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Il diametro è di 6 x 7.5 cm e la banda è larga 2.2 cm

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Academic year: 2021

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30 Bracciale n.2

La forma è identica a quella del bracciale precedente (figura 16, p. 150), con orlo della banda a sezione triangolare e decorazione a sbalzo nello stesso stile. Il diametro è di 6 x 7.5 cm e la banda è larga 2.2 cm.

Le raffigurazioni consistono in un cacciatore accovacciato che si scontra con un leopardo, un orso che si scontra con un grifone, una nereide che nuota con un ippocampo tenuto per le redini ed una capra accovacciata a terra attaccata da un leopardo. Anche in questo bracciale sono ben visibili segni di usura.

Un interessante parallelismo stilistico è quello tra la nereide qui rappresentata e quella del grande piatto in argento del tesoro di Mildenhall (vedi figure 17,18, per maggiori informazioni su questo tesoro vedi pp. 112-113), che compare raffigurata pure a sbalzo e nella medesima posizione. 11

11 Il grande piatto del tesoro di Mildenhall è pubblicato in Painter, 1977 (a), pp. 26, 52- 53 e Hobbs, “The Mildenhall Treasure: Roal Dahl’s ultimate tale of the unexpected” in Antiquity 71, pp. 67-68. Il parallelismo tra le due figure è stato evidenziato da Catherine Johns in Johns, 2010, pp. 37-38.

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31 Bracciali n.3-6

I bracciali 3-6 appartengono indubbiamente ad una stessa serie e la loro tipologia è caratterizzata da una banda in oro, profilata da bordi a sezione rettangolare, saldata all’altra estremità con leggera sovrapposizione e poi lavorata a strisce incise orizzontali che si intersecano con strisce verticali a formare una superficie “corrugata” (cosiddetta “a canestro”).

I bracciali differiscono l’uno dall’altro solo per le dimensioni del diametro e della banda circolare (n. 3: diametro 6.4 x 7.5 cm, banda: 1.6 cm; n. 4: diametro 7.1x 6.6 cm; banda 1.6 cm; n. 5: diametro 6.6 x 6.3 cm, banda 9 mm; n. 6: diametro 6.9 x 6.3 cm, banda 9 mm).

Bracciali di questa stessa tipologia compaiono anche nel tesoro di Thetford (vedi figura 15 ). 12

Al di fuori del territorio britannico, un altro esemplare è attestato in Gallia dal tesoro di Lyon-Lazaristes, la cui moneta più recente si data all’epoca di Settimio Severo (193-211 d.C.), facendo pensare, quindi, che questa tipologia di bracciali fosse attestata in Gallia già da tempo. 13

12 Johns & Potter, 1983, pp. 95-96, (figura 24) e Swift, 2000, pp. 220-242.

13 Il tesoro di Lyon-Lazaristes (rinvenuto presso l’odierna Lione) ed il bracciale sono pubblicati in Stefanelli, 1992, p. 177.

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32 Bracciali n.7-10

I bracciali n. 7-10 (vedi anche figura 19) appartengono alla medesima serie, caratterizzata da un corpo circolare costituito da una sottilissima lamina in oro decorata a traforo e ad incisione, profilata da bordi più spessi a sezione semicircolare. Sulla banda circolare si alternano decorazione floreale traforata e losanghe e cerchi incisi. Le losanghe e i cerchi sono a loro volta decorati con incisioni stilizzate di quadrifogli o stelle a dieci e undici punte, a dimostrare l’estrema raffinatezza della lavorazione.

I bracciali n. 7 e 8 hanno un diametro di 7x6 cm e la banda centrale larga 1.9 cm, i bracciali n. 9 e 10, più piccoli, hanno la banda larga 1.5 cm e un diametro di 6.5x 5.7 cm. Tutti e quattro i bracciali presentano evidenti tracce di usura.

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33 Bracciale n.11

La banda circolare del bracciale (diametro 7x 6.2 cm) è larga 1.5 cm ed è decorata ad incisione con i seguenti motivi: un medaglione circolare con ritratto di uomo raffigurato di profilo, una lepre in corsa seguita da un cane da caccia che va ad intrappolarsi in una rete, un ariete inseguito da un orso, una capra che cerca di sfuggire ad un leopardo dal corpo maculato. Le scene sono separate da elementi floreali e piante a palmetta incisi a maggiore profondità.

Il medaglione circolare contenente il ritratto maschile ha delle analogie con alcune decorazioni dei piatti argentei del tesoro cosiddetto di Seuso (figure 22, 26). 14

14 Il tesoro è di provenienza ignota, ma la sua comparsa sul mercato antiquario inglese nel 1980 e lo stile del vasellame in argento da cui è composto farebbero pensare ad una sua provenienza occidentale. Il tesoro è così chiamato da un'iscrizione che attesta il proprietario, “Sevso”, che compare su un piatto argenteo (vedi figura xx). Per il tesoro di Seuso vedi Stefanelli 1991, p.289, Bennett & Mundell Mango 1994, Hobbs 2006, p. 94; per l'analogia del medaglione di Hoxne con quelli centrali dei piatti di Seuso e relative immagini vedi Reece, 1999, p.112; Bennet & Mundell Mango, 1994, p. 163.

