L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
S C I E N Z A E C O N O M I C A F I N A N Z A , C O M M E R C I O , B A N C H I , F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I
Anno
XLIII - Yol. XLYII Firenze-Roma, 28 maggio 1916 { 2 ^ r R. 2195Anche nell'anno 1916 l' Economista uscirà con otto pagine in più. Avevamo progettato, per rispondere specialmente alle richieste degli abbonati esteri di portare a 12 l'aumento delle pagine, ma l'essere il Direttore del periodico, mobilitato non ha consentito per ora di affrontare un maggior lavoro, cui occorre accudire con speciale diligenza. Rimandiamo perciò a guerra finita questo nuovo vantaggio che intendia-mo offrire ai nostri lettori.
Il prezzo di abbonamento è di !.. so annue anticipate, per l'Italia e Colonie. Per l'Estero (unione postale) !.. «5. Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. [Jn fasci-colo separato !.. a.
SOMMARIO: PARTE ECONOMICA.
Qualche considerazione sul cambio.
Il commercio estero della Romania e la Quadruplice Intesa. Il Sindacato Pugliese d'assicurazione per gli infortuni, E. Z. Il problema della, mano d'opera per le industrie tedesche dopo la guerra. L'unti « dumping ». NOTE ECONOMICHE E - F I N A N Z I A R I E . Le i m p o r t a z i o n i dei g e n e r i di l u s s o — S t a t i s t i c a s o m m a r i a delle c a u s e d e l l e m o r t i a v v e n u t e nel R e g n o n e l l ' a n n o 1914 — L ' I t a l i a e la s c a r s i t à delle p i a n t e m e d i c i n a l i — B a n c a c o m m e r -c i a l e : R e l a z i o n e del C o n s i g l i o d ' a m m i n i s t r a z i o n e . E F F E T T I ECONOMICI D E L L A G U E R R A . 1 lauti p r o f i t t i delle C o m p a g n i e di n a v i g a z i o n e s t r a n i e r e — Brezzi dei g e n e r i di c o n s u m o a l l ' e s t e r o — L a v i t a e c o n o m i c a negli I m p e r i c e n t r a l i — Il p r e z z o dei v i v e r i a B e r l i n o nel m a r z o 1913 e nel m a r z o 1916. FINANZE DI STATO. Le n u o v e i m p o s t e in F r a n c i a - I d e p o s i t i d ' o r o a l l a B a n c a di t r a n c i a — Il c a m b i o e l a p r o d u z i o n e d e l l ' o r o — Le B a n c h e di N o r v e g i a . •L PENSIERO D E G L I A L T R I .
I trattati di commercio, Gino Giielazzi — La questione dei Foi ^ L a b i a t i — Requisizioni e vendita dei prodotti agricoli, A. LEGISLAZIONE DI G U E R R A .
. N u o v e n o r m e di e m i s s i o n e dei b u o n i del T e s o r o — L a d e t e r -m i n a z i o n e del c a -m b i o p e r i p a g a -m e n t i dei dàzi di i -m p o r t a z i o n e — L a s s i c u r a z i o n e dei m i l i t a r i addetti a s t a b i l i m e n t i i n d u s t r i a l i — E l e v a z i o n e del l i m i t e m a s s i m o d e l l ' a m m o n t a r e dei b i g l i e t t i di s t a t o di s o m m a n o n e c c e d e n t e 100 m i l i o n i — L a r i d u z i o n e del prezzo del s a l e p e r l ' i n d u s t r i a s a p o n i e r a . NOTIZIE - COMUNICATI - I N F O R M A Z I O N I . La r i s i c u i t u r a in I t a l i a — Il c o m m e r c i o m a r i t t i m o . d e l l ' I r l a n d a L ? 'e" ° v i e c o n c e s s e a l l ' i n d u s t r i a p r i v a t a ' — L a m a r i n a m e r -t»/i i, a a n e s e — L o s p o p o l a m e n t o d e l l e g r a n d i c i t t à a u s t r o
reaesche — M o v i m e n t o dei c a r b o n i fossili nei p o r t i i t a l i a n i nel q u a -driennio 1 9 1 2 - 1 5 — L a s u p e r f i c i e s e m i n a t a a g r a n o in F r a n c i a — l t a l i a n a P e r le S t r a d e F e r r a t e I t a l i a n e — M e t a l l u r g i a del ^ s u a s e l l a R u s s i a nel 1915 — L a p r o d u z i o n e m i n e r a r i a degli U r a l i . I t nfz t i.0 n® . d e g l i I s t i t u t i S i C r e d i t o i n o l i l l i a r c , S i t u a z i o n e d e g l i .. i- I, e n l i ss i o n e i t a l i a n i , S i t u a z i o n e d e g l i I s t i t u t i N a z i o -,i«i \> e r i> C i r c o l a z i o n e di S t a t o n e l R e g n o U u i t o , S i t u a z i o n e ti r 0 i t a l l a i l« , T a s s o d e l l o s c o n t o u f f i c i a l e , D e b i t o P u b b l i c o i t a l i a n o , R i s c o s s i o n i d o g a n a l i , R i s c o s s i o n e d e i t r i b u t i n e l l ' e s e r -tari V 5' € o min e r e in c o i p r i n c i p a l i S t a t i n e l 11)15. E s p o r -azioni ed i m p o r t a z i o n i r i u n i t e , I m p o r t a z i o n e ( p e r c a t e g o r i e Per m e s i ) , E s p o r t a z i o n e ( p e r c a t e g o r i e e p e r m e s i ) . P r° i t a l } f e r r o v ì e d e l l o S t a t o , q u o t a z i o n i di v a l o r i di S t a t o I o . J 1 z e c o m p e n s a z i o n e , I t o r s a di P a r i g i , l ì n r s a di l ' a r g e n t o [ ,"r » p n g i m e n t i d e i d a z i d o g a n a l i , P r e z z i d e l -Cnmbi in i ta,i a j C a m W au >E s t e r o M e d i a u f f i c i a l e dei c a m b i a c é L r , .1 d e l l ' a r t . 3 9 d e l C o d . c o m m . , C o r s o m e d i o d e i c a m b i C » » ? ? " ^ 1 , 1 H o m i , R i v i s t a d e i c a m b i di L o n d r a . R i v i s t a dei c a m b i d i P a r i g i . ' " d i c i e c o n o m i c i i t a l i a n i . *al e r i I n d u s t r i a l i . C r« d i t o dei p r i n c i p a l i S t a t i . Numeri i n d i c i a n n u a l i d i v a r i e nazioni.. P a">l)licazioni r i c e v u t e .
P A R T E ECONOMICA
Qualche considerazione sul cambio
T r a i perturbamenti causati dalla guerra vanno notate le vicende agitate dei cambi in rapporto alla situazione economica e finanziaria dei paesi belli-geranti e neutri. Ci siamo più volte occupati del fe-nomeno assai complesso ed abbiamo esaminati i fattori che presso di noi hanno contribuito e con-tribuiscono ad alterarlo; ritorniamo oggi breve-mente sulla questione per cercare di coiieggere 1 affermazione troppo recisa di colori che vedono nel cambio l'unico riflesso della fiducia e del credito di cui lo Stato gode all'estero o se ne servono come aigomento decisivo per giudicare della situazione finanziaria di un dato paese.O d avviene specialmente nei riguardi dei paesi nemici. Se il c a m b i " su Berlino è fortemente de-prezzato ciò significa, si dice, che i paesi -neutri vanno diminuendo la loro fiducia verso la Germa-nia e temono di farle credito. Se non vi è alcun dubbio sull'indebolimento economico e finanziario dell' impero tedesco, le cui conseguenze saranno risentite quando verrà l'ora di liquidare il bilancio passivo del conflitto, è pericoloso però servirsi di un arma che potrebbe ritorcersi contro coloro stessi che se ne servono.
Il cambio di un paese in rapporto ad un altro dipende non soltanto dalla bilancia commerciale dei due paesi ma dalla loro bilancia dei conti : ri-j flette, cioè, la situazione di equilibrio o di
squili-brio dell'insieme dei pagamenti c h e ' s i debbono •effettuare in un dato momento.
U n a nazione, infatti, non è esclusivamente cre-ditrice di un'altra nazione per le merci che le for-nisce, ma ancora per i capitali che le procura. In tempi ordinari, quando il deprezzamento del cam-bio supera un certo massimo, il cosidetto punto dell'oro, vi ha interesse per il paese debitore ad esportare una parte delle sue riserve auree per sod-disfare le sue obbligazioni piuttosto che comprare a qualunque costo divise estere; in tempo di guer-ra, invece, l'interesse di conservare il più che sia possibile le riserve metalliche ec' anzi di accrescerle, in modo da consolidare la situazione delle banche di emissione, fa nascere la necessità di provvedere con rimedi di altro genere, e cioè o facendosi aprire un credito ali estero o mediante l'emissione di un prestito o limitando le importazioni e favorendo invece le esportazioni.
Un paese che e costretto a tollerare un deprez-zamento esagerato del corso del cambio sull'estero, è un paese che si trova nella impossibilità assoluta di servirsi dei rimedi accennati; ma allora non bi-sognerà limitarsi a studiare la finanza di quel paese in rapporto al solo fenomeno del cambio, bensì bi-sognerà considerarla in rapporto a tutti gli altri elementi che determinano la sua critica situazione.
impossibilità di fornirsi all'estero dei mezzi neces-sari per migliorare lo stato del cambio, e cioè o di un'apertura di credito o di un prestito : impossibilità che le deriva dal blocco marittimo attuato dalla marina inglese. Del resto noi sappiamo che anche gli Stati che non si trovano di fronte a tali difficoltà materiali non hanno avuto risultati notevoli dall'at-tuazione di alcuni di detti rimedi, come ha recen-temente dimostrato l'esito del prestito anglo-fran-cese agli Stati Uniti. L e deboli capacità finanziarie dei paesi neutri; le abitudini del mercato americano ed in genere della clientela capitalista degli Stati Uniti; il fatto che la guerra ha provocato nei paesi che non vi han preso parte un rapido sviluppo del-l'attività commerciale ed industriale, per cui i capi-tali più che sottoscriversi in titoli di Stato preferi-scono investirsi in impieghi più produttivi, son le principali cause che contribuiscono allo scarso suc-cesso degli espedienti coi quali si cerca di appor-tare un miglioramento nei cambi. E diremo perciò che sia diminuita la fiducia nella potenza finan-ziaria inglese o francese? e che lo stato poco favo-revole dei cambi sia indizio di una critica condizio-ne finanziaria di Stati come l'Inghilterra o la Fran-cia? mentre chiameremo sana la circolazione della Spagna che ha il cambio piiì favorevole fra tutti i paesi europei?
