struttura aziendale con compiti autonomi, mentre spesso si configura come funzione di servizio, più che di gestione, destinata a reperire i mezzi necessari all‟attività dell‟impresa senza concorrere a pieno titolo, con vincolo economico, all‟assunzione delle decisioni, e in assenza di processi di programmazione, per cui le imprese procedono alla copertura del proprio fabbisogno finanziario nel momento in cui questo si manifesta e, in modo spesso inconsapevole e automatico, ricorrono alla forma tecnica dell‟apertura di credito in conto corrente con conseguente pericolo di incorrere in tensioni di liquidità e in crisi finanziarie dovute a squilibri nella composizione delle fonti.

E questo, nonostante l‟imprenditore sia consapevole del valore strategico della finanza. Nondimeno, proprio per il fatto che l‟area finanziaria occupa un ruolo di primo piano, tende ad avocarla a sé, anche in assenza di adeguate competenze in campo finanziario e limita i processi di delega necessari per la strutturazione della funzione stessa e l‟ingresso di figure in grado di gestire procedure di programmazione finanziaria.

(18)

18

Lo studio del finanziamento delle PMI, oltre all‟analisi delle fonti (ruolo e caratteristiche)12, si è soffermato sull‟esistenza e sulla natura delle condizioni in base alle quali esse fanno ricorso al mercato dei capitali. Le ricerche maturate lungo questo indirizzo hanno identificato l‟esistenza di un “gap finanziario”, ossia di difficoltà incontrate da imprese dotate di potenziale di reddito e di crescita ad ottenere capitale di rischio e di credito a scadenza protratta, necessario a sostenere i processi di sviluppo quali-quantitativo. Il prevalente ricorso all‟autofinanziamento e al credito bancario a breve scadenza dà prova dell‟esistenza di tale gap. In particolare, le piccole imprese subirebbero un

“razionamento del credito” (credit crunch) che le sfavorisce rispetto alle grandi imprese, specie nelle fasi di politiche monetarie restrittive.

Questo aspetto è particolarmente rilevante se calato nel contesto dei possibili effetti dell‟applicazione di Basilea II(di cui parleremo nel 3° Cap.), che potrebbe portare ad un contrazione del credito o ad un innalzamento del suo costo e, quindi, ad una nuova “stagione” di “gap finanziario” per le PMI.

Di seguito è quindi introdotta una riflessione sulle motivazioni e sui fattori legati al comportamento degli imprenditori e delle banche che sono all‟origine di tale gap, per comprendere se esistono anche nel contesto attuale i presupposti per una sua manifestazione.

12 Su questi temi si rimanda, in particolare, a Marchini, 1998, § 5.4. “Il finanziamento della piccola impresa”, pp. 345-398.

(19)

19

Una delle principali cause risiede nel fatto che le piccole imprese si confrontano con dei segmenti imperfetti del mercato dei capitali che non si conformano all‟ipotesi del modello neo-classico, per cui gli operatori non dispongono di informazioni adeguate a rendere razionali le scelte e far sì che il tasso di interesse che si forma dall‟incontro tra domanda e offerta sia un prezzo di equilibrio.

Più specificatamente, si verifica, da un lato, la fattispecie in cui il funzionamento del mercato è perfetto, ma esistono imprese che non riescono a finanziarsi a causa del rischio dell‟investimento tipico delle piccole imprese (che aggiunge al prezzo di equilibrio un premio che il finanziale non può o non vuole accettare) o del fatto che il finanziatore rigetta i progetti di investimento il cui rischio non è remunerato dal prezzo di equilibrio; dall‟altro, si manifesta la situazione in cui il mercato è effettivamente incapace di finanziare le piccole imprese, anche in presenza di loro rendimenti netti positivi, configurandosi un‟insufficiente allocazione delle risorse nel sistema.

Tali condizioni di incapacità del sistema dipendono in primo luogo dall‟insufficienza di informazioni da parte di finanziatori, circostanza aggravata dalle specificità oggettive e soggettive (risorse, comportamenti e rischi) della piccola impresa. Da un punto di vista teorico esse sono esplicitate dalla teoria delle asimmetrie informative e da quelle, collegate, dei costi di transazione e dell‟agenzia13.I fattori peculiari di rischiosità delle piccole imprese si intrecciano

13Rispetto alla prima (teoria dei costi di transazione) sia il finanziando, che il finanziatore, devono sostenere dei costi di tipo amministrativo per migliorare l‟informazione, con conseguente aumento del costo per unità di capitale ottenibile dalle

(20)

20

con il problema dell‟informazione scarsa, che non colpisce in pari misura tutte le PMI, ma si forma particolarmente nelle relazioni tra queste e le banche, in quanto il sistema bancario rappresenta la principale fonte di finanziamento delle piccole imprese.

