• Non ci sono risultati.

Scuola di Scienze mediche e Farmaceutiche

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Scuola di Scienze mediche e Farmaceutiche"

Copied!
27
0
0

Testo completo

(1)

nige.it

Scuola di Scienze mediche e Farmaceutiche

STHAPHYLOCOCCUS AUREUS

(2)

GENERALITA’

Gli stafilococchi sono cocchi gram-positivi e catalasi- positivi, con un diametro di circa 1 u, generalmente disposti in aggregati irregolari, a grappoli .

Furono così denominati dal chirurgo scozzese Alexander Ogston, che nel 1881 li osservò al microscopio in un pus.

il tedesco Rosenbach riuscì a coltivarli e conferì loro dignità tassonomica riconoscendo il genere Staphylococcus.

La sua distinzione fra due specie, caratterizzate una da colonie aurate (S. aureus) e una da colonie bianche o non pigmentate (S. albus), diede l’avvio a una impostazione dualistica della

(3)

COCCHI GRAM POSITIVI

(4)

StIstafilcocchi Quindi 2 specie::

la specie coagulasi-positiva sicuramente patogena, di cui preoccuparsi a livello clinico (S. aureus),

una specie coagulasi-negativa commensale (il vecchio S.

albus, poi ridenominato S. epidermidis), tendenzialmente trascurata da un punto di vista clinico.

Negli ultimi decenni è stata fatta chiarezza sia tassonomica sia clinica, soprattutto per quanto riguarda:

gli stafilococchi coagulasi-negativi sono formati da una

(5)

HABITAT 1

L’habitat naturale in degli stafilococchi è costituito dalla cute dei mammiferi (e talora anche di alcuni uccelli).

Sono attualmente riconosciute una quarantina di specie stafilococciche, ma il loro numero è molto più elevato.

Alcune specie hanno uno spettro d’ospite assai ampio (come S. aureus), altre hanno invece uno spettro d’ospite molto specifico (ad esempio S. epidermidis, sensu stricto, che è una specie esclusivamente umana).

Insieme agli altri cocchi gram-positivi e catalasi-positivi, gli stafilococchi sono tradizionalmente considerati parte della

(6)

HABITAT 2

La produzione di catalasi distingue classicamente gli stafilococchi da molti altri cocchi gram-positivi di interesse clinico (come streptococchi ed enterococchi),

la produzione di coagulasi costituisce la base tradizionale per differenziare lo S. aureus dalle altre specie stafilococciche umane, che sono indicate cumulativamente come “stafilococchi coagulasi-negativi” con l’acronimo CNS, coagulase-negative staphylococci.

(7)

CARATTERISTICHE

Gli stafilococchi sono aerobi-anaerobi facoltativi e crescono bene nei comuni terreni di coltura.

Sono tipicamente alofili, potendo svilupparsi senza problemi in presenza di elevate concentrazioni saline, caratteristica questa sfruttata nell’allestimento dei più comuni terreni selettivi per questi batteri.

Oltre che fra i più comuni commensali soprattutto a livello

cutaneo, gli stafilococchi sono fra i più frequenti,

importanti e ubiquitari patogeni dell’uomo e si sono

dimostrati fra i batteri che più hanno saputo sviluppare

farmaco-resistenze nel corso dell’era antibiotica

.

(8)

STAPHYLOCOCCUS AUREUS

Lo S. aureus resta del genere Staphylococcus la specie patogena per eccellenza, e in assoluto uno dei più comuni e importanti patogeni dell’uomo in ambito comunitario e in quello ospedaliero.

Negli ultimi anni è stato possibile sequenziare l’intero genoma di diversi ceppi di S. aureus, con diverse caratteristiche di patogenicità e di antibiotico-resistenza:

da queste nuove conoscenze si spera di trarre nuovi ed efficaci strumenti con cui difenderci da questo patogeno.

(9)

Identificazione di Laboratorio

L’aspetto delle colonie su un normale terreno solido di coltura (generalmente pigmentate, spesso emolitiche) può indirizzare verso una diagnosi appropriata.