Vi sono quelli che hanno particolarmente insi-stito sui rapporti fra il cambio ed una eccessiva quantità di carta moneta, e senza alcun dubbio una sana circolazione è fra i principali fattori che esercitino un'azione moderatrice sul cambio; altri si sono fermati all'esame della bilancia commer-ciale sfavorevole da cui deriva l'inasprimento del cambio, e senza dubbio abbastanza risentito deve essere lo squilibrio che deriva ai pagamenti per la mancanza di un così importante elemento compen-satore .
Ma si dimentica l'influenza del fattore psicologico non trascurabile sempre, m a talvolta predominante in quanto le impressioni che suscitano gli avveni-menti politici o militari servono a formare troppo spesso il giudizio circa la situazione di uno degli Stati belligeranti. E d ancora : il cambio che in tem-pi normali obbedisce alla legge' della domanda e dell'offerta, diviene nei tempi anormali una merce di speculazione, soggetta agli accaparramenti ed alle offerte precipitose. • Sicché se l'altezza delle divise internazionali è un fenomeno dannoso cui devono rivolgersi le part -colari cure del paese interessato, non deve per al-tro trarsene alcuna conclusione al-troppo arrischiata o assoluta non solo come sintomo di sfiducia estera, ma ancora come indizio di peggioramento econo-mico o finanziario.
E ciò s'intende non solo per gli Stati dell'Intesa, ma anche per quelli nemici.
In quanto alla Germania, per esempio, vi sono al-tre ragioni per convincerci della instabilità di tutto il suo edificio finanziario. Basta considerare il mec-canismo dei suoi prestiti e paragonare i metodi ar-tificiali adoperati con quelli chiari, sinceri ed onesti sopratutto, attuati nei prestiti delle nazioni alleate.
Il commercio estero della Romania e la Quadruplice Intesa
Poiché si è alquanto perplessi di fronte all'atteggia-mento politico della Romania è utile chiarire un po' le idee dando qualche notizia intorno al suo stato economico ed al movimento commerciale come in parte, eguali considerazioni sulla Bulgaria, hanno spiegato per quel paese il suo atteggiamento per molti inatteso ed inesplicabile.
L a Romania era in dirette comunicazioni per via di terra cogli Imperi centrali coi quali oggi ancora ha conservato pienamente libere le vie di comunicazione, -mentre, almeno con tre delle Potenze della
Quadru-plice, le sue relazioni commerciali erano quasi
esclu-sivamente per vie marittime ora interamente soppres-se per la chiusura dei Dardanelli e l'entrata in guerra della Bulgaria. Per questo si può ritenere che la Ro-mania sia uno dei paesi neutrali che furono mag-giormente vittime innocenti della guerra europea: poiché essa si vide chiuso lo sbocco della sua prin-cipale ricchezza — la produzione granaria — e si vide privata del rifornimento della forza mo.rice per le sue nuove e promettenti industrie.
D'altra parte essa non produce ferro ed acciaio, e non . ha carbone; e non può riceverne che dagli Im-peri centrali i quali,-erano e sono i suoi principali fornitori (prima solo- del ferro, ora anche del car-bone). E senza ferro, acciaio e carbone non si fa la guèrra.
Il totale commercio estero- delia Romania, nota il Bissoli nell'« Esplorazione Commerciale», supera di poco il miliardo all'anno, con prevalenza delle espor-tazioni sulle imporespor-tazioni.
I paesi balcanici si rassomigliano un po' tutti gli uni agli altri nella loro economia interna sotto l'a-spetto- generale e salve le proporzioni e le specie di prodotti. Sono esportatori di prodotti agricoli e im-portatori di prodotti industriali.
L'esportazione della Romania è infatti per 8/10 co-stituita da prodotti alimentari (560 su 700 milioni di lire) quasi tutto frumento, granoturco e orzo. Esporta anche segala, avena, farina, fagioli, buoi e uova. Negli altri articoli hanno il primo posto i petroli greggi e raffinati e la benzina e poi il legname; poca lana e poche pelli.
I prodotti metallici, quelli tessili (di cotone, lana ^ seta) e quelli di pelli formano i 3/4 della totale importazione- romena.
Visto così l'assieme scendiamo a qualche partico-lare più minimo del movimento commerciale per mettere in evidenza le relazioni coi due gruppi di belligeranti.
L'importazione si è aggirata negli ultimi anni sui 600 milioni di franchi e di questi erano importazioni:
I. — Dagli Imperi Centrali:
dall'Austria. . . . per 110 milioni » Germania . . . » 200 » » Turchia . . . » 14 » » Bulgaria . . . » 2 » » (Belgio) . » 30 » Totale 386 - 64 % II. — Dalla Quadruplice:
Dalia Russia . . per 15 milioni » Inghilterra » 90 » » Francia » 40 »
» Italia . . . » 30 »
» (Serbia) . . » — i/( »
Totale 175 = 30 %
L'esportazione raggiunse i 700'milioni di franchi, di cui verso
I. — Gli Imperi Centrali: Austria Germania . . . . Turchia Bulgaria . . . . (Belgio) . . . . 65 milioni 35 » 21 » 6 » 265 » Totale 392 = 56 »/„ II. — La Quadruplice : Russia . Inghilterra „ Francia. Italia (Serbia). 7 milioni 60 » 50 » 50 » — >U » Totale 167 = 24 'lo Egitto 15; Gibilterra 37; Paesi Massi 80 milioni. Nei complesso quindi del commercio estero, gli Im-peri Centrali (compreso il Belgio che rappresentava
da solo il 22 o j entravano per il 60 o/n ed 1 paesi
delta Quadruplice soltanto per il 27 %.
di terreno di ben. .4 milioni d,i ettari con un rendi-mento annuo di più di 100 milioni di ettolitri.
Normalmente si esporta da un milione ad un mi-lione e mezzo di tonnellate di frumento; del grantur-co a segrantur-conda delle annate da mezzo milione ad un milione e mezzo; dell'orzo da 300 a 500 mila tonnel-late; dell'avena da 50 a 200 mila. Della esportazione di granaglie, nei tre anni 1911-12-13 solo una por-zione piccolissima andò in Austria; tutto il resto in grandissima prevalenza al Bèlgio (800 mila tonnellate ad es. su 1 milione e mezzo) e poi all'Olanda, alla Francia, all'Italia, all'Inghilterra e suoi possessi me-diterranei (Gibilterra). Dal Belgio poi il frumento veniva rispedito all'Inghilterra ed all'Hiterno della Germania.
In Romania ebbe uno sviluppo rapido negli ultimi cinque o sei anni l'industria molitoria. A Galatz, a Braila, la produzione dei molini supera infatti già le mille tonnellate al giorno. Vi sono due categorie di mulini: quelli che macinano grano di Muntenian che dà le farine più a buon mercato e quelli che macinano il grano duro rosso di Moldavia, che dà le farine più Ani capaci di far ottima, concorrenza alle più apprezzate farine ungheresi tanto che si sperava prima del 1914 che istituendo delle speciali linee di navigazione coi paesi occidentali si sarebbe svilup-pato un notevole commercio. Nel 1913 si esportava già per 130.000 tonnellate in Oriente, Turchia ed Egitto. L'industria del petrolio era in piena fioritura prima della guerra ed aveva raggiunto nel 1913 la. produ-zione di due milioni di tonnellate. Con ciò la Ro-mania era divenuta una delle principali produttrici di petrolio dopo gli Stati Uniti, la Russia ed il Mes-sico. In quell'anno si era pure raggiunta la massima esportazione di» più che un milione di tonnellate eli petrolio greggio e prodotti ricavati dal petrolio. Prin-cipali acquirenti erano l'Inghilterra, la Francia, la Germania e l'Egitto; Gei-mania e Francia specialmen-te di benzina. Un specialmen-terzo dei residui del petrolio li com-perava l'Inghilterra e un sesto l'Italia. Nelle imprese petrolifere la maggior parte del. capitale si è cal-colato che sia tedesco, stimato circa il 37 %; quello inglese rappresenterebbe il 30 %
quello francese appena il 6 o/.
l'Inghilterra. Delle automobili, principali fornitrici erano la Francia e l'Italia.
Nei prodotti tessili si aveva quest'altra distribu-zione. I filati di cotone, greggi li importava sopra-tutto l'Inghilterra, quelli sbiancati l'Italia e l'Au-stria, quelli colorati la Germania e l'Austria. I tes-suti di cotone colorati o stampati in due o più co-lori con 41/70 fili per cmq. li importava sopratutto l'Inghilterra; quelli con 35/55 fili per cmq. special-mente l'Austria Ungheria e l'Italia quelli pesanti da 100 a 180 grammi per cmq. e con meno di 40 fili per cmq. l'Italia e l'Inghilterra. Gli imperi centrali lavo-ravano insomma nell'articolo più pesante e ordi-nario. '
Ned tessuti di lana il primato l'aveva la Germania con l'Austria per i tessuti pesanti meno di 200 gram-mi per cmq., da 200 a 400 gramgram-mi e da 400 a 600; mentre per quelli da 600 a 800 l'Inghilterra eguaglia-va l'importazione dell'Austria.
