SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVACI
Anno XXXIV - Yol. XXXVIII
Firenze, 4 Agosto 1907
N. 1735
S O M M A R I O : I biglietti di Stato — Aberrazioni — Il Banco di Napoli dal 1896 al 19 )6. JII. Portafoglio an
ticipazioni, circolazione e riserva — Le condizioni del lavoro a Milano — L ’ istituto italiano di Credito Fondiario ila causa per le provvigioni) — R i v i s t a t>it>liocjrafìca : Pompeo <'olajanni. Il salario nella legge sugli infortuni del lavoro e gli operai cottimisti - BuVetin de V Institut internatìonal de statistique - Prof. Filippo Vir- uili. Statistica - Dr. Wilh Morgmroth, Die Export politik der Kartells - Berta Novich, Maternità e lavoro - Mis. de la Mazelière, Le Japon - h stoire et civilisation - Ezio M. Qray, Storia delle scienze antropologiche- E'ranJclinPrtce, The tariffe antiche Trust - Kenri Lorin, L ’ organisation professionelle et le Code du traveil R-i v i s t a e c o n o m ic a e fin a n z ia r ia l La inaugurazione a Venezia delle nuove case sane ed economiche - Riassunto delle operazioni delle r asse di risparmio postali italiane a tutto il mese di maggio 1907 — R a s s e g n a d e l c o m m e r c io in t e r n a z io n a le : Il commercio italiano — La situazione del Tesoro — Gli emigranti
rifiutati agli Stati Uniti — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Notizie commerciali.
I Biglietti di Stato
Le nostre informazioni oi inducono a credere che il Ministro del Tesoro, ori. Oarcano, mentre sente la urgenza di provvedere ad una modifica zione della legge bancaria in relazione alle mu tate condizioni degli Istituti e della economia del paese, comprende anche che bisogna se non at tuare d’ un tratto, iniziare almeno una riforma per ciòcheriguarda la circolazione cartacea dello Stato. E crediamo che Fon. Carcano sia bene ispirato; a nostro avviso le riforme, specie quelle che riguar dano il credito, debbono davvicino precorrere e non seguire le condizioni che ne esigono la attua- z:one. La riforma, ad esempio, della legge che regola gli Istituti di emissione, avrebbe dovuto essere attuata da due anni in base alle condizioni di fatto esistenti ed a quelle prossime a verifi carsi nella situazione delle Banche; il testo unico, già di per sè molto complicato nelle sue disposi zioni, sopratutto in ciò che riguarda la liquida zione o copertura delle immobilizzazioni e la relativa tassazione, contiene norme per casi che non si sono verificati da tempo o che non pos sono più verificarsi; mentre i fatti nuovi sono così diversi da quelli previsti dalle leggi che furono emanate nel 1893 e dopo, da domandare ohe il nuovo stato di cose sia disciplinato razio nalmente, siano tolte le stridenti contraddizioni e sopratutto sia chiara e precisa la via che lo Stato intende seguire nel trattamento degli Isti tuti, quando abbiano liquidate o coperte le par tite non consentite dalla legge.L ’on. Oarcano è profondo conoscitore della materia, è uomo che sente la propria responsa bilità e certamente non mancherà di avvertire il bisogno urgente di riparare alla non lodevole inerzia del Governo in argomento di tanta im portanza per il paese.
E poiché ci si afferma da più parti che l’on. Ministro del Tesoro abbia in animo di allargare il campo dei suoi studi e delle sue conseguènti proposte, disciplinando anche con nuove e coiive- nienti disposizioni la circolazione cartacea dello Stato, bisogna incoraggiarlo a seguire tale;suo proposito e far comprendere alla opinione pubblica, ohe non può essere indifferente di fronte a cosi alti problemi che toccano la pubblica economia, la convenienza di una riforma.
Non abbiamo bisogno di richiamare alla me moria dei nostri lettori la origine dei biglietti di Statò attualmente in circolazione. Nel 1886, quando il compianto Magliani, propose la abolizione del corso forzato, lo Stato si era fatto in varie ri prese prestare dalle Banche 940 milioni di bi glietti ohe costituivano perciò un debito dello Stato
verso le Banche stesse.
Per tacitare questo debito e dar modo alle Banche di ritirare i 940 milioni di biglietti che erano in circolazione, lo Stato contrasse un pre stito di 600 milioni, la maggior parte in oro, alienando consolidato, e per la rimanente soirima emise i biglietti di Stato da cinque e da dieci lire. Più tardi, colle leggi fatte approvare dall’on. Sonniuo, l’ammontare dei biglietti di Stato che il Ministro del Tesoro aveva facoltà di emettere, venne aumentato e nelle ultime situazioni si ragguaglia in fatti a poco più di 410 milioni.
D i fronte a questa somma non indifferente di biglietti di Stato non è applicata che una riserva metallica di copertura di circa 91 milioni per cui lo scoperto ammonta a circa 320 milioni,
Nessun pericolo presenta questa circolazione scoperta, poiché il credito dello Stato e le floride condizioni del Tesoro e della finanza in gehere bastano ad esuberanza ad assicurare i portatori dei biglietti.
abbia ad essere solido e forte nei momenti meno prosperi. E sarebbe imprevidente ed imprudente quel Governo il quale sistemasse l’ azienda pub blica come se i tempi eccezionalmente prosperi avessero sempre a continuare. Pur troppo la sto ria di ogni giorno, ed in tutti gli ordini di fatti, sta là a provare che si hanno continue vicende di alti e bassi e che bisogna per essere giudi cati prudenti, e per non soffrire nei periodi della vacche magre, condurre la azienda preve dendo i possibili tempi di depressione.
Ora i 410 milioni di biglietti di Stato con la sola copertura di 117 milioni, cioè meno del 24 per cento, possono costituire in dati casi un punto debole della finanza pubblica ; punto debole, che va perciò rinforzato, sia in previ sione di tempi meno prosperi, sia per quel sen timento di ordine e di cautela che non è per messo di trascurare se non quando vi sia una assoluta mancanza di mezzi.
Questa mancanza di mezzi oggi e da molto tempo invero non esiste. L a situazione del Te soro al 30 giugno 1907 accusava un fondo di Cassa di 510 milioni, cifra, come gi comprende, esuberante a tutti i possibili bisogni prevedibili ed imprevedibili del Tesoro.
Una Cassa così pingue sembra diventi an che un imbarazzo per il Tesoro, poiché, a ren derla fruttifera, è costretto a lasciare alla Banca d’ Italia, in eccedenza ai 40 milioni per il servi zio di Tesoreria, somme che nella situazione del 30 giugno della Banca stessa appariscono in 139 milioni ; fatto che in più occasioni abbiamo lamentato, perchè altera le condizioni normali della Banca.
E poiché, come potremmo dimostrare, questa pletora di Cassa dura già da molti anni, così che uno stock notevole di quella somma può con siderarsi consolidato, crediamo che non sarebbe male se ne fosse tolta al bilancio un parte che aggiunta ai 117 milioni di riserva esistenti, co stituirebbe una proporzione di copertura ai 410 milioni di biglietti di Stato che potrebbe, anche gradualmente esser portata al 60 od al 70 per cento.
Ma questa non è veramente la sola questione che riguarda i biglietti di Stato la quale do mandi dei provvedimenti ; ve n 'è un’ altra della quale si è sempre occupata la Giunta generale del Bilancio e che anche nella legge di assesta mento l’on. Rubini discute colla competenza che tutti gli riconoscono.
Si tratta di una questione di contabilità, ma che esorbita dal concetto di una semplice regi strazione per assumere 1’ aspetto di un vero e proprio pericoloso precedente. I 410 milioni di biglietti di Stato, che sono un vero e proprio debito dello Stato verso i portatori dei biglietti stessi, nè più nè meno di qualunque altro titolo di debito pubblico, non figurano nè nella si tuazione del Tesoro nè tra gli elenchi dei debiti amministrati dalla Direzione generale del debito pubblico, nè tra quelli amministrati dalla Dire zione generale del Tesoro.
