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STREPTOCOCCH Scuola di Scienze mediche e Farmaceutiche

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(1)

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Scuola di Scienze mediche e Farmaceutiche

MALATTIE INFETTIVE MICROBIOLOGIA CLINICA

STREPTOCOCCH

I

Prof. Oliviero E. Varnier

(2)

14. STREPTOCOCCHI

Gli streptococchi sono cocchi gram-positivi e catalasi- negativi, con un diametro di circa 1 m, generalmente disposti, a seconda delle specie e del terreno di coltura, a singoli elementi, a coppie, o a catenelle di varia lunghezza.

Aspetto micrscopico di un

preparato di Streptoco-

ccus spp. Dopo colorazio-

ne con Gram: cocchi

gram positivi i a catenelle

(3)

STREPTOCOCCHI

u  La denominazione fu coniata nel 1874 dal chirurgo viennese A. T. Billroth, ma fu Rosenbach nel 1884 a conferire dignità tassonomica al genere Streptococco, dopo che già lo pneumococco era stato descritto da Sternberg e da Pasteur nel 1881

u  lo Streptococcus pyogenes era stato isolato in coltura pura da Fehleisen da un paziente con erisipela nel 1883.

u  Le conoscenze molecolari e della sistematica batterica

hanno definito gli pneumococchi (Streptococcus

pneumoniae come appartenenti al genere Streptococcus).

(4)

STREPTOCOCCHI: GENERALITÀ

" Sono molto diffusi in natura; alcuni fanno parte della popo-

lazione microbica normale: orale e faringea e possono esse- re dell’apparato intestinale, della vagina e della cute.

" Alcune specie, come Streptococcus pyogenes, Streptococcus

agalactiae e Streptococcus pneumoniae hanno un notevole potenziale patogeno.

" Altre specie, frequentemente commensali dell’organismo uma-

no (ad esempio nel cavo orale dove svolgono un ruolo nella patogenesi della carie dentale), possono essere occasional- mente causa di malattia in seguito alla penetrazione accidentale nel torrente circolatorio ed alla localizzazione in particolari distretti dell’organismo (endocarditi o ascessi addominali da streptococchi viridanti).

(5)

CLASSIFICAZIONE

u Nella classificazione degli streptococchi hanno avuto un ruolo importante l’emolisi e l’antigene di Lancefield:

u 1903 Dchottmueller osservò la presenza di una variabile emolisi intorno alle colonie degli streptococchi e Brown nel 1919 a distinguere le forme di emolisi: alfa, beta e gamma.

u Le colonie cresciute su agar-sangue possono apparire contor- nate da:

u un alone chiaro e trasparente di emolisi completa (beta-emolisi);

oppure da

u  un alone di emolisi incompleta (alfa-emolisi), spesso accompagnato da una sfumatura verdastra dovuta a un prodotto di trasformazione metabolica dell’emoglobina.

u Le colonie non presentano alcun alone di emolisi: gamma-

(6)

ANTIGENE DI LANCEFIELD

" Negli anni trenta Rebecca Lancefield pose propose una

classificazione degli streptococchi basata sull’analisi di un antigene polisaccaridico gruppo-specifico contenuto nella parete (antigene C o antigene di Lancefield).

" La variabilità antigenica del polisaccaride C ha consentito di

suddividere gli streptococchi in una ventina di gruppi.

" Ma se una eccellente corrispondenza con un particolare gruppo

di Lancefield esiste per le principali specie streptococciche beta-emolitiche (S. pyogenes = gruppo A, S. agalactiae = gruppo B), nella galassia degli streptococchi orali la situazione è molto eterogenea.

" Lo S. pneumoniae non possiede l’antigene di Lancefield, che

viceversa è presente in batteri come gli enterococchi (gruppo D) oggi non più classificati nel genere Streptococcus.

(7)

STREPTOCOCCHI

" Le specie più patogene sono anaerobie aerotolleranti: hanno

un metabolismo energetico fermentativo di tipo lattico, ma possono crescere anche in presenza di ossigeno.

" Alcune specie richiedono particolari livelli di CO2 per la

crescita e altre sono strettamente anaerobiche.

" Hanno esigenze nutrizionali piuttosto complesse: il loro iso-

lamento richiede infatti di regola l’aggiunta di sangue o siero al terreno di coltura.

" Gli streptococchi comprendono specie estremamente diverse

dal punto di vista della potenzialità patogena:

" S. pyogenes, S. pneumoniae e S. agalactiae.