Di tessuti di seta l'importazione era minima e pro-veniva tutta dalla ' Svizzera .e dalla Francia.
Categoria principale all'importazione, per il quan-titativo, era il carbone proveniente per 3/4 dall'In-ghilterra e per 1/4 dalla Germania, Austria e Tur-chia. La Turchia forniva l'olio d'oliva, l'India il riso, l'Austria il caffè, la Germania il thè, ed Austria e Germania le pelli crude.
t o m e per la Bulgaria anche qui si vede che le re-lazioni commerciali con la vicina Russia sono tra-scurabili; infatti si tratta di paesi che, ,a parte le proporzioni, si trovano nelle identiche,condizioni e-conomiche, vale ,a dire sono specialmente agricoltori e perciò esportatori degli stessi prodotti agicoli ed importatori di prodotti industriali di^ui tutti e due mancano. Per giunta, data la loro posizione geogra-fica non vi sono quasi affatto relazioni di transito, eccetto ora per la eccezionale situazione creata, dalla guerra.
Si aggiunga che di tutte le. importazioni dalla Fran-cia, dall'Italia, e dall'Inghilterra, solo pochissime l'olandese il 12 % ; J ora sono sopravvissute, che i soli possibili
compra-tori sono attualmente gli Imperi centrali e si vedrà Come terzo principale prodotto dell'esportazione a quale dilemma angoscioso si trova di fronte la figura il legname segato per 250 mila tonellate, di-1 Romania. Quasi tutti i materiali occorrenti per fare retto per tre quarti in blanda, Egitto, Turchia, Italia, j la guerra, che per la deficienza della industria
inter-All'importazione a. seconda della categoria dei pro-dotti aveva il primato l'uno o l'altro gruppo. La con-correnza straniera in Romania era piuttosto ani-mata, partecipandovi le maggiori potenze industriali del mondo: Inghilterra, Germania, Francia, Stati U-niti, Austria,, Italia, Belgio.
Italia e Austria per la loro più favorevole posizione geografica, andavano acquistando sempre terreno e così pure il Belgio ed anche gli Stati Uniti che negli ultimi anni si erano messi .a frequentare con mag-gior assiduità il mercato romeno. Per i prodotti ca-paci di sopportare il trasporto rapido- in ferrovia, l'Inghilterra andava gradualmente perdendo di fron-te ai suoi rivali continentali, Germania e Austria, per i prodotti tessili e le macchine, ma pei- gli articoli di molto volume e peso, come ferro, carbone e pro-dotti chimici che preferiscono il trasporto acqueo, l'Inghilterra manteneva entro certi limiti ben salda la sua posizione. Non «influiva però soltanto questo fattore, essendoci fra gli altri da tener presente quel-lo della relativa specializzazione di ogni paese.
Così nei prodotti metallici, i tubi di ferro li im-portava la Germania, (specialmente con le estremità . a vite); le lamiere di ferro invece le importava l'In- j ghilterra (specialmente lamiere stagnate o galvaniz-zate con uno spessore inferiore a 1/5 di millimetro), mentre le altre con spessore superiore ai 2 millimetri Provenivano dall'Austria. Le sbarre di 'ferro (rotonde 0 rettangolari) erano importate dalla Germania, dal-1 Austria ed in piccoli quantitativi dal Belgio e così Pure i fili ai fe r r o ,ed i flii elettrici. Tre quarti delle
roacchine venivano dalla Germania e dall'Austria; le rotaie sopratutto dall'Austria; il ferro a T, V, o Z
ei"r> fornito pure dalla Germania e dall'Austria.
Belle macchine agricole, gli Stati Uniti vende-vano le mietitrici; la Germania, l'Austria, l'Inghil-terra le trebbiatrici;, la Germania e l'Austria le ara-trici e le macchine a vapore ed a olio pesante. Di
na si debbono provvedere all'estero, non possono* es-sere. forniti che dai. "paesi ad immediato contatto con la Romania ai quali essa deve pur cedere le sue gran aglie ied i suoi petroli in pagamento. Non faccia quindi meraviglia se la Romania rifornisce ed ha sempre largamente rifornito di prodotti alimentari gli Imperi centrali, i quali nei tre milioni di tonnel-late di granaglie disponibili, hanno certamente tro-vato il mezzo per resistere più a lungo.
Far previsioni — conclude il Bissoli — è quasi im-possibile, perchè non è soltanto il fattore economico che decide molte volte dell'azione bellica di un paese. Bisogna, considerare però che per attendersi un inter-vento a noi favorevole della Romania conviene prima non soltanto preoccuparsi delle migliaia di vagoni di grano che essa vende .ai nostri nemici, ma vedere se abbiamo provveduto o se siamo in grado di prov-vedere a tutte le necessità guerresche, per quanto ha riguardo ai prodotti metallici, tessili e minerali, di cui la Romania ha estremo, bisogno e quel che più | conta è in grado di ottenere facilmente dagli Imperi
centrali.
11 Sindacato Pugliese d'assicurazione per gli infortuni
La vigente legge 31 gennaio 1904 per gli infortuni degli operai sul lavoro (testo unico), pur indicando alcune categorie di operai che. devono, essere assicu-rati presso la Cassa Nazionale d'assicurazione, al-l'uopo istituita fino dal 1883, permette che. ad altre numerosissime categorie provvedano invece o le So-cietà private d'assicurazione autorizzate ad operare nel Regno, o anche gli industriali consociati fra loro in Sindacato, d'assicurazione mutua.
sopprime tutti gli inconvenienti inerenti alla buro-crazia degli Istituti assicuratori. Con esso scompaio- | no le difficoltà delie liquidazioni degli infortuni, che ! durano talvolta lunghi mesi e nei casi gravi anche i anni. Inoltre può oggi profittare dell'esperienza ah I t-rui, di quella cioè della Cassa Nazionale, che da I principio ne era, priva ed ha. dovuto acquistarla da I sè. Epperò gli industriali così consociati, se il loro sodalizio ha impianto abbastanza largo ed è ammi-nistrato bene, riescono a stabilire per l'assicurazione dei loro operai tariffe più miti che assicurandoli al-trove. In Italia viene citato come modello del genere il Sindacato Subalpino di Torino, il quale, dopo un-dici anni dì esercizio, non soltanto ha potuto costi-tuirsi una riserva di L. 500 mila, ma ha raggiunto il bassissimo costo d'assicurazione di lire otto per operaio, mentre quello della Cassa Nazionale è ih media tra 20 e 22 lire.
Alquante altre associazioni dello stesso genere so» no sorte qua. e là ne,l- nostro paese. Di una vogliamo qui dare no.tizie un po' particolareggiate: del « Sdacato Pugliese dì assicurazione mutua per gli in-fortuni degli operai sul lavoro ». Invero esso- merita di .attirare l'attenzione del pubblico, .per il sorpren-dente sviluppo, non disgiunto da grande solidità, che è riuscito a conseguire in pochissimi anni.
Il Sindacato Pugliese si costituì, con sede in Bari, nel giugno- del 1912, ma non- potè, .a, causa del ne-cessario lavoro d'impianto, cominciare le sue opera-zioni che i i 5 settembre dello stesso, anno. I restanti quattro mesi e il successivo 1913 vennero a formare un solo esercizio-, che fu il primo. Adesso è in corso il quarto, e di tre, cioè fino a. tutto il 31. dicembre 1915, si possono valutare i risultati, q'uali emergono dalle lìmpide Relazioni presentate nel marzo d'ogni anno all'Assemblea generale ordinaria dei. soci. Le cifre- d'una tabella che fa parte della più recente di coteste Relazioni provano, meglio di quaisasi lungo discorso, la rapidità dei passi fatti in un triennio dall'Istituto.
Al momento- della sua costituzione i.soci erano sol-tanto- 51. Alla fine del primo eisèrcizio erano già" sa-liti a 1748, mentre i certificati d'iscrizione raggiunge-vano il numero d 2146. Qui è il caso di rilevare che ogni socio riceve un certificato d'iscrizione al Sinda-cato, dove, oltre il nome, la data, ecc., risulta il nu-mero di operai da -assicurare, occupati nell'impresa ch'egli esercita; e che a norma dello Statuto sociale, quando il socio eserciti industrie dii natura diversa, deve per ciascuna di esse ottenere un distinto, certi-ficato d'iscrizione-. Nel 1914 il numero dei soci salì a 4953 e quello de-i certificati a 5661. Nel 1915 ulteriore progresso: soci 6631, certificati 7808. Va da sè che tutto presenta- un analogo incremento. Nelle tre an-nate di cui si parla, il numero medio degli operai assicurati da 29.138 passa prima a 92.902 e poi a 123.475; e- le mercedi assicurate, da poco- meno di L. 28 milioni passano (trascuriamo le frazioni)) a mi-lioni 83 e poi a mimi-lioni 113. Ed i contributi dei soci
(sempre in cifra tonda) da L. 365 mila a L. 875 mila e poi a L. 1.226.000.
Aumentarono, nè'poteva e-ssere diversamente, an-che gli infortuni, co-sì quelli denunciati come quelli liquidati e indennizzati (un piccolo numero ne resta sempre in pendenza a ogni fin d'anno) e in modo analogo le somme paga-te per indennità. Qui trascri-viamo- addirittura parte della tabella.
