È riconosciuto come la progressiva finanziarizzazione dell'economia, la necessità di modulare correttamente le risorse a fronte della tipologia dei progetti d‟investimento e, non ultimo, le ricadute prospettiche di Basilea 292, sono tutti elementi che sottopongono la gestione finanziaria delle imprese italiane, in particolar modo delle imprese di piccola-media dimensione, a una forte pressione competitiva. Le strategie con cui le imprese affrontano il nuovo ambiente competitivo non possono più dimostrarsi carenti sul piano finanziario. In tale situazione il controllo del rischio diventa obiettivo strategico per la PMI. Il rating potrà rappresentare un utile strumento di auto-diagnosi per l'impresa utilizzato per regolare il costo e l'efficienza delle scelte di struttura finanziaria e di finanziamento degli investimenti. Il rating potrà dunque diventare sia un indicatore a supporto della definizione degli obiettivi di gestione corrente, sia una variabile per la valutazione delle prospettive di crescita e di diversificazione, in un quadro equilibrato di fermo controllo dei rischi. Le banche dovranno proporre alle imprese le necessarie azioni per mantenere il rischio sotto controllo, dimostrandosi capaci di offrire alle PMI assistenza per una più equilibrata
92 La finanza d'impresa sarà decisiva per una corretta modulazione del profilo di rischio-rendimento desiderato, per il sostegno dei processi di investimento in innovazione, per il perseguimento degli obiettivi di crescita e dimensionamento competitivo, in uno scenario di mercato sfidante in cui il sistema produttivo non può più sfruttare le svalutazioni del tasso di cambio nominale per sostenere la propria capacità concorrenziale. “Effetti di Basilea 2 sull'economia di banche e imprese”, Di Fabio Fortuna (Franco ANGELI 2005).
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composizione delle fonti di finanziamento, per l'identificazione delle soluzioni più idonee nelle operazioni di finanza straordinaria e nelle fasi d‟inserimento nei circuiti mobiliari. Accanto al consolidamento dei rapporti di finanziamento tradizionali, le banche dovranno proporre azioni correttive attraverso interventi di venture capital, private equity e di corporate finance. Le imprese per parte loro dovranno dimostrarsi maggiormente disponibili a rinunciare a una parte del controllo aziendale e a condividere con le banche, o con altri finanziatori esterni, il proprio vantaggio informativo in cambio della possibilità di percorrere sentieri di sviluppo e di consolidamento finanziario. Questi passi sono cruciali per la crescita della PMI italiana. In conclusione, laddove l'utilizzo dei modelli si sposerà con flussi informativi più fitti e trasparenti fra banche e imprese, le asimmetrie informative, legate ai problemi di selezione avversa e azzardo morale tipico dell'attività creditizia e connaturati alla gestione della PMI, potranno essere ridotti stimolando condizioni di finanziamento più stabili, più informate e più vantaggiose. In tal senso attraverso l'utilizzo dei modelli di rating si apre la possibilità di coniugare radicamento territoriale, costituito da qualificati rapporti di fiducia ed economie di prossimità con i sistemi produttivi locali, con puntuali valutazioni analitiche del merito di credito. Su queste leve agirà il nuovo paradigma di operatività delle imprese bancarie che andrà a modellare in modo innovativo i futuri rapporti fra banche e imprese all'insegna di un più maturo modello di relationship banking, capace di promuovere la crescita e il
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consolidamento finanziario della PMI italiana verso rinnovate soglie di competitività.
C‟è il timore, però, che Basilea 2 spinga le banche verso sistemi di valutazione del merito di credito delle imprese basati su sistemi meccanici e automatici, a loro volta fondati su fonti informative limitate, come i bilanci, rispetto ai quali il sistema delle imprese italiane, specie per il segmento di minori dimensioni, risulta indubbiamente debole e dunque penalizzato. In generale, si ritiene che le banche sarebbero riluttanti ad affidare le imprese più rischiose, tra cui le PMI, sottraendo loro la principale fonte di finanziamento e impedendo così investimenti essenziali alla ripresa economica.
Come se non bastasse c‟è il timore naturale che le banche, ormai in larga parte riconducibili a pochi gruppi con elevato potere di mercato, approfittino di questa variazione normativa per giustificare politiche di pricing penalizzanti per le imprese, specie nei confronti delle imprese più piccole, dotate di minore potere contrattuale. Infine, vi è il timore che sistemi di assistenza reciproca fra le imprese di una certa area geografica, quali i Confidi, possano essere penalizzati dal meccanismo di riforma proposto dal Comitato di Basilea.