Per spiegare questo gap si sono sostenute diverse tesi:

- che esso deriva dai comportamenti di avversione al rischio delle banche;

- che dipende dalla natura non soddisfacente delle relazioni tra banche e piccole imprese, ciò che porta a sostenere il bisogno di migliorarne la qualità;

- che scaturisce dalle caratteristiche delle piccole imprese che in queste relazioni creano problemi non attribuibili alle controparti bancarie14.

Le ricerche empiriche condotte a livello nazionale ed internazionale su questi temi hanno portato ad avvalorare tali assunti. Da un lato, è infatti vero che le banche tendono, per tutelarsi dai rischi, a concedere con maggiore facilità credito a breve

piccole imprese e limitazione della loro possibilità di finanziarsi. Inoltre, i conferenti di capitale possiedono una conoscenza sull’andamento della gestione inferiore rispetto a quella dell‟imprenditore (teoria delle asimmetrie informative) che, nel caso della piccola impresa, sono tanto minori a causa delle carenze contabili e di trasparenza. Chi apporta capitale di rischio deve potere valutare il potenziale di successo dei progetti di investimento, ma il costo dell‟informazione può indurlo a respingere i progetti che si collocano al di sotto di una dimensione “soglia” che ne segna il limite di convenienza per cui, anche se questi hanno rendimenti superiori al minimo accettabile, la piccola imprese non riesce a finanziarli. Ancora, tanto maggiore è l‟asimmetria informativa, tanto più i conferenti di capitale di rischio sono esposti a comportamenti opportunistici non controllabili che non consentono di conoscere il reale rendimento ex post; questo è un caso di applicazione della teoria dell‟agenzia che comporta un‟offerta scarsa di capitale per le piccole imprese.

14Gli istituti bancari necessitano di un flusso informativo adeguato per quantità e qualità; se le informazioni sono scarse si tutelano stabilendo ex ante un tasso comprensivo del premio di rischio che rende il credito costoso e poco accessibile per le piccole imprese. Peraltro, specifici vincoli impediscono di fissare un tasso comprensivo di un premio che ripaghi il rischio (leggi anti-usura). A ciò si aggiunga che il sistema bancario, per neutralizzare i problemi derivanti da tali circostanze, ha sino ad oggi fatto prevalentemente ricorso alla soluzione di valutare il merito creditizio in forza i garanzie reali e personali (patrimonio dell‟imprenditore; concezione “assicurativa” del capitale), anziché basare il giudizio sul futuro cash flow di gestione.

(21)

21

termine, più costoso e non rispondente a fabbisogni durevoli, anziché a lungo15, in quanto il primo è rinnovabile e riesaminabile e soggetto a modifiche delle clausole contrattuali. Dall‟altro, il miglioramento della qualità delle relazioni allenta i vincoli finanziari per le PMI grazie al formarsi di rapporti che, attraverso una più completa e reciproca conoscenza, consentono ai finanziatori di entrare nel merito delle prospettive della gestione e di assecondare, se meritevoli, le prospettive di sviluppo delle imprese. Peraltro, l‟efficacia delle relazioni dipende anche dalla capacità e dalla volontà degli imprenditori di fornire le informazioni quali- quantitative necessarie a mettere le banche in condizioni di procedere ad una corretta valutazione del merito creditizio.

Questa tesi è in particolare sostenuta dagli studiosi britannici, che rilevano come il credito bancario abbia contribuito nel tempo in misura corrispondente a quello di rischio a sostenere le piccole imprese; d‟altra parte, non potendo disconoscere la diversa funzione economica, dei rischi e delle remunerazioni della proprietà delle imprese e delle banche, il comportamento di queste ultime è oggettivamente giustificato dalle difficoltà incontrate nel finanziare le piccole imprese. Va detto poi che, negli ultimi anni, le imprese inglesi hanno fatto registrare un aumento di competitività in parte dovuto al ruolo esercitato dalle banche come “consulenti

15Sulle modalità di valutazione del merito creditizio delle PMI nelle operazioni di finanziamento a medio-lungo si veda, in particolare, Berti, 1997.

(22)

22

finanziari al servizio delle imprese” (Bank of England, 2004)16. Parimenti, anche in Italia negli anni più recenti si è registrata presso le PMI una crescita dell‟indebitamento a medio e lungo termine, con conseguente maggiore elasticità finanziaria (Iannuzzi, 2004), sebbene nell‟ultimo decennio la quota di debito bancario a breve termine non sia diminuita a favore delle obbligazioni, come invece avvenuto in tutti i principali paesi europei.Con la normativa di Basilea II il processo di valutazione del merito creditizio, come di seguito meglio specificato, cambia “radicalmente”, mettendo le banche (almeno sul piano teorico) in condizione di valutare le reali prospettive di sviluppo dell‟impresa, ciò che dovrebbe stemperare e “razionalizzare” i comportamenti di avversione al rischio delle banche che, secondo una delle tesi più diffuse, contribuiscono al “gap finanziario” delle piccole e medie imprese.