Infortuni denunciati N.° » liquidati e pagati » 1912-13 1846 1557 1914 4875 4005 1915 5401 4297 Indennità versate L. 138/771.20 209,= 95.16 363,734.95
Alla quale tabella fanno subito seguito due sempli-ci ma importanti dati di fatto. Uno è che mentre nel secondo anno sociale gli infortuni denunciati in quello precedente furono liquidati, pagando le rela-tive indennità, in ragione del 92 per cento, nel terzo anno ne fu liquidato e pagato il 92.42 per cento. Qui pure v'è dunque un progresso, e dipende da quei pro-positi di correttezza e da quelle- abitudini di corren-tezza, che il Sindacato si è imposte e per le quali gli piace segnalarsi. Esso infatti rifugge, dalle liti e re-stringe al minimo inevitabile le spese degli avvocati e procuratori, ed il suo Ufficio contenzioso ogni volta che può si adopera come amichevole compositore.
Così fino al 15 marzo 1915 su 95 controversie non meno di 69 ne vennero bonariamente transatte.
Il secondo fatto è che su ogni 100 operai .assicurati la media degli infortunati è scesa dal 5 al 4.37. Que-sto favorevole risultato non è casuale. I soci sono te-nuti a osservare le disposizioni di sicurezza pre-scritte dalle- vigenti leggi e dai regolamenti governa-tivi per prevenire più che- sia possibile gli infortuni. Molti, non però tutti, vi si prestano largamente e spontaneamente. In realtà, vi hanno interesse giacché una provvida disposizione dello Statuto sta-bilisce- che, se attuano provvedimenti atti a diminui-re il rischio, possono chiedediminui-re -e ottenediminui-re una dimi-nuzionei.del loro contributo. In ogni modo il Sinda-cato. è vigile- e»airoccorrenza ve- li costringe. All'uopo i suoi Ispettori hanno sempre diritto d'entrare", nelle officine, stabilimenti, cave, cantieri e altri luoghi di lavoro, e di visitarne tutti i locali. Esso pertanto si dichiara fiducioso che- negli anni venturi gli infor-tuni scemeranno ancora, come numero -e come- gra-vità.
A proposito di che, occorre rammentare che la gra-vità molte volte si rivela fino- dal primo momento, ma molte altre- sopraggiunge, quando- nel primo mo-mento sia mancata ogni opportuna cura, o questa sia stata insufficiente. L a legge italiana, diversamen-te da quelle d'altri paesi, non contiene alcuna dispo-sizione per la, cura degli operai infortunati; sicché essi, ove nessuno provveda, il più delle volte sono messi nella condizione di trascurarla, perchè man-canti di mezzi per effetto, della riduzione del salario. Il Sindacato, da parte sua, ha colmato la lacuna con un'opera veramente civile e umanitaria, istituendo cioè, n-ei centri più popolosi di operai assicurati, al» trottanti ambulatori, nei quali gli infortunati rice-vono gratuilamento la cura fino alla completa gua-rigione delle lesioni. E nei casi gravi, la cura am-bulatoria non essendo sufficiente, li ricovera, sempre a propri© spese, in case- di salute© ospedali, coi quali ha stipulate apposite convenzioni.
Tutto quanto precede spiega, come il Sindacato Pu-gliese- sia molto stimato, sii sia reso popolare, esten-da ogni giorno il proprio lavoro. Il presente suo es-sere, che è poi un continuo e sempre maggior dive-nire, onora davvero i suoi amministratori, e partico- ì la,rmente il suo direttore, cav. Arturo Ancona, che è uno- specialista nella materia,. Per non trascrivere altri numeri in questo articolo che già ne abbondà, ci asteniamo dall',indicare quelli relativi a speciali ri-serve, formate con larghezza pei casi possibili, ben-ché improbabili, di maggiori spese o danni; dal che emergerebbe con quale spirito di prudenza venga condotta la gestione dell'azienda.
Diremo piuttosto, per terminare, che il Sindacato Pugliese- opera con prevalenza ih Puglia e nelle Pro-vincie'limitrofe-, ma inoltre nell'alta e media Italia, dove ha pure numerose agenzie e sub-agenzie. A Bergamo, a Bologna, a Parma, a Ferrara, molti im-portanti industriali sono fra .i suoi consociati. A Ber-gamo, dove si lavorava per formare un analogo Sin-dacato, essendo sorte alquante difficoltà, i promotori convocarono in adunanza gli aderenti, e d'accordo fu deciso di rinunzi,arvi e di aderire in massa al Sin-dacato -Pugliese. « li quale — dice la. deliberazione — per i principii di mutualità a cui si ispira, per i criteri amministrativi che lo governano, e per le- se-rie garanzie che presenta, merita intera fiducia ».
E. Z.
Il problema della mano d'opera per le Industrie chimiche tedesche
dopo la g u e r r a
Fin dall'inizio delle ostilità non sono mancate sulle più importanti riviste tecniche , e commerciali della Germania discussioni e proposte circa l'impor-tante questione, interessante, anche per gli aro-moootromnnl 1 «LA — . • ... .1 • '^18,1 tutti della
Annoi ocyoaiiuc, tini ne
mae,stranienti che a noi possono derivare, (filanto scrive il dott. ing. D. T'helen (1), allarmato più di
grande deficienza di operai che .prevede a guerra finita.
La statistica del 1907 circa le fabbriche che occu-pano più di 100 lavoratori dimostra che
stria chimica tedesca si tratta di un vero esercito di questi, così che, se non si riesce a tappare i bu-chi per le perdite subite, l'avvenire della Germania è seriamente compromesso. Infatti:
Numero Media
Genere d'industria delle Operai per aziende impiegati azienda Grande industria chimica 104 31.858 306 Fabbriche di colori. . . 43 18.853 439
Zuccherifici 71 21.522 266
Officine del gas . . . . 76 20.375 269 Fabbriche di sapone e
can-dele 20 3.821 191
Concerie 71 15.855 223
Prodotti della ceramica, ecc. 554 130.993 236 Occorre' dunque già fin d'oya pensare a far ren-dere di più il personale, sopratutto migliorando ancora l'organizzazione del lavoro e sempre preoc-cupandosi del modo di sostituire un lavoratore e così risparmiare la mano d'opera sotto qualunque effetto si presenti.
Un primo obiettivo- deve essere quello di sosti-tuire, dove appena è possibile, la macchina al la-voro umano.
Il fabbricante di prodotti chimici deve pure per-suadersi che la forza muscolare è molto più costosa della meccanica e deve ricorrere di più al compe-tente per effettuarne la sostituzione.
E' necessario ancora orientarsi sul concetto ame-ricano della grande produzione, secondo il quale i colossali impianti rappresentano il miglior modo di economizzare mano d'opera.. Basti ricordare i gi-ganteschi forni di arrostimento di un Wedge e He-geler, le dimensioni fantastiche dei filtri a pressione di Kelly e gli evaporatori ad aito rendimento di Swenson.
Un secondo punto per risparmiare il lavoro del-luomo, è quello di allargare l'impiego delle donne e degli operài minorenni. La statistica dei 1907 dà la seguente partecipazione delle donne e dei mino-renni alla maestranza operaia:
P e r c e n t o P e r c e n t o di d o n n e di o p e r a i
nella s o t t o m a e s t r a n z a i 1S a n n i G e n e r e d ' i n d u s t r i a
Grande industria chimica. . . . Fabbriche di colori di anilina . . » di derivati dal catrame Zuccherifici
Officine del gas
Fabbriche di saponi e candele . . * di birra
Industria dei combustibili. . . . Concerie
Prodotti chimici diversi . : . . Esplosivi . . . . 4.7 2.6 2.9 11.3 . 0.7 31.2 4.0 5.8 5.6 29.7 33.0 2.6 3.2 3.8 2.5 0.4 7.8 2.5 2.6 4.2 7.5 2.8 liei r, 1- l s t l c a r i s u l ta Che nei generi di lavori,
dotti -i S1 n ch i e d e un impacchettamento dei
pro-« pro-« t il iraniero delle lavoranti è ragguardevole, men-t i men-t e g l i almen-tri è men-trascurabile.
zure r i a l a domanda se non sia possibile
innal-al ri,,,, P er c e n tu a l e della maestranza femminile, ed
chimici * occorre tener presente che nei processi zionp continui occorre una non interrotta atten-rnotj ' C'is a che non può essere data dalla donna a
di uno r d l v l et o del lavoro notturno. L'esigenza
Hmnie , 0 manuale pesante rende impossibile
chimiche0 r i a1 d o n n a i n molte delle nostre aziende
nel snn k i Franz Matare menziona a questo appareccm t r a t t at ° « I mezzi di lavoro: macchine,
quasi e t u t e n s i l i" > c° m e il motivo dell'impiego
risieda r i V 0 l1ì l U ) m i n i "elle industrie chimiche
loro f,,r, carattere tecnici» degli apparecchi e del ri, e 31 0n a m e n t o legato alla psiche dei
lavorato-larsi e d -a nell'attenzione continua per rego-dall'uom • r S 1 : f a c o l t a queste che sono possedute
Lo Se ini ci!'1 Pa d o assai più elevato che dalla donna. degli ziirci, -' 1,1 u n a s u a monografia sull'industria d i vista a i V ' dimostra come in questa dal punto
lato de in f a v o r o femminile trova ostacoli sia dal
cessarla a a m u s c o la r e , che dall'intelligenza
ne-ri manovrare macchine ed apparecchi, ad
applicare i dettagli della fabbricazione, ecc. Ciò si dimostra nella distribuzione del lavoro nel riparto imballaggio dello zucchero, dove il riempimento dei sacchetti finché richiede poca attenzione è affare delle donne, ma quando si tratta di movimenti di grandi quantità di merci, di far agire meccanismi
allora occorre l'uomo. Non parliamo del far funzio-nare pompe, filtri a pressione e tutto quanto serve alla fabbricazione del prodotto.
Quando poi si venga alla possibilità di elevare la percentuale dei giovani operai,' considerando la de-ficienza del loro organismo, la mancanza di senso pratico, non stiamo meglio di quanto, si disse a ri-guardo del lavoro delle donne, data la natura della nostra industria.