Questa mancanza di domicilio per i biglietti di Stato, è una irregolarità che va remossa, tanto più che essa viene giustificata soltanto colla op portunità di non modificare così radicalmente la
situazione de! Tesoro includendovi questa somma di debito. E la irregolarità è tanto più scanda losa, in quanto come ben osserva l’on. Rubini, sono iscritti tra le attività del Tesoro 80 milioni di moneta metallica, che servono di iniziale co pertura dei biglietti stessi. Per cui non solo la situazione del Tesoro si avvantaggia non iscri vendo il debito, ma si avvantaggia iscrivendo, tra le attività, e contro ogni logica, la somma che parzialmente quel debito garantiva.
Ripetiamo : in un modo o nell’ altro questa irregolarità deve sparire e l’ on. Carcano farà bene a provvedere con disposizioni precise.
Se non che queste questioni sui biglietti di Stato, sono subordinate ad altre più generali : I biglietti di Stato vanno conservati? — E ’ op portuno prendere misure per la loro graduale estinzione? Ed in che modo debbono essere so stituiti ? — Sarebbe più conveniente passarli alle Banche di emissione?
Sotto una forma o sotto 1’ altra bisogna certo conservare questa parte del medio circolante de stinata alle minori contrattazioni ; e se, come ab biamo in altra occasione accennato, non ci si de cide a mettere in circolazione una moneta metallica che appunto sostituisca gli scudi d’ argento, in gombranti ed incomodi, o le Banche o lo Stato debbono mettere in circolazione il medio circo lante da 10 e da . 5 lire nella misura richiesta dal paese e che non potrebbe essere inferiore a mezzo miliardo.
E la nostra opinione in proposito non muta da quella che abbiamo altra volta manifestata. Si mantenga o no l’ Unione latina, dobbiamo cer care di importare in Italia quanto più dei no stri scudi che possiamo, immagazzinandoli nelle Casse e contro di essi mettere in circolazione i biglietti, da L . 5 o da L . 10 o monete di ar gento di poco peso e di poco valore.
Una tale funzione saprebbero certo compiere le Banche meglio del Tesoro ed in questo senso potrebbe essere studiata una convenzione del re sto molto semplice.
Sono questi gli studi a cui si è accinto l’on. Carcano? — Lo auguriamo e lo speriamo.
ABERRAZIONI
fiacca-mente, mentre invece coloro che vogliono che ap parisca ad ogni costo la innocenza dell’ imputato diventano, per i mille mezzi che adoprano e per la intensità dell’opera, veramente audaci.
Così si sono notati degli strani silenzi ; e si sono lette difese tanto abilmente indirette che po tevano aver l’ aria di accuse potendo cosi meglio penetrare nell’ animo degli incerti ; e si videro uomini notevoli che si confessarono convertiti ad un tratto di fronte a pareri legali, invero poco profondi ; e si sono viste dopo la incertezza della magistratura ordinaria, diventare paurose del proprio operato nella semplice applicazione della legge, anche le A lte cariche dell’Alta Corte ; e finalmente la stessa Alta Corte transigeva colla propria dignità sino a ricordare al Presi dente del Senato alcune disposizioni del Regola mento che indubbiamente egli conosceva e di cui non aveva voluto far uso.
In conclusione uno spettacolo miserando ; tutta l’Italia in fermento, dalle dimostrazioni po polari della Sicilia, alle più alte Autorità giuri diche è tutto un sofisticare, un cavillare, un qui- squigliare, un invocare gli alti principi di diritto e di libertà, mentre ci troviamo di fronte ad un uomo che è accusato semplicemente di aver com perato per uso personale dei candelabri o dei servizi da tavola e di averli fatti pagare coi de nari dello Stato. Nessuno si rende conto della impressione che deve fare al paese tale inno vazione alle più alte questioni di diritto pub blico, di fronte alla forma volgare e prosaica dei reati.
Il pubblico infatti, a vedere questo enorme movimento, questo straordinario interessamento per piccoli reati comuni, pensa quali e quanti devono essere in proporzione le pressioni di ogni genere che verranno rivolte a coloro che dovranno testimoniare sulle circostanze determinanti 1’ ac costamento dei reati stessi ; e pensa il pubblico quale sincerità potrà avere il processo fatto dopo tre anni, con uno sfoggio di difesa che ha potuto per mesi e mesi con una abilità veramente am mirabile, occupare tutta 1’ Italia.
Il movimento violento che si è verificato prima a Trapani e ultimamente in tutta la Si cilia a favore del N asi; gli ordini del giorno mi rabolanti che sono stati votati da Consigli Co munali, da Comizi, da Società di ogni genere, le audacie di linguaggio „di alcuni giornali del l’Isola, che vogliono lasciare perfino sospettare che si tratti di una persecuzione regionale, fanno dom andali : — ma che cosa vogliono quei si gnori? — L ’ ex-M inistro non ha voluto soffrire il carcere preventivo ed ha potuto fuggir indi- sturbato, rimanere all’estero senza essere ricercato, venire in Italia e firmare degli atti pubblici senza che chi doveva vederlo lo vedesse, ed ha final mente ottenuto che la magistratura si dichiarasse, come egli voleva, incompetente.
La Camera, che è la rappresentanza della nazione, lo manda, come egli stesso chiedeva, davanti all’ Alta Corte di Giustizia; ed ancora non basta . Eccezioni su eccezioni; dispute su dispute mirano a complicare ancora il processo. Ma se l’ on. Nasi quando fu accusato, avesse semplice- mente obbedito alla legge come deve fare ogni cittadino e si fosse lasciato giudicare dalle
As-sise, sarebbe stato probabilmente assolto e tutto sarebbe stato finito.
Tutto questo apparato di difesa che ingom bra da troppo tempo il paese, suscita necessa riamente una indisposizione che non gioverà al l’accusato, male consigliato da chi vorrebbe fosse proclamata la sua innocenza.
Certo il paese non ne può più ; e questa tensione in cui artificiosamente sono tenuti gli animi, dà un pieno colpo al concetto di giustizia, lascia un grande sospetto sulla origine del danaro che certo in larga misura deve esser distribuito per mantenere questa agitazione, e finirà per non giovare allo stesso accusato.
Abbiamo detto tutto questo per mettere a confronto un piccolo fatto di cronaca.
Alla stazione di Firenze un viaggiatore con segnò ad un facchino due valigie perchè le met tesse in un vagone; dopo poco il viaggiatore si accorse che una delle valigie era sparita. Fu ri cercato il facchino, uomo fin qui onesto che de. 14 anni esercita il suo mestiere lodevolmente sotto tutti gli aspetti, e il quale affermò di aver collocato come era suo dovere tutte e due le va ligie nel vagone e di non saper altro.
Termina la cronaca: ad ogni buon fine (sic) il facchino venne arrestato; e probabilmente di ciamo noi, sarà proclamato innocente o condan nato da un Tribunale sulle pareti della cui aula è scritto : la legge è eguale p e r tutti.
Il Banco di Napoli dal 1896 al 1906
n i .
Portafoglio anticipazioni, circolazione e riserva.
Vediamo ora brevemente in quale misura si svilupparono gli affari del Banco propria mente detto, riservandoci di dire poi qualche cosa sulle varie Aziende che esso amministra.
E innanzi tutto giova considerare il mo vimento del portafoglio.
si poteva applicare rigorosamente la legge se non gradualmente e quindi gradualmente risa nare anche il portafoglio.
Il Banco diede però subito opera per af frettare un miglioramento nei metodi ed emanò istruzioni tassative, cercando di contemperare la disposizione alla legge colle condizioni del- l’ ambiente in cui operava.