Per contro, una causa “critica” di questo, che è necessario rimuovere, anche alla luce della nuova normativa, è rappresentata dalla sottocapitalizzazione, dovuta sia alla scarsa disponibilità del capitale di rischio sul mercato (venture capital, borse valori) o di strumenti di raccolta innovativi (ad esempio, cambiali finanziarie e certificati di investimento), che all‟avversione alla diluizione del controllo,che porta le piccole imprese a supplire con il ricorso al credito a breve, mentre una maggiore dotazione di capitale di rischio potrebbe rimuovere molte delle difficoltà dei rapporti tra banche e piccole imprese.

16Le evidenze empiriche hanno evidenziato come un terzo del credito a breve fosse fornito dalle banche e un terzo del credito a lungo non fosse assistito da garanzie reali. Cfr. “Finanza per Piccole Imprese” – 11° Rapporto”, Aprile 2004, p. 42.

(23)

23 GRAFICO 3.

Fonte MILKENINSTITUTE(2007)

In definitiva, la maggiore capitalizzazione e l‟approccio relazionale di partnership finanziaria, che costituisce uno dei capisaldi della nuova normativa, appaiono le due vie per evitare che il gap trovi ulteriori occasioni di manifestazione. Tali relazioni hanno sinora incontrato un limite alla loro diffusione nella bassa trasparenza e nell‟incompletezza delle informazioni economico-finanziarie e patrimoniali fornite dalle PMI.

(24)

24

Nondimeno, sono state ostacolate dal limitato numero di servizi finanziari e creditizi generalmente richiesti dalle imprese ma,già da qualche anno le banche nazionali stanno interessandosi maggiormente al mercato delle piccole imprese e, soprattutto le banche locali, stanno rivedendo il proprio posizionamento strategico e sviluppando un orientamento al corporate relationship banking e all‟adozione del modello di banca di riferimento per le PMI locali, capace di supportare l‟impresa nella gestione finanziaria e di intervenire anche come consulente della stessa nel rapporto con i terzi.

L‟accesso al credito e alla finanza innovativa da parte delle Pmi,dunque, rappresenta, uno dei più importanti supporti/vincoli al perseguimento di obiettivi di innovazione e di sviluppo economico e territoriale.

Dunque,per tutti questi motivi, la Commissione europea sta cercando di attuare una serie di programmi ideati allo specifico scopo di migliorare l‟ambiente finanziario in cui operano le PMI in Europa. In questa prospettiva, si afferma quindi una significativa azione pubblica a favore di segmenti critici delle Pmi (microimprese, start-up, early stage firms) che subiscono stringenti vincoli di natura finanziaria, secondo una logica di affiancamento e di stimolo della fase di mercato. Le Pmi europee usufruiscono di una serie di misure di assistenza finanziaria volte a favorirne il rafforzamento e la crescita, misure che trovano riferimento in un quadro di intervento pubblico sempre più connotato dagli orientamenti comunitari in tema di imprenditorialità, innovazione e sostegno allo sviluppo.

(25)

25

II CAPITOLO: L’AZIONE DELL’U.E. SULLE PMI

2.1 Cenni storici

Nel Trattato di Roma del 1957, con cui fu istituita la Comunità Economica Europea (CEE), venne già sostanzialmente espresso l‟obiettivo della coesione economica e sociale tra le regioni degli Stati membri nel quale, si sosteneva che gli Stati creatori della CEE erano “determinati a porre un‟unione sempre più stretta tra i popoli europei solleciti di rafforzare l‟unità delle loro economie e di assicurarne lo sviluppo armonioso riducendo le disparità tra le diverse regioni ed il ritardo di quelle meno favorite”17.

Con il termine “coesione economica e sociale” s‟intende, quindi, una politica di tipo solidaristico, volta a perseguire il superamento degli svantaggi strutturali di alcune regioni europee attraverso la promozione di interventi che consentano a tali regioni di superare il proprio svantaggio.

L‟Unione Europea dunque fin dalle sue origini si è impegnata in una politica regionale di coesione economica e sociale, ritenendo che fosse necessario, nel

17Gli articoli 2 e 3 dello stesso trattato precisavano come, tra i compiti della Comunità Europea vi fosse quello di “promuovere uno sviluppo armonioso, equilibrato e sostenibile delle attività economiche, un elevato livello di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita, la coesione economica e sociale e la solidarietà tra Stati membri”.

(26)

26

processo d‟integrazione economica e politica fra gli Stati europei, lavorare per appianare le disparità tra i livelli di sviluppo dei diversi Stati membri e fra le regioni interne a questi Stati.