Se poi si volge uno sguardo oltre confine, e pre-cisamente verso l'Austria e la Russia, dove vi ha sufficienza di mano d'opera robusta, e per l'agricol-tura e per l'industria, è appena' da pensare che da questi popoli, che si dislocano periodicamente dopo la fine della raccolta ritornando verso l'ovest, si ab-bia a tirare dei lavoratori capaci per l'industria chimica.
Se riuscisse all'industria di assorbire in forte masse queste forze lavoratrici, questo esodo dan-neggerebbe molto l'agricoltura e la questione della mano doperà per i campi si farebbe ancora più seria. D'altra parte a motivo del basso grado di coltura del lavoratore russo, polacco, ó galliziano non si riuscirebbe mai a sostituire l'equivalente mano d'opera tedesca il cui alto rendimento è in rapporto coli'educazione industriale •© tecnica ri-cevuta.
•
Tutto questo considerato non rimane che far ren-dere di più l'operaio, raggiungendo così lo scopo di compire un dato lavoro col minor numero di addetti a questo. Per riuscire innanzi tutto bisogna applicare ì sistemi dell'organizzazione scientifica del lavoro, di-cui uno dei migliori è quello di Taylor Fin qui nell'industria chimica ha dominato il
con-cetto che il razionalizzare il lavoiro nell'industria chimica non era una grande necessità, poiché i pro-cedimenti chimici vanno innanzi senza una spe-cifica cooperazione dell'uomo, ed i casi nei quali questa si richiede sono piuttosto rari. Un tale modo di vedere sulla praticità del sistema Tavlor nell'in-dustria chimica ha. già provocato delle vivaci discus-sioni dopo una interessantissima comunicazione fatta da uno dei più forti .indù,striali chimici One-sto distinto organizzatore ha lasciato intendere come anche nel genere della sua aziènda si poteva aumen-tare il rendimento della mano d'opera.
I macchinisti ed i fuochisti avevano presentato un memoriale per l'introduzione delle otto ore di lavoro. Furono esauditi, ma prima si ordinò in modo più razionale il loro compito: e solamente a questo patto fu possibile, senza aumento di personale
con-tinuare il lavoro di prima.
Per questo riguarda la "scarsa importanza data fin qui nell industria chimica al sistema Taylor bi-sogna anzitutto distinguere l'opera di sorveglianza dell operaio da. quella di Carattere puramente ma-nuale. Mentre la prima solamente nelle sue speciali funzioni è lasciata all'operaio, così che spesso si incontrano le due specie di attività; per la maggior
parte delle industrie chimiche si esige un'attività di carattere, servile.
A questa conclusione venne il dott. F Mutare in seguito a sue diligenti ricerche, ed in una sua pubblicazione « I l lavoro all'apparecchio chimico» così si esprime: « L'apparecchio divide la maestran-za in due parti uguali, della quale la più piccola è dedicata all'andamento degli apparecchi la più
grande nello sbrigo dei lavori o nella" fase'finale » Mentre quanto concerne la sorveglianza, molto può essere ridotto sia per essersi Organizzati
auto-maticamente i controlli e la lori» coscrizione ora-fica, così la centralizzazione dei mezzi per- produrre le reazioni, rimane che il concetto del sistema Taylor per quanto concerne il lavoro manuale può essere sempre adottato in vista del risparmio di mano d'o-pera.
del-l'energia di lavoro corporale. In una acciaieria b!en
nota per la sua buona organizzazione si verme ai seguenti dati in seguito ad uno studio sull'applica-zione del sistema Taylor:
G R U P P I D ' O P E R A I Il t o t a l e l a v o r o g i o r n a l i e r o fu a s s Ito con G R U P P I D ' O P E R A I m o v i m e n t i utili m o v i m e n t i inutili R i p o s o ( c i o è o r e di non a t t i v i t à ) Addetti a l m o v i m e n t o . . . Id. a l l a m o d e l l . , f o n d e r i a , e c c . Id. a i g a s o g e n i Id. a l l a m a c i n a z . dei m a t e r i a l i 18 14 10 8 P e r c e n t o 10 11 13 14 72 75 77 78
Taylor ha trovato che in media il lavoro utile può stare in rapporto al riposo come 1 : 1. Di ciò ne se-gue che i lavori accennati nella sopracitata tabella sono stati condotti a termine, a motivo della ben calcolata loro condotta da 1/3 od-1/4 in meno della applicazione di prima, astrazion fatta dalla au-mentata sorveglianza.
Nella grande officina siderurgica di Bethlehen, Tay-lor riuscì a diminuire il numero dei giornalieri che erano occupati nei lavori del cortile da 500 a 140.
In una fabbrica di saponi da toilette il rendimento del lavoro di due tagliatori che era stata costante per uno stesso tempo per lo spazio di 15 anni, dopo un anno di studio e di fatiche si riuscì a" raddop-piarlo, senza che per questo gli operai abbiano ri-sentito un soprasforzo o dessero segni di stanchezza,
Bisogna ancora pensare che l'aumento della pro-duttività della mano d'opera per quanto poco, pure ha un effetto utile per quanto riguarda il consumo dei materiali, delle macchine, degli utensili e dei mezzi di lavoro qualunque essi sieno: in una parola, i prezzi di costo saranno anche da questo lato su-scettibili di una diminuzione, od alla peggio reste-ranno uguali, ma sempre si avrà la diminuzione della mano d'opera.
Taylor ha trovato, razionalizzando il lavoro, una diminuzione dei prezzi del suo costo, e potè verifi-care nel caso dei lavoranti nel cortile della acciaie-ria sopradetta che il prezzo dei trasporti e dei ca-richi per tonnellata era disceso da M. 0.291 a 0.138. Per quanto la parte che spetta alla mano d'opera
nel prezzo di costo di molti prodotti chimici, sia piut-tosto piccola, tuttavia non vi ha alcuna ragione di
non dare una spinta applicando anche per l'in-dustria chimica i principi di Taylor, nel senso di evitare il più possibile il disperdimento della ener-gia umana.
Ma il più grave ostacolo che si oppone al sistema Taylor applicato all'industria chimica è il genere mutevole del lavoro. Quando si pensi che le migliori delle fabbriche di prodotti chimici hanno un lavoro di questo genere che raggiunge il 70 %, si spiega come queste aziende abbiano dovuto costituirsi delle squadre di operai fissi per le specifiche loro man-sioni.
Ma vi ha qui ancora abbastanza spazio per il la-voro di operai a raggruppamenti di capacità, per sormontare nel senso sopratutto di tali inconve-nienti.
E per l'applicazione del metodo scientifico circa la miglior utilizzazione del lavoro, secondo Taylor, il genere vario di questo non è poi un ostacolo e quindi i' criteri di Taylor potrebbero in gran parte essere applicati, anche perchè il lavoro di sua na-tura mutevole non costituisce un ostacolo insormon-tabile per la loro applicazione.
L'anti-" dumping „
Il ministro francese del commercio on. Clementel, ha recentemente dichiarato a Roma che la Germania fin da ora pensa con il « dumping » di organizzare una formidabile ripresa d'azione economica ».
Sorge così il problema di attuare Vantidumping. Crediamo interessante riassumere in breve quanto a questo proposito leggiamo nel l i volume della Concorrenza del prof. Emanuele Sella, (pagg. 97-99i.
Uno Stato si riserva di attuare Yuhiidumptng nei casi in cui lo crederà necessario. Si addiviene quin-di alla formazione quin-di ùna commissione tecnica che iia' il compito di constatare se e in quale misura vie-ne praticato il dumping.
Collie è noto il dumping consistè nella vendita al-l'estero sotto costo. Ora là constatazione del dum-ping è in termini di prezzo relativamente facile. Non è possibile per lungo tempo occultare i prezzi di vendita; non è neppure agevole occultare gli sconti, i differimenti al pagamento della merce do-po la consegna, e altre facilitazioni. Inoltre e^ faci-lissimo stabilire il coefficiente del prezzo che e im-putabile al costo di trasporto. Dato quindi il prezzo di vendita in Germania, dato il prezzo di ven-dita in Italia è quindi agevole valutare la differenza imputabile al dumping. Se ila Germania vorrà svendere sarà cosi costretta a svendere in pa-tria e fuori. Constatato il dumping, lo Stato attua un dazio proibitivo diretto a colpire lo Stato espor-tatore. Siccome lo scopo principale del dumping e quello di uccidere le industrie rivali all'estero, è chiaro che, attuando Vnnti-dumpìng, esso non po-trebbe essere raggiunto.
Il Sella aggiunge che Vanti-dumping non ha an-cora avuto il suo organamento. Trattasi di un'arma di cui dovrà stabilirsi caso per caso la portata e la-convenienza.
Richiamiamo l'attenzione dei lettori su di questo tema importantissimo per il dopo-guerra.
N O T E E C O N O M I C H E E FINANZIARIE
Le importazioni dei generi di lusso
Uno dei recenti Consìgli dei Ministri ha deliberato di sottoporre alla firma luogotenenziale uno schema di decreto, secondo il quale si proibirà l'importazione nel Regno di merci di lusso o voluttuarie, e dei p i o dotti eccessivamente ingombrànti.
Questo provvedimento è il primo di una serie che noi speriamo verrà al più presto completamente a-dottafa, diretta a restringere- nel maggior modo pos-sibile- i consumi delle merci non assolutamente ne-cessarie. L'Inghilterra ci ha preceduti su questa via fin dgi primi tempi della guerra attuale, essendosi preoccupata di tale problema, ed iniziando quella politica dei consumi, che oggi si comincia ad appli-care in Italia. Una vastissima propaganda — pro-mossa da -enti pubblici e da private associazioni —-si sforza di ridurre i consumi, compre—-si quelli ali-mentari (specialmente carnei). La ragione di questa preoccupazione (Tei dirigenti la polìtica inglese sta nella necessità di ridurre l'eccesso delle importazioni sulle esportazioni; ed è sintomatico che tale neces-sità sia sentita, maggiormente forse che in ogni altro paese, da una nazione che durante la guer-ra ha viste aumentate le proprie esportazioni, spe-cialmente dii materiale bellico.