" «streptococchi viridanti”, denominazione ambigua che

comprende una varietà ai specie, in gran parte commensali

(8)

STREPTOCOCCUS PYOGENES

" Streptococcus pyogenes o streptococco di gruppo A, è uno

dei più importanti e più aggressivi batteri patogeni per l’uomo.

" Nell’evoluzione delle conoscenze sullo S. pyogenes, di

particolare significato fu la comprensione del suo ruolo nella scarlattina (Dick, anni venti) e della sua correlazione con la malattia reumatica (Coburn negli Stati Uniti e Collins in Inghilterra, anni trenta).

" Sempre negli anni trenta la Lancefield fu la prima a intuire

l’importanza della proteina M come fattore di patogenicità e a proporre la variabilità antigenica di questa proteina come base per una tipizzazione sierologica degli streptococchi di gruppo A.

(9)

GENOMA

" Sono stati sequenziati gli interi genomi di diversi ceppi di S.

pyogenes con differenti proprietà sierologiche e di virulenza.

" Un carattere distintivo di questi genomi è la presenza di

genomi fagici completi, che costituiscono circa il 10% del genoma totale e sono di solito integrati nella metà distale del cromosoma rispetto all’origine di replicazione.

" Diversi determinanti di virulenza o di resistenza di S.

pyogenes sono associati a questi profagi.

" Sono i fagi i veri protagonisti del trasferimento genico

orizzontale in S. pyogenes e quindi della sua complessiva evoluzione e diversifi-cazione, col continuo emergere di cloni con nuovi profili di virulenza.

(10)

Identificazione di laboratorio

" Microscopicamente, le cellule di S. pyogenes appaiono

tipicamente disposte a catenelle, solitamente più lunghe nelle preparazioni ottenute da colture in terreno liquido.

" Le colonie su terreno solido sono piccole, trasparenti o

leggermente opache, ma soprattutto appaiono contornate da un vistoso alone di beta-emolisi su agar sangue .

" L’identificazione delle colonie beta-emolitiche come S.

pyogenes si basa sulla sensibiltà alla bacitracina.

(11)

S.pyogenes: emolisi completa beta su agar sangue

(12)

Costituenti cellulari e strutture di superficie

" Streptococcus pyogenes presenta un’ampia gamma di

strutture superficiali che possono funzionare da antigeni, favorire l’adesione alle cellule dell’ospite, l’invasione, ostacolare l’opsonizzazione, la fagocitosi e le funzioni del complemento.

" La capsula, dotata di potere antifagocitario, è for-

mata da acido ialuronico che, non essendo sostanzial-

mente diverso dall’acido ialuronico dell’ospite, è

immunologicamente tollerato e non è quindi antigene.

(13)

Costituenti cellulari e strutture di superficie

" Rilevante è l’azione della proteina M con cui si oppone

alla fagocitosi e al killing ad opera dei polimorfonucleati.

" La proteina M agisce inibendo l’attivazione della via

alternativa del complemento e può essere considerata il principale determinante di patogenicità di S. pyogenes.

" Gli anticorpi anti-proteina M sono proteggenti e confe-

riscono un’immunità di lunga durata, ma tipo-specifica.

" La proteina M è il prototipo di una categoria di proteine di

superficie comuni nei gram-positivi (un altro esempio è la

proteina A di Staphylococcus aureus).

(14)

Costituenti Cellulari e Strutture di Superficie

" Queste proteine sporgono verso l’esterno essendo ancorate

alla cellula a livello del peptidoglicano e della membrana citoplasmatica con l’estremità carbossiterminale, idrofobica.

" Tutta la porzione carbossi-terminale della proteina M è

relativamente conservata, mentre la porzione amino-terminale è variabile, e addirittura ipervariabile nel tratto più distale.

" Questa variabilità è alla base della molteplicità di sierotipi M:

sono oltre 100 i sierotipi oggi identificati in base alla:

" reattività sierologica della proteina M e

" alla sequenza nucleotidica dei geni che codificano le diverse

varianti di proteina M.

(15)

Prodotti esocellulari : esoenzimi

" Come altri cocchi gram-positivi, S. pyogenes produce molte

sostanze solubili (esotossine, esoenzimi) che libera nell’am- biente extracellulare.