I Fondi Strutturali18,dunque, rappresentano uno degli strumenti fondamentali con cui l‟Unione Europea persegue ed ha perseguito l‟obiettivo della coesione economica e sociale, e, proprio in ragione del loro ruolo di strumenti di politica comunitaria, i fondi strutturali hanno trovato nel corso del tempo definizioni e regolamentazioni diverse, frutto delle esigenze che di volta in volta l‟Unione Europea ha ritenuto importante affrontare e delle riflessioni circa le esperienze passate per migliorarne l‟efficace utilizzo.

Inizialmente il trattato di Roma prevedeva solo la creazione di un fondo, il Fondo Sociale Europeo (FSE), il quale era destinato a promuovere l‟occupazione e a favorire la circolazione dei lavoratori sul territorio comunitario. Il ruolo di questo fondo era, all‟epoca, limitato vista la forte crescita e il modesto livello di disoccupazione di quegli anni. Nel 1962, in occasione dell'accordo sulla Politica agricola comune (PAC)19, la Comunità ha istituito il Fondo Europeo Agricolo di

18 Si tratta, in sostanza, di meccanismi finanziari che supportano le azioni dei singoli Paesi finalizzate a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni europee.

19 La politica agricola comune (PAC) appartiene alle competenze condivise tra l'Unione europea (UE) e gli Stati membri. In virtù dell'articolo 33 del trattato che istituisce la Comunità europea essa si prefigge di assicurare prezzi ragionevoli ai consumatori europei e una remunerazione equa agli agricoltori soprattutto grazie all'organizzazione comune dei mercati agricoli e al rispetto dei principi, fissati nella conferenza di Stresa del 1958, dell'unicità dei prezzi, della solidarietà finanziaria e della preferenza comunitaria.

(27)

27

Orientamento e di Garanzia (FEAOG) che continua ancora oggi a finanziare e incoraggiare la produzione agricola nella Comunità.

In seguito all'adesione nel 1973 del Regno Unito, dell'Irlanda e della Danimarca, nel 1975 è nato il Fondo Europeo Sviluppo Regionale (FESR). Quest'ultimo, ha contribuito, in un primo tempo, alla riconversione delle regioni in declino industriale del Regno Unito e a compensare gli scarsi vantaggi che questo Stato membro traeva dalla politica agricola comune. Dopo l'adesione della Grecia, poi della Spagna e del Portogallo, le prerogative di questo fondo, si sono progressivamente estese a tutte le regioni in ritardo di sviluppo. Poi l'Atto Unico Europeo20 del 1986, ha introdotto, per la prima volta, un titolo specifico nel concetto di coesione economica e sociale ed ha gettato le basi di una vera e propria Politica regionale solidale. Le prospettive finanziarie del "pacchetto Delors I"21 Poi hanno raddoppiato le spese strutturali nel periodo 1988-1993 facendole passare al 31% delle spese comunitarie.

20 Per Atto Unico Europeo s'intende il Trattato consolidato che ha emendato i Trattati di Roma del 1957 con cui è stata istituita le Comunità economica europea. L'Atto è entrato in vigore il 1º luglio 1987.

21 Dal succitato Pacchetto Delors I ,vennero istituiti i principi e le linee d‟azione della Politica Regionale dell‟UE. In particolare: Concentrazione degli aiuti sulle Regioni in ritardo di sviluppo;

Principio del Partenariato(comune responsabilità dello Stato membro e dell‟UE); Principio dell‟Addizionalità (Gli atti comunitari sono intesi come misure „ addizionali‟ e non sostitutive di quelli statali).

“Le fonti di finanziamento degli enti locali” Di Vincenzo Cuzzola e Mario Petrulli, HALLEY Editrice, 2005,pag.152.

(28)

28

Nel 1992, il trattato di Maastricht22, sull'Unione europea, ha fatto della coesione economica e sociale, un obiettivo prioritario della Comunità, parallelamente all'Unione economica e monetaria e al Mercato unico. Nel fissare i criteri di convergenza economica e finanziaria per gli Stati membri, questo trattato ha imposto soprattutto il controllo del disavanzo pubblico23.A questo titolo, la Comunità ha istituito un Fondo speciale di solidarietà, il Fondo di coesione destinato ai quattro Stati membri più poveri: la Spagna, il Portogallo, l'Irlanda e la Grecia. Lo scopo era aiutare tali paesi a entrare nell'Unione Europea Monetaria alle migliori condizioni.

Nel 1997, il trattato di Amsterdam ha confermato l'importanza strategica della coesione. Parallelamente, questo trattato include un titolo specifico sull'occupazione al fine di mettere in primo piano la necessità di agire a livello europeo per diminuire il tasso di disoccupazione.

In occasione del Consiglio europeo di Berlino, del marzo 1999, i capi di stato e di governo hanno concluso un accordo politico sull'Agenda 2000, un programma d'azione i cui obiettivi principali consistevano nel rafforzare le politiche comunitarie e nel fornire all'Unione europea un nuovo quadro finanziario per il

22 Il Trattato di Maastricht (noto anche come Trattato sull'Unione Europea, TUE) venne firmato il 7 febbraio 1992 nella cittadina olandese di Maastricht, dai 12 paesi membri dell'allora Comunità Europea, oggi Unione Europea, ed è entrato in vigore il 1º novembre 1993.