Le merci che saranno colpite dai prossimi divieti d'importazione non sono assai rilevanti per peso e per dimensioni: ma, com'è naturale, trattandosi di merci di lusso, hanno un prezzo assai elevato, e con-tribuiscono quindi singolarmente, oggi, ad aggrava-re la diffeaggrava-renza fra le esportazioni -e ie importazioni. A quanto -ammonta, precisamente, l'importo del de-bito che, -a causa di queste merci, si accende in Ita-lia verso l'estero? Non è possibile dirlo -esattamente, oggi, poiché non si sanno ancora con precisione quali saranno i prodotti colpiti nel prossimo decreto: si può averne una idea sufficientemente esatta, pe-rò, scorrendo le ultime statistiche doganali, come ha fatto un chiaro scrittore dell' « Idea Nazionale »:
L'importazione dei vini -si presta a grandissime riduzioni; essa si divide in due categorie: dei vini in botti ed in caratelli, ridotta oggi dai 26 mila hi. del 1913 a poco più di 3 mila, per un valore di 91 mila lire; e di quelli in bottiglie, fra i quali primeggiano gli spumanti, ridotti da oltre 2 milioni di lire ad 8W mila lire, valore delle 277 mila bottiglie importate nel 1915.
Una -assai scarsa diminuzione vi è stata nel l J jJ
Passando ad altra categoria di prodotti, vi è da notare l'importazione del caffè, del cacao e del cioc-colato. Questi tre prodotti, assai rilevanti, sono com-plessivamente in aumento all'importazione del 1915, rispetto a quella del 1913: il caffè è salito da 44 mil. a 58 mil.', specialmente provenienti dal Brasile;.' il cacao in grani è salito, enormemente, da meno di 4 mil. ad oltre 10 mil. di lire, provenienti per la"
mag-giore riduzione in riguardo a tali consumi: ben ven-ga, perciò, il prossimo decreto luogotenenziale, con l'applicazione del quale gli italiani saranno obbli-gati a non acquistare che merci strettamente ne-cessarie al loro mantenimenti).
Ma la necessità di costringere i pochi dissipatori recalcitranti.a compiere il proprio dovere, non ci de-ve impedire la lieta constatazione che deriva dalla gior parte dall'Africa Portoghese e dal* Brasile; "il | diminuzione avvenuta durante la guerra nei consu-cioccolato, proveniente dalla Svizzera, è scesa invece, mi delle mfrci che abbiamo esaminato. Tali diminu-da 5.8 mil. a 4.8 mil. Qualcuno si è meravigliato di ! zioni, che sono state diminu-davvero rilevantissime e tali questo enorme aumento di generi classificati fra le j da ridurre fortemente il traffico di lusso, ci dicono merci di lusso; ma-questo è dovuto essenzialmente» ; che il consumatore italiano ha compiuto il proprio , all'enorme uso che i soldati fanno alla fronte di caf- ! dovere, senza alcuna costrizione,'e merita il più vivo
elogio.
Statistica sommaria delle cause delle morti
avrennte nel Kegao nell'anno 1914
Mentre si sta compilando il volume contenente le notizie particolareggiate delle Cause delle morti nel l'armo 1914, crediamo opportuno far conoscere an-ticipatamente la classificazione dei morti in quell'an-no in ciascuna Provincia, per ciascuna Regione e per il complesso dei Regno, secondo quelle cause di decesso che sono fra le più caratteristiche per lo studio delle condizioni sanitarie della popola-zione (1).
L'elenco nosologico delle cause di morte, secondo il quale saranno date le notizie nel volume analiti-co, contiene 168 voci; in questo riassunto sommario ne sono enumerate soltanto 37, le quali, per altro, comprendono 462,715 casi di morte, cioè il 72 per
cento del totale.
Nell'anno 1914 morirono in tutto il Regno 643.355 individui; si ebbero, cioè, 17,94 morti per ogni 1000 abitanti. La mortalità nel nostro Paese è diminuita del 42 per cento dal 1862 ad oggi;, ed infatti, nel 1862 si ebbero 31,06 morti per ogni mille abitanti; nel 1872 se ne ebbero 30,78; 27,56 nel 1882; 26,18 nel 1892; 22,24 nel 1902; 18,15 nel 1912; 18,75 nel 1913 e 17,94 nel 1914, come si è già visto. Tali quozienti dimostra-no all'evidenza quanto- siadimostra-no migliorate, nello spazio di mezzo secolo, le condizioni igienico-sanitarie del nostro Paese.
11 quoziente di mortalità del 1914 segna una ulte-riore diminuzione rispetto a quello del 1913, e tale diminuzione, che, in cifre assolute, è stata di 20,611 morti (643.355 morti nel 1914 contro 663.966 nel 1913), si deve attribuire, in principale modo, alle malattie del tubo intestinale e a quelle infettive. E infatti, la mortalità per. malattie del tubo intestinale discese dal' quoziente di 2264 per ogni milione di abitanti nel 1913 a 2007 nel 1914; quella per morbillo da 292 a 178; per scarlattina da 156 a 101; per ipertosse da 138 a 106; per febbre tifoidea da 225 a 194; per
in-fluenza da 121 a 94; per febbri da malaria e
caches-sia palustre da 75 a 57 e per risipola da 68 a 64.
Nel 1914 il vainolo fu untissimo in tutto il Regno, avendo causato la morte di sole 45 persone, in cifre assolute, contro 150 nell'anno precedente.'
Per le altre malattie infettive, come la pustola
maligna, la rabbia e la febbre puerperale, è rimasto
invariato il quoziente di-mortalità nei due .anni 1913 e 1914: invece pe'r la difterite e laringite erupale si è avuto un lieve peggioramento nel 1914 rispetto al 1913 (113 morti per ogni milione di abitanti nel pri-mo anno e 98 nei secondo). Anche la sifilide ha presentato nel 1914 un quoziente di poco superiore a quello dell'anno antecedente.
Diminuirono pure nel 1914 i morti per polmonite
erupale e bronco polmonite acuta (dal quoziente
2065 ogni milione di abitanti nel 1913 si è discesi a 1993 nel 1914), per bronchite acuta e cronica (da 1320 a 1267), per malattie tubercolari, prese com-plessivamente, (da 1493 a 1445), per meningite
sem-plice cerebrale e spinale (da 313 a 281), per malattie
delle arterie (da 342 a 322), per pellagra (da 29 a 20), per malattie dipendenti da gravidanza, parto e
puer-perio, esclusa la febbre puerperale della quale si è
fè e di cioccolato; specialmente quest'ultimo prodot-to è largamente usaprodot-to, per la .sua comodità, nell'ali-mentazione militare. E' assai difficile, perciò, che il divieto si eserciti su tali .generi, come qualcuno de-sidera. Nella stessa categoria di merci, sono invece da impedirsi l'importazione dei confetti e delle con-serve zuccherate, per quanto scesa da oltre 2 mil. a poco più di 900 mila lire, -e quella assai strana-mente salita da 3.2 mil. a 3.5 mil. del pepe, del fru-mento e dello zafferano. Queste ultime importazioni, che giungono dalle Indie britanniche in gran parte, potrebbero ridursi. Anche le profumerie potrebbero ancora ridursi, con utilità grande della nostra eco-nomia nazionale. Esse provengono in gran parte dal-ia Francdal-ia. Dal 1913 ad oggi non sono diminuite che da 2.4 mil. a 1.8 mil.: avremmo creduto ad una mag-giore contrazione, nell'uso di un prodotto talmente superfluo.
Fra -altre merci, da notarsi l'importazione di pizzi e tulli di lino, che- da 327 mila è scesa solo a 294 mila lire. Ma poiché queste sono provenienze per lo più tedesche, sono state interrotte dai recente decreto, che vieta le, importazioni di prodotti austro-germa-nici. Ulteriori riduzioni, sèmpre per lo stesso decre-to, avverranno naturalmente durante l'anno in corso perù tessuti e per i tulli di cotone ricamati: già ora, queste impori-azioni sono ridotte da 7.7 mil. a 2.4; esse provengono quasi tutte dai mercati tedeschi e svizzeri. Maggiormente si potrebbero ridurre i velluti fini inglesi, per quanto siano stati già ora assai toc-cati. I pizzi ed i tulli di cotone non ricamati, scesi da 3 mil. a meno di 1 mil., potrebbero ulteriormente ridursi.
Altre riduzioni possono farsi in quelle merci di seta, ammontanti -ad oltre una ventina di milioni, che si hanno, -eccettuando dal computo totale delle importazioni della seta, i bozzoli, le sete greggie e tratte, ed i cascami: i tessuti di seta e di fiiusella (scesi da 6 a 4 mil.), i velluti di seta e misti (da 7 a 2.7 mil.), i pizzi ed i tulli da 6 a 3 mil.), i galloni e i nastri (da 4 a 1.3 mil,), ed altri prodotti vari, sono suscettibili d-i un consumo assai minore d'i quello attuale.
I mobili e loro pezzi, scesi da 7 mil. circa a 2.5 mil., assai ingombranti, possono ridursi.utilmente. Passando agli oggetti di gioielleria, e non calcolan-do l'oro e l'argento- greggi, si può notare la possibi-lità di una riduzione " nel consumo della oreficeria (scesa nel 1915, da 789 mila lire a 113 mila), nelle-argenterie, che da 8.4 mil'. sono scese a 1.8, nelle ca-tene d'oro, ridotte oggi da 11 mil. a 1.7 mil., negli altri gioielli, scesi da 10 mil. a 3 mil.; negli orologi, scesi da 11 mil. ad oltre 3 mil. Così non si comprende Perchè s* siano consumate in Italia 4.5 mil. di gem-me, per quanto nel 1913 se ne consumassero 38 mi.