L’esame microscopico conferma che si tratta di cocchi gram- positivi tipicamente disposti a grappolo.

La pigmentazione delle colonie è dovuta alla produzione, nella maggior parte dei ceppi di S. aureus, di un pigmento carotenoide di colore variabile dal giallo oro al giallo all’arancio.

(10)

Identificazione di laboratorio

Nei casi in cui sia indicato l’uso di un terreno selettivo, si usa di solito l’agar-sale-mannitolo (terreno di Chapman) che, oltre a consentire la crescita soltanto degli stafilococchi per la presenza del 7,5% di NaCl, è anche indicatore per la presenza come unica fonte di carbonio del mannitolo (tipicamente utilizzato da S.

aureus, ma non da S. epidermidis e da molti altri CNS).

La produzione di coagulasi resta il test di riferimento per l’identificazione dello S. aureus, anche se la situazione è oggi molto cambiata grazie all’ampia disponibilità in commercio di una varietà di sistemi e kit diagnostici alternativi, spesso automatizzati.

(11)

TIPIZZAZIONEi

La tipizzazione degli stipiti di S. aureus si effettua con tecniche molecolari.

interesse però continua a rivestire la tradizionale tipizzazione fagica (basata cioè sulla sensibilità ad una serie di fagi specifici),

mentre scarso interesse rivestono ormai i metodi di tipizzazione sierologica.

La tipizzazione con lo spettrometro di massa consente non solo di differenziare i ceppi, ma consente una caratterizzazione genetica ed epidemiologica

(12)

Costituenti Cellulari e Strutturali

Lo Staphylococcus aureus possiede:

una capsula di natura polisaccaridica, non molto sviluppata, spesso non apprezzabile nelle preparazioni colorate con inchiostro di china, ma dotata di potere antifagocitario .

La parete di S. aureus contiene caratteristicamente

nel peptidoglicano ponti crociati costituiti da 5-6

residui di glicina, mentre gli acidi teicoici sono formati

da poli-ribitol-fosfato (a differenza di molti CNS nei

(13)

Costituenti Cellulari e Struttur

ali

Importanti strutture di superficie dello S. aureus sono:

1) la proteina A, che lega il frammento Fc delle immunoglobuline, soprattutto delle IgG;

2) una varietà di adesine, che si legano ad altre proteine dell’ospite;

3) coagulasi vera e propria: coagulasi libera o stafilocoagulasi

4) la maggior parte dei ceppi di S. aureus produce una coagulasi legata (clumping factor), costituita da una proteina superficiale non enzimatica associata alla parete che, interagendo con il fibrinogeno, determina una spiccata tendenza delle cellule a formare aggregati visibili su vetrino in presenza di plasma.

5) Sono state descritte altre sostanze superficiali polisaccaridiche ed enzimi proteolitici capaci di attivare la protrombina simulando la presenza di coagulasi (pseudocoagulasi).

6) il pigmento carotenoide tipicamente prodotto da S. aureus ha proprietà

(14)

Sostanze SOLUBILI: esotossine ed esoenzimi solubili

Come è caratteristico di molti cocchi gram-positivi, S. aureus produce una grande varietà e quantità di sostanze solubili (esotossine, esoenzimi) che libera nell’ambiente extra- cellulare.

Le esotossine comprendono:

citotossine: emolisine alfa, beta, gamma e delta e leucocidina

enterotossina, epidermolisina la tossina dello shock tossico.

Gli esoenzimi cmprendono:

coagulasi e catalasi, una grande varietà di attività enzimati-

(15)

Sostanze S: esotossine e esoenzimiolubili

L’emolisina alfa o alfa-tossina è:

una tossina complessa, dotata di un’ampia gamma di azioni biologiche

capace di formare pori nelle membrane di numerosi tipi di cellule di mammiferi, essenzialmente attivando un pathway di morte mitocondriale.

di particolare interesse sono la sua azione sulla musco- latura liscia vasale e

la sua capacità di indurre apoptosi nelle cellule mononuclea-te del sangue periferico.