Non possiamo qui scendere in particolari sulle misure prese e sui risultati ottenuti, ba sta ripetere che, dato l’ambiente, le difficoltà da vincere furono senza dubbio molte e quindi tanto maggiore è il merito pel miglioramento conseguito, e che risulta dalla diminuita en tità delle sofferenze. La Direzione del Banco ha dovuto trasformare a poco a poco la na tura stessa del portafoglio, che per la maggior parte era di sovvenzioni alla piccola proprietà, per dare ad esso, se non nello scopo, almeno nella forma i caratteri di carta commerciale.' E va riportato a questo proposito un brano della relazione dell’ esercizio 1897, il quale de linea coraggiosamente la situazione.
Gli sconti del 1897 erano in aumento, non tenendo conto delle ¡mobilizzazioni, di 53.1 milioni ; davano aumento le filiali di Genova per 33.4, di Milano per 52.5, di Torino per 30.5, Avel lino per 0.4, di Lecce per 0.8 milioni. Tutte le altre filiali, e quindi tutte quelle del Mez zogiorno, tranne le due suindicate, presenta vano una diminuzione di sconti. Napoli per 9.2 milioni, Bari per 2.0, Campobasso per 0.3, Caserta per 1.9, Catanzaro per 0.1, Chieti per 3.5, Cosenza per 0.4, Foggia per 8.2, Po tenza per 0.3, Reggio per 0.3, Salerno per 0.3. Da ciò le grandi recriminazioni sulle quali la relazione osserva in seguito alle risposte dei Direttori delle filiali del Banco:
« Le ragioni messe innanzi per giustifi care la diminuzione degli impieghi si pos sono cosi riassumere:
« Cessazione di operazioni fittizie e mag- « gior severità negli impieghi, anche per una « più stretta applicazione della legge. I risul t a t i di un passato di larghezze, non sempre « giustificate, le quali, se hanno arrecato danno « allo Istituto, non hanno, in ultima analisi, « giovato alla economia privata, dovevano ne- « cessariamente condurre l’ Istituto stesso so- « pra una via di maggiore prudenza ed oeu- « latezza, onde reclami, specialmente da parte « di coloro che, meno meritevoli di credito, si « reputavano offesi dalle restrizioni.
« Bontà dei raccolti in alcune provincie, « per effetto delle quali, non solo non fu ri- « chiesto un maggior uso del credito, ma fu « reso possibile ai proprietari di saldare o di « diminuire le proprie esposizioni.
« Condizioni della nostra clientela nel « Mezzodì, la quale è quasi tutta di piccoli « o grossi proprietari ed agricoltori. Questa « categoria di clientela racchiude in sè una « doppia causa di restrizioni rispetto allo sconto. « Il proprietario agricoltore difficilmente si « presta ad avvalorare di una buona seconda « firma sussidiaria il debito cambiario, per « non essere più tardi obbligato a darla alla « sua volta; non escludiamo quindi che i nostri
« stabilimenti abbiano dovuto talvolta rifiu t a r e operazioni che l’ onestà e la solvibilità « del cliente avrebbero consigliato di accet- « tare. Questa è la prima causa delle restri- « zioni. La seconda è che, ove il vero com- « mercio manca e l’ agricoltura ha predominio, « la cambiale di comodo predomina alla sua « volta, e la minorazione diventa, potrebbe « dirsi, una necessità, poiché le scadenze sono «determinate principalmente dalle date dei « diversi raccolti....
« Questo stato di cose merita ogni pon- « derato esame, specialmente rispetto al Mez- « zodì d’ Italia, dove l’ agricoltura è parte prin- « cipale della economia del paese, e dove « difettano Istituti che stieno in mezzo tra « quelli di emissione e chi ha bisogno di ri- « correre al credito.
« E noi auguriamo — termina la rela- « zione — clic il nostro Istituto, uscito dalle pre- « senti condizioni, possa intraprendere nuove « forme di credito che, con la più sicura gua- « rentigia, pòssa sodisfare a coleste esigenze ».
Questo brano della relazione spiega, come il Banco nel 189(5 e 1897 avesse un portafo glio così composto quale fondo collocato:
1895 1897
Portafoglio libero (milioni) 405.3 458.4
» immobilizzato » 38.8 26.1
E spiega ancora come dei 457 milioni di effetti ammessi allo sconto nel 1897, ne fos sero accordati a Milano per 187.6 milioni, a Torino per 53.2, a Roma per 11.4, a Bologna per 13.2, a Livorno per 14.5, a Venezia per 12.9, a Cagliari per 10.5, a Genova per 60.4, a F i renze-per 10.6; in totale 374 milioni, e ne ri manessero quindi poco più di 83 per i 13 Sta bilimenti del Mezzogiorno, cioè appena, il 18 per cento.
Diremo subito che nel 1906 tale riparti zione si trova alquanto modificata ; sopra 673 milioni di sconto accordato, 160 milioni sono per il Mezzogiorno, cioè una proporzione del 24 per cento. Non è certo nemmeno questa una grande proporzione, ma essa deve commisu rarsi non alla vastità del territorio nè alla quantità della popolazione, sibbene alla entità degli affari di natura tale da poter essere as sunti o sovvenzionati da un Istituto di emis sione. E giova ancora notare che lo sconto del Banco nelle filiali dell’Alta Italia è sem pre breve od anche brevissimo nella media scadenza, mentre quello del mezzogiorno è tutto o quasi tutto a scadenza di tre mesi, il che, come si comprende, implica una notevole differenza nella entità totale degli sconti dei- runa o dell’altra regione, data la stessa cifra di impiego.
Ciò premesso, ecco lo svolgimento del por tafoglio nel periodo che esaminiamo: diamo tanto la rimanenza alla fine di ogni anno, quanto la somma degli effetti scontati du rante ciascun esercizio (in milioni) :
Ammontare degli sconti Rim. del Portai. in ciascun esercizio al 31 dicembre
1896 444.2 48.1
1897 457.2 53.2
1899
Ammontare degli sconti in ciascun esercizio
585.8
Rim. del Portai, al 31 dicembre 57.7 1900 487.3 64.1 1901 490.6 72.4 1902 505.2 72.1 1908 503.2 73.8 1904 524.1 93.6 1905 657.0 101.4 1906 673.3 107.5
L ’ aumento è stato quindi quasi costante, e tra il minimo del 1896 ed il massimo del 1906, corrono. 229 milioni, che rappresentano il 50 per cento circa di aumento dalla cifra iniziale.
Non è senza interesse vedere alcuni dei principali elementi che riguardano lo sconto: nel prospetto seguente diamo il medio ammon tare delle cambiali, la media scadenza di esse ed il medio saggio di interesse durante cia scuno esercizio. Come è noto, per ciò che ri guarda il saggio dello sconto, in Italia lo sconto ufficiale è tenuto sempre al 5 per cento e non si sa bene perchè; ma la legge accorda che il saggio di sconto degli Istituti di emissione sia ridotto dell’uno per cento per cambiali di primo ordine e di non lunga scadenza, e la legge stessa autorizza il Ministro a concedere di'mese in mese un saggio di favore per gli sconti indiretti, cioè presentati da .altri Isti tuti di credito, sino al 3 7* per cento; ed in fatti in tempi normali il saggio ridotto è del 4 per cento, e quello di favore del 3 1/2.
Ecco il prospetto:
media ammontare media se ad. media saggio degli effetti degli effetti dello :sconto 1896 L. 994.68 giorn i 53 4.27 0/0 1897 » 1,206.20 » 35 4.27 0/0 1898 » 1,199.98 * 30 4.11 0/0 1899 » 1,021.75 » 42 4.34 0/0 1900 > 879.63 » 47 4.85 0/0 1901 > 839.99 » 49 4.83 0/0 1902 » 966.53 * 43 1/2 4.79 0/0 1903 > 903.19 * 52 1/2 4.54 0/0 1904 * 853.81 » 54 4.40 0/0 1905 * 998.45 * 54 3.90 0/0 1906 » 948.12 » 54 4.60 0/0
Si può notare la tendenza, pur in mezzo ad oscillazioni, a diminuire l’ ammontare me dio delle cambiali, mentre la media scadenza accenna ad aumentare. Quanto al medio sag gio dello sconto esso è notevolmente oscillante, ma in complesso tende a diminuire, in corri spondenza, del resto, alle generali condizioni del credito.