23 Per i paesi meno prosperi, ciò comportava l'attuazione di una rigorosa politica finanziaria e l'aumento degli investimenti nel settore delle infrastrutture per accelerare lo sviluppo. Per la Spagna, la Grecia, l'Irlanda e il Portogallo un simile sforzo, era concepibile solo con l'appoggio dell'Unione.

(29)

29

periodo 2000-2006 che tenesse conto della prospettiva dell'ampliamento ad altre nazioni europee.

2.2 La strategia di Lisbona:una nuova politica per le Pmi

Riuniti nel marzo del 2000 a Lisbona, i capi di Stato e di governo dell'Unione Europea hanno lanciato l'obiettivo di fare dell'Europa "l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo" entro il 2010. Da allora, le diverse misure da mettere in atto per raggiungere quest‟obiettivo hanno preso il nome di "Strategia di Lisbona”.24. Per la prima volta è riconosciuto ufficialmente il ruolo e il potenziale delle Pmi, pur essendo un documento che spazia in tutti i campi della politica economica: innovazione e imprenditorialità; riforma del welfare e inclusione sociale; capitale umano e riqualificazione del lavoro; pari opportunità per quello femminile; liberalizzazione dei mercati del lavoro e dei prodotti; sviluppo sostenibile. Per evitare che il loro dinamismo sia ostacolato da regolamenti diversi e contrastanti nei vari paesi dell'Ue, la strategia di Lisbona ha previsto l'elaborazione di una „Carta europea per le piccole imprese‟, firmata a Feira nel 2000, e il sostegno all'avviamento d‟imprese ad alto contenuto tecnologico.

24 Per Strategia di Lisbona si intende un programma di riforme economiche approvato a Lisbona dai Capi di Stato e di Governo dell'Unione europea nel 2000.

(30)

30

Nell‟avallare la presente Carta, l‟UE si è impegnata a operare secondo le linee d‟azione seguenti, tenendo in debita considerazione i bisogni delle piccole e medie imprese.

A tal fine, inoltre, la Comunità Europea si è impegnata a rafforzare lo spirito innovativo e imprenditoriale che ha consentito alle imprese europee di far fronte alle sfide che le attendono; a creare un quadro normativo, fiscale e amministrativo favorevole all‟attività imprenditoriale e a migliorare lo status degli imprenditori;

assicurare l‟accesso ai mercati sulla base delle condizioni meno onerose coerenti con gli obiettivi prioritari di ordine pubblico; facilitare l‟accesso alla ricerca e alla tecnologia di qualità; migliorare l‟accesso ai finanziamenti durante tutto il ciclo di vita dell‟impresa; migliorare costantemente i risultati conseguiti, affinché le piccole imprese trovino nell‟Unione europea l‟ambiente più idoneo a livello mondiale; essere attenti alle loro esigenze; promuovere il sostegno alle piccole imprese più brillanti.

A metà percorso, tuttavia, il Consiglio europeo del giugno 2005 ha manifestato insoddisfazione per i risultati raggiunti e deciso un rilancio della Strategia di Lisbona perfezionando le procedure di esecuzione e coinvolgendo più direttamente la Commissione nel perseguimento dell'obiettivo. In particolare, sono stati individuati due obiettivi centrali: la crescita economica e l'occupazione.

(31)

31

Inoltre, i Capi di Stato e di Governo hanno approvato gli Orientamenti integrati25 per la crescita e l'occupazione 2005-200826.

Per rafforzare ulteriormente la crescita e la competitività sostenibile delle PMI Il Consiglio europeo del marzo 2008 ha espresso un sostegno senza riserve a un‟iniziativa, denominata “Small Business Act” (SBA)27 e nuove iniziative per adeguare il mercato unico alle esigenze delle PMI odierne e ottenere risultati migliori e maggiori vantaggi: il cosiddetto Riesame del mercato Unico28.

In quanto contributi essenziali a un contesto favorevole alle PMI, la percezione nell‟UE del ruolo degli imprenditori e la disponibilità ad assumersi rischi, devono dunque cambiare: lo spirito imprenditoriale e la volontà di assumere rischi, a esso associata, vanno applauditi dai responsabili politici e dai media e sostenuti dalle amministrazioni. Essere favorevole alle PMI deve divenire politicamente normale,

25 Sulla base di questi orientamenti generali, ciascuno stato membro è stato chiamato a redigere entro il 15 ottobre 2005 un Piano nazionale per la crescita e l'occupazione su base triennale (2005- 2008), dove sono indicate le riforme e le altre misure di competenza nazionale necessarie ad avvicinarsi agli obiettivi della Strategia di Lisbona.