(16)

DIAGNOSI DI LABORATORIO: Esame colturale:

1. i campioni seminati su piastre di agar sangue danno origine alle tipiche colonie in circa 18 ore,

2. l'emolisi e la pigmentazione richiedono tempi più lunghi.

3. Quando si ricerca lo stafilococco in materiali contaminati da una ricca popolazione batterica accessoria (ad es.

feci), si utilizzano piastre di agar addizionato del 7,5% di NaCl (che è ben tollerato dallo S. aureus, mentre inibisce la maggior parte degli altri batteri) con l’aggiunta di mannitolo (che è uno zucchero costantemente fermentato dallo S.

aureus, mentre lo è raramente dallo S. epidermidis) e di un indicatore di pH come il rosso fenolo, ossia il terreno di

(17)

DIAGNOSI DI LABORATORIO

Colorazione di Gram, per controllare che le colonie siano formate effettivamente da cocchi Gram-positivi con la disposizione a grappolo

colonie emolitiche possono essere formate anche da streptococchi, Escherichia coli, alcuni emofili, etc. (che però sono, di norma, facilmente differenziabili microscopicamente dallo S. aureus), nonché dallo S. epidermidis dal quale lo S. aureus si differenzia con altre prove.

e si pr.ocede quindi all’identificazione del batterio.

Lo stafilococco patogeno deve essere differenziato da:

streptococchi, stafilococchi apatogeni e micrococchi

commensali dell’organismo umano

.

(18)

DIAGNOSI DI LABORATORIO

Test della catalasi: una goccia di soluzione al 3% di perossido di idrogeno viene posta su un vetrino a una piccola quantità della colonia sospetta viena aggiunta alla soluzione. La formazione di bolle (rilascio di ossigeno) indica la positività del test.

La soluzione di perossido di idrogeno può essere

versata direttamente su una colonia isolata. I batteri

produttori di catalasi causano la liberazione di

ossigeno che svolgendosi in forma gassosa provoca la

formazione di una schiuma evidente intorno e sulla

(19)

DIAGNOSI DI LABORATORIO

La ricerca dell’attività coagulasica legata alle cellule si esegue emulsionando un’ansata di patina batterica in una goccia di plasma su di un vetrino portaoggetto: La presenza di coagulasi si evidenzia in pochi minuti per la formazione di una serie di fiocchetti di plasma coagulato.

Molto più sensibile e positiva in tutti i ceppi dello S. aureus è la reazione per la coagulasi solubile, che rappresenta il test di elezione per l’identificazione degli stafilococchi patogeni. Si mescola, in una provetta, una piccola quantità (0,5 ml) di una brodocoltura dello stafilococco in esame con 1 o 2 ml di plasma citratato e si incuba a 37°C; nel caso di stafilococchi patogeni, entro 3 ore si produce un evidente coagulo, mentre gli stafilococchi apatogeni lasciano inalterata la fluidità della miscela.

(20)

DIAGNOSI DI LABORATORIO

Test della DNAsi: Di simile utilità per l’identificazione dello S. aureus è la ricerca dell’attività DNAsica, che è correlata con la patogenicità del batterio.

Le colture vengono inoculate su una piastra di agar- nutritivo che incorpora una certa quantità di DNA, che opacizza il terreno. Intorno alle colture di batteri con attività DNAsica si produce un alone chiaro per la depolimerizzazione del DNA.

Antibiogramma: La prova di sensibilità agli antibiotici

deve essere eseguita su tutti i ceppi di S. aureus

(21)

STAPHYLOCOCCUS AUREUS

Il nome deriva da un caratteristico pigmento giallo oro che sovente presenta sulle colture in terreno solido.

Lo S. aureus è largamente diffuso in molte specie animali, benché i vari stipiti isolabili da queste rappresentino delle distinte popolazioni.