Diversamente si comportano le anticipa zioni che gli Istituti di emissione sono autoriz zati a concedere su titoli di Stato o garantiti dallo Stato e su sete e su valute metalliche.
E’ risaputo che le alte gravezze che col piscono le anticipazioni hanno rese sempre più rare queste operazioni che si sostituiscono invece coi riporti, i quali sono piu a buon mercato ordinariamente e piu facili ad attuarsi col realizzo di una somma maggiore. Ecco come si svolsero infatti queste operazioni nel Banco di Napoli (in milioni):
Aumento delle anticipazioni.
1896 24.9 1897 19.6 1898 17.4 1899 32.2 1900 29.7 1901 20.7 1902 26.1 1903 21.7 1904 21.1 1905 27.2 1906 37.3
La tendenza degli ultimi anni è ad un aumento lievissimo a traverso larghe oscilla zioni; ma ormai, se il Governo non provvede a semplificare il servizio delle anticipazioni ed a renderlo meno caro dei riporti, sarà fina voce che andrà quasi a sparire con datino sensibile di tutti coloro che, avendo bisogno di denaro e possedendo titoli di Stato, hon vogliono esporsi al pericolo di un restringi mento nei riporti.
Poche osservazioni sono da farsi circa il movimento della circolazione e delle riserve metalliche che debbono coprirla.
La legge autorizza gli Istituti di eihis- sione a mettere in circolazione biglietti fino ad una somma determinata per ciascuno de gli Istituti, la quale deve essere coperta per il 40 per cento da riserva metallica; questa circolazione è nell’ uso di chiamarla: per il
commercio ; di più gli Istituti possono essere
chiamati a prestare allo Stato somme deter minate che si chiamano anticipazioni statu
tarie, contro le quali può l’ Istituto emettere
biglietti, e questa circolazione si chiama; per
conto del Tesoro ; ancora può ciascun Isti
tuto emettere biglietti senza limite ed al di là della cifra cui è autorizzato, purché tale Cir colazione abbia altrettanta riserva metallica che la copra completamente, e si chiama ap punto: circolazione coperta da riserva me
ta llica :
La legge organica per gli Istituti di emis sione, autorizzava complessivamente ad una cir colazione di biglietti per 1,097,000,000, ripar tita cosi: Banca d’ Italia 800 milioni, Banco di Napoli 242 milioni, Banco di Sicilia 55 mi lioni; queste cifre valgono per 4 anni dal 1893, dopo di che la circolazione deve essere dimi nuita, ogni biennio, di una quota tale che dopo 14 anni sia ridotta complessivamente a 864 mi lioni. di cui 630 la Banca d’ Italia, 190 il Banco di Napoli, 44 il Banco di Sicilia.
Con la legge 17 marzo 1897 fu fatto ob bligo al Banco di Napoli di ridurre la sua circolazione ogni anno di L. 5,200,000 sino a ridurla al limite massimo di 190 milioni ; e con la stessa legge venne esonerato dall’ accor dare allo Stato anticipazioni statutarie.
Però la legge 11 agosto 1893 aveva concesso implicitamente agli Istituti di eccedére, entro certa misura che abbiamo già indicato, il li mite normale della circolazione, purché si as soggettassero a pagare una tassa maggióre ; e tale circolazione si chiama circolazione ec
cedente.
Ciò premesso, ecco quale fu il movimento delle varie specie di circolazione del Banco di Napoli nel periodo dal 1895 al 1906 (in milioni):
Circolazione normale ed eccedente.
Normale Eeced. Totale
IN'ormalo 1904 205.6 1905 200.4 1906 195.2 Ecced. Totale — 205.6 7.9 208.3 6.5 201.7
La disposizione della legge 10 agosto 1893 (die obbligava le Banche di emissione a pa gare una tassa eguale al doppio del saggio dello sconto per ogni eccedenza alla circola zione normale, era evidentemente eccessiva, poiché vi possono essere e vi sono condizioni di mercato che esigono un aumento di circo lazione, sia pure temporaneamente; certo è bene che gli Istituti non abusino della circo lazione, ma non è serio che il legislatore pre tenda di fissare il limite necessario in modo che durevolmente combini colle necessità del mercato ; la disposizione che impone una tassa eguale ai due terzi del saggio dello sconto è più razionale, perchè permette agli Istituti di oltrepassare il limite normale, senza ecces sivo aggravio, e nello stesso tempo dalla tassa sono indotti a non abusare della conces sione.
Il prospetto qui sopra dimostra che il Banco, non ostante abbia dovuto in obbedienza alla legge diminuire ogni anno dal 1898 la circolazione normale di 5.2 milioni, tuttavia non ha dovuto ricorrere alla eccedenza che in misura abbastanza limitata.
Il prospetto che segue dà la circolazione coperta interamente da riserva metallica ed il totale massimo minimo e medio di tutta in sieme la circolazione (in milioni).
Circolazione coperta Totale generale da riserva metallica della circolazione Massima Min. Media Massima Min. Media 1895 22.8 4.3 10.5 263.7 223.0 238.6 1896 16.6 0.6 8.3 263.0 230.0 243.3 1897 26.5 12.6 22.5 238.8 211.7 224.1 1898 6.7 0.06 3.3 243.8 215,4 228.7 1899 11.1 0.9 7.2 244.4 213.4 231.1 1900 28.4 2.7 15.5 260.5 226.2 243.9 1901 35.5 12.6 24.7 260.6 233.8 246.1 1902 40.6 13.0 29.5 263.5 229.0 247.7 1903 59.3 30.9 49.1 275.6 241.7 261.6 1904 85.9 50.2 68.3 291.5 255.8 273.9 1905 125.5 75.7 96.1 330.7 276.2 298.2 1906 147.3 114.4 130.0 350.1 309.6 326.9
Il Banco al principio del 1907, avendo diminuita di altri 5.2 milioni la circolazione normale, è entrato nel limite voluto dalla legge, ma la ricca riserva metallica, che le buone condizioni del paese e la oculatezza della Direzione hanno permesso di accumulare, lasciarono accrescere notevolmente la circola zione di biglietti interamente coperti da ri serva metallica; la quale circolazione, che nel 1898 era scesa a 6.7 milioni, a poco a poijo aumentò fino a raggiungere al 31 dicembre 1906 la cospicua cifra di 143.4 milioni.
Occorre appena rilevare la importanza di questo fatto, poiché in sostanza vuol dire che la complessiva circolazione, che ammontava in media a 327 milioni nel 1906, aveva una riserva metallica più del 64 per cento. Se la prosperità del paese potrà continuare, esserci favorevole il cambio, e le amministrazioni de gli Istituti proseguire con la prudenza con cui in questi ultimi anni hanno agito, non do vrebbe essere lontano il tempo in cui, come in altri Istituti di emissione esteri, anche
quelli italiani potranno avere una circolazione quasi tutta coperta da riserva metallica.
In quanto alla riserva oro ed argento a pieno titolo o parificata all’ oro ed all’ argento, essa era nel 1897 di 105.5 milioni di oro deci male e di 10.5 milioni di scudi. Come si sa, il Banco doveva avere il 40 per cento della cir colazione normale coperta da riserva metallica (oro od argento a pieno titolo), ed a questo obbligo il Banco non ha mai mancato, anzi la sua riserva diventò abbastanza abbondante, così che, come si è visto, il Banco ha potuto avere una circolazione notevole interamente coperta da riserva metallica.
Ecco ora il prospetto che indica lo svol gersi della riserva metallica e la sua com posizione (in milioni) :
Buoni Oro
del Tesoro presso Oro Argento esteri il Tesoro Totale
1896 105.5 10.5 — — 116.0 1897 105.5 10.5 — — 116.0 1898 105.6 10.5 . — — 116.1 1899 65.2 12.8 — • • 40.4 118.4 1900 67.1 13.0 14.9 38.5 133.5 1901 69.2 13.1 19.4 36.4 138.1 1902 73.9 13.4 22.8 34.7 144.8 1903 96.9 14.0 22.6 33.0 166.5 1904 108.2’ 14.0 40.8 31.8 194.8 1905 141.0 14.3 41.8 29.0 225.6 1906 161.2 13.9 41.6 27.2 243.9
Il Banco ha dunque largamente approfit tato delle migliorate condizioni del paese per accrescere le sue riserve metalliche molto al di là dei limiti imposti dalla legge, e di que sto va fatta lode grandissima.