Presso il mondo imprenditoriale è diffusa la sensazione che siano già in atto politiche creditizie restrittive accompagnate da un aumento del costo del debito, in particolare nei confronti delle PMI. Legare con maggiore aderenza il fabbisogno di capitale al rischio sottostante a un finanziamento o a un investimento, implica inevitabilmente che il prezzo di quel finanziamento o di quell‟investimento
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divengano maggiormente sensibili al rischio implicitamente contenuto. In seguito al recepimento delle nuove disposizioni, regolamentare il legame fra rating interno e pricing si farà più solido, più strutturato e più trasparente; ciò potrà indurre un effetto di carattere restrittivo nei confronti delle imprese, in particolare le PMI, poiché i destinatari di minore qualità creditizia (tipicamente le piccole e medie imprese) vedrebbero peggiorare le condizioni loro praticate con un effetto di compressione della loro capacità d‟indebitamento e di revisione delle opportunità d‟indebitamento93. Le pressioni di Banca d'Italia e della Bundersbank94, volte a difendere la specificità dei rispettivi sistemi economici caratterizzati dalla presenza di migliaia di piccole imprese, hanno portato a una parziale revisione della bozza di accordo che prevede ora requisiti minimi patrimoniali ridotti per l'esposizione delle banche verso le piccole e medie imprese. La pubblicazione, il 29 aprile 2003, del terzo documento di consultazione (CP3) su Basilea 2, ha costituito l‟occasione principale per comprendere meglio l‟evoluzione del rapporto tra banche e piccole e medie imprese, e conseguentemente per individuare in che modo il Nuovo Accordo contribuisca a ridisegnare il rapporto stesso. Nell‟ottobre del 2002 il Comitato di Basilea aveva proposto a primarie banche appartenenti a 43 diversi Paesi95, con la collaborazione delle rispettive
93 In pratica, secondo una larga parte degli osservatori, le banche sarebbero indotte a ridurre il credito destinato alle PMI e ad aumentare al contempo i tassi di interesse.
94 Non a caso, Germania e Italia sono due Paesi in cui le PMI hanno un peso particolarmente significativo nell‟economia. Euro Barometro FLASH 2007
95 Si tratta di 188 banche dei maggiori Paesi industrializzati che fanno parte del G-10 più la Svizzera, Lussemburgo e Spagna, e altre 177 banche di Paesi minori o emergenti.
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Autorità di vigilanza nazionali, il terzo studio sugli impatti sul capitale minimo richiesto a fronte dei rischi di credito e operativi rivenienti dalla proposta di Basilea 2. Dallo studio è emerso che i requisiti di capitale per i prestiti alle PMI saranno in genere non più alti di quanto siano in questo periodo, anzi in molti casi saranno più bassi.
GRAFICO 2. Fonte BANCHE POPOLARI UNITE (BPU) Anno 2006
In tutti i calcoli contenuti nello studio, le variazioni ai requisiti di capitale nei confronti di prestiti alle PMI sono modeste e comunque mai di segno positivo (percentuali di aggravio), sia per quanto riguarda l‟approccio standardizzato, che dovrebbe essere applicato dalle banche meno sofisticate, sia per quanto riguarda
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l‟approccio basato sui rating interni, che presumibilmente sarà utilizzato dagli istituti più avanzati dal punto di vista tecnico. I risultati ottenuti, in particolare, confermano da un lato la sostanziale invarianza del capitale richiesto per le grandi banche attive a livello internazionale (Gruppo 1), nell‟ipotesi di un loro utilizzo diffuso dell‟approccio IRB e in particolare di quello Advanced, per il quale i risparmi di capitale sono evidenti; dall‟altro lato, per le banche di minori dimensioni e quelle domestiche (Gruppo 2), i requisiti patrimoniali, quando sia adottato l‟approccio Foundation, saranno sostanzialmente più bassi di quelli di Basilea 1. Prendendo poi in considerazione i risultati del QIS3 sul rischio di credito, nella tabella seguente sono sintetizzate le variazioni, in più o in meno del capitale complessivamente assorbito per le 188 banche dei 13 Paesi facenti parte del G-10, con riguardo ai principali segmenti di clientela96.