" Gli esoenzimi comprendono: streptochinasi, ialuronidasi, 4

Dnasi (A, B, C e D), NAD glicoidrolasi, C5a peptidasi, endoglicosidasi EndoS, SPE-B, una potente cisteino- proteasi, attiva su varie proteine della matrice extracellulare (fibronectina) e capace di attivare diverse citochine e chinine pro-infiammatorie.

" Il cosiddetto fattore di opacità sierica (SOF, serum opacity

factor) prodotto da alcuni ceppi di S. pyogenes è una lipoproteinasi capace di rendere opachi vari tipi di sieri di mammiferi.

(16)

Prodotti esocellulari : esotossine

" Le esotossine comprendono: 2 emolisine: streptolisina O e S e le

tossine pirogene (SPE (streptococcal pyrogenic esotoxin).

" La streptolisina O è una emolisina O ossigeno-labile: sono

citolisine altamente conservate capaci di formare pori a livello della membrana, attive su numerose cellule compresi gli eritrociti.

" Le emolisine O sono dette tossine tiolo-attivate, poiché la loro

attività dipende dall’integrità di gruppi -SH, che sono rapidamente alterati dall’ossigeno.

" La streptolisina O è un potente immunogeno, la cui antigenicità

non presenta variazioni significative in relazione al sierotipo M:

" il titolo anti-streptolisina O è infatti uno dei più tradizionali esami

sierologici per la diagnosi di infezione da S. pyogenes, e soprattutto delle sequele non suppurative (particolarmente la malattia reumatica si associa di solito ad elevati titoli anticorpali).

(17)

Prodotti esocellulari : esotossine

" La streptolisina S è costituita da un piccolo peptide che, dopo

la sintesi, tende a rimanere associato alla superficie batterica.

" È attiva su un’ampia gamma di cellule dell’ospite ed è, in rap-

porto al peso, una delle più potenti citotossine conosciute.

" È responsabile della beta-emolisi che caratterizza le colonie di

S. pyogenes cresciute su agar-sangue in aerobiosi.

" Le esotossine pirogene (SPE) comprendono diverse varianti,

riconducibili a 3 principali: SPE-A, SPE-B e SPE-C, che costituiscono una famiglia di superantigeni batterici, in grado di attivare un gran numero di linfociti T e di indurre la produzione di una varietà di citochine (TNF-α, IL-1β, IL-2, interferone).

(18)

Azione pPatogena e Regolazione dei Fattori di Virulenza

" Streptococcus pyogenes possiede una potenzialità

patogena molto elevata, che deriva dall’insieme dei costituenti cellulari superficiali (spesso dotati di attività antifagocitaria o anticomplementare) e dall’insieme dei prodotti esocellulari (esotossine, esoenzimi).

" Tutti questi diversi fattori contribuiscono a un’azione

patogena estremamente efficace, ma estremamente

complessa con fitte interazioni patogenetiche fra i vari

elementi, che solo in parte e da poco si comincia a

conoscere da un punto di vista molecolare e genetico.

(19)

Azione pPatogena e Regolazione dei Fattori di Virulenza

" Il controllo e l’espressione di questi diversi fattori di-

pende da complessi sistemi di modulazione genetica, di cui l’esempio più conosciuto è Mga (multiple gene activator).

" Il gene M ga codifica una proteina che si lega ai

siti promotori di alcuni geni di virulenza regolandone la sintesi.

" Diversi di questi geni sono adiacenti uno all’altro all’in-

terno del cosiddetto Mga regulon, che rappresenta una delle principali isole di patogenicità di S.

pyogenes, e sono espressi in modo coordinato (tra

questi, il gene emm della proteina M).

(20)

Azione pPatogena e Regolazione dei Fattori di Virulenza

" Negli ultimi anni, in seguito alla dimostrazione che S.

pyogenes, tradizionalmente considerato un patogeno altamente adesivo ma extracellulare, può̀ penetrare e sopravvivere all’interno di cellule epiteliali respiratorie…

" l’intracellularità è stata oggetto di grande attenzione

come un possibile nuovo meccanismo di patogenicità.

" L’ambiente intracellulare può infatti rappresentare una

nicchia in cui i batteri possono sfuggire tanto alle difese

umorali e cellulari dell’ospite quanto a quegli antibiotici

che restano confinati all’ambiente extracellulare (come i

beta-lattamici)

.