Dal 1896 al 1906 la riserva metallica od equiparata è più che raddoppiata, da 116 a 244 milioni e l’ aumento spetta per 41.6 mi lioni agli impieghi in titoli esteri e per 86.2 milioni ad effettiva riserva metallica; gli 82.7 milioni d’ oro in aumento sorpassano di 55.6 milioni quello depositato presso la Cassa De positi e Prestiti come riserva da riscattarsi. Il miglioramento quindi è importantis simo ed è prova della cura portata dalla Di rezione a questo elemento di solidità del- P Istituto.
Le condizioni del lavoro a Milano(1J
L ’ inchiesta compiuta dall’ Ufficio del lavoro della Società Umanitaria, seguitando le sue inda gini sulle condizioni della classe operaia in M i lano, prende in esame la disoccupazione. A l 1 lu glio 1903 erano disoccupati tra coloro che sono in condizioni di produrre, esclusi cioè le casalin ghe, i bambini, gli scolari, i pensionanti, 6388 in dividui, di cui 4632 maschi e 1756 femmine: dei maschi il numero maggiore è rappresentato da 30 a 39 anni (675); e delle femmine da 20 a 24 anni (318).
Dei 6388 disoccupati 34 dennnziarono 8 giorni di disoccupazione, 535 ne denunziarono 15; 766
denunziarono 1 mese; 699, 2 mesi; 619, 3 mesi; 567 da 4 a 5 mesi; 556, da 6 a 7 mesi; 229 da 8 a 9 mesi ; 103, da 10 a l l mesi ; 489, 1 anno; 202, 2 anni; 79, da 3 a 4 anni; 108 più di 4 anni, 1011 poi ve ne sono senza indicazioni.
Circa le professioni, il maggior numero dei disoccupati è dato dalle industrie alimentari (il 2, 63 per cento dei censiti), il minore dalle in dustrie di veicoli (0,77 per cento).
L ’ Ufficio ricava quindi questi dati di fatto sulle condizioni operaie a Milano: che quando gli operai rimangono disoccupati, non è per pochi giorni, ma per un periodo che va senapi e oltre il mese e arriva facilmente fino a sei ; che la du rata media della disoccupazione per chi ne è Col pito è precisamente di oltre tre mesi ; che la me dia delle giornate che toccano a ciascuno operaio censito è del 3 all’ anno e che, se si eccettuino le professioni che hanno una stagione morta ti sica e costante, la disoccupazione tanto più è pro babile ed intensa, quanto meno gli operai sono specializzati in un dato mestiere; e che il lavoro a domicilio per conto proprio è colpito dalla di soccupazione meno del lavoro per conto altrui e fuori di casa.
Ed occoci ai salari. La cifra effettiva degli operai a salario conosciuto è di 132.397, pari al- 1’ 90.09 degli operai censiti che esercitano una professione: di essi 106.499 (il 6442 per cento) sono maschi.
Riguardo 1’ età, si hanno 17.539 operai sotto 15 anni e 145.474 sopra i 15 anni: degli altri ignorasi l’ età.
Lavorano a tempo e sono retribuiti secondo le ore e le giornate di lavoro 157.955 operai, pari al 95.55 per cento, e lavorano a prezzo o a cot timo e soiìo retribuiti secondo la quantità del la
voro prodotto 7350, pari al 4.45 per cento. Si ha ancora che il periodo di età in cui gli uomini guadagnano salari più elevati in Milano è quello tra i 25 e i 29 anni nella misura di L. 2.01 a L. 5 ; ma per le donne i salari più elevati si riscontrano tra i 23 e i 49 anni.
La retribuzione in natura anziché in danaro che sostituisca o integri il salario in moneta sotto forma di vitto o di alloggio, o di vitto e allog gio insieme è denunciata da 9698 censiti, i quali rappresentano il 7.32 per cento del loro totale a salario conosciuto. Abbastanza frequente tra gli operai a giornata, 7.82 per cento, è rarissima tra i cottimisti, 0.71 per cento; e assai più comune fra gli uomini, 8.48 per cento, che non fra le donne 5.11 per cento.
In rapporto al salario in denaro, per gli uo mini la proporzione è solo del 10.56 per cento nei salari sotto una lira, quindi si mantiene quasi uguale nella misura del 16 a 18 per cento nelle quattro categorie che vanno da 1 a 3 lire; poscia digrada rapidamente fin sotto 1’ uno per cento oltre le 5 lire. Per le donne abbiamo il 63.71 per cento sotto una lira e il 30.28 per cento da L . 1 a 1,50, quindi la serie ci rimpicciolisce a 5,01 nel gruppo seguente per esaurirsi al salario di 4 lire.
In rapporto all’ età, dei maschi il 71.14 per cento che ricevono appendici, va dai 20 ai 40 anni, e delle femmine il 77.02 per cento va dai 25 ai 59 anni.
Dopo averci offerto le statistiche sui salari
nelle più svariate forme e nelle proporzioni più diverse in rapporto a ogni altro fenomeno della attività operaia a Milano, l’ Ufficio del lavoro della Società Umanitaria ci parla dei salari e delle giornate di lavoro degli operai censiti com parativamente nelle principali classi professionali.
Da questo studio ricavasi :
а) circa l ’età, che la maggior frequenza (con cifre effettive esigue) di fanciulli occupati sotto i 12 anni la troviamo tra i passamanfieri (4.45 % ), i cappellai e berrettai (2.48 o/0), i bottai e sec- chionai (2.45 % ), i marmisti (2.49 °/o), i tappez zieri in carta (2.14 °/o) ; e il maggior numero di fanciulle lo si incontra fra le stiratrici (2.06 »/o), le allestitaci di carta (2.16 % ) e le lavoranti in turaccioli (3.77 o/0).
Quanto ai vecchi di oltre 54 unni ne tro viamo di ancora occupati 375 (45.90 ° /0) come portinai, 388 (11.14 ° /0) come facchini in genere, 340 (26.56 o/0) come venditori ambulanti e 154 (20.81 H/0) come erbivendoli e fruttivendoli; 85 (19.81 o/o) esercitano la professione di calzolai in sieme a qualche altra occupazione, particolarmente quella di portinaio; e 70 (15.59 0/o) sono tuttora tessitori ; e cifre notevoli, 349 (17.37 % ) dànno i manovali e cartolanti ed i giornalieri senza me stiere fisso: 2908 (16.73 °/0).
Sul finir della vita i lavoratori licenziati da gli stabilimenti, nei quali non sono più sufficien temente produttivi, cercano occupazione o nelle portinerie o nel piccolo commercio girovago, od in quei mestieri in cui non occorre alcuna capa cità tecnica, ma solo un po’ d ’ energia fisica per trasportare merci, derrate, terra e materiali.
Le donne rifluiscono nei servizi domestici, 762 (16.62 % ) , nelle portinerie, 498 (16.74 % ), nelle lavanderie, 325 (1793 % ) e attendono an cora a lavori di cucito di biancheria 283 (5.42 % ) e di maglieria 85 (5.77 % ).
I veri anni di lavoro produttivo sono per gli operai quelli che vanno dai 12 ai 39.