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34 Bracciale n. 12

Nel bracciale n. 12 (diametro 7.2x 5.5, larghezza banda 1.6 cm), la decorazione è ottenuta con un fondo di foglioline rese a traforo che risparmiano, sulla banda circolare, le figure seguenti: una lepre rincorsa da un cane da caccia, due animali che si affrontano (probabilmente un cane da caccia con una pantera), un cane che affronta un leopardo maculato e un ariete rincorso da un cane da caccia. I particolari delle figure sono resi ad incisione e nonostante il repertorio sia molto simile a quello del bracciale n. 11 lo stile delle raffigurazioni stesse è differente.

Bracciale n.13

Lo stile di questo bracciale (diametro 7.2 x 6.5 cm, larghezza della banda 1.2 cm), è del tutto simile a quello del bracciale n. 11: le quattro coppie di animali (cinghiale inseguito da un cane, lepre inseguita da un cane, cervo inseguito da un leone e cervo inseguito da cane da caccia), sono rese ad incisione sulla lamina che costituisce il corpo del bracciale e contornate da elementi floreali incisi ad una profondità maggiore. Rispetto al bracciale n. 11, tuttavia, il bordo a sezione circolare è più piatto e le raffigurazioni paiono incise in maniera più semplificata e meno sofisticata.

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35 Bracciale n.14

Il bracciale presenta una costruzione molto semplice: la circonferenza (diametro 7.5x 7.2) è ottenuta da una banda in oro circolare larga 7 mm, priva di bordi ed incisa con volute e grappoli d’uva molto essenziali nello stile. Le tracce di usura presenti su questo braccialetto sono notevoli.

Bracciale n.15

Il tema dei grappoli

d’uva è qui

riproposto in

maniera più

elaborata e con una lavorazione di qualità decisamente superiore.

L’impostazione delle decorazioni è molto simile a quella del bracciale n. 14, solo la tecnica è differente: la banda larga 9 mm (che forma una circonferenza del diametro di 6.6 cm) è profilata da due fili in oro perlinati e la perlinatura è la tecnica utilizzata anche per delineare i grappoli d’uva che riempiono gli spazi lasciati dalle volute rese in filo d’oro in rilievo sul corpo del bracciale.

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36 Bracciale n.16

A giudicare dalle dimensioni notevoli (diametro 10.3x 9.5 cm, larghezza della banda 3.8 cm), probabilmente questo bracciale era stato concepito per essere indossato al braccio più che al polso. Il corpo è costituito dalla larga banda, lavorata a traforo e divisa in otto parti da strisce di metallo risparmiato rese in modo da sembrare colonne tortili. La decorazione a piccole foglioline traforate delinea gli elementi decorativi all’interno di questi pannelli. Questi consistono principalmente in foglie di vite e di edera e quadrifogli. Un esempio di lavorazione a traforo di questo tipo (opus interrasile), sul territorio britannico, precedentemente alla scoperta del

tesoro di Hoxne, è attestato dagli anelli del tesoro di Corbridge (figura 20). 15 Due strisce in oro lavorate a sbalzo con motivi a losanghe, foglie, uccelli, conchiglie e delfini, profilano la circonferenza del bracciale costituendone i bordi a sezione quasi circolare.

15 Il tesoro di Corbridge (antico insedimaneto romano di Coria, nel Nurthumberland), fu scoperto nel 1911 ed è, ad oggi, perduto. Dai resoconti dell'epoca si ricava, tuttavia, che questo consisteva prevalentemente in monete d'oro, di cui le più recenti datate all'epoca di Magnus Maximus. Il tesoro dovrebbe quindi essere coevo a quelli di Mildenhall (vedi p. xx) e Water Newton (vedi p.xx). Bibliografia sul tesoro di Corbridge: G. Macdonald “The Corbridge Gold find of 1911”, in Journal of Roman Studies, 2, pp. 43-83; Robertson, 2000, p. 358. Per gli anelli in opus interrasile vedi Johns, 1996, pp. 60-62.

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37 Bracciale n.17

L’opus interrasile è l’elemento costitutivo anche di questo bracciale di dimensioni minori (il primo da sinistra nell’immagine, diametro 6.2 cm, larghezza della banda 1.3 cm), lavorato a motivi geometrici esagonali (vedi anche figura 16). Il corpo del bracciale è profilato da due fili in oro perlinati e segni di un lungo utilizzo sono ben evidenti anche su questo gioiello.

Bracciale n.18

La lavorazione a traforo sulla banda di questo bracciale, alta 1.6 cm (diametro 6.6 x 6.5 cm), risparmia una decorazione costituita da due cerchi e foglie d’edera contornate da piccole volute (a destra nell’immagine).

Bracciale n.19

Il bracciale n. 19 (diametro 6.5x 7 cm) è uno dei pezzi più significativi del tesoro di Hoxne, in quanto iscritto con il nome di quella che doveva esserne stata la proprietaria. La banda larga 1.2 cm è, infatti, lavorata a traforo con una decorazione floreale che risparmia l’iscrizione “VTERE FELIX DOMINA IVLIANE” ed è profilata da due fili in oro, incisi al centro da un linea lungo tutta la loro circonferenza.

Il bracciale presenta solo piccole tracce di usura.

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