(21)

Aione Patogena e Regolazione dei Fattori di Virulenza

" I complessi sistemi che presiedono al controllo e alla

regolazione dell’espressione dei fattori di patogenicità sono soggetti a una continua evoluzione.

" Lo dimostra la diversa virulenza dei ceppi che hanno prevalso

in tempi diversi con conseguenze cliniche diverse:

" gravità dei quadri di angina e alla potenzialità reuma-

togena (oggii minori che in passato) o alla

" tendenza a sviluppare infezioni invasive (oggi in au-

mento).

" Un ruolo cruciale, in questa continua evoluzione e diversifica-

zione dei ceppi di S. pyogenes e della loro potenzialità patogena, è svolto dagli intensi scambi genetici fra i diversi ceppi spesso mediati da fagi che, tendendo a garantire una

(22)

HABITAT

" L’uomo è l’unico ospite naturale di S. pyogenes a livello della

cute e delle mucose. La capacità patogena di S. pyogenes si esplica solo nei confronti dell’uomo: l’infezione naturale negli animali è assolutamente eccezionale, forse impossibile!

" In condizioni sperimentali gli animali da laboratorio richiedono

inoculi estremamente elevati per sviluppare un’infezione e non sviluppano sequele non suppurative.

" Una quota variabile ma significativa della popolazione umana

(dell’ordine del 15-20% nei bambini, < 5% negli adulti) ospita in modo asintomatico S. pyogenes a livello faringeo.

" Il significato della condizione di portatore è molto discusso e

vi sono pareri discordanti su quanto ceppi associati a casi asin- tomatici possano costituire un rischio per i portatori e per gli

(23)

PATOGENESI E MANIFESTAZIONI CLINICHE

" Streptococcus pyogenes si rende responsabile di

manifestazioni cliniche molteplici ed estremamente diverse.

" La più accreditata classificazione delle malattie da S.

pyogenes le suddivide in 4 categorie :

infezioni non invasive,

scarlattina

infezioni invasive

sequele “non suppurative”.

(24)

PATOGENESI E MANIFESTAZIONI CLINICHE

" Nelle infezioni invasive occorre distinguere fra la

cosiddetta strep-TSS (streptococcal toxic shock syndrome) e le altre infezioni invasive:

" Nella strep-TSS, S. pyogenes è isolato da uno o più

siti, sterili o non, e sono presenti gravi manifestazioni

cliniche associate, fra cui ipotensione e compromis-

sioni multi-organo.

(25)

PATOGENESI E MANIFESTAZIONI CLINICHE

q Le altre infezioni invasive (in cui S. pyogenes è isolato da un sito normalmente sterile, in situazioni cliniche non riconducibili alla definizione di strep-TSS) comprendono:

q le batteriemie primitive (senza focolaio riconosciuto) e

q una varietà di infezioni con focolaio riconosciuto (con o senza batteriemia), fra cui:

①  ascesso peritonsillare o retrofaringeo,

②  meningite,

③  polmonite,

④  osteomielite,

⑤  artrite settica,

⑥  sepsi puerperale,

⑦  peritonite,

⑧  infezione di ferita chirurgica, fascite necrotizzante, miosite,

(26)

SEQUELE NON SUPPURATIVE

" Le sequele “non suppurative” sono quadri clinici

specifici, come la malattia reumatica e la glomerulo- nefrite acuta, in cui non vi è presenza di S.

pyogenes, ……anche se all’inizio c’è evidenza di una recente infezione sostenuta da questo batterio.

" Non sono quindi di per sé infezioni, ma appunto

sequele (essenzialmente su base immune e auto-

immune) di altre infezioni.

(27)

SEQUELE NON SUPPURATIVE. FARINGITE

u La faringite (che più spesso è poi una faringo-tonsillite), è una delle più comuni infezioni batteriche dell’infanzia.

u  Ai fini diagnostici, essendo le caratteristiche cliniche insufficienti a differenziarla da altre faringiti acute, l’isolamento colturale dal tampone faringeo di S.

pyogenes resta il golden standard

.

u Esistono anche dei test rapidi che permettono di riconoscere S. pyogenes direttamente dal tampone faringeo di solito attra- verso una rapida estrazione ed identificazione dell’antigene A di gruppo, rese possibili da appositi kit).

u Hanno di solito una buona specificità, ma possono presentare limiti di sensibilità.

(28)

SEQUELE NON SUPPURATIVE. MALATTIA REUMATICA

" La malattia reumatica è una sindrome complessa, con un

quadro clinico che evolve nell’arco di moltissimi anni e che comprende manifestazioni articolari, cardiache e neurolo- giche.