б) circa i salari, che gli operai che gua dagnano più di 7 lire sono in tutti 68: di essi i 23 appartengono alla professione dei lavoranti in vetro, 12 alle industrie poligrafiche e gli altri sono impiegati privati. Fra le donne i salari più elevati sono di 5 a 7 lire percepiti da 3 sarte in genere; il salario di più che lire 8 è denunciato da una venditrice di erba e frutta.
così una constatazione generale: che la disper sione dei salari si accentua nelle professioni a sa lari elevati.
c) circa le giornate di lavoro, che degli operai maschi quelli che lavorano più di 300 giorni nella proporzione di oltre il 50 per cento sono: i gassisti e gli addetti alla produzione del gas. i parrucchieri, quasi tutti gli addetti alle industrie alimentari e dei trasporti,-ai commerci, al credito e cambio, agli esercizi pubblici, dome stici e di piazza e alle amministrazioni private; invece notevoli percentuati di coloro che lavorane solo 200 giorni danno i manovali (37,90), gli im biancatori (43,97), i muratori (42,49) e i selcia tori. Le donne offrono minori sproporzioni tra il massimo e il minimo di giornate di lavoro, se si eccettuino le lavandaie che danno il 47,80 per cento che lavorano 200 giorni, e quelle addette ai servizi che lavorano quasi tutti i 365 giorni.
* * *
Tale in succinto i resultati delle condizioni del lavoro in Milano. E la più viva lode va at tribuita alla Società Umanitaria, che con tanta precisione e diligenza raccogliendole, ci mette in grado di misurare fino al più minuto particolare il movimento operaio della grande capitale lom barda, la metropoli lavoratrice per eccellenza.
L’ Istituto italiano di Credito Fondiario
(la causa per le provvigioni)
Abbiamo fatto conoscere ai lettori le varie fasi della causa sollevata da alcuni mutuatari contro l’ Istituto di Credito Fon diario allo scopo di far dichiarare dal Magistrato, come illegale la provvigione spe ciale che P Istituto percepisce a compenso delle eventuali perdite sul prezzo delle car telle ed a compenso dei servigi speciali che P Istituto rende ai mutuatari che preferi scono il mutuo in contanti.
Dopo le vicende note di questa lite, la Corte d’ Appello di Roma ha emanata la sentenza di cui pubblichiamo le parti prin cipali e la quale ci sembra chiarisca i punti controversi e distrugga le obiezioni solle vate dai quattro mutuatari che chiamano P Istituto davanti i tribunali.
Ecco quindi le parti principali della sentenza :
DIRITTO
Considerato elle F assunto degli attori ed appel lanti fa capo a queste due proposizioni :
1. Nei mutui stipulati col capitale sociale, la provvigione ohe P Istituto può percepire non deve ec cedere in nessun caso i cent. 45 per ogni 100 lire di capitale mutuato ;
2. Nei mutui stipulati con danaro proveniente da emissione di cartelle fondiarie, la provvigione può essere maggiore o minore di detta misura, a seconda che le cartelle siano state emesse per un valore infe riore o superiore alla pari di guisa che F aumento o la diminuzione della provvigione debba corrispon dere alla differenza in meno o in più tra il prezzo delle cartelle correnti in borsa, e il loro valore no minale.
Gli attori, addebitando all’ Istituto di essersi nei mutui con essi rispettivamente stipulati allontanato da queste norme varcando i limiti legali entro i quali la provvigione doveva essere contenuta, chieggono quel di pili che F Istituto ha già indebitamente per- eetto venga loro restituito, e quello che dovrebbero ancora pagare venga ridotto ai limiti legali, e a tali conclusioni pervengono sotto 3 diversi aspetti* e cioè:
1. illegalità della provvigione ; 2. mancanza o illi ceità di causa ; 3. vizi del consenso.
I. Illegalità della provvigione. Considerato _ che a suffragio della loro tesi, che riduce la provvigione ad un elemento compensatore da determinarsi imprescin dibilmente mediante un semplice calcolo aritmetico, gli attori sin dai primordi del presente giudizio in vocarono molteplici argomenti, e precipui tra questi, i lavori preparatori della legge 17 luglio 189011 con cetto informatore di essa, che fu quello di avvantag giare i mutuatari, l’ art. 2 delle norme per la conces sione dei mutui, e le dichiarazioni emesse dall’ Isti tuto nella sua relazione alla esposizione di Parigi del 1900. Il Tribunale giustamente rilevò che più che alle intenzioni manifestate da coloro che cooperarono alla elaborazione del progetto indubbiamente diretto a favorire i mutuatari e a proteggerli contro tal è ela borazione,- e vedére quale sia il congegno (lai legi slatore stabilito per attuare i suoi fini. Soggiunse il Collegio che ad ogni modo anche a voler ricercare la genesi di tale congegno nei lavori preparatori, si scorge che gli stessi proponenti non intesero di sta bilire un meccanismo bancario, il quale automatica- mente attribuisse danni o vantaggi ai mutuatari, ma bensì un sistema che garantisse i loro interessi senza soffocare in eccessive strettoie la vita bancaria del- F'Istituto, il quale concetto il Tribunale illustrò con taluni brani delle relazioni sia del Ministro propo nente sia del Relatore della Commissione Parlamen tare.
Ciò premesso passò ad esaminare il testo delia legge 17 luglio 1890, e propriamente gli art. 10 e 11 coi quali venne regolato il nuovo congegno delle di verse specie di mutuo, pose tali disposizioni a raf fronto con quelle degli art. 5 e 6 del Regolamento 1° febbraio 1891 e degli art. 2, 9 e 10 delle norme per la concessione dei mutui, e venne alla conseguenza di escludere la tesi degli attori fondato sul criterio li mitativo anzidetto.
Considerato che giustamente il Tribunale ritenne che nei mutui in contanti la misura della provvigione debba sempre dipendere dal libero accordo dei con traenti, e non da elementi prestabiliti.
La materia della provvigione è regolata dai con nati art. 10 e 11 della legge 17 luglio 1890, dopo es sersi stabilito all’ art. 10 che i mutui ipotecari sono fatti a seelta del mutuatario in cartelle esigibili in valuta legale, o in valuta legale, in cartelle esigibili in oro, o in oro.
À ll’ art. 11 si soggiunge : « Se il mutuatario pre ferisce riscuotere F importo del mutuo in cartelle esi gibili in valuta legale, la provvigione annua dovuta all’ Istituto non potrà essere maggiore di cent. 45 per ogni 100 lire ; se preferisce il pagamento in qualcu na delle altre forme la provvigione sarà concordata fra F Istituto e il mutuatario.
Nei mutui stipulati in cartelle F Istituto avrà sempre diritto di sostiture il pagamento in valore le gale, purché lo dichiari all’ atto del contratto condi zionale, e si limiti a riscuotere la stessa provvigione non maggiore di 45 cent, per ogni 100 lire fissata pel mutuo in cartelle, e purché valuti le cartelle al prezzo medio della borsa locale nel mese solare antecedente al contratto ».
Il senso letterale di questa disposizione è ben chiaro. La legge contempla due ipotesi : 1. Mutui in cartelle esigibili in valuta legale. 2. Mutui in valuta legale, in cartelle esigibili in oro, o in oro.
Nella prima ipotesi la misura della provvigione incontra un limite che non può oltrepassare.
moro calcolo aritmetico. Cum in verbis nulla ambiguilas est, non debet admitti voluntatis quaestio.
E gli argomenti della difesa dei mutuatari esco gitati per quanto ingegnosi ed abilmente prospettati e svolti, conducono per l’ appunto ad alterare il chiaro significato delle parole dettate dal legislatore. Non occorre soffermarsi a lungo sulle dichiarazioni conte nute nella relazione dell’ Istituto alla Esposizione di Parigi del 1900, perchè non riguardando i mutui in esame non hanno alcuna attinenza col fatto della causa, e sotto il punto di vista giuridico sono destituite di qualsiasi valore non potendo apportare alcun utile contributo nella interpretazione della legge. L’ argo mento in apparenza più grave è quello desunto dal- l’ art. 2 delle norme per la concessione dei mutui, ap provate con E. Decreto 9 luglio 1891, in esplicazione del disposto dell’ art. 5 della legge del 1890, nonché dell’ art. 5 del relativo regolamento. Nei mutui in va luta legale, o in oro, o in cartelle esigibili in oro, così iv i è detto, la provvigione sarà concordata tra l’ Istituto ed il mutuatario, nelle misure da fissarsi periodicamente dal Consiglio di Amministrazione, te nuto conto del prezzo corrente delle cartelle e dell’ an damento del cambio.