96 I segmenti previsti dal QIS3 sono: corporate, comprendente i clienti che possiedono un fatturato di almeno € 50 milioni; sovereign e bank , definiti dall‟appartenenza a precisi settori di attività economica; retail, individuato da esposizioni verso singoli clienti con forme tecniche di credito rappresentate da mutui ipotecari su immobili residenziali, linee di credito rotative, prestiti personali e finanziamenti rateali; small and medium enterprises (SME), trattato in maniera differenziata in funzione della combinazione fatturato/utilizzato (il cliente con fatturato minore di
€ 50 milioni e utilizzato maggiore di un milione di € subisce le stesse regole di valutazione del cliente corporate, invece il cliente con combinazione di fatturato inferiore a € 50 milioni e utilizzato inferiore ad un milione di € è trattato utilizzando le regole più favorevoli previste per il segmento retail securitised assets, ossia la valutazione delle operazioni di cartolarizzazione poste in essere.
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Come si può facilmente notare osservando i grafici, i requisiti patrimoniali sono nettamente inferiori soprattutto per quanto riguarda le categorie che hanno destato maggiori preoccupazioni in passato: il segmento retail e il segmento legato alle Piccole e Medie Imprese. In particolare:
nell‟approccio Standard, l‟assorbimento di capitale per le banche del Gruppo 1 è in pratica invariato, mentre per quelle del Gruppo 2 c‟è un vantaggio considerevole, grazie soprattutto alla componente retail che
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beneficia della variazione di capitale più rilevante; per il segmento corporate e SME le variazioni sono invece più contenute. Al contempo però, l‟aggravio che si riferisce al rischio operativo è in grado di annullare completamente qualsiasi beneficio derivante dal rischio di credito;
anche nell‟approccio IRB Foundation è il segmento retail che presenta i maggiori risparmi di capitale, soprattutto per le banche del Gruppo 2, certamente più vicine a questa realtà; per il segmento corporate e SME i risparmi di capitale sono lievemente maggiori rispetto all‟approccio Standard. E‟ interessante notare, rispetto a quest‟ultimo, che nonostante l‟aggravio dei rischi operativi, le banche del Gruppo 2, mostrano una complessiva minore necessità di capitale rispetto alla situazione attuale;
infine, solo grazie all‟approccio IRB Advanced le banche maggiori, quelle del Gruppo 1, riescono a ridurre sensibilmente i propri bisogni di capitale, in quanto il beneficio derivante dal rischio di credito (sia per corporate, retail e SME) è superiore all‟aggravio derivante dal rischio operativo.
Entrando maggiormente nel dettaglio, si evidenzia quanto segue97:
97 Gli approcci per i rischi di credito ed operativi si distinguono tra loro sia per l'adozione di algoritmi di calcolo sempre più complessi sia per l'implementazione di requisiti qualitativi che prevedono la costituzione di apposite strutture organizzative di controllo del rischio. In definitiva, maggiore è la complessità dell'approccio (algoritmi di calcolo e requisiti qualitativi) maggiore è il beneficio che ne deriva per le banche in termini di assorbimento di capitale.
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GRAFICO 3. Variazioni Approccio STANDARDISED
GRAFICO 4. Variazioni Approccio FOUNDATION
Fonte NEWSLETTER AIFIRM 2006
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GRAFICO 598. Incidenza dei rischi sugli assorbimenti di capitale
Da tutto questo risulta, secondo lo stesso Comitato, che i risultati dello studio sono in linea con gli obiettivi che ci si attendeva mediamente di riscontrare; in ogni caso, le variazioni da banca a banca saranno però significative in ragione della qualità dell‟esposizione, nonché dell‟importanza delle operazioni al dettaglio, uno dei punti su cui la terza bozza ha apportato le modifiche più consistenti rispetto alla seconda, riconoscendo che queste operazioni presentano un rischio minore.
98 Dalla figura si vede che i rischi di credito rappresentano la componente che maggiormente incide sul valore di assorbimento di capitale (76%); pertanto le banche dovranno sviluppare soluzioni volte a controllare in modo preciso ed accurato tale categoria di rischio; i rischi operativi rappresentano la seconda componente di rischio ed impattano comunque in modo sensibile sui valori di assorbimento complessivo (17%). Infine i rischi di mercato, per i quali negli ultimi anni si sono concentrate principalmente le attenzioni degli amministratori, rappresenta la componente minore (7%), lasciando intendere che i maggiori sforzi di gestione dei rischi si concentreranno nei periodi a venire sulle altre componenti.
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A ben vedere la lezione che si può trarre da tutto ciò, è che, anche se il Nuovo Accordo è stato formulato con intenti regolamentari, questa riforma è un‟occasione straordinaria affinché banche e imprese superino i vecchi steccati.