26 Dall‟esame intermedio della politica moderna dell‟UE a favore delle PMI tra il 2005 e il 2007 emerge che sia gli Stati membri sia l‟UE hanno fatto progressi verso un contesto più favorevole alle PMI.

FONTE EURO BAROMETRO PER LE PMI, 2007

27 Al centro dello SBA,lanciato nel giugno 2008, per l‟Europa c‟è la convinzione che un contesto veramente favorevole alle PMI dipenda innanzitutto dal riconoscimento degli imprenditori da parte della società. Il clima generale nella società deve condurre i singoli a considerare attraente la possibilità di avviare una propria impresa e a riconoscere che le PMI danno un contributo sostanziale alla crescita dell‟occupazione e alla prosperità economica.

28“Un mercato unico per l‟Europa del XXI secolo”, COM(2007) 724 def.. del 20.11.2007.

(32)

32

in base alla convinzione che le regole devono rispettare la maggioranza di coloro che le usano: ecco il principio “Pensare anzitutto in piccolo” (Think Small First).

L‟atto contiene inoltre quattro ambiti d‟iniziative normative, tutte volte a semplificare le procedure burocratiche e ad “aiutare le piccole e medie imprese a fiorire e creare per le migliori tra di esse un trampolino di lancio affinché possano diventare competitori mondiali”, come affermato dal Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso:

- il nuovo Regolamento generale di esclusione per categoria sugli aiuti di Stato che semplifichi le procedure e riduca i costi e che, inoltre, accrescerà l'intensità di aiuti per le PMI (che passeranno dal 7,5% al 10% per le imprese medie e dal 15% al 20% per le piccole) e renderà loro più agevole beneficiare di aiuti per la formazione, la ricerca e lo sviluppo, la protezione ambientale e altri tipi di sussidi;

- un nuovo statuto di società privata europea (SPE) che, permettendo la creazione di questa nuova figura giuridica, permetta di semplificare gli affari transfrontalieri delle PMI. Con la creazione della SPE le piccole e medie imprese avrebbero la possibilità di costituire, in qualunque Stato membro, una società nella stessa forma.

- una nuova proposta in materia di IVA che offrirà agli Stati membri l'opzione di applicare aliquote IVA ridotte per i servizi forniti localmente, compresi i servizi ad alta intensità di manodopera, che sono per lo più erogati dalle Pmi;

(33)

33

- per il 2009 è prevista una modifica della direttiva sui servizi di pagamento per assicurare che le PMI siano pagate entro il previsto termine di 30 giorni.

Lo SBA stabilisce,inoltre, 10 principi che dovrebbero essere adottati al massimo livello politico:

I. Dar vita a un contesto in cui imprenditori e imprese familiari possano prosperare e che sia gratificante per lo spirito imprenditoriale

II. Far sì che imprenditori onesti, che abbiano sperimentato l‟insolvenza, ottengano rapidamente una seconda possibilità

III. Formulare regole conformi al principio “Pensare anzitutto in piccolo”

IV. Rendere le pubbliche amministrazioni permeabili alle esigenze delle PMI

V. Adeguare l‟intervento politico pubblico alle esigenze delle PMI:

facilitare la partecipazione delle PMI agli appalti pubblici e usare meglio le possibilità degli aiuti di Stato per le PMI

VI. Agevolare l‟accesso delle PMI al credito e sviluppare un contesto giuridico ed economico che favorisca la puntualità dei pagamenti nelle transazioni commerciali

VII. Aiutare le PMI a beneficiare delle opportunità offerte dal mercato unico

VIII. Promuovere l‟aggiornamento delle competenze nelle PMI e ogni forma di innovazione

IX. Permettere alle PMI di trasformare le sfide ambientali in opportunità X. Incoraggiare e sostenere le PMI perché beneficino della crescita dei

mercati

(34)

34

Dunque si spera che con questo „atto‟ le Pmi abbiano trovato per il loro sviluppo

“una corsia preferenziale”29 che le porti con l‟aiuto degli Stati membri a raggiungere il ruolo di motore dell‟economia Europea.

2.3 I Finanziamenti Comunitari alle Pmi

L‟Unione europea fornisce assistenza alle piccole e medie imprese (PMI) degli Stati membri. Quest‟assistenza assume forme diverse quali sovvenzioni, prestiti e in alcuni casi garanzie. Il sostegno è fornito direttamente oppure tramite i fondi strutturali dell‟Unione europea che sono gestiti a livello regionale. Le PMI possono anche usufruire di una serie di misure d‟assistenza non finanziaria sotto forma di programmi e servizi di supporto loro destinati.