Le norme vogliono che si tenga conto dgl prezzo corrente delle cartelle, dunque — si dice — è soltanto il prezzo delle cartelle quello che dà la misura della provvigione nei mutui in contante. Senonchè è ovvio il rilevare che l’ articolo in esame non ha altro scopo che quello di stabilire un punto di partenza comune per tutti i mutui da stipularsi in un dato periodo di tempo, all’ effetto di semplificare la intavolazione delle trattative sulla provvigione. Trattasi in sostanza di una norma preparatoria, di una procedura da osser varsi per rendere più spedito e più agevole nei sin goli mutui lo esplicamento dell’ accordo tra le parti contraenti.
E’ quindi evidente che la fissazione di quella data misura iniziale, tenuto conto dello scopo al quale è preordinata, ha un contenuto unilaterale, prepara la proposta dell’ Istituto, ma riman fuori della sfera con trattuale ; e gli elementi che concorrono a costituirla non possono influire sulla sostanza del futuro accordo, se non nel senso di vincolare lo Istituto a non poter pretendere una provvigione maggiore di quella pre fissa. Su questa si apre il dibattito eoi singoli mutua tari. Se la proposta è accettata, si stipula il mutuo. Se non è accettata, e se l’ Istituto non consente alla riduzione controrichiesta, allora il mutuatario, il quale non voglia rivolgersi altrove, chiederà il pagamento in cartelle. Questa e non altra è la portata del cen- nato art. 2, coordinato con Part. 11 della legge del 1890 D’ altra parte le parole tenuto conto del prezzo cor rente delle cartelle e dell’andamento del camino, non hanno un significato limitativo al punto di escludere che anche altri elementi abbiano a tenersi presenti dal Consiglio di Amministrazione nel preparare la sua richiesta.
Infatti Part. 2 delle norme avverte il Consiglio di Amministrazione di tener conto del prezzo corrente delle cartelle, ma non gli dice di doversi esclusiva- mente a quésto attenere. Di guisa che sarebbe un aggiungere alla legge e un andar contro al suo spi rito il dire che la richiesta dej.1’ Istitjrtq deve essere commisurata a questo unico coefficiente senza contem perarlo con quei molteplici e svariati elementi d’ in dole economica, amministrativa e finanziaria, che pos sono influire sul corso dei prezzi, senza tener conto ad esempio delle modificazioni che potrebbero subire le cartelle giacenti nelle casse dell’ Istituto o dopo essere messe in circolazione, delle domande in corso, e anche dei mezzi e dei modi coi quali può 1’ Istituto spiegare la sua influenza sul mercato.
(Continua).
R
ivista
B
ibliografica
Pompeo Colajanni. - Il salario nella legge su
gli infortuni del lavoro e gli operai cottimisti. .Roma, P . Galeati, 1907, op. pag. 48.
L ’ Autore in questo opuscolo espone e stu dia sotto l’aspetto teorico e pratico la questione
riguardante il modo con cui computare il salario agli operai colti da infortuni del lavoro e che prestino la loro opera come cottimisti. La con troversia ha già dato luogo a discussione davanti ai Probiviri ed all’Autorità giudiziaria e non è risoluta. L ’ Autore vorrebbe che, prima che si pronunciasse in proposito la Corte di Cassazione, il legislatore chiarisse, modificando la legge, il punto oggetto della controversia.
Bulletin de l’ Institut International de Sta-
tistique. Tome XVI, I Livr. Londres, Harri-
son et fils, 1907.
Questo volume contiene, oltre ad altre cose di diversa importanza, come necrologie, statuti dell’ Istituto, elenco dei membri che lo compon gono, due lavori degni di ogni attenzione ; — uno del prof. Alfred Neymarck sopra « la statistique internationale des valeur mobilières (sesta relazione) ; -— l’ altro del C. D r. S. Loch « statistic of' population and pauperism ».
Prof. Filippo Virgili. - Statistica. Milano, U .H oe
pii. 1907 pag. 225 (L. 1.50).
Presentiamo ai lettori la quarta edizione di questo lavoro dell’egregio Collega, che fa parte dei noti Manuali H oepli,e che ha ottenuto un giu sto favore dal pubblico. — Non siamo concordi col l’Autore nè sulla definizione della statistica, nè nel considerarla come scienza, e quindi alcune delle conseguenze che l’ Autore trae da queste sue premesse non accettiamo, ma riconosciamo in pari tempo che l’ Autore ha saputo in poche pagine esporre al pubblico molte cose con ordine, chia rezza e con quella vasta erudizione di cui larga mente dispone. E questa quarta edizione è anche migliorata.
Dr. Willi Morgenroth. - Die E xp ort politile
der Kartells. - Leipzig, D uncker et Humblot. 1907 pag. 119. M. 2.80.
Con minuta analisi dello slancio avuto della industria tedesca fino al 1905 e coll’esame della evidente, attuale situazione di quel movimento, l’ Autore cerca la influenza dei Kartells di espor tazione sui prezzi interni di molti prodotti e sui prezzi intei nazionali.
Ritiene che il generalizzarsi di tali sistemi determini una limitazione della loro efficacia, ed intravvede la possibilità che si formino dei Kartells internazionali miranti all’ equilibrio dei prezzi.
Berta Novich. — M aternità e lavoro. - Palermo,
La tesi quindi sostenuta dalla Sig.a Berta Novich, la quale si limita a difendere la mater nità dal concepimento sino al completo alleva mento del nato, non può che incontrare le nostre simpatie, sebbene non sia tutto il desiderabile.
L ’ Autrice, con uno stile forse un po’ troppo sentimentale, spiegato però dalla natura dell’ argo mento, dimostra che la funzione della madre è funziono sociale, che, come tale, deve essere dalla società curata e difesa, e, seguendo la madre nelle diverse condizioni economiche, descrive tutti i suoi patimenti e rileva tutta la mancanza di mezzi di cui essa soffre per l’ allevamento dei suoi nati.
^accomandiamo vivamente questo libro, che il pr. Alessandro Roster, ci ha tradotto ed a cui premette una breve prefazione, nella quale però rileviamo un concetto, della cui esattezza dubi- biamo molto. Il pr. A. Roster dice: « l a razza umana degenerando, precipita ».... Ma si può par lare di degenerazione in un’ epoca nella quale in tutti i paesi civili cresce la media della vita, la natalità comincia a disciplinarsi, e la popolazione è cresciuta a cifre così alte?
M.is de la ¡Vlazelière. — Le Japon - histoire et
civilisation. - Paris, P lon -N ou rrit et C., 1906: 3 voli. pp. 569-401-623.
Questa importantissima opera vede la luce in un momento nel quale il Giappone richiama su di sè l’ attenzione di tutto il mondo civile, sia per lo sviluppo rapido della sua vitalità, sia per i suoi meravigliosi successi, sia per la tenacia colla quale, di fronte a tutti gli altri Stati, vuol difendere e tener alta la propria dignità.
Al primo volume è premessa una interes sante e dotta introduzione all’opera, nella quale l’ Autore espone le cause e le condizioni generali geografiche ed etniche per cui si espandono ie razze e la civiltà.
Ciò g l’ dà modo di fare importanti confronti e di studiare i motivi per cui sempre in ritardo i benefici della civiltà si sono sentiti nel Giap pone.
Viene poi ad una descrizione ampia del paese, delle razze e del substrato principale del popolo. Entra quindi nella parte storica e l’autore ci conduce nel primo volume sino all’ undecimo secolo , quando comincia la decadenza del periodo splen
dido intorno al mille.
Nel secondo volume è descritto il periodo feudale che va dall’ undecimo al quindicesimo se colo ; e nel terzo volume l’Autore dà la storia del Giappone sotto .la dinastia dei Tokugawa dal 16 0 circa sino al 1867. Un quarto volume ci darà la storia contemporanea.