La contrapposizione tra banche e imprese va avanti da oltre vent‟anni nel nostro Paese: da sempre queste ultime accusano le banche di essere opache e incapaci di fare il loro mestiere, propense ad agevolare i grandi prenditori a danno dei piccoli.
Oggi questa riforma offre agli istituti bancari, anche piccoli, l‟occasione di gestire il rischio in modo più trasparente e rigoroso e con esso i rapporti con le imprese.
Inoltre bisogna aggiungere che, nell‟interesse primario delle imprese e in particolare di quelle che in passato si sentivano discriminate, sarà il merito creditizio, non la dimensione, a regolare l‟accesso al credito e i relativi tassi.
Basilea 2 è considerata foriero d‟importanti evoluzioni nella gestione del credito da parte delle banche e, come conseguenza, nelle relazioni banca-impresa; alcune appaiono positive, altre sollevano preoccupazioni. In generale, la maggiore
“disciplina” per imprese, banche e sistemi-paese implicata dal Nuovo Accordo è ritenuta positiva.
S‟impone alle imprese una più stringente “bank discipline”, poiché si esigono dalle banche processi decisionali relativi a quantità e prezzo del credito più trasparenti e meglio articolati; le imprese, per evitare rating scadenti e, quindi, tassi più alti e/o minore quantità di credito accordato, dovranno certamente accrescere le informazioni contabili e gestionali date alle banche e probabilmente
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modificare alcune scelte gestionali. Basilea 2 impone invece alle banche una più stringente “market discipline”, richiedendo loro una più estesa trasparenza nei confronti del mercato finanziario; questo dunque potrà meglio valutare rischiosità e redditività attesa delle banche e, a sua volta, definire più puntualmente per quanto e per quali rendimenti finanziarle.
In sostanza, il reale problema è di garantire un‟adeguata disclosure da parte dell'impresa, nell‟ambito del una relazione più stabile con la banca: l'accordo di Basilea 2, che è in fondo basato su contenuti informativi, richiede una maggiore disponibilità d‟informazioni e deve essere quindi l'occasione per costruire un rapporto banca-impresa più trasparente. Una maggiore trasparenza è soprattutto la condizione perché la banca sia in grado di assistere l'impresa nel valutare la situazione finanziaria e le prospettive economiche e di mercato, i progetti di sviluppo, i problemi e le esigenze di bilancio, e di predisporre adeguate soluzioni finanziarie. Per le piccole e medie imprese, per lo più prive di valutazioni desumibili dal mercato, sarà fondamentale il patrimonio di conoscenze e professionalità del sistema bancario; i metodi analitici di misurazione dei rischi previsti da Basilea 2 dovranno essere volti a meglio indirizzare le risorse di risparmio verso il finanziamento d‟imprese più efficienti nell‟utilizzo dei fattori produttivi e in grado di promuovere innovazioni di prodotto e di processo. Certo, il rating determinerà alcune importanti variabili per le banche e le imprese, variabili e regole che sono legate al nuovo impianto di sistemi di valutazione che, al momento, creano alcune perplessità sia per chi eroga credito sia per chi lo
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richiede, come accade nei momenti legati al cambiamento connesso a un nuovo modo di essere sul mercato. Va posto l‟accento però sul fatto che il rating consente di affrontare il problema della valutazione del merito creditizio in modo rigoroso e trasparente, e questo non è poco per le imprese soprattutto in un'area in cui il sistema bancario è accusato di operare in maniera opaca.
Poi va detto che per le banche rappresenta uno strumento che va a integrare, non a sostituire, le relazioni di clientela che continuano a rappresentare il punto di riferimento centrale attorno al quale ruotano tradizionalmente i rapporti banca-impresa.
La diffusione dei modelli di rating interno rappresenta un cambiamento di grande portata nel rapporto suddetto, intervenendo nel ridefinire i confini dei rispettivi rapporti di relazione informativa e operativa. Le imprese di migliore qualità creditizia saranno spinte, probabilmente anche dalle stesse banche, ad attingere risorse direttamente sul mercato, migliorando competitività ed efficienza nella raccolta di fondi. Per le imprese di qualità media e inferiore, il rating diventerà una variabile strategica per regolare il costo e l‟efficienza delle proprie scelte di struttura finanziaria e di finanziamento degli investimenti, e uno strumento di valutazione delle possibilità di crescita e di diversificazione. Ciò determinerà verosimilmente una maggiore importanza delle funzioni finanziarie all‟interno delle imprese e una maggiore attenzione alla programmazione delle risorse e dei processi di sviluppo. Si delinea un passaggio fondamentale per le PMI: la
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“funzione finanza” diverrà tanto importante quanto quella commerciale, organizzativa, tecnologica. Laddove l‟utilizzo dei modelli si sposerà con più ampi e più trasparenti flussi informativi fra banche e imprese, attraverso un rapporto di fiducia reciproco consolidato nel tempo, i costi informativi, legati ai problemi di selezione avversa tipici dell‟attività creditizia, andranno a ridursi stimolando condizioni di pricing più vantaggiose e trasparenti, basate sulla qualità creditizia e la conoscenza di lungo periodo delle imprese.