I programmi di sostegno sono stati divisi nelle seguenti categorie:

- Possibilità di finanziamento a livello Europeo direttamente aperte alle PMI Questi finanziamenti sono per lo più tematici e si prefiggono obiettivi specifici:

ambiente, attività di ricerca, istruzione. Essi sono ideati e realizzati da diversi servizi della Commissione europea. Le PMI possono presentare direttamente domanda per questi programmi, di norma a condizione di presentare progetti

29La Commissione Europea con questa espressione si riferisce riguardo lo SBA: COM(2008) 394 definitivo {SEC(2008) 2102}

(35)

35

sostenibili, transnazionali e che apportino un valore aggiunto significativo. Il sostegno dell‟Unione europea consiste in sovvenzioni che generalmente coprono il 50% dei costi di un progetto.

- Fondi strutturali

I fondi strutturali costituiscono una tra le più importanti fonti di finanziamento per le PMI per mezzo di differenti programmi tematici e iniziative comunitarie attuati a livello regionale. I beneficiari dei fondi strutturali ricevono un contributo diretto al finanziamento dei loro progetti. Si noti,però,che la gestione dei programmi e la selezione dei progetti avvengono a livello regionale.

- Strumenti finanziari

Questi aiuti sono accessibili indirettamente, attraverso diversi attori intermediari quali le istituzioni finanziarie europee (GRUPPO BEI)30, di seguito descritte, e operatori finanziari informali (operatori venture capital).

Altri tipi di sostegno, invece, sono le Relazioni Esterne e la Cooperazione Internazionale. Questi consistono generalmente in iniziative d‟assistenza non finanziaria, principalmente nel campo dell‟internazionalizzazione.

30 Il gruppo BEI comprende la BANCA EUROPEA PER GLI INVESTIMENTI (BEI) che rappresenta l'istituzione finanziaria dell'Unione europea creata nel 1957, con il Trattato di Roma,il FONDO EUROPEO D‟INVESTIMENTO (FEI) e la BANCA EUROPEA PER LA RICOSTRUZIONE E LO SVILUPPO (BERS). La creazione di tale gruppo ha avuto lo scopo di riunire gli strumenti di investimento dell'UE in seno ad un'unica istituzione favorendo al contempo gli investimenti dell'Unione nel capitale di rischio delle Piccole e medie imprese (PMI), operazioni in precedenza possibile solo per il FEI.

Fonte: “BEI,brochure paese Italia”- www.bei.org

(36)

36

2.3.1 Accessi diretti: i programmi comunitari

Come sopra citato questa tipologia di finanziamento ha carattere tematico e presenta obiettivi specifici (ambiente, ricerca, istruzione, innovazione) concepiti e attuati da diversi Dipartimenti della Commissione europea. Le PMI e le altre organizzazioni possono solitamente presentare domanda diretta di adesione ai programmi, in genere subordinatamente alla presentazione di progetti transnazionali, sostenibili e a valore aggiunto. A seconda del programma, i richiedenti possono anche appartenere a raggruppamenti industriali, associazioni commerciali, fornitori di assistenza alle imprese e/o consulenti. Il principio generale è quello del co-finanziamento: il sostegno dell'Unione europea, infatti, consiste solitamente di sussidi che coprono solo una parte dei costi di un progetto.

Nell‟ambito del settore “Ambiente, energia e trasporti” si sono sviluppati molteplici programmi tra cui LIFE +, Programma quadro per l'Innovazione e la Competitività (PIC), MARCO POLO.

Il primo si suddivide in tre filoni: Natura e Biodiversità; Politica e Governance ambientale; Informazione e Comunicazione. L‟obiettivo specifico di LIFE (Ambiente) è contribuire allo sviluppo di tecniche e di metodi innovativi e integrati, oltre che al futuro sviluppo della politica comunitaria in materia ambientale. In merito alle proposte di progetto, queste, possono essere presentate da tutti i soggetti giuridici stabiliti negli Stati membri e la partecipazione delle PMI è particolarmente incoraggiata; inoltre possono essere presentate da un

(37)

37

singolo richiedente, ma possono prevedere la collaborazione di altri partecipanti nell‟ambito di un apposito partenariato.

Il "Programma quadro per l'Innovazione e la Competitività" (PIC), invece, è una risposta coerente e integrata agli obiettivi della rinnovata strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione. Per il periodo compreso fra il 2007 e il 2013, il programma dispone di circa 3,6 miliardi di euro. Per quanto riguarda le questioni ambientali ed energetiche, il PIC comprende: a) il Programma per l'Innovazione e l'Imprenditorialità (PII) con una parte d‟innovazione ecologica per la quale sono stati destinati 430 milioni di euro. Lo scopo consiste nello sfruttare appieno il potenziale delle tecnologie ambientali, al fine di proteggere l'ambiente, contribuendo al tempo stesso alla competitività e alla crescita economica; b) il programma Energia intelligente per l'Europa (EIE) al quale sono stati destinati circa 727 milioni di euro. Il programma Energia intelligente per l'Europa comprende iniziative atte a incrementare la domanda e l'adozione di efficienza energetica, a promuovere le fonti energetiche rinnovabili e la loro diversificazione, e a stimolare la diversificazione dei carburanti e l'efficienza energetica nei trasporti.