Le porcellane da 5 mil. sono scese a 1-6 mil.: altre riduzioni sono- ancora possibili.
Una notevole importazione, che dovrebbe ridursi notevolmente, è quella del corallo; dal Giappone, dal finale ne arrivano 70 mila chilogrammi, ne arrivano °ggi 30 mila, per un valore di 2.5 mil. Anche le piu-me da ornapiu-mento, per quanto ridotte da 5.6 mil. a
mil., sonq suscettibili di riduzione.
L'importazione degli strumenti musicali è s'tat.a assai ridotta, durante la guerra: la sua parte più importante, quella che*Hguarda ì pianoforti, fu ri-botta da 3.5 mil. a 692 mila lire: anche qui, però, so-no possibili altre riduzioni.
Ha questa rapida rassegna attraverso le statistiche doganali, abbiamo visto quale influenza ha avuto la guerra sul consumo delle merci di lusso. Abbiamo appreso, anche, che vi è la possibilità di una
già accennato, (da 50 e 46) e per malattie dei reni I (da 460 a 457).
E' rimasto invariato il quoziente di mortalità per tumori maligni e per alcoolismo cronico,.
•Si deve invece segnalare un notevole aumento nei morti per apoplessia e congestione cerebrale (da 1018 per ogni milione- di abitanti nel 1913 saliti a 1099 nel 1914) e nei morti per malattie del cuore (da 1739 a 1808). Anche le morti violente presenta-rono nel 1914 un leggero aumento rispetto al 1913. Se si dà uno sguardo alla distribuzione geografica dei morti nel 1914 per alcune delle cause già indi-cate, si nota .che rarissimi-furono i casi di vaiuolo nelle diverse regioni; anzi nell'Emilia, nelle Marche, nel Lazio, negli Abruzzi, nella Basilicata, nella Si-cilia e nella Sardegna non si ebbero a lamentare decessi per tale morbo durante il 1914.
Il morbillo colpì specialmente, in rapporto . alla popolazione, la Basilicata, il Lazio, gli Abruzzi, le Calabrie, l'Umbria e le Puglie; la scarlattina le Ca-labrie, la Sicilia e l a Basilicata; la febbre tifoidea l'Umbria, gli Abruzzi, la Lombardia e le Marche; la difterite la Liguria, gli Abruzzi, le Marche, l'E-milia e le Calabrie; Yipertosse il Veneto, la Sardegna, l'Umbria, il Lazio, gli Abruzzi e la Lombardia.
Le febbri da malaria e la cachessia palustre de-terminarono in tutto il Regno 2042 casi di morte, che come al solito, spettano per la massima parte alla Sardegna, alla Basilicata, alle Calabrie, alla Sicilia, alle Puglie, al Lazio e agli Abruzzi.
Morirono di sifìlide 1897 individui, in gran parte nel Lazio, nella Campania e nelle Calabrie; e di pustola maligna 232 appartenenti per circa due terzi alle Provincie a sud del parallelo di Roma.
L a tubercolosi, i tumori maligni e l'alcoolismo cronico causarono un maggior numero di morti, in rapporto alla popolazione, nei compartimenti del-l'Italia settentrionale e centrale.
Le morti per enterite, diarrea, colera indigeno ed ulcera intestinale e quelle .per omicidio furono più numerose nelle Provincie meridionali ed insulari.
Nel seguente prospetto, le cifre proporzionali a un milione dì abitanti dei morti nel Regno per le più importanti cause suddette, in ciascun anno del triennio 1912-1914, sono messe a confronto con le ci-fre corrispondenti del triennio 1887-1889, risalendosi così fino all'anno in cui fu iniziata in tutti i Co-muni del Regno la statistica delle cause di .morte^
C A U S E D E L L E M O R T I 1887 1888 1889 j 1912 1913 1914 V a i u o l o 549 607 447 95 4 1 M o r b i l l o 803 703 459 208- 292 178 S c a r l a t t i n a 494 303 215 85 156 101 F e b b r e t i f o i d e a 939 800 768 221 225 194 D i f t e r i t e e l a r i n g i t e c r u p a l e . 952 861 663 104 98 113 L e r t o s s e 376 256 409 192 138 106 I n f l u e n z a . . . . 18 2'J 17 90 121 94 F e b b r i da m a l a r i a e c a c h e s s i a 94 p a l u s t r e . , 710 536 539 90 75 67 Sifilide 64 64 69 49 60 53 P u s t o l a m a l i g n a , c a r b o n c h i o . 24 23 18 6 6 6 R a b b i a 3 4 4 2 1 1 F e b b r e p u e r p e r a l e 8 5 82 70 26 29 29 A l t r e m a l a t t i e da g r a v i d a n z a p a r t o e p u e r p e r i o . . . . 150 149 133 53 50 46 T u b e r c o l o s i d i s s e m i n a t a e pol-m o n a r e . . . 1321 1389 1423 1074 1062 1049 A l t r e m a l a t t i e t u b e r c o l a r i . . 780 737 696 416 431 396 M a l a t t i e dei reni 255 271 262 449 460 457 P e l l a g r a 125 117 104 28 29 20 T u m o r i m a l i g n i 427 423 430 647 667 667 A p o p l e s s i a e c o n g e s t i o n e c e r e -b r a l e . . . 1091 1123 1052 1009 1018 1099 B r o n c h i t e a c u t a e c r o n i c a . . 2156 2343 2162 1"416 1320 1267 P o l m o n i t e c r u p a l e e b r o n c o 1"416 p o l m o n i t e a c u t a 2154 2441 2104 2052 2065 1993 M a l a t t i e del c u o r e . . . . 1268 1336 1288 1719 1739 1808 E n t e r i t e , d i a r r e a , c o l e r a indi- 1719 1739 1808 g e n o , u l c e r a i n t e s t i n a l e . . 3147 3140 3081 1700 2264 2007 A l c o o l i s m o c r o n i c o . . . . 15 14 14 18 21 21 M o r t e v i o l e n t a a c c i d e n t a l e . . 378 381 342 313 317 324 S u i c i d i o 49 53 49 85 88 86 O m i c i d i o 52 55 49 32 34 37 N u m e r o c o m p l e s s i v o dei m o r t i ( c o m p r e s i i m o r t i per c a u s e 27508 n o n i n d i c a t e s u p e r i o r m e n t e ) . 27993 27508 25572 18152 18746 17941
Da questo prospetto si rileva che è notevolmente diminuita, dal 1887 in poi, la mortalità per malattie
| infettive, ad eccezione di quella per influenza, per S la quale si è verificato il fatto opposto, quella per
affezioni tubercolari, per pellagra, per malattie d'i-pendenti da gravidanza, parto e puerperio, per bronchite acuta e cronica e per omicidio; è pure di-minuita la mortalità causata dalle infiammazioni intestinali, mentre si mantiene quasi invariata quella causata dalle polmoniti acute e dall'apoples-sia e congestione cerebrale. E' invece cresciuta al-quanto la mortalità determinata da tumori maligni, da malattie del cuore e dei reni, da alcoolismo
cro-nico e da suicidio. 1
L'Italia e la scarsità delle piante medicinali
i.
Per cura della « Federazione Pro Montibus » si fa una 'intensa propaganda per attribuire giusto va-lore commerciale alla coltivazione delle piante me-dicinali, il mercato dielle quali fu profondamente alterato- dallo stato -di guerra. Da diligenti studi fatti in proposito dal dott. Ruggero Ravasini risul-terebbe consigliabile per cercare di attivare imme-diatamente, senza ulteriore perdita di tempo, un lavoro pratico e proficuo, di stabilire le seguenti tre categorie di piante per tentare con successo un au-mento nelle coltivazioni di piante medicinali in Italia :
1. Piante per le quali si ritiene senz'altro consi-gliabile una intensificazione delle coltivazioni esi-sitenti :
Altea, Belladonna, Camomilla comune, Digitale, Liquirizia, Menta piperita, Ricino, Zafferano.
2. Piante per le quali si ritiene consigliabile di avviare pratiche per ottenere un aumento dell'at-tuale coltivazione soltanto nel caso che si possa contemporaneamente far sorgere in Italia delle fabbriche adatte per il loro sfruttamento indu-striale :
a) piante per essenze e profumi :
Anice volgare, Cumino, Eucalipto, Finocchio, La-vanda, Melissa, Rosa, Rosmarino, Salvia, Viola, Timo ed altre piante per profumi.
b) piante per alcaloidi:
Aconito, Giusquiamo e Stramonio, oltre alla Rel-ladonna ed alla Digitale già menzionate al num. 1) ed all'Idraste ed al Papavero da oppio che sono menzionate anche al num. 3).
3. Piante coltivate attualmente fuori d'Italia per le quali si ritiene consigliabile iniziare esperienze e studi per la loro coltivazione nel nostro paese, istituendo eventualmente un apposito semenzaio ed un ufficio, per il controllo dei semi :
Aloe, Crysanthemum cinerariaefolium (per la pro-duzione di polvere insetticida), Idraste, Lauro della canfora e Papavero da oppio.
Non per.tutte le piante esiste adunque ora nello stesso modo la possibilità di aumentare lo smercio aumentandone la produzione; anzi per alcune di queste, il -cui consumo era limitato agli imperi cen-trali, dove ora non è possibile alcuna esportazione,
non sarebbe in questo momento- consigliabile la coltivazione. Per altfe invece questa sarebbe da fa-vorirsi soltanto nel caso che contemporaneamente si trovasse modo di far sorgere nel nostro -paese industrie adatte per il loro sfruttamento industriale : questo specialmente per piante per essenze, e per quelle che servono per l'estrazione dei loro principi attivi (alcaloidi, glucosidì, ecc.).