In tal senso la possibilità di coniugare radicamento territoriale e consolidati rapporti di fiducia con la clientela (sfruttando i conseguenti vantaggi informativi locali) con valutazioni analitiche avanzate, rappresenta il nuovo paradigma di operatività delle imprese bancarie che andrà a modellare in modo innovativo i futuri rapporti fra banche e imprese. E‟ necessario ricercare la continua coerenza tra struttura delle fonti e obiettivi più generali di crescita, innovazione, dimensionamento competitivo e posizionamento di mercato; la finanza d‟impresa assumerà pertanto un ruolo centrale, in particolare quando entreranno in gioco opportunità di crescita esterne.
Naturalmente è necessario poter contare su un'idonea capacità dei modelli di cogliere i veri profili di rischio; capacità che dipende:
dalla robustezza delle metodologie;
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dalla qualità, quantità e profondità storica dei dati disponibili99.
Si deve poter contare inoltre sull‟obiettività delle valutazioni: su questo punto la normativa prevede che all'interno della banca i rating assegnati siano validati da una struttura indipendente, cioè non direttamente interessata al tipo di giudizio espresso. Passaggio particolarmente importante nei casi in cui le componenti qualitative possono avere un ruolo decisivo nella formazione della valutazione finale. E‟ fuor di dubbio, infatti, che una misurazione accurata dei profili di rischio e un loro monitoraggio nel continuo, rendono possibile la messa in campo di azioni finalizzate a una loro gestione proattiva o a interventi di mitigazione. Va osservato che il profilo creditizio delle PMI, che sono state la fortuna del Paese, è già normalmente più difficile e più complesso da valutare per l'intrecciarsi di elementi contrastanti. Accanto a punti di forza quali, ad esempio:
- un'impronta manageriale forte riconducibile a una marcata guida a carattere familiare;
- caratteristiche finanziarie positive (leva finanziaria per creare ricchezza, ottimizzazione fiscale, ecc.) nelle fasi di continuità ciclica;
99Questo punto rappresenta la criticità maggiore sia per la scarsità delle informazioni contenute nei bilanci, sia per la difficoltà di ottenere dalle imprese informazioni aggiuntive sugli andamenti aziendali in corso d'anno; ad ogni modo la normativa prevede che la qualità dei modelli venga testata regolarmente attraverso un confronto con le perdite effettivamente verificatesi (back-testing).
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nelle PMI si trovano connotati di debolezza come:
- la difficoltà a “governare la complessità”, quindi a pianificare la crescita;
- la difficoltà a gestire le “discontinuità” cicliche e le loro implicazioni in termini di rischio finanziario, fuga dei finanziatori, effetto negativo della leva finanziaria.
E poi ci sono altri fattori che possono ostacolare una valutazione obiettiva del profilo di rischio delle PMI, quali la sovrapposizione tra vicende aziendali (business risk) e familiari (family risk). In aggiunta, se dal punto di vista del sostegno allo sviluppo economico nazionale le piccole e medie imprese hanno rappresentato un fenomeno estremamente importante e caratterizzante, d'altra parte è indubbio che la dimensione rappresenti un elemento di fragilità in fasi avverse del ciclo reale e di quello dei mercati monetari e finanziari, sempre più difficili da contrastare in contesti globalizzati100.
Il nuovo scenario che sta delineandosi richiederà innegabilmente ai due principali attori conoscenze e procedure differenti, avendo ben presente che le parti operative del sistema aziendale (risorse, competenze e meccanismi della gestione) sono caratterizzate da una velocità di cambiamento e di adattamento strutturalmente assai diversa fra loro. E' stato, peraltro, giustamente osservato che,
Il nuovo scenario che sta delineandosi richiederà innegabilmente ai due principali attori conoscenze e procedure differenti, avendo ben presente che le parti operative del sistema aziendale (risorse, competenze e meccanismi della gestione) sono caratterizzate da una velocità di cambiamento e di adattamento strutturalmente assai diversa fra loro. E' stato, peraltro, giustamente osservato che,