" L’infezione da S. pyogenes innesca il processo morboso

per somiglianze antigeniche e molecolari tra frazioni immu- nogene del batterio e dell’ospite su base autoimmunitaria attraverso l’intervento di immunocomplessi con mecca- nismi patogenetici non ancora completamente chiariti.

" Il potenziale reumatogeno varia in modo sostanziale da

ceppo a ceppo di S. pyogenes e la prevalenza e la viru-

lenza dei ceppi reumatogeni si sono modificate moltissimo

nel corso del tempo.

(29)

SEQUELE NON SUPPURATIVE. MALATTIA REUMATICA

•  Ai valori elevatissimi di morbidità e mortalità della malattia reumatica a cavallo fra Ottocento e Novecento ha fatto seguito un progressivo declino, già in atto prima ancora della comprensione del ruolo di S.

pyogenes e della scoperta della penicillina (e delle sue possibilità profilattiche).

•  Questo declino riguarda però più i paesi industrializzati che quelli in via di sviluppo.

•  Tuttora la terapia della faringite streptococcica

previene possibili complicanze e sequele reumatiche

piuttosto che ottenere la guarigione dell’infezione

(30)

PATOGENESI GLOMERULONEFRITE ACUTA POST-STREPTOCOCCICA

" Anche per la glomerulonefrite acuta post-strepto-

coccica si sospetta una patogenesi autoimmunitaria, il cui esatto meccanismo resta però sconosciuto.

" Solo alcuni sierotipi di S. pyogenes sono nefritogeni, in

parti-colare il tipo M12 fra i ceppi associati a faringo-

tonsillite e il tipo M49 fra quelli associati a impetigine. .

(31)

Sensibilità e resistenza agli antibiotici

" Non sono mai state segnalate resistenze alla penicillina e ai

beta- lattamici in S. pyogenes

" Inel 15-20% dei casi, il trattamento con penicillina della faringo-

tonsillite streptococcica non eradica lo S. pyogenes.

" Fra le possibili cause di questi fallimenti, non dovuti a fenomeni

di resistenza batterica, si includono: dosaggio, compliance, tolleranza all’antibiotico, inattivazione del farmaco ad opera di beta-lattamasi prodotte da commensali orofaringei e anche la intracellularità.

" S. pyogenes può diventare resistente, con meccanismi diversi,

alla eritromicina. Questa resistenza si è ampiamente di-fusa in Italia, con percentuali più elevate che in altri paesi europei.

" Tra le possibili cause: un uso esagerato dei macrolidi, piuttosto

che delle penicilline nel trattamento dei pazienti con faringo-

(32)

La tassonomia degli streptococchi si è evoluta in modo piuttosto travagliato. L’evoluzione molecolare della sistematica batterica include oggi come appartenenti a pieno titolo al genere Streptococcus gli pneumococchi (Streptococcus pneumoniae).

Restano diverse decine le specie del genere Streptococcus attualmente riconosciute, in gran parte in grado di colonizzare varie superfici mucose umane e animali e alcune capaci di provocare infezioni di diverso tipo e gravità.

PNEUMOCOCCHI

(33)

STREPTOCOCCUS PNEUMONIAE

Streptococcus pneumoniae o pneumococco è riconosciuto come uno dei principali patogeni umani diffuso ovunque, responsabile di numerose infezioni comunitarie che vanno da forme banali a livello delle alte vie respiratorie a forme gravissime ed invasive quali polmonite, meningite e sepsi.

Nel secolo scorso, lo pneumococco è stato protagonista di studi che hanno segnato la storia della microbiologia, della genetica e più in generale della biologia.

Alla fine degli anni venti, gli esperimenti di Fred Griffith, con varianti di fase S e R di colture pneumococciche, portarono alla scoperta del fenomeno genetico che Griffith denominò

“trasformazione”.

E nella prima metà degli anni quaranta, al Rockefeller Institute di New York, Oswald Avery scoprì che il “principio trasformante”

(34)

STREPTOCOCCUS PNEUMONOAE. genoma

" Di S. pneumoniae sono stati sequenziati negli ultimi

anni i genomi completi di due ceppi (uno virulento e uno avirulento).

" Lo pneumococco ha caratteristiche genomiche che lo

rendono paradigmatico per ricombinazione e plasticità genetica.