L’uomo è continuamente esposto al rischio di

un’infezione stafilococcica in quanto la maggioranza

degli individui adulti ospita stafilococchi potenzialmente

patogeni sulla cute e a livello del naso faringe.

(22)

STAPHYLOCOCCUS AUREUS

Lo stato di portatore può essere transitorio o intermittente, benché sia stato dimostrato che vi sono degli individui che ospitano questi microrganismi continuamente o per periodi assai lunghi.

Le infezioni stafilococciche sono alla base di diversi

quadri patologici che si differenziano a seconda della

sede del processo infettivo e delle sue modalità di

diffusione per contiguità, diffusione metastatica

(23)

STAPHYLOCOCCUS AUREUS

Importanti sono le infezioni stafilococciche acqui- site in ambiente ospedaliero, causate in genere da ceppi resistenti a vari chemio-antibiotici e che si manifestano sovente in forma epidemica.

L’insorgere di queste epidemie in particolari reparti (ad

es. prematuri, ustionati) può rappresentare un evento

di particolare gravità che pone seri problemi

profilattici e terapeutici.

(24)

Staphylococcus epidermidis

La specie Staphylococcus epidermidis è una delle tante specie stafilococciche dell’uomo (ospite esclusivo), è di gran lunga quella più comune e la più rappresentata a livello della cute.

E’ un comune opportunista, frequentemente coinvolto in infezioni ospedaliere di varia natura, soprattutto in pazienti immunocompromessi, favorite da antibiotico resistenza paragonabile a quella dello S. aureus (meticillino resistenza e ridotta sensibilità ai glicopeptidi. Sono infezioni spesso associate a colonizzazione di cateteri vascolari.

Contamina facilmente materiali patologici con problemi interpretativi.

(25)

Staphylococcus hsemolyticus

È secondo come frequenza solo a S. epidermidis fra gli isolati diCNS.

E’ un importante patogeno nosocomiale con particolare tendenza a sviluppare resistenze multiple.

È stato il promo G+ a dimostrare resistenza acquisita ai glicopeptidi.

(26)

STAPHYLOCOCCUS SAPHROPHITICUS

• Non presenta la tendenza a sviluppare farmaco- resistnza.

• È coinvolto in infezioni urinarie comunitarie per una particore capacità adesiva alle cellule uroteliali.

• L’infezione acuta,sintomatica, spesso ricorrente e

limitata alle basse vie urinarie colpisce spesso

donne in età fertile.

(27)

Riferimenti

Documenti correlati

P.mirabilis, P.vulgaris specie più frequenti e di rilievo clinico Ubiquitari (acqua, suolo, piante) parte della flora normale del tratto intestinale dell’uomo. Bacilli pleiomorfi

Mucor è un genere di muffe rinvenute comunemente sulla superficie del suolo o delle piante, o nei vegetali divenuti. marci o nei prodotti da forno andati a male (ad esempio, la

Gli Herpes simplex virus sono molto grandi e i loro genomi codificano almeno 80 proteine, metà delle quali non fanno parte della struttura virionale e neppure

Gli Herpes simplex virus sono molto grandi e i loro genomi codificano almeno 80 proteine, metà delle quali non fanno parte della struttura virionale e neppure

Il virus EB (da Epstein e Barr, che per primi l’hanno isolato) è un herpesvirus ubiquitario responsabile della mononucleosi infettiva e, in tempi recenti,

HHV-6 potrebbe infettare, come EBV, i linfociti B ma recentemente si è dimostrato un quasi esclusivo tropismo per le cellule T ed in particolare per i linfociti

Il genere Campylobacter comprende 15 tra specie e sottospecie: 12 di esse sono responsabili di patologie dell’uomo e degli animali.. Le specie coinvolte nell’insorgenza di

v  La prima fase dell’infezione è l’adsorbimento del virus alla cellula mediato dalla proteina HN del virus parainfluenzale, dalla proteina H del virus del morbillo o