Abbiamo detto importantissima quest’ opera storica, poiché l’Autore non ha seguito il sistema classico di raccontare semplicemente i fatti, e spe cialmente quelli guerreschi, ma con metodo mo derno ha cercato di studiare ed esporre la storia intima del popolo e le diverse manifestazioni della sua vita.
Letteratura, religione, commerci, industrie ; la influenza delle diverse classi sociali, quella della donna, ecc. sono tutti elementi di cui l’Autore tiene conto nel suo lavoro con vedute larghe e sempre dando le ragioni delle sue conclusioni.
L a forma stessa del lavoro aiuta il lettore, poiché ad ognuna delie parti in cui l’opera si d i vide, l’Autore dà un riassunto, a modo di conclu sione, delle cose esposte e trae da esse ponderati giudizi su quanto ha descritto, apparecchiando così utilmente la intelligenza del lettore alle sus seguenti esposizioni dei fatti, che vengono colle gati coi precedenti.
Indici, elenchi degli imperatori delle diverse dinastie, carte geografiche, vignette intercalate nel testo arricchiscono questa opera che merita tutta la attenzione del pubblico.
Ezio IVI. Gray. — Storia delle scienze antropolo
giche. - Palermo, Rem o Saudron, 1907, p. 157, (L . 1.50).
Con forma molto facile e con ampia erudi zione l’Autore traccia la storia della scuola antro pologica criminale, sulla quale ormai pochi non consentono, pur facendo la tara ad alcune esage razioni.
Anche in questo come in tanti altri argo menti fondamentali, il nodo della questione si basa sul libero arbitrio, e coloro che sono convinti della libertà della volontà umana, non possono rinunciare al concetto della responsabilità. La apparenza del fatto è tanto impressionante, come il movimento del sole; si dirà sempre che il sole leva e tramonta perchè appare così ; e si crederà sempre che l’ uomo possa o non possa fare qualche cosa, perchè appare così. La negazione del libero arbitrio, quando passa dalla scienza alla pratica, incontra difficoltà enormi; bisognerebbe rinnuovare o mutare tutto il linguaggio, tutte le memorie per adattarsi ad un concetto materialista.
Perciò crediamo che le scuole antropologiche, difficilmente faranno breccia sulle intelligenze umane; sono verità su cui i secoli hanno accu mulati i veli che le nascondono; occorrono secoli per toglierli.
Il lavoro dell’Autore, è un contributo impor tante alla propaganda delle nuove idee ed è scritto con molta chiarezza.
Franklin Price. - The tariffe and thè Trust. —
sorgere di tali Istituti, può anche in certi casi aumentare le occasioni e le ragioni perchè sor gono, ma non riteniamo che ne sia proprio la causa determinante.
In ogni modo l’Autore trae argomento dalla sua tesi per combattere il protezionismo ed in ciò non si lo ha ragione, ma sa valersi con forme nuove delle sue ragioni.
Interessanti assai sono i capitoli nei quali l’Autore riproduce le considerazioni dei manifat turieri, dei lavoratori, e degli agricoltori sugli effetti del protezionismo; egli vorrebbe che il si stema protettivo fosse sottoposto ad un referen dum popolare.
Tutto il lavoro è condotto con grande ed or dinata ponderazione ed è rigorosamente logico. H e n r i L o r i n . - L ’oryanisation professiotielle et le
Code dio travati. — Paris, Bloud et C.ie 1907,
pag. 68. ’
L ’Autore è Presidente de 1’ « Union d’etu- des des Catholiques sociaux » e parte nel suo lavoro dalla Enciclica Rerum novarum ; ma an che dal punto di vista strettamente cattolico, esaminando i principi dell’organizzazione profes sionale e le disposizioni del Codice del lavoro francese, trova queste insufficienti, e crede che il sistema del salariato debba includere non so lamente i mezzi per la sussistenza di una fami glia del tipo pili comune, ma anche i mezzi per chè essa si mantenga nei casi di malattia e nei casi di impotenza al lavoro.
E non crede, l’ Autore, che vi debba anche essere una quota per il miglioramento economico? L ’operaio deve essere condannato allo stato quo in permanenza?
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
In questi giorni ebbe luogo la inaugu- razione a Venezia delle nuove case sane ed economiche presso la Giudecca.
Dal progetto della costruzione di queste case, che è merito del Municipio di Venezia, già al tre volte abbiamo parlato.
« Si sono costruiti — così ha detto il co. Passi nel suo discorso inaugurale — ben 33 corpi di fabbrica i quali comprendono (cito cifre sommarie) n. 338 appartamenti con 1009 locali capaci di 1862 persone e al principio del 1909 si avranno ulteriori n. 154 appartamenti con 522 locali ca paci di 876 persone ; in complesso adunque a quell’ epoca si avranno n. 49 corpi di fabbrica con 492 appartamenti con 1531 locali capaci di 2738 persone.
« Questo gruppo di case della Giudecca segna l’ inizio di un vasto piano regolatore col quale coprire tutta la parte disponibile di que st’ area ora adibita ad ortaglia. La posizione aperta e ridente dei piccoli giardini, pertinenza di ogni casa, faranno di queste un soggiorno de siderato dalle famiglie popolari.
« Mentre poi le somme finora spese ed im
pegnate nelle costruzioni finite ed in corso am montano a L. 2,352,712.77 verranno spese ulte riori L. 1,609,000, in breve tempo, nelle costruzioni di S. Rocco e della Giudecca, ciò che produce un totale di quasi 4 milioni.
« Ma il nostro Comune con le deliberazioui 1891 e 1905 volle anche intensificare la propria azione all’ effetto di incoraggiare la privata ini ziativa, e coll’ istituire i premi di fabbricazione, mostrò di valutare la forza delle libere energie per risolvere un problema cui non basta l’opera dell’ autorità per quanto previdente.
« Dal 1893 al giugno 1907 incluso furono pa gate ben L. 135,085.46 in premi di incoraggia mento. Ed ecco, o signori, in brevi tratti deli neata l’ azione diretta ed indiretta del Comune ed il complesso dei propositi futuri.
« Sfortunamente — ha concluso il co. Pozzi — il male da combattère è molto grave. L ’ ur banismo se non è fenomeno nuovo, certo in que sti ultimi anni ha prodotto una crisi violenta, specialmente nei centri. Le grandi città ove pulsa più forte la vita sociale, non arrivarono a met tere a disposizione dell’ aumentata popolazione quei nuovi ambienti che avrebbero frenato l’ ina sprirsi del male. Qui in Venezia, per singolari condizioni di ambiente, il problema entrò da sé in uno stadio più acuto. Qui nella battaglia pa cifica contro le case insalubri bisogna contendersi palmo a palmo-quél terreno che in altri paesi si ottiene con mezzi di minore portata.
«Q u i non può essere molto intensa la salutare reazione contro la forza « centripeta » che ad densa le popolazioni nei grandi centri, nè molto forte quindi quel movimento « centrifugo » che per mezzo delle comunicazioni serve a traspor tare le popolazioni al di là della periferia della città.
« Donde più acuta che altrove la crisi nei fitti. Senza timide attenuazioni del vero possiamo osservare, che, dato il fenomeno dell’ urbanismo, pressione fatale di leggi economiche ed espio sione di interessi egoistici hanno acuito una crisi che lentamente si elaborava. »
Disse quindi dell’opera invero meritoria del Comune di Venezia per la soluzione dell’ arduo problema.
— Ecco il riassunto delle operazioni | delle Casse di Risparmio postali italiane a tutto il mese di maggio 1907. — Credito
dei depositanti alla fine del
mese precedente . . . . h. 1,265,400,499.65 Depositi del mese di
m a g g i o ... » 55,741,348.40 L. 1,321,141,848.05
Rimborsi del mese stes
-so e -somme cadute
in prescrizione . . » 48,643,003.13 L. 1,272,498,844.92 Credito per depositi giu
diziali ... » 17,422,805.42 Credito dei depositanti
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