Per l'industria delle essenze e dei profumi, ab-biamo favorevole il clima, il quale si presta alla coltivazione dei fiori meglio che in ogni altro paese. L'esportazione di fiori freschi, compresi quelli per profumeria è stata:
1912 1913 1914
Quintali . . 29.724 47.133 " 37.878 Lire . . . 11.427.900 15.095.560 12.108.160 ed era diretta pririeipalmentè in Austria,' Russia, Francia e Germania, le quali ci fanno pagare a caro prezzo le essenze che ne ricavano.
Delle essenze di agrumi (arancio, bergamotto,
limone, mandarino ed altri agrumi) l'esportazione
italiana ha superato nel solo 1914 il valore di 26 milioni di lire alle quali bisogna aggiungere il con-sumo interno che si può valutare a circa 2 milioni di lire all'anno.
Dell'essenza di menta piperita, ricavata dalle pu-re foglie e fiori, diligentemente selezionati della
menta piperita, coltivata su larga scala
special-mente presso Pan-calieri, Castiglione Saluazo, San-t'Antonio di Susa, Azeglio (Ivrea),' Fenestrelle (Pi-nerolo) e limitatamente nel Veneto e nella Toscana, si ebbero ad esportare :.
1912 1 9 1 8 1 9 1 4
Chilogrammi . . . 10.140 22.295 11.950 Lire 496.860 1.092.455 585.550 mentre in confronto si ebbero ad importare:
1913 1 9 1 4 22.295 4.623 274.498 226.527 1912 Chilogrammi . . . 4.940 Lire . . . 242.060
Consta che da tempo si sono iniziate, con succes-so, esperienze per la coltivazione del Papavero da
oppio (Papaver somniferum.L. [var.album)) in
Si-cilia. I prezzi dell'oppio hanno subito ora un -for-tissimo aumento e tendlono ancora al rialzo. La guerra infuria nelle località produttrici dell'arti-colo, ciò che rende difficile non soltanto l'esporta-zione dle-1 prodotto, ma più ancora la seminagione per la prossima campagna. Sarebbe quindi questo un momento veramente propizio per favorire la coltivazione anche dli questa pianta, e la raccolta e preparazione della dlroga.relativa, la quale è im-portantissima perchè d'a essa si ricavano due al-caloidi tra i più usati in medicina: la morfina e la codeina.
fContìnuaJ
Banca Commerciale
Va notato chè l'essenza di menta piperita italiana è resa ad uno stato di purezza assoluta e non teme, per forza e' squisitezza di profumo, il confronto delle vantate essenze di Germania ed Inghilterra.
Nell'industria delle essenze noi troviamo dunque già una ricchezza non indifferente per il nostro pae-se, la quale potrebbe essere notevolmente aumentata se si volesse allargare questa fabbricazione esten-dendola al punto da produrre in casa nostra -almeno tutte quelle essenze per le quali il nostro suolo ed il nostro clima ci, offrono, con abbondante generosità, il materiale primo. Il dott. Ravasini aggiunge che- la mano d'opera impiegata in tali lavorazioni nel Mez-zogiorno della Francia è in buona parte italiana. Perchè nomi valersi dunque, estendendole eventual-mente, d'elle coltivazioni già esistenti di fiori
d'a-rancio, che già servono nella Riviera ligure per la
produzione dlell'acgua distillata medicinale di fiori
di arancio, e di quelle di anice volgare, cumino,
eucalipto, finocchio, lavanda, melissa, rosa, rosma-1
rino, salvia, ecc., per ricavarne in Italia anche le
essenze relative?
La fabbricazione degli alcaloidi potrebbe, se fa-vorita d'a eque disposizioni dii legge, atte a rendere possihile la lotta con la concorrenza straniera, tro-vare anche in Italia un notevole sviluppo (1) : mol-te delle pianmol-te ricche di alcaloidi trovano in Italia le condizioni adatte per la loro coltivazione. Tra queste in primo luogo alcune Solanacee come la
Belladonna, i l Giusquiamo e lo Stramonio e, tra
quelle appartenenti ad' altre famiglie l'Aconito e la
Digitale.
La Belladonna (Atropa Belladonna L.) d-el nostro paese è ottima, e .-specialmente quella proveniente dall'Abruzzo che è ricca di alcaloidi, ma le qualità raccolte non sono sufficienti al nostro consumo, tan-to che se ne doveva importare, special-mente dal-l'Ungheria, ed- ora, che quelle frontiere sono chiù se, la droga manca quasi completamente sul mer-cato e le poche quantità che si po-ssono trovare ancora si vendono a prezzi più che triplicati Egual cosa dicasi, anche se in minore proporzione, per il
Giusquiamo (Hyosciamus niger L.) e per lo
Stra-monio (Datura Stramonium L.).
Nella Brianza, a Bramate e Civiglio e nei loro dintorni, si hanno campi di Digitale (Digitalis
pur-purea L.) coltivati per uso farmaceutico. In
Sarde-gna, specialmente nei boschi d'e-lFOrtobene sopra Nuoro, se ne trova in quantità, ma raramente si raccoglie. La produzione di -Civ-iglio e Brumale è limitata e non basta al nostra commercio il quale e rimasto in gran parte tributario dell'estero anche Per questo articolo.
(1) All' e s t e r o , e s p e c i a l m e n t e i n G e r m a n i a , n o n o s t a n t e i d i r i t t i n s c a l i a l t i s s i m i c h e s o n o a p p l i c a t i p e r l ' a l c o o l e t i l i c o , si a c c o r d a j uso d i q u e s t o p r o d o t t o c o n e s e n z i o n e d i t a s s a , p r e v i a d e n a -t u r a z i o n e s p e c i a l e , p e r q u e l l e i n d u s -t r i e n e l l e q u a l i e s s o p u ò es-s e r e u t i l m e n t e i m p i e g a t o . D a n o i i n v e c e la d i f f i c o l t à p e r o t t e n e r e « u i h c o n c e s s i o n i s o n o s t a t e s e m p r e o u a s i i n s u p e r a b i l i , a n c h e s o re U v a s s o g g e t t a r s i , a p r o p r i e spese, a l l a c o n t i n u a e d i r e t t a s o r v e g l i a n z a d e g l i a g e n t i d i finanza. P e r la f a b b r i c a z i o n e d i al-c u n i a l al-c a l o i d i v i h a , o l t r e l a q u e s t i o n e d e l l a t a s s a s u l l ' a l al-c o o l , un a l t r a difficoltà, c o s t i t u i t a d a l l a d o g a n a a l l a q u a l e s o n o sotto-poste ai i e n t r a t a i n I t a l i a m o l t e d e lle d r o g h e d a l l e q u a l i s i ri-c a v a n o i p r i n ri-c i p a l i a l ri-c a l o i d i .
Relazione del Consiglio d'Amministrazione
Signori Azionisti,
Quando, nello scorso anno, noi vi convocammo in Assemblea per riferirvi sui risultati dell'esercizio 1914, l'Italia si preparava, agli eventi con vigile attesa e con raccolta ed intensa operosità: e due mesi più tardi, per concorde volontà di popolo- e di governanti, essa, interveniva nel conflitto europeo col virile pro-posito- di perseguire il compimento dei propri destini.
Noi ci ritroviamo oggi, mentre ferve la grande o-per-a nazionale al cui auspicato compimento tendono gli sfòrzi e le energie di tutti gli Italiani. Ed è ra-gione di conforto e di soddisfazione- per noi il poterci, in queste straordinarie circostanze, presentare a Voi, per riferirvi sull'esercizio 1915, con rinnovata ed in-tensificata coscienza della intrinseca vigoria e della operosa attività del nostro- Istituto.
La nostra azione durante il decorso esercizio si svolse in un ambiente economico eccezionale, come eccezionali furono le vicende che lo -accompagnarono, ma ordinato e calmo per la resistenza e la disciplina delle forze produttrici e finanziarie del Paese, che tutte cercarono con- paziente e patriottico sforzo di adattarsi alle contingenze di una prova che fin dal-l'inizio si prevedeva aspra e lunga, e che richiede unanimità di sacrifici e di rinuncie. Talché, dilegua-tisi nei primi mesi dell'anno gli ultimi più appari-scenti residui della crisi che aveva turbato il se-condo semestre del 1914, la partecipazione dell'Italia al conflitto- poteva avvenire senza che alcun senso di disagio richiedesse il rinnovarsi di eccezionali disci-pline, e senza che sensibili scosse turbassero lo svol-gimento e la progressiva ripresa della nostra vita econòmica e finanziaria.
Col cessare al 1° Aprile 1915 di ogni regime mora-toriale, da noi d'altronde già abbandonato di fatto per sempre più ampie facilitazioni concesse fin dal principio dell'anno, si ristabili normalmente la cir-colazione dei capitali. Tant'è, e la cosa merita rilievo anche pel suo significato- di ordine generale, che noi vedemmo pressoché coincidere coll'inizio della guerra nazionale una ripresa costante e sensibile nell'af-fluire al nostro Istituto di capitale circolante nei conti di deposito e nelle varie altre forme.
Nè tale graduale incremento venne turbato o me-nomato dal ripetuto richiamo al risparmio italiano per la sottoscrizione ai Prestiti Nazionali, destinati a mettere a disposizione del Governo parte dell'impo-nente fabbisogno finanziario creato dalla guerra. Fummo chiamati a partecipare a questi, come al pre-cedente del Gennaio 1915 di cui ci intrattenemmo l'anno scorso, concorrendo con una quota dell'11,50 per cento al Consorzio delle Banche costituitosi sotto l'alta direzione dell'illustre e benemerito Direttore Generale della Banca d'Italia per l'assunzione ferma di 200 milioni del Prestito 4 1/2 q/ del Giugno 1915, e di 300 milioni in quello 5 o/n decretato il 22
Dicem-bre 1915.