" È competente, altamente e tipicamente trasformabile,

e contiene nel genoma un’ampia gamma di ripetizioni, motivi iterativi, geni duplicati, che possono essere associati alla variazione di fase e alla virulenza.

" Il contributo dei fagi all’evoluzione e alla virulenza non

(35)

IDENTIFICAZIONE DI LABORATORIO

" Al microscopio le cellule di S. pneumoniae si presentano

appaiate, a diplococco, ma possono formare brevi catenelle in terreni liquidi.

" Le singole cellule presentano una morfologia non precisamente

sferoidale, leggermente piriforme, lanceolata, con le porzioni più arrotondate che si fronteggiano nei tipici diplococchi.

" Le colonie mostrano su agar sangue una alfa-emolisi, ma, a

differenza della maggioranza degli altri streptococchi alfa- emolitici, appaiono caratteristicamente depresse al centro come conseguenza di fenomeni di autolisi (a pedina di dama).

" L’identificazione presuntiva come S. pneumoniae delle colonie

alfa-emolitiche si basa sul test della sensibilità all’optochina e della lisi in presenza di sali biliari. Sono disponibili test molecolari di identificazione, basati sulla ricerca mediante PCR

(36)

S.Pneumoniae agar sangue alfa emolisi

(37)

PNEUMOCOCCHI: Capsula e tipizzazione

" Streptococcus pneumoniae possiede una capsula

polisaccaridica che lo rende resistente all’opso- nizzazione e alla fagocitosi ed è considerata il principale fattore pneumococcico di patogenicità.

" La perdita della capsula si accompagna infatti alla

perdita della virulenza.

" I polisaccaridi capsulari sono lunghi polimeri lineari o

ramificati, in cui si ripetono unità di 2-7 monosaccaridi.

" La presenza della capsula può essere evidenziata

mediante colorazione negativa con inchiostro di china

.

(38)

S.pneumoniae: Capsula e tipizzazione

" Questa variabilità strutturale è correlata a una variabilità

antigenica, sulla quale si basa la tipizzazione sierologica degli pneumococchi.

" La positività della reazione con anticorpi specifici è data

dall’osservazione al microscopio di un rigonfiamento capsulare (reazione di Neufeld, che per primo, nel 1902, la descrisse).

" Sono attualmente riconosciuti più di 90 sierotipi,

raggruppati in almeno 40 sierogruppi, importantissimi per valutare i tipi di pneumococco epidemiologicamente più coinvolti nelle diverse patologie e prevalenti nelle diverse aree geografiche.

" Sempre più insostituibili stanno diventando le tecniche di

(39)

Costituenti cellulari, strutture di superficie, patogenicità

" Le proteine di superficie dello pneumococco si

possono suddividere in tre famiglie:

①   proteine legate covalentemente alla parete con un motivo eptapeptidico carbossi-terminale,

②   proteine che legano la colina, e

③   lipoproteine.

" Al primo gruppo (che comprende la proteina M di

Streptococcus pyogenes e la proteina A di Staphylococcus aureus) appartengono:

" ialuronidasi

(40)

Costituenti cellulari, strutture di superficie, patogenicità

u  Fra le proteine del secondo gruppo, le principali sono:

u  una proteina A (PspA), che interferisce con l’attivazione del complemento e con la captazione del ferro,

u  la proteina C (PspC), coinvolta nell’adesività all’epitelio delle alte vie respiratorie, e

u  un’autolisina (LytA), che sembra contribuire alla

patoge-nicità attraverso la liberazione conseguente

alla autolisi di altri fattori di virulenza e componenti

della parete.

(41)

Costituenti cellulari, strutture di superficie, patogenicità

" La IgA1-proteasi è un esoenzima capace di idrolizzare le IgA

seriche e secretorie di tipo 1, ma non quelle di tipo 2. Questo meccanismo ha fatto ipotizzare un ruolo di questo enzima come fattore di patogenicità, che non è stato però confermato in studi sperimentali.

" La pneumolisina appartiene al gruppo delle emolisine O

(ossigeno-labili, tiolo-attivate), come la streptolisina O di S.

pyogenes ed altre emolisine di alcuni batteri gram-positivi.

" La pneumolisina non è però una esotossina: è infatti prodotta

nel citoplasma ed è rilasciata solo in seguito alla lisi cellulare.