Nel campo „Ricerca e innovazione‟ l‟Unione Europea ha elaborato il 7°

Programma quadro per la Ricerca e lo Sviluppo tecnologico (2007-2013) che presta particolare attenzione alle PMI attraverso i suoi diversi programmi:

(38)

38

- "Cooperazione" (circa 32,3 miliardi di euro), nel quale le PMI sono attivamente incoraggiate a partecipare a tutte le iniziative di ricerca. S‟incoraggia inoltre il coinvolgimento delle PMI nelle Iniziative tecnologiche congiunte (ITC) ogniqualvolta tale attività sia ritenuta opportuna.

- "Idee" (circa 7,5 miliardi), nel quale si stabilisce che, analogamente a qualsiasi altra organizzazione, i team di ricerca delle PMI possono competere su basi meritocratiche.

- "Persone" (circa 4,7 miliardi), nel quale un'attenzione particolare è rivolta a incoraggiare una maggiore partecipazione delle PMI nell'ambito dei "Percorsi e alleanze fra l'industria e l'università".

- "Capacità" (circa 4,3 miliardi), che mira a rafforzare la capacità d‟innovazione delle PMI europee e il loro contributo allo sviluppo di nuovi prodotti e mercati basati sulla tecnologia. Il budget indicativo per le iniziative dedicate alle PMI è di circa 1,3 miliardi di euro.

Anche il PIC, di cui sopra, rientra anche nel settore dell'innovazione e delle tecnologie dell'informazione; in particolare:

a) il Programma per l'Innovazione e l'Imprenditorialità (PII) finalizzato al miglioramento delle condizioni per l'innovazione, ad esempio scambi delle migliori pratiche tra gli Stati membri e iniziative per migliorare, incoraggiare e promuovere l'innovazione nelle imprese. Il programma sostiene iniziative che favoriscono l'innovazione all'interno di settori specifici, i raggruppamenti, le

(39)

39

alleanze pubblico-privato per l'innovazione e l'applicazione di una gestione dell'innovazione;

b) il Programma di Sostegno alle Politiche TIC, al quale sono stati destinati circa 728 milioni di euro. Il programma TIC è finalizzato a stimolare i nuovi mercati convergenti per reti e servizi elettronici, contenuti multimediali e tecnologie digitali. Esso sostiene inoltre la modernizzazione dei servizi del settore pubblico che accrescerà la produttività e migliorerà i servizi.

Nel settore Istruzione e formazione rientra invece il Programma d'azione integrato per l'apprendimento continuo (2007-2013) che comprende quattro programmi specifici: COMENIUS, per le attività pedagogiche generali relative agli istituti scolastici fino al livello superiore della scuola secondaria; ERASMUS, per l'istruzione e le attività avanzate di formazione a un livello d‟istruzione superiore;

LEONARDO DA VINCI, per tutti gli altri aspetti dell'istruzione e della formazione professionale e, infine, GRUNDTVIG, per la formazione degli adulti.

Il programma LEONARDO DA VINCI interessa più direttamente le imprese, poiché sostiene le iniziative transnazionali d‟innovazione per promuovere le conoscenze, le abilità e le competenze necessarie a un'integrazione positiva nella Nell‟ambito dei programmi comunitari l‟UE finanzia anche il settore „Cultura e media‟.

Il programma MEDIA 2007-2013, invece, con un budget di 755 milioni di euro, si

Riferimenti

Documenti correlati

Nel nostro studio la valutazione dei tessuti sottocutanei fetali quali lo spessore addominale fetale (AFM,abdominal fat mass), la circonferenza della coscia fetale

Questo indice ha la praticissima caratteristica di correggere le varianze per i gradi di libert` a, quindi incrementa il proprio valore numerico solo nel caso in cui l’aumento di k

I media non possono essere considerati strumenti e veicoli di messaggi ideologici potenzialmente persuasivi, formulati prima e a prescindere da essi, ma vanno ripensati come

The Commission’s proposal for a ‘double-hatted’ European Minister of Economics and Finance (EMEF) and the newly created European Fiscal Board (EFB) are indicative of a

Partendo dai principi legislativi internazionali nella lotta contro la violenza di genere, e attraversando le normative di riferimento europee approfondendo la normativa nazionale,

Questo fenomeno è visibile nella serie dei rendimenti dove si notano i raggruppamenti di valori alti o bassi di volatilità, la presenza di cluster è legata al

© The Author(s). European University Institute. Available Open Access on Cadmus, European University Institute Research.. European University Institute. Available Open

de Lorenzi da Vicenza, e compiuto l’affresco dell’abside, che rappresenta l'ingresso di Gesù in Gerusalemme la domenica delle Palme, opera del bellunese Sebastiano