" Il suo ruolo patogeno dipende soprattutto dalla sua capacità di

formare pori a livello delle membrane eucariotiche e di interferire con l’attivazione del complemento.

(42)

Habitat

" L’uomo è l’unico ospite naturale di S. pneumoniae, che

colonizza il nasofaringe in vaste percentuali della popolazione sana (fino al 60% nei bambini, fino al 10% negli adulti).

" La trasmissione interumana avviene per via aerogena

(attraverso le goccioline di saliva e di secrezioni respiratorie).

" Sebbene asintomatica, la colonizzazione è considerata un

pre-requisito per l’infezione, particolarmente nelle categorie più a rischio (bambini piccoli, anziani, immuno-depressi).

" Si discute se sia opportuno tentare di prevenire l’infezione

pneumococcica eradicando il batterio dal nasofaringe coloniz- zato, o se invece questi interventi possano alla lunga favorire la sostituzione di ceppi colonizzanti meno invasivi con ceppi più invasivi.

(43)

STREPTOCOCCUS AGALACTIAE

" Streptococcus agalactiae è lo streptococco di gruppo

B.

" È beta-emolitico e può essere differenziato in laboratorio

dagli altri streptococchi beta-emolitici (in particolare da S.

pyogenes) per la resistenza alla bacitracina ed altri test.

" Molti adulti possono essere colonizzati in modo

asintomatico da S. agalactiae a livello genitale e gastro-

intestinale.

(44)

STREPTOCOCCUS AGALACTIAE

" Negli ultimi 20-t30 anni, S. agalactiae è emerso come il

princi-pale responsabile di infezioni batteriche invasive perinatali (meningite, polmonite, sepsi) in Europa e negli USA.

" Condizione necessaria per la colonizzazione e l’infezione

neonatale è una colonizzazione vaginale o rettale della madre al momento del parto, una condizione che statisticamente è stimata presente in almeno il 20% delle gestanti a termine.

" L’acquisizione di S. agalactiae da parte del neonato avviene

durante il parto, per contatto o ingestione delle secrezioni genitali materne infette.

" Sono dimostrate efficaci tecniche di profilassi dell’infezione

(45)

STREPTOCOCCHI “VIRIDANTI”

" Streptococchi “viridanti” è la denominazione più usata per

indicare cumulativamente una varietà di specie strepto- cocciche che sono, nella stragrande maggioranza, commen- sali del cavo orale.

" Alcuni preferiscono parlare di streptococchi “orali”, ma si tratta

di una definizione imprecisa, dato che alcune specie possono colonizzare anche altri distretti (vagina, tratto gastro- intestinale) o avere origine non umana (animali, alimenti).

" Ma anche l’espressione “streptococchi viridanti” è ambigua:

“viridanti” (italianizzazione del latino viridans) sta infatti a indicare la sfumatura verdastra solitamente associata all’alfa- emolisi, mentre gli streptococchi viridanti comprendono sia specie alfa-emolitiche che specie gamma-anemolitiche.

(46)

STREPTOCOCCHI “VIRIDANTI

" Le numerose specie sono raggruppate in almeno 5 gruppi

intorno ad altrettante specie di riferimento (Streptococcus mutans, Streptococcus salivarius, Streptococcus anginosus, Streptococcus sanguinis, Streptococcus mitis).

" Molti di questi streptococchi sono anaerobi aerotolleranti

che crescono meglio (in certi casi obbligatoriamente) in

un’atmosfera contenente il 5% di CO

2.

(47)

STREPTOCOCCHI “VIRIDANTI

" Gli streptococchi viridanti sono commensali con una

potenzialità patogena estremamente bassa.

" Si ritiene che possano contribuire alla difesa dell’ospite

ostacolando la colonizzazione da parte di altri batteri (streptococchi e non) più patogeni.

" È ben documentata la loro capacità di dare endocardite

sub-acuta (soprattutto su protesi valvolari), ed è stato suggerito un loro ruolo in infezioni di pazienti neutro- penici.

(48)

Caratteristiche antigeni

(49)

Colorazione di Gram

Streptococcus agalactiae Streptococcus faecalis in una emocoltura

(50)

Streptococcus in chains

Colorazione di Gram

(51)

Streptococcus pneumoniae

(52)
(53)

Agar Sangue

" Terreno nutriente con 5 %

sangue di montone

" non permette la crescita di

Haemophilus, Neisseria, micobatteri, Bordetella, Francisella, Legionella

Riferimenti

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